cultura barocca
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Il concilio di Roma fu tenuto il 27 marzo 680 nel monastero di San Martino, presso San Pietro,sotto la presidenza di papa Agatone [vedi gli estremi di datazione e luogo di celebrazione del concilio nella voce Agatone, santo della Enciclopedia dei Papi]
Il concilio romano del 680 fu occasionato dal prolungarsi della crisi monotelita, che ancora nella seconda metà del VII secolo era causa di divisione per la cristianità [ il monotelismo (noto anche come monoteletismo o eresia di Sergio) è la dottrina consistente nell'affermazione che in Cristo esiste un'unica volontà o un'unica operatività o energia (monoenergismo). Tale dottrina fu dichiarata eretica dalla Chiesa cattolica. Se Cristo avesse avuto una libera volontà umana, distinta da quella divina, egli avrebbe potuto anche ribellarsi a quest'ultima e dunque anche peccare, evenienza esclusa dall'abituale fede e anche dai concili di Efeso e di Costantinopoli II, i quali stabilirono che Cristo non peccò mai ed era immune da passioni e inclinazioni cattive e pertanto in Cristo non vi furono mai contrasti di volontà. Sembrerebbe dunque che in Cristo vi fosse sempre stata un'unica volontà effettiva. Che tutti gli atti, umani e divini, si attribuiscano all'unica persona di Cristo, dovrebbe voler dire che unico è il principio di tali atti, unica è l'energia operante. D'altra parte, la mancanza di peccato in Cristo poteva essere conseguenza di una mancanza di volontà umana e della presenza in lui di una sola volontà divina. L'obiezione dei cristiani ortodossi è che la negazione di una volontà umana avrebbe dato a Cristo un'umanità imperfetta oltre a togliere valore alla sua passione redentrice] . Già nel concilio lateranense del 649, papa Martino I e i 105 padri sinodali si espressero a favore di una netta condanna dell'eresia monotelita fatto che costò al papa prigione ed esilio , vista la sua presa di posizione sul tema rispetto a quella quella ufficiale dell'imperatore bizantino Costante II.
Salito al trono di Bisanzio Costantino IV Pogonato nel 668 si ebbe una inversione di tendenza visto che questi, intendendo ristabilire la pace religiosa nell'impero, inviò a papa Dono, una lettera con cui richiedeva una missione a Costantinopoli di una delegazione di vescovi, prelati e monaci occidentali onde affrontare la questione monotelica e ricomporre la frattura intestina alla Chiesa cristiana.
La missiva giunse a Roma dopo la morte di Dono e con l'ascesa al soglio di Pietrodi papa Agatone che non rispose immediatamente all'invito di Costantino IV aspirando ad esser spalleggiato dal più esteso maggior consenso fattibile fra le Chiese dell'Occidente in merito a siffatta delicata questione teologica.
Papa Agatone di conseguenza convocò a Roma una grande assemblea di vescovi occidentali, per lo più italici e siciliani, ma con rappresentanti delle Chiese della Gallia e della Britannia: contestualmente Un altro concilio fu celebrato a Hatfield, nel Sussex, su invito dello stesso pontefice [durante il concilio lateranense del 679] allo scopo di raccogliere il consenso della Chiesa inglese sulla condanna del monotelismo.
Secondo la Vita Wilfridi I episcopi Eboracensis di Stefano di Ripon,[Vita Wilfridi, edizione di Wilhelm Levison, nº 53, p. 248] il concilio romano, come sopra scritto, si celebrò il 27 marzo 680 anche se purtroppo atti dello stasso andarono dispersi.
Fortunatamente se ne salvarono due basilari documenti recati quindi a Costantinopoli dai legati papali ed allegatinnessi agli atti del concilio ecumenico del 680/681.
Il primo documento è la lettera personale che il papa scrisse all'imperatore [Mansi, Sacrorum conciliorum..., coll. 234-286], in cui Agatone stese una serie di considerazioni teologiche, basate sulle Sacre Scritture, sui testi dei Padri della Chiesa oltre che sulla tradizione apostolica, giungendo all'assoluta sanzione fede della Chiesa di Roma nella duplice volontà e nella duplice operatività in Cristo, non solo contro contro il monotelismo ma avverso pure il monoenergismo[ il monoenergismo è una eresia cristologica che sostiene l'esistenza di una sola forma di attività in Cristo, l'energia divina; i cattolici e gli ortodossi invece sostengono l'esistenza di una duplice forma di energia, umana e divina. La teoria monoenergetica fu una formula di compromesso proposta nel 633 dai patriarchi di Alessandria d'Egitto e di Costantinopoli, Ciro e Sergio I, per riconciliare cristiani ortodossi e cristiani monofisiti, divisi sulla concezione della natura di Cristo, con le proposizioni dei concili di Calcedonia del 451 e di Costantinopoli del 553. La teoria monoenergetica fu caldeggiata dall'imperatore Eraclio I con l'intenzione di ricomporre la frattura fra la chiesa ortodossa e la chiesa orientale, di Antiochia e di Alessandria soprattutto, in un periodo in cui le attenzioni di Costantinopoli erano dirette verso Oriente, a seguito della guerra vittoriosa contro i Persiani. Successivamente, dopo le conquiste arabe e la consapevolezza che sarebbe stato impossibile tornare in possesso dei territori orientali, il monoenergismo e il monotelismo furono dichiarati eretici. Il monoenergismo fu condannato come eretico nel III Concilio di Costantinopoli del 681. Costantinopoli tornava ad allinearsi al dogma papale ] .
