cultura barocca
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Per le felicissime nozze del signor Giuseppe Gervasio colla damigella Giovanna Corderi di Vonzo, Mondovì : per Pierfrancesco & figli Rossi (Si può collocare l'opera tra il 1754 e il 1780, periodo di attività dell'editore) di cui a prescindere da questo esemplare da raccolta privata secondo il Servizio Bibliotecario Nazionale si trova una copia alla Biblioteca civica di Mondovì - Mondovì (CN)= questo non ne fa un'opera rara o preziosa anche perché altre potrebbero emergere, specie da raccolte private. Del resto si tratta un epitalamio una di quello composizioni per nozze che dal '700 al '880 costituirono ano un dono quasi obbligato da una cerchia di amici per sposi di condizione sociale medio-elevata: pur se alcuni epitalami recano firme prestigiose come quella di Pietro Metastasio o il genovese Carlo Innocenzo Frugoni.Molti di siffatti omaggi letterari per novelli sposi non erano però gratificati da firme illustri e spesso le le tirature erano contenute, si che tante copie si son pure perse con il tempo, per via di traslochi o per spedizione al macero di copie ormai estranee agli interessi di eventuali tardi eredi o disinteressati ai contenuti od alla conservazione di siffatti cimeli = l'esemplare qui proposto, per esempio, non presenta gli scritti poetici d'autori rinomati spesso presentantisi anonimi o senza dati ricostruibili come, sempre in questa circostanza, il curatore della raccolta che anonimamente si definisce "il Raccoglitore" se non ancora le liriche son riprodotte in forma anonima come questo sonetto di NN oppure questi due sonetti anacreontici nei quali un anonimo che si indica con le sole iniziali si rivolge al padre della sposa Conte Antonio Cordero di Vonzo che di seguito si rivolge alla figlia ai quali succede un sonetto del fratello della sposa indirizzato alla sorella comparendo poi il nome di un certo teologo Cauda in capo ad altro sonetto quindi il sonetto incatenato di tal Padre M. Zacconi agostiniano, accademico Affidato cui succede l'ode "del Signor Causidico D. G. Mondino leggendosi poi un sonetto del Signor Giambattista Turinetto professore di umanità nel collegio superiore di Torino seguito da altro sonetto in dialetto piemontese) de "il Conte Vasco" indirizzato al "Raccoglitore" chiudendosi infine tal silloge poetica con una lirica del suo stampatore di cui è dato sapere il nome cioè Giovanni Andrea Rossi.
La lirica maggiormente curiosa di questa composizione accademica realizzata qual omaggio per nozze risulta tuttavia il Capitolo scritto sotto iniziali ma decifrabile in forza di una scritta a mano dettante Priore D. Ignazio Maria Butis professore emerito di filosofia al Teologo Giorgio Sicardi Canonico della Cattedrale di Mondovì = con arguzia dopo l'inizio l'autore allude alla ESAGERATA se non ESASPERANTE MODA recente di far stampare rime per molteplici disparate occasioni , procedendo da quelle assai serie e di cui qui si propone una sequenza di pubblicazioni dai contenuti contenuti maggiormente profondi sin, e purtroppo non di rado, a detta dell'autore a quelle dai contenuti di frequente inopportuni e realizzate da autori di basso profilo spesso indotti dal mero desiderio di apparire quali eruditi e sapienti al punto di suggerire una seppur, naturalmente, del tutto casuale correlazione con quanto anni dopo avrebbe scritto Loranzo Pignotti nella sua opera satirica Il Bastone Miracoloso in rapporto ai tanti vanitosi accademici, religiosi o comunque individui di elevata condizione sociale che con i loro scritti, spesso insulsi, vogliono sovrastare possibili rivali.
Queste ultime
non mancano infatti di produrre di frequente composizioni poetiche superficiali se non talora ridicoli composte talora per il carattere vanesio di tanti se non per il vezzo di qualche matrona onde ricordare la scomparsa del proprio gatto o cane se non peggio ancora composte da pessimi poeti vendutisi a qualche vanitoso non privo di mezzi = di maniera che ancora l'autore con una certa malizia scrive Sì che Ognun vuol un Sonetto, vuole un Canto, / Un Madrigale , o qualch'altra Poesia,/ E si manda per essi in ogni canto / De' Vati a stuzzicar la fantasia:/Preti, Frati, Scolar, Legali, Artisti;/ Tutto è sossopra, e sembra villania/ Dir di no , se sai fare quattro tristi/ Versucci in lingua Tosca, oppur Latina; Ed in Greco. e in Ebraico ancor ne ho visti perché nell'epoca sua s'è fitto in testa certa gente stolta/ Che un buon di nobiltà, quarto s'acquista,/ Se in stampa il nome suo vede una volta./ Quindi ne avvien che l'età nostra ha viste/ Tante raccolte piene di parole,/ Ma insiem di pensier sodi sprovviste. Curiosamente se non sorprendentemente son proprio gli Epitalami [di cui "Cultura Barocca propone qui una parziale serie delle sue digitalizzazioni] ovvero le Composizioni per nozze che turbano il poeta ma non per i matrimoni in se stessi, precisando lui, che "si mariti, chi ne ha voglia": la cosa che urta il suo spirito sono i convivi nuziali cui partecipano tutti o almeno QUASI TUTTI = "I parenti, gli Amici ed iL Mezzano/ Sta ben: e chi altri poi? una fiorita/ Turba di Paladin, che a salva mano/ Un buon pasticcio sa prender d'assalto/ E far in quarti un'anitra, un fagiano/ Che ogni uom a destra abbia sua Dama l'alto/ Statuto loro esige, e siamo a guai, / Se il numer porti che si faccia un salto".
Ed è quel QUASI TUTTI che urta l'autore che lamenta come fra tanti invitati ed inutili personaggi manca sempre proprio il POETA a differenza di quanto accadeva nei tempi antichi per non citare i Druidi che nei banchetti erano sempre presenti quali Vati "i quali, a' nostri dì contan per zero" precisando come a suo giudizio l'attuale scarsa considerazione per i Poeti avvenga in quanto il mal si è ch'oggi è entrato un pizzicore/ di poetar a tanti sciocchi nel corpo a tanti sciocchi che Colla lanterna vanno, e tanto d'occhi,/ Cercando, se qualcun l'opra lor chiede;/ E in poche ore tel servon con i fiocchi sì che poi per la lor fretta scrivono di cose banalissime come eguagliare un sorcio a Ganimede, scrivere le lodi o d'un grillo o d'uno stivale, celebrare poeticamente un asino, un porco, una mosca se non addiritture giungere a cantare in mediocrissimi versi persino l'orinale inducendo lo sfiduciato autore della lirica a dire: "non vi ha nulla di sporco, in cui la tosca poesia non imbrattin sti malnati" = a ragion di ciògrandi sono pena e biasimo per le correnti usanze da parte dell' irato autore, che esclama ( in una sorta di climax polemico ascendente di cui qui si propongono solo i versi iniziali) Oh tempi d'oro, dove siete andati?/ Dieci, o trent'anni fa valea il Sonetto/ Un zecchino, o due scudi ben contati. Ed ora se ne fa sì brutto getto,/ Che mercanzia non vi è cotanto vile/ Nell'angolo più misero del ghetto./ Questo, quest'è, ch'esaltami la bile;/ Sicché speme non ho di far vendetta/ Contro quell'uso rio, ed incivile : esternazione dell'autore che, tra la menzione di poetastri e di committenti solo vanitosi e poco interessati ai contenuti delle liriche oltre che incapaci di individuare e giustamente compensare i veri Poeti, pare in qualche maniera rapportabile al Grillo (o capitolo) XIII, della qui integralmente digitalizzata Grillaia di Angelico Aprosio, il cui titolo detta "Della poca stima che si fa della buone lettere e de' letterati, e della cagion" = alla fine tuttavia, nonostante le diverse esternazioni ed il suo sfogo, lo scrittore non vuol mancare alle richieste della persona cui si rivolge con il termine di amico cioè il Teologo Giorgio Sicardi Canonico della Cattedrale di Mondovì evidentemente legato ad uno dei membri della famiglia degli sposi che definisce genericamente con l'appellativo di "padrone" onde soddisfarne la richiesta di scrivere qualcosa a riguardo delle nozze pur precisando che "Ormai cogli anni, i genial detti, e l'estro, e 'l brio deposi" e offre il suo estro alla celebrazione dei nuziali argutamente interrompendosi per chiedere all'interessato interlocutore patrocinatore della lirica del buon vino per ridargli energia avendo "il gorguzzol già secco" onde poi riprendere a poetare, ma non senza motti d'arguzia, alla fine esaltando l'efficacia del buon vino goduto ma lasciando all'inventiva della Musa in maniera di di celebrare l'amore dei due futuri sposi con l'augurio di fecondità per dar vita a figli di cui il nonno possa andar fiero e felice congedandosi il poeta dal suo interlocutore ancora una volta in modo scherzoso dicendo di avergli dato tutto quanto poeticamente poteva e rammentandogli esser l'ora di cena sì da chiedergli se abbia posto per due onde desinare altrimenti lui si congederà per andare a casa propria.
















