VEDI IL TESTO DIGITALIZZATO DELLE "LIBIDINI DELL'INGEGNO" DEL MINOZZI (CON INDEX) = UNA PECULIARITA' DELLA PRODUZIONE DEL MINOZZI "L'ELOGIO DEL VINO DI MONTEPULCIANO " SI' DA DIRE MONTE PULCIANO NASCONDE (PER COSI' DIRE) UNA VINEGIA; LA QUALE NON NELL'ACQUE, MA NEL VINO HA FONDAMENTO (LA PASSIONE APROSIANA PER LA CULTURA DEI DEIPNOSOFISTI DI ATENEO CIOE' DEL DIBATTITO ERUDITO INTORNO AD UNA TAVOLA BEN IMBANDITA COSTO' AD APROSIO UNA MAI DA LUI DIGERITA CONSIDERAZIONE DI SUOR ARCANGELA TARABOTTI DURANTE LA LORO POLEMICA GIOVANILE E VENEZIANA SU FEMMINISMO/ANTIFEMMINISMO VISTO CHE LA COMBATTIVA RELIGIOSA LO DEFINI' "...PREDICATORE DELLE GLORIE DEL VINO, CONFESSORE DEI BUGIARDI E MECENATE DEGLI UBRIACHI...") = TUTTAVIA ANGELICO NEI MOMENTI IN CUI OBLIAVA SIFFATTA AGGRESSIONE NON TRASCURO' LA SUA PASSIONE PER LA BUONA TAVOLA E VEROSIMILMENTE, ANCHE QUAL RISPOSTA AL MINOZZI, INFLUENZO' - POSTERIORMENTE E PER MOTIVI IN QUALCHE MANIERA "PATRIOTTICI" (NUSQUAM BENE NISI IN PATRIA) MA ANCHE DI QUALIFICAZIONE AMBIENTALE DEL PONENTE LIGURE E DI VENTIMIGLIA IN PARTICOLARE IN NOME DELL'OTIUM NEGOTIOSUM DI CLASSICI ED ERUDITI (LEGGI CON ATTENZIONE ANCHE IN MERITO ALLO "CHAMPAGNE" E ALLO SCACCHI NEL
CONFRONTO CON DON PERIGNON SOPRA IL MEDAGLIONE CON INCISA L'IMMAGINE DI PIER FRANCESCO MINOZZI (INTIMO DI ANGELICO APROSIO OLTRE CHE SOSTENITORE DELLE SUE INIZIATIVE, IN PRIMIS L'EREZIONE IN VENTIMIGLIA DELLA "BIBLIOTECA APROSIANA" E ATTIVO MEMBRO DELL'ACCADEMIA GENOVESE DEGLI ADDORMENTATI ove diede saggi a voce delle sue LIBIDINI DELL'INGEGNO che si vedon qui digitalizzate con una CONCLUSIONE DEDICATA ALL'ELOGIO DI MONTEPULCIANO E DELL'AMICO APROSIO) DAL VOLUME DI GIAN FRANCESCO BONOMI, IL PARTO DELL'ORSA. IDEA IN EMBRIONE DI GIOVANFRANCESCO BONOMI, PARTE PRIMA (E SECONDA), BOLOGNA, PER GLI HEREDI DI EVANGELISTA DOZZA, 1667 [VOLUME IN 12°, DI CUI SI E' AVUTA LA SEGNALAZIONE E LA RIPRODUZIONE GRAZIE AL SIGNOR RENATO GIULIETTI RESPONSABILE DEL SETTORE CULTURA DEL COMUNE DI MONTE SAN SAVINO (PROVINCIA DI SIENA: CHE COSTITUI' UN MOMENTO SIGNIFICATIVO NEL CONTESTO DELL'IMPORTANTE SOGGIORNO TOSCANO e soprattutto di quello a SIENA (VEDI INDICE DELLE VOCI) dell'erudito ventimigliese ANGELICO APROSIO che tra tante altre cose MINOZZI IN QUALCHE MODO FORGIO' CULTURALMENTE inducendolo (oltre che a far propri tanti interessi sapienziali -se vogliamo- pure a crearsi quella fama di "POETA" MA NEL SENSO DI BIZZARRO E POLEMICO che gli avrebbe anche nuociuto e che in fondo il MINOZZI AVEVA GIA': COME SI DEDUCE DA QUESTA SUA POLEMICA CON UN PREDICATORE REGISTRATA DA APROSIO NEL CAP. 40 DELLA GRILLAIA: polemica non da poco e con accuse da cui si difese con successo ma che FECE SFIORARE AL MINOZZI L'ACCUSA ALL'EPOCA TEMIBILE DI ERETICO) anche ad una visione alternativa in merito a DUE QUESTIONI EPOCALI = IL DIBATTITO SULLA STREGONERIA E QUELLO SULLA CONDIZIONE DEGLI EBREI considerazioni che in sintonia ad esperienze personali o ad altre considerazione sul gradualmente scoperto non senza raccapriccio
TESTO ED INFORMATIZZAZIONE MULTIMEDIALE A CURA DI BARTOLOMEO EZIO DURANTE CLICCA QUI PER RITORNARE ALLA HOME PAGE DI "CULTURABAROCCA" VOCE BIBLIOTECA APROSIANA
QUESTO ELOGIO DEL
VINO MOSCATELLINO DEL "PONENTE LIGURE" DA PARTE DI ANGELICO APROSIO.
