] al catalogo assai parziale redatto dall'avvocato Antonio Ferrari nominato bibliotecario dal Municipio intemelio (stante quanto scritto dalla dott.a Serena Leone Vatta per il tricentenario della morte di Aprosio nel Catalogo della Mostra ad Angelico dedicato, p.23 al Catalogo Rolando suggerente = compensare l'Aprosiana delle spoliazioni ma "fare biblioteca fratesca quella che fu fratesca in forma ma non in sostanza nel rispetto di Restaurazione e Piemontizzazione" al Catalogo Rossi ai recuperi di libri dispersi di N. Orengo alla Catalogazione Leone-Vatta (coi luoghi vari di conservazione attuale di materiale aprosiano, compresa Firenze e quanto ivi di Aprosio custodito già da A. Magliabechi) al Catalogo Bonanno e al SEBINA OPAC - Servizio Bibliotecario Nazionale Polo interprovinciale ligure come pure al OPAC SBN
Catalogo del Servizio Bibliotecario Nazionale
prescindendo dalla consultazione del sito della Biblioteca Aprosiana del Comune di Ventimiglia.
Angelico Aprosio che istituì la sua "Libraria" in Ventimiglia (LIBRARIA DOVE NATURALMENTE CONCENTRO' CON MOLTISSIMI ALTRUI VOLUMI, LE SUE OPERE STAMPATE E MANOSCRITTE QUI VISIBILI NON ESCLUSO L'EPISTOLARIO CON LE LETTERE DEI SUOI TANTI CORRISPONDENTI = MATERIALE IN PARTE, CON VOLUMI DI ALTRI, PER L'ESPERIENZA NAPOLEONICA VARIAMENTE PERVENUTO A GENOVA TRAMITE, MA NON SOLO, TRAMITE L'OPERAZIONE SEMINO/-I) non ispirandosi alle grandi, medievali Biblioteche monastiche (di cui conosceva bene in dettaglio la storia dell'Abbazia e Centro Spirituale oltre che Culturale di Novalesa, peraltro connessa al culto di S. Secondo Patrono di Ventimiglia) ma piuttosto alle biblioteche classiche, greche e soprattutto romane facendo proprio -contro la tradizione monastica e fratesca- il principio pliniano del "non esservi alcun libro così brutto da non contenere qualche cosa di utile" volendo contestualmente fare anche del suo "Museo" un'oasi classicheggiante per l'oraziano Otium Negotiosum
interagente con la dimensione in auge della Wunderkammer o "Camera delle meraviglia" : prima di istituirvi pressoché obbligato la Prima Biblioteca Pubblica di Liguria = anche se non bisogna mai dimenticare l'arricchimento/aggiornamento della Biblioteca e dell'edificio curato dal discepolo e II bibliotecario
Domenico Antonio Gandolfo che comunque oltre che a livello biblioteconomico si ispirò al Maestro anche nella cura dei contatti e nell'aggiornamento come si legge in questo saggio critico digitalizzato non risultando alieno dal comprovare certe dispersioni di materiale che purtroppo sarebbero continuate, anche lecitamente pur restando poco note, e spesso per eventi bellici )
riproduzione a cura di B. E. Durante
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A QUESTA P. 261 PRECEDONO COME FINE DELLA 260 LA PAROLE: COME SI DISSE , NON SI VUOL FAR MENTIONE DE' LIBRI, FORMANDONE UN CATALOGO UNIVERSALE=
Aprosio non redasse per quanto noto un catalogo dei libri
atteso che la funzione di questo sarebbe verosimilmente dovuta spettare al repertorio della Biblioteca Aprosiana edita per la sua prima parte a Bologna nel 1673 curiosamente ma non immotivatamente scritta in terza persona sotto pseudonimo di Cornelio Aspasio Antivigilmi di fatto anagramma puro di Angelico Aprosio Ventimiglia ma purtroppo rimasta inedita come qui si vede per la seconda parte e quindi incompiuta in merito alla terza parte dell'opera sia per l'assenza di un Mecenate qual era stato il defunto Cavana sia per il non risultare Antonio Magliabechi e Giovanni Cinelli Calvoli "Mecenati o Fautori" così propensi ad aiutarlo come promesso o forse soprattutto sperato da Aprosio [P.S. = la graduale scomparsa di Mecenati, in effetti non di rado condizionanti gli autori, fu compensata con profitto da tanti autori illuministici (vedi l'estesissimo indice) con l'utilizzazione, da parte degli scrittori, della spesso assai utile "Tabula Gratulatoria": in pratica costituita da sottoscrizioni] sia ancora per l'età e gli acciacchi che avanzavano e che, nonostante la ferrea volontà, avrebbero avuto la meglio sul suo fisico fin alla morte nel 1681.
