cultura barocca
Gandolfo

DOMENICO ANTONIO GANDOLFO
LA VITA ( 27 NOVEMBRE 1653 - 1707 )
Per leggere più celermente le vicende culturali ed esistenziali del Gandolfo cliccare qui
[nei frontespizi di alcuni suoi libri viene detto "genovese" ma nel senso di "nato nel territorio della Repubblica di Genova = egli vide però la luce a Ventimiglia il 27 novembre 1653 e morì nel territorio romano nel 1707 o per esser più precisi si spense il 7 gennaio 1707 a Genzano di Roma, essendo Priore del locale convento agostiniano: ne furono genitori Antonio Francesco Gandolfo di Porto Maurizio e Maria Pelina Olignani di origini genovesi]
LE MOLTEPLICI RELAZIONI CULTURALI (INDICE A SCORRIMENTO)
OPERE DI D. A. GANDOLFO (ANCHE DIGITALIZZATE INTEGRALMENTE)
[VEDI QUI alcuni dei DIPLOMI attribuiti al Gandolfo per i suoi meriti culturali]
[Interazioni tra Beneficato Beneficante del Gandolfo, "Oldoini Corretto", scritti aprosiani (la breve ma basilare corrispondenza Gandolfo - Oldoini)]
[ Digitalizzazione de "Il Beneficato Beneficante" e dei "Fiori Poetici dell'Eremo Agostiniano" = riflessioni su Lodovico/Ludovico della Casa]
L'ARRIVO DEL GANDOLFO, DOPO VIAGGI E SOSTE DI FORMAZIONE, AL CONVENTO INTEMELIO DI S. AGOSTINO E LA GIOIA DI APROSIO PER LA SUA VENUTA, QUAL AMANTE DEI LIBRI E COLLABORATORE ALLA"LIBRARIA" ESPRESSA IN UNA LETTERA AL MAGLIABECHI
A VENTIMIGLIA PRIMA DISCEPOLO E COLLABORATORE DELL'APROSIO, POI, DOPO LA MORTE DI QUESTI, SECONDO BIBLIOTECARIO DELL'"APROSIANA"
COME IL GANDOLFO CURO' LE ESEQUIE DELL'APROSIO E PREDISPOSE LA LAPIDE COMMEMORATIVA DEL MAESTRO DA SISTEMARSI ALL'INGRESSO DELLA BIBLIOTECA INTEMELIA, ISCRIZIONE PURTROPPO ANDATA DISPERSA MA QUI PROPOSTA IN UN TESTO DELLO STESSO GANDOLFO
[Quanto il Gandolfo fece a vantaggio della biblioteca e del convento agostiniano di Ventimiglia a giudizio del Crocchiante nelle "Notizie degli Arcadi Morti" ]
LE SENSATE MOTIVAZIONI PER CUI A. APROSIO NON ACCETTO' DAL SUO DISCEPOLO UN LASCITO A PRO DELLA "LIBRARIA"
L'ATTIVITA' ERUDITA E PREDICATORIA: I VIAGGI DI FORMAZIONE

UNA ATTIVITA' PREDICATORIA ANCHE NEI QUARESIMALI ISPIRATA A QUELLA LINEA DI MODERAZIONE E CHIAREZZA CHE TROVERA' IN PAOLO SEGNERI IL SUO MASSIMO ESPONENTE

IL TRASFERIMENTO NEL CONVENTO AGOSTINIANO DI GENZANO SUI COLLI ROMANI
LA GRANDE STAGIONE ROMANA: DA GENZANO ALL'ARCADIA AI "MILLE" CONTATTI CULTURALI
Dalla citazione dell' ARCADIA [Clicca qui anche per scorrerne il TESTO integralmente digitalizzato ed i nomi degli ARCADI oltre che delle COLONIE ARCADICHE] del Crescimbeni si apprende che il GANDOLFO (erroneamente qui menzionato come "Gandolfi", ma altrove sempre citato con l'esatto cognome) venne ascritto nel celebre sodalizio letterario romano dell'Arcadia nell'ottobre del 1703, come peraltro si apprende da questo DIPLOMA ACCADEMICO qui di seguito ANALIZZATO CRITICAMENTE ASSIEME AD ALTRI ATTESTATI ACCADEMICI GANDOLFIANI
...e fu in funzione dell'allontanamento da Ventimiglia per Genzano sui Colli Romani che dovette accettare per ordini religiosi che la delusione, più cocente fra tanti successi letterari e retorici, fu quella di non esser mai riuscito ad istituire in Ventimiglia la progettata Accademia degli Oscuri (e tantomeno, come già erroneamente sostenuto da altri ma invero da lui nemmeno ipotizzato, di istiturvi una Colonia Arcadica Ventimigliese) pallidamente sostituita dal labile ed effimero Gabinetto Accademico di Ventimiglia di cui però non fu partecipe
[....e da un frammento di lettera (?), con cenni alle sue competenze in erudizione varia compresa erboristeria ed alchimia, una sorta di quesito accademico sulla strana morte di Maria Cristina ex Regina di Svezia e se sia stata curata al meglio delle possibilità del tempo]

DOMENICO ANTONIO GANDOLFO vide la luce a Ventimiglia il 27 novembre 1653 e morì nel territorio romano nel 1707 o per esser più precisi si spense il
7 gennaio 1707 a Genzano di Roma, essendo Priore del locale convento agostiniano.
Ne furono genitori Antonio Francesco Gandolfo di Porto Maurizio e Maria Pelina Olignani di origini genovesi, la madre che perse fanciullo ma da cui, soleva poi dire, d'aver succhiato la fede oltre che il latte: la sua vita si svolse tranquilla nella natia Ventimiglia finchè persi entrambi i genitori, venne cresciuto in casa della nonna, donna pia che alimentò la sua spirituale sensibilità.
Una disanima completa della sua attivita si può comunque seguire in questo percorso multimediale: comunque anche vedi in "Letteratura Italiana" (Einaudi), in particolare nel volume a complemento “Gli Autori - Dizionario Bio-Bibliografico e Indici” è utilmente scritto:”Gandolfo, Domenico Antonio (XVII sec,)/ Originario di Ventimiglia (Imperia). Poeta, predicatore e scrittore di opere erudite, iscritto a molte accademie letterarie del Seicento: gli “Incuriosi” di Rossano, i “Fisiocritici” di Siena, gli “Apatisti” di Firenze, gli “Infecondi” di Roma. Collaborò con A.Aprosio alla formazione del suo fondo librario arricchendolo, con il suo proficuo lavoro, di
************MANOSCRITTI************ e ************TESTI A STAMPA************
.
Progettò inoltre un’Accademia degli Oscuri a Ventimiglia che tuttavia non si realizzò”: a queste note seguono poi i riferimenti ai luoghi del testo in cui Gandolfo viene espressamente citato (vol.I Arianna Gusmano, collaboratrice dell’opera,).
Poiché B.Durante (La Biblioteca Aprosiana in “Riviera dei Fiori”, 1995, n.3, pp.19-49) è ritornato sull’argomento, nell’ambito di un vastissimo saggio sui tre primi bibliotecari dell’Aprosiana (Aprosio e Gandolfo appunto ed ancora Giacomo Antonio De Lorenzi) pare utile riproporre, con qualche nota esplicativa e qualche aggiunta, un suo lavoro già intieramente dedicato al Gandolfo, figura continuamente da riscoprire nel panorama letterario e che può forse riservare ulteriori sorprese, specie se si continuerà a “scavare” nel vasto patrimonio letterario della Civica Biblioteca Aprosiana di Ventimiglia.

