ALTRA DIGITALIZZAZIONE DI PUBBLICAZIONE DEDICATA A S. VINCENZO DE PAOLI = Digitalizzazione dell'opera da biblioteca privata di Giovanni Francesco Regis intitolata Nella Centenaria Solennità ad onore di S. Vincenzo de' Paoli Orazione detta
il 21 luglio 1837 nella Chiesa della Missione di Mondovì edita nel 1837 a Mondovì , per i tipi della tipografia Rossi [in S.B.N. censite tre copie: in Biblioteca diocesana di Alba - Alba (CN)
- Biblioteca civica di Mondovì - Mondovì (CN) -
Biblioteca del Seminario Arcivescovile - Torino (TO)]= opera in cui il de Regis dopo aver celebrato il De Paoli per l'elevazione tra i Santi, ne parla come
verace prototipo del patriottismo cristiano, elencandone il suo religioso civismo a Parigi e in una Francia devastata da tante guerre civili, soccorrendo i tanti mentecatti e disperati ovunque pullulanti
e poi celebrandone per lunga parte dell'orazione il soccorso prestato ai tanti bambini abbandonati ed ancora negli Alberghi di Beneficenza grazie anche alle sue Missioni di Carità e all'aiuto delle sue Dame della Carità. "Vincenzo de' Paoli, nome originale Vincent de Paul (Dax, 24 aprile 1581 – Parigi, 27 settembre 1660), è stato un presbitero francese, fondatore e ispiratore di numerose congregazioni religiose come la Congregazione della missione (i cui membri sono comunemente denominati Lazzaristi), le Dame della carità e, poco più tardi, anche le Figlie della carità, di estrazione sociale più bassa rispetto alle Dame. È stato proclamato santo il 16 giugno 1737 da papa Clemente XII. È considerato il più importante riformatore della carità della Chiesa cattolica.
Nasce secondo una interpretazione dibattuta,da un'umile famiglia contadina a Pouy, un borgo contadino presso Dax. Suo padre Jean de Paul è un piccolo agricoltore, sua madre Bertrande de Moras, invece, appartiene a una famiglia di piccola nobiltà locale.
Vincenzo è indotto molto presto a fornire assistenza ai genitori che faticano a mantenere la famiglia numerosa e trascorre i primi anni come pastore sorvegliando pecore, mucche e maiali. Tuttavia, deve lasciare la sua casa per Dax, dove suo padre lo iscrive all'Ecole des Cordeliers, un collegio gestito dai francescani. Il padre spera di prepararlo a ottenere dei "buoni profitti" che avrebbero potuto integrare il reddito familiare.
Vincenzo vi rimane tre anni frequentando con successo i corsi di grammatica e latino. È per i suoi compagni un esempio di abnegazione, tanto che dopo un breve periodo di tempo il signor Comet, un amico di famiglia, gli chiede di diventare tutore dei figli. Da lì a poco, manifesta la vocazione apostolica e il desiderio di diventare sacerdote.
A 16 anni riceve la tonsura, il che significava entrare nel clero e indossare la tonaca. Grazie a un ricco avvocato della zona riesce a studiare teologia a Tolosa e viene ordinato sacerdote il 23 settembre 1600, dapprima come secolare, poi nella Compagnia del Santissimo Sacramento.
Nel 1605, mentre viaggia su una nave da Marsiglia a Narbona, è catturato dai pirati turchi e venduto come schiavo a Tunisi: viene liberato due anni dopo dal padrone che, nel frattempo, si era convertito al Cristianesimo. La veridicità di questa vicenda è stata peraltro messa in dubbio da qualche studioso.
Entra poi nella corte francese come cappellano ed elemosiniere di Margherita di Valois; fu successivamente curato a Clichy, dove mise da parte le preoccupazioni materiali e di carriera e si dedicò intensamente all'insegnamento del catechismo e soprattutto all'aiuto degli infermi e dei poveri; fondamentale per la sua maturazione spirituale fu l'incontro con il grande Francesco di Sales.
Officia diversi mesi nella parrocchia di Châtillon-sur-Chalaronne in Dombes a Ars-sur-Formans, dove sarà presente due secoli dopo, Giovanni Maria Vianney, il “Curato d'Ars”. Diventa quindi il sacerdote di Saint-Sauveur Saint-Médard, dove ha ricostruito la chiesa della comunità dal 1622 al 1630. Nel 1623 ha fondato la Compagnia delle Dame della carità, che hanno poi preso il nome di "Figlie della carità di San Vincenzo de 'Paoli." Questo ordine ha avuto sede a Clichy fino al 1970.
Nel 1613 fu assunto come precettore al servizio dei marchesi di Gondi; il marchese era governatore generale delle galere. Grazie al sostegno economico dei suoi mecenati, Vincenzo de' Paoli riuscì a moltiplicare le iniziative caritatevoli a favore dei diseredati e dei bambini abbandonati. Su richiesta della marchesa, che intendeva migliorare le condizioni spirituali dei contadini dei suoi possedimenti, nel 1625 formò un gruppo di chierici specializzati nell'apostolato rurale: il primo nucleo della Congregazione della Missione, i quali membri vennero poi detti lazzaristi. Qui, dove si ordinarono molti membri, crea un seminario della Missione. Il primo lazzarista sarà inviato nel Madagascar a partire dal 1648.
