cultura barocca

UGO FOSCOLO (ZACINTO, 6 II 1778 / LONDRA 10 IX 1827) E LO "JACOPO ORTIS"
UN VIAGGIO DA BORDIGHERA A VENTIMIGLIA = ANA LIZZA LE TRE POSSIBILI SOLUZIONE DI SUPERAMENTO DEL FIUME NERVIA E VEDI QUINDI QUELLA, TOPOGRAFICAMENTE OLTRE CHE STRUTTURALMENTE PIU' PLAUSIBILE PERALTRO RECENTEMENTE ACCLARATA DA ULTERIORI CONSIDERAZIONI E DOCUMENTAZIONI SULLA BASE MA NON SOLO DELLA SCRITTURA DEL POETA COME PURE DELLE CONDIZIONI VIARIE E DELLO STATO DEL TORRENTE/FIUME NERVIA
Dall'altura delle Maure/Maule egli contemplò le acque in piena del Roia, quindi raggiunse il ponte rinascimentale e da questo, di cui si vedono tuttora tuttora pochi resti a fianco Sud dell' attuale ponte stradale e pedonale sotto forma di porzioni degli antichi basamenti (clicca sul numero 2 attivo e multimediale)
( Vedi anche il teorema preromantico e sepolcrale delle presunte croci dei "viandanti assassinati")
[Analizza inoltre la correlazione dell'Addio al Giardino di Boboli del letterato di S. Biagio della Cima Giuseppe Luigi Biamonti, tra altre cose teorico della "poesia delle rovine", con il foscoliano capolavoro Dei Sepolcri in merito allo pseudotema dell'upupa qual uccello lugubre e notturno, frequentatore degli anfratti cimiteriali ]

Ugo Foscolo Ultimo Viandante Antico del "Nervia": vedi anche il tema peromantico delle croci dei viandanti assassinati e l'analisi dei tragitti viari possibili per raggiungere la piazza di Ventimiglia e la proposta di quello che alla luce delle ricerche moderne sembra il più plausibile ( n. 2) = vale a dire quello della "strada per la villa (borgo) di Camporosso" e dai resti dei quartieri austro sardi della "guerra di successione al trono imperiale" intraprendere un percorso antichissimo d'altura per la via della Tramontina sin a raggiungere 'areale gravitante dall'alto su Ventimiglia e quindi discendere verso la città precisamente verso il sito del Convento di S. Agostino donde attraverso la via e il ponte sul Roia accedere al centro urbano medievale di Ventimiglia(leggine qui la didascalia critico-bibliografica anche per meglio visualizzare da dove poteva provenire il Foscolo, area di Bordighera, sin ai Piani di Vallecrosia e quindi innestarsi sulla strada per Camporosso)

