cultura barocca
Vedi il Nervia, torrente/fiume storico di Albintimilium e poi, trascorso il Medioevo e assoggetta la città da Genova, del Capitanato di Ventimiglia: analizza Il Ponte alla foce del Nervia di metà '700: manufatto della "Guerra di Successione Imperiale" od opera preesistente?) e gli spostamenti dell'alveo nel contesto dello studio Notari con il problema dei ponti del Nervia: l'assenza di un ponte alla foce dall''800, distrutto quello dell'immagine, e nei periodi di piena il superamento del corso, con la "barchetta" di un "traghettatore" Carta intera e MSS. su forti austro-sardi e difese gallo-ispane [vedi la carta multimedializzata = per i dettagli clicca sul numero 1 = "Forte Guibert", dal sopra enfatizzato Ponte sul Nervia (n. 2 attivo) messo in contatto con il "Palasso" (Cassina Orengo = n. 3 attivo = vedi anche il suo rapporto con il Bastione di S. Pietro): fai scorrere la carta per giungere [analizzando le Ridotte (compreso l'enigma della baionetta settecentesca, tra reperti romani, nell'area poi esumata della "villa romana del Cavalcavia) nella piana del Nervia sotto cui "dormiva" il centro di Albintimilium] a un punto nevralgico tenuto da forze opposte, vale a dire il Ponte sul Roia/Roya con ad ovest di questo (n. 8) il Convento di S. Agostino (trasformato dagli Austro-Sardi nel loro avamposto a fronte della città tenuta dai Gallo Ispani) destinato ad essere sconvolto, con gravi danni alla Biblioteca Aprosiana, poi dalla battaglia detta "di S. Agostino"] = v. un ponte presso Camporosso e la sua relazione con quello citato dal Bertolotti - la diramazione da Bordighera a Camporosso - l'accesso a quartieri austro-sardi del '700 - la fruibilità del passo ai primi '800 (Lettera da Ventimiglia dalle lettere di J. Ortis di U. Foscolo) per accedere a Cima Tramontina - Siestro - Ventimiglia = documentazioni precedenti integrate da queste altre settecentesche mappe a riguardo del tracciato viario nel suo complesso ed il superamento dei corsi d'acqua durante la guerra di successione imperiale compresa una diversa importante riproposizione del superamento del Nervia raggiungibile dalla via di Camporosso (v. qui = Ponti e Guadi dalla romanità ai tempi moderni - Castelli - Fortezze/Piazzeforti - Armamenti = approfondisci: dalle rive opposte del Nervia, senza ponte alla foce, si vedono lo scrittore Navone e due amici di Ventimiglia incaricatisi di ospitarlo e di condurlo a visitare città e dintorni (primi '800): i personaggi si riuniscono sulla riva occidentale previo guado od barca del traghettatore iniziando un viaggio culturale = D. Bertolotti cita il ponte del Roia/Roya e nega un ponte alla foce del Nervia menzionando un ponte a Camporosso e quello illustre di Dolceacqua)

La Guerra di successione al Trono Imperiale d'Austria in ambito militare introdusse l'uso di nuove tecniche di guerra (entro cui primeggiava oramai l'artiglieria) e di nuovi eserciti = tra tutto ciò non mancava una nuova concezione del rapporto degli eserciti coi territori e le fortificazioni ma anche quelle nuove tecniche di assedio che erano correlate alla realizzazione e/o all'assedio di altrettanto nuove strutture difensive (perfezionando notevolmente esperimentazioni d'aggressione militari risalenti, per esempio, al seicentesco assedio degli Ugonotti de la Rochelle a sua volta connesso, in forza dell'efficienza delle armi pesanti, al progresso delle metodiche sia di assedio che di difesa dagli assedianti destinate a crescenti modifiche esperite sin dai tempi di Roma antica: quanto indubbiamente alterate dall'esperienza dell'uso di mine ed artigliaria con forze militare specificatamente professionalizzate = in relazione all'opera di artiglieri ed esperti in sistemazione di mine dirompenti, per quanto relativamente recenti rispetto all'epoca, questi volumi digitalizzati della nuova arte della guerra offrono un'idea esauriente specie in rapporto alla valenza di nuove competenze dalla topografia all'arte di costruire difese e strutture provvisorie come qui si legge -dando grande importanza agli ingegneri di guerra- in merito a fortezze/fortificazioni/trinceramenti/uso delle mine ecc.).