Secondo Karl Josef von Hefele[Hefele, Histoire des Conciles, III/1, p. 48], i punti salienti della lettera sono 1 - la sicurezza e la chiarezza con le quali Agatone espone la dottrina duofisita; 2 - la fermezza con la quale il pontefice ricorda e proclama l'infallibilità della Chiesa romana; 2 - l'insistenza nel ripetere che tutti i suoi predecessori hanno sempre sostenuto la retta dottrina.
La lettera sinodale firmata dal papa e da tutti i 125 vescovi presenti al concilio.[Giovanni Domenico Mansi, Sacrorum conciliorum nova et amplissima collectio, vol. XI, Florentiae 1765, coll. 185-188 e 234-315, vedi in particolare coll. 286-315] costiruisce il II fondamentale documento per cui i padri conciliari esprimono la fede cattolica attraverso un simbolo che ripete in sintesi la dottrina delle due volontà e delle due operatività in Cristo già ricordata da papa Agatone e peraltro sancita dalle Chiese d'Occidente nel concilio romano del 649 sotto papa Martino I.
Questi due testi furono portati a Costantinopoli da una delegazione cui per la Chiesa romana parteciparono i preti Teodoro e Giorgio, il futuro papa Giovanni V, all'epoca diacono Giovanni, e Costantino suddiacono che sarebbe stato in seguito papa Costantino. Quali delegati delle Chiese d'Occidente risultarono inoltre i vescovi Giovanni di Reggio in Calabria, Abbondanzio di Tempsa, e Giovanni di Porto mentre un ulteriore gruppo formato dai rappresentanti dei monasteri greci di Roma, su volontà espressa dall'imperatore nella lettera del 678. L'inserimento della lettera sinodale tra gli atti del terzo concilio di Costantinopoli, iniziato il 7 novembre 680, ha determinato l'insorgere di un equivoco portando vari storici ad inserire i firmatari della lettera sinodale fra i partecipanti del concilio ecumenico mentre a siffatto questo concilio furono presenti solo tre vescovi occidentali, vale a dire i 3 delegati inviati nella capitale imperiale da papa Agatone.[vedi gli estremi sotto voce "Agatone", santo della Enciclopedia dei Papi].
Oltre a papa Agatone, al concilio di Roma del 680 parteciprono 125 vescovi, come scritto sopra perlopiù italiani ma con esponenti delle Chiese della Gallia e della Britannia.
Fu poi il Terzo Concilio Costantinopolitano a condannare il monotelismo ratificando le postulazioni dei papa Agatone e sancendo in modo assoluta la teoria duofisita.