DOMENICO ANTONIO GANDOLFO , a Ventimiglia ( attratto dalla STORIA ANTICHISSIMA DELLA CITTA' e dalla spiritualità della DIOCESI INTEMELIA ma, nello specifico, non meno dal fascino culturale oltre che religioso dell'Aprosio e del Convento intemelio che godeva di fama indubbia anche per l'ormai già celebre Libraria di Angelico cui voleva fare un lascito per la finalizzazione di lavori ancora in essere e potenziamento del patrimonio librario: lascito che, in effetti pur non avendo grande disposizione economica, Angelico cordialmente rifiutò tuttavia palesando ammirazione per il giovane e la sua iniziativa) maturò precocemente e senza condizionamenti ma anzi con entusiasmo, pure palesato nelle sue opere, la scelta della VITA CLERICALE nel contesto dell'ESISTENZA MONASTICA PROPRIA DELLE RELIGIONI REGOLARI.
Era, occorre dirlo, la sua un'epoca, come quella d'Aprosio, in cui la presenza della CHIESA risultava formidabile ad ogni livello, sì da caratterizzare lo stesso TESSUTO SOCIALE.
Del resto, innegabilmente (a fianco di argomenti che sono tuttora oggetto di discussioni accanite e tra queste in primis il controllo delle coscienze per il tramite della SANTA INQUISIZIONE) è doveroso riconoscere che senza l' attivismo dell'APPARATO ECCLESIASTICO la regolamentazione del vivere civile sarebbe stata ancor meno facile, pure nelle cose più svariate e non solo a livello di ISTRUZIONE E SCOLARIZZAZIONE DEI GIOVANI ma, per esempio, anche nella GESTIONE DEL LAVORO in qualche modo controllato, oltre che naturalmente dalle istituzioni statali, proprio dalla CHIESA che, per esempio, dall'apparato delle FESTIVITA' RELIGIOSE CON LA RELATIVA SALVAGUARDIA traeva spunto onde garantire ad una marea di lavoratori sull'orlo della sopravvivenza qualche motivato
*****PERIODO DI RIPOSO OLTRE CHE DI MEDITAZIONE E PIETA' SPIRITUALE*****
(alle NORME di CARATTERE GENERALE come quella qui riportata corrispondevano poi gli interventi diocesani dei vari VESCOVI e nella fattispecie si può citare il titolare dell' EPISCOPATO DI VENTIMIGLIA Mauro Promontorio che nei suoi Decreti... del 1643 sancì quanto segue in relazione al rigoroso e doveroso RISPETTO DEI GIORNI FESTIVI E DI RIPOSO).
Fu in siffatto contesto umano INTEMELIO, fortemente clericalizzato, che il giovanissimo DOMENICO ANTONIO GANDOLFO scelse di entrare a far parte dell' Ordine agostiniano nella ramificazione della Congregazione degli Eremitani.
Dopo il NOVIZIATO fece a 15 anni (secondo le consuetudini la SOCIALI E RELIGIOSE di un'EPOCA SEVERAMENTE CUSTODITA DALLE LEGGI DI STATO E CHIESA) fece la PROFESSIONE DI FEDE nel Convento della Consolazione di Genova: in conformità alle costumanze del noviziato dovette far redigere un TESTAMENTO (assolutamente legale atteso anche che in base alle vigenti norme sui testamenti ormai aveva superato i 14 anni). In esso egli fece rogare al notaio che tutti i suoi beni post mortem sarebbero toccati al Convento agostiniano di Ventimiglia: l'usanza era sancita dalle norme del noviziato e tecnicamente parlando l'atto rientrava nella categoria dei testamenti privilegiati cioè a vantaggio di pie istituzioni (questa volontà, poi variamente ribadita all'Aprosio, pare essere suggerita da una sincera volontà di sovvenire, nella fattispecie, le strutture ecclesiastiche, in crisi per vari motivi: il Convento ventimigliese per vari problemi ambientali -tra cui in primis i danni mai riparati arrecatigli dal terremoto del 1564; problematiche che inevitabilmente coinvolsero molti altri edifici sacri - oltre naturalmente a quelli pubblici e privati - senza escludere il non lontano Convento agostiniano di Dolceacqua per il quale il Gandolfo aveva una speciale venerazione [cosa che, fatte le debite proporzioni, accomuna vieppiù Gandolfo ad Aprosio: quest'ultimo, per esempio e magari con una certa polemica, non mascherava la propria simpatia per la cura che gli abitanti di Bordighera avevano per le proprie chiese, verso cui non mascherò mai il proprio sincero affetto].
La sensibilità sociale e caritatevole pare del resto una costante della sua vita: una volontà non solo di sovvenire con aiuti anche personali alle strutture religiose ma a tutto quel complesso assistenziale dal
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MEDICO all'OSPEDALE -
che mai risulta adeguato, terapeuticamente e funzionalmente ma anche sotto il profilo della serietà professionale di molti medici e loro assistenti e/o subalterni alla proverbiale crisi igienico-sanitario-profilattica dell'epoca sì che solo le persone abbienti possono tutelarsi e curarsi come si evinse nel corso della grande peste del XVI secolo.
Successivamente per quanto emerge da un suo profilo biografico, per gli studi, soggiornò nei cenobi agostiniani di Loano e di Viterbo ove ottenne il titolo di Maestro di Studio. Passò quindi ad insegnare filosofia nel convento agostiniano di San Luca a Parma [per ulteriori approfondimenti leggi qui].
Lasciò quindi Parma alla volta del cenobio di Ventimiglia ove, divenendo priore nel 1681 si adoperò per finalizzare i lavori della biblioteca, del dormitorio e del rifacimento del campanile: la cartografia del XVII secolo per l'area intemelia e per l'intendimento della stessa conformazione della BASTITA, il microcomplesso demico-rurale a cui capo in qualche modo stava il Cenobio Agostiniano risulta rarissima e modesta, sì da rimandare alle infinitamente superiori carte del '700 e poi, ancor meglio, alle stampe del XIX secolo, con l'implicito difetto però di non poter riscontrare, per via di collazione tipologica, qual risultasse strutturalmente il campanile prima del menzionato intervento ristrutturatore patrocinato coi propri beni (o comunque con possibili donativi) da Domenico Antonio Gandolfo.
Un estensore antico che ha contribuito a formulare parte di queste note (voce Domenico Antonio Gandolfo nelle Notizie degli Arcadi Morti) risulta un po' troppo conciso e dà l'impressione che il Gandolfo sia giunto nel Convento Intemelio per ricoprirvi la carica di priore (che effettivamente rivestì ma nel 1681) mentre l'unica data valida, post quem, che attesta l'ingresso di Domenico Antonio Gandolfo nel monastero intemelio risulta essere il 1678 come si evince da una lettera di Aprosio al Magliabechi che così emblematicamente detta: "...E' venuto a stanziare in questo Convento un nostro giovane di venticinque anni, non meno goloso di libri di quanto mi sia io, comprandone giornalmente e tenendomi giornalmente compagnia. Questi non è di nostro casato, con tutto ciò è amico dell'Aprosiana. Questo fa che io morirà contento lasciando uno ch'è amico de' libri a custodia di essa. Se io viverò ancora per qualche anno non lasserò d'istruirlo... [lettera ad ANTONIO MAGLIABECHI, conservata in Biblioteca Nazionale di Firenze, MSS. VIII 141, datata del 5-7-1678].
Durante il fruttuoso periodo di collaborazione con Angelico Aprosio da cui apprese molto e grazie al quale amplificò vieppiù l'amore innato per i libri (tanto che assieme a quello di Concionator si meritò il soprannome, comunque abbastanza consueto nell'epoca, di Bibliofilo), Domenico Antonio Gandolfo, che pure aveva giovanissimo fatto testamento a pro del cenobio agostiniano intemelio espresse al maestro la propria volontà di fare un lascito a vantaggio della "Libraria": non è facile dipanarsi in questa materia e nella motivazione di siffatte volontà ma la cosa che maggiormente stupisce è che da Aprosio ne ebbe un cortese diniego, seppur sotto forma di consiglio, con l'invito semmai ad assegnare il denaro stabilito a vantaggio del convento; si possono pensare tante cose, che Aprosio non ritenesse necessaria una sovvenzione per la Biblioteca, sua creatura, o che fosse consapevole di problemi più pressanti del cenobio: senza voler esser maliziosi è poco credibile che l'anziano bibliotecario rinunciasse ad un donativo per la sua "creatura", è più credibile che, nel contesto di una vita cenobitica sempre possibilistica di contrasti e contenziosi (pregressi o futuribili), l'Aprosio non abbia voluto correre il rischio pubblico d'esser accusato d'aver plagiato il giovane allievo atteso che il PLAGIO rientrava pur sempre tra le accuse che abbastanza facilmente si muovevano all'epoca, senza affatto escludere gli ecclesiastici.
