cultura barocca
Informatizzazione a cura di Bartolomeo Ezio Durante

La Carta proposta qui sopra (cliccando qui approfondibile in linea multimediale e in dimensione grande e sublimata) risale al 1600 ed è conservata presso l'Archivio di Stato di Torino = come nel volume Albintimilium, antico Municipio Romano dove è stata editata risulta qui proposta in due settori = quello che portava dalla "Chiesa di S. Agostino sin ai promontori detti "Punta di Nave" e "Capo della Mortora" e quindi quello che da qui portava al "Vallon di Garavan che parte la Giurisditione di Genova da quella di Monaco" (la carta procede comunque in altre rilevazioni sino a Monaco donde si sarebbe raggiunto lo straordinario "Mausoleo Romano de La Turbia" fatto erigere da Ottaviano Augusto).
Qui è visualizzabile il nucleo centrale, demico e fortificato, di Ventimiglia Medievale nella tipologia che aveva ai tempi di Aprosio, quella cioè di "Piazzaforte" destinata a non poche vicissitudini che qui si cerca di elencare in una proiezione diacronica:

1 - VEDI QUI LA CARTOGRAFIA DELLA VENTIMIGLIA SEICENTESCA DI
A. APROSIO

"Erano tempi di turbolenze di soldatesche" ai Baluardi del Dominio" (qui proposti in sequenza di carte antiche, tutte attive: clicca su numeri, lettere, evidenziazioni varie) il cui centro naturale cioè Ventimiglia oltre che città antichissima (vedi planimetria e cartografia storica) e sede di una antichissima Diocesi [in posizione parimenti strategica quanto innestata sui tragitti delle invasioni (Saraceni), sui percorsi della Fede ma anche costantemente in lotta coi ritorni del Paganesimo] aveva via via assunto grande rilevanza quale Piazzaforte con straordinarie finalità strategico-militari: cosa che con il tempo comportò una sempre più viva necessità di poter fruire della stesura di aggiornati "Ordinamenti Militari" onde render più disciplinate le truppe anche nei rapporti con la popolazione = e molti eventi infatti rendevano oramai inevitabile tutto cio' dagli eccessi dei soldati, anche alle feste ed ai balli a scapito delle donne e sotto gli effetti del buon vino, sin al punto di scatenare tafferugli con i civili o addirittura di attivare la pericolosa costumanza del duello di cui qui si propone un'utile testimonianza documentaria
Nemmeno bisogna dimenticare, stando a questa pubblicazione militare del 1874 su fortezze e fortificazioni che Ventimiglia ( Piazzaforte militare di cui vedi qui il complesso cartografico del suo sistema difensivo e delle fortezze sino al XIX secolo) era stata a lungo ed in potenza sarebbe sempre potuta diventare sede di fortezze permanenti e precisamente di quelle altamente strategiche che erano dette fortezze di frontiera necessitanti per varie ragioni di una particolare cura ed attenzione anche a pro della popolazione civile e contro pericolose infiltrazioni da Stati ostili o con in essere situazioni interne di estremo pericolo e le testimonianze in ciò non mancano [con la concentrazione abnorme di truppe e coi relativi perigli (la casistica non manca sin al caso estremo e sei-settecentesco di soldati mercenari e spesso veri e propri avventurieri non esclusi soldati praticanti stregoneria ed arti proibite: diverso e, ma non sempre a ragione, demotivato da luciferine quanto interessate imputazioni eril caso di quei soldati che curavano avvalendosi di terapie estranee alla medicina ufficiale come queste che in effetti alla luce di moderne postulazioni non parevano esenti di intuizioni e di vaghe precognizioni d'efficacia terapeutica nonostante i nomi ad effetto di Polvere Simpatetica o di Unguento Armario e persino Mummia ed ancora Usnea cresciuta nel teschio dell'Impiccato = terapie che (anche per l'enorme costo della medicina ufficiale), sfruttando pure il patrimonio fitoterapico avallato dalla fama di questi illustri medici rientravano tra le costumanze popolari pur se non mancarono i contrasti tra medici ufficiali e "medici alternativi" tra cui i vulnerarii o "medici di guerra" che pure -caso o efficienza- ottennero come il belga Eric Moy successi insperati che li resero celebri anche tra i nobili come i Doria, di Dolceacqua e non = cosa che comportò non pochi contenziosi già dall'accusa di coinvolgimento di arti stregonesche ed alchemiche (come in qualche modo fu detto durante il "Processo alle Streghe di Triora") da parte di "vulnerarii" e medici alternativi destinati infine alla diaspora.
