cultura barocca
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[ La DIOCESI DI VENTIMIGLIA fu ascritta fra le "DIOCESI USBERGO" O "DIOCESI SCUDO" la definì in questa sua SETTECENTESCA PUBBLICAZIONE PADRE ANTONINO VALSECCHI reputandole per la Chiesa Romana GIA' SCUDO IRRINUNCIABILE GIA' MESSO IN ATTO,COME PER LO PIU' IN MERITO ALLE DIOCESI TEDESCHE, CONTRO LE PENETRAZIONI DELL' "IDRA ERETICA" DELLA CONTRORIFORMA ( ARGOMENTO SVILUPPATO IN MOLTE FIGURAZIONI, COME QUELLA DEL "MOSTRO DEL RENO" SIMBOLEGGIANTE L'ERESIA PROTESTANTE CONTRO CUI SI OPPONGONO PERSONAGGI VARIAMENTE ARMATI, SIMBOLO DEI BUONI CATTOLICI NELLE DIOCESI USBERGO IMPEGNATI A COMBATTERE L'ERESIA E POI ADATTANDO LE RIFLESSIONI AI SUOI TEMPI ( FINE'700 ) "DIOCESI USBERGO" DA LUI REPUTATE EFFICACI CONTRO LE IDEE LIBERTINE E SOVVERSIVE, ALIMENTATE DA ILLUMINISMO E NUOVI TEMPI PRERIVOLUZIONARI
A detta del Valsecchi la DIOCESI INTEMELIA fu reputata Diocesi di Frontiera od "usbergo" ai tempi della missione di Gerolamo Muzio in caccia dell'ex cattolico romano divenuto apostata Bernardino Tommasini (1487-1563) di Siena, detto Ochino dal nome della contrada dell'Oca, nel timore che da un suo supposto rifugio a Nizza facesse penetrare quantomeno una pubblicistica controriformista, infiltrandone la produzione libraria per l'area diocesana intemelia
Varie osservazioni -con cartografia multimediale/interattiva antiquaria- sul tema della locazione geo-politico-spirituale della Diocesi di Ventimiglia Grande nel tempo rimase la preoccupazione per la peculiare posizione strategica della Diocesi di Ventimiglia a fronte di possibili penetrazioni di eretici e di "pubblicazioni proibite dal S. Uffizio o Inquisizione e dall'Indice dei Libri Proibiti " (ad integrazione di quanto qui scritto sivedano i contrasti e le incongruenze spesso accumulantesi nella classificazione dei Libri Proibiti = dal Syntagma del Porterus alla diversissima postazione del Sant'Uffizio e dell' Indice nel giudizio espresso su due opere di Blaise Pascal: I Pensieri e Le Lettere Provinciali =
"Fermi restando sia il dibattito sia i contrasti via via emersi nella gestione da parte dell'Indice dei Libri proibiti comportante divergenze ed attriti tra Stato e Chiesa: cosa di fondamentale importanza da esaminare e soppesare!"
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Vedi poi qui dal generale al particolare "Diocesi di Frontiera" o Diocesi Scudo ed Usbergo contro la penetrazione da zone ereticali o straniere dei Libri Perniziosi alla Fede = approfondisci in senso diacronico le vicende procedendo dalla citata vicenda di Gerolamo Muzio "il Maglio degli Eretici" a quella del domenicano Antonio Richelmi di Pigna per poi giungere con il XVII secolo, all'opera di Aprosio, alle postulazioni di T. Boccalini in merito al tacitismo, alla connivenza tra Religione e Ragion di Stato, alle riflessioni sulle "Eresie" e sul loro significato politico = approfondisci siffatte considerazioni analizzando oltre che la tematica delle "Diocesi di Frontiera" le complesse interazioni specie presso queste Diocesi tra Ragion di Stato e Ragion di Chiesa (analizza l'esemplificante caso di F. Pellizzari, del suo libro condannato sul tema della "Monacazioni Forzate).
In particolare leggi poi qui, intieramente digitalizzato, un
classico settecentesco della pubblicistica cattolica avverso il libertinismo opera di Padre Antonino Valsecchi
: peraltro occorre rammentare che già da decenni attraverso le Frontiere penetravano nella Penisola "Libri proibiti italiani" pubblicati all'estero come nel caso della "Traduzione di Lucrezio del Marchetti" per risalire nel tempo sin al "temutissimo" Zodiacus Vitae di "Palingenio Stellato" ]- Appendice di Documenti
- [ ** - Il Padre G. B. Semeria e la sua importante valutazione sulle Diocesi Liguri con l'esclusione -a differenza d'altri- della Diocesi di Nizza (vedi anche le considerazioni sulle Diocesi di Tortona e di Bobbio) = ma confronta nello stesso luogo le affermazioni del Semeria con quelle del Cappelletti e di Girolamo Rossi = Leggi di Padre G. B. Semeria qui le importantissime e digitalizzate "Osservazioni" in merito alla Diocesi di Ventimiglia fatte seguire da queste due nostre vaste quanto fondamentali "Note Redazionali" sulla stessa Diocesi ]

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26 - Libro VIII (Continuazione della digitalizzazione dell'opera di Padre Semeria)
27 - DIOCESI DI VENTIMIGLIA ASCRITTA DA PADRE ANTONINO VALSECCHI ALLE STRATEGICAMENTE DELICATE "DIOCESI USBERGO"
[NOTA REDAZIONALE = LA STORIA MILLENARIA DELLA DIOCESI DI VENTIMIGLIA E LE DISCUSSIONI SUI SUOI CONFINI CON LA LIMITROFA DIOCESI DI ALBENGA
28 - "IN QUAL SECOLO LA CRISTIANA RELIGIONE SIA STATA ANNUNZIATA/ NELLA CITTA' DI VENTIMIGLIA./ DEL MARTIRIO DI SAN SECONDO - DELLA PREDICAZIONE EVANGELICA DEI SANTI MARCELLINO, VINCENZO E DONNINO. PRINCIPIO DEL VESCOVADO VENTIMIGLIESE"
[Nota redazionale = la "leggenda del martirio di S. Secondo Ventimiglia - gli errori di vari scrittori e i dubbi del Paganetti sul luogo del Martirio di S. Secondo - il vero luogo del martirio - la ragione per cui a Novalesa trovasi il corpo di San Secondo e nella cattedrale la testa come reliquia - la reliquia della testa concessa dai monaci della Novalesa liberata dai Saraceni ad un vescovo di Ventimiglia che riconsacrò quei luoghi dopo la vittoriosa crociata contro i Saraceni del Frassineto]
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*** - SECOLO V, VI, VII ED VIII SERIE DEI VESCOVI DI VENTIMIGLIA = Giovanni vescovo nel 680 - N. N. vescovo nel 680 - Mildo vescovo nel 940 - N. N. vescovo nel 962 - N. N. vescovo nel 990 [dal catalogo del Semeria alle basilari postulazioni di G. Rossi sui vescovi intemeli delle origini]
A - SECOLO XI = Tommaso I vescovo nel 1064 e Marino vescovo nel 1090
B - SECOLO XII = N. N. vescovo circa il 1130 [Il Semeria -vedi la nota 1- ha diverse incertezze poi risolte con gli studi venuti dopo - vedi l'Arduino - sugli uomini di Poypino alias Poipino alias "Podium Pini" in effetti matrice di Mentone che sarebbero con altri stati costretti a prestare atto di fedeltà e sottomissione a Genova] - Stefano vescovo nel 1160
C - SECOLO XIII = Guglielmo I vescovo circa il 1207 - Niccolò vescovo nel 1233 [ sarebbe Nicolò Lercari 1233 - 18 marzo 1244: deposto, come scrive anche il Semeria che non ne cita però il cognome, per atti nefandi, simonia, concubinaggio, sollicitatio ad turpia dei propri fedeli = vedi Julien Théry-Astruc, Non pas "voie de vie", mais "cause de mort par ses 'enormia'". L'enquête pontificale contre Niccolò Lercari, évêque de Vintimille, et sa déposition (1236-1244), in "Honos alit artes". Studi per il settantesimo compleanno di Mario Ascheri, I, "La formazione del diritto comune. Giuristi et diritti in Europa (secoli XII-XVIII)", Firenze University Press, 2014, p. 427-438 ] - Giacomo di Castello-Arquato, dell'ordine dei predicatori, vescovo nel 1244 - N. N. vescovo nel 1251 - Oberto Visconti vescovo nel 1265 - Giacomo Gorgonio di Piacenza vescovo nel 1270 - Guglielmo II vescovo circa il 1275 - Giovanni nel 1297
D - SECOLO XIV = Ottone vescovo nel 1304 - Fra Raimondo vescovo nel 1320 - Fra Pietro di Malocello vescovo nel 1327 - Bonifacio vescovo nel 1345 - Angelo vescovo nel 1348 - Fra Pietro Giso nel 1350 - Rustico vescovo nel 1355 - Ruffino vescovo nel 1361 - Giacomo del Fiesco vescovo nel 1370 - Benedetto Boccanegra vescovo nel 1382, e più altri vescovi intrusi nella sua sede [N. d. R.: analizza dal Grande al Piccolo Scisma della Chiesa - teorie papiste e teorie conciliariste, le condanne di Wycliff e Huss = quindi da G. Rossi vedi l'elenco dei vescovi romani e dei vescovi scismatici di sede a Ventimiglia e a Sospello]