La lettera da Ventimiglia che Ugo Foscolo attribuì a Jacopo Ortis, infelice protagonista del suo omonimo romanzo, non è fatto solo letterario ma nasce da un'esperienza autobiografica [da qui ricostruibile]:
tante guerre avevano tormentato Ventimiglia dal XVIII secolo e la città aveva patito danni irreparabili, quasi a testimoniare le perplessità nutrite molto tempo prima da uno dei suoi figli più grandi, cioè ANGELICO APROSIO la cui "Libraria" giaceva in grave declino.
Ma eran questi i ritmi di una storia che sa essere implacabile...ed ora il protagonista era UGO FOSCOLO o se vogliamo il suo alter ego letterario JACOPO ORTIS!!!
La romanzesca lettera, del 19-20/II/1799 venne in effetti ideata sulla base di 2 viaggi foscoliani per le contrade liguri.
Uno avvenne nel giugno 1800 (Genova-Pietra Ligure-Nizza Monferrato-Alessandria) mentre quello che gli fece conoscere Ventimiglia si era svolto nel dicembre 1799 (Genova-Ventimiglia-Nizza).
A prescindere dalle sinergie letterarie e da plausibili integrazioni letterarie, la drammatica ritirata -sempre esposta alle minacce della flotta inglese e descritta nel romanzo epistolare- fu fatto realmente sconvolgente e conseguenza di un grave evento politico/militare, essendo ( per quanto provvista di questo impressionante apparato difensivo di fortificazioni e benché vigorosamente difesa dal napoleonico generale Massena contro l'armata del generale imperiale Melas) la grande e strategicamente basilare CITTA' DI GENOVA provvisoriamente caduta nelle mani delle forze conservatrici ed antirivoluzionarie oltre che antinapoleoniche = si che ne derivò una fuga di tutti i filofrancesi e filonapoleonici alla difesa di Genova tra cui, assieme allo sfinito fratello Giovanni Dioniso, anche UGO FOSCOLO, che nel corso della sua degenza per una ferita subita DOPO LA BATTAGLIA DI FORTE DIAMANTE aveva avuto "occasione e tempo" di intrecciare una relazione amorosa e poetica con la nobile genovese LUIGIA PALLAVICINI [ed a proposito delle "relazioni foscolane" con la LIGURIA giova qui rammentare che su di esse, attraverso il controverso rapporto Vincenzo Monti - Ugo Foscolo, un influsso significativo anche culturale esercitò GIUSEPPE BIAMONTI DI SAN BIAGIO DELLA CIMA (maestro di greco classico di Vincenzo Monti e per tal via entrato tra le conoscenze foscoliane =interagente con la produzione foscoliana in merito alla poesia preromantica e sepolcrale e al tema, falso ma non privo di attrattive, dell'upupa qual volatile lugubre, frequentatore notturno dei sepolcri ].
Gli eventi del 1799 influenzarono quindi decisamente la stesura delle "Ultime Lettere di Jacopo Ortis, che essendo romanzo del 1802 risultò altresì contaminato dall' esperienza del soggiorno foscoliano del 1800 a Pietra Ligure.
Rispetto ai tempi di Angelico Aprosio alcune cose non eran comunque mutate: in primis l'assenza di una strada litoranea dignitosa ed in secondo luogo il fatto che il misero percorso che conduceva da Bordighera a Ventimiglia era spesso interrotto da alluvioni e tracimazioni conseguenza di quelle scarse previdenze epocali nei riguardi di arginature, ripascimento delle spiagge ed igiene pubblica su cui Aprosio, descrivendo Ventimiglia nel suo repertorio biblioteconomico del 1673, si era già soffermato sia in questo passo che in questo successivo.
Nella lettera il Foscolo descrive un ambiente invernale: le piogge di fine '99 e dei primi mesi del nuovo secolo, con fenomeni alluvionali, sono fotografati nel quadro ambientale di Ventimiglia e terre circonvicine.
Dall'altura delle Maure egli contemplò le acque in piena del Roia, quindi
raggiunse il ponte rinascimentale e da questo, dal protagonista delle "Lettera da Ventimiglia" del 19 e 20 febbraio fa così descrivere il paesaggio circostante = La giù è il Roja, un torrente che quando si disfanno i ghiacci precipita dalle viscere delle Alpi, e per gran tratto ha spaccato in due questa immensa montagna. V’è un ponte presso alla marina che ricongiunge il sentiero. Mi sono fermato su quel ponte, e ho spinto gli occhi sin dove può giungere la vista; e percorrendo due argini di altissime rupi e di burroni cavernosi, appena si vedono imposte su le cervici dell’Alpi altre Alpi di neve che s’immergono nel Cielo e tutto biancheggia e si confonde – da quelle spalancate Alpi cala e passeggia ondeggiando la tramontana, e per quelle fauci invade il Mediterraneo. La Natura siede qui solitaria e minacciosa, e caccia da questo suo regno tutti i viventi.