Eppure l'importanza per gli studiosi sia italiani che stranieri era tale che, per quanto con parecchie mancanze si fece una ristampa parziale tedesca dell'opera edita a cura di Johann Christoph Wolf (1683-1739) professore di filosofia a Berlino e di lingue orientali a Amburgo
[ fermo restando dato il ricorso aprosiano alla crittografia ed alla pseudonimia un'indagine settoriale su autori soliti scrivere sotto falso nome
che Aprosio sotto pseudonimo di Gio. Pietro Villani Senese strutturò in due opere che son una integrazione dell'altra coi titoli di La Visiera Alzata.... e Pentecoste... (opere qui integralmente digitalizzate)
e delle quali si fornisce qui un Indice moderno dettagliato autore per autore: sistemati secondo l'uso dell'autore facendo precedere il nome al cognome reali con l'indicazione dei vari pseudonimi utilizzati].
E' poi verosimile che una parte dell'elenco dei volumi ingressati fossero registrati in quella che Aprosio chiamò
PHILOTECA o "FILOTECA"
(che qui si vede citata espressamente in un manoscritto aprosiano = la voce è sottolineata in color rosso)
ma di cui al momento si è persa traccia
la quale, verosimilmente, interagiva con notizie ricavabili dagli Elenchi dei Corrispondenti di Angelico e dei Fautori dell'Aprosiana (Angelico che probabilmente conviveva in simbiosi con la sua "Libraria" non è detto che avesse stilato un Catalogo come oggi si intende e, tantomeno uno schedario da mettere a disposizione degli utenti specie da quando -anche per ragioni pratiche avverso gli oppositori dell'erezione della "Libraria" che con sua grave delusione gli negavano la volontà che apertamente aveva esplicitato d'esser riconosciuto quale un "benefattore di Ventimiglia" rese pubblica la Biblioteca: è più probabile, dato anche il carattere che assistesse direttamente i visitatori e che fornisse i libri da consultare [ avvalendosi quando per lui necessario dei suoi faldoni ed appunti (con parti scritte e cancellate, note di libri e indici, parti di opere d' altri divenute rarissime, se non inedite, da lui editate o progettate per un'edizione come in questo caso a proposito di un religioso inadempiente al celibato e dal frate ripresa da un'introvabile opera di Giano Nicio Eritreo) di cui spesso ha anche scritto e dei quali come si vede qui rimane qualche esempio ] basandosi principalmente sulle loro indicazioni o facendosi guidare da foglietti a lui forniti per indicare il testo ambito = un po' come da altra Biblioteca estinta si può vedere che si operava consultando attentamente questo collegamento).
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Con lo scorrere del tempo l'esigenza di potersi orientare fra i tanti libri dell'Aprosiana fuori delle crittografie elaborate dal fondatore rese inevitabile la realizzazione di catalogi adeguati = il caso più significativo è quello riconducibile al bibliotecario nominato nel 1857, canonico Andrea Rolando che stese un abbozzo importante di catalogo (tuttora custodito nella biblioteca ed ornato del RITRATTO APROSIANO di cui fu verosimilmente autore lo stesso Rolando come cliccando qui si può approfondire) [operazione resa necessaria data anche la parziale, invero molto parziale compensazione del materiale asportato con l'operazione Prospero Semino/-i e il traffico antiquario
ingressando nella "Libraria" di Aprosio la biblioteca fratesca del soppresso Convento degli Osservanti della Annunziata = compensanzione per certi aspetti solo formale volendosi, con l'assimilazione di una biblioteca solo fratesca, deprimere quella valenza, ad alcuni presente, che
la Biblioteca Aprosiana per quanto depauperata era ancora troppo poco fratesca per molti libri non religiosi rimastivi viste anche le direttive in essere della Restaurazione Viennese e della Piemontizzazione ].