E - SECOLO XV = Tommaso Rivato vescovo nel 1419 - Ottobono De-Belloni vescovo nel 1422 - Ottone vescovo nel 1445 - Giacomo Feo nel 1454 - Stefano De-Robiis vescovo nel 1467 - Fra Battista de Giudici vescovo nel 1471 - Antoniotto Pallavicino vescovo nel 1484, e poscia cardinale - Alessandro Fregoso vescovo nel 1487 [N. d. R. = sotto di lui viene eretto in Ventimiglia il Convento di N. S. della Consolazione poi detto "Convento di S. Agostino" = il Vescovo Alessandro di Campofregoso fa erigere l'edificio e nel suo rescritto del 1487, posteriormente editato da Aprosio all'autorizzazione di Papa Innocenzo VIII si legge tra altre cose che fu lui a porre la I pietra dell'edificio incidendovi personalmente il "Segno della Salutifera Croce" (pag. 48, riga 14 dall'alto)]
F - SECOLO XVI = Domenico Vacchiero vescovo nel 1502 - Alessandro Fregoso per la seconda volta vescovo nel 1511 - Innocenzo cardinale Cibo vescovo amministratore nel 1518 - Filippo De Mari vescovo nel 1519 - Giovanni Battista De Mari vescovo nel 1554 - Carlo Visconti vescovo nel 1561, e poscia cardinale - Benedetto Lomellino cardinale vescovo nel 1565 - Carlo Grimaldo vescovo nel 1565 - Francesco Galbiato vescovo nel 1572 - Giulio Cesare Ricordato vescovo nel 1583
G - SECOLO XVII = Stefano Spinola vescovo nel 1602 - Gerolamo Curlo vescovo nel 1614 - Niccolò Spinola vescovo nel 1616 - Giovanni Francesco Gandolfo vescovo nel 1622 [N. d. R. = vedi qui la "Relazione del "Vescovo Gandolfo" sulla Rivolta Antinobiliare del 1625 a Ventimiglia uno tra i presupposti per l'accelerazione alla Realizzazione della "Magnifica Comunità degli Otto Luoghi"] - Lorenzo Gavotti teatino vescovo nel 1633 [N. d. R. = Senza particolari approfondimenti il Semeria cita come sotto questo vescovo Angelico Aprosio avesse eretto a Ventimiglia la sua "Biblioteca Aprosiana" destinata a gran celebrità in Italia e all'estero (vedi)] - Mauro Promontorio monaco cassinese, vescovo nel 1654 [N. d. R. = sotto questo prelato durante la II guerra tra Genova e il Piemonte la Battaglia di San Pietro di Camporosso e danni nell'areale anche per saccheggi vari] - Girolamo Naselli vescovo nel 1685 - Giovanni Stefano Pastore vescovo nel 1695
H - SECOLO XVIII = Ambrogio Spinola de' barnabiti, vescovo nel 1701 - Carlo Maria Mascardi vescovo nel 1701 - Antonio Maria Bacigaluppi vescovo nel 1732 - Pier Maria Giustiniani monaco, vescovo nel 1741 [N.d.R = stupisce che il Semeria non abbia fatto cenno al conflitto o Guerra di Successione al Trono Imperiale d'Austria che devastò sotto questo prelato la Diocesi di Ventimiglia e portò quasi alla distruzione di Convento di S. Agostino e Biblioteca Aprosiana = i ventimigliesi consegnano al vittorioso Carlo Emanuele III di Savoia giunto a Bordighera le chiavi della città ma non evitano il saccheggio in Ventimiglia del quartiere Piazza ad opera dei granatieri austro-sardi del tenente colonnello Di Palfi] - Angelo Luigi Giovio, vescovo nel 1767 - Fra Domenico Maria Clavarini, vescovo nel 1775 [N.d.R. = i tempi nuovi: la Rivoluzione Francese, la Repubblica Rivoluzionaria Ligure, l'astro di Napoleone e i suoi provvedimenti = nel dettaglio il caso del "commissario organizzatore" Biagino, anticlericale e persecutore del vescovo Clavarini (G. Rossi fu più esastivo parlando di: Sebastiano Biagini, scortato da 30 gendarmi, che operava con il collega Tommaso Repeto/Repetto, fornito di pari forza: incontratisi coi rivoluzionari al Torrente di Vallecrosia inviarono alcuni soldati ad arrestare il parroco di Bordighera che fu raggiunto in carcere da un nipote del vescovo, dal cappellano di S. Bartolomeo e dai giudici Filippo Viale e Pietro Antonio Aprosio; incontrato poi il Clavarini gli ordinarono di redigere una pastorale filorivoluzionaria, ma dato il rifiuto fu dichiarato decaduto e messo agli arresti nel suo palazzo guardato dai gendarmi)]
I- SECOLO XIX = Paolo Gerolamo Orengo vescovo nel 1803 [N. d. R.= Nel corso della sede vacante della Cattedra intemelia tra questo prelato e il suo successore Papa Pio VII raggiunge la Diocesi di Ventimiglia e qui l'11 febbraio 1814 lo accolse il Vicario Generale Antonio Viale = poi come anche approfondiscce il "Manoscritto Borea" (vedine gli indici multimedializzati al pari del testo integrale) attraversò la Diocesi sin a Ospedaletti per prendere stanza a San Remo Papa Pio VII e ritornare in Italia: era oramai finita la "papale prigionia francese a Napoleone I"] - Felice Lepreri vescovo nel 1820 - Giovanni Battista De-Albertis vescovo nel 1831 [N. d. R.= Sotto questo prelato attesi anche i suoi eccellenti rapporti con la Corte Sabauda (in particolare con lo stesso re Carlo Felice) l'ormai piccola e impoverita Diocesi di Ventimiglia ottenne in forza della Bolla Pontificia di Gregorio XVI (19/VI/1831) l'ampliamento del territorio diocesano come qui si può vedere con l'annessione alle "Parrocchie storiche" di quelle di località sottratte alla Diocesi di Albenga e dillocalità stornate dalla Diocesi di Nizza] - Lorenzo Giovanni Battista Biale vescovo nel 1837
29 - SANTI ED INSIGNI SERVI DI DIO CHE NELLA DIOCESI DI VENTIMIGLIA EBBERO LA NASCITA O LA MORTE = [ N. d. R. = Che l'opera del Semeria sia abbastanza conservatrice e che nel contempo la Diocesi di Ventimiglia sia stata a lungo ritenuta un baluardo contro penetrazioni ereticali ma anche infiltrazioni di pubblicazioni ancora proibite cui cioè non era stato concesso l'imprimatur lo si evince dal fatto che nel citare suoi personaggi illustri e meritevoli di lode cristiana non faccia menzione per esempio di Teofilo Rinaldo = Teofilo Raynaud (1587-1663), gesuita di Sospello autore non ancora universalmente accettato per le sue idee, ispirate comunque ad un assoluto senso di carità cristiana] - [N. d. R = superficiale e spesso scorretta è l'opera del Navone Passeggiata per la Liguria Occidentale fatto nell'anno 1827 eppure nella lettera XIV trattante un viaggio da Ventimiglia al borgo di S. Biagio corre qualche osservazione sfuggita sia al Bertolotti che al Semeria come in merito al Padre Vitaliano Macario che sul "Monte S. Croce" eresse una Chiesa -destinata ad un periodo di grande devozione popolare- per celebrare la caduta di Napoleone e del regime clericale da lui instituito] = il Semeria privo di fonti significative cita a fronte delle altre diocesi un numero limitato di personaggi degni di memoria = L'eremita Santo Ampelio - Il padre Agostino, e il padre Francesco Maria, cappuccini, da Ventimiglia - Beato Tommaso Stridonio - il beato Guglielmo minore osservante - Giovanni Battista Cotta agostiniano [N. d. R. = Giovanni Battista Cotta di Tenda -citato dal Perini come autentica "gloria agostiniana"- fu intimo e corrispondente del II Bibliotecario della "Aprosiana di Ventimiglia" e compose questo distico latino da apporre a piedi di un ritratto appunto di costui cioè Domenico Antonio Gandolfo]