[il sito di "Cultura-Barocca" ha digitalizzato gran numero di questi scritti occasionali talora di rilevante importanza e rarità, fra cui cosa abbastanza sorprendente si possono annoverare non comuni elogi di studenti universitari di importanti famiglie ( tuttavia il ruolo più significativo tra tutte queste composizioni occasionali è da attribuire agli epitalami od imenei, detti spesso anche omaggi per nozze : per la significanza di vari autori, è per esempio da annoverare la raccolta Rime in occasione degli sponsali del Sig. Gaetano Guidicioni patrizio lucchese e della Signora Marchesa Livia Zappi dedicate alla Sacra Real Maestà di Augusto Re di Polonia &c, in Bologna, per Costantino Pisarri, all'Insegna di S. Michele, 1730 ma non mancano qui digitalizzati altri particolari epitalami, significativi per i personaggi trattati ma pure per alcune specifiche caratteristiche come per fare un esempio tra tanti possibili nel caso di questo Per le felicissime nozze del signor Giuseppe Gervasio colla damigella Giovanna Corderi di Vonzo, Mondovì : per Pierfrancesco & figli Rossi (Si può collocare l'opera tra il 1754 e il 1780, periodo di attività dell'editore) in cui chi non legge con senso critico non scopre, oltre le consuete lodi a beneficio degli sponsali, un autentico gioiellino come questo "Capitolo" poetico in cui certo professor Ignazio Maria Butis con arguzia (dopo aver sottolineata una propria certa indolenza a stendere l'epitalamio che poi comunque accetta di comporre) concentra la sua opera sulla ESAGERATA se non ESASPERANTE MODA recente di far stampare rime per molteplici disparate occasioni, procedendo da quelle assai serie e di cui qui si propone una sequenza di pubblicazioni dai contenuti contenuti maggiormente profondi sin, e purtroppo non di rado, a detta dell'autore a quelle dai contenuti di frequente inopportuni e realizzate da autori di basso profilo spesso indotti dal mero desiderio oltre che del mercenario guadagno di apparire quali eruditi e sapienti con la conseguenza che a suo giudizio proprio i Poeti e soprattutto gli autentici poeti nelle grandi feste nuziale vengono accantonati e quanto meno tracurati a differenza di quanto accadeva tra i Duidi e nell'epoca classica sia greca che romana
Ma non bisogna dimenticare come queste composizioni occasionali con il passar degli anni abbiano assunto compresi gli omaggi per nozze valenza nuova e distinta postazione espositiva in cui interagiscono diverse scelte linguistiche con mutate postazioni di carattere sociale e soprattutto ideologico-politico).
Lo stesso sito inoltre offre qui una scelta di questi scritti proponendone la diversa tipologia: dalla commemorazione per alcuni defunti, arricchite da considerazioni celebrative non raramente con integrazioni legate ad eventi socio politici cui furono connesse le persone ricordate lo stesso dicasi in rapporto alla celebrazione di religiosi per varie e distinte ragioni da personale esaltazione a riflessioni agiografiche ma del pari connesse spesso a motivazioni storico culturali per cui varie tra queste pubblicazioni (talora ingiustamente e frettolosamente obliate per il contenuto reputato solo spirituale) contengono osservazioni pregnanti su particolari fatti se non su personaggi di rilievo con argomenti spesso elaborati da autori affermati oppure al loro interno elaborano non raramente tematiche collegate a gusti epocali ed in auge come nel caso qui proposto quello per la pesia sepolcrale e cimiteriale non di rado interagente con la poetica delle rovinesenza trascurare a riguardo di siffatte composizioni d'occasione l'interferenza della lirica a sfondo naturalistico e pastorale ed in merito solo per fare alcuni esempi si può rammentare come l'arcade ventimigliese Domenico Antonio Gandolfo sia stato influenzato dall' Accademia Tusculana (pubblicata postuma In Roma : per Antonio de' Rossi alla piazza di Ceri, 1705) di Benedetto Menzini morto prima di lui (ma che Gandolfo conobbe e stimò al tempo del suo soggiorno in Arcadia) opera che sarebbe poi stata accorpata nel volume Le Tre Arcadie qui digitalizzato
o come moltissimi autori di queste occasionali raccolte poetiche abbiano risentito dell'influsso culturale degli "Idilli" Gessner = vedi qui digitalizzata l'opera Poemetti Campestri di Gessner tradotti dall' Abate Domenico Ferri, in Milano, Appresso Giuseppe Galeazzi Regio Stampatore, 1772 dedicati "all' ornatissimo cavaliere don Benedetto Arese Lucini conte di Barlassina ecc. ecc."
E' peraltro da precisare che spesso parecchi di siffatti autori risultano
ascritti a celebri istituzioni culturali ed accademiche e non di rado a quella per eccellenza cioè l'Accademia romana di Arcadia, ramificata ed attiva come qui si può leggere in virtù delle sue diverse colonie sparse per l'Italia.
anche se in tempi diversi non sono da trascurare alcuni scritti estemporanei d'epoca rivoluzionaria per esempio leggendo qui i
Canti rivoluzionari in occasione della soppressione della Serenissima Repubblica di Genova sostituita dalla Repubblica Ligure ed in contrasto con la sua istitituzioni le feroci satire di Luigi Serra avverso il Direttorio Ligure e alcuni suoi esponenti
pur se in merito alle graduali trasformazioni di tante pubblicazioni ecclesiastiche bisogna soprattutto analizzare tra fine '700 e XIX secolo con il suffragio di utili documenti
l'urto dopo l'Unità d'Italia e la fine delle Stato pontificio con l'avvento della Questione Romana lo scontro tra pubblicistica clericale e anticlericale.
analizzando, ad integrazione, per l'implicita utilità questi scritti con digitalizzate varie pubblicazioni
sul sopra menzionato urto tra
CHIESA E NEONATO STATO UNITARIO ITALIANO

Per quanto concerne la commemorazione di defunti di elevata condizione sociale si può rammentare la composizione Alla memoria di Paola Pozzi virtuosa dilettante del canto musicale epicedj in quanto collega la precoce morte di questa fanciulla sabauda di buona famiglia al totale recupero da fine '700 delle cantanti sia professioniste che dilettanti, a lungo perseguite da una visione clericale d'antica matrice quali "sentine d'impurità" rigetto della loro attività sostanzialmente alla base della scelta per le cantorie ecclesiastiche di cantanti evirati senza però escludere motivata da feroce antifemminismo la stessa postazione avverso le canterine ad opera di una parte di laici tra cui spicca con le sue satire contro le cantanti il letterato L. Adimari = un recupero delle cantanti, anche non professioniste, che per esempio si legge in questa composizione musicale o Cantata intitolata La Pace connessa ai fermenti rivoluzionari di fine XVIII ed inizio XIX secolo).
In merito a scritti per commemorazione di importanti defunti merita di esser ricordata la raccolta Poesie per la morte della Marchesa Donna Maria Olginati Belcredi, recitate nell'Accademia degli Affidati, per il Ghidini, Pavia, 1739 con liriche composte da numerosi e spesso illustri poeti, tutti qui proposti .
Merita un cenno per la rarità e per la struttura non in forma di raccolta poetica ma di poetica concione la settecentesca Orazione Funerale nelle Solenni Esequie celebrate il 27 Maggio 1748 in S. Niccolò di Ferrara al reverendissimo Padre D. Grisostomo Bartazzoli ex generale per la terza volta del Congregazione di Somasca recitata dal P. D. Giuseppe Melella Sacerdote della medesima Congregazione, in Ferrara, per il Barbieri, 1748 = per voltare le pagine dell'operetta attivare questo collegamento
E' poi da rammentare come tante pubblicazioni su vescovi come su vari religiosi vadano talora oltre la dimensione agiografica ed assumano l'aspetto di utili commemorazioni con non comuni riferimenti bibliografici per personaggi che sarebbe utile non dimenticare come nel caso della Raccolta di componimenti poetici in occasione che vestono l'abito religioso nel regio monastero di Santa Maria dele Cacce di Pavia le illustrissime Signore Donna Antonia e Donna Teresa sorelle Negri vero e proprio gioiello settecentesco di silloge di liriche composte da un qui integralmente proposto numero corposo di Accademici anche di buona rinomanza.