Mutati i tempi in pieno clima patriottico e finalmente con l'Italia Unita i progressi divennero più significativi e mirati al recupero delle glorie passate: i successivi bibliotecari Callisto Amalberti e Girolamo Rossi , tuttavia, dovettero dispiegare le loro prime energie per salvare materialmente i libri dopo che la Liguria ponentina era stata colpita dal devastante terremoto del 1887.
I volumi subirono quindi un ulteriore trasferimento e vennero, rinchiusi entro casse, deposti nei locali del Civico Teatro di Ventimiglia (ove attualmente -dopo una sistemazione posteriore con in atto un progetto di moderna ristrutturazione- si trova tuttora il Fondo Antico Aprosiano ), in Via Garibaldi di Ventimiglia Alta: poi le casse dei libri furono sistemate in una grande camera della Scuola Tecnica del tempo destinata a divenire la Scuola Media "Cavour".
Un mecenate inglese, Sir Thomas Hanbury preso da autentico amore per Ventimiglia e per le sue ricchezze culturali, mise però in seguito a disposizione una somma cospicua per realizzare, su progetto di un tal geometra Zanolli, una sede degna dell'Aprosiana: cosa che fu finalizzata con l'edificazione di un locale adeguato attiguo al Ginnasio cittadino opera della cui memoria detta anche questa lapide già apposta nel 1900 ad inaugurazione della novella sede e poi custodita presso la Scuola media statale "C. Cavour" di Ventimiglia
Contestualmente lo stesso Hanbury fornì all'Amalberti e al Rossi le risorse economiche necessarie per portare a compimento una moderna "catalogazione": la nuova sede dell'Aprosiana fu inaugurata il 30 luglio 1901 mentre la catalogazione durò per tre anni ancora = alla fine ne rimase unico autore lo storico Girolamo Rossi il cui
prezioso "catalogo" -ufficialmente nominato Catalogo Girolamo Rossi- per oltre una settantina d'anni (ma tuttora in casi particolari in merito al "Fondo Antico", essendo strumento ancora in uso nella Biblioteca intemelia) fu il solo punto di riferimento attendibile per "navigare" nel grande mare dei libri della biblioteca).
Al Rossi seguirono poi altri bibliotecari di prestigio dai professori Nereo Cortellini e Luigi Palmero (che ebbe il gran merito di recuperare molti libri ritenuti persi) sino a Nicola Orengo che, tra il 1931 e il 1933 salvandola da un ulteriore "trasferimento" diede grande impulso alla rinascita dell'Aprosiana "salvandola" da un ulteriore "infelice" trasferimento e che recuperò tanti libri antichi ritenuti smarriti aumentando il patrimonio librario sin a 9169 unità avendo ottenuto dal Ministero della Pubblica Istruzione un contributo per, finalmente, aggiornare anche con libri moderni una biblioteca praticamente rimasta ferma alle acquisizioni del XVIII secolo [tra i preziosi recuperi dell'Orengo merita qui di citarsi quello di una miscellana manoscritta detta "Registro Orengo" o propriamente "Registro A"(vedi qui)].