Un letterato che aveva svolto una propria campagna personale contro i PLAGI LETTERARI non avrebbe potuto evitare di sentirsi in difetto, anche solo morale, se qualcuno lo avesse accusato di aver in qualche maniera PLAGIATO UN PROPRIO DISCEPOLO ALLO SCOPO DI TRANNE UN VANTAGGIO ANCHE SOLO PER LA SUA NOBILE ISTITUZIONE: la questione non è affatto semplice come si può pensare, specie se si valuta il lungo ruolo inquisitoriale svolto da Aprosio, anche per tutelare i patrimoni non solo per combattere l'eresia [all'inquisizione
spettavano molteplici compiti - oltre a quello reso eclatante per via letteraria oltre che storica - e può sembrar strano ma tra questi compariva anche, oltre alla persecuzione di eresia e o magia malefica, la persecuzione di plagiari e millantatori, molto frequenti all'epoca d'Aprosio e Gandolfo; Aprosio come vicario dell'Inquisizione per esempio, al modo che si ricava da una lettera del Grande Inquisitore di Genova Michele Pio Passi Dal Bosco dovette perseguire nel territorio di sua competenza truffaldini aderenti ad una fantomatica Confraternita che dietro compenso rilasciavano false indulgenze alla gente sprovveduta: fatto nemmeno raro perchè parimenti si doveva spesso intervenire avverso persone che si autoattribuivano i CRISMI DELLA SANTITA' giungendo a plagiare apertamente frotte di presunti e sprovveduti discepoli.
Il problema affrontato da Aprosio era abbastanza comune, anche a livello di singoli individui poi circondati da fedeli personali ed anche fanatici: per esempio Lucio Ferraris nella sua monumentale BIBLIOTHECA CANONICA alla voce INQUISITIONIS S. OFFICIUM riporta due casi abbastanza tardi, ma emblematici di un fenomeno antico, soggetti a condanna per decreto inquisitoriale ecclesiastico, quello di una tal ANNA APOLLONIA MANFREDI DA PERIZANO , in pratica autoproclamatasi SANTA (come nel caso successivo il testo non specifica il reato, temendosi forse coinvolgimenti diabolici: oggi accanto a possibili intenti truffaldini sarebbe da ipotizzare alla radice di tutto una qualche MALATTIA MENTALE) ma invece CONDANNATA AL CARCERE PER DECRETO DEL SANT'UFFICIO ed ancora quello di SUOR ANGELA FRANCESCA ZAPPATA DEL MONASTERO DI S. CHIARA DI CHIERI parimenti ostentatasi qual SANTA ed invece per
DECRETO DEL S. UFFICIO RELEGATA, CON L' INDICAZIONE DELLE PENE DA SCONTARE, NEL CONVENTO DI SANT'AGNESE DI ASTI.
Approfittare dell'altrui semplicità per trarre vantaggi cioè plagiare un'altra persona dall'alto del proprio prestigio era azione condannata dal diritto ecclesiastico in vari campi e basti per questo leggere tante voci della BIBLIOTHECA CANONICA di L. Ferraris: vi si può consultare genericamente la voce PENE ma vi si possono analizzare esemplificanti testimonianze di PLAGI DA PUNIRE come quelli perpetrato da quei MEDICI e/o MAESTRI servitisi del proprio carisma per sottrarre illecitamente pazienti o discepoli ai rispettivi colleghi.
A questo punto vien peraltro, come spesso accade, da meditare sulla reale portata della Grillaia: tra le ipotesi plausibili è infatti da registrare che quello che per secoli è stato giudicato un semplice libro di bizzarre curiosità sia qualcosa di diverso, specie se analizzato sulla scia di nuove postulazioni: e che cioè, nell'ottica aprosiana, permeata di interferenze inquisitoriali, il libro costituisca sì un modo gustoso ed arguto (alla maniera cara all'agostiniano) onde proporre in chiave spicciola od attraente discussioni in apparenza curiose ma all'atto pratico sempre finalizzate alla trattazione di argomenti giuridici connessi all'inquisizione ecclesiastica ed alla legge dello Stato, come, del resto, si può evincere da una lettura critica dei "Grilli" o capitoli appunto dedicati alla tematica del "plagio e dei plagiari".
Dopo la MORTE DI APROSIO (di cui curò l'EPITAFFIO, la composizione del CADAVERE, i FUNERALI e finalmente l'INUMAZIONE NEL CIMITERO DEI FRATI RETROSTANTE IL CONVENTO) l'esclusiva direzione della BIBLIOTECA APROSIANA toccò a DOMENICO ANTONIO GANDOLFO.
Meno iridescente dell'Aprosio, piuttosto riservato (molto scarni i riferimenti autobiografici) fu comunque non meno viaggiatore del maestro.
Per chi VIAGGIAVA NEL PASSATO
tanti erano i pericoli connessi alla frequentazione di strade popolate di briganti e rapinatori (non meno d'altri Stati la Liguria soggiaceva a un potente banditismo organizzato), di individui marchiati di infamia e disposti a tutto, ed ancora di banditi e rei in fuga ( per non citare i più ambigui ma non meno pericolosi "MERCANTI DI MERAVIGLIE" e soprattutto i solitari quanto misteriosi MANTICULARII DESTINATI AD ALIMENTARE LA LEGGENDA ASSASSINA DELL' "UOMO NERO"): tutti comunque sempre a caccia di illeciti profitti, che in ogni modo salvaguardavano la propria autonomia ricorrendo anche al principio sempre più discusso del Diritto ecclesiastico d'asilo e contro cui bisognava spesso difendersi di persona con le armi.
Del resto il VIAGGIO PER MARE (principalmente per le donne ma non soltanto) non era meno pericoloso sia per gli equipaggi costituiti spesso da criminali scontanti al remo le proprie colpe ma soprattutto atteso il proliferare sia di
PIRATI che di CORSARI
Un discorso a se stante meritavano poi quei personaggi sembre in bilico tra giustizia e criminalità che erano i CACCIATORI DI TAGLIE
che s'aggiravano molto numerosi dato che nonostante i proclami e le "grida" del DIRITTO PENALE DELL'ETA' INTERMEDIA (VEDI QUI L'INDICE TEMATICO) bisogna convenire che i pur numerosi ORGANI DI GIUSTIZIA DEGLI STATI NON AVEVANO ABBASTANZA FORZA ONDE PERSEGUIRE LA DILAGANTE CRIMINALITA' sì che si ricorreva quasi in maniera istituzionale ai servigi di questi temutissimi figuri sia a scapito degli ESILIATI CHE TENTASSERO FURTIVI RIENTRI IN PATRIA sia avverso quei CRIMINALI (VEDI QUI L'INDICE) che si fossero resi CONTUMACI anche per non SODDISFARE IN BASE AL PRINCIPIO DELLA RESTITUTIO (RISARCIMENTO) I CITTADINI DA LORO VARIAMENTE DANNIFICATI (può parer strano ma i CACCIATORI DI TAGLIE tra costoro non di rado perseguivano ferocemente quegli STUPRATORI CHE SECONDO LA NORMATIVA DEL DIRITTO INTERMEDIO NON AVEVANO DATA SODDISFAZIONE ECONOMICA ALLE FAMIGLIE DI CUI AVEVANO VIOLATO QUALCHE FANCIULLA, SPECIE SE VERGINE.
Per quanti vogliano variamente approfondire queste tematiche spesso complesse dell'epoca intermedia, un'epoca in cui il legame tra contesto politico/sociale/economico e realtà religiosa ed ecclesiastica è forse irrinunciabile la consultazione di un'opera straordinari qui in parte digitalizzata che affronta a tutto tondo le varie problematiche del vivere civile e religioso e ci si riferisce nella fattispecie alla
Bibliotheca canonica, juridica, moralis, theologica nec non ascetica, polemica, rubricistica, historica, &c. ... ab ad m.r.p. Lucio Ferraris ... Tomus primus [-undecimus (Additamenta)]. ..., Post plures Italicas editio postrema auctior et emendator ..., Venetiis : typis Vincentii Radici, 1770-1794

