In merito alla controversa, fascinosa quanto sempre discussa e sepre relegata realtà esistenzale della DONNA nonostante il sostegno di una letteratura femminista che faticosamente si andava affermando con le postulazioni ora di queste ora di quelle (e prescindendo dal caso limite di Christine de Pizan che la induce a rivedere il giudizio sulle "donne nere della storia" compresa Semiramide ed anzi ad ampliarlo su un livello sorprendente specie per una religiosa coinvolgendo in una certa qual rivalutazione di alcune altre discusse figure femminili come la stessa Semiramide, Cleopatra, Lesbia addiritttura Messalina Imperatrice Romana) in questa sua
opera la suora veneziana ARCANGELA TARABOTTI si trovò ad affrontare con fatica ma anche innegabile capacità di speculazione, cosa che magari ora sfugge, un enorme problema filosofico e teologico ma anche scientifico
sostenuto da tante grandissime autorità sia pagane che cristiane e tale da rendere la sua impresa un vero e proprio teorema di coraggio intellettuale.
Se infatti la scienza medica del suo tempo sempre più stava affrontando il tema della MEDICINA PER LE DONNE è da dire che lasciava comunque in sospeso alcuni grandi interrogativi che sostenevano per via autonoma la teoria della necessaria subordinazione della donna trattandosi principalmente della presunta debolezza caratteriale delle donne genericamente citata e rappresentata sotto il termine di Lunaticità dipendente fin dall'interpretazione di Galeno dai condizionamenti fisiologici e periodici del mestruo ed altresì legata all'esistenza supposta nel cerebro femminile, secondo antiche valutazioni scientifiche, di una zona cava, vuota o morta suscettibile di ulteriori malefici condizionamenti.
Attraverso i secoli, anzi i millenni, invero molte donne hanno comprovato come questa presunta "Lunaticità" potesse
dipendere o comunque venire enfatizzata dalla maschilista volontà di controllare e minimizzare la cultura femminile sì da poter esercitare un ascendente senza discussioni sul "gentil sesso"
Ed in effetti già il XVII secolo propone un elenco di donne "toste" capaci, perché preparate per scelta rivoluzionaria di famiglia o comunque autonomamente formatesi tra mille sacrifici, di di confrontarsi con uomini incapaci di stare al loro livello ma, nel mondo della mia giovinezza e in forza degli ammaestramenti avuti da quella libera pensatrice che fu mia madre, qual nome di donna autenticamente libera ed emancipata mi è sempre sovvenuto quello di
Lady Hester Lucy Stanhope (1776 - 1839)
una straordinaria donna inglese, che scelse per la sua vita l'Islam ed il deserto arabo, e che, dimostrando grande lucidità di giudizio, esternò queste sue scelte in un appassionante colloquio con il
Winkelmann francese, cioè
Luigi Augusto di Thivac visconte di Marcellus" che lo registrò nei suoi "Libri di Viaggio" proponendo un nuovo modo, avendone la possibilità, di esser donna e libera in luoghi visti mediamente, dagli Europei, intesi come assolutamente inospitali, specie per le loro donne.
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Ma le eccezioni non confermano le regole né demotivano ataviche convinzioni come appunto quello sulla presunta fragilità psicologica della donna e siffatta postulazione fu duratura e destinata ad esser sancita -seppur dietro in qualche modo interessata pressione della Medicina Ufficiale- addirittura dal Santo Ufficio nel XIX secolo nel contesto della sua condanna ufficiale del "Mesmerismo" ma più estesamente di "Magnetizzatori" ed "Ipnotizzatori nemeno esclusi gli Illusionisti".