Il 29 novembre 1633, ha fondato la Città dei Poveri, dove ha avuto origine la congregazione delle Figlie della carità sotto la responsabilità di Luisa di Marillac insieme a Marguerite Naseau. Le Figlie, note anche come "Suore di San Vincenzo de 'Paoli," si dedicarono al servizio dei malati e al servizio materiale e spirituale dei poveri. Questa istituzione è responsabile per l'Ospedale degli Innocenti in Parigi.
Le sue opere di carità e assistenza divennero tanto celebri che Luigi XIII di Francia lo scelse come suo consigliere: si allontanò dalla corte per divergenze con il cardinale Mazzarino e continuò a dedicarsi all'assistenza ai poveri anche durante la lotta della Fronda.
Vincenzo detiene anche il primato a Parigi per assistenza alle vittime delle guerre di religione. Anche come membro della Compagnia del Santissimo Sacramento, invitò alla moderazione contro il movimento protestante ma si oppose al giansenismo.
Nel 1635, fornì sostegno alle persone del Ducato di Lorena e Ducato di Bar, nonostante le devastazioni degli eserciti nemici.
Luigi XIII volle essere assistito da lui nei suoi ultimi momenti di vita fino al 14 maggio 1643.
È stato nominato per il "Consiglio di Coscienza" (Consiglio per gli Affari Ecclesiastici) da parte della reggente Anna d'Austria, per la quale era anche il confessore.
Fondò anche un ospizio per gli anziani, che divenne il Salpêtrière nel 1657.
Morto il 27 settembre 1660, fu sepolto nella chiesa di San Lazzaro, che faceva parte della Casa di San Lazzaro poi di Saint-Denis, il 28 settembre 1660, in una cripta scavata nel bel mezzo del coro della cappella; è sepolto nella Cappella di Saint-Vincent-de-Paul, sempre a Parigi.
La sua opera ispirò Giuseppe Benedetto Cottolengo, fondatore della Piccola casa della Divina Provvidenza.
Il culto
VEDI IL PICCOLO METODO DI SAN VINCENZO E POI LA SUA MISSIONE APOSTOLICA A PRO DI BAMBINI ABBANDONATI E POVERI E COSA STRAORDINARIA PER I TEMPI GLI INTERVENTI PER MIGLIORARE LE CONDIZIONI ESISTENZIALI DEI CARCERATI INOLTRE CLICCA QUI PER RITORNARE AL TEMA DEI POVERI E DEL PAUPERISMO E CONTESTUALMENTE ANALIZZARE L'IMPEGNO DI ANGELICO APROSIO A TUTELA DEI POVERI A SUO GIUDIZIO TROPPO SPESSO INGANNATI DA IMBROGLIONI DI VARIA SORTE
Papa Benedetto XIII lo ha proclamato beato il 13 agosto 1729; fu poi canonizzato da Clemente XII il 16 giugno 1737. Attualmente il suo corpo è esposto nella Cappella dei lazzaristi, 95, rue de Sèvres a Parigi.
La memoria liturgica di san Vincenzo de' Paoli è celebrata il 19 luglio nella messa tridentina; nel calendario romano generale il 27 settembre.
Iconografia
Non vi sono molti ritratti di san Vincenzo. Uno dei più famosi, che si trova nella Casa Provinciale dei Padri della Missione a Torino, riporta una scritta sul retro:
«questo ritratto di san Vincenzo era giudicato dei migliori in Francia e fu ricuperato dalle mani di un brigante che lo portava via dalla casa di San Lazzaro dal signor Siccardi della Missione, nell'anno 1797 nel mese di agosto. Egli lo ha portato seco nell'anno istesso ritornando in Piemonte»
Il ritratto riflette la mansuetudine, l'abnegazione riflessa nelle rughe del volto, la veracità dello sguardo, l'ottimismo prudente nel sorriso appena accennato. In altri casi è raffigurato con un bambino in braccio o nell'atto di pregare. «Non è difficile pensare che si sia voluto trasmettere un'immagine capace di veicolare un messaggio.
Sempre a Torino, nel coro della Chiesa di Santa Pelagia, si trova un dipinto di Vittorio Amedeo Rapous intitolato Il Beato Amedeo di Savoia tra i mendicanti che intercede presso la Vergine con S. Filippo Neri e S. Vincenzo de' Paoli. Esso fu donato nel 1780 da Vittorio Amedeo III.