di cui qui si propone un
************MODERNO INDICE DI VOCI DISPOSTE IN ORDINE ALFABETICO************.
Dalla semplice consultazione (è un'opera che riassume vecchi testi canonici e teologici, riprendendo e riesaminando voci e trattazioni che corrono attraverso i secoli e coinvolgendo opere diversamente basilari come queste) sarà facile intendere quanto risulti difficile in assenza di tale strumento un'analisi oggettiva dell'epoca, sì da correre il rischio di decadere -anche per la settorialità dei conttributi civilistici- in valutazioni parziali a misura dei singoli Stati, per quanto collegati da analoghe giurisdizioni: la monumentale opera del Ferraris, con tutti i limiti che possono avere queste enormi sillogi, ha il pregio di costituire uno strumento di amalgama sì da poter sempre rimandare l'analisi della singola trattazione specifica (su Genova, Venezia o Napoli a titolo di mero esempio ... ma vale anche per Paesi Stranieri di religione cattolica) ad un comun denominatore scientifico e documentario.

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Gandolfo viaggiò molto sia quale predicatore ed insegnante [ma a differenza di Angelico Aprosio poco propenso a farsi ospitare in conventi non della propria Congregazione ed altrettanto inviso a far qualsiasi cenno su soggiorni poco consoni (vedi qui da testo di diritto canonico e non la voce Taberna, Tabernarii, seu Caupones in particolare ai punti 2 - 3 e punto 10 ) come in locande e taverne proprio a differenza del suo predecessore che al contrario ne fece descrizioni anche argute ].
Gandolfo indubbiamente fu anche meno portato di Aprosio verso scintillanti ma poco documentabili curiosità esoteriche e scientifiche, il Gandolfo (che non prestò attenzioni settoriali a problemi epocali come quelli degli eretici, degli apostati o degli ebrei ma semmai alle nuove metodiche di ricerca secondo l'ispirazione francese) non fu tuttavia figura passiva nè tanto meno chiusa nell'esclusiva dimensione fratesca: non per caso, alla Biblioteca Aprosiana (per quanto non fosse in qualche modo "protetto", dall'aprosiano status di Vicario della Santa Inquisizione) diversi libri proibiti furono ingressati e/o conservati al tempo in cui Gandolfo ricoprì l'incarico di secondo bibliotecario della Libraria.
Rispetto ad Angelico la sua postura intellettuale e metodologica era oramai rivolta ad un nuovo e già trionfante rigore nelle investigazioni; secondo la costumanza aprosiana ma in un modo nuovo, più severo ed organico giammai tuttavia egli abiurò (anche nella specificità delle sillogi settoriali che ne acclararono l'immagine) dall'impegno assiduo nell' indagine critica, su dimensione sia nazionale che internazionale: ciò gli procurò fama all'estero e di questa sua notorietà extraitaliana fanno tuttora fede pubblicazioni, che di lui trattano elogiativamente e che per giunta poste all'Indice dei Libri Proibiti, come gli Acta Eruditorum ed i relativi Supplementa ideati e realizzati da Otto Mencke, furono dal Gandolfo, tramite vari intermediari, lette e raccolte con metodo.
Certamente sarebbe riuscito a realizzare per Ventimiglia e per l'Aprosiana (che comunque, dopo la morte d'Aprosio come detto sopra da lui pubblicamente onorato, non mancò di potenziare considerevolmente assieme al complesso conventuale) se, per le esigenze della Religione e degli Eremitani di S. Agostino (che a fronte dei progressi di altri rami dell'Ordine Agostiniano aveva patito ridimensionamenti, specie con la BOLLA DI SOPPRESSIONE DEI CONVENTI MINORI) verso cui manifestò un'obbedienza che sempre travalicò gli interessi personali, in un mondo sconvolto da gravi conflitti, dal pauperismo e dal proliferare di malattie spesso incurabili, non fosse stato inviato dapprima a Roma presso il convento di San Giorgio [fatto che gli diede l'opportunità di frequentare l'impressionante complesso accademico e bibliotecario della città] e quindi nell'area dei colli romani a reggere quale priore il convento della Santissima Nunziata di GENZANO onde porre rimedio in primo luogo ad alcuni
************contenziosi insorti con l'arciprete della chiesa di S. Maria della Cima************
ma contestualmente anche per arginare alcune invasioni delle sue possessioni ad opera non solo di altre autorità od istituzioni ma di tanti poveri sventurati.
A Genzano comunque Domenico Antonio Gandolfo non trascurò il lavorio intellettuale inaugurato a Ventimiglia con la stampa (1682) dei FIORI POETICI DELL'EREMO AGOSTINIANO [una significativa ANTOLOGIA POETICA], continuato con la pubblicazione (1695) del DISPACCIO ISTORICO, CURIOSO ED ERUDITO..., che offre una soprendente
IMMAGINE DEI VASTISSIMI CONTATTI CULTURALI GANDOLFIANI,
per giungere finalmente al "capolavoro" del 1704 vale a dire la
DISSERTATIO HISTORICA DE DUCENTIS CELEBERRIMIS AVGUSTINIANIS SCRIPTORIBUS EX ILLIS QUI OBIERUNT POST MAGNAM UNIONEM ORDINIS EREMITICI USQUE AD FINEM TRIDENTINI CONCILII
del 1704 [e purtroppo occorre dire che proprio lo spiccato senso del dovere per gli impegni religiosi che il Gandolfo aveva, in merito alle sue OPERE accanto ai LAVORI EDITI siano rimasti SCRITTI INEDITI, per quanto rintracciabili e studiabili ad eccezione di quello più ambito, vale a dire la PRESUNTA CONTINUAZIONE DELLA DISSERTATIO
con il titolo di PORPORE AGOSTINIANE
A prescindere dalle pause nel lavoro letterario la sua fama, di bibliofilo, erudito e soprattutto sillogista risultò indiscussa al punto che ottenne l'ASCRIZIONE alla prestigiosa ACCADEMIA D'ARCADIA [che peraltro non fu l'unico prestigioso suo RICONOSCIMENTO ACCADEMICO] non mancando al contempo di alimentare una mai sopita nomea di collezionista ed antiquario investigare sui fascinosi siti dei castelli romani specie in merito al misterioso lago di Nemi ove ebbe occasione talora di imbattersi in marangoni e/o marangon saltuariamente convocati e prezzolati da eruditi ed antiquari per svelare alcuni arcani degli abissi del lago donde saltuariamente emergevano, magari invischiati nelle reti dei pescatori locali strani reperti di romanità: contestualmente, da segnali sporadici ma concreti, Domenico Antonio Gandolfo pare non aver mai abiurato ad un concreto interesse per
ERBORISTERIA E PIANTE OFFICINALI
maturato sia per tradizione fratesca che per l'influenza culturale del patrimonio librario consultato alla Biblioteca Aprosiana.
Della gratificante ESPERIENZA ROMANA molto, in merito al GANDOLFO
si è parlato in questo SAGGIO: spiace, che a fronte della moderna riscoperta, già ai suoi tempi fosse stato relegato in un certo oblio, o forse meglio dimensionato, dati gli impegni ormai continui a Genzano, in un ricordo contenuto sin poco oltre la morte nel 1707 ed alimentato all'interno della
******TRADIZIONE POETICA MA PARIMENTI FESTOSA CHE CARATTERIZZAVA GLI ARCADI E I TANTI SIMPATIZZANTI******.
Proprio grazie ad un corrispondente gandolfiano, certamente ruotante in ambito arcadico se non addirittura membro dell'Accademia, il LETTORE ROSSI DI SANTA PRISCA si apprende che, a coronamento degli impegni intellettuali dell'istituzione erudita stavano, in onore alla recuperata tradizione classica, BANCHETTI E SIMPOSII, CACCIA e PESCA, FESTE E DANZE, GIUOCHI VARI, molte rappresentazioni di SPETTACOLI TEATRALI ed anche INTERESSI ESOTERICI che (a prescindere dalla prima ragione dell'anonimato ambito dal ROSSI, quello del contenzioso in essere tra il Convento agostiniano di Genzano, di cui il Rossi era partigiano e curatore, e l'arciprete di Genzano in merito, soprattutto, alle INUMAZIONI DEI CADAVERI e contestualmente ai DIRITTI DI SEPOLTURA
) a livello di ipotesi ben plausibile, possono esser stati alla RADICE DELL'ANONIMATO CERCATO E VOLUTO DAL ROSSI nei contatti col Gandolfo onde non compremettersi di rimpetto alle istituzioni ecclesiastiche preposte a vigilare.
Su DOMENICO ANTONIO GANDOLFO vale senza dubbio la pena di leggere dal tomo II delle Notizie degli Arcadi Morti la NOTA BIO-BIBLIOGRAFICA redatta dall'arcade Teone Cleonense ( Vicecustode della Colonia Sibillina) da identificare nell'oggi pressochè misconosciuto canonico laziale Giovanni Carlo Crocchiante, nato nel 1686, di cui (oltre ai diversi contributi per commerare gli "Arcadi defunti") è nota al momento questa sola opera e cioè L' istoria delle chiese della citta di Tivoli scritta da Gio. Carlo Crocchiante ..., in Roma : nella stamperia di Girolamo Mainardi, nella piazza di Capranica, 1726 - 16, 279, 13 p. ; 4° - Fregio xilogr. sul frontespizio - - Iniziali xilogr. - Segn.: a-b4 A-2M4 2N6 - Impronta - n-ni o.o. n-la made (3) 1726 (R) Nomi: Crocchiante , Giovanni Carlo [Editore] Mainardi, Girolamo - Localizzazioni: Biblioteca comunale Alessandro Cialdi - Civitavecchia - Biblioteca romana e emeroteca - Roma - Biblioteca provinciale della Provincia di Roma - Biblioteca Reale - Torino.