30 - MONASTERI E CONVENTI = "monastero benedettino - chiesa di san Michele in Ventimiglia" - [in esteso vedi qui = Cartografia digitalizzata del Cristianesimo nel Ponente Ligure approfondisci quindi = Il Cristianesimo in Liguria Occidentale - una diramazione della via Francigena - influenza delle case abbaziali piemontesi - il ruolo di "Novalesa" (il convento benedettino a Dolceacqua di N. S. della Mota) - il significato della chiesa romanica di S. Pietro di Camporosso rispetto ai percorsi della Fede e agli Ospizi/Ospedali della costa intemelia studia pure qui dai monaci di Lerino ai Benedettini in particolare l'apostolato spirituale ma pure l'attivismo in campo agronomico ed anche l' areale Vallecrosia (Piani) - Perinaldo (S. Giusta) - Bordighera come incrocio di sovrappoiszioni religiose dal paganesimo al Cristianesmo dell Origini ed ancora sui "grandi percorsi della Fede" vedi l'emblematico comlesso tra Bordighera/Ospedaletti della Chiesa della Madonna della Ruota: quindi vedi Principato Eccesiastico di Seborga = in dettaglio, attraverso gli Indici, vedine qui la storia ultrasecolare, il significato per il Ponente Ligure e la Liguria tutta della presenza nel 1133/1134 di San Bernardo di Chiaravalle dopo la sua missione diplomatica a Genova ed infine il sofisticato complesso religioso entro cui rientrava il concetto di Abbazia nullius Dioecesis] - convento di canonici regolari della congregazione di san Rufo in Sospello [importante questa considerazione sui canonici e sui canonici regolari oltre che sul caso dei canonici regolari di S. Rufo (vedi)] - badia benedettina di san Tommaso in Pigna [l'isolata e come ben si nota parca citazione della chiesa S. Tommaso nel'importante complesso demico di Pigna prova che il Semeria possedeva vaghe nozioni -non approfondite per mancanza di fonti e ispezioni sul campo e che verosimilmente anche per questo non ardì approfondire- in merito al tema complesso della diffusione di chiese romaniche di influenza monastica, spesso pedemontana, per tutta la valle del Nervia come qui si può leggere e visualizzare = in merito vedi: Diocesi di Albenga e Diocesi di Ventimiglia = vedi soprattutto le problematiche della Diocesi di Ventimiglia, confinaria e quindi soggetta a molteplici trasformazioni, con l'aggregazione e/o la perdita di territori, chiese, conventi passati attraverso i secoli dall'una all'altra amministrazione ecclesiastica (indici)= visualizza la significanza dello straordinario nodo viario strategico di Nervia di Ventimiglia nel complesso demico e diocesano = dagli insediamenti preromani e romani, alle tracce di cristianità (con la controversa ipotesi di una primigenia Cattedrale intemelia), al complesso meccanismo viario attraverso i secoli (il sistema del dazio)]

31 - OSSERVAZIONI SOPRA LA DIOCESI DI VENTIMIGLIA

[I - NOTAZIONE REDAZIONALE = occorre dire che il Semeria analizza con raziocinio le osservazioni che raccoglie pur non indagando a fondo su dati nuovi: per esempio mette in evidenza la condizione peculiare della Diocesi suffraganea di quella Milanese soffermandosi sull'importanza del Martirologio di Adone ben studiato da G. B. Spotorno evidenziando come molti problemi della città e del vescovado siano dipesi anche dalla posizione strategica di Ventimiglia quale "Piazzaforte", causa di molti conflitti con conseguenti rovine (con questa osservazione il Semeria fa venire in mente l'Aprosio che già riferendosi al suo tempo scrisse dei danni e dei pericoli procurati dalle "Turbolenze Soldatesche" e della loro scarsa disciplina anche in tempi di pace = del resto, pur lasciando da parte la Romanità e poi le devastazioni barbariche compresa la
tormentata dominazione di Bisanzio, lo scontro tra Greci e Longobardi, lo Scisma Tricapitolino, le compensazioni di Bisanzio concesse all'Arcidiocesi di Genova rispetto alla Metropolitana di Milano = le concessioni fatte alla Diocesi Ingauna rispetto a quella di Ventimiglia, il caso emblematico di "Caput Don",
risulta innegabile che la Contea di Ventimiglia -che verosimilmente fu una Signoria Bannale- fu permeata di molteplici contese fino alla realizzazione del Libero Comune che dovette però presto affrontare l'espansionismo di Genova che - nonostante l'orgogliosa resistenza dei ventimigliesi- ebbe il sopravvento con relativa conquista della città nel XIII secolo: l'inserimento nel Dominio di Genova nemmeno impedì che altri conflitti si reiterassero e senza espandere troppo il discorso basta soffermarsi su alcuni fattori drammatici = la lotta contro l'espansionismo Turco intrecciata a conflitti intestini ma anche a scontri tra potenze europee specie Spagna e Francia e quindi ancora la guerra, latente od espressa, con un altro espansionismo quello del Piemonte Sabaudo senza trascurare conflitti più estesi tra cui giova ricordare qui a titolo esemplificativo le reiterate guerre del XVIII secolo : per non parlare di quelle che si potrebbero definire lotte civili e che portarono ad una scissione nemmeno tanto pacifica tra Ventimiglia e le sue dipendenze rurali od Otto Luoghi). A prescindere da queste notazioni che potrebbero trattarsi per giorni e giorni il Semeria mette poi in evidenza un problema innegabile della Diocesi di Ventimiglia: quello di esser sospesa tra diversi potentati con interessi e leggi spesso divergenti con conseguenti difficoltà anche diplomatiche per i Vescovi
Solo in una cosa il Semeria latita un po', forse a causa del tempo illuminista che aveva finito per esasperare forse oltre la realtà indubbia dalla portata la "Leggenda Nera dell'Inquisizione Ecclesiastica.
L'autore (VALSECCHI) già nel I tomo aveva cercato di evidenziare come nel Dominio di Genova l'Inquisizione non avesse mai conosciuto eccessi il che può sembrare vero alla luce dei dati al momento in possesso ma che ebbe una sua storia alternativa nel Ponente Ligure che per quanto area di transizione sia per libri proibiti che per eretici, ebrei e marrani e moriscos [N. d. R. = senza nemmeno escludere forme di stregoneria con la persecuzione di streghe e maghi nel Ponente]
fu sempre sottoposto a controlli peculiari di cui un'anteprima può esser ben vista tuttora nell'opera e nei pensamenti di Girolamo Muzio detto "Il Maglio degli Eretici". In merito basta leggere questo stralcio di lettera di Girolamo Muzio detto "Il Maglio degli Eretici" scritta al Cardinal Alessandro Farnese il 3 marzo 1543 [si leggano in dettaglio le prime 3 righe di questa pagina ove leggesi da parte del Muzio Egli è passato l'anno, che il S.or Marchese mi mandò a Niccia à stare per servigio della Ces.a M.tà appresso il S.or Duca di Savoia; dove della revolution fatta dal predicator Cappuccino [B. Ochino] non si ha avuta altra notizia che di un confuso rumore] per intendere come la Diocesi di Ventimiglia si trovasse da sempre alla stregua delle già menzionate Diocesi tedesche entro un'area da controllare in maniera specifica per impedire che le idee ereticali e i libri proibiti potessero penetrare in area italica ed in particolare giova analizzare il complesso territoriale di Sospello (Sospel) che variamente costituisce la cartina tornasole di questo problema diocesano [nel Ponente Ligure il timore principale era la
penetrazione dalla Francia di Ugonotti (Calvinisti Francesi)
ed in questo ebbe un ruolo importante il
********feroce apostolato contro le infiltrazioni ereticali del Padre domenicano Antonio Richelmi di Pigna********
(ed in merito è fuor di dubbio che nonostante i posti di guardia ed i Rastrelli come ai Balzi Rossi il penetrare nell'area diocesana intemelia non fosse impossibile valendosi dei
percorsi dei contrabbandieri del sale e magari dell'area di transito nota come Passo dello Straforco)].