E non solo -anche analizzando documenti di minor portata- si nota che ovunque negli ambienti conservatori si sottolineavano i limiti strutturali derivati dal superamento di una riprovevole quanto atavica facoltà di impedire l'acculturazione delle donne e la loro scolarità = e già era insorto assumendo toni sepre più accesi un fiero dibattito sui pericoli di pubblicazioni e letture riservate alle donne anche in merito alla loro formazione scolastica ed alla loro evasione intellettuale
Ed un esempio tanto efficiente quanto pertinente di come si andassero confrontando idee diverse e contrastanti sulla donna è dato dall'opera qui digitalizzata
La damigella istruita
[per comodità di consultazione leggine qui un moderno indice]
frutto con altra qui proposta del genio dell'onegliese Gasparo Morardo che portò avanti con indubbio coraggio una tematica decisamente femminista- ma contestualmente dal fatto che quasi immediatamente presero corpo risposte polemiche di anonimi conservatori come ne
La damigella meglio istruita ossia riflessi morali sul libro, che ha per titolo la damigella istruita
Torino : dalla stamperia d'Ignazio Soffietti, 1788
[2], 93, [3] p. ; 12°
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Localizzazioni: Biblioteca nazionale universitaria - Torino = vedine qui la digitalizzazione e consultane parimenti un moderno indice ).
Ed a ben vedere un' ulteriore testimonianza ancora -che comprova come a lungo si siano replicate nel tempo tante consimili opzioni specie nell'epoca greve dell'urto tra Chiesa, Nuove Realtà Politiche per giungere sin alla realizzazione dello Stato Italiano- si evidenzia contestualmente, anzi protraendosi a lungo, con una serie di riflessioni sui presunti pericoli dell'
accostamento crescente della donna a quella forma di informazione periodica e anche politica che era il giornalismo
ritenuto capace di alterarne le facoltà di giudizio in linea anticattolica.
Una esemplificativa documentazione di tutto questo può esser dato dall'analisi di questa parte della "Lettera Pastorale" redatta e diffusa dal Vescovo intemelio A. Daffra del 1903 intitolata Guardatevi dai Lupi e dove, contro il Modernismo, si insisteva sì contro la Propaganda pubblicistica anticattolica (avvalorando la lettura oltre che dei testi sacri di quelle pubblicazioni che come questa avvaloravano l'importanza dei valori del cattolicesimo e della Chiesa Romana e di cui si sarebbe mirato ad alterare il portato addirittura mettendo dei Beati nel ruolo di Inquisitori, Persecutori e Carnefici come qui si vede) dedicando quindi un certo spazio emblematico avverso gli abusi della stampa laica ed anticlericale e in particolare contro i danni morali che la stampa iconograficamente arricchita e alterata poteva esercitare sulle anime meno forti specie delle donne pur se timorate di Dio.
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La complessità delle speculazioni nelle sue opere di Arcangela Tarabotti dipende soprattutto dallo straordinario urto con una visione intellettuale maschilista che è stata in grado di far convergere l'opinione di Aristotele, il filosofo pagano per eccellenza e per varie postulazioni condivisibile, secondo la cattedrale ideologica della cristianità, in merito all'INFERIORITA' DELLA DONNA RISPETTO ALL'UOMO con le acquisizioni delle varie correnti della filosofia cristiana tenendo conto del fatto che, a monte di ogni riflessione a favore della donna, si poteva sempre ergere lo spettro di EVA (che comunque rianda a vari aspetti del creazionismo pagano con varie convergenze rispetto alla prima donna creata da Zeus cioè
Pandora: causa per curiosità e ribellione ai divieti maschili dei guai dell'umanità).