Notizie interessanti provengono poi dalla monumentale silloge sugli scrittori agostiniani di David Perini (sotto voce):
Gandolfo Fr. Dominicus Antonius, Ligur de Vintimilio, alumnus Congr. Genuensis, S. Theol. Magister, ex honestis parentibus Io. Baptista et Maria Pelina Olignani Genuensi, die 27 novembris an. 1653 ortus et in regenerationis fonte Antonius Franciscus vocatus, Ordini Eremitano 15 an. agens suum dedit nomen. Vintimilii, Genuae, Viterbii ac Romae, ubi renuntiatus fuit Lector, sua perfecit studiorum curricula. Plures Italiae urbes in promulgatione Evangelii illustravit, praefuitque patrio coenobio et bibliothecae Aprosianae, quam selectis voluminibus ditavit, nec non coenobio Genuensi et suae Congregationi. Vir fuit, ait Ossinger, p. 383, omnibus artibus liberalibus instructus, et in sacris litteris peritissimus, qui apud omnes propter acre, et profundum ingenium, atque eruditionem historicam summo loco est habitus. Inter praecipuos Italiae Academicos ob doctrinae amplitudinem, atque nominis celebritatem adnumeratus fuit: nimirum inter Arcades et Infecundos Romae, Physiocriticos Senarum, atque Apatistas Florentiae. Decessit anno 1707. Multa scripsit tam latine quam italice, ex quibus praecipua sunt sequentia:
1. Fiori poetici dell'eremo Agostiniano, Genova, Franchelli, 1682, in 12° (opera integralmente qui digitalizzata).
1. Il beneficato benificante ombreggiato nella Città di Ventimiglia remunerato ne' suoi benefizi fatti all'anime del Purgatorio. Discorso (del 1679, tenuto nella Cattedrale di Ventimiglia, poi pubblicato con argomenti vari seppur diversamente connessi a contenuti del "Discorso" stesso), Genova, Franchelli, 1683, in 12° (opera integralmente qui digitalizzata).
3. Dispaccio Istorico, curioso ed erudito, raccolto da varie lettere e manoscritti ...., Mondovi, per Giov. Antonio Veglia, 1695, in 4°, pp. 152. Continet hic fasciculus Epistolas 24, alterumque se daturum spondet editor Philibertus Hyacintus Gandolfi, si quidem hunc placuisse intellexisset.
4. Purpurae Augustinianae, seu clara et distincta Augustinianorum Cardinalium notitia, italice: Additione al dispaccio Istorico curioso, et erudito del Gandolfi: Le Porpore Agostiniane. Genova, 1696, in 4°.
5. Vita del Ven. Giovanni de Castro scritta dal M. R. P. Antonio del Castillo hispanice sub hoc tit.: La vita del Venerables y muy religioso P. Don Fray Guan de Castro, quam ipse italice reddit, sed edere non valuit, quamvis, ut typis ederetur, approbata fuisset a revisoribus Ordinis Mag. Aloysio Ferrari Priore Mediolani et Mag. Antonio Gagliardi Mediolanensi. (Cfr. Ordinis Regesta, Dd. 115, p. 51). Utraque ms. asservabatur in Biblioth. Aprosiana.
6. Lettera ad Ant. Magliabecchi, cui alia inseritur ad Henricum Noris, et extat inter epistolas CII Venetorum ad eumdem Magliabechium, Tom. I, p. 206.
7. Epitalamio sulle felici nozze celebrate fra gl'illustrissimi signori Antonio Grimaldi e Girolama Spinola, figliuola degl'Ill.mi Governatori di detta Città Girolamo Spinola e Tomassina Fiesca. In Genova, 1697 per Giob. Franchelli, in 4°.
8. Duae eius Epistolae missae ad Ioannem Andream Barotti et Mantuae datae die 3 augusti 1758 (?) circa catalogum numismatum confectum a Ioan. Maria Mazzucchelli sunt in cod. Vat. Lat. 10014, saec. XVIII.
9. Dissertatio Historica de ducentis celeberrimis Augustinianis Scriptoribus ex illis, qui obierunt post magnam unionem Ordinis Eremitici usque ad finem Tridentini Concilii, amplioris Bibliothecae Augustinensis edendae praevia... Addita sunt aliqua ad D. Nicolaum Tolentinatem, Beatos quosdam et Venerabiles eiusdem Ordinis spectantia..., Romae, Typis Ioan. Franc. Buagni, 1704, in 4°.
Edere quoque exoptabat alia opera ab ipso confecta, nempe: a) Frutti dell'Eloquenza Agostiniana, ovvero Panegirici, discorsi e orazioni d'alcuni cospicui Soggetti nella Religione Agostiniana con 4 lettere del P... b) Bibliothecam Augustinianam in qua plus quam sexcentum scriptores continebantur et inter hos plurimos insignes nostris historicis incognitos; c) Li splendori liguri svelati dalla penna del P. Fr. Domenico Antonio Gandolfo etc. principalmente ne' detti e fatti eroici; e gloriosi del Senato, Genovesi Patritii e Soggetti qualificati della Liguria, et alcuni anche della Corsica, con una descrizione delle suddette due regioni, e delle cose notabili delle medesime. Opus sane curiosum atque eruditum, 12 capitibus distinctum, in quibus tum geographice, tum historice, cum ethimologice Genuensis Respublica describebatur; sed mansit ms. et imperfectum in praedicta Bibl. Aprosiana, sicut et alia multa.
(Cfr. Cinelli, Bibliotheca Volante, Scanzia IV, p. 11; V, p. 7; VI, 71; VII, p. 43; XI, p. 124, et in XIII, p. 16, 46 et 47; Manno, Bibliogr. di Genova, p. 82; Gandolfi Dom. Ant. in opere supra memorato, nempe Dissert. Hist., pp. 388-97; Lanteri, Postr. Saec. Sex R. A., T. III, p. 9 et Lopez in Addit. ad Crusenii Monasticon, T. II, p. 115, T. III, p. 159, nec non Moreri, Dictior. Hist., T. III, Paris, 1718, p. 209).
Tutte le osservazioni sostanzialmente coincidono; alcune particolarità sono comunque offerte dall'estensore della voce
Domenico Antonio Gandolfo nelle Notizie degli Arcadi Morti.
In virtù di Benigno Van Luijk in Fonti italiane per una storia generale dell’Ordine Agostiniano da Sources italiennes pour l’histoire générale de 1’Ordre des Augustins [in AUGUSTINIANA, III (1953), n. 1-2, pp. 128-139; III (1953), n. 3-4, pp. 314-327; IV (1954), n. 1, pp. 98-106; IV (1954), n. 2, pp. 185-195 (a cura del CENTRO STUDI "Cherubino Ghirardacci" BOLOGNA)] si registra questa classificazione di cenobi agostiniani nell'area parmense:
"L’Archivio di Stato di Parma, in Via M. d’Azeglio 45, ha subito qualche danno dalla guerra, ma tutti i documenti di valore sono rimasti indenni. La consultazione è per ora difficile perché non è stata ancora catalogata la sezione dei Religiosi. Noi ci siamo serviti di un catalogo composto tra il 1795 e il 1805, nel periodo della secolarizzazione degli archivi ecclesistici:
Parma
S.Caterina (monastero femminile), 110 Buste, documenti 1550-1804.
S.Cristoforo (monastero femminile), 42 Buste, documenti 1550-1805.
S. Luca [Agostiniani eremitani] 85 Buste, documenti dal XIII secolo al 1805. Il documento più antico è del 1244.
Altre comunicazioni sono del 1229. Collezione di lettere dei Padri Generali.
Borgo S. Donnino (Fidenza)
S. Pietro, 20 Buste, documenti.
Borgotaro
Eremitani (Agostiniani?), I fasc. del XVIII secolo.
Piacenza:
S. Maria Maddalena (monastero femminile), 26 Buste, documenti dal sec. XIV al 1805.
SS. Annunziata (monastero femminile), 46 Buste, documenti dal sec. XVI al 1805.
S.Nicolò (monastero femminile), 17 Buste, documenti dal sec. XIII al 1805.
Agostiniane della Sacca (rnonastero femminile), 8 Buste, documenti dal sec. XVI al 1805.
Agostiniane dello Spirito Santo (rnonastero femminile), 38 Buste, doc. dal sec. XV al 1805. S. Lorenzo, I Busta, doc. dal sec. XVI al 1805.
S. Bartolomeo (Agostiniani Scalzi), 2 Buste, doc. dal sec. XV al 1805 (con documenti relativi alla fondazione del convento).
Chiavenna Landi:
SS. Annunziata, I Busta, dal sec. XVII al XVIII.
Guastalla
S. Carlo Barromeo (Monastero femminile), 1 Busta, dal sec. XVII al 1805.
Nel Museo Diplomatico, cioè nella sezione delle pergamene, è stato fatto un catalogo e sono stati interamente pubblicati i documenti che vanno dal sec. IX al sec. XII. Ora si stanno preparando quelli del sec. XIV. Le notizie riguardanti gli Agostiniani partono da questo secolo.
Bibliografia:
BERNASSI U., Codice diplomatico parmense (sec. IX), Parma 1910; DREI G., Le carte degli Archivi parmensi dei secoli X e XI, in Archivio storico parmense XXVIII-XXXI (1928-1931); DREI G., Le carte degli Archivi parmensi del sec. XII (Regesti), Parma 1942.
Nella biblioteca annessa all’archivio (cfr. MAZZANTINTI, vol. XX):
38 Orazione nella visita del Generale de’ Frati Romitani. MS. sec. XV.
91 Costituzioni per le Monache della SS. Annunziata di Piacenza. MS. 1732.
115 BERTOLINI, Memorie di alcune Chiese di Parma: Chiesa e monastero dei PP. Eremitani Agostiniani di Parma. MS. sec. XVIII.
Sempre l'estensore della voce Domenico Antonio Gandolfo nelle Notizie degli Arcadi Morti nella prosecuzione del suo discorso registra un distico poetico latino, in calce ad un ritratto del Gandolfo, per la stesura dei Fiori Poetici: l'autore della brevissima lirica risulta esser stato Giovanni Battista Cotta erudito di Tenda ed amico intimo del Gandolfo di cui così parla David Perini nella sua silloge:
Cotta Fr. Ioannes Baptista, percelebris poeta atque orator, Tendae in Nicacensi regione, die 20 februarii 1668 ex Ioanne Baptista Cotta et Iulia Chianea, ingenuis honestisque coniugibus, ortus, atque utroque parente fere ab incunnabulis orbatus, a quodam propinquo, optimo viro, educatus fuit. Humaniores litteras in patria atque Niciae didicit, et anno decimo septimo aetatis suae agente, a Deo vocatus, ac consilio et hortatu Iuliae germanae sororis, inter eremitas Augustinianos Congregationis Genuensis admissus, in coenobio SS. Crucifixi prope Ianuam suum tyrocinium egit, et post annum, religiosam professionem emisit. Parmae ab illius dignissimo Episcopo, nomine Saladini, an. 1691 ordinatus fuit sacerdos, ac deinc Veronae atque Patavii, studiorum curriculum perfecit; egitque postea Lectorem Florentiae atque Romae Collegialem. Die 28 septembris 1699 fuit Regens et Concionator Generalis declaratus. Sed postmodum cuiusdam Praelati Romani, qui ab illo aliquo nescio quo verbo offensum se existimabat, indignationi cedens, S. Augustini Collegium reliquit, atque in suae congregationis coenobium S. Georgii in Velabro se recepit, ibique quadragesimalibus concionibus componendis totum se dedit, quas postea cum ingenti animarum lucro, atque universali omnium auditorum plausu recitavit Romae, Viterbii, Senis, Ianuae, Neapoli atque alibi. Haec civitates "udironlo, ait Hyacintus Della Torre in eius Elogio-critico, p. XIII, predicare da' loro pergami più ragguardevoli, e furono altamente commosse dal fervido zelo con cui esercitava quell'apostolico ministero. Uno stile florido ed elegante, ma senza affettazione; un uso frequente d'immagini vive e terribili, tratte singolarmente da' santi padri; ma sopra ogni altra dote, un forte e tenero eccitamento di affetti in chi l'ascoltava, erano pregi che distinguevano il nostro sacro oratore, e fecero fin anche dire al Fagiuoli che all'età sua il Cotta non aveva pari". Eius concionatoris peritia atque zelus maxime autem enituerunt an. 1703, quando scilicet Urbs Viterbiensis magnis terroribus ob ingentes continuos terraemotus vexata fuit. Ille enim hac occasione per quatuor menses, cum esset inibi Prior, ex mandato procerum civitatis continue praedicavit ut populus fortiter subiret et exciperet pericula. Quamobrem illi ad perpetuam rei memoriam in publicis Municipii codicibus haec inter caetera litteris consignarunt: "Enixe hortantes rev. patr. fratrem Io. Baptistam Cotta Tendensem, priorem hujus conventus SS. Trinitatis, qui magno animarum foenore abundantius omnibus laboravit; cuique gratissima civitas multum debet ob missiones ab ipso in hisce terraemotibus factas, ardentissimeque zelo ad quatuor menses productas..,. Plurima etiam dona (Virgini Liberatrici) oblata fuere: et ni prior SS. Trinitatis (Cotta) e concione inclamans, Viterbiensium pietati, maiori pietate obstitisset, Viterbienses mulieres anulis et inaureis omnibus ad Virginem exornandam se expoliassent". An. 1706 Genuae Vicarius Generalis suae Congregationis electus fuit, cuique multa bona contulit, sine intermissione, pro ea illaborans: eius enim illustrium virorum historiam texuit, conventuum memorias, diplomata, bullas, privilegia et caetera hujusmodi incredibili labore in unum collegit et in archivo a seipso ad hoc excitato disposuit. An. 1722 de mandato Rev.mi Generalis Cervioni Florentiam se contulit, ac inibi die 25 octobris eiusdem anni in templo S. Spiritus, universis Florentinis Academicis adstantibus, magistralibus infulis decoratus fuit. Uti Prior ad S. Augustinum Perusiae cultum B. Iacobi de Cerqueto promovere maxime coepit; improbosque labores et etiam vitae discrima sustinuit ut monumenta e tenebris erueret ad vitas nostrum BB. Andreae de Monte Regali et Antonii Turriani de Aquila spectantia. Ex Umbria in patriam reversus est an. 1733, ibique inter pias exercitationes reliquum vitae tempus transegit usque ad an. 1738, quo plenus meritis atque honoribus cumulatus, die 31 maii ex hac vita migravit. Insigniorum Italiae Academiarum, praesertim Arcadum et Apatistarum socius; insignem illustriorum virorum sui temporis amicitiam coluit, quibuscum epistolarum commercio frequenter usus est. Scripsit atque edidit:
1. Epitalamio in lode dei serenissimi sposi Edoardo Farnese e Dorotea Sofia di Neoburgo, Piacenza presso il Bazachi, 1690.
2. Orazione panegirica in lode del P. M. Pacini eletto Generale dell'Ordine Agostiniano sub tit. La virtù operosa, Bologna per li Peri, 1693.
3. Politica orazione recitata nell'accademia degli Apatisti, in Firenze 1694, quae ms. asservatur in Bibl. Communalis Tendae.
4. Le Prediche Quaresimali, mss. relictae atque in patria bibliotheca repositae.
5. Traduzione italiana delle Cantiche di Salomone in centoventi sonetti. Asservabatur ms. in Bibliotheca Aprosiana, nunc in Genuensi. 6. Vita della B. Veronica Negroni da Binasco Agostiniana nel monastero di Santa Maria di Milano. Viterbo, presso Giulio de' Giulii in 8.
7. Notizie della miracolosa immagine della Vergine Liberatrice venerata nella chiesa della SS. Trinità di Viterbo de' Padri Agostiniani della Congregazione di Genova. Ibidem.
8. Vita del B. Andrea da Montereale maestro in teologia e missionario dell'Ordine eremitano di S. Agostino. Perugia, 1726 in 4. Iterum impressa fuit: In Napoli Tip. Nobili, 1824 in 8.
9. Breve sacrum chronicon... P. Fr. Augastini Aetini (iam sub illius nomine descriptum) diligentia et studio P. Fr. Io. Baptistae Cotta, Tendentis in eodem Ordine S. Theol. Magistri, editum, Perusiae, 1729 in 4.
10. Definitiones Congregationis S. Mariae Consolationis ordinis eremitani S. Augustini de observantia. Adiectis nonnullis societatis eiusdem gratiis et privilegiis et monasteriorum chronologia. Io. Baptista Cotta a Tenda, etc. Genuae, Tip. Io. Franchelli, 1708 in 4.
11. Vita dell'ammirabile servo di Dio B. Antonio della Torre ovvero Turriani milanese dell'Ord. Erem. di S. Agost. sovrannominato il B. Antonio dall'Aquila, tratta da veridici autori ed autentici manoscritti. Perugia, Costantini, 1730 in 4.
12. Raccolta di Bolle, diplomi e documenti appartenenti ai conventi della Congregazione di S. Maria di Consolazione, quam reposuit in Archivo eiusdem Congregationis Genuae.
13. Difesa della dottrina del S. P. Agostino contro le censure del Ferepono, pseudonimo del teologo Arminiano Le Clerc. Opus imperfectum.
14. Vitae nonnullorum Servorum Dei suae aetatis, videlicet P. Francisci M. Qaerni, Mariae Marsiliae Fantacci Florentinae, Michaelis Baldaccini, Pauli Annibaldi, et Ilarii Vitali Patavini.
15. Del Sublime di Longino tradotto in Italiano con annotazioni.
16. Epitome in versi popolari della santità e miracoli della B. Rita da Cascia. Foligno, per Pompeo Campana, 1724 in 8.
17. Dissertazione sopra il Concilio VII di Toledo ms.
18. Dio, Sonetti, Parte Prima. Genova per Ant. Casamare, 1709 in 8.; Venezia p. A. Albrizzi, 1722; Ferrara p. Barbieri, 1729; Dio, Sonetti ed Inni, Parte I e II, Foligno per Pompeo Campana, 1733, 2 vol. in 8.; Venezia, p. Tommaso Bettinelli, 1734 e 1745; Nizza, Società Tipografica, 1783 con l'elogio storico-critico del P. Giacinto della Torre con l'aggiunta di altre sue poesie e di varie lettere d'uomini illustri scritte al medesimo (senza annotazioni); Venezia, 1820, presso Giuseppe Battaglia, 2 vol. in 8. Colle note dello stesso (autore) e d'altri, con incisioni e l'Elogio del P. della Torre (Pulcherrima atque accuratissima editio); Parma, p. Pietro Fiaccadori, 1847, Inni e sonetti a Dio del P. G. B. Cotta e del C. Francesco Lemene.
19. Duae eius Epistolae ad P. Augustinum Aetinum sunt in cod. 439 Bibl. Angelicae, atque aliae eius Epistolae inveniuntur in aliis bibliothecis; nam "mantenne egli mai sempre (ut ait de illo laudatus P. Della Torre in Elogio storico-critico cit. p. XXV) corrispondenza co' primi letterati d'Italia, tra' quali si annoverano Girolamo Gigli, Gregorio Redi, Pompeo Figari, Gian-Tommaso Canevari, Ercole Maria Zanotti, il Magliabecchi, il Casaregi, il Crescimbeni, il Baruffaldi, il Muratori, e più altri che tutti ebbero seco un vivo e lungo carteggio. Già si è accennato che questi preziosi monumenti di varia ed esquisita letteratura, i quali uscir dovevano per associazione da' torchi del Flotteront in Nizza persino dal 1755, conservansi tuttora originalmente nella Biblioteca di S. Dalmazio di Tenda".
(Cfr. etiam P. Io. Bapt. Senesia, Secoli Cristiani della Liguria, Vol. II, p. 539, et Lanteri, Postr Saec. Sex R. A., T. III, p. 79).