Dei prelati partecipanti si propone qui l'elenco è quello riportato dal citato Mansi nella sua Sacrorum conciliorum nova et amplissima collectio: elenco che ha il pregio di proporre nell'ordine le firme dei segnatari della lettera sinodale:
Andrea di Ostia
Agnello di Terracina
Agnello di Fondi
Adeodato di Formia
Pietro di Cuma
Agnello di Miseno
Gaudioso di Pozzuoli
Stefano di Locri
Agnello di Napoli
Aurelio di Nola
Barbato di Benevento
Decoroso di Capua
Giuliano di Cosenza
Giovanni di Otranto
Germano di Taranto
Teofane di Thurio
Pietro di Crotone
Paolo di Squillace
Giorgio di Tauriana
Teodoro di Tropea
Abbondanzio di Tempsa
Giacinto di Sorrento
Placenzio (o Placentino) di Velletri
Giovenale di Albano
Vito di Selva Candida
Paolo di Nomento
Giovanni di Porto
Stefano di Palestrina
Felice di Spoleto
Onesto (o Onorato) di Jesi
Felice di Camerino
Floro di Foligno
Decenzio di Foro Flaminio
Giovanni di Norcia
Felice di Ascoli
Adriano di Rieti
Floro di Forconio
Clarenzio di Bagnoregio
Oreste (o Crescente) di Vibona
Teodosio di Siracusa
Benedetto di Messina
Giovanni di Termini
Giovanni ecclesiae Mylanae
Pietro di Taormina
Giuliano di Catania
Giorgio di Triocala
Giorgio di Agrigento
Adeodato di Toul
Vilfrido di York
Maurizio di Tivoli
Felice di Arles
Taurino, diacono della diocesi di Tolone
Mansueto di Milano
Giovanni di Bergamo
Donato di Lodi
Anastasio di Pavia
Valentino di Acqui
Desiderio di Cremona
Graziano di Novara
Desiderio di Ivrea
Giovanni di Genova
Deusdedit di Brescia
Audace di Tortona
Benenato di Asti
Benedetto di Vado
Bono di Albenga
Teodoro di Vercelli
Rustico di Torino
Giovanni di Ventimiglia [G, Rossi dopo averlo esplicitamente citato nella I edizione della Storia della Città di Ventimiglia ne riparla nell'edizione finale con qualche incongruenza: uniformandosi al sopra digitalizzato Semeria a p.29 ssrive nel testo "il vescovo Giovanni, che vediamo sottosriversi al Concilio romano, tenuto da papa Agatone l'anno 680" all nota 3 , stessa pagina, scrivendo "Ecco le testuali parole con cui esso si sottoscriveva negli atti di questo concilio stampati dal Labbé" (cosa che rimanda a quanto scritto dal Semeria) "Joanne humilis episcopus sanctae ecclesiae Vinctimiliensi in hanc suggestionem, quam pro postolica nostra fide unanimiter construximus, similiter subscripsi". Nella cronotassi dei vescovi di Ventimiglia, p. 417, leggesi poi "si crede" (quasi fosse in lui sovvenuto quche dubbio) questo lo stesso Giovanni che nel 680 asistette al Concilio Romano, altri (ma come spesso gli accade non indica chi siano questi "altri") pretendono che fu un altro Giovanni; nel caso affermativo sarebbe questi quel Giovanni di cui principia l'Ughelli la serie dei vescovi ventimigliesi al tom.4 (non cita il Semeria), e poi ci lascerebbe una lacuna di ani 500 sino a Stefano che fu al Concilio Lateranense nel 1179 seguitando però le notizie del manoscritto comunicatoci (che qui non cita)" noi empieremo tale lacuna coi nomi di altri pastori"]
Severo di Luni
Eleuterio di Lucca
Mauriano di Pisa
Sereno di Populonia
Reparato di Firenze
Valeriano di Roselle
Cipriano di Arezzo
Vitaliano di Siena
Marciano di Volterra
Maurizio di Sovana
Agnello di Bolsena
Teodoro di Chiusi
Custodito di Castro
Vitaliano di Tuscania
Maurizio di Anagni
Saturnino di Alatri
Valeriano di Sora
Gaudioso di Segni
Agatone di Aquileia
Ciriaco di Pola
Aureliano di Parenzo
Ursino di Ceneda (o Cissa)
Andrea di Celaia
Gaudenzio di Trieste
Bennato di Eraclea
Ursiniano di Pedena
Paolo di Altino
Paolo di Rimini
Beato di Pesaro
Domenico di Fano
Adriano di Numana
Giovanni di Osimo
Giovanni di Ancona
Bennato (o Benedetto) di Perugia
Bonifacio di Todi
Esilarato di Monterano
Amatore di Blera
Grazioso di Sutri
Teodoro di Nepi
Giovanni di Faleri
Teodoro di Amelia
Barbaziano di Bomarzo
Deusdedit di Narni
Teodoro di Ravenna
Stefano di Sarsina
Barbato di Forum Cornelii
Vittore di Bologna
Floro di Cesena
Vitale di Faenza
Giustino di Voghenza
Vincenzo di Forlì
Placenzio di Piacenza
Maurizio di Reggio
Pietro di Modena
Grazioso di Parma Magno di Forum Popili
Bibliografia
Concilium universale Constantinopolitanum Tertium. Pars prima - Concilii actiones I-XI, a cura di Rudolf Riedinger, in Eduard Schwartz (ed.), Acta conciliorum oecumenicorum. Series Secunda. Volumen II/1, Berlino 1990
Stefano di Ripon, Vita Wilfridi I episcopi Eboracensis, a cura di Wilhelm Levison, in Monumenta Germaniae Historica, Scriptores rerum Merovingicarum, VI, Hannoverae et Lipsiae 1913, pp. 163–263

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