San Vincenzo fu discepolo di Pierre de Bérulle e fu latore di quel ramo della religiosità francese, cd. “Scuola francese”, che proponeva una riforma ecclesiastica senza rinunciare al primato di Pietro. La chiave interpretativa del pensiero vincenziano risiede nell'Umanesimo Cristocentrico che consiste nel «riprodurre per quanto più possibile, in sé e negli altri, l'umanità di Gesù Cristo quale principio dinamico dell'azione missionaria». Il richiamo alla personificazione con Cristo non deve trarre in inganno, cioè non deve essere interpretato come un tentativo ascetico, quanto piuttosto al desiderio di ripercorrere le sue parole e le sue intenzioni (Filippesi 2, 5-11).
Il metodo che Vincenzo de' Paoli chiamava "petite méthode", "il piccolo metodo”, consiste nel suddividere l'esposizione orale in tre fasi, in maniera chiara e adatta a qualsiasi uditorio. Trattando il soggetto, in primis, si espone il “movimento” di una certa virtù e della sua natura escatologica oppure si espongono i rischi derivanti da qualche vizio. Si passa, poi, a illustrare i “motivi” che precedono quell'acquisto virtuoso o quell'allontanamento vizioso ed, infine, si suggeriscono i “mezzi” per riuscirvi. Come spesso ripeteva san Vincenzo, questo era il metodo usato da Gesù Cristo stesso.
La missione apostolica, secondo san Vincenzo, non era un semplice corso di prediche, ma un'azione pastorale destinata a risolvere i problemi spirituali e materiali delle popolazioni depresse. La metodologia procedeva secondo le seguenti fasi: un missionario interveniva in un villaggio povero, dove era istituita, “in loco”, un'équipe chiamata la “Carità”, formata perlopiù da madri di famiglia o vedove, in seguito erano “ordinati” dei sacerdoti affinché nascesse una nuova parrocchia. Ogni missione si caratterizzava per flessibilità e mobilità. Flessibilità nel senso di adattare le proprie capacità di soccorso ai bisogni nuovi con personale permanente, ad esempio, nel fornire medicinali in famiglia o nel garantire un'istruzione ai figli; mobilità nel senso di non rimanere legati al proprio territorio, ma conoscere e scoprire sacche di povertà altrove. In questo senso la missione procedeva attraverso un ciclo dinamico.
La distribuzione delle provvidenze era resa più abbondante mediante la pubblicazione e la diffusione ovunque di un bollettino mensile, le Relations, che descriveva i bisogni degli assistiti e forniva una relazione particolareggiata di quanto svolto. Le Figlie della carità di San Vincenzo de' Paoli rappresentano la più originale e caratteristica innovazione di San Vincenzo, che aprì una nuova strada alle donne consacrate. Non più chiuse in un convento, ma sparse nelle vie del mondo a servizio dei bisognosi dovunque si trovassero: case private, ospedali, ospizi, carceri, asili, scuole. Attualmente vi sono nel mondo circa 37.000 in 3.600 case. In Italia sono circa 5.000.
Oltre ai tradizionali voti di povertà, castità e obbedienza introdusse il voto di stabilità ovvero la perseveranza nel servizio ai poveri. San Vincenzo, in tal senso, era preoccupato che i missionari si adagiassero a rimanere in un posto anziché partire per una nuova missione. Tale precarietà residenziale era, comunque, fonte di diversi disagi e un profondo senso di stress per i membri della compagnia. A volte li supplicava di restare o di tornare: «Quando passiamo per un altro paese, vediamo soltanto quello che ha di piacevole; ma quando ci viviamo, sperimentiamo ciò che ha di penoso e di contrario alla natura.
Secondo Bruno Bortoli, sociologo e assistente sociale, Vincenzo ebbe un fondamentale ruolo nell'introdurre nuovi metodi di assistenza, primo fra tutti la visita domiciliare:
«Il principio assistenziale di San Vincenzo si reggeva sulla divisione dei poveri in tre categorie:
i fanciulli, i vecchi, gli storpi e gli infermi;
coloro che col lavoro si guadagnavano solo la metà del necessario;
coloro che potevano guadagnare solo il quarto del necessario.
Le sue umili origini sociali influenzavano le sue proposte per trovare i mezzi proporzionati all'entità della povertà da sovvenire, mentre faceva in modo che l'assistenza non limitasse il dovere di lavorare che spettava a chiunque secondo le sue possibilità. Fu così il primo a sostituire al tradizionale sistema dell'elemosina indiscriminata, saltuaria e spesso socialmente dannosa, quella del “soccorso ordinato”, selezionato e rispondente alla natura e all'entità del bisogno. Inoltre, anziché un funzionario ligio al regolamento ma indifferente alle condizioni di indigenza, era una persona sensibilizzata ai bisogni del singolo individuo».
Un'ulteriore iniziativa da lui intrapresa fu tesa a migliorare le condizioni di vita dei condannati alle galere e, grazie alla sua posizione, riuscì effettivamente a ottenere un notevole miglioramento dei detenuti, soprattutto per gli inabili al lavoro. Per tali motivi san Vincenzo è considerato da tutti il santo patrono delle carceri e un grande riformatore del servizio penitenziario.