Egli infatti alla maniera aprosiana per cui la conservazione della sede istituzionale della "Libraria" e la sua difesa contro varie possibili "violenze" sia naturali che purtroppo umane (a fronte della vasta documentazione sul collezionismo antiquario e sulla dispersione di varie raccolte nemmeno esclusa la Pinacoteca o più propriamente Quadreria di cui rimangono assai meno originali di quanti la costituissero nell'insieme di sinergie tra libri, reperti archeologici, scansie e appunto quadri già l'Aprosio aveva esperimentato quanto spostamenti, rifacimenti, morte dei fondatori e nuove scelte compreso l'accorpamento con altre strutture museali potesse esser nocivo alla sovravvivenza = un caso emblematico -ma certo non isolato come qui si può leggere- può esser giudicato quello della Biblioteca e del Museo di Ovidio Montalbani), l'irrinunciabile salvaguardia delle alchimie con cui fu realizzata nella costante interazione fra spazio esterno, spazio interno, libri, pinacoteca e materiale antiquario ed ancora il suo arricchimento per via di quel costante aggiornamento che Aprosio aveva segnalato come indispensabile per il fiorire della Biblioteca scrisse emblematicamente " La Biblioteca Aprosiana, se vuole sopravvivere e rimanere un motivo di attrazione per studiosi e turisti, deve ritornare alla sua primitiva sede di fondazione, nei locali dell'antico Convento Agostiniano. Così soltanto il vecchio fondo di Padre Angelico Aprosio potrebbe essere affiancato utilmente da una dipendente biblioteca moderna, con libri contemporanei, pubblicazioni e riviste di letteratura e di storia rispondenti alle esigenze intellettuali della Città, e in modo particolare degli studenti ".
A lui, cui spetta anche il merito di aver lasciato una vera e propria cronistoria delle vicissitudini della "Libraria", succedettero altri importanti e laboriosi bibliotecari come gli storici Filippo Rostan (anni 1933 - 1937) e Nicolò Peitavino che amministrò la biblioteca fino all'inizio del II conflitto mondiale.
Il suo successore Nino Lamboglia (emerito fondatore dell'Istituto Internazionale di Studi Liguri di Bordighera) succedette al Peitavino salvando con vari espedienti da furti e scorribande, durante la II guerra mondiale, la biblioteca.
Essa fu poi sistemata nella ex sede del Liceo Classico intitolato a G. Rossi e poi, verso i primi anni '50 del 1900, l'intera raccolta trovò la sede definitiva (coi volumi disposti in eleganti armadi lignei in stile proposti da E.Azaretti, illustre dialettologo) dove ora si trova -almeno per quanto riguarda la sua parte più preziosa cioè il "Fondo Antico"- cioè nella ristrutturata e adattata sede del Civico Teatro (ove come detto era già stata custodita) in via Garibaldi nel sestiere Piazza della città alta o medievale di Ventimiglia.
Dopo le dimissioni del
Sino al 1982 la Biblioteca Aprosiana fu quindi diretta dalla dott. Serena Leone Vatta che, accogliendo l'invito dell'ex Soprintendenza Bibliografica di Genova, con l'ausilio di vari laureati e laurendi (Giuliana Bucci, Bruno Bergamini, Aldo Calmarini, Franca Guglielmi, Maria Teresa Marenco, Clotilde Masera, Renata Rebaudo, Giulio Rigotti) provvide alla schedatura scientifica manuale delle 7094 opere che individuò nell'inventariazione del fondo storico = i lavori si protrassero dal I-XII-1972 al 25-VII-1975: schedatura il cui corpo essenziale è costituito dai vari fascicoli contenenti le procedure di catalogazione moderna.
Resta comunque aperto un dibattito fondamentale sulla realtà e sulla logistica del materiale dell'Aprosiana tenendo conto del fatto che l'
Operazione Prospero Semino/-i non rimase isolata e che, in dipendenza di anni bui per la Biblioteca si perdettero molti libri sia prima di questa operazione e del pari contestualmente oltre che anche in seguito andarono dispersi, in ragion di assimilazioni private più o meno lecite quanto di furti sulla sia di un crescente mercato antiquario.
