cultura barocca
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Per le felicissime nozze del signor Giuseppe Gervasio colla damigella Giovanna Corderi di Vonzo, Mondovì : per Pierfrancesco & figli Rossi (Si può collocare l'opera tra il 1754 e il 1780, periodo di attività dell'editore) di cui a prescindere da questo esemplare da raccolta privata secondo il Servizio Bibliotecario Nazionale si trova una copia alla Biblioteca civica di Mondovì - Mondovì (CN)= questo non ne fa un'opera rara o preziosa anche perché altre potrebbero emergere, specie da raccolte private. Del resto si tratta un epitalamio una di quello composizioni per nozze che dal '700 al '880 costituirono ano un dono quasi obbligato da una cerchia di amici per sposi di condizione sociale medio-elevata: pur se alcuni epitalami recano firme prestigiose come quella di Pietro Metastasio o il genovese Carlo Innocenzo Frugoni.Molti di siffatti omaggi letterari per novelli sposi non erano però gratificati da firme illustri e spesso le le tirature erano contenute, si che tante copie si son pure perse con il tempo, per via di traslochi o per spedizione al macero di copie ormai estranee agli interessi di eventuali tardi eredi o disinteressati ai contenuti od alla conservazione di siffatti cimeli = l'esemplare qui proposto, per esempio, non presenta gli scritti poetici d'autori rinomati spesso presentantisi anonimi o senza dati ricostruibili come, sempre in questa circostanza, il curatore della raccolta che anonimamente si definisce "il Raccoglitore" se non ancora le liriche son riprodotte in forma anonima come questo sonetto di NN oppure questi due sonetti anacreontici nei quali un anonimo che si indica con le sole iniziali si rivolge al padre della sposa Conte Antonio Cordero di Vonzo che di seguito si rivolge alla figlia ai quali succede un sonetto del fratello della sposa indirizzato alla sorella comparendo poi il nome di un certo teologo Cauda in capo ad altro sonetto quindi il sonetto incatenato di tal Padre M. Zacconi agostiniano, accademico Affidato cui succede l'ode "del Signor Causidico D. G. Mondino leggendosi poi un sonetto del Signor Giambattista Turinetto professore di umanità nel collegio superiore di Torino seguito da altro sonetto in dialetto piemontese) de "il Conte Vasco" indirizzato al "Raccoglitore" chiudendosi infine tal silloge poetica con una lirica del suo stampatore di cui è dato sapere il nome cioè Giovanni Andrea Rossi.
La lirica maggiormente curiosa di questa composizione accademica realizzata qual omaggio per nozze risulta tuttavia il Capitolo scritto sotto iniziali ma decifrabile in forza di una scritta a mano dettante Priore D. Ignazio Maria Butis professore emerito di filosofia al Teologo Giorgio Sicardi Canonico della Cattedrale di Mondovì = con arguzia dopo l'inizio l'autore allude alla esagerata se non esasperante moda recente di far stampare rime per molteplici disparate occasioni , procedendo da quelle assai serie e di cui qui si propone una sequenza di pubblicazioni dai contenuti contenuti maggiormente profondi sin, e purtroppo non di rado, a detta dell'autore a quelle dai contenuti di frequente inopportuni e realizzate da autori di basso profilo spesso indotti dal mero desiderio di apparire quali eruditi e sapienti al punto di suggerire una seppur, naturalmente, del tutto casuale correlazione con quanto anni dopo avrebbe scritto Loranzo Pignotti nella sua opera satirica Il Bastone Miracoloso in rapporto ai tanti vanitosi accademici, religiosi o comunque individui di elevata condizione sociale che con i loro scritti, spesso insulsi, vogliono sovrastare possibili rivali.
Queste ultime
non mancano infatti di produrre di frequente composizioni poetiche superficiali se non talora ridicoli composte talora per il carattere vanesio di tanti se non per il vezzo di qualche matrona onde ricordare la scomparsa del proprio gatto o cane se non peggio ancora composte da pessimi poeti vendutisi a qualche vanitoso non privo di mezzi = di maniera che ancora l'autore con una certa malizia scrive Sì che Ognun vuol un Sonetto, vuole un Canto, / Un Madrigale , o qualch'altra Poesia,/ E si manda per essi in ogni canto / De' Vati a stuzzicar la fantasia:/Preti, Frati, Scolar, Legali, Artisti;/ Tutto è sossopra, e sembra villania/ Dir di no , se sai fare quattro tristi/ Versucci in lingua Tosca, oppur Latina; Ed in Greco. e in Ebraico ancor ne ho visti perché nell'epoca sua s'è fitto in testa certa gente stolta/ Che un buon di nobiltà, quarto s'acquista,/ Se in stampa il nome suo vede una volta./ Quindi ne avvien che l'età nostra ha viste/ Tante raccolte piene di parole,/ Ma insiem di pensier sodi sprovviste. Curiosamente se non sorprendentemente son proprio gli Epitalami [di cui "Cultura Barocca propone qui una parziale serie delle sue digitalizzazioni] ovvero le Composizioni per nozze che turbano il poeta ma non per i matrimoni in se stessi, precisando lui, che "si mariti, chi ne ha voglia": la cosa che urta il suo spirito sono i convivi nuziali cui partecipano tutti o almeno QUASI TUTTI = "I parenti, gli Amici ed iL Mezzano/ Sta ben: e chi altri poi? una fiorita/ Turba di Paladin, che a salva mano/ Un buon pasticcio sa prender d'assalto/ E far in quarti un'anitra, un fagiano/ Che ogni uom a destra abbia sua Dama l'alto/ Statuto loro esige, e siamo a guai, / Se il numer porti che si faccia un salto".
Ed è quel QUASI TUTTI che urta l'autore che lamenta come fra tanti invitati ed inutili personaggi
manca sempre proprio il POETA a differenza di quanto accadeva nei tempi antichi
per non citare
i Druidi che nei banchetti erano sempre presenti quali Vati "i quali, a' nostri dì contan per zero"
precisando come a suo giudizio l'attuale scarsa considerazione per i Poeti avvenga in quanto
il mal si è ch'oggi è entrato un pizzicore/ di poetar a tanti sciocchi nel corpo a tanti sciocchi che Colla lanterna vanno, e tanto d'occhi,/ Cercando, se qualcun l'opra lor chiede;/ E in poche ore tel servon con i fiocchi sì che poi per la lor fretta scrivono di cose banalissime come eguagliare un sorcio a Ganimede, scrivere le lodi o d'un grillo o d'uno stivale, celebrare poeticamente un asino, un porco, una mosca se non addiritture giungere a cantare in mediocrissimi versi persino l'orinale inducendo lo sfiduciato autore della lirica a dire: "non vi ha nulla di sporco, in cui la tosca poesia non imbrattin sti malnati" = a ragion di ciògrandi sono pena e biasimo per le correnti usanze da parte dell' irato autore, che esclama ( in una sorta di climax polemico ascendente di cui qui si propongono solo i versi iniziali) Oh tempi d'oro, dove siete andati?/ Dieci, o trent'anni fa valea il Sonetto/ Un zecchino, o due scudi ben contati. Ed ora se ne fa sì brutto getto,/ Che mercanzia non vi è cotanto vile/ Nell'angolo più misero del ghetto./ Questo, quest'è, ch'esaltami la bile;/ Sicché speme non ho di far vendetta/ Contro quell'uso rio, ed incivile : esternazione dell'autore che, tra la menzione di poetastri e di committenti solo vanitosi e poco interessati ai contenuti delle liriche oltre che incapaci di individuare e giustamente compensare i veri Poeti, pare in qualche maniera rapportabile al Grillo (o capitolo) XIII, della qui integralmente digitalizzata Grillaia di Angelico Aprosio, il cui titolo detta "Della poca stima che si fa della buone lettere e de' letterati, e della cagion" = alla fine tuttavia, nonostante le diverse esternazioni ed il suo sfogo, lo scrittore non vuol mancare alle richieste della persona cui si rivolge con il termine di amico cioè il Teologo Giorgio Sicardi Canonico della Cattedrale di Mondovì evidentemente legato ad uno dei membri della famiglia degli sposi che definisce genericamente con l'appellativo di "padrone" onde soddisfarne la richiesta di scrivere qualcosa a riguardo delle nozze pur precisando che "Ormai cogli anni, i genial detti, e l'estro, e 'l brio deposi" e offre il suo estro alla celebrazione dei nuziali argutamente interrompendosi per chiedere all'interessato interlocutore patrocinatore della lirica del buon vino per ridargli energia avendo "il gorguzzol già secco" onde poi riprendere a poetare, ma non senza motti d'arguzia, alla fine esaltando l'efficacia del buon vino goduto ma lasciando all'inventiva della Musa in maniera di di celebrare l'amore dei due futuri sposi con l'augurio di fecondità per dar vita a figli di cui il nonno possa andar fiero e felice congedandosi il poeta dal suo interlocutore ancora una volta in modo scherzoso dicendo di avergli dato tutto quanto poeticamente poteva e rammentandogli esser l'ora di cena sì da chiedergli se abbia posto per due onde desinare altrimenti lui si congederà per andare a casa propria.
















[il sito di "Cultura-Barocca" ha digitalizzato gran numero di questi scritti occasionali talora di rilevante importanza e rarità, fra cui cosa abbastanza sorprendente si possono annoverare non comuni
ELOGI DI STUDENTI UNIVERSITARI IN GENERE APPARTENENTI AD IMPORTANTI FAMIGLIE.
Tuttavia il ruolo più significativo tra tutte queste composizioni occasionali è da attribuire agli
EPITALAMI OD IMENEI DETTI ANCHE SPESSO OMAGGI PER NOZZE
: per la significanza di vari autori, è per esempio da annoverare la raccolta
Rime in occasione degli sponsali del Sig. Gaetano Guidicioni patrizio lucchese e della Signora Marchesa Livia Zappi dedicate alla Sacra Real Maestà di Augusto Re di Polonia &c, in Bologna, per Costantino Pisarri, all'Insegna di S. Michele, 1730
ma non mancano molte altre non rare pubblicazioni sul tema sì che
DA QUESTO COLLEGAMENTO RISULTA LEGGIBILE UN ULTERIORE ELENCO DI RARI EPITALAMI DIGITALIZZATI
dei quali per anticipare qui un esempio tra tanti possibili merita in particolare
di essere evidenziato questo,degno di particolare interesse come può leggersi di seguito =
Per le felicissime nozze del signor Giuseppe Gervasio colla damigella Giovanna Corderi di Vonzo, Mondovì : per Pierfrancesco & figli Rossi (Si può collocare l'opera tra il 1754 e il 1780, periodo di attività dell'editore)
in cui chi non legge con senso critico non scopre, oltre le consuete lodi a beneficio degli sponsali, un autentico gioiellino come questo
"CAPITOLO" poetico
in cui certo professor Ignazio Maria Butis con arguzia (dopo aver sottolineata una propria certa indolenza a stendere l'epitalamio che poi comunque accetta di comporre) concentra la sua opera sulla esagerata se non esasperante moda recente di far stampare rime per molteplici disparate occasioni, procedendo da quelle assai serie e di cui qui si propone una sequenza di pubblicazioni dai contenuti contenuti maggiormente profondi sin, e purtroppo non di rado, a detta dell'autore a quelle dai contenuti di frequente inopportuni e realizzate da autori di basso profilo spesso indotti dal mero desiderio oltre che del mercenario guadagno di apparire quali eruditi e sapienti
con la conseguenza che a suo giudizio proprio i Poeti e soprattutto gli autentici poeti nelle grandi feste nuziale vengono accantonati e quanto meno trascurati a differenza di quanto accadeva tra i Druidi e nell'epoca classica sia greca che romana

GIOVA RAMMENTARE CHE LA PRODUZIONE DI EPITALAMI OD OMAGGI POETICI PER NOZZE ATTRAVERSO IL '700 E POI IL 1800 SI INTRECCIO', NELLA MENZIONATA FRENESIA DELLO SCRIVERE E DEL PUBBLICARE, CON UNA VARIEGATA PRODUZIONE DI LIRICHE D'OCCASIONE (E NON SOLTANTO) NEL CUI CONTESTO NON MANCARONO DI AFFERMARSI COMPOSIZIONI MUSICALI ED ALTRI SCRITTI A CARATTERE SIA POLITICO CHE MUSICALE = OPERE QUI IN GRAN PARTE DEL PARI DIGITALIZZATE