Ponte poi distrutto da una piena del Roia e di cui si vedono tuttora tuttora pochi resti a fianco Sud dell' attuale ponte stradale e pedonale sotto forma di
porzioni degli antichi basamenti (clicca sul numero 2 attivo e multimediale)
egli visualizzò, come oggi stesso risulta possibile, "i due argini di altissime rupi e burroni cavernosi" che rimandano alle paurose
"Gole di Saorgio".
Ugo Foscolo a Siestro (areale di Maure/Maule) ed alle Maure egli era giunto per sentieri di altura perché al suo Ortis fa parlare di un viaggio verso Ventimiglia "fra aspre montagne": dice anche che su quei monti sono
"MOLTE CROCI CHE SEGNANO IL SITO DEI VIANDANTI ASSASSINATI": tale preromantica espressione non corriponde al vero sia perché non era consuetudine epocale di SEPPELLIRE (PROCEDERE ALLE INUMAZIONI) in tal modo sia per il fatto che nessun notaio ha mai registrato nulla di simile neppure in circostanze eccezionali [per inciso occorre ricordare come il tema protoromantico dei cimiteri che portò alla -dal Foscolo contestata nel Dei Sepolcri seppur sulla base di istanze sentimentali- normativa di Saint Cloud era la dilatazione letteraria di un problema reale, connesso ad una crescente necessità sia di igiene pubblica quanto alla lotta contro perduranti forme di pratiche superstiziose alimentate sia da mancata custodia dei cimiteri che dal lugubre formalismo delle inumazioni (terrori indubbiamente acclarati da un evento epocale di presunti ritornanti connessi ad una supposta epidemia di vampirismo) ed ancora all'esigenza di porre un limite, per carenza di rilevazioni diagnostiche, al non raro seppellimento di persone ancora vive, le così dette vittime, per varie casualità e patologie, di quelle
MORTI APPARENTI (su cui è utile leggere quanto ne scrisse l'autore ligure del manoscritto detto "Wenzel") che avrebbero influenzato tanta letteratura orrorifica ottocentesca ma che altresì sarebbero state alle radici emotive di quel tormento epocale -appunto l' esser sepolti ancora vivi- che alterò l'esistenza di molti, non esclusi personaggi di superiore intelligenza, tra cui ad esempio ALFREDO NOBEL praticamente barricatosi contro tale orrore nel suo ligure ritiro di San Remo
. Quelle che vide erano le CROCI
disposte verso gli ultimi anni del '600 onde dirimere le CONTROVERSIE DI CONFINE tra Ventimiglia ed i borghi rurali o marinari di Camporosso, Vallecrosia, Bordighera, S. Biagio, Sasso, Soldano, Vallebona, Borghetto S.Nicolò : siffatti cippi a pseudotumulo correvano a fianco delle vie di altura che erano state contestate nel contenzioso, data la loro importanza (vedi Storia della Magnifica Comunità degli Otto Luoghi, Sezione II, 2). Inteso che nel dicembre 1799 il Nervia in piena aveva tracimato e che il ponte non esisteva più o più non serviva, il Foscolo, giunto a Bordighera, deve aver intrapreso la direttrice interna di sublitorale per accedere da tal paese alla valle del Crosa e quindi giungere da Dolceacqua alla deviazione dal Convento della Mota. Poiché nella lettera Ortis menziona un percorso su terra brulla, fra ruderi e macigni, si potrebbe oggi ritenere lampante che il tragitto seguito si inerpicasse fra i crinali fino a S.Giacomo e poi Siestro(areale di Maure/Maule), che probabilmente era noto al poeta, ufficiale del genio, in virtù delle carte militari del GUIBERT, ideate nella Guerra di Successione al Trono imperiale, contro le truppe Franco-Ispane di Ventimiglia ma ancora indispensabili per viaggiare in queste contrade tormentate dalle conseguenze dei conflitti e dei saccheggi. Stando alla consultazione del poco materiale d'archivio ancora superstite si potrebbe addirittura supporre senza tema di smentite che, FOSCOLO al pari di altri soldati francesi fuggiaschi da Genova destinata a cadere nelle mani del generale austriaco Melas, si sia valso per i suoi spostamenti di carte meno sofisticate della CARTA GUIBERT, per la precisione di MAPPE in cui, piuttosto che alla precisione dei dettagli, si dava credito all'indicazione precisa dei rifugi, delle rovine, dei ponti utilizzabili e non, delle isole fluviali, dei possibili guadi come si può ricavare analizzando, in un Archivio Privato,una CARTA DELL'AGRO INTEMELIO stesa nella II metà del '700 e sicuramente utilizzata da uomini d'arme di tempi e vicende diverse. Ad una semplice verifica topografica la CARTA per quanto semplicistica rivela alcune utilità di fondo; in particolare essa avrebbe facilmente mostrato a viandanti, che come il Foscolo o comunque la maggior parte dei fuggiaschi filofrancesi fossero sopraggiunti da est e quind dall'area di Bordighera, una prima postazione fruibile, per quanto semiabbandonata sulla riva orientale del torrente Nervia (la "RIDOTTA ORENGO") con l'indicazione di un di in un triplice possibile percorso (per chi scrive il più probabile è quello segnato qui dal NUMERO2):
1 - il SUPERAMENTO DIRETTO DEL TORRENTE NERVIA TRAMITE IL PONTE MILITARE IN LEGNO [non si può infatti escludere che l'ANTICO PONTE MILITARE SUL NERVIA fosse ancora attivo ma come si LEGGE IN QUESTO TESTO DEI PRIMI DEL 1800 vari eventi bellici e naturali AVEVANO PROVATA L'AREA DI VENTIMIGLIA e solo alcuni decenni dopo l'esperienza foscoliana pare che, senza memoria più nemmeno dell'esistenza remota di un ponte, nei tempi di piena (piena non alluvionale però in quanto ciò sarebbe stato impossibile) alla FOCE IL FIUME FOSSE VALICABILE SOLO CON LA TECNICA DEL TRAGHETTATORE A PAGAMENTO]
Raggiunta l'area tattica (complesso demico-viario e soprattutto areale di un importante torrente) di NERVIA [(entro un complesso viario di STRAORDINARIA IMPORTANZA STRATEGICA DA TEMPO IMMEMORE secondo una funzione rimasta inalterata anche dopo la finalizzazione della STRADA DELLA CORNICE con la realizzazione di SITI DI INTERESSE VIARIO E FISCALE ("QUADRIVIO DI NERVIA" E "CASELLA DEL DAZIO")] ove sorgevano RUDERI MILITARI DELLA GUERRA DI SUCCESSIONE AL TRONO IMPERIALE ORENGO ("CASSINA ORENGO") e donde sarebbe stato facile ascendere al SITO DI COLLA SGARBA per procedere alla volta delle MAURE/MAULE E SIESTRO GRAVITANTI SU VENTIMIGLIA donde poi discendere sin all'area delli "PRATI DELLI FRATI" DEL CONVENTO DI S. AGOSTINO e quindi raggiungere per via del PONTE SUL ROIA l'importante COMPLESSO DEMICO DI VENTIMIGLIA per riparare quindi con relativa sicurezza verso qualsiasi destinazione francese.
Questa ipotesi non è però testualmente avvalorata dal contenuto dell'Ortis e, ferma restando l'ultima soluzione cioè quella di accedere al "SITO DI NERVIA" si possono acclarare 2 altre soluzioni, anche tatticamente più fruibili, onde non esporsi troppo alla minaccia dal mare della flotta britannica: quella cioè che -magari seguendo alternative distinte, Ugo Foscolo abbia proceduto sulla traccia ideale dell'antichissima via di sublitorale cosa che include in primis che raggiunta la riva orientale del Nervia =
2 - si sia valso in utile alternativa a quanto appena detto di una qualche diramazione DIRAMAZIONE VERSO LA MEDIA VALLE DEL NERVIA ALLA RICERCA DI UN GUADO O DI UN PONTE PER SUPERARE IL TORRENTE EVENTUALMENTE IN PIENA E CHE PROPRIO IN MEDIA E ALTA VALLE RISULTAVA PIU' GUADABILE DATA ANCHE LA MINORE ESTENSIONE DELL'ALVEO [ e data appunto la VISUALIZZAZIONE DI QUESTO PARTICOLARE DELLA GIA' SEGNALATA CARTA MILITARE SETTECENTESCA è plausibile che il Foscolo come tanti altri fuggiaschi abbia proprio deviato in DIREZIONE DELLA VAL NERVIA cercando un sito più sicuro onde superare i torrente VERSO CAMPOROSSO E/O DOLCEACQUA (VEDI)
laddove stando al precedente citato VOLUME erano FUNZIONANTI DEI PONTI MA NON ALLA FOCE : l'autore cita comunque un PONTE A CAMPOROSSO E L'IMPONENTE PONTE RINASCIMENTALE DI DOLCEACQUA ].
E soprattutto stando a questo particolare della
CARTOGRAFIA DI META' '700 DI UN ACCESSO, SUPERANDO IL FIUME, AI RESTI QUARTIERI AUSTRO-SARDI DISPOSTI SULLA STRADA PER DOLCEACQUA
è supponibile che Foscolo, con altri, abbia superato il torrente-fiume sulla linea di "Cima Tramontina" procedendo -non verso Dolceacqua come 50 anni prima fece Carlo Eanuele III- ma immettendosi su una trasversale d'altura procedendo per tappe mai agevoli sin a raggiungere la vetta delle Maure-Maule per poi discendere grossomodo sino a siti come questo e quindi raggiungere "Li prati delli Frati" donde accedere al Convento di S. Agostino il cui fronte guardava la "strada romana" per Ventimiglia e di lì proseguire per il sicuro territorio francese.