Per non perdersi in ipotesi ed illazioni ci si limita qui all'indicazione dei luoghi ufficialmente
noti e riconosciuti di conservazione del materiale di Aprosio = 1 - Opere Edite custodite nella Biblioteca di Ventimiglia - 2 - Opere inedite presso la Biblioteca Universitaria di Genova (compreso l'"Epistolario" o vastissima raccolta delle lettere dei corrispondenti di Aprosio - 3 - Opere Inedite di A. Aprosio in "Raccolta Durazzo di Genova" (con il fondamentale catalogo = D.Puncuh, a c. di, I manoscritti della raccolta Durazzo, Genova, Sagep, 1979: si evidenzia come, assieme a questo autografo aprosiano, nella raccolta genovese fluirono, tramite regolare acquisto a fine ‘700/primi ‘800 diversi altri manoscritti dell’Aprosiana ) - 4 - Opere inedite di Aprosio alla "Libraria" di Ventimiglia ma anche opere sia inedite che perdute [ tenendo nel debito conto la recente opera di Luca Tosin di cui si è fatto spesso cenno sui rapporti Cavana - Aprosio ma anche vagliando il lavoro di Antonia Ida Fontana, L'epistolario di Angelico Aprosio con Antonio Magliabechi, tesi di laurea dattiloscritta, Università degli Studi di Genova, a.a. 1972-1973 atteso il fatto che dopo la morte del Cavana vero mecenate dell'Aprosiana e fornitore di per se stesso e per altri di libri all'Aprosio quest'ultimo cercò e trovò nel bibliotecario mediceo Antonio Magliabechi, un nuovo sebbene di non pari apertura, mentore di cui si fidò forse oltre misura ma presso il quale come studiato dalla Fontana pervenne vario materiale aprosiano tra cui, scoperta della dott.a Emilia Biga un'edizione ignorata fino a tempi recenti di una II edizione fiorentina della Maschera Scoperta (ben più vecchia di quella genovese da tempo nota ed opera basilare nella polemica Aprosio-Tarabotti su femminismo-antifemminismo) ma mutata, anche per pressioni del Magliabechi, da Aprosio, vanamente speranzoso di vederla finalmente pubblicata anche se ciò è avvenuto proprio grazie ad Emilia Biga nel "Quaderno dell'Aprosiana - Vecchia Serie" del 1989 ].
Sotto la direzione della Leone Vatta si tennero quindi le celebrazioni aprosiane per il tricentenario della scomparsa del fondatore (1981) caratterizzate da tante inziative di cui si può avere solo una pallida idea dal
Catalogo della Mostra (Miscellaneo, curato oltre che dalla bibliotecaria, per la parte iconografica da Erino Viola)
e quindi dal volume AA.VV., Il Gran Secolo di Angelico Aprosio - Atti dellle Conversazioni Aprosiane: 29 agosto - 29 ottobre 1981 (curato oltre che dalla bibliotecaria anche dal giornalista Alberto Naso) = l'impressione era quella di grandi trasformazioni, tali da cancellare per sempre il degrado in merito alla "Libraria" nel IX sec. e con desolazione segnalato da illustri visitatori come Bertolotti, Navone e Spotorno e di eventi oramai prossimi, sia sul lato strutturale che patrimoniale quanto scientifico, in grado di dare alla Biblioteca la meritata seicentesca nomea sì da dar l' impressione che stesse contestualmente avverandosi il pronostico fausto di quel gran bibliotecario che fu Nicola Orengo>
Fu un momento di spessore culturale con pubblicazioni, cicli di conferenze, mostre e manifestazioni importanti (in tale contesto è da menzionare l'aiuto di un moderno "estimatore" dell'Aprosiana il Sig. Erino Viola).
Dopo il pensionamento della dott. Leone Vatta la Biblioteca, con delibera di giunta comunale su indicazione del delegato comunale alla cultura Gaspare Caramello, venne assegnata alla tutela, come sovrintendente scientifico, del prof. Bartolomeo Durante, già attivo partecipe e conferenziere alle "Celebrazioni del 1981", che si valse della proficua collaborazione dell'illustre ispanista Mario Damonte e della sua assistente dott. A.M. Mignone che stavano studiando l'importantissimo materiale in lingua spagnola dell'Aprosiana, fin a redigerne un sontuoso catalogo.