In siffatto contesto se durante la Guerra di successione al Trono Imperiale d'Austria una prova inconfutabile del superamento sotto il profilo militare degli antichi fortilizi rinascimentali è conferita dalla celerità con cui grazie ad un'efficiente artiglieria il generalissimo spagnolo Marchese Las Minas annientò il rinascimentale e splendido quanto oramai inerme Castello di Dolceacqua (che in tempi pregressi a fronte di assedi portati con i mezzi noti dal medioevo o con primitiva artiglieria aveva resistito ad alcuni assedi) d'altro lato la sinergia delle nuove strategie con le competenze di ingegneri militari atti a fortificare i territori è dato -nel contesto della stessa guerra- dalle strutture difensive fatte realizzare dal comandante austro-piemontese sul fronte occidentale Barone di Leutrum, che utilizzò truppe innovative e diversamente addestrate per eseguire celermente complessi atti non solo alla difesa ma anche all'offesa, assediando una piazzaforte militare come Ventimiglia seppurmuniti cercando di non esporre come in passato i suoi soldati alle falcidie di militi ora ben protetti quanto muniti di artiglieria.
Chiaramente questa soluzione suggerita dalle nuove tecniche di guerra incise profondamente sul territorio ed i suoi uomini operando in una vasta area tra i fiumi Nervia e Roia fin nell'entroterra finirono da un lato, come per lor parte i nemici gallo-ispani che sotto il comando del Marchese di Bellisle controllavano, col retrostante territorio e altre postazioni, la piazzaforte di Ventimiglia oltre il Roia, con l' alterare il territorio, spesso distruggendone l'habitat, anche con danno grave per le colture (specie la fondamentale olivicoltura, base dell'economia locale) nemmeno mancarono di modificarne le strutture geologiche, ora per proprio (ed altrui) vantaggio bonificando (clicca sul numero 3) ora edificando fortilizi e strutture integrative ora scavando in siti in qualche modo già caratterizzati da ruderi sì da ricavare talora trincee in zone che avrebbero ostentato le prime tracce dei siti archeologici su cui queste sorgevano e che ricoprivano da millenni od ancora al punto di alterare in qualche maniera la fisionomia dei complessi idrogeologici al punto estremo di agevolare con realizzazione o migliorie di ponti il transito sui fiumi ma altresì di modificarne spesso con future negative emergenze il corso.
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Stando alla descrizione delle condizioni climatiche che fa il Foscolo-Ortis nel celebre romanzo epistolare dell'agro di Ventimiglia viene da credere che il ponte che ai suoi tempi verosimilmente non esisteva e che a lungo non sarebbe esistito alla foce del Nervia
ma che vi era stato fin a non molti anni prima,
ponte senza dubbio funzionale se non basilare specie per il trasporto della pesante artiglieria -come sopra si è evidenziato- per le truppe austro-sarde del Barone di Leutrum assediante il maresciallo Bellisle, con quartiere, oltre il Roia, in Ventimiglia medievale, a capo dei Franco-Ispani
