Nel solenne ingresso dell'ill.mo e rev.mo monsignore Francesco Gaetano Buglioni di Monale e Bastia vescovo di Mondovi ec. ec. Applausi, Mondovì : dalla tipografia di Luigi Rossi, 1824
importante per i vari contributi e specie perché nella "Visione di Crispo Ipugete" costituisce una sorprendente novità non essendo priva di interferenze proprie dell'epocale lirica sepolcrale, cimiteriale e lugubre = proprio in un cimitero è ambientata la composizione poetica e il visitatore, da identificare con Crispo Ipugete, dapprima sgomento poi attento seguace dei vari discorsi assiste all'emergare dagli avelli di vari fantasmi che gli rammentano il loro od altrui vissuto e tra questi, per quanto introdotto da un' altra entità, che come qui si legge per primo indica, commemorandolo con "altri spiriti magni" il fantasma dell'illustre monregalese
Filosofo e Fisico Giovanni Battista Beccaria famoso per i suoi studi sull'elettricità e pure per la diffusione grazie a lui avvenuta prima in Piemonte e poi in Italia del parafulmine in relazione al quale fu autore di una fitta corrispondenza con Benjamin Franklin celebre inventore del parafulmine
A prescindere dalla quasi certa influenza della letteratura cimiteriale, delle rovine ed ossianica propri dell'epocale letteratura inglese, su siffatta tradizione culturale destinata esistono oggi purtroppo misconosciuti autori di opere come il carme Un'ora al Cimitero
di Giorgio Briano e la pregevole "Cantica" di Luigi Scalchi La vestale al campo scellerato .
Peraltro nella "Visione di Crispo Ipugete" oltre a cogliersi ispirazioni mediate dalla tradizione cimiteriale che dalla poesia delle rovine
Come ben si vede la poetica per l'epoca innovativa del Varano nel suo procedere allegorico e paradantesco non è di facile interpretazione e questo rende necessario, oltre che esplicitare le peculiarità della vita e dell'opera generale del letterato, proporre delle dodici Siffatte immagini lugubri interagiscono non raramente
VISIONI
una digitalizzazione corredata quando necessario con l'indicazione delle tematiche e stilemi utilizzati in cui come di seguito si legge l'influsso dantesco e la poesia di matrice religiosa e cristiana interagiscono quasi continuamente con la letteratura sepolcrale, lugubre e delle rovine .
Alfonso Varano fu autore celebre tra fine '700 e buona parte del XIX secolo in particolare, come detto, per le sue Visioni che in questa propria raccolta un commentatore del medesimo Varano Francesco Cerruti proponendone i testi con un apparato critico le analizza, contemporaneamente a dati importanti su vita ed opere del loro autore nato da nobile famiglia a Ferrara nel 1705 con considerazioni sul suo vivere appartato e tutto dedito alla letteratura e alla vita religiosa sino alla morte sempre a Ferrara nel 1788 dopo averle corredate di un Discorso del Varano stesso in cui questo autore, come già scritto assai credente e religioso, contesta la postazione di Voltaire in merito alla convizione del pensatore francese che la grande poesia può svilupparsi in sintonia con la tradizione mitologica greco romana e non con forme di poetica concernenti temi cristiani.