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Ma non bisogna dimenticare come queste composizioni occasionali con il passar degli anni abbiano assunto compresi gli omaggi per nozze valenza nuova e distinta postazione espositiva in cui interagiscono diverse scelte linguistiche con mutate postazioni di carattere sociale e soprattutto ideologico-politico).
Lo stesso sito inoltre offre qui una scelta di questi scritti proponendone la diversa tipologia: dalla
COMMEMORAZIONI DI ALCUNI DEFUNTI
, arricchite da considerazioni celebrative non raramente con integrazioni legate ad eventi socio politici cui furono connesse le persone ricordate

lo stesso dicasi in rapporto alla
CELEBRAZIONE DI RELIGIOSI
per varie e distinte ragioni da personale esaltazione a riflessioni agiografiche ma del pari connesse spesso a motivazioni storico culturali per cui varie tra queste pubblicazioni (talora ingiustamente e frettolosamente obliate per il contenuto reputato solo spirituale) contengono osservazioni pregnanti su particolari fatti se non su personaggi di rilievo con argomenti spesso elaborati da autori affermati

concedendo particolare rilievo, per i temi trattati e la tragicità della vicenda, alla
Relazione della preziosa morte dell'eminentiss. e reverendis. Carlo Tomaso Maillard di Tournon prete cardinale della s.r. chiesa commissario, e visitatore apostolico generale, con le facolta di legato a latere nell'impero della Cina, e regni dell'Indie orientali, seguita nella città di Macao li 8 del mese di giugno dell'anno 1710 E di cio, che gli avvene nelli ultimi cinque mesi della sua vita
(In Roma ; et in Torino : nella stampa di Gio. Battista Fontana con privilegio di S.A.R. concesso a Gio. Antonio Gianelli, 1712 )

senza dimenticare
in tale contesto stampe connesse a
CLERICALISMO-ANTICLERICALISMO e del pari a SCONTRO TRA PUBBLICAZIONI CLERICALI ED ANTICLERICALI
ma pure non dimenticando
questo tipo di composizioni particolari
elaboranti non raramente tematiche collegate a gusti epocali ed in auge come nel caso qui proposto quello per la
POESIA LUGUBRE SEPOLCRALE e CIMITERIALE
non di rado interagente con la POETICA DELLE ROVINE
per cui qui si propongono figure di vario valore
da Alfonso Varano a Giuseppe Biamonti ad Ugo Foscolo a Giorgio Briano a Luigi Scalchi per non citare vari autori misconosciuti ma qui recuperati da "Cultura Barocca"
.
[La Letteratura sepolcrale che come qui si vede coinvolse tanti autori, celebri e non, a qui proposti come può vedersi da Cultura Barocca oltre che dall'influsso della lirica inglese ed in particolare dall'"Elegia sopra un cimitero di campagna" di T. Gray si sviluppò per secoli coinvolgendo diversi autori del passato nella riflessioni su esseri soprannaturali ritornanti dalla morte onde perseguitare gli umani e peraltro le tematiche del lugubre connesso all'orrorificico nel '700 furono in qualche modo avvalorata da una supposta epidemia di vampirismo tra cui con molti altri addirittura investigò Dom. Calmet. Di siffatto argomento in qualche modo si occuparono poi vari studiosi includendolo entro parametri realistici e tra questi merita d'esser menzionato l'estensore del manoscritto Wenzel che dimensionò in un contesto per nulla sprannaturale l' l'epocale terrore delle morti apparenti e del risveglio dopo la sepoltura nel contesto di rianimazioni dopo stati di catalessi e di inumazioni di individui in sato di morte apparente (su cui scrisse un libro angosciante quanto realistico F. Galvagno, La morte apparente : ossia il pericolo che sovrasta all'uomo di venir sepolto vivo e i mezzi di evitarlo : avvertimento alla gente di campagna, Alba, Tip. e libr. provinciale Sansoldi, s.d. - 46 pagine, 22 cm. = nell'auspicio di revisione delle obsolete procedure di inumazione proprie di un passato anche recente (scorrendo il collegamento vedi testo seicentesco su forme di inumazione nel '600 opera ormai rara qui trascritta integralmente e frutto del lavoro di Floriano Dolfi di cui qui si può consultare il testo tramite un opportuno indice e di tale pubblicazione si veda qui il frontespizio ). In merito vedi= Progetto sulla costruzione dei Cimiteri - Vedi quindi l'Editto di Saint Cloude del 1806 ].Il terrore delle morti apparenti, di cui l'autore dello stesso manoscritto Wenzel propose questa carta esplicativa era spaventosamente temuto da Alfredo Nobel (come già da suo padre Immanuel che elaborò un congegno per avvertire del possibile risveglio dei ritornanti dalla catalessi) sì che il celebre scienziato, presa residenza a San Remo/Sanremo dove organizzò in questa villa uno splendido laboratorio lasciò scritto = ...con esplicito desiderio e volontà (dispongo) che alla mia morte(avvenuta a Sanremo per emorragia cerebrale nel 1896) mi vengano aperte le vene dei polsi e dopo che sia stato eseguito quanto sopra e accertato da parte dei medici competenti l'avvenuto decesso che il mio cadavere sia cremato in uno dei cosidetti forni crematori [e così avvenne ad opera dei medici Bobone e Martemucci che rilasciarono specifico referto datato Sanremo, 11 dicembre 1896" da documento analizzato in un suo ponderoso volume da G. Garbarino grande studioso di Ascanio Sobrero che ,scoprendo la nitroglicerina aprì la via a Nobel per la realizzazione della dinamite]

Senza trascurare a riguardo di parecchie altre pubblicazioni occasionali
l'interferenza della lirica a sfondo naturalistico e pastorale connessa alla celebre
ACCADEMIA D'ARCADIA
in merito alla quale e contemporaneamente alle composizioni naturalistiche e pastorali solo per fare alcuni esempi, si può rammentare come l'arcade ventimigliese Domenico Antonio Gandolfo sia stato influenzato dall' Accademia Tusculana (pubblicata postuma In Roma : per Antonio de' Rossi alla piazza di Ceri, 1705) di Benedetto Menzini morto prima di lui (ma che Gandolfo conobbe e stimò al tempo del suo soggiorno in Arcadia) opera che sarebbe poi stata accorpata nel volume Le Tre Arcadie qui digitalizzato
non trascurando che che a latere dell'ACCADEMIA D'ARCADIA son da menzionare, digitalizzate sempre COME TANTE ALTRE COMPOSIZIONI DAL SITO DI CULTURA BAROCCA le raccolte poetiche delle COLONIE ARCADICHE
fra cui merita d'esser menzionata la
COLONIA LIGUSTICA
realizzatrice della ormai rara silloge poetica
OMAGGI DI PARNASSO RESI DAGLI ARCADI DELLA COLONIA LIGUSTICA A MARCELLO DURAZZO PALLAVICINI
VALE A DIRE
IL DOGE CHE SVOLSE UN RUOLO DI RILIEVO, ANCHE PRIMA DELLA NOMINA ALLA SERENISSIMA MASSIMA TITOLATURA DELLA REPUBBLICA DI GENOVA, NELLA CESSIONE DELL'ORMAI INGESTIBILE CORSICA
del quale si può qui leggere digitalizzata l'orazione
NELLA SOLENNE CORONAZIONE DEL SERENISSIMO DOGE DELLA SERENISSIMA REPUBBLICA DI GENOVA ORAZIONE DEL P. ALFONSO NICCOLAI DETTA NELLA METROPOLITANA IL 28 GIUGNO 1767
tra siffatte pubblicazioni composte in occasione di eventi particolari si può anche rammentare l'
ORAZIONE in qualche maniera drammatica -del pari qui integralmente digitalizzata - dal titolo
NELLA SOLENNE CORONAZIONE DEL SERENISSIMO LORENZO DE MARI DOGE DELLA SERENISSIMA REPUBBLICA DI GENOVA ORAZIONE DEL PADRE GIOVANNI GRANELLI GENOVESE DELLA COMPAGNIA DI GESU',
(per il Franchelli, Stampator Camerale, 1744 = le pagine si voltano tramite il collegamento posto a fine di ogni immagine)
Il tutto senza naturalmente obliare
come moltissimi autori delle prima citate occasionali raccolte poetiche di contenuto naturalistico
abbiano risentito dell'influsso culturale degli "IDILLI" del GESSNER
del quale si può vedere qui digitalizzata l'opera
Poemetti Campestri di Gessner tradotti dall' Abate Domenico Ferri, in Milano, Appresso Giuseppe Galeazzi Regio Stampatore, 1772 dedicati "all' ornatissimo cavaliere don Benedetto Arese Lucini conte di Barlassina ecc. ecc."
E' peraltro da precisare che spesso parecchi di siffatti autori risultano
ascritti a celebri istituzioni culturali ed accademiche e non di rado a quella per eccellenza cioè l'Accademia romana di Arcadia, ramificata ed attiva come qui si può leggere in virtù delle sue diverse colonie sparse per l'Italia.
anche se in tempi diversi non sono da trascurare alcuni scritti estemporanei d'epoca rivoluzionaria per esempio leggendo qui i
Canti rivoluzionari in occasione della soppressione della Serenissima Repubblica di Genova sostituita dalla Repubblica Ligure ed in contrasto con la sua istitituzioni le feroci satire di Luigi Serra avverso il Direttorio Ligure e alcuni suoi esponenti
In merito alle graduali trasformazioni di tante pubblicazioni ecclesiastiche bisogna soprattutto analizzare tra fine '700 e XIX secolo con il suffragio di utili documenti
l'urto dopo l'
Unità d'Italia e la fine delle Stato pontificio con l'avvento della Questione Romana lo scontro tra pubblicistica clericale e anticlericale in cui non raramente si propongono
immagini, come questa, effigianti i contrasti tra religiosi e laici.
analizzando, ad integrazione, per l'implicita utilità questi scritti con digitalizzate varie pubblicazioni
sul sopra menzionato urto tra
CHIESA E NEONATO STATO UNITARIO ITALIANO
passando con la riproduzione di tanti documenti attraverso
VARI MOMENTI, POLITICI MA ANCHE LETTERARI E PUBBLICISTICI CHE AVREBBERO PORTATO ALLA MENZIONATA UNITA' D'ITALIA












Per quanto concerne la commemorazione di defunti di elevata condizione sociale si può rammentare la composizione Alla memoria di Paola Pozzi virtuosa dilettante del canto musicale epicedj in quanto collega la precoce morte di questa fanciulla sabauda di buona famiglia al totale recupero da fine '700 delle cantanti sia professioniste che dilettanti, a lungo perseguite da una visione clericale d'antica matrice quali "sentine d'impurità" rigetto della loro attività sostanzialmente alla base della scelta per le cantorie ecclesiastiche di cantanti evirati senza però escludere motivata da feroce antifemminismo la stessa postazione avverso le canterine ad opera di una parte di laici tra cui spicca con le sue satire contro le cantanti il letterato L. Adimari = un recupero delle cantanti, anche non professioniste, che per esempio si legge in questa composizione musicale o Cantata intitolata La Pace connessa ai fermenti rivoluzionari di fine XVIII ed inizio XIX secolo).
In merito a scritti per commemorazione di importanti defunti merita di esser ricordata la raccolta Poesie per la morte della Marchesa Donna Maria Olginati Belcredi, recitate nell'Accademia degli Affidati, per il Ghidini, Pavia, 1739 con liriche composte da numerosi e spesso illustri poeti, tutti qui proposti .
Merita un cenno per la rarità e per la struttura non in forma di raccolta poetica ma di poetica concione la settecentesca Orazione Funerale nelle Solenni Esequie celebrate il 27 Maggio 1748 in S. Niccolò di Ferrara al reverendissimo Padre D. Grisostomo Bartazzoli ex generale per la terza volta del Congregazione di Somasca recitata dal P. D. Giuseppe Melella Sacerdote della medesima Congregazione, in Ferrara, per il Barbieri, 1748 = per voltare le pagine dell'operetta attivare questo collegamento
E' poi da rammentare come tante pubblicazioni su vescovi come su vari religiosi vadano talora oltre la dimensione agiografica ed assumano l'aspetto di utili commemorazioni con non comuni riferimenti bibliografici per personaggi che sarebbe utile non dimenticare come nel caso della
Raccolta di componimenti poetici in occasione che vestono l'abito religioso nel regio monastero di Santa Maria dele Cacce di Pavia le illustrissime Signore Donna Antonia e Donna Teresa sorelle Negri
vero e proprio gioiello settecentesco di silloge di liriche composte da
un qui integralmente proposto numero corposo di Accademici anche di buona rinomanza.