Ma i soldati poco fidati o indisciplinati non erano il solo problema di città specie di frontiera e quindi di grande importanza e transito come Ventimiglia: il Capitanato di cui la città era "capitale" era infatti caratterizzato da una circolazione umana superiore alla norma (commercianti, fedeli rivolti ai grandi luoghi sacri, funzionari ecc. ecc.) ma anche pregna di criminali e uomini senza scrupoli e come qui si vede davvero degna talora della "Corte dei Miracoli" e da controllare con oculatezza: senza nemmeno dimenticare, dati i tempi e i devastanti conflitti di Religione (e non solo) tutti quei transfughi -sia perché Ebrei sia in quanto Eretici sia perché perseguiti variamente come Maghi e Streghe (e tra questi i più temuti erano probabilmente gli "Untori", ritenuti diabolici diffusore del grande male nero, la Peste- che cercando un'improbabile via di salvezza nell'oblio tentavano di violare i posti di controllo ufficiali come ai "Balzi Rossi" od avventurandosi onde evitare le guardie armate per sentieri ardui e sempre pregni di pericoli come questi localizzati sulle alture dell'agro ventimigliese.
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Ma i problemi di una grande Piazzaforte militare connessa ad un importante centro urbano (come appunto nel caso di Ventimiglia) non potevano -cosa peraltro cui si è già alluso sopra- certo esser dimensionati al solo problema delle "turbolenze soldatesche": non bisogna infatti dimenticare come con il menzionato persistere -oltre che della paura della "criminalità istituzionale" di cui sopra si parla"- di timori ancestrali e paranormali avverso streghe, maghi, untori ecc. ecc. (ma anche -cosa che oggi sorprende di più- di una timorosa quanto feroce persecuzione avverso bestemmiatori ed omosessuali e contro transessuali quanto bisessuali e, più nascostamente di quanto ammesso, certamente attuata anche contro donne omosessuali e soprattutto donne tribadi cioè praticanti quella che, in maniera quasi diabolica, era giudicata "sodomia imperfetta") fosse notevole la diffusione , in questo caso, assai giustificata di una crescente preoccupazione per il dilagare della frode in tutti i suoi aspetti, anche in occasione dei periodi di festa e di mercato (compresa la frode mistica sia individuale che collettiva che lucrava sull'elemosina vantando ed ostentando falsi poveri e falsi religiosi ed anche quella spesso davvero perniciosa di ciarlatani che si fingevano medici (donde la pubblica ostentazione di complici spacciantisi per malati incurabili, paralitici ecc. che si mostravano guariti appena assunto l'intruglio di siffatti imbroglioni).
La concomitanza di crimini violenti suggeriti dall'uso e dell'abuso delle armi non mancava peraltro di segnare la quotidianità e la vita sociale tra '500 e '700 di delitti destinati a rimanere inspiegati (tragicamente quanto oscuramente "celebre" a Badalucco quello dell'illustre incisore G. Mattia Striglioni) ma anche di altri misteriosi e sanguinosi crimini cui in assenza di altre possibilità investigative difronte alla possibilità di identificare un reo pur avvalendosi di tutti i mezzi possibili si interveniva addirittura ricorrendo al teorema allora in auge del magnetismo del sangue e di cui non mancarono vari esempi ampiamente trattati e descritti come qui si legge: e tra questi certo non si possono non rammentare due
oscuri delitti risolti (?) dai giusdicenti in Ventimiglia secondo appunto questa costumanza -diffusa un po' ovunque- della prova del sangue.
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Delitti -e loro auspicabile repressione- indubbiamente connessi a certe procedure investigative e a costumanze orrorifiche propria dell'epoca e del suo diritto in cui la Tortura per ottenere o comunque "estorcere" la Confessione cioè l'essenza di qualsiasi colpevolezza e quindi la tragica figura del Boia son oggi diventati gli emblemi più tragici e iridescenti anche se a monte degli stessi risiedeva il principio dell'arbitrio assoluto dei giudici (gli esempi non mancano certo: dagli strumenti di tortura "portatili" che gli inquirenti si potevano portare nei luoghi più disagevoli e che spesso applicavano aldilà del consentito pur di chiudere un procedimento alle scelte e sanzioni personali che alcuni giudici assumevano specie in queste aree periferiche senza intavolare un'annosa e difficile corrispondenza con le istituzioni centrali = cosa che poteva consentire, contro l'apparente rigidità formale delle norme statutarie, di approfittare della lontananza e delle locali connivenze per violare modalita ma anche esenzioni e moratorie e tipi e tempi compresa anche la registrazione notarile della quaestio o tortura).
