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Da una vita, per casualità forse, studio ANGELICO APROSIO: al punto che il dotto amico prof. Quinto Marini, recensendo un mio lavoro, citò una sorta di "consonanza emozionale", a volte persino espressiva, tra me ed Aprosio.
Non so se voleva essere un elogio: ma ammetto che i modi di pensare d'Aprosio mi son sempre giunti propri, anche se mi sento lontanissimo da lui per postazione ideologica e spirituale.
Fatto sta che, sulla scia di queste "consonanze", credo d'aver intuito d'Aprosio cose sfuggite ad altri: e di questo ho avuto testimonianze che non riesco davvero a dimenticare, perché fatte da due amici e soprattutto da due maestri, per quanto fra loro diversi, i presidi, che ormai purtroppo non più sono fra noi, Mario De Apollonia ed Oreste Allavena due studiosi che hanno illustrato la città di Ventimiglia coi loro scritti che purtroppo, come spesso accade, non hanno avuto dalla loro città i riscontri e le gratificazioni dovute.
Entrambi avallarono i miei lavori su Aprosio, in particolare De Apollonia vi partecipò con un'energia intellettuale che vieppiù lo rendeva luminescente a fronte di tanti giovani opacizzati dai luoghi comuni e dalle convenienze, accademiche e non.
Avevo appena vinto un concorso a cattedre per le superiori (di quelli antichi e veri, per intenderci, che si tenevano solo a Roma e falciavano migliaia di candidati): mi sentivo immortale, onnipotente, sulla scorta delle votazioni massimali che avevo preso dai tempi dell'abilitazione in poi, dopo una laurea in lettere classiche in cui solo la lode m'era sfuggita, perché non riuscivo proprio per indole ad "accasarmi" con certe "ritualità baronesche".
Nei progressi della vita (mi ero sposato ed avevo avuto una figlia) e della carriera scolastica era comunque entrato Aprosio, sulla scia di quello strutturalismo che ora ha un pò lasciato il tempo ch'aveva trovato.
Il metalinguismo, cui portava la formazione strutturalistica, mi indusse ad incentivare le ricerche su quel funambolo della lingua che era stato Aprosio: e, nel saggiare le sue esperienze.
Attraverso la lettura di tutte le sue opere, e non solo di quelle edite, ero comunque giunto ad una conclusione di fondo: Aprosio aveva sostanzialmente completato il suo programma di uomo ed erudito ma in una cosa era mancato, non era riuscito a fissare la sua amatissima biblioteca intemelia in un EMBLEMA, in uno di quei STEMMI ICONICO-FIGURATIVI completati da un MOTTO che le strutture culturali del suo tempo producevano ad abundantiam.
La domanda conseguente era se in ciò si fosse realmente impegnato, atteso che non emergecvano dagli scritti sue peculiari affermazioni!
Fu De Apollonia a farmi notare certe stranezze, quasi criptiche, nel CANZONIERE ENCOMIASTICO di PIER FRANCESCO MINOZZI posto a guisa d'appendice a fine di quel repertorio La Biblioteca Aprosiana...
1 - LA PINACOTECA DELL'APROSIANA
2 - LA REALIZZAZIONE DEL MUSEO APROSIANO: LA RESISTENZA DEL FRATE TRAGOPOGONO 3 - NUOVI DATI SULL'ICONA OD EMBLEMA DELL'APROSIANA 4 - "FUNZIONE CROMATICO - ENCOMIASTICA DELLA PINACOTECA NELLA SEDE ORIGINARIA DELL'APROSIANA 6 - LA BIBLIOTECA APROSIANA COME "MACCHINA" EVOCATRICE DALL'OBLIO DEI SECOLI 7 - LA BIBLIOTECA APROSIANA COME RAMPINO PER SFUGGIRE ALLA DIMENTICANZA