Sulla stessa linea di siffatta silloge, seppur non a livello della medesima qualità nel contesto di questa sequenza di poesie occasionali per vari motivi, si colloca quindi la silloge poetica Vestendo l'abito religioso di Carmelitana Scalza la nobilissima damigella Elisabetta Gabriella Natta Del Cerro col nome Suor Teresa Enrichetta Adelaide componimenti poetici dedicati all'illustrissima Marchesa Elisabetta Colli di Felissano nata Beccaria, Torino, 1758 che per leggere voltandone le pagine occorre attivare questo collegamento; della raccolta è però interessante questa "Cantata" di autore che si firma con le iniziali P.L.G.C.S.integrandole con la dicitura "Detto nell'Arcadia di Roma Affrone Dionisiaco, nell'Accademia degli Immobili di Alessandria l'Esperto"
Rispetto alle altre liriche di questa raccolta dalle strofe iniziali si evidenzia il riferimento ad una qualche resistenza della fanciulla alla scelta della vita claustrale in particolare iniziando dal punto in cui si legge Del mondo insidiator scoperte al fine/ le fallaci lusinghe ELISA avea,/ ma difficil parea/ il poterle sfuggir: gli agi, le pompe,/ Le dovizie, i piacer con dolce invito/ La traevano a se; l'età più bionda/ L'avvenenza ed il brio, la stirpe illustre, / le felici speranze, i lieti augurj,/ Eran, io crederei, /Quasi altrettanti lacci al cor di lei = QUESTA SEQUENZA POETICA
(calcolando anche l'epoca settecentesca in cui le monacazioni in vari modi forzate dal patriarcato di famiglia onde salvaguardare l'istituto del maggiorascato sì da lasciare in eredità i beni del casato al figlio primogenito cominciavano ad esser sempre meno accettate dalle fanciulle specie se di agiata condizione per la possibile attrazione su di esse esercitata dalla possibilità di non rinunciare ad una vita mondana = atteggiamento in qualche modo poi sublimato come espressione di decisa ribellione nel 1792, quindi in piena rivoluzione francese, dall'immagine di una suora che, in segno di liberazione, e con scritta nella stampa la frase "Anche noi saremo madri", si libera del velo claustrale )
INDUCE A CREDERE che la scelta per l'entrata in convento sia stata condizionata da una pressione magari esclusivamente psicologica di matrice patriarcale pur se l'autore procedendo con il garbo necessario all'occasione scrive Tal dal laccio, a cui fu colta,/ l'innocente tortorella,/ Non potendo uscir disciolta/ Il suo duol sfogando va./ E ad ogn'ora, a ogni momento/ Con un flebile lamento/ Par che chiami in sua favella/ La smarrita libertà.// Ma non soffrì più a lungo/ Il SANTO AMOR gl'indugi: egli alla mente/ Della gentil Donzella/ La serie avventurata/ Tutta schierò de' gloriosi Eroi,/ Cui diede in vari tempi, in vario sesso,/ Non dissimil coraggio un sangue istesso quasi che fosse stata la volontà divina di suggerire alla Fanciulla di seguire la tradizione della linea maschile dei suoi avi e del padre nell' indurre i figli e/o le figlie ad entrare nella vita religiosa.
UNA SERIE DI CONSIDERAZIONI estrapolate dalla "Cantata qui analizzata"parte quasi centrale della silloge poetica sulla "monacazione" (inizialmente non proprio gradita) "della nobilissima damigella Elisabetta Gabriella Natta Del Cerro" induce a supporre che non abbia partecipato ad influenzare questa opzione ( sin piuttosto ad esserne contraria pur avendo voce limitata in simile contesto totalmente maschilista) la madre considerando le lacrime versate per la prossima monacazione della figlia in particolare analizzando Povera Genitrice! Già dal materno seno/ Cinque amabili pegni erasi a forza/ Svelti Per farne un dono/ Al sommo Nume, ed ora,/ Ed or un altro ha da offerirne ancora?/ Un sì tenero incontro/ Fuggasi,....eppure, oh Dio!/ Partir dovea senza almen dirle addio? (ed anche tenendo conto di questo in un altro sonetto in cui un Accademico consola tal madre triste per la monacazione di quest'ultima figlia rimastale dopo che 4 maschi ed una fanciulla (come si legge in calce alla lirica ) avevano già presa la strada della vita religiosa) dovendo in fine accettare l'allontanamento della figlia resistente alla sofferenza per l'abbandono della genitrice senza che giammai la fanciulla ormai risoluta recedesse dal proposito assunto e per quanto Il dolce amor di Figlia/ Le gia nel sen destando/ Teneri affetti, quando L'ultimo addio le diè./ Ma non la vinse il pianto delle materne ciglia né ritardò frattanto il fuggitivo piè"
Siffatte considerazioni su una madre piangente, e palesemente disperata, nel vedere entrare nella vita religiosa oltre due figlie anche quattro figli maschi induce a suffragare una riflessione di Angelico Aprosio su una superstite variante meno nota e relativamente applicata ma non rara anche per i giovinetti di una sorta di "Monacazione forzata" verosimilmente maturata sulla base delle qui proposte ma non abbastanza studiate Institutiones ad novitiorum religiosorum educationem pertinentes edite nel 1601 Romae, apud Impressores Camerales Papa Clemente VIII sostanzialmente concernenti il divieto che per scelte patriarcali e ragioni estranee a possibili vocazioni molti giovinetti potessero essere indotti ad entrare nella vita religiosa come preti o frati (in alternativa all'opzione di essere ascritti in qualche ruolo militare sempre quale alternativa alla salvaguardia del "diritto di maggiorascato")