A colmare il vuoto amministrativo e dirigenziale lasciato dalla Leone Vatta il comune di Ventimiglia, conservando ad interim al Durante la carica di consulente scientifico, distaccò quindi all'Aprosiana il rag. Carlo Canzone che assunse di fatto le veci di Bibliotecario e che, dando prova di efficienza, ebbe la capacità, in cooperazione col Durante, di recuperare il "fondo manoscritto e non" del giallista di origini ventimigliesi Alessandro Varaldo [di cui nella prolusione critica di questa bella opera recente edita nel 2011 l'autore della documentatissima introduzione critica (pp. IX - XXXIII) Alessandro Ferraro ha descritto il rinvenimento del materiale mano e dattiloscritto rinvenuto da Canzone e Durante nel 1982 e catalogato tra il novembre del 1982 e il marzo 1983 ad opera di Denise Avvantaggiati) e soprattutto l'importante "fondo di documenti antichi e non", denominato "fondo Bono" dallo studioso che lo lasciò postumo, in cui è possibile leggere ex novo parte della storia intemelia dell'età intermedia = contestualmente nel 1983 la vedova dello scrittore e critico d'arte siciliano di nascita e di adozione ventimigliese Antonio Aniante lasciò dopo la scomparsa di questo nel 1983 alla Biblioteca ventimigliesa la raccolta libraria del marito nota come "Fondo Aniante".
Non è peraltro da dimenticare che proprio sotto la gestione di Carlo Canzone (con l'impulso di Gaspare Caramello e Bartolomeo Durante) -che ne fu anche curatore- prese il via la prima importante serie di pubblicazioni seriali note oggi sotto la denominazione di "Quaderni dell'Aprosiana - Vecchia Serie" (di cui qui si riproduce il I numero del 1984).
Dopo che il Canzone venne assegnato ad altro incarico, assunse per concorso la reggenza dell’Aprosiana l’attuale bibliotecario Ruggero Marro che si sforzò, dopo un breve periodo di ambientamento, di migliorarne ulteriormente la valenza culturale, la funzionalità e la dotazione sia libraria che strumentale e tecnologica non trascurando certo di attivarne con crescente rilevanza le notevoli qualità di polo intellettuale ed editoriale.
Essa , con vari contributi (comunali e regionali) fu restaurata, informatizzata, protetta dal punto di vista climatologico e conservativo, fornita di centro stampa e diffusione automatica di dati, armata di strumenti di difesa ed antifurto, suddivisa organicamente in due strutture funzionali, di modo che mentre il grande fondo storico si trovava al piano elevato in ambiente confortevolissimo il fondo moderno -frequentato da un pubblico assiduo ma meno specialistico- era comodamente posto al I piano dove stavano gli uffici, in positura ideale per il controllo ed il servizio dell’utenza = a corollario dell'iniziativa riprese la momentaneamente interrotta pubbilcazione dei "Quaderni dell'Aprosiana" segnata dalla denominazione di "Nuova Serie" che poi, potenziandosi l'organico previo l'impegno a fianco di Bartolomeo Durante di Girolamo de Miranda (ma quanto importante e purtroppo spesso dimenticata nonostante la grande competenza è stata l'opera di Antonio Zencovich!) e di un valido Comitato Scientifico assunse la denominazione di "Aprosiana" di cui qui si propone la copertina del numero del 2007 volto come qui si legge alla celebrazione della ricorrenza del quattrocentesimo anno della nascita di A. Aprosio.