“A - OPERE DI D.A. GANDOLFO

1 - Edite

-Fiori poetici dell’Eremo Agostiniano..., Genova, per il Franchelli, 1682: in questa raccolta di poesie di diversi autori agostiniani il Gandolfo inserì una sua biografia, attribuendone la stesura al cugino Filiberto Giacinto Gandolfo (p.184 - 194); in realtà da p.188 a p.190 è la registrazione di quanto aveva scritto l’Aprosio sul Gandolfo nella parte rimasta inedita del suo repertorio La Biblioteca Aprosiana, sotto voce del nome proprio Domenico [Antonio Gandolfo] come era solito fare.

- Il beneficato beneficante, ombreggiato nella città di Ventimiglia, Genova, per il Franchelli, 1683 [opera di varia erudizione, attenta in particolare a ricordi storici ed archeologici riguardanti il territorio di Ventimiglia].

- Duplex virtutum et prodigiorum Zodiacus concinnatus in Ecclesia S. Augustini albintimiliensi et episcopo Hyeronimo Nasello dicatus, Genuae, typis Casamarae, 1692.

- Dispaccio istorico, curioso ed erudito ..., in Mondovì, presso il Veglio (a), 1695 [opera di varia erudizione, con parecchi documenti storici e letterari su ‘500 e ‘600 in chiave italiana ed europea].

- Epitalamio sulle felici nozze celebrate fra gli illustrissimi Signori Antonio Grimaldi e Girolama Spinola, figluola degli Illustrissimi Governatori di detta Città [Genova] Girolamo Spinola e Tomasina Fiesca, Genova, per il Franchelli, 1697.

-Purpurae Augustinianae, seu clara et distincta Augustinianorum Cardinalium notitia, italice: Additione al dispaccio Istorico curioso, et erudito del Gandolfi: Le Porpore Agostiniane. Genova, 1696, in 4°.

- Dissertatio historica de ducentis celeberrimis augustinianis scriptoribus ex illis qui obierunt post magnam unionem Ordinis Eremitici usque ad finem Tridentini Concilii, Roma, per il Buagni, 1704, in ottavo, cm. 22, p. [viii] 407 [opera attenta ad una codificazione scientifica della tradizione culturale, sacra e profana, di 200 esponenti dell’Ordine agostiniano].

2 - Opere inedite

- “Additione al Dispaccio Istorico, Curioso ed Erudito del Gandolfi. Le Porpore Agostiniane o sia chiara e ristretta notitia de’ Cardinali dell’Ordine Agostiniano, in quarto” così Benedetto Bacchini annunciò nel “Giornale dei Letterati” del 1697 (p. 277) la nuova opera del Gandolfo, elencandone i contenuti: una rassegna dei cardinali dell’ordine con puntuale attenzione a quelli più dotti, uno studio peculiare sul cortonese Egidio Buoni, già Vescovo di Vicenza, ritenuto dal Gandolfo fatto Cardinale benché gli altri storici non ne fossero convinti, un elenco di agostiniani prossimi a conseguire la porpora cardinalizia, una lettera “... in difesa della nazione Corsa e varie addizioni al Dispaccio”. Il lavoro fu realmente preparato a Genova nel 1696 (Dissertatio p. 388) ma, evidentemente per la mancanza di un “mecenate” che ne patrocinasse la stampa, venne diffuso in più copie come manoscritto, secondo l’ancora resistente tradizione di ricorrere agli amanuensi qualora fossero proibitive le spese di pubblicazione. Ne dovettero circolare varie copie se l’erudito di Cortona Francesco Baldelli in una lettera al Gandolfo del 2-5-1705 (in C.B.A., Ms. 40, carte 53-54) scrisse, dopo una serie di pedantesche precisazioni biobibliografiche: “... Io parimenti benche habbi scritto al Padre Bandiera e parlato e riparlato a questi Padri per haver quel foglio che manca delle Porpore Agostiniane da Lei Favoritemi, cioe quello dove si parla del nostro Cardinale Egidio Buoni da Cortona, nondimeno non è stato mai possibile di poterlo havere; e perciò supplico la bontà di V.P. a volermene favorire un altro ...”. Non si son trovate tracce di questo lavoro, nonostante il Perini nella sua silloge lo elenchi tra le pubblicazioni edite (verosimilmente dando credito eccessivo al Bacchini) e vien da pensare che il Gandolfo se ne sia valso per inserire vario e nuovo materiale in opere che, a differenza di questa, avevan la certezza d’esser pubblicate, come la Dissertatio. Nella C.B.A., nel vecchio “Catalogo Rossi” (ing. G. 63- coll. III,i,i) si può però leggere tuttora: “Gandolfo, Domenico Antonio, Studi biografici di scrittori agostiniani, manoscritto del XVII secolo”. Non è purtroppo possibile far un confronto con l’idea delle “Porpore” perché il Manoscritto si è perso: cosa che giunge sorprendente in quanto, nel 1802 per 2 lire genovesi, il bibliofilo Giacomo Filippo Durazzo, al pari di molti altri inediti od autografi degli antichi bibliotecari, acquistò dall’Aprosiana il manoscritto della Dissertatio, tuttora conservato nella “sua” raccolta privata sotto la segnatura MS. 27 (A III 8).

- “Oldoini corretto” [così nominato da B.Durante], opera a stampa (Athenaeum ligusticum del XVII sec.), con scritto sul fronte: “ad usum fratris Dominici Antonii Gandulphi Augustiniani Vintimiliensis ... qui emit Romae 1698 ... Iuliis sex”. Il lavoro è ampiamente corretto, integrato e rivisto dal Gandolfo: risulta pure aggiornato con glosse attestanti i nuovi fermenti accademici (copia conservata fra i manoscritti in C.B.A.).

- ll valore splendido e generoso palesato nell’insigne Capitano ed Eroe del nostro secolo Gio. Francesco Serra + 4 lettere curiose e erudite: lavoro conservato nella genovese raccolta Durazzo (D.PUNCUCH, I manoscritti della raccolta Durazzo, Genova, Sagep, 1979, pp. 100-101 = manoscritto A III 12, non autografo, ma fittamente corretto dall’autore, di carte V + 94, cartonato e legato con fogli cartacei di mm. 217 x 146). Il titolo per esteso (c. 2 recto) è: “Al valore splendido e generoso pubblicato nell’insigne capitano del nostro secolo Gio. Francesco Serla, marchese dell’Almandraletto e di Strevi, signore dello stato di Cassano, Civita, Francavilla, Orria, gentilhuomo della camera del Re Cattolico, del suo Consiglio segretario, mastro di campo generale e governatore d’armi dello stato di Milano e Catalogna ... di fra Domenico Antonio Gandolfo di Ventimiglia, agostiniano, graduato in teologia, predicatore generale e priore pour la seconda volta del suo monastero e questo con la scorta della vita ms.[manoscritta] del suddetto marchese che si conserva nella Biblioteca Aprosiana e d’altri celebri storici del nostro secolo, all’illustrissimi et eccellentissimi signori Marchesi Giuseppe e Francesco, degnissimi figli dello stesso”: il manoscritto fu acquistato all’Aprosiana nel 1802 per una Lira genovese da Giacomo Filippo Durazzo (vedi: “Archivio Durazzo”, “uscite”, conto n. 95, del 30 dicembre 1801). L’incipit è “Nell’Emporio dei Liguri, dico nella città di Genova ...”. Parte del lavoro venne però edita dal Gandolfo nella lettera VI del Dispaccio con il titolo “Il valore splendido e generoso palesato dall’insigne Eroe e Capitano del nostro secolo Gio. Francesco Serra Marchese dell’Almandraletto e di Strevi ecc., Maestro di Campo generale e Governatore dell’Armi dello Stato di Milano e Catalogna all’Illustrissimo Signore e Patron mio Colendissimo il Sig. Conte Filippo Serra degnissimo nipote dello stesso” (è trascorso del tempo e, morti i figli del Serra, il Gandolfo dedica il lavoro al nipote: si noti il passaggio dalle minuscole dei titoli del manoscritto alle più ossequiose maiuscole dell’edizione a stampa). L’incipit è “Essendomi riportato a riverire l’Illustrissima Signora Giovanna Spinola” ma a p. 42 (linea 12) leggesi ancora come nel manoscritto “Nell’Emporio dei Liguri dico nella città di Genova ...” e poi di seguito sempre lo stesso sino alla linea 3 di p. 48; indi alle linee 4-5, abbreviando la vasta disquisizione per spazio di stampa, il Gandolfo annotò “... E tralasciando il resto che mi riservo a miglior congiontura esponere assieme” (Genova, 15 settembre 1694). Le altre quattro lettere annunciate dal Bacchini nel “Giornale dei Letterati” (numero parmense del 1686 di Benedetto Bacchini, p. 149-150) sono state poi parimenti ridotte e sviluppate nel “Dispaccio” (lettera II = “notizie storiche su Ventimiglia”, lett. XV “commento su un sonetto enigmatico di autore monegasco”, lett. VIII e XXII = scritti su A. Magliabechi, lett. XXIV = “alcuni splendori dell’Ordine agostiniano”: le lettere hanno un andamento “accademico” ed in particolare la discussione sul “sonetto” ha i connotati di una disputa dotta tenuta nella Biblioteca intemelia sulla giustezza o meno di certe esasperazioni concettistiche dell’ultimo barocco).