Di non comune rilievo, anche per gli argomenti più disparati altre sillogi concernenti religiosi e soprattutto Vescovi al cui riguardo merita in primis di rammentarsi :
Francesco Gaetano Buglioni, già accademico, poeta e membro della reale accademia delle scienze di Torino di cui sotto comparela sua elevazione a
Vescovo con la dedica a lui rivolta di questi Applausi accademici ma che spesso partecipò alla realizzazione di varie sillogi poetiche di cui qui di può ricordare la raccolta
Al molto illustre e molto reverendo arciprete don Giuseppe Andrea Camerano torinese dottore di sacra teologia nel solenne ingresso di lui alla chiesa parrocchiale di Pianezza questi raccolti versi in sincera testimonianza d'amicizia, d'applauso e di venerazione il sacerdote don Francesco Gaetano Buglioni de' conti di Monale e Bastia saluzzese dottor d'ambe leggi e socio unanime D C D,
Torino per il Baiolo, 1792
Nel solenne ingresso dell'ill.mo e rev.mo monsignore Francesco Gaetano Buglioni di Monale e Bastia vescovo di Mondovi ec. ec. Applausi, Mondovì : dalla tipografia di Luigi Rossi, 1824 importante per i vari contributi e specie perché nella "Visione di Crispo Ipugete" costituisce una sorprendente novità non essendo priva di interferenze proprie dell'epocale lirica sepolcrale, cimiteriale e lugubre = proprio in un cimitero è ambientata la composizione poetica e il visitatore, da identificare con Crispo Ipugete, dapprima sgomento poi attento seguace dei vari discorsi assiste all'emergare dagli avelli di vari fantasmi che gli rammentano il loro od altrui vissuto e tra questi, per quanto introdotto da un' altra entità, che come qui si legge per primo indica, commemorandolo con "altri spiriti magni" il fantasma dell'illustre monregalese Filosofo e Fisico Giovanni Battista Beccaria famoso per i suoi studi sull'elettricità e pure per la diffusione grazie a lui avvenuta prima in Piemonte e poi in Italia del parafulmine in relazione al quale fu autore di una fitta corrispondenza con Benjamin Franklin celebre inventore del parafulmine
A prescindere dalla quasi certa influenza della letteratura cimiteriale, delle rovine ed ossianica propri dell'epocale letteratura inglese, su siffatta tradizione culturale destinata esistono oggi purtroppo misconosciuti autori di opere come il carme Un'ora al Cimitero di Giorgio Briano e la pregevole "Cantica" di Luigi Scalchi La vestale al campo scellerato .
Peraltro nella "Visione di Crispo Ipugete" oltre a cogliersi ispirazioni mediate dalla tradizione cimiteriale che dalla poesia delle rovine non mancano tematiche connesse sia al Foscolo del Dei Sepolcri ed il Biamonti dell'Addio al Giardino di Boboli composizione riproposta da un attualmente troppo dimenticato letterato genovese" quanto all'epoca stimato qual fu Ambrogio Balbi in questa ormai rara ma preziosa silloge edita nel 1789 Versi scelti de' Poeti Liguri viventi nell'anno 1789 in cui il Balbi trascrisse due importanti liriche del Biamonti della quali merita sicuramente un ricordo, oltre al proposto "Addio..", l'ingiustamente sottovalutato Capitolo La Messa ove parimenti si nota l'attenzione del Biamonti [di cui si legge qui il necrologio ripportato dal Bertolotti con cenni oltre che alla vita ed opere al carattere] per il "sublime", preromanticamente interpretato come richiamo al grandioso, al tragico, al senso d'infinito e di caducità umana che è suggerito soprattutto dalle rovine: si vedano del Biamonti le orazioni Dell'armonia e Del sublime).
Vale tuttavia rammentare che oltre ai contatti con la letteratura cui sopra si è fatto cenno come l'autore della "Visione di Crispo Ipugete" abbia risentito del Dei Sepolcri foscoliani aldilà dell' ambientazione cimiteriale per aver celebrato i morti illustri di Mondovì al pari di quanto il poeta di Zacinto fece in relazione ai grandi sepolti a Firenze in Santa Croce ma anche che contestualmente Crispo Ipugete, al secolo Giusppe Rossi, sia stato influenzato dall'opera di Alfonso Varano per diverse tematiche in relazione alle di lui un tempo celebri Visioni qui digitalizzate con l'indicazione per ognuna di tematiche e stilemi collegabili, oltre il titolo e la stessa peculiarità di visioni paraoniriche, con quanto scritto da Crispo Ipugete . Alfonso Varano fu autore celebre tra fine '700 e buona parte del XIX secolo in particolare, come detto, per le sue Visioni che in questa propria raccolta un commentatore del medesimo Varano Francesco Cerruti proponendone i testi con un apparato critico le analizza, contemporaneamente a vari dati su vita ed opere del loro autore dopo averle corredate di un Discorso del Varano stesso in cui questo autore, assai credente e religioso, contesta la postazione di Voltaire in merito alla convizione del pensatore francese che la grande poesia può svilupparsi in sintonia con la tradizione mitologica greco romana e non con forme di poetica concernenti temi cristiani. Francesco Cerruti replica questa valutazione inserendola nella sua introduzione critica, mette soprattutto in evidenza come il Varano, nell'auspicio di un ritorno allo studio di Dante abbandonando gli schemi della poesia italiana in auge cui dopo l'ampolloso barocco nessuna rivitalizzazione concessero l'Arcadia ed il Frugoni , abbia introdotto pur correttamente riconoscendo lo stesso commentatore alcuni limiti nelle Visioni un sentito quanto preciso itinerario poetico dalla prigionia del peccato alla finale salvezza in Dio e come ancora sottolineato dal Cerruti: [Alfonso Varano] per nulla scoraggiato dall'infelice esito esito toccato alla "Provvidenza", cantica in terza rima di Gasparo Leonarducci , pigliandone anzi animo, volle nelle sue "Visioni" offrire un nuovo genere di poesia spoglio delle idee della mitologia pagana e fondato unicamente sul vero della natura e della cristiana religione: nuova poesia contraddistinta da sarcine collegate anche ai temi della fatuità dell'esistenza, della morte e del lugubre emblematicamente scrivendo lo stesso commentatore ...Né solo si contentò di bandire [l'autore] dalle sue "Visioni" le invocazioni favolose della Mitologia, ma come disdegnoso delle terrene cose spiccò alto il volo a spaziare in un mondo diverso dal nostro, descrivendo di colà l'infinita schiera de' mali, ond'è afflitta questa sofferente umanità , e tramuoti, e morti, e rovine d'ogni maniera... . E leggendo qui di seguito le trascritte Visioni ben si nota come non manchi in alcuna di esse una serie di considerazioni su tematiche proprie dei temi lugubri sì che, per comodo dei lettori a Cultura Barocca è parso giusto proporre digitalizzate tutte le 12 Visioni del Varano =
Visione Prima = Per la morte di Monsignore Bonaventura Barberini già generale dell'ordine cappuccino e poi Arcivescovo di Ferrara [a fondo di ogni immagine il comando per voltare le pagine]
Visione Seconda = Per la morte di Anna Enrichetta di Borbone, figlia del cristianissimo re Luigi XV [a fondo di ogni immagine il comando per voltare le pagine]
Visione Terza = Per la morte del Cardinale Cornelio Bentivoglio [a fondo di ogni immagine il comando per voltare le pagine]
Visione Quarta = Sopra il vero e falso onore [a fondo di ogni immagine il comando per voltare le pagine]
Visione Quinta = Sopra la peste messinese coll'apparizione della Beata Battista Varano [a fondo di ogni immagine il comando per voltare le pagine]
Visione Sesta = Per la morte della serenissima Marianna arciduchessa d'Austria principessa Lorena [a fondo di ogni immagine il comando per voltare le pagine]
Visione Settima = Pel terremoto di Lisbona [a fondo di ogni immagine il comando per voltare le pagine]
Nel contesto di composizioni
sempre in relazione a religiosi ma spesso trattanti argomenti estranei alle mere riflessioni agiografiche per cui
è utile vagliare la rilevanza data alla
celebrazione di vescovi piemontesi diretti a coprire sedi archiepiscopali di Sardegna come nel caso di Monsignor Francesco Ghiso nel 1772.
Pur se poi merita un cenno particolare il Vescovo Nicola Maurizio Fontana per cui venne organizzato nella sede del Reale Liceo di Mondovì una riunione accademica, patrocinata da altri vescovi sabaudi, nel corso della quale, esaltando con la tristezza monregalese per tanta perdita, un gruppo scelto di studenti si adoprò dopo una erudita premessa nella celebrazione poetica tra italiano e latino del trasferimento del Fontana nella arcidiocesi Arboreae Sardiniensis (cui nel'immediatamente successivo sonetto l'autore si riferisce citando una antica variante del toponimo italiano = "Arestan" per Oristano).
I riferimenti alla giovanile propensione di Fontana, Maurizio Nicola alla cultura sono date dalla precocità di alcune sue pubblicazioni fra cui queste.
Proseguendo nella proposizione e digitalizzazione di questi contribuiti sono poi da rammentare le sillogi
Al molto illustre molto reverendo Signor Sacerdote D. Giovanni Tomatis da Mondovì nel giorno che offre il suo primo sacrifizio, li 21 settembre 1828, nella Cappella del Pasco di Carassone sotto il titolo di Santa Maria, Omaggio di sincera amicizia e cordiale congratulezione dell'amico D. Bartolomeo Basso, nella tipografia di Luigi Rossi, Mondovì
come pure
quella dettante Prendendo solenne possesso dell'Arcipretura Parrocchiale di Revigliasco sotto il titolo di S. Martino l'ornatissimo signor d. Paolo Francesco Brizio, cittadino di Bra nel giornno XVI di settembre 1817 sincera congratulazione del teologo Carlo Marco Arnauld prefetto e spirituale direttore del collegio di Moncalieri e socio di molte Accademie, nella stamperia di Giuseppe Favale, Torino con la particolarità che tra le tante liriche ed epigrafi che ornano la raccolta compare un sonetto in dialetto piemontese (Sonat) composto da Giuseppe Fontanone di Moncalieri fra gli Accademici Costanti d'Italia il Neutrale fatto che da un lato rimanda a come talora alcuni di questi omaggi poetici siano composti in vernacolo e che al contempo rimanda a queste correlazioni fra lingua italiana e diaetto piemontese trattate da Michele Ponza con un'iscrizione che dopo gli elogi per il Brizio ragguaglia più estesamente sulla figura di Carlo Maria Arnaud mentra nelle note a fine della pubblicazione si propongono utili dati sul personaggio celebrato e sulla sua importante famiglia
ed ancora la pubblicazione contenente le
Notizie Biografiche intorno all'Abate Carlo Antonio Pullini (poeta ma soprattutto antiquario, collezionista, creatore di una importante dattilioteca) raccolte dall'avvocato P.L.R., Torino, raccolte dai Torchi di Giuseppe Favale
e in seguito queste
due significative pubblicazioni ovvero il Panegirico in onore del Beato Vincenzo De Paoli, fondatore della Congregazione della Missione opera di Giuseppe Paravicino, in Pavia, per G.B. Revedino, 1730 ( unica copia nota sul S.B.N. censita in Biblioteca civica Anton Giulio Barrili - Savona (SV)
ed ancora poi di
Giovanni Francesco Regis l'orazione Nella Centenaria Solennità ad onore di S. Vincenzo de' Paoli Orazione detta il 21 luglio 1837 nella Chiesa della Missione di Mondovì edita nel 1837 a Mondovì , per i tipi della tipografia Rossi [in S.B.N. sono censite tre copie: in Biblioteca diocesana di Alba - Alba (CN) - Biblioteca civica di Mondovì - Mondovì (CN) - Biblioteca del Seminario Arcivescovile - Torino (TO)].
Per non citare i
versi raccolti per qualche beatificazione, ma ricchi di misconosciute documentazioni
come nel caso qui proposto di Oddino Barotti che si sfiancò per curare gli appestati in Piemonte a Fossano per esere poi lui stesso, dato il grande impegno nell'assistere i contagiati, a morire per l'epidemia

