cultura barocca
Leggi dopo l' opera digitalizzata gli approfondimenti di P. Segneri (ed A. Aprosio) sui Parroci e loro doveri (Capitolo I: "Abbozzo del disegno generale de Il Parroco Istruito, seguito qui da alcuni spunti specifici) = vedi qui l'insegnamento ai Parroci di un grande predicatore qual fu Paolo Segneri (ma anche le teorizzazioni di un predicatore oggi meno noto quanto celebre nel '600 A. Aprosio, "il Ventimiglia") = vedi qui secondo il Segneri il "Pascolo dei Sagramenti" ed anche i tre Sagramenti di non competenza del Parroco (Cresima, Matrimonio, Ordine) - Analizza la proprietà di riportare un "Cattivo Parroco" ad esser, come un tempo, un "Buon Parroco" (con attenzione ai basilari paragrafi del cap. XVIII = 4 - " [Tal Parroco Cattivo è pieno di tenebre interiori e di tenebre esteriori] perchè nessuno mai lo corregge" ed ancora 5 - "Di tenebre finalmente studiate, ò sia volontarie, perchè quei Sacerdoti, che sono in tal genere mal'avvezzi, eleggonsi per loro Confessore un'altro Sacerdote di simil tempra, per essere compatiti benignamente, se non per compatirsi insieme confessandosi scambievolmente l'uno con l'altro, e scambievolmente assolversi") senza trascurare dopo le priori indicazioni di convergenze tra Segneri ed Aprosio ulteriori ed importanti consonanze ideologiche tra i due autori non evitando la disanima sui giudizi di Aprosio e Segneri in merito alla questione del Parroco tormentato da "Passione Carnale" compresi gli interventi avverso alcuni "Parroci pravi" nel loro rapporto con le donne (il reato di sollicitatio ad turpia): vedi pure le posizioni di Segneri e Aprosio su Traviati, Concubinaggio, Meretricio [in generale = "Peccatori" elencandoli genericamente pur avendo cura ad integrazione del più vasto, severo e controriformista Il Cristiano Istruito di citarne alcune tipologie sotto nomi di Bestemmiatori, Susurroni, Vendicatori, Usurai, Giuocatori laddove, non a caso, al primo posto son elencati i Bestemmiatori (ascritti fra i criminali supremi sia per le Leggi degli Stati che della Chiesa) elencati dal Segneri in vari sensi ma soprattutto classificati in due categorie vale a dire perpetratori di Bestemmia Ereticale e di Bestemmia Semplice (in merito vedi le opinioni diverse di vari Autori sulla Bestemmia Semplice ed ancora il parere di P. Segneri) come si evince dal Ragionamento Ottavo, "Sopra il Peccato della Bestemmia" de Il Cristiano Istruito], il modo con cui i Parroci debbano agire per risolvere dispute e liti, sia civili che criminali, insorte fra Parrocchiani sotto la loro Cura e su Istruzione, catechismo, induzione coatta -senza vocazione- alla vita ecclesiale e pure analizza il doveroso impegno dei Parroci contro ogni forma di violenza domestica e pure la loro necessaria assistenza agli infermi con il dibattito relativo ma anche in merito alla valenza di confessione, penitenza ecc. (per negligenza, come talora accade non lasciar morire senza confessione i fanciulli e gli apparentemente quieti = curando poi senza ambizioni di lucro le inumazioni dei defunti) ed ancora il doveroso comportamento dei Parroci di rimpetto alle apocalittiche sventure come quelle della Peste, ma non solo, preannunziate da segni celesti come le Comete = l 'essenza di qualsiasi buon Parroco "ORAZIONI" ma anche collaborazione stretta alla perfetta riuscita di "ESERCIZI SPIRITUALI" E "PRATICA DELLE MISSIONI ed all'opposto l'evitare sempre abbigliamento e acconciature raffinate: dopo le esternazioni del Segneri su vestiti e tipi di capigliature da evitare è qui utile una osservazione aprosiana che partendo dal Ciampoli giunge al De Baeza e poi a S. Bernardo di Chiaravalle facendo riferimento al suo giudizio specie, pur senza nominarli, sull'abbigliamento dei Templari come descritto nel De Laude Novae Militiae Christi = vedi poi Capitoli di principale valenza teologici ma non privi di riferimenti con la vita sociale e persino con il pericolo di irregolarità su cui i Parroci sempre debbono vigilare con attenzione specifica ai Parroci pavidi e succubi dei Potenti= e, a fine opera, visualizza l'importanza del Capitolo Ultimo: "La necessità della Residenza, dovuta a chi è Pastor d' Anime"
Digitalizzazione e approfondimenti di
Bartolomeo Ezio Durante per il sito "Cultura-Barocca

Tra le opere più popolari e per certi aspetti tra le più note di PAOLO SEGNERI CELEBRE AUTORE DEL QUARESIMALE resta, DIGITALIZZATO QUI CON UN INDICE GUIDA nella sua intierezza, IL PARROCO ISTRUITO ( Il Segneri non scrive il volume senza utilizzare i CANONI e nella fattispecie non può far a meno di ricordare che questa sua opera è un ampliamento di osservazioni dal celebre predicatore e scrittore già fatte, come si legge in questa copia settecentesca de Il Cristiano Istruito, in merito ad una estesa glossa avverso i Parroci negligenti = ad integrazione di quanto già scritto e, in dettaglio, di ciò che segue si segnala qui un'opera che specie nel '700 fu ed in cui l'autore Autore del volume da raccolta privata fu il teologo francescano Lucio Ferraris (vedilo qui effigiato in un ritratto = 1687-1763) raccolse tanto materiale di ardine ecclesiastico vale a dire la "Bibliotheca canonica, juridica, moralis, theologica nec non ascetica, polemica, rubricistica, historica, &c. ... ab ad m.r.p. Lucio Ferraris ... Tomus primus [-undecimus (Additamenta)]. ..., Post plures Italicas editio postrema auctior et emendator ..., Venetiis : typis Vincentii Radici, 1770-1794 ( 11 v. ; fol.): per una lettura più agevole e per un confronto immediato con le spececulazioni segneriane si propone di seguito, in merito alla vastissima voce
ECCLESIA
la specificità delle voci PAROCHIA, PAROCHIALIS, PAROCHIANUS (secondo un INDICE ANTICO e il TESTO) con quella della voce PARROCO (PAROCHUS)
digitalizzata da tale opera monumentale, con un
INDICE MODERNO DELLE TITOLATURE TRADOTTE DEI 4 CAPITOLI E DEL DECRETO DI PAPA INNOCENZO XI DEL 2/12/1676
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Su IL PARROCO ISTRUITO, come su altre consimili di Paolo Segneri, resta del pari significativo lo scritto di Mario Scotti (leggi) sotto voce Segneri nel Volume III del Dizionario Critico della Letteratura Italiana, della UTET di Torino del 1974 (Leggendo qui si possono visualizzare varie parti dell'opera, con titoli del capitoli ed integrazioni = Frontespizio dell'opera contemporanea alla I edizione - Gli Indici dell'opera digitalizzata - Capitolo I: Si rende ragione dell'opera - Capitolo II: Quanto il salire al grado di Pastor sacro sia di pericolo a chi non vi fu mandato da Dio - Capitolo III: Da quali indizi si potrà argomentare, se Dio chiama taluno alla Cura, d'Anime, o non lo chiami - Capitolo IV: Come dovrà correggere l'error suo, chi senza vera Vocazione divina, sia Pastor di Anime - Capitolo V: L'obbligazione di ogni Pastore ad istruire il suo Popolo nelle cose della salute Capitolo VI: Si confutano le scuse addotte da' Parrochi negligenti a intitolatura non predicare - Capitolo VII: Di quali mezzi habbia il Parroco da valersi nella sua Predicazione, a renderla fruttuosa - Capitolo VIII: Quale sia la via da tenersi nella istruzione particolare de' Fanciulletti - Capitolo IX: Come dovrà il Pastore correggere i traviati, per adempir le sue parti - Capitolo X: In qual maniera habbia il Parroco a diportarsi nel comporre le discordie nascenti nella sua Cura - Capitolo XI: Il buon'Esempio, con cui debbono i Pastori sacri precedere il