Sulla stessa linea di siffatta silloge, seppur non a livello della medesima qualità nel contesto di questa sequenza di poesie occasionali per vari motivi, si colloca quindi la silloge poetica Vestendo l'abito religioso di Carmelitana Scalza la nobilissima damigella Elisabetta Gabriella Natta Del Cerro col nome Suor Teresa Enrichetta Adelaide componimenti poetici dedicati all'illustrissima Marchesa Elisabetta Colli di Felissano nata Beccaria, Torino, 1758 che per leggere voltandone le pagine occorre attivare questo collegamento.
Di siffatta raccolta poetica composta per celebrare la monacazione di questa nobile fanciulla
è però interessante questa "Cantata" di autore che si firma con le iniziali P.L.G.C.S.integrandole con la dicitura "Detto nell'Arcadia di Roma Affrone Dionisiaco, nell'Accademia degli Immobili di Alessandria l'Esperto"
Rispetto alle altre liriche di questa raccolta dalle strofe iniziali si evidenzia il riferimento ad una qualche
RESISTENZA DELLA FANCIULLA ALLA SCELTA DELLA VITA CLAUSTRALE
comprensibile in particolare iniziando dal punto in cui si legge Del mondo insidiator scoperte al fine/ le fallaci lusinghe ELISA avea,/ ma difficil parea/ il poterle sfuggir: gli agi, le pompe,/ Le dovizie, i piacer con dolce invito/ La traevano a se; l'età più bionda/ L'avvenenza ed il brio, la stirpe illustre, / le felici speranze, i lieti augurj,/ Eran, io crederei, /Quasi altrettanti lacci al cor di lei.
QUESTA SEQUENZA POETICA
(calcolando anche l'epoca settecentesca in cui le monacazioni in vari modi forzate dal patriarcato di famiglia onde salvaguardare l'istituto del maggiorascato sì da lasciare in eredità i beni del casato al figlio primogenito cominciavano ad esser sempre meno accettate dalle fanciulle specie se di agiata condizione per la possibile attrazione su di esse esercitata dalla possibilità di non rinunciare ad una vita mondana = atteggiamento in qualche modo poi sublimato come espressione di decisa ribellione nel 1792, quindi in piena rivoluzione francese, dall'immagine di una suora che, in segno di liberazione, e con scritta nella stampa la frase "Anche noi saremo madri", si libera del velo claustrale )
INDUCE A FAR CREDERE IL CRITICO ATTENTO
che la scelta per l'entrata in convento sia stata condizionata da una pressione magari esclusivamente psicologica di matrice patriarcale pur se l'autore procedendo con il garbo necessario all'occasione scrive Tal dal laccio, a cui fu colta,/ l'innocente tortorella,/ Non potendo uscir disciolta/ Il suo duol sfogando va./ E ad ogn'ora, a ogni momento/ Con un flebile lamento/ Par che chiami in sua favella/ La smarrita libertà.// Ma non soffrì più a lungo/ Il SANTO AMOR gl'indugi: egli alla mente/ Della gentil Donzella/ La serie avventurata/ Tutta schierò de' gloriosi Eroi,/ Cui diede in vari tempi, in vario sesso,/ Non dissimil coraggio un sangue istesso quasi che fosse stata la volontà divina di suggerire alla Fanciulla di seguire la tradizione della linea maschile dei suoi avi e del padre nell' indurre i figli e/o le figlie ad entrare nella vita religiosa.
UNA SERIE DI CONSIDERAZIONI
estrapolate dalla
"Cantata qui analizzata"parte quasi centrale della silloge poetica sulla "monacazione" (inizialmente non proprio gradita) "della nobilissima damigella Elisabetta Gabriella Natta Del Cerro" induce a supporre che non abbia partecipato ad influenzare questa opzione ( sin piuttosto ad esserne contraria pur avendo voce limitata in simile contesto totalmente maschilista) la madre considerando le lacrime versate per la prossima monacazione della figlia in particolare analizzando Povera Genitrice! Già dal materno seno/ Cinque amabili pegni erasi a forza/ Svelti Per farne un dono/ Al sommo Nume, ed ora,/ Ed or un altro ha da offerirne ancora?/ Un sì tenero incontro/ Fuggasi,....eppure, oh Dio!/ Partir dovea senza almen dirle addio? (ed anche tenendo conto di questo in un altro sonetto in cui un Accademico consola tal madre triste per la monacazione di quest'ultima figlia rimastale dopo che 4 maschi ed una fanciulla (come si legge in calce alla lirica ) avevano già presa la strada della vita religiosa) dovendo in fine accettare l'allontanamento della figlia resistente alla sofferenza per l'abbandono della genitrice senza che giammai la fanciulla ormai risoluta recedesse dal proposito assunto e per quanto Il dolce amor di Figlia/ Le gia nel sen destando/ Teneri affetti, quando L'ultimo addio le diè./ Ma non la vinse il pianto delle materne ciglia né ritardò frattanto il fuggitivo piè"
SIFFATTE CONSIDERAZIONI SU UNA MADRE PIANGENTE
e palesemente disperata, nel vedere entrare nella vita religiosa oltre due figlie anche quattro figli maschi induce a suffragare una
riflessione di Angelico Aprosio su una superstite variante meno nota e relativamente applicata ma non rara anche per i giovinetti di una sorta di "Monacazione forzata" verosimilmente maturata sulla base delle qui proposte ma non abbastanza studiate Institutiones ad novitiorum religiosorum educationem pertinentes edite nel 1601 Romae, apud Impressores Camerales Papa Clemente VIII sostanzialmente concernenti il divieto che per scelte patriarcali e ragioni estranee a possibili vocazioni molti giovinetti potessero essere indotti ad entrare nella vita religiosa come preti o frati (in alternativa all'opzione di essere ascritti in qualche ruolo militare sempre quale alternativa alla salvaguardia del "diritto di maggiorascato")

Di non comune rilievo, anche per gli argomenti più disparati altre sillogi concernenti religiosi addirittura pontefici come qui si legge ma soprattutto Vescovi al cui riguardo merita in primis di rammentarsi :
Francesco Gaetano Buglioni, già accademico, poeta e membro della reale accademia delle scienze di Torino di cui sotto compare la sua elevazione a Vescovo con la dedica a lui rivolta di questi Applausi accademici ma che spesso partecipò alla realizzazione di varie sillogi poetiche di cui qui di può ricordare la raccolta
Al molto illustre e molto reverendo arciprete don Giuseppe Andrea Camerano torinese dottore di sacra teologia nel solenne ingresso di lui alla chiesa parrocchiale di Pianezza questi raccolti versi in sincera testimonianza d'amicizia, d'applauso e di venerazione il sacerdote don Francesco Gaetano Buglioni de' conti di Monale e Bastia saluzzese dottor d'ambe leggi e socio unanime D C D,
Torino per il Baiolo, 1792

Nel solenne ingresso dell'ill.mo e rev.mo monsignore Francesco Gaetano Buglioni di Monale e Bastia vescovo di Mondovi ec. ec. Applausi, Mondovì : dalla tipografia di Luigi Rossi, 1824 importante per i vari contributi e specie perché nella "Visione di Crispo Ipugete" costituisce una sorprendente novità non essendo priva di interferenze proprie dell'epocale lirica sepolcrale, cimiteriale e lugubre = proprio in un cimitero è ambientata la composizione poetica e il visitatore, da identificare con Crispo Ipugete, dapprima sgomento poi attento seguace dei vari discorsi assiste all'emergare dagli avelli di vari fantasmi che gli rammentano il loro od altrui vissuto e tra questi, per quanto introdotto da un' altra entità, che come qui si legge per primo indica, commemorandolo con "altri spiriti magni" il fantasma dell'illustre monregalese Filosofo e Fisico Giovanni Battista Beccaria famoso per i suoi studi sull'elettricità e pure per la diffusione grazie a lui avvenuta prima in Piemonte e poi in Italia del parafulmine in relazione al quale fu autore di una fitta corrispondenza con Benjamin Franklin celebre inventore del parafulmine
A prescindere dalla quasi certa influenza della letteratura cimiteriale, delle rovine ed ossianica propri dell'epocale letteratura inglese, su siffatta tradizione culturale destinata esistono oggi purtroppo misconosciuti autori di opere come il carme Un'ora al Cimitero di Giorgio Briano e la pregevole "Cantica" di Luigi Scalchi La vestale al campo scellerato .
Peraltro nella "Visione di Crispo Ipugete" oltre a cogliersi ispirazioni mediate dalla tradizione cimiteriale che dalla poesia delle rovine non mancano tematiche connesse sia al Foscolo del Dei Sepolcri ed il Biamonti dell'Addio al Giardino di Boboli composizione riproposta da un attualmente troppo dimenticato letterato genovese" quanto all'epoca stimato qual fu Ambrogio Balbi in questa ormai rara ma preziosa silloge edita nel 1789 Versi scelti de' Poeti Liguri viventi nell'anno 1789 in cui il Balbi trascrisse due importanti liriche del Biamonti della quali merita sicuramente un ricordo, oltre al proposto "Addio..", l'ingiustamente sottovalutato Capitolo La Messa ove parimenti si nota l'attenzione del Biamonti [di cui si legge qui il necrologio ripportato dal Bertolotti con cenni oltre che alla vita ed opere al carattere] per il "sublime", preromanticamente interpretato come richiamo al grandioso, al tragico, al senso d'infinito e di caducità umana che è suggerito soprattutto dalle rovine: si vedano del Biamonti le orazioni Dell'armonia e Del sublime).
Vale tuttavia la pena di rammentare che oltre ai contatti con la letteratura cui sopra si è fatto cenno come l'autore della "Visione di Crispo Ipugete" abbia risentito del Dei Sepolcri foscoliani aldilà dell' ambientazione cimiteriale per aver celebrato i morti illustri di Mondovì al pari di quanto il poeta di Zacinto fece in relazione ai grandi sepolti a Firenze in Santa Croce ma anche che contestualmente Crispo Ipugete, al secolo Giuseppe Rossi, sia stato influenzato dall'opera di
ALFONSO VARANO
per diverse tematiche comprese quelle a contenuti biblicamente quanto decisamente apocalittici in relazione alle di lui un tempo celebri Visioni silloge poetica come qui si può leggere certo di non facile interpretazione [ ma che il Monti definì uno dei più preziosi monumenti della nostra gloria poetica sì che lo stesso illustre traduttore dell'Iliade affermò essere il Varano vero incomparabile imitatore di Dante = l'affermazione di Vincenzo Monti è pienamente condivisibile per ognuna delle 12 Visioni e per confortarla si può qui esaminare la Visione Quarta = Sopra il vero e falso onore = la lirica inizia con il solito meccanismo della visione sia paraonirica che paradantesca del poeta che tenta invano di valicare un torrente che si rivela vieppiù insormontabile finché disperando di compiere tal impresa, col farsi sera, proprio mentre l'incauto viandante si rende consapevole di trovarsi in un'intricatissimo bosco, sente un disperato muggito che lo porta non lungi dalla riva dove si trova a vedere un toro legato ad un albero ed abbandonato, impossibilitato a sfuggire da tal cruda prigionia: il poeta impietosito lo libera e, come avviene, tenendosi poi a lui legato riesce a farsi portare sulla riva opposta del torrente dal corso sempre più violento il toro porta così in salvo il letterato finché questi lo libera della corda cui si era legato e l'animale libero si dilegua nella boscaglia lasciando il compagno umano a contemplare timoroso l'ambiente a lui ignoto. Il timore però scema abbastanza presto perché il poeta scorge al tenue bagliore d'un lume una figura che dapprima crede esser un fantasma ma che poi gli si rivela un amichevole uomo: ma invero non si tratta nè di fantama né di uomo, bensì di creatura soprannaturale inviata da Dio a soccorrere il poeta, risultando prima sotto sembianze del toro affinchè il letterato indotto ad una sorta di cammino salvifico, dopo essersi liberato dalle angosce dell'amor profano, non cada preda del Demonio sempre in agguato e capace di allettarlo con l'illusione di conseguire "falsi e folli onori". A queste parole il poeta che dall'aver tale essere sulla fronte segnato il nome di Dio comprende trovarsi di fronte un angelo e gli chiede ove mai si trovino, ricevendo la risposta trovarsi egli in terra ben lontana da quella che stava percorrendo, in una terra da cui, portatovi dal divin volere, può intraprendere il cammino verso la vera fede osservando nel corso del viaggio la luce di Dio capace di far svanire gli oscuri errori: e nel corso di tal viaggio il poeta scorge poi una vergine effigiante la ragione abbracciata ad un giovane raffigurante invece l'amor proprio che quasi sembra in grado di sviarla dal retto cammino, su cui però la riporta altra donna in cui allegoricamente si identifica la Fede. Alla Guida chiede però il poeta di spiegargli il perché del rimbombante corso d'acqua lì prossimo e del monte che vede carico di rovine, e per lui pronta è è la risposta per cui il fiume rappresenta l'eterno scorrere degli anni mentre le ruine del monte effigiano il decadimento delle fragili glorie umane sui cui squllidi resti governa l'unica insegna del verace Onore, saldamente tenuta nelle proprie mani dall'Umiltà eternamente amata da Dio: la stessa Guida continuando a parlare aggiunge che le rive di quel corso d'acqua son popolate da dannate anime superbe e di seguito invita il compagno a seguirlo in quel cammini per vedere con le anime ree pure le pie, obbediente quest'ultimo lo segue e con stupore vede in quelle ripe scolpite da industre mano immagini dei trionfi della morte, con quelle di duci e re dalle teste mozzate assieme ad altre di tanti individui, estinti ed ormai nell'eterno oblio, d'ambo i sessi che avidamente cercarono la "fallace gloria" proseguendo nel suo cammino il poeta vede le acque del tormentoso fiume trascinar via quanti superbamente credettero di poter primeggiare nell'arte del governo, in filosofica sapienza o in diverse forme di poesia ma poi lo stesso poeta distolto da questi lo sguardo si mette a contemplare le figure di quanti scelsero la via del bene, rigettando ogni superbia ed affidando se stessi alla pia umiltà il viaggio continua sino a quando il poeta asceso su un'altura vien visto dalle anime perdute sì che queste apostrofano lui ed il compagno chiedendo perché procedano verso un sito che sarà rovine per loro stupefatto questi si rivolge alla propria guida domandandole perché costoro destinati a cruda fine errando pensino che siano invece loro due a correre verso un grave inganno e prontamente gli risponde l'angelo guida rammentandogli il peccato d'Adamo che sparse il seme degli umani errori come accadde agli stoici e ad altri antichi filosofi che, pur essendo in greve errore, si ritennero, ipocritamente quanto con tanta superbia, superiori a tutti gli altri uomini. A questo punto l'angelo guida si prostra ad adorare il Verbo esaltando quanto Gesù si fosse legato a sommi momenti di povera umiltàbiasimando gli antichi Greci e Romani con le loro false divinità caratterizzate da odi e aspri rancori e con la loro stolta credenza dell'esser folle il morir di un Dio come avvenne per Cristo onde salvare il genere umano dopo queste riflessioni i due viandanti riprendono il viaggio sino a quando il poeta ansante e spossato giunge alla vetta del colle meta finale del percorso allorché si presenta a loro una Donna di beltà perfetta allegorico simbolo dell'umile povertà presso alla quale si accostano i giusti colà giunti destinati alla gloria in cielo ed il poeta li contempla senonché ad un certo punto essendone attratto si avvicina ad uno fra costoro che riconosce e chiama "Lionardo di Liguria" [ da identificare con San Leonardo di Porto Maurizio] e vorrebbe venerarlo proprio mentre però presto avviene la trasformazione di questi la cui anima si eleva, dal corpo via via divenuto inerte, alla gloria eterna in Dio: il tutto accompagnato dalle parole di donna Umiltà, finché ogni immagine svanisce compresa quella dell'angelo guida ed il poeta si ritrova solingo quanto pieno di certezze].