[segnato e visibile nel complesso della qui digitalizzata carta settecentesca; vedi anche la carta con diversa rotazione e analizza le didascale = al n. 37 ed ultimo leggesi: Ponte su la Nervia: ponte riprodotto pure dall'ingegnere di guerra Guibert nella sua più oculata Mappa ma priva di dicitura specifica. Senza dimenticare che anche analizzando una carta di Anonimo -edita nel volume Marciando per le Alpi...., p. 117- intitolata Ideale mapa dei contorni avanzati del forte di S. Paolo di Ventimiglia si notano le fortificazioni austro sarde sin verso Ospedaletti compreso il "ponte sul Nervia" ed un secondo "ponte sul Nervia verso l'areale di Camporosso" = la genesi vera e propria del ponte sul Nervia non è facile da ricostruire e pur riconoscendo la sua massima funzionalità in quest'epoca bellica non si può escludere a priori un manufatto di origine non guerresca = la rappresentazione più esaustiva è quella dalla Carta Guibert (cosa logica peraltro, trattandosi di un ingegnere di guerra e cartografo) ove si riconoscono bene la via di Bordighera, la riva orientale, un guado per un ramo minore del Nervia, qundi un'isola fluviale (artificiale o non?) percorsa da un tragitto afferente al ponte vero e proprio che porta alla riva di Ventimiglia-Nervia: dato di fatto inoppugnabile è che nel 1820 esso non esisteva più ma nemmeno esistevano evidenziate nell'oculata carta Notari, come avrebbe dovuto essere, tracce superstiti di resti della struttura (come ben si nota osservando -con lettura delle didascalie a fondo immagine- il terzo tratto della carta qui sublimato con il alto la strada nuova o "della Cornice" e in basso la "strada romana per Ventimiglia") e con l'evidenziazione che tale situazione d'assenza di ponte alla foce doveva esistere da tempo con il consolidato ricorso alla tecnica del traghettatore come evidenziato da Bertolotti e Navone]
come struttura, al modo che si è anticipato sopra, pressoché irrinunciabile delle
**********fortificazioni Leutrum-Guibert (vedi qui anche testi antiquari digitalizzati)**********
nel corso della guerra di Successione al Trono Imperiale d'Austra di metà '700 [molto dettagliato risulta in merito il Racconto dei fatti avvenuti in Ventimiglia negli anni 1745/46/47/48/49" 28 cc., manoscritto del M.co Don Vincenzo Orengo di cui giova segnalare le considerazioni sulle fortificazioni degli austro-sardi dalla testa di ponte del Convento di S. Agostino sin al fondamentale sito strategico a Nervia del Palazzo Orengo per poi giungere alle opere militari strutturate nella prossimità del torrente/fiume Nervia e dentro il suo stesso alveo (ed oltre ancora dalla sponda orientale)]
Per certi seppur vaghi aspetti siffatto ponte può considerarsi una sorta di continuazione d' una tradizione storica di ponti lignei su questo torrente = probabilmente era strutturato per buona parte in legno ma non si può dire fino a che punto non fosse stato realizzato o riadattato, date le contingenze belliche, in interazione con altre strutture, portanti e finalizzate per maggior resistenza al corso fluviale, in muratura, alla maniera di altri relitti ancora nel XIX secolo presenti nel letto fluviale come lo stesso Bastione S. Pietro
e verosimilmente fu
spazzato via da una in particolare fra le piene del Nervia che devastarono queste contrade:
quella in particolare devastante e denominata degli "Angeli Custodi" del 1777 che causò danni impressionanti nell'area nervina e delle Braie
>.
le cui tracce si evidenziano ancora nella
Relazione/progetto Notari del 1820 ideato per la ristrutturazione degli argini ed in cui non compare alcuna traccia di ponte alla foce
fatta salva la menzione di ruderi così grandi da alterare nell'alveo il corso del torrente/fiume Nervia
.