Ancora nel seicento dalla corrispondenza con i grandi Inquisitori di Genova ben si intende come aldilà di quanto ritenuto l'attività di Aprosio come Vicario dell'Inquisizione per la Diocesi di Ventimiglia fosse particolarmente impegnativa sia in merito ai "libri proibiti" sia in relazione al furtivo sopraggiungere di "eretici" = non molti anni eran del resto trascorsi da quando dopo lungo e sanguinoso assedio - garantito da gran dispendio di forze, macchine e mezzi d'avanguardia (vedi) i Francesi di Luigi XIII aveva preso La Rochelle cioè la potente Roccaforte degli Ugonotti e tra costoro, nel tempo, non furono pochi quelli che cercarono riparo in altri Paesi non esclusa l'Italia e nemmeno quel Dominio della Repubblica di Genova che, lo si legge nelle pagine appena dedicatele da Traiano Boccalini nella sua Pietra del Paragone Politico qui intieramente digitalizzata, era fin troppo soggetto, per lucro di interessi e commerci, alla cattolicissima Spagna, dall'autore aspramente satireggiata in tanti aspetti compresa la sua "folle" pretesa d'aspirare al governo del Mondo intiero (nel contesto del suo tacitismo comportante la piena rivalutazione del pensiero del Machiavelli Traiano Boccalini valicò antiche postazioni rinascimentali e mise in evidenza quegli intrecci e quelle macchinzioni di cui qui sotto si può anche prender una visione per cui interagivano la Religione con la Religion di Stato al punto di dire nella Pietra del Paragone Politico sviluppando nel dialogo tra Tomaso Moro ed Apollo il principio che le eresie saranno destinate a venir meno con le relative lotte e persecuzioni una volta che si saranno risolti tanti conflitti di potere: argomento che il Boccalini sviluppò soprattutto nei Commentari sopra Cornelio Tacito editi postumi nel 1669 = e l'analisi di alcune contingenze comprova varie postulazioni del Boccalini ).
Giunge però sempre necessario precisare che il citato rapporto tra Religione e Ragion di Stato non era ispirato a costante collaborazione e che spesso Chiesa ed Inquisizione urtavano con la crescente voglia di autonomia degli Stati (nella stessa persecuzione della stregoneria nemmeno esclusa la supposta stregoneria ereticale non sempre v'era accordo su chi dovesse giudicare): pur nel contesto di una progettazione convergente le ragioni di discrepanza specie formale potevano esser molteplici sia nell' istituzionale tendenza a sancire la subordinazione femminile al sistema egemonico patriarcale e maschilista quanto al più ramificato disegno di dequalificare ogni forma di diversità ai livelli estremi dell'emarginazione entro una serie di protocolli in cui non di necessità si identificavano gli interessi di Stato e Chiesa [ una qualche correlazione a siffatta considerazione può esser data dall'analisi attenta di questo esemplare di un volume di Francesco Pellizzari messo all'Indice e fortunatamente oltre che furtivamente da un anonimo sottratto al rogo come si legge = in merito ai contenuti è infatti da dire che il tema trattato sullo stato delle religiose o monache coinvolgeva non solo un argomento teologico ma anche sociale sì da interessare tanto Ragion di Stato che Chiesa; era un tema su cui il Pellizzari scrisse questo paragrafo e che soprattutto coinvolgeva anche la feroce custodia del sistema patriarcale e misogino delle "Monacazioni Forzate" reso celebre da A. Manzoni con la vicenda della "Monaca di Monza" ma di portata assai più vasta ed in cui di rimpetto a certi giudizi tuttora correnti era più formidabile l'aspirazione delle famiglie, specie per non dissipare fra più eredi i patrimoni o in più dotazioni per fanciulle da sposare che della Chiesa la quale, pur con la solita moderazione, cercò di porre un qualche argine agli eccessi di tal fenomeno - in secondo luogo a titolo esemplificativo anche per quanto concerne i Matrimoni si intrecciavano Ragioni di Stato e di Famiglia (con famiglie specie medio-alte votate a combinare Matrimoni di interesse) oltre che di Chiesa: e la posizione della Chiesa non era semplice -Manzoni sempre ce ne ha offerto uno squarcio nei "Promessi Sposi" con le riflessioni sui Matrimoni Clandestini e soprattutto a Sorpresa o comunque contro la volontà delle Famiglie cui ricorrevano gli innamorati più coraggiosi e che la Chiesa aveva finito per approvare: vedi qui lo scritto di G. B. Bernardino Possevino che affronta in un volume ad uso dei curati il tema della "Legittimità dei Matrimoni a Sorpresa"] .
Ritornando comunque al tema qui centrale delle Docesi di Frontiera occorre dire che per i "Vicari dell'Inquisizone" oltre ai mai semplici rapporti con le istituzioni statali (scorri le varie lettere all'Aprosio dell'Inquisitore di Genova) sussisteva di fatto l'esigenza di varie forme di vigilanza curiosamente convergenti ma nel contempo operanti su livelli diversi di contenuti che rimandavano non solo ad eretici e libri proibiti ma ad un ben più vasto settore come (ma è solo una esemplificazione tra tante possibili) nel caso dei soldati stregoni della disciplina delle truppe e dei loro mai facili rapporti con la popolazione civile, cosa contestualmente ma non pariteticamente affrontata da Stato e Chiesa.
Inoltre nello specifico contesto delle "Pubblicazioni Proibite" giammai bisogna dimenticare che sanzioni, imprimatur, patenti di lettura in caso di pubblicazioni illecite, introdotte dagli "eretici" o comunque per l'interesse di lettori italiani, non costituivano un lavoro semplice da espletare come spesso si crede ma la loro disanima era elaborata su una linea sottile nel cui ambito, pur prescindendo dalle eventuali prese di posizioni per ragioni economiche dei tipografi, nella stessa Chiesa (ma senza escludere la copartecipazione degli Stati) si scontravano talora le
diverse postazioni di potenti Congregazioni (Sant'Uffizio e Congregazione dell'Indice) e di autorità ecclesistiche (Inquisitore, Maestro del Sacro Palazzo, Vescovi ecc.)