Come ben si vede la poetica per l'epoca innovativa del Varano nel suo procedere allegorico e paradantesco non è di facile interpretazione e questo rende necessario, oltre che esplicitare le peculiarità della vita e dell'opera generale del letterato, proporre delle dodici
VISIONI
una
digitalizzazione corredata quando necessario con l'indicazione delle tematiche e stilemi utilizzati in cui come di seguito si legge l'influsso dantesco e la poesia di matrice religiosa e cristiana interagiscono quasi continuamente con la letteratura sepolcrale, lugubre e delle rovine .
Alfonso Varano fu autore celebre tra fine '700 e buona parte del XIX secolo in particolare, come detto, per le sue
Visioni che in questa propria raccolta un commentatore del medesimo Varano Francesco Cerruti proponendone i testi con un apparato critico le analizza, contemporaneamente a dati importanti su vita ed opere del loro autore nato da nobile famiglia a Ferrara nel 1705 con considerazioni sul suo vivere appartato e tutto dedito alla letteratura e alla vita religiosa sino alla morte sempre a Ferrara nel 1788 dopo averle corredate di un Discorso del Varano stesso in cui questo autore, come già scritto assai credente e religioso, contesta la postazione di Voltaire in merito alla convizione del pensatore francese che la grande poesia può svilupparsi in sintonia con la tradizione mitologica greco romana e non con forme di poetica concernenti temi cristiani.
Francesco Cerruti replica questa valutazione inserendola nella sua introduzione critica, mette soprattutto in evidenza come il Varano, nell'auspicio di un ritorno allo studio di Dante abbandonando gli schemi della poesia italiana in auge cui dopo l'ampolloso barocco nessuna rivitalizzazione concessero l'Arcadia, cui pure era ascritto quale pastore arcade, ed il Frugoni con cui ebbe corrispondenza [ il Varano lesse i volumi dell'Accademia d'Arcadia e quasi certamente il volume Le tre Arcadie ovvero Accademie Pastorali di Messer Jacopo Sanazzaro del canonico Menzini, del Signor abate Michel Giuseppe orei raccolte per la prima volta, e dedicate a sua eccellenza Domenico Morosini Patrizio veneto, presso Andrea Paoletti in Venezia , 1746 oltre che vari scritti del Frugoni] , abbia introdotto pur correttamente riconoscendo lo stesso commentatore alcuni limiti nelle Visioni un sentito quanto preciso itinerario poetico dalla prigionia del peccato alla finale salvezza in Dio = tutte le Visioni risentono di siffatto percorso spirituale e , a titolo d'esempio, si può rammentare per l'efficacia rappresentativa la Visione Decima Della Provvidenza Divina sopra l'angelo della morte in cui l'autore si rappresenta dall'inizio in viaggio per i "parmensi lidi" come scrive immerso in una natura dai toni arcadici ma che all'improvviso degenera in un ambiente ostile e inaridito di colpo popolato da una turba demoniaca capeggiata da un'essere diabolico identificato nell'angelo della morte. Questi dal terrificante aspetto tuona all'indirizzo dei suoi seguaci un discorso sul proprio e loro odio avverso Dio menzionando tra gli ultimi demoniaci trionfi la fine di Maria Luigia di Borbone principessa di Parma (sposa di Filippo Infante di Spagna e madre di Isabella poi sposa di Giuseppe II imperatore di Germania) troppo illustre per le sue acclamate quanto rare virtù e per ricordare l'oscura impresa chiama qual compartecipe alla concione il demone irrogatore di morbi sugli umani che afferma come dopo averla colpita con i suoi veleni ne contempla l'agonia e la disperazione attendendo una di lei palesata asserzione di mancanza di fede nell'aiuto divino onde poter rimanere in vita con i suoi cari. Dopo siffatta asserzione l'angelo dannato portatore di tossici incantamenti dichiara però che a suo giudizio l'impresa di corrompere con il corpo l'anima della nobile donna è fallita dato che con grande proprio scorno alla fine ha visto Maria Luigia accettare il proprio destino ed affidarsi totalmente all'amore di Dio. Siffatta confessione non delude oltremodo l'angelo della morte che cerca di consolare il tristo compagno del fallimento subito per la forza sprituale di Maria Luigia dicendogli che presto le italiche contrade e la parmense terra saranno inondate da diabolici mali.
La sua tracotanza viene però interrotta dalla
celestiale apparizione di un nunzio che si approssima allo stupefatto poeta ed in cui risiede l'anima di S.Ilario di Poitiers per cui lo sgomento sconvolge la diabolica armata e il suo stesso duce accecato dal fulgore che emana la sacra figura sì che presi da terrore i demoni scompaiono in una nuvola di fuliggine: fuggiti questi a far rifiorire la natura in tutto il suo splendore scende verso tal luogo il carro della trionfante Divina Provvidenza: raggiante di felicità è il poeta il quale a S. Ilario pone un suo dubbio, cioè chi sia la donna che precorre tal carro fissandolo con attenzione sì da venir subito con sua gran gioia informato dal Santo esser quella l'anima di Luigia di Borbone ascesa in cielo e venuta a celebrare la sua apoteosi inondando dei suoi favori le "parmensi piagge".
Aspro comunque e per molti versi coraggioso risulta all'epoca
siffatto tentativo del Varano di attualizzare, sulla scia dantesca, la poetica dalla contemporanea predilezione arcadica per figurazioni mitologiche in una produzione lirica pregna di messaggi religiosi cristiani ma come ancora sottolineato da Franesco Cerruti: [Alfonso Varano] per nulla scoraggiato dall'infelice esito esito toccato alla "Provvidenza", cantica in terza rima di Gasparo Leonarducci , pigliandone anzi animo, volle nelle sue "Visioni" offrire un nuovo genere di poesia spoglio delle idee della mitologia pagana e fondato unicamente sul vero della natura e della cristiana religione: nuova poesia contraddistinta da sarcine collegate anche ai temi della fatuità dell'esistenza, della morte e del lugubre emblematicamente scrivendo lo stesso commentatore ...Né solo si contentò di bandire [l'autore] dalle sue "Visioni" le invocazioni favolose della Mitologia, ma come disdegnoso delle terrene cose spiccò alto il volo a spaziare in un mondo diverso dal nostro, descrivendo di colà l'infinita schiera de' mali, ond'è afflitta questa sofferente umanità , e tramuoti, e morti, e rovine d'ogni maniera... (e senza dubbio occorre ammettere anche la capacità prefoscoliana del Varano nel descrivere una natura selvaggia, per niente arcadica e semmai caratterizzata da immagini di forte degrado quasi connesse alla tipologia della poesia delle rovine come si legge in varie parti delle sue Visioni ad esempio in merito all'esempio appena proposto entro la Visione Duodecima = La cristiana apoteosi di Francesco I imperatore dei Romani sempre Augusto.
Leggendo le Visioni ben si nota come non manchi in alcuna di esse una serie di considerazioni su tematiche non solo proprie dei temi lugubri ma altresì di contenuti biblicamente apocalittici come nel caso, qui proposto quale esempio, della Visione VII Pel terremoto di Lisbona ove il tutto inizia con la partenza del protagonista ovvero del poeta dal porto di Genova celebrando questa città qual "Donna"/"Domina" di Liguria dando "Le ultime prove del Latin valore risorger facea d'Italia il dubbio onere" [ con una Genova esaltata in rapporto all'episodio del Balilla che nel 1746 segnò l'insurrezione contro gli occupanti austriaci durante la guerra di successione al trono imperiale]. Non molto dopo la partenza il vascello vien colto da terribile tempesta che causa la dispersione nelle acque tumultuose di due marinai gettando i superstiti nella disperazione specie perché le onde portano la nave nell'oceano Atlantico: la situazione par migliorare nei pressi del Portogallo con il chetarsi della tempesta che però dopo poco riprende travolgendo gli altri marinari e concedendo la salvezza al solo protagonista che invano cerca possibili sopravvissuti e quindi disperato si abbandona sulla riva ove alla fine si rinfranca per il sopraggiungere d'uomo che riconoscendolo qual naufrago si offre per aiutarlo, sì che lo scampato alla morte chiede al nuovo ventuto d'accompagnarlo a d una chiesa ove far voti alla vergine Maria. L'uomo a questa preghiera gli sembra raggiante di gioia e lo stesso si premura di coprirlo con un mantello, quindi il naufrago prima di raggiungere la chiesa gli narra gran parte delle sue vicende. Poi nel tempio prega la Vergine e stupefatto vede il volto della sua immagine rigarsi di lacrime. Espletato il voto con la Guida raggiunge un albergo ove in camera dopo parecchio tempo per i nervi tesi sul giaciglio riesce a prendere sonno fin quando per un incubo che gli mostra tutto crollare intorno a lui si desta e si accosta alla propria Guida narrandogli d'aver visto l'immagine piangente della Vergine. Siffatta Guida però gli narra il presagio di infausta sorte per la terra lusitana e gli parla di sé che qual condottiero di nave in Brasile conseguì ricchezze ma anche tristezza al punto da pensare al suicidio sì da gettarsi nelle acque del Tago per esser tuttavia salvato dalla Vergine, al punto di farsi eremita e vivere in luoghi solitari dedito a studio e preghiera continuando a parlare la Guida rammenta al naufrago di aver avuto nel corso di questa sua esperienza esistenziale un sogno per cui il Profeta Ezechiele che tratto in spirito a vedete gli abominii che gli Ebrei andavano commettendo nel tempio di Gerusalemme sì da redire loro inenarrabile sciagure ora scaglia una profezia di enormi calamità per Olisippo, nome latino di Lisbona, per lo scarso rispetto dei Portoghesi verso la Chiesa: dopo queste parole la stessa Guida, stante il dono di presagire gli eventi, induce il compagno a seguirlo onde vedere qual era Lisbona prima della catastrofe Obbedendo alla propria Guida il passeggero sale su un colle ad osservare lo splendore di Lisbona pur venendo lentamente assalito da un senso d'angoscia sino a quando vien colpito da un forte battito d'ali e scorge l'Angelo da Dio inviato a punire gli abitanti di Lisbona per la "schernita Croce: e da qui inizia la descrizione della terribile Apcalisse.Questo terremoto di Lisbona del 1755 fu una verà calamità, da non pochi tra cui lo stesso Varano in questa Visione attribuiti ad una manifestazione della collera divina = e del micidiale sisma, che scosse in Europa molte coscienze con relative certezza, si ebbero non poche narrazioni. Il poeta, del pari assai emotivamente colpito, descrive il cataclisma in forza di pregnanti
lugubri descrizioni di morte e disperazione ( in cui tra tante storie spicca, per la toccante narrazione, la vicenda d'una giovane donna moribonda che supplica l'io narrante ed il suo compagno di salvare da morte il figlioletto: cosa che i due non riescono a fare assistendo sgomenti alla morte del bimbo) interagiscono con immagini apocalittiche atteso che il terremoto [del 1755] succedette presso il mezzogiorno [come in nota registra il Cerruti] ; sicché essendo accesi tutti i fuochi, perché era appunto l'ora che in ogni casa si stava allestendo il desinare, e rilucendo per le chiese infiniti lumi per la Solennità di Ognissanti, il rotolare di quei fuochi sui pavimenti di legno ed il cadere dei candelabri sugli altari, accese ben tosto un vasto incendio, che aiutato da un'incessante tramontana, divenne in breve universale ed inestinguibile.