*********
Ritornando alla carta di anonimo donde si son sviluppate queste riflessioni analizzando in particolare il dettaglio del ponte sul Nervia è da precisare che, come si vede facilmente, fu redatta non da un tecnico ma piuttosto da un uomo attento alle esigenze pratiche, risulta segnata (con doverosa punteggiatura e scritta esplicativa) una diramazione rispetto al ponte, una via alternativa che non immetteva direttamente nella strada di valle del Nervia che iniziava oltre la riva occidentale del Nervia, oltrepassato il ponte. La diramazione segnata indica invece un
****************percorso che conduceva verso Camporosso****************
passando per una vasta area di campi e coltivi che stavano sulla riva orientale del Nervia e che si estendevano da qui sin agli insediamenti costieri di Vallecrosia. Procedendo per questa via, nel caso che il ponte sul Nervia non esistesse e che, come spesso accadeva, il vasto alveo del torrente al terminale della foce, tracimando per le piene, avesse costituito una zona semiallagata impraticabile, sarebbe stato possibile risalire sin all'area di Camporosso dove - prescindendo dal ponte di cui parla il Bertolotti che poteva essere funzionale come no- le più solide isole alluvionali avrebbero finito per costituire un ponte, provvisorio o non, od un guado onde oltrepassare il fiume: tutto questo è evidenziato nella parimenti sopra menzionata ma altra "Carta di Anonimo" seppur coeva -del pari edita nel volume Marciando per le Alpi...., p. 117- intitolata Ideale mapa dei contorni avanzati del forte di S. Paolo di Ventimiglia ove si nota presso Camporosso in concomitanza a quartieri e fortificazioni austro sardi una deviazione verso la "Cima Tramontina" reputata un supposto castellaro ligure-preromano ma comunque area di forte frequentazione per viabilità e transumanza
ma nella fattispecie del lungo resoconto sugli spostamenti foscoliani come anche di molte altre forze francese in momentanea ritirata uno

STRAORDINARIO PERCORSO D'ALTURA, IN PARTE GIA' AREA LIMITANEA TRA VENTIMIGLIA E MAGNIFICA COMUNITA' DEGLI 8 LUOGHI,
DEL TUTTO IDONEO A GARANTIRE UN TRAGITTO ASPRO, SEGNATO DA CIPPI CRUCIFORMI DI LIMITI AMMINISTRATIVI MA SOPRATTUTTO
IDONEO A PORTARE SIN A SIESTRO PER QUINDI, VISTA VENTIMIGLIA, DIGRADARE COME FOSCOLO SIN AL CONVENTO DI S. AGOSTINO
E DA LI' INNESTARSI SULLA STRADA ROMANA PER RAGGIUNGERE
DA CIMA TRAMONTINA IL BORGO DI VENTIMIGLIA E POI DA TAL BASE LA SICURA FRANCIA

Tutto questo detto con motivazioni di fonti, cartografiche e non, oltre che di riflessioni ma senza naturalmente escludere l'ulteriore
*****************variante che si continuasse a procedere, come ben evidenziato sempre in questa carta settecentesca, sulla riva orientale del Nervia*****************
e raggiungere il
borgo di Dolceacqua, dove lo si poteva agilmente superare in prossimità della chiesa cimiteriale di S.Giorgio ove esisteva un "guado a pedate":
naturalmente, a mali estremi, tenendo sempre conto che poco oltre, proprio dal borgo antico di Dolceacqua, in cui ancora si vedevano le tracce delle devastazioni della guerra di successione al trono imperiale, uno splendido PONTE TARDO RINASCIMENTALE avrebbe
permesso a chiunque, anche ad una persona appesantita da bagagli o accompagnata da animali da trasporto, di valicare le ribelli acque del Nervia e mettersi quindi nella condizione di procedere per Ventimiglia: nel caso foscoliano dato il punto d'arrivo procedendo in altura, come molti del resto anche per evitare un eventuale cannoneggiamento nemico dal mare e non

procedendo per buona parte e per una certa sicurezza contro l'artiglieria nemica sulla
linea dei siti in cui dal 1686 il Commissario genovese G. Invrea fece apporre parte 11 cippi cruciformi
per fissare il limite amministrativo tra
Ventimiglia e Camporosso, una delle Ville della Magnifica Comunità degli Otto Luoghi, ville per le quali del pari si provvedette alla sistemazione di altre Croci confinarie
(tipologicamente simili pur con varianti a seconda del posizionamento e soprattutto distinte nella dicitura in forza dei diversi confini con distinte altre amministrazioni di competenza ferma restando la segnalazione della Magnifica Comunità degli Otto Luoghi e per parte di un viaggiatore incolto o di un viaggiatore dotto come Foscolo ma propenso ad un'elaborazione protoromantica ed orrorifica assimilabili a "Croci di Tombe Abbandonate" = qui per esempio nella cartografia settecentesca dell'ingegnere di guerra, il genovese cartografo Matteo Vinzoni, si vede un tipo di cippo cruciforme per la separazione amministrativa degli Otto Luogi dalla Comunità di Seborga e qui, dal reale essendo tuttora visibile, altro cippo cruciforme riportante sui lati di competenza la dicitura Seborga e la dicitura 8 Luoghi)

Informatizzazione di Bartolomeo Ezio Durante

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