e puranco la composizione neppure censita dal S.B.N.
Prendendo solenne possesso della parrocchia collegiale di Ceva il Degnissimo Signor Canonico-Arciprete Giovanni Oliveri di Mondovì, POESIE, Mondovì, 1826, dalla tipografia di Luigi Rossi
In modo diverso è poi interessante la pubblicazione dell'
avvocato di Mentone GIUSEPPE FORNARI vissuto nel XVIII secolo Consulente, a Mentone, del principe di Monaco (seconda casa Grimaldi) Onorato III si propone qui la DIGITALIZZAZIONE INTEGRALE dell'opera intitolata LE PREDICHE QUARESIMALI DEL M. REVERENDO PADRE PIER MARIA DI PIETRAROSSA LETTOR TEOLOGO... DETTE NEL DUOMO DI TORINO L'ANNO 1772. RACCOLTE DALL'AVVOCATO GIUSEPPE FORNARI DI MENTONE IN SONETTI ED EPIGRAMMI...., In Torino : nella stamperia di Giambatista Fontana nel palazzo dell'illustrissima citta, [1772] : la lunga raccolta poetica ( che come leggesi nella Lettera del Fornari ai Lettori recupera poeticamente nei sonetti e negli epigrammi vari contenuti delle prediche di Pier Maria di Pietrarossa) ha stampo agiografico e propositivo in linea con l'insegnamento cattolico ma non privo di interventi avverso i nuovi filosofi dell' Illuminismo come qui si vede nel sonetto sulla verità della legge assume ulteriore interesse per essere dedicata a Pier Maria da Pederobba (meglio noto però quale "Pier Maria Pietrarossa" o "Pier Maria di Pietrarossa") frate francescano del XVIII, predicatore di penitenza, ascoltatissimo alle corti di Torino, Parma, Firenze e Napoli, nelle maggiori chiese di Roma e delle altre città italiane [ed infatti entro una Silloge di autori liguri del '700 si trovano altre citazioni del personaggio tra cui quella celebrativa, in versi, del genovese Padre Clemente Fasce
Del religioso rimangono svariate raccolte di "panegirici" ma è curioso menzionare i Ragionamenti detti nella Chiesa Metropolitana celebrandosi dalla compagnia di Nostra Signora del Soccorso contro gl'infedeli il Solito Annuale Triduo ne giorni 3. 4. 5. Giugno 1759 (Stamperia Gesiniana nella Strada di Scurreria, Genova 1759). In tal opera "Pier Maria da Pietrarossa" esortando [ N. D. R. = quasi ritornando ai temi dell'antica Bulla Cruciatae o "Bolla della Crociata"] esortando la popolazione genovese alla guerra contro i Pirati e i Barbari turcheschi, scrisse "per eccitarvi col mio discorso alla guerra io che sul fine della Quaresima vi esortai alla pace; e dopo di avervi sollecitati più volte a far uso del vostro denaro in opere di Pietà, e di Religione a gloria di Dio, e sollievo de' bisognosi, proporvi ora di spenderlo in usi guerrieri, marittime Spedizioni, e poderosi Armamenti". Nella lettera d'apertura dell'opera si legge ancora "E quindi ogn'un vede quanto necessario sia stato il partito preso di costruire due Barche capaci di purgare i mari, e di sostenere tutti gl'incontri. A' principj del corrente anno 1759 certificata la deputazione Illustriss. Che i Turchi costeggiavano nel canal di Piombino con quattro Sciabecchi, ed un Pinco, superato ogni riguardo economico, con denaro a imprestito, le corredò e le spedì in traccia de' Barbari, che presero la fuga dal canale e non si azzardarono di ritornarvi ".
Dai crismi dei consueti e talora melensi epitalami si distingue questa particolare "onegliese" composizione ottocentesca custodita e digitalizzata da "Cultura Barocca", concernente l'annoso problema del precariato e dei relativi compensi, in cui un insegnante precario augurando ogni bene a un collega divenuto titolare (che si sposa con una maestra potendo così almeno fruire di due seppur sempre modesti stipendi) dato il trattamento economico riservato ai docenti, conclude i suoi auguri invitando l'amico, nel caso i figli a venire lo inducano a pensare di volersi dedicare all'insegnamento, con il suggerirgli = "Fammi, in grazia, un tal piacere / Dagli un calcio nel sedere" .
Non privo di interesse è l'epitalamio Versi di Tommaso Gensana dedicati a' Gentilissimi sposi Tommaso Buglioni ed Irene Petiti, Cuneo, presso Pietro Rossi, 1805 pur se in questo caso la figura che spicca è l'unico autore dei versi cioè il professore di medicina Tommaso Gensana
Meritano pure di esser rammenteti gli epitalami:
Nei faustissimi Imenei del cittadino Cesare Ponza colla damigella Fortuna Falletti, Poesie, nella stamperia di Pietro Rossi, Cuneo, 1804
Per gli auspicatissimi imenei tra l'ornatissimo Antonio Gervasio monregalese e la gentilissima damigella Teresa Daziano da Dogliani, Canti epitalamici, presso Luigi Rossi Tipografo e Librajo, Mondovì, 1826

= anche se forse non si può dimenticare come particolare l'epitalamio proposto da "Cultura Barocca", pure con una composizione in ebraico in cui si elegia sentitamente il padre dello sposo, è per vari aspetti la raccolta
Fiori poetici in occasione delle nozze dell'avvocato Giuseppe Buniva colla gentil damigella Giuseppina Massano il giorno XI agosto MDCCCIV (Tipografia Cassone, Marzorati, Vercellotti)
OVE LO SPOSO, AVVOCATO GIUSEPPE, RICEVEVA RINOMANZA
PER ESSER FIGLIO DI
MICHELE BUNIVA (VEDI col ritratto, VITA E OPERE), PROFESSORE DI MEDICINA NELLA REGIA UNIVERSITA' DI TORINO MA ANCHE NATURALISTA, VETERINARIO, IMMUNOLOGO
E TRA TANTE ALTRE COSE
INTRODUTTORE IN ITALIA (COME DETTA LA DEDICA DEL VOLUMETTO PIU' ONORIFICA PER LUI CHE PER GLI SPOSI) DELLA VACCINAZIONE CONTRO IL VAIOLO CAUSA DI TANTE MORTI E VERO FLAGELLO DA SECOLI.
Vaccinazione che come si legge attivando questo collegamento
il Buniva di cui qui praticò , divenendone un acceso sostenitore
secondo la tecnica di Jenner
e non in base a quella, rivelatasi presto pericolosa, del
medico Giovammaria Bicetti De' Buttinoni
che pure ebbe l'elogio del Parini nell'ode del 1765 L'innesto del vaiolo
].

Molto lineare. come iniziano ad essere simili opere dal 1800, è la composizione Nelle faustissime nozze del signor Berlia-Lapiè e la damigella Teresa Napione Cocconato , Epitalamio di Giuseppe Franchi-Pont fra i Pastori della Dora Eurillo, Torino , dai tipi di Domenico Pane e comp., 1808 (oltre a questo di raccolta privata un esemplare stando al S.B.N. in Biblioteca Casanatense - Roma).
Semplice e delicato risulta poi l'epitalamio Nell'occasione delle faustissime nozze dell'Illustrissimo Signore Ignazio Pollone professore di Analisi e Geometria descrittiva, e dottore di Collegio nlla facoltà di Scienze e Lettere, classe di Matematica, nella R. Università di Torino Colla gentilissima Damigella Faustina Lavy, questo serto poetico intitolavano gli studenti di matematica e di Architettura, tip. Fontana, Torino, 1843 dedicato a Ignazio Pollone (? - 1862) Torino - ivi, 10 febbraio 1862. Fu professore di analisi algebrica, trigonometria e geometria analitica all'Università di Torino (di cui fu rettore nell’ultimo anno e mezzo di vita) fino alla morte. E' autore di un volume di aritmetica elementare (1839, 3a edizione). Dal 1851 al ‘55 fu Segretario generale al Ministero della Pubblica Istruzione, sotto il Ministro Conte L. Cibrario. Fu Commendatore mauriziano.

Con lo scorrere del tempo gli OMAGGI PER NOZZE ANDANDO A SOSTITUIRE I TRADIZIONALI EPITALAMI CHE QUI SI POSSONO VEDERE assunsero una forma diversa talora meno poetica e più prosaica quanto più connessa a questioni socio politiche connesse all'esaltazione dell' INDIPENDENZA D'ITALIA E DELL'ITALIANITA' COME AD ESEMPIO SI PUO' LEGGERE IN QUESTA COME IN QUESTA LETTERA D'AUGURI DI GIOVACCHINO DE-AGOSTINI PER ANGIOLINA SOLA DI BIELLA E I SUOI IMMINENTI SPONSALI con una QUALIFICAZIONE SOCIO-PATRIOTTICA DELLA DONNA COLLOCATA DA ALCUNI AUTORI IN UNA POSTAZIONE SORPRENDENTEMENTE CENTRIPETA DI RIMPETTO AL PAESE UNITO

Esistono pure sillogi in dialetto sabaudo e non solo ed in questo caso, nel corso del risorgimento e in previsione dell'unità nazionale italiana, vale la frase di don Michele Ponza "Fare gli Italiani promuovendo la lingua italiana seppur nella costante difesa dei dialetti" autore su cui è opportuno fare una nota critica DON MICHELE PONZA (VEDI QUI UN APPROFONDIMENTO) (1772-1846) di nobile famiglia cavourese, dedicò tutta la sua esistenza allo studio della lingua piemontese, pur essendo strenuo difensore del fatto che, in pieno Risorgimento, fosse necessario condividere innanzitutto la stessa LINGUA ITALIANA per "FARE GLI ITALIANI"(VEDI QUI LA DIFESA CRITICA DEL PONZA AD UN ATTACCO CRITICO SUBITO DOPO LA PUBBLICAZIONE DI UN SUO MANUALE RISPOSTA AL LIBRICCIUOLO ANONIMO INTITOLATO ERRORI SENZA NUMERO TRATTI A CASO DAI MANUALI DEL PONZA qui DIGITALIZZATO (fondo di ogni immagine digitalizzata si trova il collegamento per voltare le pagine) = vedi LA PARTE INIZIALE CONCERNENTE IN UN CONTESTO DIDATTICO L'ITALIANO ED IL LATINO ed ancora ELENCO DELLE PECCHE DI LINGUA E DI STILE CHE RENDONO ANCORA PIU' MOSTRUOSO E RIDICOLO IL VOSTRO LIBRO con considerazioni sparse sul rapporto tra dialetto piemontese e buon italiano(giudizi questi espressi dal PONZA)