Siffatte immagini lugubri interagiscono non raramente
in, per l'epoca, inusuali e forti descrizioni sepolcrali di fisico disfacimento come si evidenzia ad esempio nella Visione undecima = Della vanità della bellezza terrena, per la morte d' Amennira in cui il poeta , raggiungendo in un viaggio paraonirico e paradantesco il sito ove si trova il monumento sepolcrale della donna bella e da lui amata di nome Amennira rimane sconvolto dalla visione di decomposizione del suo corpo e quausi non vuol credere trattarsi di lei giungendo a chiedersi E di chi son quelle infelici membra? sentendosi però rispondere Quella son che tu amasti proprio da Amennira che gli appare, bellissima, in forma di anima ed al poeta stupefatto che la tempesta di domande Amerinna alla fine risponde dicendo trovarsi la sua anima in Purgatorio per liberarsi completamente di colpe lievi e non del tutto espurgate in vita, cioè una certa sensualità e poca compiacenza nel fare opere buone ma contemporaneamente consola subito il poeta dicendo esser lieta di trovarsi entro tal luogo d'espiazione in attesa di poter ascendere nella piena grazia di Dio. Amerinna a lungo descrive la propria gioia per siffatta sua condizione d'anima del Purgatorio finché sotto lo sguardo del poeta, quasi ondeggiando la tomba e vibrando le ossa del mortal corpo, lo spirito della donna ascende all'abbraccio del perdono divino.
Sì che, per comodo dei lettori, a Cultura Barocca è parso giusto proporre digitalizzate tutte le 12 Visioni del Varano =
Visione Prima = Per la morte di Monsignore Bonaventura Barberini già generale dell'ordine cappuccino e poi Arcivescovo di Ferrara [a fondo di ogni immagine il comando per voltare le pagine]
Visione Seconda = Per la morte di Anna Enrichetta di Borbone, figlia del cristianissimo re Luigi XV [a fondo di ogni immagine il comando per voltare le pagine]
Visione Terza = Per la morte del Cardinale Cornelio Bentivoglio [a fondo di ogni immagine il comando per voltare le pagine]
Visione Quarta = Sopra il vero e falso onore [a fondo di ogni immagine il comando per voltare le pagine]
Visione Quinta = Sopra la peste messinese coll'apparizione della Beata Battista Varano [a fondo di ogni immagine il comando per voltare le pagine]
Visione Sesta = Per la morte della serenissima Marianna arciduchessa d'Austria principessa Lorena [a fondo di ogni immagine il comando per voltare le pagine]
Visione Settima = Pel terremoto di Lisbona [a fondo di ogni immagine il comando per voltare le pagine]
Visione Ottava = Per la morte di Felicita d'Este Di Borbone duchessa di Penthevr [a fondo di ogni immagine il comando per voltare le pagine]
Visione Nona = Per la vittoria riportata dall'armi di S. M. I. R. Maria Teresa d'Austria sopra l'esercito prussiano il XVIII giugno dell'anno MDCCLVII [a fondo di ogni immagine il comando per voltare le pagine]
Visione Decima = Della Provvidenza Divina sopra l'angelo della morte [a fondo di ogni immagine il comando per voltare le pagine]
Visione Undecima = Della vanità della bellezza terrena, per la morte d' Ammenira [a fondo di ogni immagine il comando per voltare le pagine]
Visione Duodecima = La cristiana apoteosi di Francesco I imperatore dei Romani sempre Augusto [a fondo di ogni immagine il comando per voltare le pagine]
Nel contesto di composizioni
sempre in relazione a religiosi ma spesso trattanti argomenti estranei alle mere riflessioni agiografiche per cui
è utile vagliare questa ode occasionale di non facile reperibilità dedicata a papa Clemente XII con titolo
Nel celebrarsi le pubbliche feste in Roma il dì 13 Agosto 1730, nella ven. chiesa di S. Giovanni dell'inclita nazione fiorentina per l'esaltazione al pontificato del cardinale Lorenzo Corsini fiorentino col nome di Clemente XII pontefice ottimo Massimo, Ode, In Roma, 1730, Per Antonio de' Rossi, nella Strada del Seminario Romano, vicino alla Rotonda
senza però dimenticare la rilevanza data alla
celebrazione di vescovi piemontesi diretti a coprire sedi archiepiscopali di Sardegna come nel caso di Monsignor Francesco Ghiso nel 1772.
Pur se poi merita un cenno particolare il Vescovo Nicola Maurizio Fontana per cui venne organizzato nella sede del Reale Liceo di Mondovì una riunione accademica, patrocinata da altri vescovi sabaudi, nel corso della quale, esaltando con la tristezza monregalese per tanta perdita, un gruppo scelto di studenti si adoprò dopo una erudita premessa nella celebrazione poetica tra italiano e latino del trasferimento del Fontana nella arcidiocesi Arboreae Sardiniensis (cui nel'immediatamente successivo sonetto l'autore si riferisce citando una antica variante del toponimo italiano = "Arestan" per Oristano).
I riferimenti alla giovanile propensione di Fontana, Maurizio Nicola alla cultura sono date dalla precocità di alcune sue pubblicazioni fra cui queste.
Proseguendo nella proposizione e digitalizzazione di questi contribuiti sono poi da rammentare le sillogi
Al molto illustre molto reverendo Signor Sacerdote D. Giovanni Tomatis da Mondovì nel giorno che offre il suo primo sacrifizio, li 21 settembre 1828, nella Cappella del Pasco di Carassone sotto il titolo di Santa Maria, Omaggio di sincera amicizia e cordiale congratulezione dell'amico D. Bartolomeo Basso, nella tipografia di Luigi Rossi, Mondovì
come pure
quella dettante Prendendo solenne possesso dell'Arcipretura Parrocchiale di Revigliasco sotto il titolo di S. Martino l'ornatissimo signor d. Paolo Francesco Brizio, cittadino di Bra nel giornno XVI di settembre 1817 sincera congratulazione del teologo Carlo Marco Arnauld prefetto e spirituale direttore del collegio di Moncalieri e socio di molte Accademie, nella stamperia di Giuseppe Favale, Torino con la particolarità che tra le tante liriche ed epigrafi che ornano la raccolta compare un sonetto in dialetto piemontese (Sonat) composto da Giuseppe Fontanone di Moncalieri fra gli Accademici Costanti d'Italia il Neutrale fatto che da un lato rimanda a come talora alcuni di questi omaggi poetici siano composti in vernacolo e che al contempo rimanda a queste correlazioni fra lingua italiana e diaetto piemontese trattate da Michele Ponza con un'iscrizione che dopo gli elogi per il Brizio ragguaglia più estesamente sulla figura di Carlo Maria Arnaud mentra nelle note a fine della pubblicazione si propongono utili dati sul personaggio celebrato e sulla sua importante famiglia
ed ancora la pubblicazione contenente le
Notizie Biografiche intorno all'Abate Carlo Antonio Pullini (poeta ma soprattutto antiquario, collezionista, creatore di una importante dattilioteca) raccolte dall'avvocato P.L.R., Torino, raccolte dai Torchi di Giuseppe Favale
e in seguito queste
due significative pubblicazioni ovvero il Panegirico in onore del Beato Vincenzo De Paoli, fondatore della Congregazione della Missione opera di Giuseppe Paravicino, in Pavia, per G.B. Revedino, 1730 ( unica copia nota sul S.B.N. censita in Biblioteca civica Anton Giulio Barrili - Savona (SV)
ed ancora poi di
Giovanni Francesco Regis l'orazione Nella Centenaria Solennità ad onore di S. Vincenzo de' Paoli Orazione detta il 21 luglio 1837 nella Chiesa della Missione di Mondovì edita nel 1837 a Mondovì , per i tipi della tipografia Rossi [in S.B.N. sono censite tre copie: in Biblioteca diocesana di Alba - Alba (CN) - Biblioteca civica di Mondovì - Mondovì (CN) - Biblioteca del Seminario Arcivescovile - Torino (TO)].
Per non citare i
versi raccolti per qualche beatificazione, ma ricchi di misconosciute documentazioni
come nel caso qui proposto di Oddino Barotti che si sfiancò per curare gli appestati in Piemonte a Fossano per esere poi lui stesso, dato il grande impegno nell'assistere i contagiati, a morire per l'epidemia

e puranco la composizione neppure censita dal S.B.N.
Prendendo solenne possesso della parrocchia collegiale di Ceva il Degnissimo Signor Canonico-Arciprete Giovanni Oliveri di Mondovì, POESIE, Mondovì, 1826, dalla tipografia di Luigi Rossi
In modo diverso è poi interessante la pubblicazione dell'
avvocato di Mentone GIUSEPPE FORNARI vissuto nel XVIII secolo Consulente, a Mentone, del principe di Monaco (seconda casa Grimaldi) Onorato III si propone qui la DIGITALIZZAZIONE INTEGRALE dell'opera intitolata LE PREDICHE QUARESIMALI DEL M. REVERENDO PADRE PIER MARIA DI PIETRAROSSA LETTOR TEOLOGO... DETTE NEL DUOMO DI TORINO L'ANNO 1772. RACCOLTE DALL'AVVOCATO GIUSEPPE FORNARI DI MENTONE IN SONETTI ED EPIGRAMMI...., In Torino : nella stamperia di Giambatista Fontana nel palazzo dell'illustrissima citta, [1772] : la lunga raccolta poetica ( che come leggesi nella Lettera del Fornari ai Lettori recupera poeticamente nei sonetti e negli epigrammi vari contenuti delle prediche di Pier Maria di Pietrarossa) ha stampo agiografico e propositivo in linea con l'insegnamento cattolico ma non privo di interventi avverso i nuovi filosofi dell' Illuminismo come qui si vede nel sonetto sulla verità della legge assume ulteriore interesse per essere dedicata a Pier Maria da Pederobba (meglio noto però quale "Pier Maria Pietrarossa" o "Pier Maria di Pietrarossa") frate francescano del XVIII, predicatore di penitenza, ascoltatissimo alle corti di Torino, Parma, Firenze e Napoli, nelle maggiori chiese di Roma e delle altre città italiane [ed infatti entro una Silloge di autori liguri del '700 si trovano altre citazioni del personaggio tra cui quella celebrativa, in versi, del genovese Padre Clemente Fasce
Del religioso rimangono svariate raccolte di "panegirici" ma è curioso menzionare i Ragionamenti detti nella Chiesa Metropolitana celebrandosi dalla compagnia di Nostra Signora del Soccorso contro gl'infedeli il Solito Annuale Triduo ne giorni 3. 4. 5. Giugno 1759 (Stamperia Gesiniana nella Strada di Scurreria, Genova 1759). In tal opera "Pier Maria da Pietrarossa" esortando [ N. D. R. = quasi ritornando ai temi dell'antica Bulla Cruciatae o "Bolla della Crociata"] esortando la popolazione genovese alla guerra contro i Pirati e i Barbari turcheschi, scrisse "per eccitarvi col mio discorso alla guerra io che sul fine della Quaresima vi esortai alla pace; e dopo di avervi sollecitati più volte a far uso del vostro denaro in opere di Pietà, e di Religione a gloria di Dio, e sollievo de' bisognosi, proporvi ora di spenderlo in usi guerrieri, marittime Spedizioni, e poderosi Armamenti". Nella lettera d'apertura dell'opera si legge ancora "E quindi ogn'un vede quanto necessario sia stato il partito preso di costruire due Barche capaci di purgare i mari, e di sostenere tutti gl'incontri. A' principj del corrente anno 1759 certificata la deputazione Illustriss. Che i Turchi costeggiavano nel canal di Piombino con quattro Sciabecchi, ed un Pinco, superato ogni riguardo economico, con denaro a imprestito, le corredò e le spedì in traccia de' Barbari, che presero la fuga dal canale e non si azzardarono di ritornarvi ".
Non privo di interesse è l'epitalamio Versi di Tommaso Gensana dedicati a' Gentilissimi sposi Tommaso Buglioni ed Irene Petiti, Cuneo, presso Pietro Rossi, 1805 pur se in questo caso la figura che spicca è l'unico autore dei versi cioè il professore di medicina Tommaso Gensana
Meritano pure di esser rammentati gli epitalami:
Nei faustissimi Imenei del cittadino Cesare Ponza colla damigella Fortuna Falletti, Poesie, nella stamperia di Pietro Rossi, Cuneo, 1804
Per gli auspicatissimi imenei tra l'ornatissimo Antonio Gervasio monregalese e la gentilissima damigella Teresa Daziano da Dogliani, Canti epitalamici, presso Luigi Rossi Tipografo e Librajo, Mondovì, 1826
Nelle auspicatisime nozze del chiarissimo Signore Carlo Annibale Bruno Capitano nella Brigata d'Acqui colla pregiatissima Damigella Angelica Teresa Cordero di S. Quintino Monregqalesi, in pegno di verace giubilo, e di serena riconoscenza umilmente, dalla Tipografia Davico e Picco[come sempre il collegamento per voltare le pagine sta alla fine di ognuna fra esse] = l'operetta adespota e non elencata dal S.B.N. è senza data ma dalle note 1 -3 e 3 ove si citano il padre della sposa Conte Felice Giuseppe Cordero di S. Quintino ed il fratello della sposa Conte Giovanni Antonio Cordero di S. Quintino reduce dalla gigantesca battaglia di Lipsia del 17 ottobre 1813 che segnò l'inizio della fine per Napoleone Bonaparte per la citazione di un'opera in cui in merito a tale battaglia si narra la distruzione del ponte sul fiume Elster causa della morte di tanti soldati ed ufficiali napoleonici, compresi il Principe Poniatowski e il Generale Dumvustier è databile ad un'epoca posteriore seppur di non molto al 1824 = all'inizio della pubblicazione Amore cita l' Ellero un corso d'acqua del Piemonte, affluente di sinistra del Tanaro. La lunghezza della sua asta principale è di circa 35 km e la sua portata media annua alla foce è di più di 5 m³/s.La sorgente del fiume si trova presso Pian Marchisio, un'ampia conca di origine lacustre ai piedi di Cima delle Saline, nelle Alpi Liguri, a poca distanza dal col di Tenda. Da qui il torrente scende in una valle abbastanza incassata, compresa tra pareti di calcari e dolomie, prativa nella parte superiore, poi dai ripidi versanti ricoperti di boschi di latifoglie. Oltrepassata la frazione di Rastello, il fiume scende ancora; la valle si allarga un po', portandosi verso il suo sbocco, dove sorge il centro di Roccaforte Mondovì. Da qui il fiume raggiunge la pianura, e dirigendosi verso NE attraversa prima Villanova Mondovì, dove riceve in destra idrografica il Maudagna, poi Mondovì. Da qui, con qualche meandro, prosegue verso Bastia Mondovì, nelle cui vicinanze si immette nel Tanaro.spesso menzionato in composizioni anche musicate come questa.
Breve ma sentita risulta poi quest'altra epitalamica in cui le due composizioni sono = la seconda od Anacreonica opera di Felice Cordero di San Quintino Valp0erga e la terza o Versi opera di Carlo Cordero di San Quintino dichiarantisi "studenti di retorica" e fratelli della sposa = il titolo dell'epitalamio è Nei faustissimi imenei dell'Ill.mo Sig.e Avvocato Giacomo Peyrone assessore aggiunto al regio tribunale di Mondovì e la Gentil.ma Damigella Barbara Cordero di San Quintino in segno di esultanza e di affetto i fratelli della sposa intitolano ad essa questi primi loro versi, nella tipografia Rossi, Mondovì, l'autorizzazone alla stampa indica in fine la data 31 ottobre 1838 mentre manoscritta sul frontespizio compare la data a mano 3 novembre 1838 [ anno di stampa presumibilmenta anche se non possono escludersi giorno delle nozze o della consegna di questo poetico dono].
Non si può tuttavia non evidenziare
come particolare l'epitalamio proposto da "Cultura Barocca",
con una composizione in ebraico in cui si elogia il padre dello sposo
dal titolo
Fiori poetici in occasione delle nozze dell'avvocato Giuseppe Buniva colla gentil damigella Giuseppina Massano il giorno XI agosto MDCCCXXXIV (Tipografia Cassone, Marzorati, Vercellotti)
OVE LO SPOSO, AVVOCATO GIUSEPPE, RICEVEVA RINOMANZA
PER ESSER FIGLIO DI
MICHELE BUNIVA (VEDI col ritratto, VITA E OPERE), PROFESSORE DI MEDICINA NELLA REGIA UNIVERSITA' DI TORINO MA ANCHE NATURALISTA, VETERINARIO, IMMUNOLOGO
E TRA TANTE ALTRE COSE
INTRODUTTORE IN ITALIA (COME DETTA LA DEDICA DEL VOLUMETTO PIU' ONORIFICA PER LUI CHE PER GLI SPOSI) DELLA VACCINAZIONE CONTRO IL VAIOLO CAUSA DI TANTE MORTI E VERO FLAGELLO DA SECOLI.
Vaccinazione che come si legge attivando questo collegamento
il Buniva di cui qui praticò , divenendone un acceso sostenitore
secondo la tecnica di Jenner
e non in base a quella, rivelatasi presto pericolosa, del
medico Giovammaria Bicetti De' Buttinoni
che pure ebbe l'elogio del Parini nell'ode del 1765 L'innesto del vaiolo
].

