OSPEDALETTI

Il comune, situato entro un golfo tra Sanremo e Bordighera, gode di clima mite favorito dall'esposizione a sud e dal fatto di essere protetto a nord dai monti: così è diventato celebre località di soggiorno invernale e stazione balneare. Il clima vi ha favorito da sempre la coltura di ogni tipo di pianta (sin al secolo scorso e dal '600 il borgo aveva costituito una base europea di produzione d' agrumi, cedri e limoni e oggi vi è affermata la floricoltura, specie in serra).
L'abitato, piacevole per i giardini, i viali e le ville di fine '800, custodisce un centro storico di impronta ligure-marinaresca affacciato sulla spiaggia.
Sul passato (dell'epoca romana rimane ben poco: si trovò una tomba, qualche reperto, anche nel mare) è da ricordare che nei sec. X e XIII la zona di Ospedaletti era soggetta a S.Ampelio. E' provato che venendo meno l'autorità del convento, i canonici della Cattedrale di Ventimiglia fecero eseguire nel 1260 una riorganizzazione delle prebende assumendo il controllo della proprietà benedettina.
Il preposito Rainaldus ottenne i 2 grandi possedimenti agricoli dalla fiumara del Nervia "verso Genova": tali terre erano da identificare con la prebenda della chiesa di S.Vincenzo (poi S.Rocco) dall'entroterra fin quasi a Bordighera e con la prebenda caratterizzata dalla chiesa di S.Ampelio". Le terre di questa, in genere affittate dai monaci a coloni del luogo, si estendevano ben al di là del Capo di Bordighera.
Nel 1537 il geografo Agostino Giustiniani descrivendo la Diocesi ed il territorio intemelio, aveva scritto:"e poi in distanza di tre miglia da Bordighera l'Hospitaletto con un piccolino porto chiamato l'Hospitaletto nominato Rotta, che impone fine alla ditione [area territoriale] di Ventimiglia".
I magistrati genovesi, detti Supremi Sindicatori, redigendo nel 1629 un censimento dello stesso territorio per ragioni fiscali annotarono:"e poi in distanza di tre miglia l'Hospitaletto con un picolino porto nominato Rotta, verso S.Remo che impone fine alla ditione [leggi giurisdizione] di Ventimiglia".
In contrasto con quanto avevano verbalizzato per Ventimiglia ed altre dipendenze i magistrati genovesi non indicarono la presenza di Fuochi cioè di nuclei di famiglia nell'"Hospitaleto" che, dalla loro relazione, come da quella precedente del Giustiniani, sembrerebbe esser stato solo un organismo di pubblica utilità, magari un ricovero per viandanti con funzioni assistenziali.
Più tardi, nel '700, L. A. Muratori, scrivendo dei provvedimenti assunti in Marsiglia contro la peste del 1720, scrisse: "tanto di qua che di là dell'Appennino furono edificati spedali, tuttavia appellati ospitaletti dove si esercita la carità verso i poveri".
In seguito G.M. Galanti (Descrizione storica e geografica delle Repubbliche di Genova e di Lucca, dell'isola di Corsica e del Principato di Monaco, Torino, 1795, p.61) più specificatamente annotò "il picciolo spedale, chiamato l'Ospedaletto, riceve i malati genovesi ed i forestieri indistintamente". La lunga storia assistenziale di tale istituto quasi con certezza conferì il suo nome alla località di Ospedaletti. L'importanza e la validità di tale struttura terapeutica forse cancellarono del tutto le poche tracce di romanità nel luogo. Fragili segnali peraltro ci suggeriscono che in siffatto sito, attraversato dalla via imperiale, doveva essere esistito qualche minimo insediamento agricolo: al riguardo le Notizie degli Scavi del 1895 (p. 221) ci documentano della scoperta ad Ospedaletti di un sepolcro romano con diversi elementi tipici di un addobbo funebre.