[senza dimenticare il carisma di alcuni porporati come per esempio il Cardinale Bellarmino nell'urto anche intellettuale e pubblicistico a pro della Chiesa notoriamente avverso alla Ragion di Stato di Venezia e quindi al suo patrocinatore Paolo Sarpi o di Congregazioni non specificatamente preposte al tema dei "Libri Proibiti" ma dal notevole peso nel contesto della Curia Romana quale la Sacra Congregazione dei Vescovi e Regolari]
non tanto in merito ai
libri proibiti, leciti o da correggere ed espurgare come espresso in vari punti degli Indici dei Libri probiti o Indices Librorum Prohibitorum
o più specificatamente in relazione ai
Libri universalmente proibiti quali ereticali o magici
quanto, anche se oggi può sembrare relativamente strano, in rapporto a quei libri che avuta da un'autorità o da una Congregazione l'imprimatur od autorizzazione alla stampa vedevano insorgere le controparti come nel caso certo non unico del
"Porterus" o Syntagma Variarum Ecclesiae Definitionum autorizzato nel 1681 da Raimondo Capizucchi "Maestro del Sacro Palazzo" ma poi impugnato dal Sant'Uffizio e dannato con Decreto del 1682 sì da esser sempre ascritto ai vari Indici dei Libri Proibiti :
cliccando sul titolo dell'opera, vedi qui la digitalizzazione integrale in edizione critica del volume di Francis Porter o "Portero" utilissimo per le molteplici indicazioni sui provvedimenti della Camera Apostolica, dei Papi, delle Congregazioni dell'Indice e del Sant'Uffizio, ma anche dei vari Maestri del Sacro Palazzo in merito a questioni ecclesiali, connesse ma non solo, ad eresiarchi e proposizioni proibite =
SYNTAGMA VARIARUM ECCLESIAE DEFINITIONUM
In siffatto contesto ogni documento in merito è quindi utile per comprendere un "lavoro" che, ben oltre l'iridescenza romanzesca oggi di maniera, comportava rischi ed inimicizie anche di rilievo: e per orientarsi in siffatto ginepraio a mio avviso tra tutti i segnali documentari che giungono dal passato un rilievo enorme hanno nel dettaglio le qui proposte le lettere al frate intemelio con le direttive sul tema che furono redatte e inviate al Convento agostiniano di Ventimiglia dove risiedeva Aprosio dal Grande Inquisitore di Genova Michele Pio Passi Dal Bosco
Che come sopra detto ma comunque con costanza attraverso i secoli la Diocesi di Ventimiglia costituisse un punto strategico per queste tematiche e che lo avrebbe conservato ancora nel XVIII secolo fin ai tempi della "Rivoluzione Francese" lo si evince da una semplice considerazione geopolitica: da sempre tutte le Diocesi confinarie comportavano problemi maggiori specie se in prossimità di Paesi stranieri con Diocesi diversamente esposte ai fermenti che in questi Poesi potevano esservi: il caso più eclatante -data la realtà della Riforma Luterana- nel corso della storia - in merito alla penetrazione delle idee ereticali sotto forma di libelli- fu certamente quello delle Diocesi tedesche ma anche la Diocesi di Ventimiglia era sita in un luogo complesso tra Italia e Francia per cui frotte di dissidenti religiosi erano passati e passavano ma ove anche si erano risentiti i formidabili influssi -senza citare la Cattività Avignonese del Papato- di Grande e Piccolo Scisma senza dimenticare le tradizioni paganeggianti che nella vasta regione del sud-est della Francia si erano ritenute collegate alla storia della stregoneria, dell'astrologia giudiziaria e della magia nera o diabolica (destinate secondo alcuni a penetrare in Liguria) procedendo da casi anche eclatanti come quello del mago nero di Grasse il prete "Gaufrido" poi arso vivo sul rogo per giungere alla tragica vicenta di Peirinetta Raibaudo "strega" di Castelar il Vecchio alle spalle di Mentone che si sarebbe recata sin nelle valli del Nervia nella Diocesi intemelia a praticare con altre malefiche dei sabba [il discorso sulle Diocesi di Frontiera esposte a rischi particolari e a perniziose influenze di libri proibiti (vedi p. 232, par I, Tomo III) ancora nel XVIII sec. fu sottolineata dal teologo e polemista Antonino Valsecchi entro questo suo libro che voleva costituire un antemurale contro l'empietà e l'irreligiosità dei Libertini e/o "Spiriti Forti" = Comunque dopo la Restaurazione Viennese e la Fine dell'Epoca Napoleonica, nel XIX secolo, nell'Italia Preunitaria -in un contesto di acuita convergenza delle aspirazioni dell'Alto Clero e della Nobiltà, come si legge ne La protesta del Popolo delle Due Sicilie di Luigi Settembrini pressoché quasi ovunque la censura sia dei libri che delle opere teatrali venne inasprita e perlopiù la supervisione era affidata a religiosi chiusi ad ogni innovazione e ostili, dalla sua elezione, a Papa Pio IX apertamente definito "Papa Giacobino"mutatis mutandis il rapporto tra la stampa e il mondo della Chiesa divenne specifico e unitalerale con l'Unificazione d'Italia e il diffondersi senza più l'appoggio degli Stati della pubblicistica anticlericale = un caso interessante può esser quello - che riassumeva in sostanza la difficile postazione della Chiesa a fronte nel Nuovo Regno dell'Italia Unita perdurata sin alla Riconciliazione Mussoliniana col Vaticano detta "dei Patti Lateranensi" - espresso dal Vescovo di Ventimiglia Mons. Ambrogio Daffra di cui si può vedere qui digitalizzata la Lettera Pastorale del 1903 Guardatevi dai Lupi ed in particolare le osservazioni contro la Propaganda e Pubblicistica anticattolica compresi in dettaglio i supposti "Abusi della Stampa"].
Fuori di queste ultime integrazioni e ritornando al tema basilare delle Diocesi di Frontiera e nello specifico della Diocesi di Ventimiglia dagli ultimi decenni del '700 le nuove idee illuministiche e "libertine" provenienti dalla Francia altro non erano che la reiterazioni di esperienze alternative, eterodosse e/o rivoluzionarie ma in questo caso -fatto di estrema rilevanza- maturate in forma di sempre più trionfanti principi egualitari e libertatari connessi all'idea di un Nuovo e Moderno Regime capace di abbattere l'Antico, anche in forza di soluzioni estreme e rivoluzionarie e poi di mutamenti epocali.
Proprio attraverso il confine ligure-sabaudo-francese sulla scia di tanti fuggiaschi dei vecchi ceti egemoni transalpini giungevano in Italia e primieramente nel Ponente Ligure alias a Ventimiglia e nella sua Diocesi; a sostegno della giustificazione della fuga di costoro in un'Italia che si sperava sarebbe rimasta immune dalle trasformazioni in essere esisteva in effetti una già pregressa pubblicistica atta a tutelare l'Antico Regime e i previlegi dei ceti egemonici, compreso quello ecclesiastico [ed un caposaldo di questa letteratura propria della conservazione fu senza dubbio l'opera del sopra citato Padre Antonino Valsecchi=leggine qui la biografia intitolata
**************DEI FONDAMENTI DELLA RELIGIONE E DEI FONTI DELL'EMPIETA'...,**************
[di cui qui si possono leggere integralmente digitalizzati i tre tomi che la compongono,
da testo antiquario corredato per più agile consultazione di indici moderni]
.
Si tratta di un lavoro tanto vasto quanto significativo sul tema a difesa della Religione Rivelata e contro tutte le postazioni avverse,
dai Pirronisti ai Riformatori, ai Libertini e ai così detti "Spiriti Forti"
e quindi agli Illuministi, anche prerivoluzionari
(consulta qui con attenzione l'Indice tematico)
,
non facilmente reperibile nelle biblioteche pure dotate di fondi antichi, e perlatro variamente sostenuto da un corredo di opere meno corpose ma non prive di efficacia.
Tra le opere di supporto all'apologia della Chiesa Romana del Valsecchi ebbe un ruolo notevole il Discorso sopra l'Irreligione in cui si esaminano i principj, e le funeste conseguenze di essa opposti ai principj, ed i felici effetti del Cristianesimo pel Signor Barone di Haller.... (Gottinga 26 dicembre 1750) = ma questi provvedimenti (entro cui specie nel III Tomo come qui si vede un ruolo non da poco era affidato anche a vigilare contro la diffusione clandestina da aree ereticali e/o straniere dei Libri Perniziosi in definitiva i Libri Proibiti) erano un ben fragile schermo scardinato da una ben più potente pubblicistica rivoluzionaria la quale rendeva fattibile dopo secoli di paura la diffusione e la lettura di pubblicazioni già proibite che, nel flusso dei fuoriusciti tra cui non pochi agenti rivoluzionari, giungevano sempre più profusamente portando -ma solo per fare degli esempi- opere già ritenute dannate per sanzione dell'"Indice dei Libri Proibiti" come qui lo Zodiacus Vitae di Palingenio Stellato (di cui si può qui vedere l'edizione del 1722 con falsa piazza straniera)
e la ben più recente "Traduzione o Parafrasi del De rerum Natura di Lucrezio" tra tante angosce curata da Alessandro Marchetti e a suo modo variamente rivoluzionaria [nelle lettere del Marchetti all'Aprosio si leggono varie considerazioni marchettiane sulla Traduzione del De Rerum Natura di Lucrezio compresa dopo la concessione dell'Imprimatur dall'Inquisitore di Firenze e gli accordi stipulati con lo stampatore l'imprevista e quasi incredibile opposizione alla stampa del Cardinale Leopoldo -che pure a suo tempo incoraggiò il Marchetti- con la richiesta di due copie manoscritte, una per se stesso ed una per il Gran Duca Mediceo: l'ultima fra queste copie (vedi) sarebbe stata poi depositata a perpetua memoria nella Biblioteca Medicea governata da Antonio Magliabechi = questo cambiamento lascia perplessi se non si calcola almeno due o tre fattori plausibili: l'influenza del Magliabechi e la sua antipatia per Francesco Redi e conseguentemente per suoi sodali come il Marchetti (comunque che le discussioni sull'opera fossero variegate lo si evince anche dall'ultima lettera nota di Marchetti all'Aprosio ove pur ringraziandolo lo rimprovera con garbo d'aver definito il suo lavoro "Parafrasi" e non come sua intenzione "Traduzione" argomento su cui all'epoca date certe postulazioni del Marino, seguito naturalmente da Aprosio intercorrevano non poche controversie come qui si vede) senza nemmeno escludere che il Cardinale Leopoldo sia stato vieppiù convinto a dare il suo imprevisto veto in considerazione delle spesso "feroci" controversie per le competenze e le priorità fra Congregazioni ed Autorità in merito ai "Libri Proibiti" tra cui si diffondeva vieppiù sentore fosse destinato all'ascrizione il lavoro marchettiano, cosa che di fatto avvenne -forse anche per un suo accostamento all'evolversi degli "Spiriti Forti" e dei "Libertini" spesso legati pure ad una matrice panteistica- con un Decreto del 16 novembre 1718 di maniera che l'opera fu inserita nella I Classe dei Libri Proibiti come ad esempio si legge qui nell' Indice dei Libri Proibiti di Gregorio XVI: del resto anche in questo caso la vigilanza delle Diocesi di Frontiera era quasi basilare anche per alcune "opere proibite" che, pubblicate spesso all'estero oltre che in Italia ma con l'indicazione di false piazze estere, tendevano poi a rientrare nella Penisola valicando la sorveglianza e la censura.