Molto lineare. come iniziano ad essere simili opere dal 1800, è la composizione Nelle faustissime nozze del signor Berlia-Lapiè e la damigella Teresa Napione Cocconato , Epitalamio di Giuseppe Franchi-Pont fra i Pastori della Dora Eurillo, Torino , dai tipi di Domenico Pane e comp., 1808 (oltre a questo di raccolta privata un esemplare stando al S.B.N. in Biblioteca Casanatense - Roma).
Semplice e delicato risulta poi l'epitalamio Nell'occasione delle faustissime nozze dell'Illustrissimo Signore Ignazio Pollone professore di Analisi e Geometria descrittiva, e dottore di Collegio nlla facoltà di Scienze e Lettere, classe di Matematica, nella R. Università di Torino Colla gentilissima Damigella Faustina Lavy, questo serto poetico intitolavano gli studenti di matematica e di Architettura, tip. Fontana, Torino, 1843 dedicato a Ignazio Pollone (? - 1862) Torino - ivi, 10 febbraio 1862. Fu professore di analisi algebrica, trigonometria e geometria analitica all'Università di Torino (di cui fu rettore nell’ultimo anno e mezzo di vita) fino alla morte. E' autore di un volume di aritmetica elementare (1839, 3a edizione). Dal 1851 al ‘55 fu Segretario generale al Ministero della Pubblica Istruzione, sotto il Ministro Conte L. Cibrario. Fu Commendatore mauriziano.
Dai crismi dei consueti e talora melensi epitalami si distingue questa particolare "onegliese" composizione ottocentesca custodita e digitalizzata da "Cultura Barocca", concernente l'annoso problema del precariato e dei relativi compensi, in cui un insegnante precario augurando ogni bene a un collega divenuto titolare (che si sposa con una maestra potendo così almeno fruire di due seppur sempre modesti stipendi) dato il trattamento economico riservato ai docenti, conclude i suoi auguri invitando l'amico, nel caso i figli a venire lo inducano a pensare di volersi dedicare all'insegnamento, con il suggerirgli = "Fammi, in grazia, un tal piacere / Dagli un calcio nel sedere" .

Con lo scorrere del tempo gli OMAGGI PER NOZZE ANDANDO A SOSTITUIRE I TRADIZIONALI EPITALAMI CHE QUI SI POSSONO VEDERE assunsero una forma diversa talora meno poetica e più prosaica quanto più connessa a questioni socio politiche connesse all'esaltazione dell' INDIPENDENZA D'ITALIA E DELL'ITALIANITA' COME AD ESEMPIO SI PUO' LEGGERE IN QUESTA COME IN QUESTA LETTERA D'AUGURI DI GIOVACCHINO DE-AGOSTINI PER ANGIOLINA SOLA DI BIELLA E I SUOI IMMINENTI SPONSALI con una QUALIFICAZIONE SOCIO-PATRIOTTICA DELLA DONNA COLLOCATA DA ALCUNI AUTORI IN UNA POSTAZIONE SORPRENDENTEMENTE CENTRIPETA DI RIMPETTO AL PAESE UNITO

Esistono pure sillogi in dialetto sabaudo e non solo ed in questo caso, nel corso del risorgimento e in previsione dell'unità nazionale italiana, vale la frase di don Michele Ponza "Fare gli Italiani promuovendo la lingua italiana seppur nella costante difesa dei dialetti" autore su cui è opportuno fare una nota critica DON MICHELE PONZA (VEDI QUI UN APPROFONDIMENTO) (1772-1846) di nobile famiglia cavourese, dedicò tutta la sua esistenza allo studio della lingua piemontese, pur essendo strenuo difensore del fatto che, in pieno Risorgimento, fosse necessario condividere innanzitutto la stessa LINGUA ITALIANA per "FARE GLI ITALIANI"(VEDI QUI LA DIFESA CRITICA DEL PONZA AD UN ATTACCO CRITICO SUBITO DOPO LA PUBBLICAZIONE DI UN SUO MANUALE RISPOSTA AL LIBRICCIUOLO ANONIMO INTITOLATO ERRORI SENZA NUMERO TRATTI A CASO DAI MANUALI DEL PONZA qui DIGITALIZZATO (fondo di ogni immagine digitalizzata si trova il collegamento per voltare le pagine) = vedi LA PARTE INIZIALE CONCERNENTE IN UN CONTESTO DIDATTICO L'ITALIANO ED IL LATINO ed ancora ELENCO DELLE PECCHE DI LINGUA E DI STILE CHE RENDONO ANCORA PIU' MOSTRUOSO E RIDICOLO IL VOSTRO LIBRO con considerazioni sparse sul rapporto tra dialetto piemontese e buon italiano(giudizi questi espressi dal PONZA)

In correlazione a questi scritti si analizzino i seguenti prodotti sia in prosa che in poesia in cui si deve far precedere questa integrazione concernente fatti, testi e documenti di autori diversi, nel caso di patrioti e poi di rari scritti d'epoca risorgimentale =
- "LA PROTESTA DEL POPOLO DELLE DUE SICILIE" di LUIGI SETTEMBRINI (arretratezza dell'Italia meridionale e responsabilità dei Governanti - testo integrale commentato: in particolare si veda il GIUDIZIO DEL SETTEMBRINI SU FRATI E PRETI)
- La "PSEUDOCOSTITUZIONE DI LUCCA": una concessione mai fatta da Carlo Ludovico di Borbone (testo integrale commentato)
- "ORAZIONE SCRITTA ALLA SANTITA' DI PIO IX SCRITTA DALL' AVV. A. PIZZOLI": in merito all'arretratezza dello Stato Pontificio (testo integrale commentato)
CONSIDERAZIONI SUI PATRIOTI ITALIANI CHE PRIMA DELLE ALLE APERTURE DI CARLO ALBERTO DOVETTERO SFUGGIRE ALLE PERSECUZIONI P SI' CHE TANTI EMIGRARONO SPECIE NEL NUOVO MONDO(IL CASO DI GARIBALDI FU UNO DEI TANTI) LASCIANDO IN TALI CONTRADE TRACCE DELLA LORO OPERA E DELLE LORO IDEE
ed a a titolo integrativo leggi qui:
Giovanni e Jacopo Ruffini tra Ventimiglia, Bordighera, San Remo e Taggia: patriottismo, pubblicistica sulla "Questione Italiana" e tragedia all'epoca del Risorgimento - Giovanni Ruffini e la grande tradizione culturale, letteraria e turistica inglese collegata al Ponente Ligure = G. Ruffini, vita, opere e romanzi .
CANTI - CANZONI - INNI PATRIOTTICI = CARLO ALBERTO BOSI: IL VOLONTARIO PARTE PER LA GUERRA (ADDIO MIA BELLA ADDIO) -CARLO ALBERTO BOSI: LA INNAMORATA AL VOLONTARIO PER LA GUERRA DELLA INDIPENDENZA -GOFFREDO MAMELI: PER L' ILLUMINAZIONE DEL X DICEMBRE A GENOVA -GOFFREDO MAMELI: INNO MILITARE -LUIGI MERCANTINI: INNO DI GUERRA NEL 1848-49 -LUIGI MERCANTINI: LA SPIGOLATRICE DI SAPRI -LUIGI MERCANTINI: L'INNO DI GARIBALDI
PUBBLICAZIONI D'EPOCA RISORGIMENTALE: CELEBRAZIONE DI CARLO ALBERTO, DELLO STATUTO E DELL'ISTITUTO DELLA GUARDIA NAZIONALE (OPERE ANTIQUARIE TUTTE DIGITALIZZATE)
CANTI ITALIANI D'EPOCA RISORGIMENTALE: LA MARCIA REALE DA INNO SABAUDO DI CARLO ALBERTO A INNO DEL REGNO D'ITALIA
Qui si può leggere un INNO ALL'ITALIA ED AL TRICOLORE composto dal MAESTRO LORENZO MERINO e che fu accorpato a conclusione di un'opera celebrativa del DECENNALE DELLO STATUTO ALBERTINO OSSIA SUA PRINCIPALE APOLOGIA CONTRO GLI OSCURANTISTI GIA' LETTO MANOSCRITTO IN NIELLA TANARO DI MONDOVI' IN OCCASIONE DEL DECENNALE ANNIVERSARIO DAL MAESTRO LORENZO MERINO CUI SI AGGIUNGONO UN CREDO ED INNO POPOLARE GIA' EDITI E DISTRIBUITI NEL 1848 DELLO STESSO AUTORE (lavoro edito però nel 1861 = TORINO, TIPOGRAFIA EREDI BOTTA) e della contestuale stesura del
CREDO IN DODICI ARTICOLI DEL VERO LIBERALE ITALIANO COSTITUZIONALE
CANTI ITALIANI D'EPOCA RISORGIMENTALE: IN OCCASIONE DEL GIORNO ONOMASTICO DEL PRODE GENERALE GIUSEPPE GARIBALDI CANTO DI DOMENICO GUAITOLI BRILLANTE E POETA DELLA DRAMMATICA COMPAGNIA VENETA", MONDOVI'- BREO, TIPOGRAFIA DI VITALE BUZZI, 1861
TESTIMONIANZE DI FORTUNA POPOLARE DI G. GARIBALDI: GARIBALDI A NAPOLI 1860 - AZIONE COREOGRAFICA IN CINQUE QUADRI DI G. P. ANNONI, CON MUSICA DI G. MERIGGIOLI
TESTIMONIANZE DI AVVERSITA' A G. GARIBALDI: GLI SCRITTI DI PIER CARLO BOGGIO CONTRO GARIBALDI
IL CANTO DELL'ITALIA "FRATELLI D'ITALIA - L'INNO DI MAMELI"
I MOTIVI DELLA CENSURA GOVERNATIVA OTTOCENTESCA DELL'ULTIMA STROFA DI FRATELLI D'ITALIA
CANTI ITALIANI RISORGIMENTALI: GIUSEPPE BERTOLDI INNOGRAFO PIEMONTESE (UN PROGETTO DI INNO D'ITALIA - FRAMMENTO DELL'INNO LA DONNA ITALIANA
CANTI ITALIANI D'EPOCA RISORGIMENTALE: "VIVA IL RE" (IPOTESI DI UN CARDUCCIANO INNO NAZIONALE
OMAGGIO ACCADEMICO MUSICALE: L'"ANNESSIONE DELLE ROMAGNE AL PIEMONTE" DI L. SCALCHI (TESTO INTEGRALE DEL LIBRETTO D'OPERA)
[LA FINE DI UN'EPOCA E I "TEMPI MUOVI": DALLA RIVOLUZIONE FRANCESE E L'EPOCA NAPOLEONICA ALL'UNITA' D'ITALIA (INDICI TEMATICI)]
-CODICE NAPOLEONICO - CODICE DI NAPOLEONE IL GRANDE : UNA TRASFORMAZIONE EPOCALE DEL DIRITTO
-[LA RESTAURAZIONE: CARLO FELICE E L'ESPANSIONE DEL REGNO SABAUDO: CODICI, RESTAURAZIONE MA ANCHE MODERNIZZAZIONE E POTENZIAMENTO DEL REGNO]
-[STATUTO ALBERTINO DEL 1848 - STATUTO DI CARLO ALBERTO : STATUTO DEL REGNO DI SARDEGNA]
-[STATUTO ALBERTINO : ISTITUZIONE DELLA GUARDIA NAZIONALE DEL REGNO DI SARDEGNA]
-[CODICE CIVILE DEL NUOVO REGNO D'ITALIA: CONCETTO UNIFICATORE IN ORDINE ALLA MATERIA DELL'ARRESTO PERSONALE IN MATERIA CIVILE E COMMERCIALE]
-[ ORDINAMENTO GIUDIZIARIO DEL REGNO D' ITALIA (PROGETTO MIGLIETTI) - ANNO 1861 ]
-[CODICE DI NAVIGAZIONE - CODICE DELLA MARINA MERCANTILE - CODICE PER LA MARINA MERCANTILE DEL REGNO D'ITALIA (1865)- TESTO INTEGRALE ORIGINALE]
-[CODICE DI COMMERCIO DEL REGNO D'ITALIA DEL 1882: TESTO INTEGRALE DEL LIBRO II DEL COMMERCIO MARITTIMO E DELLA NAVIGAZIONE]
-[ UNIFORMAZIONE DEI 4 CODICI DELL'ITALIA PREUNITARIA : DAL CODICE SARDO DEL 1859 ALLE UNIFORMAZIONI DEL 1861 (IL COMPLESSO ARGOMENTO DELLA "PENA DI MORTE" ]
-[ ORDINAMENTO GIUDIZIARIO DEL REGNO D' ITALIA (PROGETTO MIGLIETTI) - ANNO 1861