I Benedettini di S.Ampelio dovettero esercitare un deciso controllo su QUESTA ZONA e realizzarvi alcuni loro impianti di varia natura.
L'antica chiesa di Nostra Signora della Rota, nell'area tra Bordighera ed Ospedaletti, dipendeva dal monastero di S. Ampelio ed aveva annesso un ospedale "Prossimo alla marina" come si apprende dalla richiesta di "Patronato" [sostegno materiale e spirituale di un organismo ecclesiastico: nel caso si chiese ed ottenne di assegnare questa proprietà ecclesiastica al patronato dell'abbazia di S.Fruttuoso di Capodimonte (XIII sec.) voluta dai Doria che vi tenevano un sepolcreto di famiglia e realizzata addossando l'edificio nuovo ad uno preesistente ed in degrado del X secolo] fatta da Oberto Doria a Papa Bonifacio VIII, con risposta apostolica d'assenso del 13 XI 1296.

Nella richiesta del 1296 dei Doria di Patronato della chiesa di N.S. della Rota si fa cenno al degrado di questa porzione dei beni di S.Ampelio, forse per dimostrare qual poca cura ne avessero ormai i Canonici del Capitolo intemelio, successi ai Benedettini (ma non bisogna dimenticare che, un ASPRO PERCORSO di fatto realizzato seppur poi ben poco usato per la sua durezza, avrebbe consentito ai Doria - ed ai pellegrini di Terrasanta - di accedere dal Castello di Dolceacqua alla Chiesa di N.S. della Rota [ed in particolare al suo sicuro, prezioso approdo marittimo, utilissimo anche per commerciare] senza dover passare per Nervia di Ventimiglia e quindi pagare pedaggio a questa comunità specialmente per l'esportazione marinara dei prodotti tipici del loro territorio quali soprattutto VINO ed OLIO : B. DURANTE-R. CAPACCIO, Marciando per le Alpi... cit., p. 275 e la carta topografica al riguardo in Guida di Dolceacqua..., cit., di B. Durante-A. Eremita).

L'ospedale della "Ripa Nerviae ad Rotam" (De Rota o ad Rotam continua forse per estensione il latino Rota nel senso di "giro di costa" come ha sostenuto G. Alessio nel Panorama di Toponomastica italiana (Napoli, 1959, pp. 12-14) sotto il Patronato dei Doria e quindi sotto il Capitanato di Ventimiglia, continuò ad espletare i suoi compiti fino ad occupare una discreta area territoriale, ove gradualmente sorse un microinsediamento. Per esempio il notaio Ugo Botaro avea fatto un lascito testamentario (come risulta da un documento del de Amandolesio) già il 29-XII-1258, di 10 lire di genovini o lire genovesi per l'ospedale o chiesa di Santa Maria de Rota...al fine di acquistare materassi per il riposo dei poveri, dei malati e degli stanchi viandanti": da ciò si ricava che, per la coscienza comune del XIII secolo, quel sito svolgeva un ruolo di una certa importanza assistenziale.

Questi sono forse i dati più esaurienti su un'area piuttosto estesa (dalla "Madonna della Ruota" ad Ospedaletti ed ancora a COLDIRODI) a riguardo della quale son poi fiorite storie che hanno coinvolto i Cavalieri Gerosolimitani od OSPITALIERI destinato ad assumere poi il nome di "Ordine dei Cavalieri di Rodi" e poi di "Cavalieri di Malta" .
COLDIRODI è comunque località su cui ancora molto è da indagare visto che sussistono ampi margini di ricerca: e nonostante il centro sia stato in rapporto spesso competitivo e non sempre di inferiorità con Sanremo come accadde nel 1753 e per quanto la storia del borgo abbia spesso interagito tanto con quella di Bordighera che di Ospedaletti e Sanremo soprattutto nel XVII secolo quando esso divenne, anche perché poco difeso, uno dei bersagli preferiti dei pirati turcheschi che vi venivano a far razzia e a catturare schiavi.

I CAVALIERI DI RODI, cui da qualcuno è stata attribuita l'erezione della chiesa della Rota o Ruota, in realtà non ebbero niente a che fare con essa, già tanto antica nel XIII sec., dato che essi rappresentarono solo una tarda emanazione degli OSPITALIERI O CAVALIERI GEROSOLIMITANI che, impadronitisi dell'isola di Rodi, nel 1310 presero nome proprio da quest'ultima, fino alla loro trasformazione in CAVALIERI DI MALTA nel 1522.