Invero la prima stampa straniera della "Traduzione del Marchetti" palesò come altre successive vari difetti di maniera che nel 1768 si tentò, in un'opera dall'editore e curatore anonimi come la piazza (Venezia a giudizo di alcuni) una riparazione a certe incongruenze tramite un'edizione critica.
Si tratta della pubblicazione (Di Tito Lucrezio Caro Della natura delle cose libri 6 tradotti in verso toscano da Alessandro Marchetti ora per la prima volta dati alla luce, collazionati sul manoscritto autografo esistente nella pubblica Libreria di Firenze con varia lezione. Alla sacra imperiale maestà di Caterina Alexiowna 2. imperatrice di tutte le Russie &c &c [1768, senza indicazione di curatore, editore, piazza. Descrizione fisica 8o , (2), XXXVII, (1), 455, (1) p.: = 1 ritr. del traduttore ; nel tit. i numeri 6 e 2 sono espressi in cifre romane · Errori nella numerazione: p. 239, 240 ripetute; p. 335-336 omesse; p. 417-431 num. 433-448] di cui si è pensato di proporre qui per comodità degli studiosi la
************** Digitalizzazione integrale con indici moderni**************
[ potendo anche consutare l'incipit del Manoscritto o Codice del Fondo Magliabechiano leggendo altresì nella "Prefazione" dell'edizione critica del 1768, tesa anche a giustificare il Marchetti dalle accuse di panteismo, epicureismo, pirronismo ecc. le vicissitudini delle Prime Stampe e soprattutto il motivo degli errori accumulativisi per mancanza di consultazione dell'originale autografo manoscritto (vedi da metà di pag. XIII dal par. "L'unico danno che n'è avvenuto alla Repubblica delle Lettere....)].
Alla stregua di questa molte opere -come già si è segnalato- erano mediamente editate senza referenze di stampa e soprattutto all'estero o con falsi nomi stranieri [ la "Censura" e la "Censura Ecclesiastica" ben poco oramai potevano = la Santa Inquisizione o Sant'Ufficio andava sfaldandosi inevitabilmente (ed anche qui la pubblicistica non mancava di un peso basilare calcando sui toni di una storia già controversa e drammatica ma enfatizzandone quanto più possibile la Leggenda Nera" con il ricorso ad una antistorica identificazione dell'"Inquisizione", in se comunque non priva di gravi responsabilità, con la terribile Inquisizione Spagnola = nemmeno mancando di sublimare nell'orrorifico oltre i dati stessi personaggi come Torquemada e, seppur tra molte diverse postazioni, anche romanzesche, colui che era detto "Il Maestro d'Epila" ovvero Pietro Arbues e che, contro le accuse dei liberi pensatori, in tempi futuri e drammatici per la Chiesa di Roma Pio IX in antitesi sarebbe giunto al segno di canonizzare)].

[II - NOTA REDAZIONALE = Pur riconoscendo che da studi posteriori si siano avute molte nuove considerazioni sulla Diocesi di Ventimiglia pare strano che -a fronte delle documentazioni superiori per tutte le altre Diocesi- il Semeria abbia maturato così poche riflessioni sull'enorme patrimonio documentario della Diocesi intemelia per la storia del Cristianesimo e con caratteristiche assolutamente peculiari come qui si vede naturalmente senza mai escludere la lotta contro i Saraceni, il recupero e la riconsacrazione dei grandi percorsi dei Pellegrinaggi della Fede, soprattutto la valenza della diramazione della Via Francigena che dal Cenisio conduceva al mar ligure ed all'areale intemelio con i suoi molteplici ospizi per viandanti e cavalieri in partenza per le mete storiche dei Luoghi Santi della Cristianità.
Anche le sue osservazioni sugli edifici cultuali paiono decisamente superficiali e scoordinate (per es. a fronte delle scarne notize sulla rovinosa cattedrale e sull'assenza di storici della religione) il Semeria fa notare l'abbondanza di fonti sulla storia laica della città di rimpetto alle fonti ed ai superficiali studi di storia religiosa e di monumentalistica tranne forse in merito alle considerazioni (pur se talora fantasiose o campanilistiche) su S. Secondo e sul suo martirio, sul Cenobio di S. Ampelio e sulla Chiesa Intemelia di S. Michele, possesso benedettino, oltre che sulle vicissitudini della sua dipendenza rurale di Seborga che l'autore esplicitamente definisce "Principato" già in grado di battere in propria zecca moneta prima dell'opposizione francese = occorre però dire che a lato di siffatte sue esternazioni il Semeria non indulge ad investigare sul campo onde colmare un'indubbia lacuna, ad esempio anche in merito al Convento Agostiniano di Ventimiglia, che pure rivestì grande importanza per Ventimiglia, parla solo per citare la Biblioteca Aprosiana ma senza nulla dire di speciale in rapporto all'importanza della stessa e senza, come purtroppo accade da sempre, approfondire nulla del successore d'Aprosio quel Domenico Antonio Gandolfo che pure fu (ma ancora è specie nel contesto cultutrale agostiniano) una celebrità indiscussa: oltre a ciò nessun riferimento fa poi - indizio di uno studio forse frettoloso- a proposito del borgo di Airole nella valle del Roia in un areale indubbiamente strategico (ove in forza di una duecentesca donazione dei nobili intemeli Curlo alla Certosa di Pesio vi si realizzò un Priorato certosino indubbiamente chiave d'accesso al mare per la religiosità ma anche per l'espansione sabauda che fu poi smantellato e acquistato da Ventimiglia nel XV secolo) e tantomeno in rapporto a Dolceacqua in val Nervia indulge a dissertare sull' importanza del Priorato Benedettino (poi Convento degli Agostiniani) ivi eretto la cui storia si intrecciò con quella della celebre Casa Madre, l' Alma Mater di Novalesa e quindi con la diffusione dei benedettini nel Ponente ligustico (le lacune indubbie del Semeria in materia di edifici religiosi paiono connesse all'assenza dell'uso per questa diocesi, a differenza delle altre, dell'Ughelli autore dell'Italia Sacra la monumentale opera cui l'autore ottocentesco non lesina critiche ma che altrove usa a profusione: si ritorna qui, quasi necessariamente, all'Aprosio che palesemente in un suo scritto sul tema pur senza farne il nome (del resto noto) criticò il documentatore dell'Ughelli per la diocesi intemelia -questi data la mole del lavoro infatti si avvaleva di referenti locali- che nella fattispecie fu lo storico locale Giovanni Girolamo Lanteri il quale mai primeggiò per la profusione delle notizie che forniva e dei lavori che componeva]
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32 - APPENDICE DEI MONUMENTI PRINCIPALI DI QUEST'OPERA E DI ALCUNE MEMORIE POSTERIORI
INTEGRAZIONI AL TOMO I
I - Al secolo IX del Tomo I nella serie dei vescovi di Genova aggiungasi =Nazareo vescovo circa l'anno 830 - Massito vescovo circa l'anno 840
II - Al secolo IX del Tomo I nella serie dei vescovi di Genova aggiungasi = Federico vescovo nel 1050 - Decime del grano al vescovo Ottone all'anno 114, agosto
III - Donazione della terra di san Genesio e decima del sale fatto ai canonici di san Lorenzo fatta dal vescovo Airaldo, l'anno 1116
IV -Donazione di decime ai canonici di san Lorenzo fatta dal vescovo indi arcivescovo Siro in novembre del 1132
V -Instituzione della chiesa metropolitana di Genova