- Nel contesto dell'anticlericalismo sette-ottocentesco (vedi testi digitalizzati e trascritti) giova precisare che la politica anticlericale del Regno di Sardegna - matrice del futuro Regno d'Italia- fu inaugurata con la legge del 29 maggio 1855, n. 878, che abrogò il riconoscimento civile a numerosi ordini religiosi incamerandone i beni. Si trattava di procedimenti già messi in pratica in altri Stati, ad esempio nel Granducato di Toscana già dal 1786 oltre che come sopra scritto ampiamente -dall'inizio del collegamento- nella Francia napoleonica e nei territori da essa controllati (Italia compresa) nel 1808 = tuttavia la SOPPRESSIONE DELL'ASSE ECCLESIASTICO trova la sua sanzione basilare in forza delle LEGGI DEL 1866 E 1877 pur succedendo alle stesse altri provvedimenti legislativi qui registrati ad opera del neonato REGNO D'ITALIA con i tanti problemi legislativi connessi a tale UNIFICAZIONE il cui ultimo atto fu caratterizzato dalla PRESA DELLA CITTA' DI ROMA CON SUSSEGUENTE SOPPRESSIONE DELLO STATO PONTIFICIO E SANZIONE DELL'EREZIONE DI ROMA IN LUOGO DI FIRENZE QUAL CAPITALE DEL NUOVO REGNO ed in particolare con l'esigenza di UNIFORMAZIONE DEI CODICI DELL'ITALIA PREUNITARIA E PARIMENTI DELL'ORDINAMENTO GIUDIZIARIO DEL REGNO D' ITALIA]

- Nella rivista filocattolica intitolata FIORI CATTOLICI le considerazioni sulle presunte improprietà del provvedimento del neo Regno di'Italia o LEGGE DI SOPPRESSIONE DEGLI ENTI RELIGIOSI E MORALI E DI ORDINAMENTO DELL'ASSE ECCLESIASTICO (a titolo d'esempio vedi in merito il CASO DELLA CHIESA DI N. S. DELLA CONSOLAZIONE DETTA ANCHE DI S. AGOSTINO E DELL'ANNESSO CONVENTO AGOSTINIANO GIA' SEDE DELLA BIBLIOTECA APROSIANA DI VENTIMIGLIA) ]

PUBBLICISTICA ANTICLERICALE E DIFESA CLERICALE = a suo tempo il ritorno di papa Pio VII da Parigi ove di fatto era prigioniero del Bonaparte, di cui quasi si presagiva il tracollo, passando tra ali di folla plaudente a partire dalla Liguria con un celebrato soggiorno in Sanremo nel febbraio 1814 ( come leggesi nel Manoscritto Borea), in direzione di Roma aveva fatto pensare ad una imminente piena sconfitta dell'anticlericalismo, anche sotto forma di pubblicistica ma di fatto così non fu specialmente in conseguenza della soppressione dello Stato Pontificio e dopo la presa di Roma simboleggiata dalla Breccia di Porta Pia -qui effigiata- attraverso cui l'esercito italiano entro vittorioso nella grande città con l'elevazione della stessa a capitale del Regno d'Italia con la conseguenza, probabilmente causa di ulteriori inasprimenti, che PIO IX intervenne variamente contro quello che definì un sacrilegio e attirandosi ulteriori contestazioni anticlericali con la canonizzazione dell'antico inquisitore spagnolo Pietro Arbues = ed in tal senso è da rammentare che il predecessore di Pio IX papa Gregorio XVI si era già adoprato alacremente avverso gli anticlericali sostanzialmente "figli" dell'illuminismo pubblicando un'enciclica qui digitalizzata sotto titolo de LETTERA ENCICLICA AI PATRIARCHI, PRIMATI, ARCIVESCOVI E VESCOVI DELLA CRISTIANITA' DEL 15 AGOSTO 1832 in cui biasimava come "esecranda la libertà di stampa" sì da diffondere libri pravi e blasfemi tali da fa rimpiangere l'antica istituzione dell'Indice dei Libri Proibiti (soluzione cui il Pontefice non rimase estraneo facendo pubblicare nel 1843 il qui proposto suo Indice dei Libri Proibiti) . Ma questi provvedimenti poco giovarono alla Chiesa Romana e con lo scorrere degli anni divenne ancor più difficile, come già scrito in precedenza, la postazione della Chiesa a fronte nel Nuovo Regno dell'Italia Unita e con l'avvento della Questione Romana : "Questione" destinata a restare a lungo un grosso problema per Stato e Chiesa ed a perdurare per vari anni sin alla Riconciliazione Mussoliniana col Vaticano detta "dei Patti Lateranensi" = in questo non breve lasso di tempo lunghi e complessi sono stati i tempi per la risoluzione di vari problemi tra cui l'urto sempre pù acre, quasi a vanificare le pregresse ideazioni di Gregorio XVI, tra STAMPE FILOCLERICALI nei casi più drastici connesse ad una pubblicazione datata quanto connessa a postazioni apertamente laiche ed antilluministiche come la qui digitalizzata opera di padre ANTONINO VALSECCHI dal titolo DEI FONDAMENTI DELLA RELIGIONE E DEI FONTI DELL'EMPIETA' nella quale ha un ruolo importante il qui del pari digitalizzato Discorso sopra l'Irreligione in cui si esaminano i principj, e le funeste conseguenze di essa opposti ai principj, ed i felici effetti del Cristianesimo pel Signor Barone di Haller.... (Gottinga 26 dicembre 1750) e STAMPE ANTICLERICALI SOPRA PROPOSTE ED ORMAI PIUTTOSTO RARE pare giusto rammentare come le PASQUINATE AVVERSO IL POTERE TEMPORALE DEI PAPI continuassro ad essere proposte in quest'epoca di grandi tensioni ma in un contesto specifico e chiaramente contemporaneo al'epoca pare opportuno rammentare alcuni scritti ed in primo luogo, non mancando grandi aspettative dopo l'ascesa al soglio di Pietro di Papa Pio, IX dell'- Orazione scritta alla Santità di Pio IX scritta dall'avv. A. Pizzoli [in merito all'arretratezza dello Stato Pontificio (testo integrale commentato)] facendo seguire le ben più acri e meno speranzose osservazioni di LUIGI SETTEMBRINI che già ne La protesta del popolo delle due Sicilie condannando l'arretratezza dell'Italia meridionale e la responsabilità dei Governanti espresse un SEVERISSIMO GIUDIZIO SU FRATI E PRETI, SPECIE SU QUELLI OPERANTI A NAPOLI criticandoli anche perché limitanti la libertà di stampa come nel caso più eclatante di Gaetano Royer e mantenendo il popolo a livello di analfabetismo sfruttandone l'ignoranza per i propri interessi . A siffatte considerazioni di carattere socio - politico, il Settembrini fece in tempi posteriori seguire, in un contesto prettamente letterario, al glorificante giudizio su preti e frati del Manzoni entro I PROMESSI SPOSI romanzo comunque giudicato entro il capitolo LXXXXIX: "La Rivoluzione interiore. Il Manzoni" delle sue Lezioni di Letteratura Italiana ( volume terzo da pagina 304 di questa edizione) un autentico capolavoro d'arte, superiore a tutte le altre opere del Grande Lombardo qui elencate ma con la valenza a giudizio del critico napoletano di LIBRO PROPRIO DELLA REAZIONE RELIGIOSA. Testo critico in cui il Settembrini, non senza un po' di veleno, riporta sugli uomini di Chiesa del '600 questo durissimo giudizio di Cesare Cantù, che sostenne -tra alcune critiche del Settembrini -la superiorità morale dei religiosi del XIX secolo rispetto a quelli del XVII e che di questi ultimi denunciò "Le grandi riforme del zelante Carlo Borromeo vi lasceranno credere che si tornasse in oro lo squallore del tempio; ma ancora sotto il cardinale Federigo, Francesco Rivola oblato ci assicura che radi erano i buoni preti in comparazione dei cattivi" . riforme che non impedirono ad alcuni religiosi di giungere al limite di attentare ad entrambi i cardinali e addirittura di perpetrare furti ed omicidi nella sua stessa chiesa come fece il Prevosto di Seveso, celando nei sepolcri della stessa i cadaveri delle sue vittime fatti questi riportati dal Cantù ed in grado di indurre il Settembrini ad affermare dunque allora, ed in Milano, i chierici erano cattivi come i laici; e se io dirò che in Milano e per tutto il mondo cattolico essi erano peggiori, perché la corruzione era cagionata da essi, il male esempio veniva da essi, io dirò cosa detta proprio dal Cardinale Federigo Borromeo. Dunque mi pare che il Manzoni si trovi in opposizione on la storia e col Cardinale .
Sostenendo poi il Settembrini
in un altro passo della sua disanima come solo il pauroso e un po' comico curato Don Abbondio risultasse nel romanzo l'ecclesiastico più credibile per quanto il Manzoni si fosse pentito di averlo inserito entro la storia da lui narrata registrando però poi in nota lo stesso studioso nelle edizioni, come quella usata da "Cultura Barocca", successive al 1872 una lettera datata 8 luglio 1872 d'un erudito suo lettore da cui verrebbe spiegata la motivazione per cui i frati dal Manzoni fossero anteposti ai preti cioè ai secolari lettera anonima [o di cui per qualche ragione il Settembrini non ha citto il mittente] che si conclude con l'asserzione Se vi capita di ritornare sull'argomento, apprifittate di questo riflesso, che viene da chi precisamente nel 1829 si trovò immischiato in questa lotta di antagonismi sacerdotali, e vi parla con piena scienza e coscienza delle vicende di quell'epoca miserrima.
Per quanto concerne le altre opere manzoniane il Settembrini le ritiene tutte ispirate dal medesimo sentimento che ispira il romanzo senza eguafliarne la grandezza ed il critico giunge addirittura a giudicare brutta tragedia l'Adelchi ispirata al principio che "I Longobardi sono nemici dei Papi, quindi ogni Longobardo è cattivo" mentre a suo pare l'aggressione dei Franchi ai Longobardi che tanto ormai avevano in comune con gli Italiani fu voluta dal Vescovo di Roma per tutelare, come altri Vescovi, il suo ruolo di feudatario sì da invocare il soccorso di Carlo Magno che distrusse il Regno Italico compensando il Clero col donativo di feudi e rendendo possibile un "avvenimento che fu una delle più grandi sventure italiche", facendo di tale impresa una delle più belle glorie di Carlo Magno e come uno dei più grandi benefizi che il Papa fece all'Italia, liberandola da una razza di oppressori spietati. A riguardo degliInni Sacri sempre il Settembrini li definisce "superiori a tutte le poesie sacre che abbiamo , ma non sono popolari, non facili né schietti ma vogliono essere le sacre canzoni, e come erano la Laudi antiche sono riflessi, difficili, a volte oscuri concludendo poi la sua disanima critica con la frase Alessandro Manzoni per me è simile al suo bel Federico Borromeo, uomo di raro ingegno, di cuore ottimo, sa tante cose, le dice tanto bene, ma santo da metterlo sugli altari no" continuando a trattarne, citando la visita da lui fatta in Milano al "Gran Lombardo" e scusandosi delle critiche fatte ma ritenute una necessità da trasmettere al xx secolo , affermazione non da tutti compresa ed apprezzata sì da suscitare molte reazioni anche della stampa al punto che un individuo propose di organizzare "un concilio per scomunicarlo, riprovarlo solennemente, metterlo al bando della Letteratura e della Civiltà" .