L'Ordine monastico-cavalleresco dei GEROSOLIMITANI (detti anche OSPITALIERI o GIOVANNITI od ancora CAVALIERI DELL'OSPEDALE DI S.GIOVANNI fondato nel 1120 da Raimondo du Puy e da altri crociati in Terrasanta) nel 1180 contava circa 600 adepti e questi in effetti anche in Europa ed Italia organizzarono strutture di ricovero e carità.
E' quindi possibile che avessero qualche loro casa anche in territorio intemelio (donde si usava partire in nave per la Terrasanta od anche per linea di terra verso i Santuari delle Spagne come S.Jacopo di "Compostella"), pur se il nome di luogo "l'hospitaletto" non può suggerirci nulla di concreto su tale ipotesi per l'alto numero di "hospitales" presenti nel ventimigliese verso metà XIII secolo: del resto è anche plausibile che la zona di Ospedaletti possa aver preso tal suo nome per il semplice fatto che l'unico edificio locale di una certa rilevanza rimase, per molto tempo, solo un piccolo ospedale.

Secondo una tradizione che non manca affatto di fondamento è plausibile che i CAVALIERI GEROSOLIMITANI abbiano preso controllo della località in accordo con Genova nel XIV sec. e che ad essi sia attribuibile la CAPPELLA DI S. ERASMO ove è conservata un'anfora romana e un'antica ancora ripescate nell'antistante baia: peraltro questa considerazione permette di non considerare l'erezione, ad opera dei TEMPLARI, dell'intemelio OSPEDALE DEL TEMPIO come una sorta di "cattedrale nel deserto" ma, tenendo anche conto dell'istituzione di "OSPEDALI DEI CAVALIERI GEROSOLIMITANI" presso gli approdi di PORTO MAURIZIO e di OSPEDALETTI, di sostenere che nel Ponente ligure accanto a STRUTTURE OSPEDALIERE DI MATRICE PAUPERISTICA o di pendenti dal CAPITOLO DELLE CHIESE CATTEDRALI si fossero evoluti, al tempo dei grandi pellegrinaggi del XII e soprattutto XIII secolo strutture gestite da importanti ORDINI CAVALLERESCHI.

Si può poi supporre pure un'influenza abbastanza tarda della loro emanazione, cioè i CAVALIERI DI RODI, sull' "hospitaletto" ed in qualche modo potrebbe essere ravvisata nel nome di luogo "Val de Roi" ripreso nel '600, dal notaio di Cosio Castaldi, che col toponimo "Vall(on) di Rodi", vale a dire COLDIRODI, indicò l'area vicina all'"hospitaletto", che nel XVI sec. contava appena 12 "Fuochi" o nuclei di famiglia, per un totale di circa 50 persone [alla stessa stregua per PORTO MAURIZIO si può pensare che i CAVALIERI DI MALTA, a loro volta emanazione dei Cavalieri di Rodi, abbiano poi ripreso possesso di quelle strutture e proprietà che appartenevano al loro Ordine cavalleresco anche se esso, quando furono istituite, aveva il nome originario di ORDINE DEGLI OSPITALIERI GEROSOLIMITANI].

Ispirandosi a questa attendibilissima versione si può affermare che a Ospedaletti la CHIESA DI S. ERASMO venne costruita al tempo dei pellegrinaggi della fede del XIII secolo e che fu realmente intitolata a S. GIOVANNI BATTISTA: fatto che sembra di notevole interesse visto che i GEROSOLIMITANI, ancor prima delle Crociate avevano eretto a Gerusalemme una CHIESA CON OSPIZIO INTITOLATA A S. GIOVANNI BATTISTA.
Dopo la costruzione dell'attuale PARROCCHIALE (la benedizione della prima pietra risale al 1817 e i lavori terminarono nel 1824) intitolata allo stesso Santo, la piccola chiesa venne dedicata a S. ERASMO, protettore dei marinai: l'11 Febbraio 1814 vi sostò addirittura il papa Pio VII.
Dopo il 1913 il tempietto fu abbandonato e divenne un deposito di materiale da costruzione, ma nel 1940 fu riconsacrato e riaperto al culto.