loro Gregge - Capitolo XII: L'orrendo spettacolo di un Pastore di Anime scandaloso - Capitolo XIII: In qual modo il Pastor de' Popoli darà loro l'esempio, che si conviene, in quello che primieramente spetta a Dio - Capitolo XIV: Con qual riverenza interna, ed esterna, dovrà il Parroco delebrare la Santa Messa - Capitolo XV: L'orrendissimo Sacrilegio di chiunque celebri in peccato mortale - Capitolo XVI (erroneamente nel testo indicato come XXI): Quali esempi habbia a dare il Parroco nel fuggire l'Avarizia, come specialmente nimica della Carità - Capitolo XVII: Quanto al grado di Pastor sacro disdica il mal esempio della Disonestà - Capitolo XVIII : Di quali rimedi si habbia a valere il Pastor sacro, caduto in Disonestà - Capitolo XIX : Di qual tenore debba esser la Conversazione del Pastor Sacro - Capitolo XX : Il Pascolo dei Sacramenti - Capitolo XXI : Considerazioni, che debbe tenere il Parroco sopra l'Amministrazion della Eucarestia - Capitolo XXII : Avvertenze del Pastor sacro nell'amministrare il Sagramento della Penitenza - Capitolo XXIII : Per qual maniera il Curato contribuirà a quei tre Sagramenti, de' quali non è ministro - Capitolo XXIV : Come debba il Parroco diportarsi con gli Infermi, co' Moribondi, e co' Morti - Capitolo XXV : La necessità di Orazione in un Pastor d'Anime - Capitolo XXVI : Si propongono due mezzi giovevolissimi al Pastor d'Anime da conseguire il suo fine, riposti negli Esercizi Spirituali, e nelle Missioni - Capitolo Ultimo: La necessità della Residenza, dovuta a chi è Pastor d' Anime)

[ Fatta salva la distinzione dei valori concettuali ed espositivi risulta interessante studiare questa opera del Segneri non trascurando di leggere l'invece utile Capitolo I sopra digitalizzato contenente varie direttive generali da lui seguite (Disegno generale dell'opera mirante a proporre e rafforzare la figura del "Buon Parroco" partendo dal presupposto che molti sono i "Buoni Parroci" da lui conosciuti ma che così alta è la loro funzione pastorale superiore a quella dei Claustrali (leggi con attenzione il testo antico digitalizzato e consulta i collegamenti moderni) da non esser mai inutile un "aggiornamento", magari anche per quanti si sono illanguiditi un poco nella consuetudine delle loro pratiche anche a costo di sembrare troppo rigido e severo ") in un pur ossequioso confronto con la produzione di Angelico Aprosio "il Ventimiglia". Senza poter fare paragoni data la superiorità del Segneri anche Aprosio risulta all'epoca un buon valido predicatore che tra parentesi segue una scuola organica di postulazioni in merito all'oratoria sacra specie contro gli oratori istrioneschi che il concettismo barocco aveva portato al successo, cosa propria anche del Segneri = oltre a ciò Aprosio, pur con limiti cui pone rimedio con l'avanzare dell'età e dell'esperienza risulta, almeno per un buon periodo della sua vita, un moralista, magari talora dispersivo, ma capace, con la sua immensa cultura erudita, di portare contributi su varie tematiche connesse all'oratoria sacra, tematiche cui molti attinsero e che, data la fama del ventimigliese, non è escluso si sia rivolto lo stesso Segneri per attingere a dati e notize varie: la cosa rientra peraltro in uno fra gli aspetti della multiforme attività de "il Ventimiglia", cioè l'esser per un tempo non breve Vicario della Santa Inquisizione per la Diocesi di Ventimiglia, fatto di rilievo nel contesto della documentazione segneriana, pur non esistendo dati specifici in merito, e soprattutto un "inquisitore" equilibrato e mai spinto da fanatismo per quanto rigettante ogni forma di lassismo, altra cosa che se nota non può nel tempo non rientrare tra i parametri di giudizio del Segneri ( ed a guisa di prolusione, vagliando del Segneri il sopra citato Capitolo XVI -erroneamente nel testo indicato come XXI-: Quali esempi habbia a dare il Parroco nel fuggire l'Avarizia, come specialmente nimica della Carità, val qui la pena di rammentare quanto nelle opere moralistiche risulta redatto dall'Aprosio = nel capitolo XV della Grillaia del 1668 e poi in questa ampia sarcina sugli "ecclesiastici avari" nel variegato capitolo XV dello Scudo di Rinaldo II, inedito per secoli e da noi ora pubblicato, e ancora nel Capitolo XVIII della stessa opera dal titolo e dal contenuto emblematici avverso l'avarizia in generale).
A prescindere da questa prolusione risulta prioritaria comunque la constatazione che il Segneri è soprattutto un predicatore e per questo propone, con grande dispendio di osservazioni, questi capitoli e cioè = Capitolo II: Quanto il salire al grado di Pastor sacro sia di pericolo a chi non vi fu mandato da Dio - Capitolo III: Da quali indizi si potrà argomentare, se Dio chiama taluno alla Cura, d'Anime, o non lo chiami - Capitolo IV: Come dovrà correggere l'error suo, chi senza vera Vocazione divina, sia Pastor di Anime - Capitolo V: L'obbligazione di ogni Pastore ad istruire il suo Popolo nelle cose della salute - Capitolo VI: Si confutano le scuse addotte da' Parrochi negligenti a non predicare - Capitolo VII: Di quali mezzi habbia il Parroco da valersi nella sua Predicazione, a renderla fruttuosa = queste son le postulazioni di Paolo Segneri, grande predicatore del '600 che pure pose fine alla predicatoria manieristica e concettistica del barocco = nelle sue constatazioni sull'importanza delle prediche Aprosio [che molto predicò in vari contesti toscani e specie nell'areale di Siena e quindi in ambito veneto fin alla Dalmazia compresa Lesina - facendo interagire da "poeta" ma nel senso critico di "bizzarro" qual fu definito i suoi doveri di predicatore con gli interessi biblioteconomici come in occasione del "Quaresimale" tenuto a Vicenza (di maniera che nel contesto di una polemica letteraria, avvalendosi della titolatura del suo vero ruolo religioso, la rivale suor Arcangela Tarabotti lo definì, con una feroce aprosiana risposta ma con un disappunto che mai il frate dimenticò, Predicatore delle Glorie del Vino) - e poi tornato a Ventimiglia in Liguria (vedi indice a scorrimento), ma della cui produzione si è perso tutto, tranne vaghi segnali (laddove del suo discepolo e II bibliotecario dell'Aprosiana, Domenico Antonio Gandolfo, è rimasto -perché stampato- Il Beneficato Beneficante) forse anche in dipendenza delle disavventure della Biblioteca in cui custodiva il proprio materiale di maniera che ci è nota, dalle opere moralistiche, edite ed inedite oltre che dall'epistolario, soprattutto la sua postazione ideologica sul modo del ben predicare] di fatto segue una linea prossima o meglio, dati i tempi, la anticipa, criticando come detto in altri luoghi e come sostenuto dal Segneri i predicatori venali e buffoneschi = "Il Ventimiglia" dimostra di credere profondamente in questa missione eppure, negli ultimi tempi della sua attività, stante tante constatazioni, guerre e sventure si intuisce in lui una certa sfiducia che, per quanto ci pare, rimase manoscritta, forse anche perché troppo "pepata" e sottoponibile a censura, da noi ripresa nel contesto dello Scudo di Rinaldo II inedito e solo recentemente per vaste parti pubblicato: la sfiducia aprosiana comunicata al Ghilini non è però tanto in merito alle predicazioni ma qualcosa di più, un quadro abbastanza sconfortante su clero e religiosi, che già si intende dal titolo il quale detta =
Capitolo XIV a Girolamo Ghilini = "Sullo stato di devozione dei religiosi contemporanei".