Soprattutto entro questo schema iridescente di Giustizia finalizzata sempre a titolo catartico ed ammonitore riusultava però orripilante lo scempio dell'
esposizione pubblica -in genere ove avevano commesso i loro delitti o in luoghi di alta visibilità pubblica- dei resti squartati dei giustiziati
(ferma però restando l'essenza giuridica altamente ambigua che contro questa apparenza di incontenibile ferocia i ricchi, i religiosi e soprattutto i nobili sia per i privilegi loro concessi per diritto di Casta che per il principio giuridico della Restitutio potevano non di rado eludere le pene più severe) = un universo di efferatezze, ambiguità e contraddizioni che destinato nel '700 ad influenzare una
nascente "letteratura orrorifica" che rapidamente sarebbe diventata grande recuperando quelle relazioni di efferati crimini che presero a circolare sotto il nome di "Ragguagli" e "Fogli Volanti", contestualmente le prime e vere pseudogiornalistiche espressioni di "Cronaca Nera" di cui qui si legge una casistica di esempi ].
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Una storia grande e gloriosa non aveva impedito che la
Serenissima Repubblica di Genova
sempre più non potesse garantire la neutralità del suo territorio a fronte di moderni e possenti eserciti di grandi Nazioni straniere (contro la cui imponenza numerica poco avrebbero potuto le forze militari della Repubblica per quanto non priva di qualità e forze) e soprattutto in grado di fruire su vasta scala e per corposa evoluzione tecnologica di armi sempre più sofisticate e devastanti: specialmente le sempre più evolute armi da fuoco e l'artiglieria leggera e pesante.
Forse l'esempio massimo di siffatta preoccupazione si legge in questo ormai introvabile ma qui digitalizzato integralmente Elogio della Serenissima Repubblica = "Nella Solenne Coronazione del Serenissimo Lorenzo De Mari, Doge della Sereniss. Repubblica di Genova laddove l'oratore (il tragediografo genovese Giovanni Granelli, abbastanza ed ingiustamente oggi dimenticato ad onta della fama di cui fruì al suo tempo) ad onta delle speranze di rito riposte nel nuovo Doge non maschera preoccupazioni gravi per tutti e in particolare per il Dominio specie sotto forma di un incipit od inizio oratorio che -nel proseguio dell'orazione solennemente pronunciata il 19 Luglio 1744 nella Chiesa Cattedrale di S. Lorenzo- tristemente afferma:
[III capoverso]"sono parecchi anni, per vero dire, che torbidi, ed inquieti corrono i tempi, ed una pressoché universale, ed implacabil procella da non so quali certo impetuosi, e fieri venti commossa i Reggimenti tutti d'Europa turba, e sconvolge
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La Guerra di Successione al Trono Imperiale d'Austria di metà '700, sanguinoso prodromo di tempi nuovi, nella continuamente violata quanto fragile neutralita genovese trasformò così -sul limitare del Fronte occidentale del Grande Conflitto- il territorio di Ventimiglia in un gigantesco campo di battaglie e quindi in un cumulo di macerie d'abbandonate fortificazioni sì che ancora parecchi decenni dopo un grande Poeta Italiano Ugo Foscolo nella sua "Lettera da Ventimiglia" dell'Ortis potè descrivere, seppur con toni protoromantici, l'aspro stato in cui ancora giacevano i già "Fiammeggianti Bastioni d'Italia" = fatto che comunque a prescindere dalla descrizione foscoliana si evince dall'analisi di diverse
carte militari che registrarono l'immenso apparato bellico difensivo ed offensivo che certamente alterò e mutilò il paesaggio di gran parte del Capitanato di Ventimiglia
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Sulla scia di questi eventi e delle nuove idee illuministiche la cose mutarono poi radicalmente sia in seguito agli eventi della
Rivoluzione Francese quanto dell'Impero di Napoleone I
e quindi caduto il Bonaparte per gli
accordi del Congresso di Vienna che soppressero la Repubblica di Genova
e dopo una laboriosa e cruda annessione cui particolarmente i Genovesi, memori dell'antica gloria, si opposero
il Sovrano Sabaudo Carlo Felice impose la sua mano dura sulla Liguria, tra altre non sempre infruttuose iniziative riprendendo ma indubbiamente anche ammodernando i regolamenti militari fatti stendere ai primi del '700 dal governo di Genova.