Vagliando altresì qui una ulteriore seguente possibilità proposta come terza per ragioni editoriali e di plausibilità:
3 - Cioè che sulla scorta di altri fuggiaschi giunto tra Ospedaletti e Bordighera al Confine Orientale della Diocesi di Ventimiglia onde evitare i menzionati e possibili bombardamenti della flotta inglese sempre in agguato il Foscolo abbia scelto anticipatamente una deviazione TRAMITE UN ASPRO ED ANTICHISSIMO PERCORSO CHE SI DIRAMAVA DAL L'AREA DELLA MADONNA DELLA RUOTA GIA' SEDE DI UN DUECENTESCO OSPEDALE E CHE LO AVREBBE CONDOTTO A SEBORGA GIA' META DI TRANSITO PER PELLEGRINAGGI ANTICHI MA NON SOLO [approfondisci comunque qui le osservazioni viarie = Calcolando le vie di passaggio di sub litorale tra valli di Bordighera, Valle del Crosa, Valle del Nervia, areale di Ventimiglia e più specificamente leggendo qui la diramazione della Valle del Crosa (compresa la diramazione per S. Giusta/ S. Giustina) e quindi la Trasversale "Cima d'Aurin - Colla Sgarba - Maure - Siestro]
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Onde però non dare nulla di scontato -come oggi è un poco di moda- vale comunque riprendere il discorso in qualche modo dall'origine stessa, sviluppando una analisi semantica del brano che permetta tanto di suffragare l'ipotesi suesposta quanto di svilupparne altre, eventualmente segnalandone la minore probabilità
Una volta superate le difficoltà logistiche di cui sopra si è appena discusso, "Foscolo-Ortis" giunge in prossimità o comunque in vista di Ventimiglia.
Ne maturano due osservazioni cronologicamente e spazialmente distinte.
Precede, nella stesura del testo e nella realtà, quella dal
colle di Siestro che lo obbliga ad abbassare lo sguardo verso la città nel fondovalle ,(" laggiù " è il testimone linguistico guida).
Successivamente mentre dal ponte vecchio Foscolo guarda in linea retta, sia al "sentiero" (malamente sopravvissuto sui resti d'un ramo della Giulia Augusta) che Napoleone avrebbe poi trasformato nella STRADA DELLA CORNICE od Aurelia sia alle "Gole".
La cosa è peraltro logica in rapporto al complesso viario per cui da Siestro sarebbe dovuto scendere alla frazione rurale della BASTIA-BASTITA, prossima al Convento di S.Agostino donde avrebbe imboccato quel sentiero verso il ponte, che ci descrive come ormai lasciato alle spalle.
Foscolo, seppur indirettamente ed in maniera poetica, ci informa che, dopo gli eventi bellici di metà '700, la via Ventimiglia-Bordighera era pessima.
Inoltre in tempi di piena come questi a Bordighera Bassa v'eran paludi, il torrente Crosa non si poteva guadare, ai Piani di Vallecrosia non funzionava più la RIDOTTA GUIBERT (i cui soldati avevano bonificata mezzo secolo prima la contrada, scavando un canale che prosciugasse i laghi salmastri del luogo), dalla cappella di S.Rocco a Camporosso mare il Nervia aveva inondato tutte le terre.