Concludendo un ciclo di lavori B. Durante dopo questo numero commemorativo del 400° della nascita di Aprosio e le parallele commemorazioni di cui qui si offre contezza interruppe il pressoché trentennale rapporto di collaborazione con la Biblioteca Aprosiana (di cui oltre che consulente scientifico era stato curatore e/o direttore editoriale della Rivista in molteplici occasioni) auspicando egli stesso nel numero del 2007 nuove forze e nuove progettazioni che ridessero altre energie - magari raggiungendo mete che si era prefissato ma che risultarono irraggiungibili per varie motivazioni: egli comunque aveva avuto l'onore di partecipare da protagonista ad una serie di commemorazioni aprosiane il cui culmine cartaceo ( con il numero del 2007 e le varie mostre organizzate in città dal Museo Archeologico al Chiostro degli Agostiniani) era stato forse raggiunto la ristampa anastatica de La Biblioteca Aprosiana del 1673 in attesa della finalizzazione dell'adeguamento del Chiostro degli Agostiniani, l'adeguamento e la modernizzazione del come si disse "sopraelevamento del Braccio" e la proposizione monumentale di quella che oggi si chiama "Nuova Biblioteca Aprosiana" (lato est dell'ex Convento, fronte piazza, via Cavour) nucleo importante per quanto ancor da finalizzare quale Polo culturale nelle interazioni tra Fondo Moderno della seicentesca Biblioteca di Angelico Aprosio e Fondo Antico rimasto nella sede di Ventimiglia Medievale per quanto in corso di corposi lavori di ristrutturazione e ammodernamento ferma restando però la validità anche storica e in linea con i desiderata aprosiani dell'asserzione che fu di un moderno Bibliotecario vale a dire Nicola Orengo).
Ritornando al tema di partenza è da dire che dai "Quaderni dell'Aprosiana" all'"Aprosiana Nuova Serie" si era fatta molta strada segnata da richieste ed apprezzamenti nazionali ed internazionali oltre che dall'inserimento dell'"Aprosiana" in Italinemo la Banca delle più prestigiose Riviste di Italianistica e, come si legge nel numero della Rivista del 1984 con l'assegnazione del prestigioso Premio Letterario Anthia - Amici dei Libri di Peagna. Purtroppo, date varie contingenze e verosimilmente la crisi economica con i discutibili tagli alla cultura, dopo il numero commemorativo del 2007 si stampò solo il fascicolo di Aprosiana 2008 (di cui si propone qui l'indice dei saggi pubblicativi) indicando sui siti informatici on line -appunto come Italinemo- la cessazione delle pubblicazioni. Per utilità di studiosi ed appassionati si propone invece qui l'
indice dei saggi contenuti in tutti i numeri della rivista sia sotto nome di "Quaderni dell'Aprosiana" sia sotto quelli di "Aprosiana"
e pare giusto segnalare come i Quaderni dell'Aprosiana - Nuova Serie del 1994 e del 1995 contengano la progettazione parziale d'un ambizioso progetto ovvero la
moderna catalogazione cartacea dei volumi del Fondo Antico a cura del dott. Danilo Bonanno
purtroppo interrotta dopo che il Bonanno, specialista in biblioteconomia provvisoriamente assegnato alla "Libraria", concluso il suo servizio passò ad altri incarichi.
Come appena detto in tempi recenti, con gli eventi commemorativi del quattrocentenario della nascita di Aprosio, sotto l' amminstrazione comunale, che semplificando chimiamo "Giunta Scullino", si procedette ad una completa rivisitazione del tutto: come appena sopra si è detto si procedette ad una totale e moderna ristrutturazione dell'antica sede dela Libraria dandovi il nome di "Nuova Biblioteca Aprosiana" trasferendovi tutto il "Fondo Moderno" dalla sede di Ventimiglia Alta nell'ideazione di creare -come detto- un Polo di Attrazione culturale atto anche alla gestone di incontri culturali e conferenze, con presentazione di libri ppena editi. Contestualmente il "Fondo Antico" rimase a Ventimiglia Alta nella progettazione e realizzazione di un ulteriore adeguamento della struttura alle moderne tecnologie sì da farne un polo specialistico di attrazione parauniversitaria il cui optimum certo si raggiungerebbe con la non facile assimilazione, quantomeno in microfilmatura, del materiale manoscritto, assai prezioso specie per gli studiosi, ora come detto giacente nel "Fondo Aprosio" della B.U.G. cioè la Biblioteca Universitaria di Genova: la vicinanza di una tale portata di documentazione -anche se già di per se stesso basterebbe il materiale libresco antico già custodito in Ventimiglia- sarebbe l'occasione di attuare, parzialmente purtroppo e magari sfruttando un'appendice ventimigliese del DAMS di Imperia, di far di Ventimiglia quello che avrebbe potuto e forse dovuto divenire cioè una "cittadella universitaria e non solo per discipline umanistiche data la dotazione poliedrica che Aprosio le conferì" con vantaggio di tutti non esclusi i centri vicini = basti pensare allo splendido borgo di Perinaldo al terminale della Val Crosa e soprattutto a quel suo figlio e grande astronomo Gian Domenico Cassini che da studente il suo maestro condusse a visitare l'Aprosiana ed a conoscere
l'Aprosio per rendersi conto di quanto grande potessero essere i contenitori del sapere vario cui il giovinetto dimostrava predisposizione rara (nel fervore in essere onde far interagire questi due poli culturali e, a livello diverso sia regionale che nazionale, la finalizzazione della sistemazione informatica delle varie pubblicazioni si segnala qui l'importanza del
OPAC SBN
Catalogo del Servizio Bibliotecario Nazionale
e del
Servizio Bibliotecario Nazionale
Polo interprovinciale ligure
).