Ventimiglia perse così la sua valenza di "città di frontiera" in merito all'erezione della "Grande Liguria delle 8 Province" assimilata allo Stato Sabaudo = anche se poco sarebbe perdurata questa situazione atteso che per gli
accordi tra Napoleone III e Vittorio Emanuele II in previsione della II Guerra di Indipendenza l'assetto territoriale della Liguria sarebbe ancora una volta mutato
sin ad obbligare nel giro di alcuni decenni
il Governo di Vittorio Emanuele II la condizione dei confini tra Italia e Francia e la postazione di Ventimiglia come città di frontiera ma in relazione ad un Paese amico contro cui non erigere più grosse barriere militari permanenti.
Comunque anche in funzione degli iter burocratici e delle varie disquisizioni politiche si legge ancora di Ventimiglia quale "Comando di Fortezza" (p.216) entro il testo militare (1883) dettante dell' Ordinamento dell'Esercito e a sua volta parte fondamentale delle Nozioni sulle Leggi e sugli Ordinamenti Organici dell'Esercito Italiano: anche se proprio dal 1883 a ratificazione degli accordi Franco Sabaudi della II Guerra d'Indipendenza Italiana le cose sarebbero ufficialmente mutate dato il nuovo assetto degli Stati = "dopo la cessione di Nizza e dei territori affini, con regio decreto del luglio 1883 [comportante] la cessazione di ruolo di piazzaforte [sì che] Forte San Paolo [sarebbe stato ] demolito e la Ridotta dell'Annunziata declassata a Caserma con successivi lavori di modifica".

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Leggi qui multimedializzati e ipertestualizzati
I "Regolamenti Militari dell'Esercito di Genova del Colonnello L. Zignago (1722) con "la giunta delle gerarchie e dei reciproci doveri del Colonello Erchisia" (Indice delle voci) .
Per mera finalità pratica collaziona la seguente normativa con quella ulteriormente rinnovata dei
"Regolamenti Nuovi" fatti redigere dal Re di Sardegna Carlo Felice (con tutte le nuove considerazioni riguardanti la vita militare ma anche l'igiene, la medicina, la medicina legale, l'"ambulanza volante", l'uso delle "truppe per pronti interventi contro le calamità anche naturali ecc ecc.)
dopo l'assorbimento della Repubblica di Genova nello Stato Sabaudo e l' istituzione della sabauda "Grande Liguria delle Otto Province" (leggi qui volume descrittivo della stessa digitalizzato e commentato) (Indice tematico e delle voci)]


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2 - VEDI QUI LA CARTOGRAFIA DELLA LIGURIA ATTRAVERSO LA SUA STORIA MILLENARIA
E IN DETTAGLIO UNA GRANDE
CARTA DELLA GENOVA SEICENTESCA OVE
A. APROSIO PRESE I VOTI ED EBBE MOLTEPLICI ESPERIENZE COME RELIGIOSO E QUALE LETTERATO

La Rivoluzione Francese = la fine della "Repubblica di Genova" e la Repubblica Rivoluzionaria Ligure = la tormentata annessione della grande "Liguria delle Otto Province" al Regno sabaudo - importanza dei provvedimenti di Napoleone I: "la fine dell'Antico Regime".
Analizza qui in dettaglio la revisione delle forze armate in Europa sulla scia delle interpretazioni di Napoleone III (tutte le opere digitalizzate): in dettaglio vedi Nuove Forme di Reclutamento dell'Esercito ed anche Considerazioni Politiche e Militari sulla Svizzera e finalmente Del Passato e dell'Avvenire dell' Artiglieria anche se tra le opere sue qui digitalizzate in merito al tema trattato in questa sede è assai proficua la "Raccolta dei Discorsi" (ricca di utili documenti) e specificatamente la "Raccolta dei Discorsi dell'anno 1859" la cui prolusione è già un segnale di "venti di guerra" tra cui si possono segnalare questo Ordine del Giorno e questo Proclama agli Italiani" e dove in merito all'annessione alla Francia della Savoia e della Contea di Nizza spicca questo discorso già tra i Discorsi del 1860 compare siffatta sanzione destinata ad esser ribadita con fierezza e con un cenno di retorica nel 1861 (Discorso pronunziato da S. M. l'Imperatore all'apertura della sessione legislativa - 4 febbrario 1861) laddove si legge con palesato orgoglio la frase "Queste provincie [Savoia e Contea di Nizza] sono ora irrevocabilmente unite alla Francia"
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CONCLUSIONE
Sulla scia degli eventi sopra descritti e delle nuove idee illuministiche la cose mutarono poi radicalmente sia in seguito ai fatti della
Rivoluzione Francese quanto dell'Impero di Napoleone I.
