Il 1º novembre 1755 si verificò un violento terremoto con epicentro sotto l'Oceano Atlantico ad alcune decine di chilometri a sud-sudovest di Lisbona. Il terremoto causò tra i 60.000 e i 90.000 morti, su una popolazione stimata di 275.000 abitanti. Secondo le stime ufficiali ci furono tra 30 000 e 40 000 morti e fu distrutto circa l'85% della città. Tra gli edifici più importanti che andarono distrutti vi furono il Palazzo della Ribeira, dimora della famiglia reale (scampata al terremoto in quanto quel giorno fuori città), e l'Hospital Real de Todos os Santos, il più grande edificio pubblico del tempo. Tra i pochi quartieri di Lisbona ad essere poco danneggiati dal terremoto vi fu l'Alfama. In Marocco vi furono altri 10.000 morti. Le scosse, della durata di circa 6 minuti, provocarono il maremoto nella stessa Lisbona. Il mare si ritirò lasciando il molo e la riva a secco, con tutte le navi e le barche che vi erano ormeggiate, quindi un'onda di 15 metri si abbatté sulla città. All'interno del paese le scosse causarono frane sui monti Arrábida, Serra da Estrela, Júlio, Serra do Marão e Sintra.
Il sisma interessò buona parte dell'Europa, del Nordafrica e Funchal, nell'isola di Madera. Le scosse furono percepite anche nei Paesi Bassi, in Svizzera, in Italia e in Corsica, ma anche alle Antille e alle Barbados. In Africa fu avvertito quasi con la stessa violenza che in Europa. La città di Algeri fu in gran parte distrutta. In Marocco, molte abitazioni crollarono a Fez e a Meknès, e molti furono coloro che perirono sotto le rovine. Anche Marrakech subì le stesse devastazioni.
Il terremoto di Lisbona, oltre che distruggere intere città, scosse anche le coscienze di un'intera generazione. Lisbona era la capitale di un paese fortemente cattolico, con alle spalle una storia di grandi sforzi di cristianizzazione ed evangelizzazione delle colonie. In aggiunta, il sisma coincise con la festa di Ognissanti e distrusse quasi tutte le più importanti chiese. Per tutti i teologi e i filosofi del XVIII secolo questa inaudita manifestazione della collera divina rimase un mistero assai difficile da spiegare e fu di stimolo a riflessioni filosofiche di vario tipo. Alcuni fecero risalire la causa del terremoto alla punizione divina per il massacro degli indios nelle reducciones sudamericane dei gesuiti a opera dei soldati .
Il terremoto ebbe una forte influenza su molti pensatori europei dell'Illuminismo, che dibatterono nell'ambito della cosiddetta filosofia del disastro. Più di uno di essi menzionò o fece allusione a questo avvenimento in loro scritti, in particolare Voltaire in Candido e nel Poema sul disastro di Lisbona. Il carattere apparentemente arbitrario con cui persone furono risparmiate o uccise dal terremoto fu utilizzato da Voltaire per screditare il concetto di "miglior mondo possibile", espresso dal filosofo tedesco Gottfried Leibniz. Come scrisse Theodor Adorno, "Il terremoto di Lisbona, fu sufficiente per guarire Voltaire dalla teodicea leibniziana". Una violenta controversia sorse anche tra Voltaire e Rousseau sul tema dell'ottimismo e del "problema del male sulla Terra", tema che suscitò numerosi dibattiti tra teologi, filosofi e saggisti del XVIII secolo. Nel XX secolo, dopo i commenti di Adorno, altri pensatori accostarono la catastrofe di Lisbona all'Olocausto, in quanto i due avvenimenti esercitarono una profonda trasformazione della cultura e della filosofia del loro tempo.
Il concetto filosofico del "sublime", già conosciuto prima del 1755, venne sviluppato e valorizzato da Immanuel Kant, che cercò di comprendere tutti gli aspetti del disastro lusitano. Il giovane Kant, affascinato dall'avvenimento, ne raccolse tutte le informazioni disponibili, per poi formularne una teoria sui terremoti, espressa in tre scritti successivi. La sua teoria si basava sull'esistenza di gigantesche caverne presenti nel sottosuolo terrestre e riempite di gas caldi. Sebbene questa teoria sia stata smentita in seguito da varie scoperte scientifiche, resta pur sempre un primo tentativo di spiegare i terremoti attraverso un approccio scientifico e non come una "punizione divina". Secondo Walter Benjamin il testo di Kant sul terremoto di Lisbona "rappresenta probabilmente l'inizio della geografia scientifica in Germania, e sicuramente quello della sismologia".
Di questo cataclisma, il geologo scozzese Charles Lyell (1797-1875) diede la seguenteaccurata descrizione nell'opera Principles of geology, being an attempt to explain the former changes of the Earth's surface, by reference to causes now in operation, vol. 1, Londra, John Murray, 1832, pp. 504-507
IT).
"Lisbona, 1755. — In nessuna parte della regione vulcanica dell'Europa meridionale si è verificato, in tempi moderni, un terremoto così tremendo come quello iniziato il 1° novembre 1755 a Lisbona. Dapprima s'udì provenire dalle viscere della terra un rombo come di tuono, subito dopo una violenta scossa abbatté gran parte della città. Nel giro di circa sei minuti morirono sessantamila persone. Il mare prima si ritirò lasciando la riva a secco, quindi tornò rombando, sollevandosi di quindici metri oltre il suo solito livello. Le montagne Rabida, Estrella, Julio, Marao e Cintra, tra le più grandi del Portogallo, furono impetuosamente scosse, come suol dirsi, fino alle fondamenta; la maggior parte di esse subì delle fratture sulle cime, che furono spaccate e lacerate in modo meraviglioso, ed enormi massi caddero giù nelle valli adiacenti. Alcuni affermano che da questi monti fu visto il balenio delle fiamme, che si suppone fosse d'origine elettrica; si dice anche che fumarono, ma pare che alte nuvole di polvere possano aver dato origine a quest'illusione. [...]»