Se Foscolo si fosse fatto condurre per mare dai barcaioli di Bordighera, a prescindere dalla difficoltà estrema in quella stagione per una simile impresa, avrebbe data una diversa prospettiva letteraria alla narrazione ed essendo un fuggiasco da Genova, quasi di sicuro con altri sbandati francesi, non avrebbe avuto ragione di scalare il ripido colle che porta a Siestro.
Se avesse invece superato l'improbabile ponte sul Nervia -affrontando però, cosa di non poco conto, gli impaludamenti - sarebbe giunto a Ventimiglia ma ancora senza vedere croci o cime brulle.
Essendo impaludata la strada Ventimiglia-Bordighera, egli avrebbe in qualche modo potuto dirigersi sul duro percorso militare del FORTE ORENGO di NERVIA e, attraversando le ridotte Stella e Delle Rovine, giungere al Convento Agostiniano di Ventimiglia, rasentando le alture di S. Secondo (percorso usuale pei soldati una cinquantina di anni prima ): ma anche in siffatta evenienza -se mai praticabile, atteso che dalla storia pregressa sembra evincersi che nella maggior parte dei casi giammai era risultato possibile, per giorni e giorni e nonostante svariati espedienti, raggiungere Ventimiglia procedendo per qualsiasi parte di costa dalle Ville orientali- difficilmente avrebbe visto e quindi segnalato in maniera così efficace lo spettacolo protoromantico di una natura brulla e desolata.
L'IMPRESSIONE FINALE, quella che soppesate le variabili, induce ad abbandonare il condizionale ed a valersi delle certezze del condizionale è che UGO FOSCOLO in qualche modo emulo dei viandanti antichi (cosa peraltro che lo accomunerebbe ad antichi ed illustri viaggiatori come Giovanni de Porta da Piacenza e Francesco Petrarca) dovette marciare da Bordighera o da prima ancora, valendosi di indicazioni cartografiche militari su questi luoghi allora comunissime come la sopra citata carta di Anonimo, coeva di quella del Guibert ed edita nel volume citato, di Capaccio e Durante, Marciando per le Alpi..., in cui è ben registrato un antico tragitto di sublitorale che da tempi immemorabili aveva costituito un' alternativa alla via costiera.
Per mezzo di questo percorso egli era quasi certamente giunto a Camporosso (qui visto dall'altura di Colla Sgarba: la voce nell'immagine è attiva) dalla valle del Crosa, seguendo la deviazione della strada per Camporosso
Poi, superato facilmente il GUADO O PONTE PROSSIMO AL BORGO E AI VECCHI QUARTIERI AUSTRO-SARDI DI QUESTA CARTA DI META' '700 (PARTICOLARE) il Nervia, era stato in grado di procedere su una antichissima
STRADA D' ALTURA GIA' UTILIZZATA,A PRESCINDERE DALLA DISCESA SU VENTIMIGLIA , DAI DUECENTESCHI PELLEGRINI PER IL SANTUARIO GALIZIANO DI COMPOSTELA
che mediamente
aggiravano la città ove non erano graditi procedendo verso l'area di Latte, importante frazione intemelia sulla direttrice per le Gallie