da pagina 398 del manoscritto, linea 2 Aprosio, quasi in sintonia con quanto scritto dal Segneri affronta il tema delle
monacazioni forzate dalla tirannia paterna
in modo più erudito che polemico ma comunque bastante ad attirare le investigazioni del Sant'Ufficio.
Paolo Segneri non tratta specificamente questo questo argomento ma lo innesta in un disegno più complesso ed organico che affronta le scelte della vita dei giovani spesso non connesse alla loro volontà od specifica predisposizione ma determinate dalle imposizioni, interessate, di famiglie assolutamente patriarcali: così oprando sviluppa un quadro globale della condizione giovanile del suo tempo = due capitoli soddisfano questa esigenza, anche se come si intende dal titolo il primo dei due è prioritario e per questo più analizzato mentre il secondo è qui lasciato alla liera lettura, e non settorializzato in analisi, come il primo; essi dettano in questo modo Capitolo II: Quanto il salire al grado di Pastor sacro sia di pericolo a chi non vi fu mandato da Dio - Capitolo III: Da quali indizi si potrà argomentare, se Dio chiama taluno alla Cura, d'Anime, o non lo chiami = nel citato capitolo II dopo l'intitolatura Paolo Segneri offre un disegno esaustivo della condizione giovanile iniziando il discorso sulle scelte condizionate dal caso, vale a dire dalla nascita (se primogenito od altro) e dal sesso comportando in vari casi soluzioni esistenziali non in sintonia coi propri desiderata = è in siffatto contesto che il Segneri dopo aver dimostrata la propria competenza dei classici citando Seneca ed una sua correlazione con i destini dell'uomo stabiliti dalla casualità entra in un campo di riflessioni simili, seppur non altrettanto estese, a quelle di Angelico Aprosio facendo riferimento ai Padri che non si curano delle predisposizioni dei figli né le investigano ma stabiliscono, anche per interesse proprio e di famiglia, le scelte di vita dei figli.
Vagamente legato a questo capitolo de IL PARROCO ISTRUITO di PAOLO SEGNERI può in qualche modo giudicarsi il Capitolo VIII: Quale sia la via da tenersi nella istruzione particolare de' Fanciulletti laddove il Segneri affronta con l'importanza della formazione catechistica dei fanciulli il tema della pubblica istruzione: data la premessa, consultabile dal titolo proposto, l'autore passa ad affrontare la negligenza di certi padri nell'indirizzare i figli alla formazione catechistica soffermandosi puntigliosamente sul modo migliore da usarsi per convincere i padri: dopo queste esternazioni, dimostrando una sincera ed umanissima sensibilità, il Segneri rimprovera apertamente quei Parroci che usano la paura, le punizioni e comunque modi sgarbati per insegnare il catechismo suggerendo loro che, qualora non possano adempiere al lavoro in modo esaustivo, per il gran numero di fanciulli possano sì servirsi di catechisti quali aiutanti ma non prima di averli ben istruiti sul modo di comportarsi, con pazienza e dolcezza, alla loro stregua. Concluse queste dissertazioni specifiche sul catechismo Paolo Segneri passa ad analizzare l'istruzione in senso generale, un lavoro da Maestri cui i Parroci potrebbero decorsoamente dedicarsi data la loro preparazione: ma gli impegni potrebbero essere di detrimento all'esletamento di altri loro compiti di maniera che una Comunità per la scuola pubblica potrebbe avvalersi di un Maestro stipendiato = nell'epoca questo tipo di scuole, di matrice ecclesiastica e in qualche modo soggette anche alla autorità parrocchiale, Andavano sorgendo come si evince da vari dati archivistici cosa che induce Paolo Segneri a raccomandare un maestro idoneo sia dal lato professionale che morale e religioso (vedi qui la proposizione ecclesiastica del "Buon Maestro") = qui il paragone con Angelico Aprosio diviene arduo e se è vero che nel suo '600 la scuola -pur privilegio di pochi- funzionava è da dire che le sue esternazioni in merito non sono mai andate oltre quella del pedagogo, magari con qualche osservazione sarcastica le osservazioni più pertinenti in merito a scolarizzazione ed istruzione dei giovinetti ci giungono tuttora - e per Ventimiglia - dalla corrispondenza Domenico Antonio Gandolfo - Orengo Casanate.
Il capitolo è importante anche dal lato socio-economico = i "Padri negligenti" sono ammoniti da Paolo Segneri per il rispetto della tradizione religiosa e catechistica ma non solo: infatti non bisogna credere che la definizione di Padri Negligenti veicoli all'epoca la definizione di Padri ideologicamente refrattari a far dare ai figli un'educazione religiosa mentre piuttosto equivale alla definizione di Padri refrattari a privarsi dei figli anche per breve tempo, essendo essi destinati a svolgere mansioni lavorative nel contesto di una società assai diversa da quella attuale ed in cui, data l'alta mortalità, specie ma non solo fra i ceti meno abienti, il rilievo dei figli, pur nel contesto di una società patriarcale, acquisiva importanza solo con il passare del tempo ed il crescere esulando dai pericoli spesso letali delle malattie infantili e non si pensi che sia stato questo un aspetto tipicamente italico = il fenomeno era paneuropeo e, come leggesi in una bella tesi di laurea nominata a fine scrittura, "Charles Dickens,uno dei più grandi e famosi scrittori della letteratura inglese dell’800, raccontò storie complesse, di maniera che nei suoi lavori si scoprono Gli aspetti negativi della società ottocentesca anglosassone con peculiare attenzione alla povertà, al lavoro minorile, all’infanzia abbandonata".