- Li Splendori Liguri svelati dalla penna del Padre Fra Domenico Antonio Gandolfo: il sottotitolo è incredibilmente lungo e risulta articolato nei 12 capitoli secondo cui per il Gandolfo doveva esser trattata la storia e l’arte dei Liguri. Il Rossi (nella sua ottocentesca Storia di Ventimiglia) giudicò il lavoro rimasto inedito e poi perduto nel convento di Genzano [propriamente Genzano di Roma a 453 m. sul livello del mare, in pittoresca posizione sull’orlo del cratere che racchiude il lago di Nemi: all’epoca, dopo una lunga dominazione dei Colonna, acquistato dai Cesarini e quindi per eredità giunto agli Sforza Cesarini come ducato); il Perini (p. 94-95) la diede invece come opera presente quale manoscritto presso l’Aprosiana: in effetti non si trova né in questa Biblioteca né presso la Biblioteca.Universitaria di Genova o la Biblioteca Nazionale di Firenze e tantomeno in qualche biblioteca fratesca prossima a Genzano: ciò fa pensare che l’opera mai sia stata completata e ne sian stati ricavati frammenti ampiamente utilizzati in altri lavori. Nella Dissertatio del 1704, non molto tempo prima della morte a Genzano del Gandolfo, il frate, pur dando per la prima volta notizia a stampa del suo gran progetto, confessò con rammarico d’esser però molto in ritardo nella stesura del suo ambizioso disegno storiografico.

3 - Opere manoscritte raccolte o conservate dal Gandolfo

A) - CIVICA BIBLIOTECA APROSIANA DI VENTIMIGLIA

1A) - Opere di natura religiosa od accademica:

- Nel “Dispaccio”: edite due lettere, una di Gio. Angelo Orengo Casanata (Roma 30 agosto 1687) ed una del Gandolfo (Ventimiglia 14 settembre 1687) sullo stemma e sul motto dell’erigenda Accademia intemelia degli Oscuri.

- MS. 40 e 40 bis in C.B.A. molti fogli volanti con appunti del Trincheri, Fenoglio, Maccario, Orengo, de Lorenzi [eruditi locali ma anche di discreta caratura nazionale] cui si fa cenno nel testo con indicazioni di volta in volta.

- MS. 40: Ode inedita di contenuto religioso - “Che si deve piangere da Cristiani per la morte di Cristo”. Tipo metrico abBaCC (settenari alternati ad endecasillabi). Autore pare leggersi “D. Semini” e poi sicuramente “L’Accademico Dubbioso” (cc. 63-64, mm. 270 x 207).

- MS. 40: Esercizio satirico-accademico “Riflessioni di Pasquino sopra l’elezione del futuro Pontefice” (cc. 61-f 9, mm. 270 x 203). E’ da datarsi dopo il 1676 poiché dal contesto il discorso umoristico risulta collegabile con l’elezione del nuovo Papa dopo la scomparsa di Clemente X (Emilio Altieri).

- MS. 40: Esercizio satirico - politico - accademico “Appendice fatto dall’Accademico Curioso al Discorso intitolato la Giostra Papale dei Cardinali che aspirano al Papato nel Conclave di Alessandro ottavo” (cc. 67-7(), 1nm. 275 x 203). Dal contenuto si data “Roma 1691” e comporta la riqualificazione di alcuni cardinali papabili come Cybo, Barberini, Barberigo, Marescotti (assai gradito al Gandolfo = Dispaccio p. 81). L’autore non e identificabile: comunque l’Accademico Curioso si firma come un “Monsignor Bottini” su cui non si son potuti ricostruire dati utili (la grafia comunque non è del Gandolfo).

- MS. 40 bis - vari fogli volanti di esercizi letterari accademici e poesie latine di intonazione religiosa. Sulla carta 12 recto e verso, mm. 220 x 152, datata Ventimiglia 8 ottobre 1676, che contiene consigli legali spediti da l’erudito intemelio Fenoglio a quello di Dolceacqua Maccario: mano diversa da quella dell’estensore della missiva vergò in due stesure, minuta e definitiva, il sonetto "Nocchier ch’in l’onda egea". Molto sbiadito leggesi in calce l’appunto: “per prossima adunantia di XXmilia[sic]”. Nello stesso manoscritto compaiono esercizi - prova di tipo anagrammatico, del genere ideato da Pier Francesco Minozzi [poligrafo di Monte S.Savino, amico dell’Aprosio] per le Accademie: il più importante, di sicura grafia gandolfiana, è il componimento anagrammatico con 6 variazioni sulla base espressiva Innocentius Undecimus Pontifex Odescalcus (Benedetto Odescalchi Papa dal 1676 al 1689).

B) - OPERE D’ALTRI RACCOLTE DAL GANDOLFO

1B - Opere manoscritte reperibili

- “Giornata Amoroza per Cristofaro Giudice Ligure Vintimiglieze”, manoscritto cartaceo originale del XVI sec., in sedicesimo, fogli non numerati legato con “Prudente e accorta conversatione con gl’altri principi con che si acquisti la gratia loro e la perfetione di se stesso, operetta politica scritta a Ventimiglia dal dott. giurista Gio. Stefano Speroni”. Cons. in “Bibl. Rossi” in “Istituto Internazionale di Studi Liguri - Bordighera” - segn.: “IV, manoscritti di storia genovese ligure, 67”.
- LANTERI, GIROLAMO GIOVANNI, “Discorso dell’antichita di Ventimiglia”: una copia brutta in cit. Bibl. Rossi ed una migliore, autografia, in miscellanea giunta alla C.B.A. per un lascito noto come “fondo Bono” (ancora da inventariare correttamente su schede internazionali).

- “Discorso della famiglia Lascaris” e “Carmina” del Rebaudi di Castelvittorio: opere connesse all’esperienza delle adunanze "accademiche" ma momentaneamente non consultabili presso la raccolta Durazzo in Genova ove son conservate insieme. Vedi Puncuh cit. p. 299. In C.B.A., nominato provvis. dal prof. Durante Ms 41 “Flagello ovvero discorso contro d’un nemico della religiosa Hibera di Favilla Sincero ungaro dedicato alla serenissima e lucidissima Alba stampato l’anno 1625" (copiatura gandolfiana di raro testo a stampa, in Genova, omonimo in miscellanea in C.B.A., inv. 6864-coll. Cinqu. R, 3, 29, 8).

- MISCELLANEA LIGURE in C.B.A., con vari testi segnati e corretti dal Gandolfo, con sua autografa dichiarazione, ove trovansi molte note sui poeti del circolo letterario dell’Aprosiana.

2B - Opere edite reperibili

Oltre alle numerose opere della C.B.A. recanti la firma per assimilazione ad opera del Gandolfo si posson ricordare:

- Il Presagio. Discorso sacro all’illustrissimo e reverendissimo Signor Monsignore D. Gio. Girolamo Naselli, Vescovo di Ventimiglia dal dottore D. Giuseppe Macario di Dolceacqua, Nizza, per il Romero, 1685 (in C.B.A.).

- PAOLO AGOSTINO APROSIO, Opera morale de’ sette peccati mortali trionfati dalle virtù opposte, Genova, per il Franchelli, 1674 (nota nei Fiori poetici p. 241 = in C.B.A.)

BIBLIOGRAFIA SUL GANDOLFO

- Notizie storiche degli Arcadi morti, Roma, stamp. di Ant. De Rossi, 1720-1.

-LETTERE DI VARI AUTORI AL GANDOLFO NEI FIORI POETICI DELL'EREMO AGOSTINIANO

- GIOVANNI MARIA CRESCIMBENI, L’Istoria della Poesia Volgare, Roma, 1698.

- ID., ID., Commentarii ..., 1702, 6, 14, p. 354.

- ID. ID., L’Arcadia....., in Roma, per Antonio de’ Rossi alla Piazza di Ceri ove si legge a p.357: “Arcanio Caraceo. Padre Domenico Antonio Gandolfi da Ventimiglia Agostiniano”.

Vaghi cenni compaiono nelle opere settecentesche sin agli scritti dello Spotorno e poi alla Storia della città di Ventimiglia nel 1886 del Rossi che dedicò due paginette e varie note al Gandolfo: di seguito alla trattazione assai piu ampia sull’Aprosio. Citazioni compaiono naturalmente nei repertori bio-bibliografici di Agostiniani cui si è già fatto cenno. Vedi per ulteriori note:

- GIROLAMO ROSSI, “Il Padre Angelico Aprosio”, manoscritto incompiuto con vari documenti ed osservazioni, diverse sul Gandolfo ma senza particolari cenni elogiativi. Opera in “Bibl. Rossi” in “Ist. Inter. di Studi Liguri - Bordighera”, segn. VI, 98.

- SERENA, VATTA LEONE, L’intellettuale Angelico e la sua Biblioteca in Una Bibliot. pubbl. cit...., p. 23.

- DURANTE, BARTOLOMEO, Vita ed opere di Domenico Antonio Gandolfo: l”’Epigono” (per un riconoscimento del secondo bibliotecario dell’ Aprosiana edito in “I Quaderno dell’Aprosiana - Vecchia Serie”, cit., p. 63-90.

- PAOLO MAURI, La Liguria, in Letteratura Italiana - Storia e Geografia III - L’età contemporanea, Torino, Einaudi 1989, p. 342 e n., p. 356 [vedi poi il vol. I della voce "Autori" sotto nome "Gandolfo Domenico"]