VI-Lettera di San Bernardo ai Genovesi
VII -Lettera di papa Alessandro III ai Genovesi nel 1159
VIII - Decima del mare al vescovo di Genova
IX - Locazione del nuovo palazzo arcivescovile in gennaio del 1145
X - Decreto contro i fraudatori di decime al vescovo nel 1175
XI - Instituzione della parrocchia collegiata di santa Maria delle Vigne approvata da papa Innocenzo III nel 1214
XII - Deputatio visitatoris apostolici in quibusdam locis diocesorum Aleriensis, Marianensis, et Acciensis atque Nebiensis in insula Corsicae (data die 18 septemb. 1759)
XIII - Alloquutio habita in Concistorio diei 7 maii 1760, qua Pontifex exponit gesta per rempublicam Genuensem contra Praesulem Crescentium apostolicum Visitatore missum in insula Corsicae, et cardinalium in hac tanta re consilium exquirit ab unoquoque scriptis tradendo
XIV - Abrogatur edictum in Civitate Genuensi nomine Duci et Gubernatorem illius Reipublicae promulgatum contra R. P. Caesarem Crescentium De-Angelis episcopum Signinum Visitatorem apostolicum in quibusdam Corsicae doecesibus a Sanctitate sua deputatum
XV - "Integrazione dell'autore con due note a due scritti su Chiavari"
XVI - Memorie del cardinale Agostino Rivarola
XVII - San Beda ed il beato Martino eremita, venerati nel monastero di san Benigno nel Capo-di-Faro
INTEGRAZIONI AL TOMO II
XVIII - DIOCESI DI LUNI-SARZANA (precisazione dell'autore)
XIX - DIOCESI DI BRUGNATO (precisazione dell'autore)
XX - DIOCESI DI BRUGNATO (Idem)
XXI - DIOCESI DI SAVONA (Fondazione della Canonica di Ferrania)
XXII - DIOCESI DI SAVONA (Carta fundationis monaterii de Tilieto auctore Anselmo marchione, MCXXXI)
XXIII - DIOCESI DI SAVONA (Privilegium Innocentii papae monasterio de Tilieto, MCXXXII)
XXIV - DIOCESI DI NOLI (Bolla di papa Innocenzo IV del 1245, che conferma l'instituzione del vescovado di Noli, fatta da papa Gregorio IX)
XXV - DIOCESI DI ALBENGA (integrazione dell'autore in merito ad una lacuna del Mabillon su "san Benededetto Revello")
XXVI - DIOCESI DI ALBENGA (Catalogo de' Vescovi di Albenga quale ritrovasi alla fine del sinodo di Monsignor Landinelli, nel 1618)
XXVII - DIOCESI DI ALBENGA (Elogio del servo di Dio Antonino, monaco converso cisterciense, nativo di Castellaro, ricavato dal Menologio Benedittino)
XXVIII - DIOCESI DI ALBENGA (Notizie di monsignor Agostino Rivarola vescovo di Albenga)


















La Regione ecclesiastica Liguria è una delle sedici regioni ecclesiastiche in cui è suddiviso il territorio della Chiesa cattolica in Italia. Il suo territorio comprende la maggior parte della regione amministrativa Liguria (che è in parte compresa nelle regioni ecclesiastiche Piemonte ed Emilia-Romagna) e parti delle province di Alessandria, Pavia e Cuneo. Questa regione ecclesiastica - rispetto all'ottecentesca selezione del Semeria- in forza di ulteriori trasformazioni corrisponde alla provincia ecclesiastica dell'Arcidiocesi di Genova ed è ora così distinta
Arcidiocesi di Genova - Diocesi di Albenga-Imperia - Diocesi di Chiavari - Diocesi della Spezia-Sarzana-Brugnato - Diocesi di Savona-Noli - Diocesi di Tortona - Diocesi di Ventimiglia-San Remo
.
Padre G. B. Semeria [Semeria, Giambattista (1779 ? - 1843) - Prete della "Congregazione dell'Oratorio a Torino" autore di molteplici opere di storia religiosa compreso il grande lavoro sulla "Chiesa Metropolitana di Torino"] nel lavoro sopra proposto analizzò le diocesi liguri secondo la realtà territoriale dell'antico Dominio della Repubblica di Genova = all'opposto il filosabaudo Giuseppe Cappelletti (Venezia, dicembre 1802 – Venezia, 2 febbraio 1876), presbitero e storico italiano , ne strutturò la realtà ascrivendovi anche la Diocesi di Nizza, città effettivamente rientrante culturalmente nel territorio ligure ed anche in senso giurisdizionale nella "Grande Liguria delle Otto Province", per il periodo che corre, con grande scapito dell'antica Repubblica soppressa dalla Restaurazione di Vienna contro l'Europa realizzata da Napoleone e giunge sostanzialmente alle deliberazioni della II Guerra di Indipendenza (presupposto dell'Unità d'Italia) che comportò dolorosi compensi territoriali, in cambio dell'aiuto francese ai Savoia contro gli austriaci, il passaggio alla Francia di Napoleone III [vedi da testo antiquario qui digitalizzato che raccoglie tutti i suoi interventi specificatamente in merito all'anno 1859 le riflessioni sui compensi territoriali alla Francia oltre che della Savoia anche di Nizza (leggi qui il "Proclama ai Francesi" quindi il "Proclama agli Italiani" per giungere dopo la Pace di Villafranca a questa "Lettera di Napoleone III a Vittorio Emanuele" ed in merito all' anno 1860 -tra tanti documenti importanti- a questa "Risposta all'indirizzo de' Savojardi pel fatto dell'annessione" (ove si parla anche di quella di Nizza)]
Tutte queste considerazioni non possono comunque prescindere dagli studi quasi coevi di un illustre ventimigliese vale a dire Girolamo Rossi, storico ma anche archeologo scopritore dell'antica Ventimiglia Romana = a prescindere dalla moderne postulazioni pur suffragate da dati archeologici e cartacei sulle origini della Diocesi Intemelia e sulla locazione di una possibile cattedrale paleocristiana già il Girolamo Rossi della I edizione della Storia della Città di Ventimiglia più conciso di quello della vasta edizione finale -edizione ampliata del 1886, tip. Ghilini, Imperia- ma comunque corredato da un'Appendice documentaria molto ben organizzata si discosta dalle postulazioni di questi autori cercando, fra dubbi che esprime ma anche con alcune certezze in merito ad un lavoro additato come carente di fonti (si tratta dell'opera di : Bima, Palemone Luigi, Serie cronologica dei romani pontefici e degli arcivescovi e vescovi di tutti gli stati di terraferma di S.S.R.M. e di alcune del Regno di Sardegna, 2. ed. corretta ed accresciuta di varie sedi mancanti nella prima estratta da accurati autori ed autentici documenti dall'erezione di ciascuna sino all'anno corrente, Torino : coi tipi dei fratelli Favale, 1842) di proporre i nomi dei vescovi antichissimi integrando anche alcune lacune dell'Ughelli e del Semeria su vescovi posteriori al 1000 pur se al pari del Semeria indicò come primo certo e noto vescovo ventimigliese Giovanni che partecipò al concilio di Roma del 680: pur con qualche riflessione del Rossi nell'ultima edizione della sua opera (tra le tante spicciole notizie molto interessanti giungono in merito alla graduale affermazione dei Canonici della Cattedrale e quindi la documentazione proposta in merito al contenzioso insorto tra i Canonici della Cattedrale e i Monaci Benedettini titolari del Priorato Lerinese o Cenobio di San Michele in Ventimiglia = senza dimenticare che nella mentovata Appendice oltre a tanti altri documenti compare un'ordinata e facilmente leggibile sequenza dei vescovi ventimigliesi secondo l'interpretazione del Rossi compresa ai tempi del Grande Scisma della Chiesa la distinzione tra i vescovi di Ventimiglia e i vescovi scismatici residenti a Sospello).