Queste ultime postulazioni non sono casuali ma nemmeno vogliono costituire alcuna forma di polemica e tantomeno motivare il mio già programmato -come sopra detto- allontanamento: probabilmente sbaglierò ma ritengo che la Rivista " Aprosiana " non subito ma con gli anni e via via gli ultimi numeri si sia troppo staccata da quello che era lo spirito dei "Quaderni dell'Aprosiana" e dallo spirito dei primi numeri dell'"Aprosiana - Nuova Serie". Sicuramente la pubblicazione si è evoluta, tecnicamente e scientificamente, ma anche per la perdita di alcuni collaboratori espertissimi della letteratura seicentesca del Ponente Ligure, ha finito per divenire un clone, validissimo ma pur sempre un clone, di Riviste già affermate come "Studi Seicenteschi" finendo per trattare il Barocco a tutto tondo con saggi anche prestigiosi ma che non hanno costituito che assai raramente negli ultimi numeri un approfondimento su prodotti librari esclusivamente custoditi all'Aprosiana e vanamente cercati sì da essere richiesti poi piuttosto che da accademici italiani da autori stranieri specie statunitensi come nel caso di Isabella Sori la scrittrice alessandrina della cui opera un rarissimo esemplare si trova proprio nella Biblioteca di Ventimiglia, naturalmente nel Fondo Antico. L'indugio delle ultime copie di "Aprosiana" su tematiche fluorescenti ma trattate anche in altre sedi ha finito per demotivare la pubblicazione di rarità assolute custodite all'Aprosiana come nel caso del misterioso scrittore siciliano Antonino Merello Mora di cui solo all'Aprosiana si conserva l'Opera Omnia e che mi posso vantare di aver riscattato dall'oblio ( sia su "Aprosiana" che su questo sito informatico di Cultura-Barocca). Ma nemmeno questo è il punto = come ho cercato di scrivere in questa mia ultima opera, ritengo importante, a stampa L'Aprosiana Sconosciuta del 2008 il senso originario dei "Quaderni dell'Aprosiana" ideati da me con Gaspare Caramello, Carlo Canzone, Mario Damonte era di recuperare quello che G. Rossi male e frettolosamente aveva interpretato in merito sia ai Fermenti Letterari del '600 in Ventimiglia e dintorni che come qui si vede in rapporto all'opera di Domenico Antonio Gandolfo -di cui la "Letteratura Italiana" dell' Einaudi curata da A. Asor Rosa recepì in forza dei miei studi la portata - come qui si vede - di grande bibliotecario ma anche autore agostiniano di prim'ordine e cosa basilare catalizzatore dei dispersi letterati liguri ponentini del '600 intorno alla Biblioteca Aprosiana = e non si dica che furono solo personaggi secondari, tra tanti nomi basti citare un autore discusso all'epoca ma esaltato giustamente da quel colosso della cultura che fu Ludovico Antonio Muratori vale a dire "Teofilo Rainaudo, Raynaud di Sospello"