A livello italiano un esempio -fra tanti possibili ma in molti casi disperso con la dispersione dei documenti- si riscontra nel settecentesco fenomeno di scuola popolare a Pompeiana (IM) = in effetti una scuola pubblica rigorosamente confessionale, maschile e pragmatica regolata dalla stesura di un "Cartulario" qui proposto fissante la tipologia di funzionamento della scuola stessa contenente un ben preciso regolamento risulta distinto in 20 punti per cui esistono sì le vacanze ma regolate in maniera di non interferire sempre positivamente e mai negativamente sui periodi di massimo lavoro quando è necessario anche il contributo dei minori e dei piccoli in quanto specie nel mondo rurale tutto è sempre in bilico ed una malannata, una carestia, l'assenza di lavoranti, qualche infestazione di insetti o parassiti nocivi possono significare crisi e calamità ed alla fine anche emigrazione
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Da questo punto il Segneri sviluppa le sue osservazioni che procedono in maniera scorrevole, chiara e comprensibile sviluppandosi poi anche attraverso il capitolo III
Il Parroco Istruito del Segneri è opera lineare e priva dei funambolisimi aprosiani (analizza -a titolo esemplificativo- la maniera semplice ma pregnante con cui il Segneri affronta il tema dei rapporti dei Parroci con le donne e quelle in particolare che, non lecitamente, risiedono presso di loro), un'opera che risponde alle esigenze per cui è "costruita" ma su temi di cui, certo in maniera spesso logorroica, si accosta anche l'Aprosio = il volume affronta in modo variegato, che data l'impostazione da noi data è opportuno qui analizzare per settori, la questione del "Buon Parroco" e, presupponendo che alcuni "Parroci siano caduti in disonestà od impurità" il Segneri, che esprime il desiderio di aiutarli a redimersi, affronta, in generale, nel qui proposto XVIII Capitolo il disegno non globale ma senza dubbio basilare su un lato importante dell'opera cioè sui
vari aspetti della possibile devastazione della vita di chi da Buon Parroco divenne un Cattivo Parroco, proponendo in vari modi i mezzi per far recuperare a costui l'estrema dignità del ruolo pastorale.
partendo da questi assunti del Segneri =
1 - "Un Pastor d'Anime impuro è primieramente un gran Peccatore" 2 - "Egli [il Curato Malvagio] è il peggiore di ogni Malfattore" 3 - "Il peggio è, che un Pastore di questa guisa rade volte si cambia di gran Peccatore, in Penitente, se non grande, almeno verace" 4 - " [Tal personaggio è pieno di tenebre interiori e di tenebre esteriori] perchè nessuno mai lo corregge" 5 - "Di tenebre finalmente studiate, ò sia volontarie, perchè quei Sacerdoti, che sono in tal genere mal'avvezzi, eleggonsi per loro Confessore un'altro Sacerdote di simil tempra, per essere compatiti benignamente, se non per compatirsi insieme confessandosi scambievolmente l'uno con l'altro, e scambievolmente assolversi" 6 - "Posto dunque, che il Pastor sacro non sia di quegli, i quali desperantes, semetipsos tradiderunt impudicitiae, ma tale, che se ha lasciate per lungo tempo le redini sul collo alla Concupiscenza scorretta, brami tuttavia di ripigliarle il più tosto che sia possibile" 7 - " Dunque il primo rimedio sta dal lato del Corpo, ex parte corporis, dove sta la prima ragione di tutti i disordini già trascorsi " 8 - "Il secondo rimedio si è dal lato dell' Anima: , ex parte Animae: e tale è in prima l'avvezzarsi a meditar le cose divine: e specialmente i beni, e i mali, che nella futura Eternità ci sono apprestati, secondo i >meriti"
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Nella proposizione con cui analizzano questi aspetti su Il Parroco Istruito per notare come tra Aprosio e Segneri esistano, convergenze ed anche postazioni ideologico-religiose prossime può essere interessante, dopo la riflessione sull'"Avarizia", studiare due capitoli ( il XVIII : Di quali rimedi si habbia a valere il Pastor sacro, caduto in Disonestà - e il XIX : Di qual tenore debba esser la Conversazione del Pastor Sacro) per avere un'idea sui comportamenti sociali cui i Parroci dovevano attenersi = nel Capitolo XVIII parlando di possibili evasioni per i parroci, pur se il miglior espediente sarebbe quello di leggere libri adatti ai loro doveri alla stregua che diversamente e più ampiamente -come qui si vede nella didascalia sopra il testo digitalizzato- fece Angelico Aprosio, si parla della caccia ma si proibisce la caccia "strepitosa" con armi da fuoco concedendo quello al laccio o alla pania senza che però il parroco la pratichi così frequentemente da poter esser definito cacciatore = del resto i chierici non potevano portare armi nè praticare con esse la caccia nemmeno se espletata ai fini di sopprimere animali feroci e dannificanti per cui esistevano norme precise e persone preposte all'uopo (una questione annosa fu quella della detenzione di armi da parte dei serventi dell'Inquisizione = cosa che nel '600 determinò un lungo contenzioso tra la Repubblica di Genova, che arrogava ai suoi dipendenti di polizia il solo jus di portare armi, gli Inquisitori generali della città propensi ad una visione opposta e la Chiesa di Roma) = Il Segneri nel Capitolo XIX inibisce ai parroci il giuoco dei dadi e delle carte: e su questo vale la pena di riprendere quanto registrato nei canoni. Ma per intendere di quanti agomenti si interessò vale la pena di leggere ciò che più estesamente scrisse il seicentesco erudito ventimigliese Angelico Aprosio in merito sia al divertimento delle carte e appunto dei dadi (anche perché il giuoco se d'azzardo può oggi, come allora poteva, procurare grave detrimento a patrimoni accumulati con faticoso lavoro comportando come conseguenza dell'impoverimento di intiere famiglie) nella parte rimasta inedita ma ora pubblicata dello Scudo di Rinaldo II nel capitolo VII sulla liceità o meno dei giochi [E', a titolo inegrativo, da dire che in un volume, nonostante l'iridescenza estranea al Segneri per la voluta funzione catartica di stampo apocalittico, del gesuita Carlo Casalicchio destinato ad avere varie ristampe e diffuso successo (cito da Gli Stimoli al timor di Dio, Napoli, per Giacinto Passaro, 1673) l'oratoria sacra del XVII secolo, tra l'altro, concentrò (vedi qui digitalizzato il cap. XXVI, Stimolo XXVI, à Temer Dio, cavato da' castighi dati da Dio a' giuocatori) una vera e propria Summa contro la pratica del giuoco d'azzardo].