Fatta questa necessaria precisazione per la Diocesi Intemelia, ritornando al discorso generale sulle Diocesi Liguri vale ora la pena di dire che per una linea di continuità e diciamo anche di ligusticità, peraltro uniformandoci ad una soluzione geopolitica, iniziata fin dall' Impero di Roma qui si è scelta la soluzione diciamo "ligure e genovese" del Semeria: senza però di far a meno utilizzando il lavoro del Bertolotti sulla "Grande Liguria"
menzionare
NIZZA
SIA DAL LATO GEOSTORICO CHE ECCLESIASTICO

data la stretta relazione che il suo areale ebbe con la Liguria storica, romana e poi con la Liguria unificata dalla Repubblica di Genova
e del pari, fatte salve alcune minime ulteriori modifiche, con l'attuale Regione di Liguria nel contesto della Repubblica Italiana.
[in assoluto e senza dar torto ad alcuno si nota comunque come il Cappelletti segua una visione più ampia in cui la politica e le giurisdizioni statali influenzano le sue scelte mentre il Semeria si riferisce -con un'indagine certo più approfondita- alle Diocesi propriamente innestate nel territorio ligure soggetto a Genova = nella settecentesca Bibliotheca Canonica... elencando la serie di tutti gli arcivescovadi ed Episcopati del Mondo quello straordinario studioso che fu Padre Lucio Ferraris (vedine qui l'immagine) assegnò la Diocesi di Tortona all'Arcivescovado di Milano, la Diocesi di Nizza all' "Arcivescovado di Ambrun" in Francia e finalmente la Diocesi di Bobbio all'Arcivescovado di Genova pur dichiarando l'Abbazia di Bobbio (vedi) -celebre da tempo immemore nel contesto del monachesimo di ascendenza irlandese influenzante anche l'Italia- sita nel territorio del Ducato di Milano).


















VALSECCHI, Antonio, di Massimo Mancini in "Dizionario Biografico degli Italiani" - Volume 98 (2020).
"(in religione Antonino). – Nacque a Verona il 25 dicembre 1708 dal veronese Giordano e dalla vicentina Elisabetta Orgiana. A diciassette anni entrò nell’Ordine dei predicatori, assumendo il nome di fra Antonino e scegliendo la Congregazione del beato Giacomo Salomoni, istituzione domenicana che da oltre sessant’anni nel territorio della Repubblica di Venezia realizzava la piena osservanza regolare, secondo le Costituzioni domenicane. Il 28 settembre 1726 nel convento dei Ss. Martino e Rosa di Conegliano, dove visse il noviziato, emise la propria professione religiosa nell’Ordine fondato da s. Domenico. Gli anni seguenti videro il giovane Valsecchi intraprendere con profitto gli studi di filosofia e teologia, presso l’importante convento del SS. Rosario alle Zattere in Venezia. Sotto la guida di prestigiosi docenti domenicani quali Fulgenzio Cuniliat e Bernardo Maria de Rubeis, acquisì in breve tempo una sicura competenza che gli consentì di iniziare a quasi venticinque anni la carriera di professore. Oltre al lavoro di precettore di giovani nobili veneziani, nel 1733 intraprese la carriera accademica nello Studio domenicano insegnando filosofia, cercando di aggiornare il metodo scolastico «colla scorta delle Matematiche, dell’osservazioni e dell’esperienza» (Pellegrini, 1792, p. 10), e gli fu conferito il titolo di lettore. Gli anni Quaranta del Settecento lo videro però soprattutto impegnato nella predicazione dai pulpiti più ambiti di molte città italiane, «riputato dovunque uno de’ più illustri Sacri Oratori» del suo tempo, unendo «ad una splendida e maestosa eloquenza la conveniente gravità di dottrina», secondo la testimonianza di Domenico Maria Pellegrini (1792, pp. 10 s.). Risalgono a questo periodo le prime opere date alle stampe da Valsecchi: nel 1740 egli intervenne in difesa del confratello Daniele Concina con le Riflessioni sopra la lettera responsiva ad un amico intorno alla Quaresima appellante. Poi, deceduto l’amico Apostolo Zeno nel 1750, pubblicò la sua Orazione in morte di Apostolo Zeno, che aveva già riscosso positiva accoglienza subito dopo la morte del letterato veneziano. Solo dopo la morte di Valsecchi furono stampate le sue Prediche quaresimali e i Panegirici e discorsi. Mentre per la terza volta a Padova egli stava predicando con successo la Quaresima, nel 1756 avvenne un fatto che indirettamente dette una svolta alla sua vita: morì il domenicano Giacomo Mora, «pubblico primario professore di Teologia» (Pellegrini, 1792, p. 13) e proprio Valsecchi fu designato a succedergli sulla cattedra che da tre secoli era sempre occupata da un frate domenicano. Soprattutto fu Alvise Mocenigo, poi doge di Venezia, ma allora influente riformatore allo Studio di Padova, a vincere la resistenza del frate veronese, inizialmente contrario ad accettare: con il voto del Senato veneto e il decreto del doge Francesco Loredan del 22 settembre 1757, Valsecchi assunse il prestigioso incarico. Dal 1758, per trentatré anni e quindi fino alla morte, egli si dedicò all’insegnamento della teologia nell’ateneo patavino. La sua Oratio ad theologiam (1758), prolusione con cui dette inizio ai suoi corsi esponendo contenuti e metodo della teologia, già pubblicata nello stesso anno, fu ristampata postuma molti anni dopo, insieme alle Praelectiones theologicae (1805) che contengono le lezioni seguite dagli studenti nel loro quadriennio di studio. Come ricorda Angelo Mariano Cisco (1862), il docente veronese è «fra’ più zelanti nel sostituire ai metodi della scolastica i nuovi metodi del suo tempo», in cui si vuole «esaltare il metodo, che si fondava sulle osservazioni e sull’analisi dei fatti»; ma allo stesso tempo egli si mantiene costantemente fedele alla dottrina del confratello s. Tommaso d’Aquino. Il lungo periodo della docenza a Padova fu contrassegnato dalla redazione delle opere più note di Valsecchi, secondo un programma unitario e progressivo che si sviluppò nell’arco di oltre vent’anni. Nel 1765 apparve Dei fondamenti della religione e dei fonti dell’empietà; La religion vincitrice fu pubblicata nel 1776 e il trittico completato nel 1787 con La verità della Chiesa cattolica romana dimostrata e difesa. L’insieme di questi testi realizzò una trattazione apologetica di indubbio successo editoriale, tanto che le ristampe di queste opere valsecchiane si succedettero perfino in pieno Ottocento, anche con traduzioni dall’originale italiano in francese, spagnolo, inglese e polacco, nonché in latino. In pieno clima illuministico, Valsecchi si propose di rispondere così agli argomenti dei philosophes che diffondevano ovunque le proprie idee, ma che egli considerava già sconfitti. I contemporanei Voltaire, Jean-Jacques Rousseau, Paul Henri Dietrich d’Holbach e D’Alembert, per lui portatori di disordine e confusione, gli apparivano inferiori agli autori che già nel Seicento si erano opposti agli insegnamenti della Chiesa: «il moderno filosofismo colla sua lunga rabbiosa guerra contro la religione cristiana non ha acquistato un palmo sol di terreno, né ha recato alla religione in se stessa il minimo nocumento», scrive Valsecchi nella sua Religion vincitrice (I, p. 36), dove attacca l’Esame degli apologisti di Nicolas Fréret. Partendo dalla sua prima opera dedicata alla religione naturale, il domenicano, ottimo conoscitore dei Padri della Chiesa e degli scrittori antichi, conclude il suo percorso affermando la verità della Chiesa cattolica. Nell’ultima parte della sua vita, tentò di redigere un complesso di vite parallele sullo stile di Plutarco, che avrebbe dovuto comprendere Rousseau e Voltaire, Thomas Hobbes e Benedetto Spinoza; ma la morte gli impedì di portarlo a termine e solo nel 1816 il confratello Valerio Nordio poté dare alle stampe quanto già preparato. A seguito di un peggioramento della salute, al termine di una vita vissuta nella pietà, nella devozione e nell’osservanza religiosa domenicana, il 15 marzo 1791 Valsecchi morì a Padova; dopo solenni onoranze, fu sepolto nel chiostro del convento domenicano di S. Agostino. Un elogio con notizie biografiche, pronunciato dopo la morte dal confratello Domenico Maria Pellegrini, prefetto della Biblioteca Zeniana al convento del Rosario di Venezia, fu pubblicato a distanza di pochi mesi".