*****************"Senso della vita di cui qui si parla"*****************
avrebbero gradualmente, seppur attraverso tanti pensamenti più o meno esplicitati, indotto Aprosio a districarsi, anche nelle sue opere ma soprattutto nel contesto di private correlazioni intellettuali, su OGNI FORMA DI EMARGINAZIONE e non casualmente ad analizzare, non senza pregiudizi ma anche con visioni imprevedibilmente lungimiranti per un uomo del '600 dopo la giovanile misoginia peraltro quasi obbligata per inserirsi nel mondo erudito ipocritamante certo ma, quasi per obbligo di sanzioni favorevoli, anche istituzionalmente maschilista onde adeguarsi alle direttive censorie di Stato e Chiesa,
il delicato quanto epocalmente periglioso tema del SESSO IN TUTTE LE SUE ESPRESSIONI, SIA QUELLE AL SUO TEMPO RITENUTE LECITE QUANTO QUELLE GIUDICATE ILECITE E PECCAMINOSE].
RENATO GIULIETTI HA STUDIATO A FONDO PIER FRANCESCO MINOZZI E PER QUESTO SI E' RITENUTO GIUSTO, ATTESO CHE NE OFFRE UNA ESAURIENTE ANALISI STILISTICO-LETTERARIA, CITARNE UN SAGGIO EDITO SU "COMUNE 2000" (PERIODICO TRIMESTRALE D'INFORMAZIONE DEL COMUNE DI MONTE SAN SAVINO), IV, 1-2, PP.7 - 8
DAL TITOLO NEI VERSI DI PIER FRANCESCO MINOZZI LETTERATO SAVINESE DEL XVII SECOLO, LE LODI DI MATTIAS DE MEDICI E DI MONTE SAN SAVINO (ARTICOLO CORREDATO DI DUE IMMAGINI ANTIQUARIE EFFIGIANTI APPUNTO MATTIAS DE MEDICI E MONTE SAN SAVINO).
CERTAMENTE IL MINOZZI, QUALE INTIMO DELL'APROSIO, SI SEGNALO' SOPRATTUTTO PER LA STESURA DEL CANZONIERE ENCOMIASTICO DELLA BIBLIOTECA APROSIANA (PERALTRO CANZONIERE QUI INTEGRALMENTE DIGITALIZZATO) TUTTAVIA, IN FORZA DELLA SUA PRODUZIONE TANTO STERMINATA QUANTO FRAMMENTATA IN UNA MIRIADE DI INTERVENTI, ALLA MODA DELL'EPOCA NON MANCO' MAI DI SCRIVERE QUALCHE COSA IN LODE DELLE TANTE OPERE APROSIANE.
E PER PRIMA MERITA DI ESSER CITATA LA COMPOSIZIONE LIRICA IN LATINO POSTA A POETICA INTRODUZIONE DELLA SFERZA POETICA CHE, SE NON PER I TEMPI DI PUBBLICAZIONE MA PIUTTOSTO PER QUELLI DI COMPOSIZIONE, E' DA REPUTARSI LA PRIMA VERA OPERA DELL'APROSIO.