Nel Capitolo IX: Come dovrà il Pastore correggere i traviati [peccatori], per adempir le sue parti Paolo Segneri non si sofferma tanto sul diritto dell'età intermedia in merito alla sinergia fra Giustizia dello Stato e Giustizia della Chiesa ma analizza piuttosto il compito dei Parroci di non esimersi mai dall'intervenire per correggere i "Traviati" anche se in effetti fa un suo elenco esemplificativo di "Traviati" (peccatori) come qui si vede = attraverso un lungo discorso affronta poi il tema di concubini/ concubine e poi quello delle meretrici. Invero è da leggere tutto il capitolo, con attenzione, per intendere la variegata casistica che propone = il Segneri analizza puntualmente tutte le situazioni per arrivre alla disanime delle due Correzioni dei Peccatori, una fisica ed una spirituale precisando come la Correzione corporale (sotto forma di pena nummaria e/o fisica), se deve esservi, è di competenza del Foro o Tribunale, ticcando ai Parroci quella spirituale in relazione alla quale si sofferma subito con dovizia di particolari partendo dall'irrefutabile sanzione che i Parroci, a differenza di tutte le altre persone, sono tenuti alla Correzione spirituale, anche a costo di possibili rischi emblematicamente scrivendo dopo un'esplicazione teologica ed evangelica E questa è la ragione, per cui alla Correzione pubblica (qual'è quella che si fa con la Predicazione, da noi trattata ne' Capitoli precedenti) voi [Parroci] siete di più tenuti ad aggiugnere la privata.
Aprosio come Vicario della Santa Inquisizione non potè evitare di confrontarsi più specificatamente in relazione questi argomenti sì che, con molte altre cose, nel contesto delle sue opere riesce a produrre una serie di documentazioni, naturalmente erudite, sul tema della storia della prostituzione e, cosa più interessante ancora ci tramanda, per via del repertorio della "Biblioteca Aprosiana" del 1673, un caso specifico sulla questione di concubine e concubini, rifacendosi ad un fatto, da lui risolto nel Cadore, in merito ad un proprio intervento positivamente risolutivo per sopprimere la "colpa" del concubinato dell'Accademico Incognito Pietro Michiel (Michiele) con una giovane donna -appunto già sua concubina e, per suo tramite, divenuta sua legittima consorte- tale Apollonia.
Nel Capitolo X: In qual maniera habbia il Parroco a diportarsi nel comporre le discordie nascenti nella sua Cura Paolo Segneri riprende palesemente un argomento, in modo più sofisticato, da lui elaborato nella Predica X del suo "Quaresimale" = contemporaneamente trae il destro per trattare come le liti che spesso sorgono per siffatti motivi più di tutti convengano ad una variegata categoria di personaggi tra cui ascrive "Notai, Procuratori, Avvocati, Auditori, Sollecitatori, Rapportatori, Raccomandatori, Giudici" reputandoli coloro che, assai più dei litiganti, traggono giovamento economico dalle dispute (vedi qui la voce Avvocato -anche Causidico- nella Bibliotheca Canonica .. di Padre L. Ferraris): il capitolo che sostanzialmente continua in quello qui sotto proposto si suddivide in parti e propone l'analisi dei fatti in relazione a liti civili (e in questo caso suggerendo un accordo anche a costo di ottenere una parte e non il tutto Paolo Segneri, ramentando quanto siano economicamente onerose le liti civili, specie per i poveri, seppur in modo conciso, si collega a queste affermazioni di Aprosio) quanto a liti criminali in relazione alle quali, spesso causa di offese fisiche, l'autore consiglia ai Parroci un comportamento sia adeguato che sempre motivato (nel caso di situazioni perigliose e di individui troppo bellicosi ricorrendo anche all'intermediazione di qualche onesto ma carismatico e importante personaggio) anche se reputa che in entrambi i casi i Parroci abbiano il dovere di vagliare e far intendere ai rivali come in molti casi le discordie siano alimentate da quel genere di persone già definite sopra "Susurones", sussurroni, mormoratori, detrattori, calunniatori, rapportatori (Predica XIX del Quaresimale) e parimenti menzionate nel seguito di questo capitolo de Il Parroco Istruito sì da suggerire ai Parroci di fare sempre analisi ed investigazione opportune essendo costoro spesso i possibili e principali responsabili degli scontri in essere.
Decisamente più acre e satirico risulta Aprosio che nel qui digitalizzato capitolo XXXXI della "Grillaia" dimostrando spregio per la venalità di Causidici ed Avvocati, li definisce meretrici barbute introducendo nel lungo ed erudito discorso sul tema questa porzione di lirica dell'oggi misconoscito Andrea d'Onofrio che detta "Molt' anni ho preso in rivoltar le carte/ De' i giuristi, e potrei/ far qualche cosa anch'io, ma non mi piace/ Vender le parolette,/ Che sono al fin coloro,/ Che difendono le cause,/ Meretrici Barbute" ( pag. 465 ) = è però da sottolineare come in questa, anche reiterata avversione aprosiana per Causidici ed Avvocati può risiedere un interesse personale atteso che secondo Aprosio le opposizioni, con possibili gravose spese locali per l'erezione della Biblioteca Aprosiana, sian state motivate dal fatto che i suoi oppositori avevano fatto pressione sulla gente comune affermando che egli avesse trafficato per utilizzare soldi pubblici allo scopo di un'iniziativa tutta personale, sofisticata e culturale sì da indurlo a rovesciare il discorso e mutatis mutandis sostenere per siffatta realizzazione (stante anche la questione della lotta seicentesca fra magnati e popolani per l'istituzione degli 8 Luoghi con la separazione per l'economico delle ville orientali da Ventimiglia) entro il volume La Biblioteca Aprosiana una ragione filantropica, che presumibilmente voleva erigere ad uno dei suoi cavalli di battaglia: per cui cioé uno degli scopi basilari della "Biblioteca" fosse semmai quello di "soccorrere i ceti meno abbienti" (p. 243)
, quindi al contrario di quanto rimproveratogli ed a pro di coloro che non fossero in grado di procurarsi, per lungo tempo, d'avvocati di valore per lunghe cause onde fornire costoro (o quantomeno i loro Consoli o Rappresentanti degli strumenti libreschi) per far fronte alle dispute legali che insorgevano nell'epoca per le più svariate ragioni, a fronte tanto di un contraltare privato che pubblico che ancora ecclesiastico, cercando di innestare la propria "creatura" in quel contesto di iniziative come detto filantropiche ed in particolare educative che si andavano affermando per opera dei molteplici movimenti dei Chierici Regolari e specificatamente della Congregazione dei Chierici Regolari Poveri della Madre di Dio delle Scuole Pie (Scolopi) di Giuseppe Calasanzio.
Nel Capitolo XIX : Di qual tenore debba esser la Conversazione del Pastor Sacro (molto importante dal punto delle cose che può fare o non fare un buon Parroco) tra le varie argomentazioni del Segneri evidenzia la necessità per i religiosi di esser misurati nel vestire e nell'abbigliarsi senza eccessi di alcuna misura = è da dire che Aprosio si dilunga molto su tale argomento anche se il via per qualsiasi sua riflessione è dato -nel contesto dello Scudo di Rinaldo I ed edito nel contesto del capitolo XXVII, di tale opera emblematicamente intitolato,
"Quanto disdica alli religiosi, & alle Religiose la coltura del corpo".
Il Capitolo è molto particolare perchè si basa su un documento avuto da Aprosio dal Tondi, discepolo del Ciampoli in cui come qui si vede si tratta della controversa questione dell'abbigliamento dei religiosi e della loro eventuale cura del corpo e dell'aspetto fisico = quale contraccambio al ricevuto favore Aprosio inoltra una lettera, accompagnata da una lirica, scritta dal Ciampoli durante quella sorta di esilio che patì per le ragioni che qui si leggono, per ottenere il "perdono" e poter ritornare a Roma.