lungo la quale fu realizzato nel XVIII sec., durante la Guerra di Successione -integrando antichi fortilizi medievali- un sistema di fortificazioni procedenti, a forma di strumento d'offesa contro Ventimiglia, in direzione di CIMA TRAMONTINA, Arcagna , Forte Aurino (Cima d' Aurin), Forte Leutrum (quartiere generale, sede di concentramento di truppe), Testa de Magaudi, Forte Monte Patino, Fortificazioni di Siestro (areale di Maure/ Maule), S.Secondo sin al punto limite del Convento di S.Agostino.
Precisamente, prima di giungere all'area di tale complesso ecclesiale, il poeta di Zante dovette iniziare a discendere dall'altura donde aveva contemplata con tanta efficacia protoromantica sia la natura che Ventimiglia, attraversando grossomodo siti come questo.
Finalmente, avvicinandosi per tappe mai agevoli raggiunse "Li prati delli Frati" da dove facilmente potè accedere al Convento di S. Agostino il cui fronte guardava la "strada romana".
Da lì gli giunse oltremodo semplice raggiungere il corso del fiume Roia e superarlo tramite il ponte rinascimentale onde finalmente accedere al complesso demico principale della città di Ventimiglia donde non dovette certo creargli problemi una prosecuzione del viaggio alla volta del sicuro territorio di Francia.
Il POETA non seguiva però una moderna strada militare tracciata dagli ingegneri di guerra del Barone di Leutrum comandante in capo delle forze austro-piemontesi a metà del '700 nel corso di quella Guerra di Successione al Trono Imperiale che insanguinò il territorio Ventimigliese.
In effetti le fortificazioni austro-sarde erano state realizzate su un tragitto molto antico che portava al territorio di Ventimiglia seguendo le dorsali dei monti.
Tale percorso era verosimilmente una DIRAMAZIONE STORICA della via romana di fondovalle e altresì delimitava i territori delle comunità di Ventimiglia e Camporosso: ancor più, in un passato ormai remoto, aveva costituito il TRAGITTO DEI MONACI BENEDETTINI cioè il percorso d'altura di cui si servivano per congiungere i loro possedimenti, per accedere all'area delle MAURE/MAULE e del S.CRISTOFORO/ S.GIACOMO o magari anche al fine di intraprendere uno dei grandi percorsi di fede nei Luoghi Santi della Cristianità.
La delineazione di questa DIRAMAZIONE VENTIMIGLIA - VIA DEL NERVIA non è peraltro così misconosciuta dal lato storico e topografico come si è creduto a lungo: dal lato storico infatti ci confortano varie osservazioni, tra cui in particolare gli SPOSTAMENTI BELLICI SETTECENTESCHI DI CARLO EMANUELE III DI SAVOIA mentre sotto il profilo di agrimensori, geografi, geologi e topografi la ricognizione più esauriente -come già scritto- è data dalla trascrizione notarile (e quindi legalmente ineccepibile) della RICOGNIZIONE AVVENUTA PROPRIO SU QUESTI SITI nel XVII secolo, allorché dopo lunga controversia, e l'approvazione genovese della MAGNIFICA COMUNITA' DEGLI OTTO LUOGHI in siffatte contrade, con concorso di ufficiali, pubblico di Ventimiglia e delle Ville e soprattutto di esperti agrimensori ed attendibili testiimoni si procedette ad una scientifica visualizzazione dei luoghi per l'applicazione dei CIPPI CONFINARI che garantissero stabilmente e senza più controversie le competenze amministrative (di Ventimiglia o delle Ville) sul complesso sistema di siffatta DIRAMAZIONE TRA VAL ROIA E VAL NERVIA.





