In correlazione a questi scritti si analizzino i seguenti prodotti sia in prosa che in poesia in cui si deve far precedere questa integrazione concernente fatti, testi e documenti di autori diversi, nel caso di patrioti e poi di rari scritti d'epoca risorgimentale =
- "LA PROTESTA DEL POPOLO DELLE DUE SICILIE" di LUIGI SETTEMBRINI (arretratezza dell'Italia meridionale e responsabilità dei Governanti - testo integrale commentato: in particolare si veda il GIUDIZIO DEL SETTEMBRINI SU FRATI E PRETI)
- La "PSEUDOCOSTITUZIONE DI LUCCA": una concessione mai fatta da Carlo Ludovico di Borbone (testo integrale commentato)
- "ORAZIONE SCRITTA ALLA SANTITA' DI PIO IX SCRITTA DALL' AVV. A. PIZZOLI": in merito all'arretratezza dello Stato Pontificio (testo integrale commentato)
CONSIDERAZIONI SUI PATRIOTI ITALIANI CHE PRIMA DELLE ALLE APERTURE DI CARLO ALBERTO DOVETTERO SFUGGIRE ALLE PERSECUZIONI P SI' CHE TANTI EMIGRARONO SPECIE NEL NUOVO MONDO(IL CASO DI GARIBALDI FU UNO DEI TANTI) LASCIANDO IN TALI CONTRADE TRACCE DELLA LORO OPERA E DELLE LORO IDEE
ed a a titolo integrativo leggi qui:
Giovanni e Jacopo Ruffini tra Ventimiglia, Bordighera, San Remo e Taggia: patriottismo, pubblicistica sulla "Questione Italiana" e tragedia all'epoca del Risorgimento - Giovanni Ruffini e la grande tradizione culturale, letteraria e turistica inglese collegata al Ponente Ligure = G. Ruffini, vita, opere e romanzi .
CANTI - CANZONI - INNI PATRIOTTICI = CARLO ALBERTO BOSI: IL VOLONTARIO PARTE PER LA GUERRA (ADDIO MIA BELLA ADDIO) -CARLO ALBERTO BOSI: LA INNAMORATA AL VOLONTARIO PER LA GUERRA DELLA INDIPENDENZA -GOFFREDO MAMELI: PER L' ILLUMINAZIONE DEL X DICEMBRE A GENOVA -GOFFREDO MAMELI: INNO MILITARE -LUIGI MERCANTINI: INNO DI GUERRA NEL 1848-49 -LUIGI MERCANTINI: LA SPIGOLATRICE DI SAPRI -LUIGI MERCANTINI: L'INNO DI GARIBALDI
PUBBLICAZIONI D'EPOCA RISORGIMENTALE: CELEBRAZIONE DI CARLO ALBERTO, DELLO STATUTO E DELL'ISTITUTO DELLA GUARDIA NAZIONALE (OPERE ANTIQUARIE TUTTE DIGITALIZZATE)
CANTI ITALIANI D'EPOCA RISORGIMENTALE: LA MARCIA REALE DA INNO SABAUDO DI CARLO ALBERTO A INNO DEL REGNO D'ITALIA
Qui si può leggere un INNO ALL'ITALIA ED AL TRICOLORE composto dal MAESTRO LORENZO MERINO e che fu accorpato a conclusione di un'opera celebrativa del DECENNALE DELLO STATUTO ALBERTINO OSSIA SUA PRINCIPALE APOLOGIA CONTRO GLI OSCURANTISTI GIA' LETTO MANOSCRITTO IN NIELLA TANARO DI MONDOVI' IN OCCASIONE DEL DECENNALE ANNIVERSARIO DAL MAESTRO LORENZO MERINO CUI SI AGGIUNGONO UN CREDO ED INNO POPOLARE GIA' EDITI E DISTRIBUITI NEL 1848 DELLO STESSO AUTORE (lavoro edito però nel 1861 = TORINO, TIPOGRAFIA EREDI BOTTA) e della contestuale stesura del
CREDO IN DODICI ARTICOLI DEL VERO LIBERALE ITALIANO COSTITUZIONALE
CANTI ITALIANI D'EPOCA RISORGIMENTALE: IN OCCASIONE DEL GIORNO ONOMASTICO DEL PRODE GENERALE GIUSEPPE GARIBALDI CANTO DI DOMENICO GUAITOLI BRILLANTE E POETA DELLA DRAMMATICA COMPAGNIA VENETA", MONDOVI'- BREO, TIPOGRAFIA DI VITALE BUZZI, 1861
TESTIMONIANZE DI FORTUNA POPOLARE DI G. GARIBALDI: GARIBALDI A NAPOLI 1860 - AZIONE COREOGRAFICA IN CINQUE QUADRI DI G. P. ANNONI, CON MUSICA DI G. MERIGGIOLI
TESTIMONIANZE DI AVVERSITA' A G. GARIBALDI: GLI SCRITTI DI PIER CARLO BOGGIO CONTRO GARIBALDI
IL CANTO DELL'ITALIA "FRATELLI D'ITALIA - L'INNO DI MAMELI"
I MOTIVI DELLA CENSURA GOVERNATIVA OTTOCENTESCA DELL'ULTIMA STROFA DI FRATELLI D'ITALIA
CANTI ITALIANI RISORGIMENTALI: GIUSEPPE BERTOLDI INNOGRAFO PIEMONTESE (UN PROGETTO DI INNO D'ITALIA - FRAMMENTO DELL'INNO LA DONNA ITALIANA
CANTI ITALIANI D'EPOCA RISORGIMENTALE: "VIVA IL RE" (IPOTESI DI UN CARDUCCIANO INNO NAZIONALE
OMAGGIO ACCADEMICO MUSICALE: L'"ANNESSIONE DELLE ROMAGNE AL PIEMONTE" DI L. SCALCHI (TESTO INTEGRALE DEL LIBRETTO D'OPERA)
[LA FINE DI UN'EPOCA E I "TEMPI MUOVI": DALLA RIVOLUZIONE FRANCESE E L'EPOCA NAPOLEONICA ALL'UNITA' D'ITALIA (INDICI TEMATICI)]
-CODICE NAPOLEONICO - CODICE DI NAPOLEONE IL GRANDE : UNA TRASFORMAZIONE EPOCALE DEL DIRITTO
-[LA RESTAURAZIONE: CARLO FELICE E L'ESPANSIONE DEL REGNO SABAUDO: CODICI, RESTAURAZIONE MA ANCHE MODERNIZZAZIONE E POTENZIAMENTO DEL REGNO]
-[STATUTO ALBERTINO DEL 1848 - STATUTO DI CARLO ALBERTO : STATUTO DEL REGNO DI SARDEGNA]
-[STATUTO ALBERTINO : ISTITUZIONE DELLA GUARDIA NAZIONALE DEL REGNO DI SARDEGNA]
-[CODICE CIVILE DEL NUOVO REGNO D'ITALIA: CONCETTO UNIFICATORE IN ORDINE ALLA MATERIA DELL'ARRESTO PERSONALE IN MATERIA CIVILE E COMMERCIALE]
-[ ORDINAMENTO GIUDIZIARIO DEL REGNO D' ITALIA (PROGETTO MIGLIETTI) - ANNO 1861 ]
-[CODICE DI NAVIGAZIONE - CODICE DELLA MARINA MERCANTILE - CODICE PER LA MARINA MERCANTILE DEL REGNO D'ITALIA (1865)- TESTO INTEGRALE ORIGINALE]
-[CODICE DI COMMERCIO DEL REGNO D'ITALIA DEL 1882: TESTO INTEGRALE DEL LIBRO II DEL COMMERCIO MARITTIMO E DELLA NAVIGAZIONE]
-[ UNIFORMAZIONE DEI 4 CODICI DELL'ITALIA PREUNITARIA : DAL CODICE SARDO DEL 1859 ALLE UNIFORMAZIONI DEL 1861 (IL COMPLESSO ARGOMENTO DELLA "PENA DI MORTE" ]
-[ ORDINAMENTO GIUDIZIARIO DEL REGNO D' ITALIA (PROGETTO MIGLIETTI) - ANNO 1861






- Nel contesto dell'anticlericalismo sette-ottocentesco (vedi testi digitalizzati e trascritti) giova precisare che la politica anticlericale del Regno di Sardegna - matrice del futuro Regno d'Italia- fu inaugurata con la legge del 29 maggio 1855, n. 878, che abrogò il riconoscimento civile a numerosi ordini religiosi incamerandone i beni. Si trattava di procedimenti già messi in pratica in altri Stati, ad esempio nel Granducato di Toscana già dal 1786 oltre che come sopra scritto ampiamente -dall'inizio del collegamento- nella Francia napoleonica e nei territori da essa controllati (Italia compresa) nel 1808 = tuttavia la SOPPRESSIONE DELL'ASSE ECCLESIASTICO trova la sua sanzione basilare in forza delle LEGGI DEL 1866 E 1877 pur succedendo alle stesse altri provvedimenti legislativi qui registrati ad opera del neonato REGNO D'ITALIA con i tanti problemi legislativi connessi a tale UNIFICAZIONE il cui ultimo atto fu caratterizzato dalla PRESA DELLA CITTA' DI ROMA CON SUSSEGUENTE SOPPRESSIONE DELLO STATO PONTIFICIO E SANZIONE DELL'EREZIONE DI ROMA IN LUOGO DI FIRENZE QUAL CAPITALE DEL NUOVO REGNO ed in particolare con l'esigenza di UNIFORMAZIONE DEI CODICI DELL'ITALIA PREUNITARIA E PARIMENTI DELL'ORDINAMENTO GIUDIZIARIO DEL REGNO D' ITALIA]