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PIER FRANCESCO MINOZZI
come appena si è scritto fu autore di questo
CANZONIERE CELEBRATIVO
PER L'EREZIONE DELLA
"BIBLIOTECA APROSIANA"
un canzionere che decrittato e decifrato rivela il senso ultimo della
BIBLIOTECA APROSIANA COME "TROMBA DELL'ALTRUI GLORIE E SUBLIME CONTENITORE CHE TRAMANDA ALL'ETERNITA'"
[ Aprosio e Minozzi molto avevano in comune anche i tormenti per un graduale incupimento di fronte alla scoperta precarietà della vita resa eclatante da tanti drammi epocali e non a caso Pier Francesco Minozzi fu autore accademico di questo sarcastico commento -salvato dalla dispersione proprio grazie al "Ventimiglia"-
sulla fragile condizione della vita nel tempo anche dei ceti dominanti e abbienti del '600 nonostante i grandi ed ingiusti privilegi di cui godevano
Pressoché anticipando il concetto che guerre, banditismo organizzato e non, criminalità, lotte di religione, caccia alle streghe, persecuzioni razziali ma soprattutto carestie e in primis terribili epidemie - le quali oramai nemmeno i ricchi e i presuntuosi nobili più potevano evitare come accadde nel '500 a scapito dei ceti umili- che il poeta Cesare Giudici condensò entro la raccolta poetica La bottega de' chiribizzi specie nel sonetto stampato ma circolato anche manoscritto per il momentaneo successo riscontrato ed intitolato Orologio Solare in un muro d'un cacatoio ove finì, con la terzina finale ( per ammonire tutti ma specie i potenti e gli altezzosi ma pure i ricchi (convinti di poter ottenere tutto o quasi col denaro anche la vita eterna sulla Terra come -ma al pari d'altri e spendendo autentici patrimoni- sperò certo vanamente di poter fare Maria Cristina di Svezia che, con altri prodotti ancora, fece cercare la "Fonte dei Giovani" e la "Fonte dell'Eterna Giovinezza") terzina in cui emblematicamente poetò Che al Tempo corruttor tutto è soggetto, / E ch'al tirar de l'ultima Correggia, / Ogni Cosa mortal, non vale un Petto chissà forse -ma è solo un'ipotesi- dopo aver letto l'allora celebre
PIER FRANCESCO MINOZZI allorquando scrisse =
...Per mutar all'oggidì l'arguta domanda della feroce Tebana Sfinge (che giammai Edipo, sapendo il Fato, l' avrebbe però disvelata al prezzo che sborsar gli fu d'uopo) dell' homo di gran rango dir si puote:
"Che nasce a fatica e rischio per esser custodito da prezzolate fantesche e dipoi, crescendo in forze e con fortuna tollerando gli strali di sorte avversa, andar per via in
seggetta da vivi
a custodia di mercenari servi, e al fin del tutto, che tutto dura il balenio d'un lampo o d'un fortunale, col suon ch'accompagna la seggetta dei morti giunger all'ultima dimora per via di mascherati oranti che sol pensan a testamenti, legati, lasciti od oboli ...Fato triste anche questo, il nulla mai far senza Cerberi guardiani che per soldo fan loro Domino chi talor nell'Averno iscaccierebbero ... e per finir quindi
niun fra Voi, miei Signori, dimentichi di fidar in carte ed arte, per serbarsi il nome dal tempo, che per ogni un fra noi sì frali, sanza fallo, altrimenti destin tristo e comune è l' oblivion Letea [ da cui Aprosio, convinto dell'epocale assioma del Memento Mori e forse, contro la sua posizione di religioso, timoroso di un totale annichilimento post mortem, propone una via "laica" di fuga rifacendosi a Giuseppe Battista e riprendendo, seppur in maniera piuttosto macchinosa anche per eccesso di erudizione, un verso dell' amico poeta estrapolato dalle di lui "Poesie Meliche" ove si legge More colui che le lusinghe infide/ segue dell' ozio e dell'idalio mostro:/ una punta di penna il Tempo uccide] dacché da vero vana, a mio provato giudicio almen venendosi per malitia travisato il dire mio sì da perder quasi il buon nome a gran fatica tratto dal fango al sole, resta la Fe' che talor si pone in Fama e Onori del Mondo, li quai ratto il tempo sperde dei più dopo il compianto di men ch'una hora per qualchesiasi mortal fine: ch'Atropo crudelissima ben è lesta a tagliar le fila per via di gran sciagura [ma per sciagura Aprosio intendeva anche il cambio del vento della Fortuna, per lui esemplificato dalla tragedia di GIACOMO (JACOPO) GAUFRIDO da gran gloria decaduto sin all'oltraggio del patibolo] , di letal morbo comanco per
improvvida morte da ria man d' assassin di strada cagionata..."]