EVA è comunque nel contesto biblico la donna giudicata rea secondo le Sacre Scritture d'aver violato il comandamento di Dio prescindendo dalla volontà del proprio compagno e semmai "perdendolo assieme a tutto il genere umano" (nel complesso giudizio formulato sulla Cosmogonia in merito al Creazionismo Biblico poneva Eva e quindi la donna come principale responsabile del "peccato universale" ) in virtù di una persuasione dipendente dall'ostentazione della BELLEZZA e dell'ELEGANZA e soprattutto della VANITA'
(di cui l'aprosiano Scudo di Rinaldo I qui digitalizzato costituisce una summa per quanto sia opera condizionata da tanti e priori scritti misogini di altri autori qui proposti)
elementi tutti di
******SENSUALE PERDIZIONE******
che i moralisti attribuirono istituzionalmente al
FASCINO FEMMINEO
al punto di coinvolgere emozionalmente anche quell'esemplare biblica postulazione di rettitudine e saggezza che fu
SALOMONE
su cui ha scritto pagine fondamentali note all'Aprosio Cornelio a Lapide all'interno di questa sua opera di cui si può ammirare qui la splendida antiporta
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"...Aristotele (IV sec. A.C.) ....utilizza la metafisica e la storia naturale per dimostrare che il maschio ha il ruolo predominante nella procreazione perché apporta la forma, l’impronta del divino, mentre la donna non mette a disposizione che la materia, indeterminata e passiva. E’ lui il principio generatore e motore, l’artefice attivo. L’uomo trasmette l’anima, il principio divino che fa dell’essere vivente un umano. Aristotele afferma nella Metafisica che E’ l’uomo quello che genera l’uomo e aggiunge anche la donna è generata dall’uomo. E’ lo sperma che causa la germinazione, la donna non genera da sé, essa non possiede la stessa anima del maschio, cioè l’anima cognitiva.
Aristotele sa bene, però, che la donna è comunque necessaria alla procreazione come ricettacolo del seme maschile e quindi non se ne può fare a meno. Tuttavia pur dovendo accettare questo fatto increscioso, riesce a salvare la superiorità maschile affermando che la donna è un maschio menomato, il risultato di una debolezza maschile, come se lo sperma non fosse abbastanza forte da formare i mestrui, che sono la materia messa a disposizione dalla donna. Alberto Magno e Tommaso d’Aquino continueranno a pensarla in questi termini. Nella Summa contra gentiles, San Tommaso sostiene che l’uomo ha una ragione più perfetta e una virtù più solida. Da Aristotele, passando per la cultura giudaico-cristiana (anche se il messaggio di Gesù era assolutamente rivoluzionario per quanto riguardava la condizione delle donne), fino ai Padri della Chiesa, alla scolastica Medievale, e all’Illuminismo, la donna viene sempre esclusa dal mondo luminoso della coscienza e relegata al mondo degli impulsi oscuri e pre-razionali della natura e dell’incoscio..." [Dott.ssa Giovanna Visini,
A.R.A.T.- Associazione Rebirthing Transpersonale -saggio on line Coscienza e Spiritualità...e le donne?]
Gisela Bock, Le donne nella storia europea - Dal Medioevo ai nostri giorni, Laterza, Roma-Bari, 2003 [2001] emblamaticamente poi scrive nel suo lavoro:
"...Nel tardo Medioevo e anche - in Italia - nel primo Rinascimento, fu rilanciata la questione della natura umana. Nel suo scritto pionieristico De dignitate hominis (1486) Giovanni Pico della Mirandola parlava degli uomini: Dio aveva rivolto solo ad Adamo le parole in base alle quali l'uomo è libero di seguire la propria natura e di scegliere la propria vita. La tesi della dignità umana era rivolta contro la più vecchia dottrina della DE MISERIA HUMANAE CONDITIONIS, formulata da papa Innocenzo III: La miseria riguardava soprattutto le donne. I Padri della Chiesa avevano attribuito ad Eva la colpa del peccato originale e identificato con le donne la sessualità e il peccato.
Per Tertulliano la donna era la porta di ingresso del diavolo... e per Agostino la sessualità, anche coniugale, era un peccato.
Secondo Girolamo, era possibile evitare il peccato solo vivendo in assoluta castità, poiché l' amore dell'uomo per la donna, personificazione del male e della tentazione, non poteva essere compatibile con l'amore di Dio e quindi costituiva una minaccia per la salvezza dell'anima dell'uomo.
Gli uomini che desideravano la salvezza dovevano guardarsi dalle donne, le donne da se stesse.