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Al riguardo di questo lungo scontro sette - ottocentesco tra postazioni clericali ed anticlericali può giovare compulsare quanto espresso dal Vescovo di Ventimiglia Mons. Ambrogio Daffra nella qui digitalizzata la Lettera Pastorale del 1903 Guardatevi dai Lupi in cui sono ben evidenti le osservazioni contro la Propaganda e Pubblicistica anticattolica di quelli che il Vescovo oltre che Lupi chiama falsi profeti che attirano le folle parlando contro la Chiesa avvalendosi di pubblicazioni modernistiche e laiche sì da indurre il Prelato a condannare pure (in pratica riprendendo l'anatema già pronunciato da Gregorio XVI contro l'"esecranda libertà" di stampa) i supposti "Abusi della Stampa".
Molte pubblicazioni, oltre il proprio specifico fine, valgono in siffatto contesto a sostenere la propria "fazione" sia essa clericale od anticlericale = per esempio entro la stessa ecclesiastica sanzione inquisitoriale contro la pratica del magnetismo animale e della scuola di Mesmer si vedono postazioni avverso i nuovi pensatori e puranco permeate da un anelito di antidonnesca misogenia reputandosi la lettura da parte delle donne di pubblicazioni condannate dalla Chiesa un autentico pericolo sociale e morale

- LO STATO PONTIFICIO E I SUOI ULTIMI GIORNI = SI VEDA QUI LA "QUESTIONE" E PIO XI NELLA TRATTAZIONE ADDOTTA DALL'OPERA TIBER (ERNESTO VERCESI - A. MONDINI), I PATTI DEL LATERANO, LIBRERIA D'ITALIA, MILANO, 1929

-CRISTIANESIMO - CATTOLICESIMO - CHIESA CATTOLICA [RICONCILIAZIONE TRA CHIESA E STATO ITALIANO: I PATTI LATERANENSI (11-02-1929)]
-CRISTIANESIMO - CATTOLICESIMO - CHIESA CATTOLICA [RICONCILIAZIONE TRA CHIESA E STATO ITALIANO: LA CONVENZIONE ECONOMICA (11-02-1929)]
-CRISTIANESIMO - CATTOLICESIMO - CHIESA CATTOLICA [RICONCILIAZIONE TRA CHIESA E STATO ITALIANO: IL CONCORDATO (11-02-1929)]
-CRISTIANESIMO - CATTOLICESIMO - CHIESA CATTOLICA [RELAZIONE AL PARLAMENTO DEL GOVERNO MUSSOLINI SULLA SOLUZIONE DELLA QUESTIONE ROMANA E SUL CONTENUTO DEI PATTI LATERANENSI:L'IMPORTANZA SOCIALE DEI PROVVEDIMENTI DELIBERATI]
-CRISTIANESIMO - CATTOLICESIMO - CHIESA CATTOLICA [EVOLUZIONE DEI CONCORDATI STATO CHIESA: DIBATTITO POLITICO-IDEOLOGICO TRA I CONCORDATO DEL 1929 E II CONCORDATO DEL 1984]
-CRISTIANESIMO - CATTOLICESIMO - CHIESA CATTOLICA [EVOLUZIONE DEI CONCORDATI STATO CHIESA : LA MODIFICA O TESTO DEL SECONDO CONCORDATO DEL 1984]


--CRISTIANESIMO - CATTOLICESIMO - CHIESA CATTOLICA [ULTIMI ATTI DIPLOMATICI PRIMA DELL'INTERVENTO ITALIANO PER LA CONQUISTA DI ROMA PONTIFICA]
-CRISTIANESIMO - CATTOLICESIMO - CHIESA CATTOLICA [ULTIMI ATTI DIPLOMATICI PRIMA DELL'INTERVENTO ITALIANO PER LA CONQUISTA DI ROMA PONTIFICA: IL CAPITOLATO SULLA "CITTA' LEONINA"]
-CRISTIANESIMO - CATTOLICESIMO - CHIESA CATTOLICA ["ROMA PAPALE" E I SUOI ULTIMI GIORNI: LA DESCRIZIONE DI UN TESTIMONE OCULARE]
-CRISTIANESIMO - CATTOLICESIMO - CHIESA CATTOLICA ["ROMA PAPALE" E I SUOI ULTIMI GIORNI: LETTERA DI PIO IX A VITTORIO EMANUELE II
-ORDINI DEL PAPA PIO IX AL GENERALE KANZLER COMANDANTE DELL'ESERCITO PONTIFICIO
CRISTIANESIMO - CATTOLICESIMO - CHIESA CATTOLICA ["ROMA PAPALE" E I SUOI ULTIMI GIORNI: LA BRECCIA DI PORTA PIA ]
-CRISTIANESIMO - CATTOLICESIMO - CHIESA CATTOLICA [LA "PRESA DI ROMA PAPALE" DA PARTE DELLO STATO ITALIANO]
-CRISTIANESIMO - CATTOLICESIMO - CHIESA CATTOLICA [LA SOPPRESSIONE OTTOCENTESCA DELLO STATO PONTIFICIO]
-CRISTIANESIMO - CATTOLICESIMO - CHIESA CATTOLICA [LA "ROMA PAPALE" VIENE SOPPRESSA E LA CITTA' DIVIENE CAPITALE DELLO STATO ITALIANO]
-CRISTIANESIMO - CATTOLICESIMO - CHIESA CATTOLICA [LA LEGGE DELLE GUARENTIGIE]
-CRISTIANESIMO - CATTOLICESIMO - CHIESA CATTOLICA [PIO IX - INTRANSIGENTISMO CATTOLICO - CONDANNA DELLA LEGGE DELLE GUARENTIGIE CON L'ENCICLICA UBI NOS DEL 1871 SANZIONE DEL NON EXPEDIT - L'OPERA DEI CONGRESSI = IL PROGRAMMA PUBBLICISTICO DI PIO IX ISPIRATO AL CONSERVATORISMO INCENTIVO' UNA SERIE DI CANONIZZAZIONI DISCUSSE TRA CUI QUELLA, CONTESTATA DALLE COMUNITA' EBRAICHE, DELL'INQUISITORE PIETRO ARBUES FAMOSO SOTTO IL NOME DI MAESTRO D'EPILA.]
- PIETRO ARBUES FU LUGUBREMENTE CELEBRE PER LA SUA FAMA DI SEVERISSIMO INQUISITORE IN SPAGNA AVVERSO MARRANOS E MORISCOS IN FORZA E LA SUA CANONIZZAZIONE AD OPERA DI PIO IX FU TRA LE PIU' ESPLICITE ESPRESSIONI DI POLEMICHE TRA CATTOLICI E LAICI
-CRISTIANESIMO - CATTOLICESIMO - CHIESA CATTOLICA [ LA CHIESA DIFRONTE ALLA POLITICA DEL GOVERNO DELLA DESTRA STORICA NELL'ITALIA POSTUNITARIA]
-CRISTIANESIMO - CATTOLICESIMO - CHIESA CATTOLICA: IL CLERICOMODERATISMO [IL PATTO GENTILONI]
-CRISTIANESIMO - CATTOLICESIMO - CHIESA CATTOLICA: LA QUESTIONE SOCIALE [L'ENCICLICA RERUM NOVARUM DI LEONE XIII]
-[ FINE XIX - PRIMI XX SECOLO = LA DIFFICILE SITUAZIONE DELLA CHIESA ROMANA ANALIZZATA ATTRAVERSO LA FIGURA DEL VESCOVO DI VENTIMIGLIA MONS. AMBROGIO DAFFRA = VEDI QUI DIGITALIZZAZIONE DELLA SUA "LETTERA PASTORALE" DEL 1903 GUARDATEVI DAI LUPI ED IN PARTICOLARE LE OSSERVAZIONI CONTRO LA PROPAGANDA E PUBBLICISTICA ANTICATTOLICA COMPRESI IN DETTAGLIO GLI ABUSI DELLA STAMPA]
-CRISTIANESIMO - CATTOLICESIMO - CHIESA CATTOLICA [LA QUESTIONE ROMANA E LA TRIPLICE ALLEANZA = CORRISPONDENZA GIA' INEDITA TRA PAPA LEONE XIII E L'IMPERATORE FRANCESCO GIUSEPPE I]
-CRISTIANESIMO - CATTOLICESIMO - CHIESA CATTOLICA [LA QUESTIONE ROMANA E LA PRIMA GUERRA MONDIALE]
-LO SFRUTTAMENTO DELLA "QUESTIONE ROMANA" AD OPERA DEGLI "IMPERI CENTRALI" NELLA DOCUMENTAZIONE ADDOTTA DALL'OPERA TIBER (ERNESTO VERCESI - A. MONDINI), I PATTI DEL LATERANO, LIBRERIA D'ITALIA, MILANO, 1929
-CRISTIANESIMO - CATTOLICESIMO - CHIESA CATTOLICA [PRESUPPOSTI DELLA SOLUZIONE DELLA QUESTIONE ROMANA]




- Tanto materiale con scritti spesso inediti e rare pubblicazioni originali oltre che con importanti notazioni storiche ed iconografiche sull'emigrazione italiana [qui in parte tratte dal volume di N. CUNEO] fu messo a disposizione dall'indimenticabile amico ERIO TRIPODI [titolare a Vallecrosia (IM) oltre che di un celebre ristorante meta di illustri personaggi dello spettacolo e dello sport dell'importante "Museo della Canzone" insieme al quale SI PUBBLICO' QUESTO VOLUME] fu messo a disposizione di CULTURA BAROCCA AL FINE DELLA SUA PROPOSIZIONE DIGITALE DI RARE PUBBLICAZIONI che ne trasse importanti documentazioni scrittografiche sul fenomeno dell'EMIGRAZIONE TANSOCEANICA LIGURE (CON IN EVIDENZA IL PORTO DI GENOVA) CARATTERIZZATA PURE DALL'EMIGRAZIONE NEL MONDO NUOVO DI TANTI PATRIOTI INTENTI A SFUGGIRE ALLE PERSECUZIONI PRE RISORGIMENTALI CON ALTRI PORTI LIGURI) e successivamente con EMIGRAZIONE PANITALIANA IN CUI SVOLSE UN RUOLO DEL PARI IMPORTANTE LO SCALO DI NAPOLIESTESAMENTE L'EMIGRAZIONE TRASOCEANICA ITALIANA (OVE UN RUOLO DI RILIEVO PRESE A SVOLGERE IL PORTO DI NAPOLI)

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La battaglia di Lipsia , conosciuta anche come la battaglia delle nazioni , si svolse dal 16 al 19 ottobre 1813 nella città di Lipsia, in Sassonia. Fu lo scontro più grande, in termini di forze impegnate e di perdite subite dalle due parti, verificatosi durante le guerre napoleoniche e una delle sconfitte decisive subite da Napoleone Bonaparte. Fu, inoltre, la più grande battaglia mai vista in Europa fino all'avvento della prima guerra mondiale. Culmine della campagna tedesca del 1813, la battaglia di Lipsia coinvolse 560.000 soldati, 2.200 pezzi di artiglieria, con 400.000 colpi di munizioni di artiglieria e 133.000 vittime. Determinò la disfatta francese nella campagna di Germania, costrinse l'imperatore a una difficile ritirata fino in Francia e provocò il crollo definitivo del sistema di alleanze organizzato da Napoleone in Europa. La battaglia, combattuta con grande accanimento dalle due parti, vide per la prima volta la partecipazione contemporanea sul campo della massa degli eserciti delle potenze europee continentali anti-francesi (Russia, Prussia, Austria e Svezia) e il suo esito venne determinato soprattutto dalla netta superiorità numerica dei coalizzati. Napoleone, nonostante la sua difficile situazione strategica complessiva, fu in grado inizialmente di concentrare più rapidamente le forze e sferrò una serie di attacchi il 16 ottobre che misero in forte difficoltà le armate austro-russo-prussiane schierate a sud di Lipsia, ma l'afflusso continuo di nuove truppe dei coalizzati da nord, nord-est ed est, impedì una vittoria decisiva francese il primo giorno di battaglia. Nei giorni seguenti i francesi pur battendosi validamente in tutti i settori vennero progressivamente respinti verso Lipsia dalle preponderanti forze coalizzate. Il 19 ottobre Napoleone ordinò la ritirata generale durante la quale i francesi subirono forti perdite di uomini, armamenti e materiali, soprattutto a causa della distruzione prematura del ponte sul fiume Elster a Lindenau.