Caduto il Bonaparte gli
accordi del Congresso di Vienna che soppressero la Repubblica di Genova e dopo una laboriosa quanto cruda annessione cui particolarmente i Genovesi, memori dell'antica gloria, si opposero
il Sovrano Sabaudo Carlo Felice impose la sua mano dura sulla Liguria anche ammodernando i regolamenti militari fatti stendere ai primi del '700 dal governo di Genova
pur se per correttezza non si possono eludere alcune iniziative favorevoli quanto ormai necessarie come la
restaurazione e il potenziamento della Strada della Cornice
che, occorre ribadirlo, nacque comunque da un
progetto, incompiuto come altri per le tante belliche contingenze, dalla napoleonica volontà di dare alla Liguria una strada litoranea che ne congiungesse tutte le località e che mancava oramai dai tempi dell'Impero di Roma.
Ventimiglia perse così la sua valenza di "città di frontiera" in merito all'erezione della "Grande Liguria delle 8 Province" assimilata allo Stato Sabaudo = anche se poco sarebbe perdurata questa situazione atteso che per gli
accordi tra Napoleone III e Vittorio Emanuele II in previsione della II Guerra di Indipendenza l'assetto territoriale della Liguria sarebbe ancora una volta mutato
sin ad obbligare nel giro di alcuni decenni
il Governo di Vittorio Emanuele II a rivedere la condizione dei confini tra Italia e Francia e soprattutto la postazione di Ventimiglia come città di frontiera ma in relazione ad un Paese amico contro cui non erigere più grosse barriere militari permanenti.
Napoleone III in qualche maniera divenuto "ago della bilancia politica europea" e di tutte le sue opere qui digitalizzate anche se tra le opere sue qui digitalizzate in merito al tema trattato in questa sede è assai proficua la "Raccolta dei Discorsi" (ricca di utili documenti) e specificatamente la "Raccolta dei Discorsi dell'anno 1859" la cui Prolusione è già un segnale di "venti di guerra" divenuti eclatanti per come si legge dapprima nel "Proclama dell'Imperatore al popolo Francese prima di partire per la guerra d'Italia" e poi questo Ordine del Giorno e questo Proclama agli Italiani" e dove in merito all'annessione alla Francia della Savoia e della Contea di Nizza spicca questo discorso tra la raccolta dei Discorsi del 1860 compare siffatta sanzione destinata presto ad esser ribadita, con fierezza e con un cenno di retorica, nel 1861 (Discorso pronunziato da S. M. l'Imperatore all'apertura della sessione legislativa - 4 febbrario 1861) laddove si nota, scritta con palesato orgoglio, la frase
"Queste provincie [Savoia e Contea di Nizza] sono ora irrevocabilmente unite alla Francia.
(anche se a rigor di logica e in funzione degli accordi pregressi l'armistizio di Napoleone III con l'Impero e soprattutto la Pace di Villafranca erano suonati per tanti patrioti come un mancato rispetto -più per ragioni politico-diplomatiche ed anche personalistiche che in nome delle addotte pretese umanitarie a pro della pace- delle promesse fatte agli Italiani sì da poter rimettere in discussione la "Questione di Nizza e della Savoia").
Nulla naturalmente di ciò avvenne anche se in funzione degli iter burocratici e delle varie disquisizioni politiche si legge ancora di
VENTIMIGLIA QUALE "COMANDO DI FORTEZZA"(p.216)
entro il testo militare (1883) dettante dell' Ordinamento dell'Esercito e a sua volta parte fondamentale delle Nozioni sulle Leggi e sugli Ordinamenti Organici dell'Esercito Italiano: anche se proprio dal 1883 a ratificazione degli accordi Franco Sabaudi della II Guerra d'Indipendenza Italiana le cose sarebbero ufficialmente mutate dato il nuovo assetto degli Stati =
"dopo la cessione di Nizza e dei territori affini, con regio decreto del luglio 1883 [comportante] la cessazione di ruolo di piazzaforte [sì che] Forte San Paolo [sarebbe stato ] demolito e la Ridotta dell'Annunziata declassata a Caserma con successivi lavori di modifica".
Per una completa ed esauriente documentazione su questi eventi analizza finalmente questi basilari
*********testi digitalizzati concernenti la Ristrutturazione sotto Vittorio Emanuele II dell'Esercito Italiano*********
e, ad utile integrazione, i nuovi parimenti digitalizzati
Statuti e Codici: anche quelli concernenti la navigazione, militare e commerciale]

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La conclusione di un'epopea con l'Unità d'Italia: una vera "guerra di popolo dopo Caporetto e la fine di quella che è anche definita "Quarta Guerra dell'Indipendenza d'Italia"






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