A confortare l'impressione di una qualche relazione tra OSPEDALETTI e COLDIRODI risede peraltro la tormentata vicenda di quest'ultima località, che dopo essersi affrancata da Sanremo sotto gli auspici di Genova divenne il centro demico principale di un complesso di cui Ospedaletti costituiva l'appendice: fatto che fu rovesciato verso il 1882 quando Ospedaletti divenne autonomo comune con dipendente la frazione di COLDIRODI (fin a quando il piccolo borgo passò definitivamente nell'orbita di Sanremo).
Queste considerazioni non mancano di qualche interesse: il lungo e variegato rapporto tra Ospedaletti e Coldirodi coimplica una parità di interessi, quasi che in passato il piccolo nucleo marinaro fosse un'espansione del più corposo borgo dell'entroterra: ed al proposito pare significativo il fatto che COLDIRODI abbia una chiesa parrocchiale molto più antica di quella di Ospedaletti (sulla chiesa di S.Sebastiano in antico dipendente da quella di S.Siro di Sanremo, si hanno diversi dati a partire dal XV secolo: verso il 1505 fu riedificata per una terza volta, venne quindi ampliata secondo il gusto barocco nel 1636, fu arricchita del presbiterio nel 1761 e la navata fu ancora rivisitata architettonicamente dall'Adami sulla linea di uno stile toscaneggiante).
Non è da escludere che Ospedaletti si sia evoluito come approdo marittimo mentre la popolazione in antico (secondo uno schema riconoscibile un pò ovunque, ma evidente per analogie tanto in Vallecrosia e nella sua proiezione marinara dei Piani quanto nel rapporto dinamico tra Bordighera alta e Bordighera sulla costa) per evitare i pericoli dal mare preferiva l'insediamento collinare e riparato.
Su questa direttrice di rilevazioni non si può escludere una qualche correlazione con quei pellegrini, Cavalieri, Crociati ed anche Templari che notoriamente nel '200 si servirono degli approdi e degli ospizi sparsi tra Ventimiglia e Sanremo ove riposare e magari curarsi prima di imbarcarsi per la Terrasanta od altri luoghi sacri della Cristianità: mediamente peraltro gli ospizi dell'agro intemelio non sorgevano isolati ma in rapporto, oltre che a qualche struttura religiosa, a determinati complessi insediativi.
In definitiva nell'arco di un periodo alquanto significativo per la storia del Ponente ligure (caratterizzato dalla PRESENZA, a volte anche criminale, di Cavalieri vari) non è da escludere che Ospedaletti sia stato prima un attracco marinaro tipico di un insediamento che aveva il suo capoluogo in Coldirodi e che poi, come spesso accadeva, presso questo porto, sempre più fervente di attività (e non si dimentichi come i Doria di Dolceacqua ne avessero chiesto reiteratamente il il controllo) si siano sviluppate altre strutture, tra cui un ospedale destinato ad accogliere i tanti viandanti dei pellegrinaggi di fede: ecco allora che, alla radice dei fatti, Coldirodi avrebbe potuto ben essere un insediamento frequentato da Cavalieri e Crociati che magari vi soggiornavano prima di intraprendere un viaggio per mare: del resto, stando anche alla lettura degli atti del duecentesco notaio di Amandolesio che operò a lungo in Ventimiglia e territorio gli Ospedali erano soprattutto luoghi di accoglienza per poveri, malati e pellegrini di non alta condizione.
I Cavalieri, di origine nobile o borghese, mediamente preferivano riposarsi nei centri abitati (ove avevano anche la possibilità di far riposare i propri cavalli: come pure si apprende da altro atto del notaio appena citato) prendendo dimora presso qualche "albergo privato" (più dispendioso ma più comodo) per raggiungere poi le basi navali o convenire negli Ospedali al fine di radunare, prima di un viaggio per terra o per mare, quei pellegrini indifesi di cui, a pagamento, costituivano la scorta armata.