Aprosio è amico del Ciampoli
come qui scrive
ma pian piano si rende conto di essersi distaccato dal tema e per questo
vi ritorna in maniera decisa sostenendo che, si può parlare a lungo della questione, ma che in fondo
tutto è già stato detto da S. Bernardo (e nella condanna del lusso per gli ecclesiastici non è impossibile leggere quanto il Santo ispirò in merito al vigore coniugato con fede e semplicità a proposito dei Cavalieri Templari e che rese solenne nella sua celebre De Laude Novae Militiae Christi) .
Per il Segneri i Parroci nemmeno devono organizzare e/o partecipare pur se invitati a feste caratterizzate da balli (pag. 291): quella del '600 è un'epoca in cui feste e balli risultano spesso organizzati e sfarzosi con un ricco corredo di invitati: Aprosio, nel capitolo XVI del citato "Scudo di Rinaldo parte seconda" più diffusamente del Segneri tratta dell'argomento, riportando anche un inedito d'un anonimo scrittore su balli e feste a Firenze, con dame e cavalieri che se la spassano fra le dieci di tarda sera e le sette del mattino del giorno seguente (mentre il Segneri dà quasi per scontato l'argomento del bere e gozzovigliare in occasione delle Feste -sublimazione di una vita di tentazioni- coinvolgendo le riflessioni ai relativi divieti, per gli ecclesiastici, segnalati dai canoni non si può far a meno, anche perché a suo tempo frequentatore dei veneziani e libertini Accademici Incogniti- di rammentare come Aprosio praticamente sia obbligato a trattare di più tale questione, essendo stato a suo tempo, giudicato amante di feste e banchetti e in particolare di buona tavola e buon vino sin al punto che la Tarabotti in una celebre polemica con lui lo definì "Predicatore delle glorie del vino e Mecenate degli Ubriachi" = cosa che poteva procurargli non pochi problemi innanzi alle autorità ecclesiastiche).
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Il Segneri si occupa anche di un argomento molto delicato quello del rapporto dei Parroci con le donne = qui il discorso appare più articolato, egli infatti dapprima ne affronta la sostanza nel Capitolo XII: L'orrendo spettacolo di un Pastore di Anime scandaloso laddove analizza il rapporto appena menzionato spesso dai "cattivi parroci" come anche scritto da Padre Domenico Serio della Saracena iniziato frequentemente con una serie crescente di promesse , specie a giovani donne, atte ad ottenerne fiducia e credito sempre maggiori fino al punto estremo di giustificare il cedimento delle stesse alla loro libidine (si scorra l'indice tematico!) sostenendo che con la Confessione si può rimediare alle illecite azioni sessuali perpetrate (siffatto tema in effetti e rigorosamente tema era stato affrontato già dal Concilio di Trento sotto denominazione di "reato" di sollicitatio ad turpia tra confessori e belle penitenti: seppur come un'idra sempre destinato a ritornare in auge come si intende dalla scrittura dl Segneri): il grande Predicatore continua poi proponendo casi diversi, insistendo su quanto debba fare un Pastore d'Anime che voglia purgarsi dalle vergognose azioni commesse (il Segneri non parla di lussuria in senso esteso e specifico rimandando i lettori ai canoni = in un testo così popolare sarebbe stato anche arduo e forse non gradito alle autorità ecclesiastiche parlare di sodomia, omosessualità, pedofilia, peccati contro natura ecc.: il più disinibito e curioso (o, ce lo permettiamo, "morboso?") Aprosio fa invece riferimento all' omosessualità femminile sotto forma di tribadismo riferendo nel contesto del capitolo XI della Grillaia al caso di due donne islamiche, scelto forse per prudenza onde non coinvolgere pericolose riflessioni sulla Cristianità e del resto il tema della omosessualità, sia maschile che femminile, e di altre forme di comportamenti sessuali non accettati, in tale epoca era già stato drammatico conservando nel '600 ed oltre siffatta caratura di tragicità, come si evince dalla lettura dei " Libri Criminali di Genova del 1556/'57" laddove entro il "Libro II o delle pene", cap. II, si analizza il caso Di quanti copulano contro natura facendo interagire -qui tramite anche una nostra integrazione documentaria- il diritto dello Stato con le leggi della Chiesa .
Nell'ambito del Capitolo XIX Paolo Segneri riprende il discorso secondo una tematica in apparenza meno drammatica ma semplicemente diversificata in merito alla sua profonda concezione del dovere del buon Parroco = dapprima l'autore, visto anche il contenuto del capitolo in oggetto, fa riferimento a quanto possa essere pericolosa una conversazione sempre più frequente ed intima con una donna sostenendo quindi che una donna può amarsi ma solo spiritualmente e mai fisicamente e che anche la conversazione con donne inferme visitate a casa loro deve esser breve ma il discorso diviene estremamente grave quando, dati questi consigli, il Segneri si mette a parlare delle donne che per vari motivi risiedono nell'abitazione del Parroco (ancora il termine non era usuale, parlandosi qui di donne anche giovani e piacenti, ma lo stesso termine ha assunto una peculiare valenza dal XIX secolo in dipendenza del fatto che nel romanzo di Alessandro Manzoni I Promessi Sposi, Perpetua la serva di don Abbondio dà il suo nome alle donne che solitamente risiedono con il Parroco) = il Segneri si riferisce invece a quelle che definisce donne sospette che possono innescare rapporti libidinosi e poi di seguito addirittura di congiunte dei parroci, per esempio sorelle donde possono derivare azioni libidinose di estrema gravità compreso l'incesto da cui il cattivo Parroco paragonato ad uno sparviero può dissuadere da ogni senso di colpa le sue "vittime sessuali" equiparate a colombe ricorrendo al sistema prima citato e riprovato dai Canoni della Confessione iniqua nei casi di sollicitatio ad turpia (sul tema dell'incesto Angelico Aprosio si dilunga diversamente nella "Grillaia, capo XI = per quanto invece trattasi di religiosi giunti a violare il celibato, addirittura sposandosi con una fanciulla sviluppa l'argomento, che si conclude però con un certo antifemminismo, nel contesto di una lirica già inedita ma da noi pubblicata e contenuta nello Scudo di Rinaldo II, capitolo X = in effetti su questo tema connesso a temi sulla libidine Aprosio scrisse 4 Capitolo per la "Grillaia" del 1668 ma ritenuti troppo lubrichi dalle autorità pur se connessi al tema del celibato ecclesiastico quindi censurati e non autorizzati ad esser pubblicati sì che vennero sostituiti ma, come qui si vede, editi criticamente in quelli che erano i "Quaderni dell'Aprosiana" poi rivista "Aprosiana" = tra altri temi connessi alla libidine Aprosio pubblicò questo "Grillo" intitolato "Se alcuno ascritto nel ruolo degli Agami inciampasse (il che Dio non voglia) in qualqhe luogo intorno al sesto precetto del Decalogo qual rimedio per ovviare a gli scandali, e per salvare la reputatione ove "Agamia" è termine disusato per Celibato Ecclesiastico: in uno dei suoi momenti di maggior iridescenza qui, con altri argomenti di natura sessuale, Aprosio si lascia andare al tema della castrazione in merito sia a un filosofo votato alla castità che a un religioso per evitare le tentazioni carnali e sensuali )
Fino al "Capitolo Ultimo" che sarebbe poi il XXVII il Segneri in merito all'operato dei Parroci sviluppa tematiche di ordine eminentemente teologico che, molto importanti, son da leggere per la significanza che veicolano al di là della mera riflessione spirituale.