Sia Tertulliano che Crisostomo si chiesero cos'è la donna? e risposero a questa domanda con un lungo elenco di difetti: nemica dell'amicizia, male necessario, tentazione naturale, minaccia della casa, danno dilettevole, natura del male [per rispondere a questo concetto ripreso tra i secoli vale la pena di proporre quanto -sulla scia di tanti eruditi- riprese anche Aprosio definendo la donna un Mazzo di Carte entro il Capitolo XXXVII della sua giovanile e senza dubbio alcuno maggiormente antifemminista opera dello Scudo di Rinaldo I].
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Una rigida polarizzazione fra i sessi era assolutamente consueta; nella sintesi fra Aristotele e la Bibbia operata dalla scolastica questa polarità (attivo-passivo, forma-materia, spirito-carne, bene-male, valore-indegnità ecc.) venne leggermente attenuata, ma in sostanza la donna, che Aristotele considerava un errore della natura, rimase anche per Tommaso d'Aquino un uomo malriuscito o incompleto (mas occasionatus).
A dire il vero sia Tommaso che Aristotele sottolinearono l'importanza del ruolo domestico della donna (il primo insistette anche sul fatto che entrambi i sessi fossero stati creati a immagine e somiglianza di Dio e pertanto fossero entrambi suscettibili di salvezza), ma solamente a condizione che fosse l'uomo a detenere il potere. A precindere dalla considerazione che la donna fosse indispensabile per la vita nel contesto della famiglia [in primis per la continuazione della specie umana] non derivava necessariamente la sua parità di rango.
Il mas occasionatus era destinato a rimanere a lungo nella sua condizione, per quanto discussa essa fosse.
E se vogliamo aggiungere del pepe su queste riflessioni e dimostrare come il mobbing o lo stolking o comunque le violenze domestiche -nsomma quasi all'avvento dell'Illuminismo o comunque di nuove idee fossero una realtà corposa,senza tirare in ballo loschi figuri, Don Rodrighi più o eno credibili, bravi e scavezzi o mariti di basso profilo morale ed esistenziale- possiamo citare un illustre poeta nato nel 1644 da illustre famiglia nell'illustrissima Firenze vale a dire
LODOVICO ADIMARI
(di cui son qui integralmente digitalizzate le celebri satire antifeministe)
la cui misoginia non solo rifletteva le idee di tanti ancora avverso le donne ma sfiorava la paranoia e l'ossessione al punto che, vera o falsa che sia stata la vicenda e tenendo pur conto delle sue gravissime manchevolezze di marito fedifrago, giunse al segno di infangare il proprio nome venendo provatamente
Accusato di una serie di violenze avverso la moglie, da lui variamente accusata di avere un amante: violenze che lo portarono sin al segno di progettare d' ucciderla finché non venne arrestato per le denunzie della donna partendo egli stesso dalla costumanza storica e letteraria che sanciva esser comunque assai più grave l'adulterio della donna rispetto a quello dell'uomo e su cui a suo tempo venne anche redatta una "tragica ricostruzione" qui digitalizzata".
Anche se proprio dal XVII secolo o meglio sul suo finire sulla traccia di nuove postulazioni di pensiero -grazie anche al contributo di tante coraggiose scrittrici ma non solo (anche il più maturo Aprosio nei tormentati ripensamenti della sua vita stemperò l'antico mordace antifemminismo sin a interrogarsi sul destino di tante ragazze obbligate contro il proprio volere a farsi monache di clausura nel poi rimasto inedito Scudo di Rinaldo II)- cominciò a formularsi una nuova valutazione della figura della donna pur tra tante fatiche e ostilità destinata via via ad affermarsi specie da fine '600 e soprattutto nel corso del Settecento laddove pur avendo tanti strumenti documentari di matrice illuministica sul tema non si può far a meno a nostro giudizio di recuperare quanto ne scrisse un religioso benedettino spagnolo nel contesto del suo
Teatro Critico Universale ossia Ragionamenti in ogni genere di materia per disinganno degli Errori Umani
in cui editò anche uno scritto d'avanguardia concernente con la loro rivalutazione sociale e fisiologica una nobile
Difesa delle Donne
(qui integralmente digitalizzata)
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