Domenico Antonio Gandolfo II Bibliotecario dell'Aprosiana di Ventimiglia
lasciò un potente contributo alla cultura ligure (ma non solo) annotando e correggendo, per via di glosse ma anche di lunghi brani negli spazi bianchi concessi dalle pagine una copia dell'Oldoini con questa segnatura Oldoinus Augustinus, Athenaeum ligusticum, Perusiae, Ex typografia episcopali, 1680, 8° (cm.20.5), pp. [2], 20. 623, [4], inv. 2130, coll. I, 4 20 che studiai, con altre cose concernenti il Gandolfo, nel "I Quaderno dell'Aprosiana" e cui diedi il nome emblematico di Oldoini corretto (vedi).
Già Aprosio, che aveva sempre trattato il Gandolfo come un figlio ancor più che quale un discepolo e continuatore, aveva insegnato a quest'ultimo, trasmettendogli il desiderio di seguirne l'esempio, l'ambizione di svelare "segreti letterari" che l'epocale consuetudine per pseudonimia e crittografia aveva alimentato, sì da svelare i nomi di autori nascosti sotto falso nome e non solo per mero gioco di erudizione ma pure per esigenza biblioteconomica onde non doversi perdere gli studiosi del futuro in annose quanto improbabili ricerche. Da ciò erano derivate due opere, tuttora utili di Aprosio, ma che verosimilmente senza il supporto sinergico del bibliotecario mediceo Antonio Magliabechi e del Gandolfo stesso non avrebbero vista la luce, giammai superando lo stato di manoscritto pur circolato tra amici e fautori de "Il Ventimiglia" [con la stima per il "Maestro", Gandolfo ricambiò anche l'affetto = e de "Il Ventimiglia" -previa trasposizione del giudizio aprosiano ad opera di "Filiberto Giacinto Gandolfo Cugino Germano di detto Padre" nei Fiori- diede queste notizie tratte dalla parte rimasta inedita della Biblioteca Aprosiana (lettera G) evidenziandone oltre che le qualità spirituali anche l'ingegno, pur insistendo principalmente su quella dote predicatoria -anche se non soprattutto nel contesto dei Quaresimali- donde derivò al Gandolfo l'appellativo di Concionator non potendo ipotizzare le poi manifestate qualità poetiche ed erudite oltre che soprattutto quelle di grande sillogista dell'Ordine Agostiniano = ancora nei Fiori trattando di Aprosio come qui si vede Domenico Antonio Gandolfo
, dopo tante citazioni bibliografiche, con partecipazione vivissima e riservandosi di ancora scrivere de "Il Ventimiglia", descrisse la malattia per "febre terzana" (malaria) con un decorso che dai primi sintomi del 16 febbraio 1681 lo portò a morte alle ore 23 del 23 febbraio stesso: citando poi anche le esequie di cui verosimilmente si occupò in primis]
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Ritornando all'assunto di partenza e alla realizzazione da parte del Gandolfo (come detto discepolo dell'Aprosio e II Bibliotecario dell'intemelia Biblioteca Aprosiana) di quello che semplicisticamente sopra si è anche nominato "Oldoini corretto" risulta palese come siffatto lavoro in cui interagiscono stampa e manoscritto sia una trasposizione della metodologia degli studi già necessari ad Aprosio per realizzare la qui digitalizzata integralmente Visiera Alzata catalogo in ordine alfabetico per “nomi disvelati” degli pseudonimi utilizzati da vari autori, ad altri critici e bibliofili sfuggiti, onde segretamente redigere opere di varia natura: utile contributo per spiegare gli autori con pseudonimi (a volte di buon livello) d’opere altrimenti di non chiara decifrazione.
Fu lungo lavoro quello d’Aprosio (condotto prima che in quest’opera per via di lettere, relazioni, parziali scritti su altre sue pubblicazioni) al fine di indagare tra pseudonimi ed autori di plagi, lavoro che peraltro non mancò di procurargli apprezzamenti ma anche stizzite rimostranze. L’operetta non fu pubblicata dall’Aprosio ma uscì postuma solo grazie all’intervento di Antonio Magliabechi e (con meno clamore) di D.A.Gandolfo che la editarono con qualche utile aggiustamento: ad essa, rispettando la titolatura data a queste sue opere nei manoscritti da Aprosio, fu fatta seguire nello stesso volume l’omologa e parimenti qui digitalizzata
Pentecoste di altri scrittori che andando in maschera fuor del tempo di Carnevale son scoperti da Gio.Pietro Giacomo Villani senese, accademico Ansioso e Infecondo...,
("Pentecoste"> continuazione della "Viziera Alzata", opera postuma curata ed aggiornata su un cannovaccio aprosiano da A. Magliabechi, bibliotecario mediceo di Firenze, quasi certamente, come nel caso della Visiera Alzata in cooperazione, prevalentemente epistolare, con D.A.Gandolfo)
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