Nel 1686, avendo ottenuto il borgo di Camporosso, colle altre ville intemelie, una divisione economica dal capoluogo per l' amministrativo, si dovettero tracciare dei VERI CONFINI cui provvidero il giudice genovese Bartolomeo De Rustici ed il magistrato Geronimo Invrea, che faticosamente risolsero la questione apponendo dei CIPPI CRUCIFORMI O STRUTTURE A FORMA DI CROCE secondo uso abbastanza consueto in Liguria come qui si può vedere.

Onde stabilire un esatto confine tra Ventimiglia e questo borgo nervino si scelse quell'antico tragitto su cui avrebbe marciato il Leutrum dopo più di sessanta anni e dove Ugo Foscolo avrebbe inventata una Natura tanto cruda.
Il Giovedì 2-V-1686 i rappresentanti di Ventimiglia e Camporosso al seguito del notaio Cancelliere Baldi intrapresero dal Colle della Croce un'ispezione (che sarebbe durata ben 4 giorni) su quei luoghi (analizzando il Testamento del defunto nobile ventimigliese Giovanni Battista Giudice, il Baldi si rese altresì conto che lungo tutta la VIA NERVINA diverse casate patrizie intemelie avevan tenute proprietà, quasi senza soluzione di continuità (utilizzando pure una fondamentale, antichissima DIRAMAZIONE tra val Roia e val Nervia) dalle terre di Bevera ed AIROLE, ai campi alla FOCE DEL NERVIA, ai campi di CIAIXE, ai poderi di PIGNA).
In questa colossale visitazione sui siti per distinguere i reciproci diritti economici, originarimente UN SOLO PRINCIPIO risultava davvero INTANGIBILE e cioè la FUNZIONE "CONFINARIA" O COMUNQUE STRATEGICA attribuita al TORRENTE NERVIA impetuoso CORSO D'ACQUA che, come nel lontano '200, rappresentava, anche con le sue ISOLE, un DISCRIMINANTE di grande importanza logistica -per quanto soggetto sempre a rischi di INONDAZIONI ed a ripetute CORREZIONI E RIPARAZIONI DEI MEDIOCRI ARGINI, intorno al quale si potevano "disegnare" le competenze sia di ordine ecclesiastico che laico e civile.
Le segnature effettive dei termini confinari amministrativo-economici tra Ventimiglia e Comunità delle Ville ripresero quindi Lunedì 20 maggio e Venerdì 24 maggio 1686: il 20 si cominciarono a sistemare 11 CROCI o (Termini) seguendo questa successione: "Capo d'Orino, Case Bonsignore, luogo le Rollande, Collina delli Alessandrei, in altro sito delli Alessandrei, in Collina, li abrighi (leggi dal dialetto = alberi) di Magauda, Bauso dove si dice il Terrogliato, Collina alta chiamata li Balzi, altra parte delli Bausi, proprietà Padri di S. Agostino, Collina contigua tra proprietà Agostino Sperone, Eredi Giulio Gibelli di Camporosso, da Siestro o Silvestro per la costa in confine del bosco del Magnifico Giovanni Francesco Orengo alla scoperta del Vallone di S.Martino" (il termine 11 fatto con tre pietre alte da terra mezzo palmo, guarda la collina delli Chiotti, tutti i termini sono provvisori e dovranno essere sostituiti con idoneo pilastro segnato e numerato, indicante su un lato l'area pertinente Ventimiglia e sull'altro quella delle Ville. Ore 23 sospese per la notte le operazioni).