Tuttavia -prescindendo da queste dissertazioni che in assenza di precisi documenti restano pure ipotesi, bisogna dire, concludendo la riflessione su Ospedaletti, che la vera, importante storia del borgo come moderna località si deve datare al secolo passato quando, dapprima gli stranieri e poi gli stessi italiani, scopersero la bellezza del posto facendone un affermato ritrovo mondano e balneare: ed è questa la cittadina, volta al futuro, che si deve oggi prendere in considerazione. Non più area di passaggio tra Sanremo e Ventimiglia ma nucleo insediativo autonomo con una propria tradizione marinaresca e soprattutto un futuro ancora da scoprire.

Ad OSPEDALETTI si trova il SANTUARIO DELLE PORRINE che prenderebbe il nome da una famiglia delle gigliacee i cui esemplari una volta ornavano le colline che circondano la cittadina costiera.
Un'altra interpretazione vuole al contrario che il nome del SANTUARIO derivi dal nome di giovani selvatici dell'albero del castagno.
Un'ulteriore variante ritiene che il nome invece sia da collegare al rio che scorre vicino alla chiesetta, appunto detto RIO PORRINE.
Secondo una tradizione, che comunque rasenta la storia, si vuole che le origini del SANTUARIO ascendano al XVI secolo, all'epoca cioè in cui i PIRATI TURCHESCHI assalirono queste contrade catturando 70 abitanti di COLDIRODI che si erano stabiliti nella piana prossima al mare sì da poterli poi vendere come SCHIAVI.
La REPUBBLICA DI GENOVA, come fece in tutto il suo DOMINIO, propose allora di erigere una TORRE a difesa della costa.
La popolazione però, terrorizzata dall'invasione turchesca, anziché alla previdenza degli uomini avrebbe preferito affidarsi alla Provvidenza di Dio e decise di costruire un SANTUARIO eretto sui poderi detti "Le Porrine" che erano di un certo Tommaso Rossi che aveva militato nelle fila dei CAVALIERI DI RODI.
In un primo momento fu edificata una semplice CAPELLA che fu poi ingrandita in CHIESA: il SANTUARIO venne ricostruito nel 1768 e fu quindi consacrato nel 1858.

Presso COLDIRODI si trova il SANTUARIO DELLA MADONNA PELLEGRINA il cui nome è recentissimo derivando dal fatto che la chiesa ha ospitato la statua della "Madonna Pellegrina" condotta attraverso le parrocchie delle Diocesi nel periodo compreso tra il 1948 ed il 1949 come titolo di ringraziamento per i pericoli scampati durante il II conflitto mondiale.
La chiesa però è alquanto più antica e risale al XVII secolo quando, in stile romanico, fu eretta e dedicata a S. Bernardo: l'edificio sacro è stato quindi ristrutturato ampiamente in tempi contemporanei.

La CHIESA DI CRISTO RISORTO IN EMMAUS è stata eretta in tempi moderni con il contributo dello Stato (Legge Aldisio): ma il suo completamento è da attribuire parimenti alle offerte degli abitanti del luogo e di tanti visitatori tra cui il pontefice Paolo VI.
La benedizione della prima pietra risale al 1962: l'edificio di culto fu realizzato su progetto dell'architetto Antonio Opassi di Sanremo.
La prima messa vi fu celebrata nella notte del S. Natale del 1975.



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La VILLA SULTANA fu costruita dall'impresa Marsiglia di Torino secondo il progetto dell'architetto Biasini di Nizza, mentre il pittore Rodolfo Morgari ne decoro le pareti. Questo edificio monumentale, attualmente in cattivo stato, ospitò il primo Casinò d'Italia e divenne anche un importante punto di incontro mondano dell'allora brillante e viziata società, che trovava in esso ristoro, divertimenti, concerti ed i principali giornali d'Europa. Le suddette attività furono rese possibili anche per l'applicazione, nel 1898 e per la prima volta in Italia, della tassa di cura, chiamata poi dal 1910 tassa di soggiorno.


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