- Nella rivista filocattolica intitolata FIORI CATTOLICI le considerazioni sulle presunte improprietà del provvedimento del neo Regno di'Italia o LEGGE DI SOPPRESSIONE DEGLI ENTI RELIGIOSI E MORALI E DI ORDINAMENTO DELL'ASSE ECCLESIASTICO (a titolo d'esempio vedi in merito il CASO DELLA CHIESA DI N. S. DELLA CONSOLAZIONE DETTA ANCHE DI S. AGOSTINO E DELL'ANNESSO CONVENTO AGOSTINIANO GIA' SEDE DELLA BIBLIOTECA APROSIANA DI VENTIMIGLIA) ]

PUBBLICISTICA ANTICLERICALE E DIFESA CLERICALE = a suo tempo il ritorno di papa Pio VII da Parigi ove di fatto era prigioniero del Bonaparte, di cui quasi si presagiva il tracollo, passando tra ali di folla plaudente a partire dalla Liguria con un celebrato soggiorno in Sanremo nel febbraio 1814 ( come leggesi nel Manoscritto Borea), in direzione di Roma aveva fatto pensare ad una imminente piena sconfitta dell'anticlericalismo, anche sotto forma di pubblicistica ma di fatto così non fu specialmente in conseguenza della soppressione dello Stato Pontificio e dopo la presa di Roma simboleggiata dalla Breccia di Porta Pia -qui effigiata- attraverso cui l'esercito italiano entro vittorioso nella grande città con l'elevazione della stessa a capitale del Regno d'Italia con la conseguenza, probabilmente causa di ulteriori inasprimenti, che PIO IX intervenne variamente contro quello che definì un sacrilegio e attirandosi ulteriori contestazioni anticlericali con la canonizzazione dell'antico inquisitore spagnolo Pietro Arbues = ed in tal senso è da rammentare che il predecessore di Pio IX papa Gregorio XVI si era già adoprato alacremente avverso gli anticlericali sostanzialmente "figli" dell'illuminismo pubblicando un'enciclica qui digitalizzata sotto titolo de LETTERA ENCICLICA AI PATRIARCHI, PRIMATI, ARCIVESCOVI E VESCOVI DELLA CRISTIANITA' DEL 15 AGOSTO 1832 in cui biasimava come "esecranda la libertà di stampa" sì da diffondere libri pravi e blasfemi tali da fa rimpiangere l'antica istituzione dell'Indice dei Libri Proibiti (soluzione cui il Pontefice non rimase estraneo facendo pubblicare nel 1843 il qui proposto suo Indice dei Libri Proibiti) . Ma questi provvedimenti poco giovarono alla Chiesa Romana e con lo scorrere degli anni divenne ancor più difficile, come già scrito in precedenza, la postazione della Chiesa a fronte nel Nuovo Regno dell'Italia Unita e con l'avvento della Questione Romana : "Questione" destinata a restare a lungo un grosso problema per Stato e Chiesa ed a perdurare per vari anni sin alla Riconciliazione Mussoliniana col Vaticano detta "dei Patti Lateranensi" = in questo non breve lasso di tempo lunghi e complessi sono stati i tempi per la risoluzione di vari problemi tra cui l'urto sempre pù acre, quasi a vanificare le pregresse ideazioni di Gregorio XVI, tra STAMPE FILOCLERICALI nei casi più drastici connesse ad una pubblicazione datata quanto connessa a postazioni apertamente laiche ed antilluministiche come la qui digitalizzata opera di padre ANTONINO VALSECCHI dal titolo DEI FONDAMENTI DELLA RELIGIONE E DEI FONTI DELL'EMPIETA' nella quale ha un ruolo importante il qui del pari digitalizzato Discorso sopra l'Irreligione in cui si esaminano i principj, e le funeste conseguenze di essa opposti ai principj, ed i felici effetti del Cristianesimo pel Signor Barone di Haller.... (Gottinga 26 dicembre 1750) e STAMPE ANTICLERICALI SOPRA PROPOSTE ED ORMAI PIUTTOSTO RARE pare giusto rammentare come le PASQUINATE AVVERSO IL POTERE TEMPORALE DEI PAPI continuassro ad essere proposte in quest'epoca di grandi tensioni ma in un contesto specifico e chiaramente contemporaneo al'epoca pare opportuno rammentare alcuni scritti ed in primo luogo, non mancando grandi aspettative dopo l'ascesa al soglio di Pietro di Papa Pio, IX dell'- Orazione scritta alla Santità di Pio IX scritta dall'avv. A. Pizzoli [in merito all'arretratezza dello Stato Pontificio (testo integrale commentato)] facendo seguire le ben più acri e meno speranzose osservazioni di LUIGI SETTEMBRINI che già ne La protesta del popolo delle due Sicilie condannando l'arretratezza dell'Italia meridionale e la responsabilità dei Governanti espresse un SEVERISSIMO GIUDIZIO SU FRATI E PRETI, SPECIE SU QUELLI OPERANTI A NAPOLI criticandoli anche perché limitanti la libertà di stampa come nel caso più eclatante di Gaetano Royer e mantenendo il popolo a livello di analfabetismo sfruttandone l'ignoranza per i propri interessi . A siffatte considerazioni di carattere socio - politico, il Settembrini fece in tempi posteriori seguire, in un contesto prettamente letterario, al glorificante giudizio su preti e frati del Manzoni entro I PROMESSI SPOSI romanzo comunque giudicato entro il capitolo LXXXXIX: "La Rivoluzione interiore. Il Manzoni" delle sue Lezioni di Letteratura Italiana ( volume terzo da pagina 304 di questa edizione) un autentico capolavoro d'arte, superiore a tutte le altre opere del Grande Lombardo qui elencate ma con la valenza a giudizio del critico napoletano di LIBRO PROPRIO DELLA REAZIONE RELIGIOSA. Testo critico in cui il Settembrini, non senza un po' di veleno, riporta sugli uomini di Chiesa del '600 questo durissimo giudizio di Cesare Cantù, che sostenne -tra alcune critiche del Settembrini -la superiorità morale dei religiosi del XIX secolo rispetto a quelli del XVII e che di questi ultimi denunciò "Le grandi riforme del zelante Carlo Borromeo vi lasceranno credere che si tornasse in oro lo squallore del tempio; ma ancora sotto il cardinale Federigo, Francesco Rivola oblato ci assicura che radi erano i buoni preti in comparazione dei cattivi" . riforme che non impedirono ad alcuni religiosi di giungere al limite di attentare ad entrambi i cardinali e addirittura di perpetrare furti ed omicidi nella sua stessa chiesa come fece il Prevosto di Seveso, celando nei sepolcri della stessa i cadaveri delle sue vittime fatti questi riportati dal Cantù ed in grado di indurre il Settembrini ad affermare dunque allora, ed in Milano, i chierici erano cattivi come i laici; e se io dirò che in Milano e per tutto il mondo cattolico essi erano peggiori, perché la corruzione era cagionata da essi, il male esempio veniva da essi, io dirò cosa detta proprio dal Cardinale Federigo Borromeo. Dunque mi pare che il Manzoni si trovi in opposizione on la storia e col Cardinale .
Sostenendo poi il Settembrini
in un altro passo della sua disanima come solo il pauroso e un po' comico curato Don Abbondio risultasse nel romanzo l'ecclesiastico più credibile per quanto il Manzoni si fosse pentito di averlo inserito entro la storia da lui narrata registrando però poi in nota lo stesso studioso nelle edizioni, come quella usata da "Cultura Barocca", successive al 1872 una lettera datata 8 luglio 1872 d'un erudito suo lettore da cui verrebbe spiegata la motivazione per cui i frati dal Manzoni fossero anteposti ai preti cioè ai secolari lettera anonima [o di cui per qualche ragione il Settembrini non ha citto il mittente] che si conclude con l'asserzione Se vi capita di ritornare sull'argomento, apprifittate di questo riflesso, che viene da chi precisamente nel 1829 si trovò immischiato in questa lotta di antagonismi sacerdotali, e vi parla con piena scienza e coscienza delle vicende di quell'epoca miserrima.
Per quanto concerne le altre opere manzoniane il Settembrini le ritiene tutte ispirate dal medesimo sentimento che ispira il romanzo senza eguafliarne la grandezza ed il critico giunge addirittura a giudicare brutta tragedia l'Adelchi ispirata al principio che "I Longobardi sono nemici dei Papi, quindi ogni Longobardo è cattivo" mentre a suo pare l'aggressione dei Franchi ai Longobardi che tanto ormai avevano in comune con gli Italiani fu voluta dal Vescovo di Roma per tutelare, come altri Vescovi, il suo ruolo di feudatario sì da invocare il soccorso di Carlo Magno che distrusse il Regno Italico compensando il Clero col donativo di feudi e rendendo possibile un "avvenimento che fu una delle più grandi sventure italiche", facendo di tale impresa una delle più belle glorie di Carlo Magno e come uno dei più grandi benefizi che il Papa fece all'Italia, liberandola da una razza di oppressori spietati. A riguardo degliInni Sacri sempre il Settembrini li definisce "superiori a tutte le poesie sacre che abbiamo , ma non sono popolari, non facili né schietti ma vogliono essere le sacre canzoni, e come erano la Laudi antiche sono riflessi, difficili, a volte oscuri concludendo poi la sua disanima critica con la frase Alessandro Manzoni per me è simile al suo bel Federico Borromeo, uomo di raro ingegno, di cuore ottimo, sa tante cose, le dice tanto bene, ma santo da metterlo sugli altari no" continuando a trattarne, citando la visita da lui fatta in Milano al "Gran Lombardo" e scusandosi delle critiche fatte ma ritenute una necessità da trasmettere al xx secolo , affermazione non da tutti compresa ed apprezzata sì da suscitare molte reazioni anche della stampa al punto che un individuo propose di organizzare "un concilio per scomunicarlo, riprovarlo solennemente, metterlo al bando della Letteratura e della Civiltà" .