Un caso particolare ci è per esempio offerto entro il Capitolo XX ovvero "Il Pascolo dei Sagramenti" (nel contesto dei "Sagramenti al cui centro sta come il sole rispetto ai pianeti il Sagramento dell'Eucharistia" ed in cui il Segneri indica anche i tre Sagramenti che non sono di competenza del Parroco): il Capitolo non è da sottovalutare per le interazioni con il mondo civile e la vita dei parrocchiani = particolarmente in merito al Battesimo (vedi qui con integrazione da altro testo antiquario), dato l'alto rischio epocale di mortalità, Segneri rammenta che le Levatrici possano in caso di estrema necessità ed in assenza di sacerdote procedere alla somministrazione del Sacramento: ma essendo costantemente vagliate nel'arco della loro professione dai Parroci sulla loro competenza spirituale in merito = già dal lato professionale il ruolo di Levatrice, Ostetriche o Commari era delicatissimo e talora periglioso atteso l'epocale timore delle "Streghe Ostetriche" al punto che si presero poi dei provvedimenti di legge in merito alle realmente conseguite capacità professionali = ma, specie in contesti rurali ed in merito al battesimo (seppur in area principalmente transalpina) si temevano pratiche superstiziose come a riguardo della frequentazione dei Santuari della Tregua o Rinascita -di ascendenza pagana- praticati da Levatrici superstiziose o superstiziosi congiunti nella convinzione di ridare al piccolo defunto un soffio di vita sì da permetterne il Battesimo.
Spicca comunque fra tutti questi Capitoli il XXI che detta Considerazioni, che debbe tenere il Parroco sopra l'Amministrazion della Eucarestia = il Segneri vi affronta una vastissima tematica che raggiunge l'acme laddove si discute su quanti meritino di ricevere il Sacramento ma anche su quelli cui un Parroco non solo possa ma debba negarglielo. Non è questa un'epoca facile, anzi le prepotenze di nobilotti alla "don Rodrigo", per rifarsi al Manzoni, condizionano realmente l'agire di Parroci pavidi. Il Segneri con la sua forza morale e con un coraggio indubbio per l'epoca, tra tante altre riflessioni che pervadono il Capitolo, invita i Parroci a non somministrare l' Eucarestia a peccatori impenitenti anche se questi fanno ostentazione di un reale potere, di appoggi e di un'influenza pubblica di rilievo: alte e terribili risuonano, nella mente di chi le legge e le medita, le sue parole (Nè varrà già lo scusarsi con la nobiltà del Personaggio, il qual chiegga la Comunione, e con la eminenza del grado. Se è Peccatore pubblico, è Cane anch'egli, ed è Principe, è Can mastino. Fosse anche un Rè, dicesi San Giovanni Grisostomo, negagli arditamente questo alimento, a lui non dovuto ) come un'ammonizione sull'uguaglianza degli uomini di fronte a Dio e all'Eternità che sottintende, per certi aspetti, un ulteriore messaggio sulla dignità sociale di tutti gli uomini e di tutte le donne, prescindendo da ceto e censo, perchè, aggiunge ancora il Segneri e con pari virulenza a scapito dei Parroci succubi dei Potenti come qui si vede: E questo ripiglia il Santo, è un'esser Pastor sacro: non è il portare una bella Veste di seta, non una bella Cotta, non un bel Camice, non una Pianeta fiammante: Non ut albam. & splendidam vestem circumeatis induti: : e il fare altrimenti è un farsi reo del sangue di Cristo: Sanguis Christi e manibus vestris exquiretur: mentre è un versare questo divino liquore, non in otri nuovi, ma putrefatti,e putrefatti ancora tanto, che puzzino per lo scandalo. Il che, non solamente si debbe intendere, quando lo scandalo sia notorio per evidenza di ragione, ò di fatto, ma quando anche sia notorio per un sospetto sì violento, e sì vivo, che non si possa prudentemente deporre, nè vi sia indizio da giudicare probabimente il contrario. Un Peccatore di questa guisa sia convertito non solamente in segreto, ma ancora in pubblico: sicché egli al Popolo dia qualche segno della sua Conversione, prima che i Popolo il vegga ammesso alla partecipazione de' divini misteri, ò che lo risappia
Altresì significativo ed importante è il
Capitolo XXII Avvertenze del Pastor sacro nell'amministrare il Sagramento della Penitenza (Vedi qui il "Peccato" ma anche il Medievale "Viaggio di Penitenza" ed in senso più esteso, attraverso i secoli, la "Confessione e il Sacramento della Penitenza" (indici antichi e testo da Bibliotheca Canonica... del Ferraris) )
Due essenziali capitoli cui deve sempre ispirarsi il buon Parroco sono il Capitolo XXV : La necessità di Orazione in un Pastor d'Anime (vedi qui = l'incipit del Capitolo sull'importanza dell'Orazione, l'invocazione del Segneri "Orazione, Orazione, Orazione", l'insegnamento di S. Bernardo sull'importanza dell'Orazione, i due momenti essenziali dell'Orazione cioè la "Meditazione e la Domanda" ed ancora l'analisi del primo momento "la Meditazione" - nel prosieguo compare poi la trattazione della "Domanda" sulla base segneriana del principio che ...E pure non può un soccorso tale ottenersi, se non si chieggia...) .
Del pari del pari, importantissimo, il Capitolo XXVI ove si detta Si propongono due mezzi giovevolissimi al Pastor d'Anime da conseguire il suo fine, riposti negli Esercizi Spirituali, e nelle Missioni (Per approfondire vedi qui gli ESERCIZI SPIRITUALI ed ancora la "PRATICA DELLE MISSIONI" di Paolo Segneri): due capitoli naturalmente ed inevitabilmente collegati a quelli già stesi in merito alla Predicazione
E non mancano comunque nemmeno in questi Capitoli osservazioni di rilevanza spiccatamente sociale.