Francesco Cerruti replica questa valutazione inserendola nella sua introduzione critica, mette soprattutto in evidenza come il Varano, nell'auspicio di un ritorno allo studio di Dante abbandonando gli schemi della poesia italiana in auge cui dopo l'ampolloso barocco nessuna rivitalizzazione concessero l'Arcadia, cui pure era ascritto quale pastore arcade, ed il Frugoni con cui ebbe corrispondenza [ il Varano lesse i volumi dell'Accademia d'Arcadia e quasi certamente il volume Le tre Arcadie ovvero Accademie Pastorali di Messer Jacopo Sanazzaro del canonico Menzini, del Signor abate Michel Giuseppe
orei raccolte per la prima volta, e dedicate a sua eccellenza Domenico Morosini Patrizio veneto, presso Andrea
Paoletti in Venezia , 1746 oltre che vari scritti del Frugoni] , abbia introdotto pur correttamente riconoscendo lo stesso commentatore alcuni limiti nelle Visioni un sentito quanto preciso itinerario poetico dalla prigionia del peccato alla finale salvezza in Dio =
tutte le Visioni risentono di siffatto percorso spirituale e , a titolo d'esempio, si può rammentare per l'efficacia
rappresentativa la Visione Decima Della Provvidenza Divina sopra l'angelo della morte in cui l'autore si rappresenta dall'inizio in viaggio per i "parmensi lidi" come scrive immerso in una natura dai toni arcadici ma che all'improvviso degenera in un ambiente ostile e inaridito di colpo popolato da una turba demoniaca capeggiata da un'essere diabolico identificato nell'angelo della morte. Questi dal terrificante aspetto tuona all'indirizzo dei suoi seguaci un discorso sul proprio e loro odio avverso Dio menzionando tra gli ultimi demoniaci trionfi la fine di Maria Luigia di Borbone principessa di Parma (sposa di Filippo Infante di Spagna e madre di Isabella poi sposa di Giuseppe II imperatore di Germania) troppo illustre per le sue acclamate quanto rare virtù e per ricordare l'oscura impresa chiama qual compartecipe alla concione il demone irrogatore di morbi sugli umani che afferma come dopo averla colpita con i suoi veleni ne contempla l'agonia e la disperazione attendendo una di lei palesata asserzione di mancanza di fede nell'aiuto divino onde poter rimanere in vita con i suoi cari. Dopo siffatta asserzione l'angelo dannato portatore di tossici incantamenti dichiara però che a suo giudizio l'impresa di corrompere con il corpo l'anima della nobile donna è fallita dato che con grande proprio scorno alla fine ha visto Maria Luigia accettare il proprio destino ed affidarsi totalmente all'amore di Dio. Siffatta confessione non delude oltremodo l'angelo della morte che cerca di consolare il tristo compagno del fallimento subito per la forza sprituale di Maria Luigia dicendogli che presto le italiche contrade e la parmense terra saranno inondate da diabolici mali.
La sua tracotanza viene però interrotta dalla
celestiale apparizione di un nunzio che si approssima allo stupefatto poeta ed in cui risiede l'anima di S.Ilario di Poitiers per cui lo sgomento sconvolge la diabolica armata e il suo stesso duce accecato dal fulgore che emana la sacra figura sì che presi da terrore i demoni scompaiono in una nuvola di fuliggine: fuggiti questi a far rifiorire la natura in tutto il suo splendore scende verso tal luogo il carro della trionfante Divina Provvidenza: raggiante di felicità è il poeta il quale a S. Ilario pone un suo dubbio, cioè chi sia la donna che precorre tal carro fissandolo con attenzione sì da venir subito con sua gran gioia informato dal Santo esser quella l'anima di Luigia di Borbone ascesa in cielo e venuta a celebrare la sua apoteosi inondando dei suoi favori le "parmensi piagge".
Aspro comunque e per molti versi coraggioso risulta all'epoca
siffatto tentativo del Varano di attualizzare, sulla scia dantesca, la poetica dalla contemporanea predilezione arcadica per figurazioni mitologiche in una produzione lirica pregna di messaggi religiosi cristiani ma come ancora sottolineato da Franesco Cerruti: [Alfonso Varano] per nulla scoraggiato dall'infelice esito
esito toccato alla "Provvidenza", cantica in terza rima di Gasparo Leonarducci , pigliandone anzi animo, volle nelle sue "Visioni" offrire un nuovo genere di poesia spoglio delle idee della mitologia pagana e fondato unicamente sul vero della natura e della cristiana religione: nuova poesia contraddistinta da sarcine collegate anche ai temi della fatuità dell'esistenza, della morte e del lugubre emblematicamente scrivendo lo stesso commentatore ...Né solo si contentò di bandire [l'autore] dalle sue
"Visioni" le invocazioni favolose della Mitologia, ma come disdegnoso delle terrene cose spiccò alto il volo a spaziare in
un mondo diverso dal nostro, descrivendo di colà l'infinita schiera de' mali, ond'è afflitta questa sofferente umanità
, e tramuoti, e morti, e rovine d'ogni maniera... (e senza dubbio occorre ammettere anche la capacità prefoscoliana del Varano nel descrivere una natura selvaggia, per niente arcadica e semmai caratterizzata da immagini di forte degrado quasi connesse alla tipologia della poesia delle rovine come si legge in varie parti delle sue Visioni ad esempio in merito all'esempio appena proposto entro la Visione Duodecima = La cristiana apoteosi di Francesco I imperatore dei Romani sempre Augusto.