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Al riguardo di questo lungo scontro tra postazioni clericale ed anticlericali può giovare compulsare quanto espresso dal Vescovo di Ventimiglia Mons. Ambrogio Daffra nella qui digitalizzata la Lettera Pastorale del 1903 Guardatevi dai Lupi in cui sono ben evidenti le osservazioni contro la Propaganda e Pubblicistica anticattolica di quelli che il Vescovo oltre che Lupi chiama falsi profeti che attirano le folle parlando contro la Chiesa avvalendosi di pubblicazioni modernistiche e laiche sì da indurre il Prelato a condannare pure (in pratica riprendendo l'anatema già pronunciato da Gregorio XVI contro l'"esecranda libertà" di stampa) i supposti "Abusi della Stampa".
Molte pubblicazioni, oltre il proprio specifico fine, valgono in siffatto contesto a sostenere la propria "fazione" sia essa clericale od anticlericale = per esempio entro la stessa ecclesiastica sanzione inquisitoriale contro la pratica del magnetismo animale e della scuola di Mesmer si vedono postazioni avverso i nuovi pensatori e puranco permeate da un anelito di antidonnesca misogenia reputandosi la lettura da parte delle donne di pubblicazioni condannate dalla Chiesa un autentico pericolo sociale e morale

- LO STATO PONTIFICIO E I SUOI ULTIMI GIORNI = SI VEDA QUI LA "QUESTIONE" E PIO XI NELLA TRATTAZIONE ADDOTTA DALL'OPERA TIBER (ERNESTO VERCESI - A. MONDINI), I PATTI DEL LATERANO, LIBRERIA D'ITALIA, MILANO, 1929

-CRISTIANESIMO - CATTOLICESIMO - CHIESA CATTOLICA [RICONCILIAZIONE TRA CHIESA E STATO ITALIANO: I PATTI LATERANENSI (11-02-1929)]
-CRISTIANESIMO - CATTOLICESIMO - CHIESA CATTOLICA [RICONCILIAZIONE TRA CHIESA E STATO ITALIANO: LA CONVENZIONE ECONOMICA (11-02-1929)]
-CRISTIANESIMO - CATTOLICESIMO - CHIESA CATTOLICA [RICONCILIAZIONE TRA CHIESA E STATO ITALIANO: IL CONCORDATO (11-02-1929)]
-CRISTIANESIMO - CATTOLICESIMO - CHIESA CATTOLICA [RELAZIONE AL PARLAMENTO DEL GOVERNO MUSSOLINI SULLA SOLUZIONE DELLA QUESTIONE ROMANA E SUL CONTENUTO DEI PATTI LATERANENSI:L'IMPORTANZA SOCIALE DEI PROVVEDIMENTI DELIBERATI]
-CRISTIANESIMO - CATTOLICESIMO - CHIESA CATTOLICA [EVOLUZIONE DEI CONCORDATI STATO CHIESA: DIBATTITO POLITICO-IDEOLOGICO TRA I CONCORDATO DEL 1929 E II CONCORDATO DEL 1984]
-CRISTIANESIMO - CATTOLICESIMO - CHIESA CATTOLICA [EVOLUZIONE DEI CONCORDATI STATO CHIESA : LA MODIFICA O TESTO DEL SECONDO CONCORDATO DEL 1984]


--CRISTIANESIMO - CATTOLICESIMO - CHIESA CATTOLICA [ULTIMI ATTI DIPLOMATICI PRIMA DELL'INTERVENTO ITALIANO PER LA CONQUISTA DI ROMA PONTIFICA]
-CRISTIANESIMO - CATTOLICESIMO - CHIESA CATTOLICA [ULTIMI ATTI DIPLOMATICI PRIMA DELL'INTERVENTO ITALIANO PER LA CONQUISTA DI ROMA PONTIFICA: IL CAPITOLATO SULLA "CITTA' LEONINA"]
-CRISTIANESIMO - CATTOLICESIMO - CHIESA CATTOLICA ["ROMA PAPALE" E I SUOI ULTIMI GIORNI: LA DESCRIZIONE DI UN TESTIMONE OCULARE]
-CRISTIANESIMO - CATTOLICESIMO - CHIESA CATTOLICA ["ROMA PAPALE" E I SUOI ULTIMI GIORNI: LETTERA DI PIO IX A VITTORIO EMANUELE II
-ORDINI DEL PAPA PIO IX AL GENERALE KANZLER COMANDANTE DELL'ESERCITO PONTIFICIO
CRISTIANESIMO - CATTOLICESIMO - CHIESA CATTOLICA ["ROMA PAPALE" E I SUOI ULTIMI GIORNI: LA BRECCIA DI PORTA PIA ]
-CRISTIANESIMO - CATTOLICESIMO - CHIESA CATTOLICA [LA "PRESA DI ROMA PAPALE" DA PARTE DELLO STATO ITALIANO]
-CRISTIANESIMO - CATTOLICESIMO - CHIESA CATTOLICA [LA SOPPRESSIONE OTTOCENTESCA DELLO STATO PONTIFICIO]
-CRISTIANESIMO - CATTOLICESIMO - CHIESA CATTOLICA [LA "ROMA PAPALE" VIENE SOPPRESSA E LA CITTA' DIVIENE CAPITALE DELLO STATO ITALIANO]
-CRISTIANESIMO - CATTOLICESIMO - CHIESA CATTOLICA [LA LEGGE DELLE GUARENTIGIE]
-CRISTIANESIMO - CATTOLICESIMO - CHIESA CATTOLICA [PIO IX - INTRANSIGENTISMO CATTOLICO - CONDANNA DELLA LEGGE DELLE GUARENTIGIE CON L'ENCICLICA UBI NOS DEL 1871 SANZIONE DEL NON EXPEDIT - L'OPERA DEI CONGRESSI = IL PROGRAMMA PUBBLICISTICO DI PIO IX ISPIRATO AL CONSERVATORISMO INCENTIVO' UNA SERIE DI CANONIZZAZIONI DISCUSSE TRA CUI QUELLA, CONTESTATA DALLE COMUNITA' EBRAICHE, DELL'INQUISITORE PIETRO ARBUES FAMOSO SOTTO IL NOME DI MAESTRO D'EPILA.]
- PIETRO ARBUES FU LUGUBREMENTE CELEBRE PER LA SUA FAMA DI SEVERISSIMO INQUISITORE IN SPAGNA AVVERSO MARRANOS E MORISCOS IN FORZA E LA SUA CANONIZZAZIONE AD OPERA DI PIO IX FU TRA LE PIU' ESPLICITE ESPRESSIONI DI POLEMICHE TRA CATTOLICI E LAICI
-CRISTIANESIMO - CATTOLICESIMO - CHIESA CATTOLICA [ LA CHIESA DIFRONTE ALLA POLITICA DEL GOVERNO DELLA DESTRA STORICA NELL'ITALIA POSTUNITARIA]
-CRISTIANESIMO - CATTOLICESIMO - CHIESA CATTOLICA: IL CLERICOMODERATISMO [IL PATTO GENTILONI]
-CRISTIANESIMO - CATTOLICESIMO - CHIESA CATTOLICA: LA QUESTIONE SOCIALE [L'ENCICLICA RERUM NOVARUM DI LEONE XIII]
-[ FINE XIX - PRIMI XX SECOLO = LA DIFFICILE SITUAZIONE DELLA CHIESA ROMANA ANALIZZATA ATTRAVERSO LA FIGURA DEL VESCOVO DI VENTIMIGLIA MONS. AMBROGIO DAFFRA = VEDI QUI DIGITALIZZAZIONE DELLA SUA "LETTERA PASTORALE" DEL 1903 GUARDATEVI DAI LUPI ED IN PARTICOLARE LE OSSERVAZIONI CONTRO LA PROPAGANDA E PUBBLICISTICA ANTICATTOLICA COMPRESI IN DETTAGLIO GLI ABUSI DELLA STAMPA]
-CRISTIANESIMO - CATTOLICESIMO - CHIESA CATTOLICA [LA QUESTIONE ROMANA E LA TRIPLICE ALLEANZA = CORRISPONDENZA GIA' INEDITA TRA PAPA LEONE XIII E L'IMPERATORE FRANCESCO GIUSEPPE I]
-CRISTIANESIMO - CATTOLICESIMO - CHIESA CATTOLICA [LA QUESTIONE ROMANA E LA PRIMA GUERRA MONDIALE]
-LO SFRUTTAMENTO DELLA "QUESTIONE ROMANA" AD OPERA DEGLI "IMPERI CENTRALI" NELLA DOCUMENTAZIONE ADDOTTA DALL'OPERA TIBER (ERNESTO VERCESI - A. MONDINI), I PATTI DEL LATERANO, LIBRERIA D'ITALIA, MILANO, 1929
-CRISTIANESIMO - CATTOLICESIMO - CHIESA CATTOLICA [PRESUPPOSTI DELLA SOLUZIONE DELLA QUESTIONE ROMANA]




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