Il giorno 24 Geronimo Invrea, la sua scorta , il Cancelliere Cesare Baldi ed i rappresentanti delle Comunità apposero le ultime due croci, la n. 12 a le Maore e la 13 nel riano o torrentello (probabilmente il Seborrino che un tempo alimentava l'acquedotto romano) affluente del Nervia dividente le proprietà di Sebastiano Lanfredo di Camporosso ed Ottavio Rosso di Ventimiglia (Manoscritto notaio Lanfredi, pubblicato in Storia della Magnifica Comunità...,cit.,pp.II,2, numeri 17,18,19,20,48).
Confrontando questa rassegna secentesca di luoghi poco occorre a identificarli con quelli della cartografia austro-sabauda del '700: come i magistrati genovesi, Foscolo per arrivare a Siestro, donde avrebbe osservata Ventimiglia ed il Roia, passò davanti alle fortezze abbandonate, presso cui stavano i limiti a croce (mai sostituiti ed individuabili fin a non molto tempo fa) e, forse stupefatto da quella successione (nulla fa sospettare che dovesse riconoscerli per cippi confinari: bisogna semmai rammentare che procedendo per Dolceacqua partendo da Bordighera doveva aver visto numerosi limiti consimili tra questa, Vallecrosia, S.Biagio e Camporosso) li interpretò come tombe di viandanti assassinati ( ma giunge altresì sintomatico che , con poetica intuizione, abbia parlato istintivamente di viandanti e non di soldati o masnadieri, sentendo o da altri intuendo che quella era soprattutto una via pacifica, a parte le recenti drammatiche situazioni).
Foscolo si può definire viandante antico, di quel
tragitto antico, perché con lui si chiuse in pratica la storia plurisecolare dei tanti marciatori della storia vecchia: lo eran stati infatti i pastori guerrieri ed i mercanti greci della civiltà ligure dei castellari, i Romani poi, soldati e commercianti dapprima ed in seguito studenti, preti od avventurieri, ed ancora i Barbari e quindi gli innumerevoli monaci d'antica tradizione o meno, gli amatissimi frati mendicanti, i religiosi impegnati nella lotta contro le malattie, i temuti monaci guerrieri, i cavalieri che di lì sarebbero direttamente giunti a Ventimiglia, al I e poi al II porto, alle vie delle Gallie, senza lottare nei tempi infami dei secoli più scuri colle paludi del Nervia, ove la corrente aveva magari spazzato qualche fragile ponte ed i guadi fra isole capricciose eran sempre a rischio nei momenti di piena.












Senza dubbio si tratta di un antrotoponimo per cui il luogo ha preso nome da quello di una famiglia Alessandri (Alessandrei) qui residente o proprietaria del fondo.

Sta per sasso e deriva dalla forma dialettale bauso che rimanda all'italiano balzo: è quindi un geonimo (il sito ha preso nome da una caratteristica geomorfologica del terreno).

Potrebbe trattarsi di un antrotoponimo (Magauda = (tramite magalda) meretrice).

Potrebbe connettersi con un'alterazione dell'antrotoponimo Aurin da Cima d'Aurin.

L' impressione è che il toponimo o nome di luogo LE ROLLANDE sia costituito da un antrotoponimo derivato dal nome di un proprietario locale.

L' uso di apporre CIPPI CONFINARI CRUCIFORMI [ che peraltro ha derivato parzialmente la tecnica dall'uso romano: come sancito nel X LIBRO del giustinianeo DIGESTO] ha finito per influenzare la toponomastica: per esempio un atto del 1655 a riguardo del territorio di Bordighera riporta la dicitura una terra alli Termi, Villa Bordighetta [Catasto (Renzo Villa, p.293, col.I)]: leggi "il sito che ha preso nome dal termine (dialetto u terme) che vi si scorge".
Se si vuole approfondire l'indagine su questi CIPPI molto spesso caratterizzati da una CROCE (anche se variamente elaborati e più o meno sofisticati) ha finito per porre allo storico una serie di interrogativi di non poco conto.
Per esempio se ne sono rinvenuti nel territorio tra VENTIMIGLIA - CAMPOROSSO, nell'AREA DI SEBORGA, nel territorio di TAGGIA, nell'AGRO CONTROVERSO TRA LE COMUNITA' DI CARPASIO E TRIORA.
Esistono forti differenze tipologiche ma dal punto di vista giurisdizionale non sussistono dubbi sulla funzione di questi segni cruciformi.
Un discorso a parte spetta invece su altre forme di incisione di DISEGNI CRUCIFORMI, specie su aree ad alta valenza religiosa e cultuale (sia per la civiltà pagana sia per le successive SCONSACRAZIONI/ RICONSACRAZIONI CRISTIANE, con relativi processi di SOVRAPPOSIZIONE CULTUALI PATROCINATE DA GREGORIO MAGNO): un caso di discussione può essere iniziato dal SEGNO CRUCIFORME individuato a Dolceacqua in un'AREA PROSSIMA ALLA BASE CONVENTUALE DI SANTA MARIA DELLA MOTA.







Renzo Villa nel suo contributo allo studio del cinquecentesco Catasto intemelio )p.293, col. I) cita il toponimo Terugliai, che definisce vitale alla Mortola. Lo stesso autore ad un atto del 1655 rimanda poi la forma Terrogliai (leggesi:Paolo Abbo q. Bernardo possede una terra detta li Terrogliai campile, quartiere Olivetto).