Leggendo le Visioni ben si nota come non manchi in alcuna di esse una serie di considerazioni su tematiche non solo proprie dei temi lugubri ma altresì di contenuti biblicamente apocalittici come nel caso, qui proposto quale esempio, della Visione VII Pel
terremoto di Lisbona ove il tutto inizia con la partenza del protagonista ovvero del poeta dal porto di Genova celebrando questa città qual "Donna"/"Domina" di Liguria dando "Le ultime prove del Latin valore risorger facea d'Italia il dubbio onere" [ con una Genova esaltata in rapporto all'episodio del Balilla che nel 1746 segnò l'insurrezione contro gli occupanti austriaci durante la guerra di successione al trono imperiale]. Non molto dopo la partenza il vascello vien colto da terribile tempesta che causa la dispersione nelle acque tumultuose di due marinai gettando i superstiti nella disperazione specie perché le onde portano la nave nell'oceano Atlantico: la situazione par migliorare nei pressi del Portogallo con il chetarsi della tempesta che però dopo poco riprende travolgendo gli altri marinari e concedendo la salvezza al solo protagonista che invano cerca possibili sopravvissuti e quindi disperato si abbandona sulla riva ove alla fine si rinfranca per il sopraggiungere d'uomo che riconoscendolo qual naufrago si offre per aiutarlo, sì che lo scampato alla morte chiede al nuovo ventuto d'accompagnarlo a d una chiesa ove far voti alla vergine Maria. L'uomo a questa preghiera gli sembra raggiante di gioia e lo stesso si premura di coprirlo con un mantello, quindi il naufrago prima di raggiungere la chiesa gli narra gran parte delle sue vicende. Poi nel tempio prega la Vergine e stupefatto vede il volto della sua immagine rigarsi di lacrime. Espletato il voto con la Guida raggiunge un albergo ove in camera dopo parecchio tempo per i nervi tesi sul giaciglio riesce a prendere sonno fin quando per un incubo che gli mostra tutto crollare intorno a lui si desta e si accosta alla propria Guida narrandogli d'aver visto l'immagine piangente della Vergine. Siffatta Guida però gli narra il presagio di infausta sorte per la terra lusitana e gli parla di sé che qual condottiero di nave in Brasile conseguì ricchezze ma anche tristezza al punto da pensare al suicidio sì da gettarsi nelle acque del Tago per esser tuttavia salvato dalla Vergine, al punto di farsi eremita e vivere in luoghi solitari dedito a studio e preghiera continuando a parlare la Guida rammenta al naufrago di aver avuto nel corso di questa sua esperienza esistenziale un sogno per cui il Profeta Ezechiele che tratto in spirito a vedete gli abominii che gli Ebrei andavano commettendo nel tempio di Gerusalemme sì da redire loro inenarrabile sciagure ora scaglia una profezia di enormi calamità per Olisippo, nome latino di Lisbona, per lo scarso rispetto dei Portoghesi verso la Chiesa: dopo queste parole la stessa Guida, stante il dono di presagire gli eventi, induce il compagno a seguirlo onde vedere qual era Lisbona prima della catastrofe Obbedendo alla propria Guida il passeggero sale su un colle ad osservare lo splendore di Lisbona pur venendo lentamente assalito da un senso d'angoscia sino a quando vien colpito da un forte battito d'ali e scorge l'Angelo da Dio inviato a punire gli abitanti di Lisbona per la "schernita Croce: e da qui inizia la descrizione della terribile Apcalisse.Questo terremoto di Lisbona del 1755 fu una verà calamità, da non pochi tra cui lo stesso Varano in questa Visione attribuiti ad una manifestazione della collera divina = e del micidiale sisma, che scosse in Europa molte coscienze con relative certezza, si ebbero non poche narrazioni. Il poeta, del pari assai emotivamente colpito, descrive il cataclisma in forza di pregnanti
lugubri descrizioni di morte e disperazione ( in cui tra tante storie spicca, per la toccante narrazione, la vicenda d'una giovane donna moribonda che supplica l'io narrante ed il suo compagno di salvare da morte il figlioletto: cosa che i due non riescono a fare assistendo sgomenti alla morte del bimbo) interagiscono con immagini apocalittiche atteso che il terremoto [del 1755] succedette presso il mezzogiorno [come in nota registra il Cerruti]
; sicché essendo accesi tutti i fuochi, perché era appunto l'ora che in ogni casa si stava allestendo
il desinare, e rilucendo per le chiese infiniti lumi per la Solennità di Ognissanti, il rotolare di quei fuochi sui pavimenti di legno ed il cadere dei candelabri sugli altari, accese
ben tosto un vasto incendio, che aiutato da un'incessante tramontana, divenne in breve universale ed inestinguibile.