Ed ancora nel Capitolo XXIII : Per qual maniera il Curato contribuirà a quei tre Sagramenti, de' quali non è ministro (trattandosi della Cresima quindi del Matrimonio ed ancora dell'Ordine) = in particolare Paolo Segneri si esprime tassativamente contro ogni "forma di violenza domestica (tema allora -come purtroppo ancora oggi- attuale) e contro i mariti violenti a scapito delle loro spose = argomento su cui il Parroco a suo giudizio ha l'obbligo di ammonire prima del matrimonio e poi di vigilare al fine di una eventuale denunzia in caso di reità" come pure nel Capitolo XXIV : Come debba il Parroco diportarsi con gli Infermi, co' Moribondi, e co' Morti in merito agli Infermi Paolo Segneri afferma che in qualsiasi occasione e condizione un Parroco deve recarsi a visitare gli infermi della sua Parrocchia ma più di tutto colpisce quando a pag. 375 critica il Parroco che non si reca in visita di qualche malato "...in dipendenza di un timore superstizioso, in cui cada chi vien chiamato, quasi che nella Camera dell' Infermo si debba al primo respiro sorbir la morte..." = fatte le debite proporzioni e vagliando il fatto che manca una citazione esplicita pare qui ravvedersi una menzione di un altro gesuita a suo tempo posto sotto inchiesta per aver sottolineato l'obbligo dei religiosi di impegnarsi fin al martirio a pro degli appestati, seppur in merito alla peste seicentesca del cui spaventoso olocausto presagito da segni celesti tra cui una Cometa (il Segneri, che parla della mortale pandemia e non manca di menzionare questi "segni celesti malvagi", è pur figlio delle interpretazioni astrali dei suoi tempi) il Segneri non manca di rammentare nella Predica XV del "Quaresimale", l'impegno estremo cui son tenuti i religiosi pur di assistere i malati e nello specifico gli appestati: il personaggio in questione è Teofilo Rinaldo = Teofilo Raynaud (1587-1663), gesuita di Sospello, autore di molte opere (vedi A. DE BACKER, Bibliotheque de la Compagnie de Jesus, coll. 1518-50) fra le quali De martyrio per pestem ad martyrium improprium et proprium vulgare comparatum (Lione 1630), messa all' Indice dei Libri Proibiti nel 1648 e tolta da esso nel 1664 dopo alcune correzioni: di cui a pro della "Diocesi di Ventimiglia" per la quale era Vicario del Sant'Uffizio venne Angelico Aprosio ragguagliato con questa lettera dal Grande Inquisitore di Genova nel 1665 in seguito le riflessioni di "Teofilo Rinaldo" vennero recuperate e condivise addirittura da Ludovico Antonio Muratori nel suo trattatello Del governo della peste. Aprosio, data anche la sua appena menzionata corrispondenza con il Grande Inquisitore di Genova, non tratta siffatto argomento ma comunque esprime osservazioni pregnanti sull'importanza di una sanità pubblica estesa a tutti i ceti e si adopera, anche quale inquisitore, a smascherare i medici ciarlatani che spesso truffavano la povera gente proponendo unguenti e cure strabilianti (a titolo integrativo e documentario si propone qui la voce Medicus = indicante i doveri del buon Medico tratta dalla basilare "Bibliotheca canonica, juridica, moralis, theologica nec non ascetica, polemica, rubricistica, historica...").
Stupisce invece che il Segneri, così attento in altri capi a biasimare l'esosità di certi Parroci non si sia soffermato ad affrontare un problema in auge ai suoi tempi connessi specie a contrasti non rari tra Parroci e Ordini Religiosi nello svolgimento delle Esequie dei Defunti e nelle reciproche priorità: si propone qui un esempio intemelio, ragione dell'imposto spostamento da Ventimiglia di Domenico Antonio Gandolfo destinato ad essere un grande successore di Aprosio nella gestione dela Biblioteca di Ventimiglia: Il rapporto tra clero regolare e secolare, fra Parroci e Frati in merito a certe tematiche e ad eventuali diritti di priorità nelle funzioni non era peraltro raro = per esempio il II Bibliotecario dell'Aprosiana Domenico Antonio Gandolfo fu inviato sì da ababandonare quasi definitivamente l'amata Ventimiglia = forse per saggiarne le capacità suasive dapprima fu inviato a Roma presso il convento di San Giorgio [fatto che gli diede l'opportunità di frequentare l'impressionante complesso accademico e bibliotecario della città] ma poi, dato l'equilibrio e la diplomazia dimostrate, fu spedito nell'area dei colli romani a reggere quale priore il convento della Santissima Nunziata di GENZANO onde porre rimedio in primo luogo ad alcuni
contenziosi insorti tra i religiosi e l'arciprete della chiesa di S. Maria della Cima: in effetti molteplici erano le ragioni dei contrasti con l'arciprete di Genzano, tra queste alcuni Diritti di Precedenza -anche nelle Processioni- ma soprattutto vari diritti sulle Inumazioni dei Cadaveri e quindi su ulteriori priorità nelle Sepolture. Contestualmente gli era stato affidato il compito di arginare alcune invasioni delle sue possessioni ad opera non solo di altre autorità od istituzioni ma di tanti poveri sventurati (Gandolfo era più dipomatico di Aprosio e mai giunse a scontri aspri contribuendo alla risouzione dei problemi = Aprosio, più decisionista e per dirla gergalmente di carattere "fumino", invece si trovò in una situazione ardua quanto quella del 1652 dipendente dalla "Bolla di Soppressione dei Piccoli Conventi" ed essendo Vicario della Congregazione agostiniana genovese della Consolazione nello svolgere la sua funzione di scelta dei conventi da sopprimere ebbe vari scontri tra cui quelli per lui più gravi consistettero negli interventi interventi aprosiani a carico del convento agostiniano della Trinità di Viterbo ( dipendente dalla genovese Congregazione Agostiniana: vedi inizio di pag. 287 del repertorio biblioteconomico del 1673 della Biblioteca Aprosiana = le parole sottolineate in rosso nel testo antico sono attive e multimediali).


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E' quindi importante, anche socialmente, l'ultimo capitolo appunto quello che il Segneri definisce
Capitolo Ultimo: La necessità della Residenza, dovuta a chi è Pastor d' Anime) e che per aspetti, sociali quanto spirituali, può esser considerato la summa di tutta l'opera tenendo conto di vari fattori compresa la funzione oltre che religiosa anche pubblica ed amministrativa svolta dai Parroci nel '600 e proseguita -specie nel campo della scuola pubblica seppur di "matrice ecclestastica"- a fianco degli Stati sin a tempi relativamenti recenti in ambito di governo burocratico -oltre che apostolico- specie di piccoli centri, sui quali, senza le relazioni specifiche dei Parroci -obbligati a tenere vari resoconti da nascite e morti a vita di associazioni sin ad eventi storici onestamente spesso rimarrebbe assai poco in vari casi: il Segneri nell'incipit di questo ultimo capitolo predispone l'argomento proposto dal titolo quindi prosegue in una serie di osservazioni tuttora meritevoli di riflessione = alle pagine 428 - 429 egli sostiene l'importanza del Parroco ad esser sempre residente nella sua chiesa per espletare i propri doveri successivamente alle pagine 430-431 tratta dei Canoni che da sempre hanno imposto la residenza dei Parroci nella loro "Cura". Quindi risulta molto severo quanto scritto dalle pagine 432 - 433 laddove il discorso si sposta sul cattivo comportamento di quei Parroci che per assentarsi o risiedere altrove affidano ad un sacerdote "mercenario" le proprie funzioni rafforzando il proprio giudizio con quelle del medico che disinteressandosi del proprio infermo ad altri o dell'avvocato che ad un collega abbandona la sorte di un proprio assistito[ A titolo integrativo pare giusto proporre, anche per la bibliografia allegata, quanto sul tema della Residenza scrisse Padre L. Ferraris nella sia Bibliotheca Canonica...., = dopo l'Indice e quindi la trattazione generale risultano specificche le normative in merito -salvo assenze specificatamente vagliate nel tempo e nell'esigenza- quanto risulta scritto in merito all' "Obbligo di residenza dei Vescovi nella Propria Diocesi" e quindi all'"Obbligo di residenza dei Parroci nella propria Parrocchia per accudire il proprio Gregge di Fedeli" (si ha poi un'integrazione non del Ferraris definita "Aggiunta apportata da mano diversa di quella dell'Autore"]

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