in, per l'epoca, inusuali e forti descrizioni sepolcrali di fisico disfacimento come si evidenzia ad esempio nella
Visione undecima = Della vanità della bellezza terrena, per la morte d' Amennira in cui il poeta , raggiungendo in un viaggio paraonirico e paradantesco il sito ove si trova il monumento sepolcrale della donna bella e da lui amata di nome Amennira rimane sconvolto dalla visione di decomposizione del suo corpo e quausi non vuol credere trattarsi di lei giungendo a chiedersi E di chi son quelle infelici membra? sentendosi però rispondere Quella son che tu amasti proprio da Amennira che gli appare, bellissima, in forma di anima ed al poeta stupefatto che la tempesta di domande Amerinna alla fine risponde dicendo trovarsi la sua anima in Purgatorio per liberarsi completamente di colpe lievi e non del tutto espurgate in vita, cioè una certa sensualità e poca compiacenza nel fare opere buone ma contemporaneamente consola subito il poeta dicendo esser lieta di trovarsi entro tal luogo d'espiazione in attesa di poter ascendere nella piena grazia di Dio. Amerinna a lungo descrive la propria gioia per siffatta sua condizione d'anima del Purgatorio finché sotto lo sguardo del poeta, quasi ondeggiando la tomba e vibrando le ossa del mortal corpo, lo spirito della donna ascende all'abbraccio del perdono divino.
Sì che, per comodo dei lettori, a Cultura Barocca è parso giusto proporre digitalizzate tutte le 12 Visioni del Varano =
Visione Prima = Per la morte di Monsignore Bonaventura Barberini già generale dell'ordine cappuccino e poi Arcivescovo di Ferrara [a fondo di ogni immagine il comando per voltare le pagine]
Visione Seconda = Per la morte di Anna Enrichetta di Borbone, figlia del cristianissimo re Luigi XV [a fondo di ogni immagine il comando per voltare le pagine]
Visione Terza = Per la morte del Cardinale Cornelio Bentivoglio [a fondo di ogni immagine il comando per voltare le pagine]
Visione Quarta = Sopra il vero e falso onore [a fondo di ogni immagine il comando per voltare le pagine]
Visione Quinta = Sopra la peste messinese coll'apparizione della Beata Battista Varano [a fondo di ogni immagine il comando per voltare le pagine]
Visione Sesta = Per la morte della serenissima Marianna arciduchessa d'Austria principessa Lorena [a fondo di ogni immagine il comando per voltare le pagine]
Visione Settima = Pel terremoto di Lisbona [a fondo di ogni immagine il comando per voltare le pagine]
Visione Ottava = Per la morte di Felicita d'Este Di Borbone duchessa di Penthevr [a fondo di ogni immagine il comando per voltare le pagine]
Visione Nona = Per la vittoria riportata dall'armi di S. M. I. R. Maria Teresa d'Austria sopra l'esercito prussiano il XVIII giugno dell'anno MDCCLVII [a fondo di ogni immagine il comando per voltare le pagine]
Visione Decima = Della Provvidenza Divina sopra l'angelo della morte [a fondo di ogni immagine il comando per voltare le pagine]
Visione Undecima = Della vanità della bellezza terrena, per la morte d' Ammenira [a fondo di ogni immagine il comando per voltare le pagine]
Visione Duodecima = La cristiana apoteosi di Francesco I imperatore dei Romani sempre Augusto [a fondo di ogni immagine il comando per voltare le pagine]