cultura barocca
INFORMAT. DURANTE

L'Enigma della Sfinge è il primo enigma della storia di cui si abbia documentazione: veniva posto dalla Sfinge all'ingresso della città di Tebe ai passanti e chi non era in grado di risolverlo veniva divorato dal mostro.
La Sfinge della mitologia greca, diversa da quella della mitologia egiziana, aveva volto femminile, petto, zampe e coda di leone ed era dotata di ali: spedita dalla dea Era per punire Tebe, la Sfinge si insediò sopra una rupe che dominava la città da dove poneva a tutti i passanti il suo enigma.
La forma più conosciuta con la quale è giunto a noi è più o meno la seguente: "Qual è l'animale che al mattino ha quattro zampe, a mezzogiorno ne ha solo due e alla sera tre?".
Un'altra variante recita:
"Chi ha una voce e quattro zampe il mattino, due a mezzogiorno e tre la sera?".
Il re di Tebe, Creonte, promise al popolo che avrebbe concesso la mano di sua sorella, Giocasta, e la corona di Tebe a chiunque avesse liberato la città dal mostro.
Edipo, che si trovò a passare per quella strada, al quesito della Sfinge rispose l'Uomo: da piccolo (metaforicamente al mattino della vita) cammina gattoni, da grande (metaforicamente al mezzogiorno della vita) cammina su due gambe e da vecchio (metaforicamente alla sera della vita) cammina con il bastone.
La Sfinge, infuriata, si gettò dalla montagna, uccidendosi, e il popolo di Tebe portò Edipo in trionfo per le vie della città.

IL MITO DI EDIPO RESO CELEBRE DALLE TRAGEDIE DI SOFOCLE
Edipo è un eroe della mitologia greca.
Laio, marito di Giocasta e re di Tebe, era afflitto dalla mancanza di un erede.
Crucciato per questa insospettabile infertilità, consultò in segreto l'oracolo di Delfi, che gli spiegò come quella apparente disgrazia fosse in realtà una benedizione degli dèi, dato che il bambino destinato a nascere dalla loro unione non soltanto l'avrebbe ucciso, ma avrebbe anche sposato la madre, essendo la causa di un seguito spaventoso di disgrazie che avrebbero provocato la rovina della casa.
Sperando di salvarsi, Laio ripudiò la moglie senza darle spiegazioni di sorta.
Ma ubriacatolo, Giocasta riuscì a giacere con lui per una notte che si rivelò fatale.
Quando nove mesi dopo la donna partorì un bambino, Laio, per evitare il compimento dell'oracolo, lo strappò dalle braccia della nutrice e gli fece forare le caviglie per farvi passare una cinghia e lo "espose" per mano di un suo servo.
Venne poi trovato da Peribea, la moglie del re di Corinto Polibo, o da un pastore che lo portò da lui.
Comunque il bambino venne allevato alla corte di Polibo, credendo di essere il figlio del re di Corinto.
Al bambino venne dato il nome di "Edipo", che in greco vuol dire "piede gonfio" a causa delle ferite che aveva nelle caviglie.
Anni dopo un nemico di Edipo, volendolo offendere, disse ad Edipo che lui non era il figlio di Polibo, ma un trovatello.
Turbato, Edipo interrogò Polibo il quale, con molte reticenze, finì col dirgli quella che non era affatto la verità.
Ma Edipo, ancora incerto, stabilì di partire per interrogare l'oracolo di Delfi e sapere chi erano davvero i suoi genitori.
Quando si recò presso il santuario, la Pizia, inorridita, lo cacciò dal santuario, predicendogli che avrebbe ucciso il padre e sposato sua madre.
Atterrito dal vaticinio, Edipo, per evitare di uccidere Polibo e di sposare Peribea, decise di non tornare mai più a Corinto e di recarsi invece a Tebe.
Durante il cammino verso la Focide, non lontano da Delfi, si imbatté in un cocchio guidato da Laio e diretto al santuario delfico per tentare di chiedere alla Pizia la liberazione di Tebe dalle calamità che la tormentavano.
Infatti a Tebe una sfinge imponeva indovinelli a chi passava e, se l'interrogato non riusciva a rispondere, lo divorava.
Vedendo il giovane sulla strada, l'araldo di Laio, Polifonte (o Polipete), ordinò a Edipo di lasciare passare il re; ma poiché quest'ultimo non si affrettava ad obbedire, infuriato, uccise uno dei suoi cavalli ed avanzò col carro, ammaccando un piede dell'eroe.
Incollerito, Edipo balzò sul cocchiere, uccidendolo con la sua lancia; Laio si trovò incastrato nelle redini dei cavalli per mano di Edipo che, gettatolo a terra e frustato i cavalli, lo trascinò nella polvere fino a ucciderlo.
In tal modo, la prima profezia dell'oracolo si era compiuta.
Alla notizia della morte di Laio, i tebani elessero re Creonte, fratello di Giocasta.
Anche Creonte non seppe come affrontare la Sfinge e quando il mostro rapì e divorò suo figlio Emone fece annunciare che avrebbe ceduto il trono e dato in moglie Giocasta a colui che avrebbe risolto l'enigma.
L'indovinello della Sfinge.
Proprio in questa occasione, Edipo giunse a Tebe dove incontrò la Sfinge.
Accovacciata sul monte Ficio, presso Tebe, la creatura figlia di Tifone e di Echidna era un mostro con testa di donna, il corpo di leone, una coda di serpente e delle ali di rapace.
Essa era stata inviata da Era per punire i Tebani irata contro Laio perché aveva rapito il fanciullo Crisippo di Pelope.
Ad ogni passante, la creatura esponeva un enigma insegnatole dalle Muse: "Qual era l'essere che cammina ora a quattro gambe, ora a due, ora a tre che, contrariamente alla legge generale, più gambe ha più mostra la propria debolezza?".
Esisteva anche un altro enigma: "Esistono due sorelle, delle quali l'una genera l'altra, e delle quali la seconda, a sua volta, genera la prima.
Chi sono?".
Ma nessuno, fra i Tebani, aveva mai potuto risolvere questi enigmi, e la Sfinge li divorava uno dopo l'altro.
Una versione, forse più antica, raccontava che ogni giorno i Tebani si incontravano nella piazza della città, per cercare di risolvere in comune l'indovinello, ma senza riuscirvi mai, e ogni giorno, a conclusione di quella seduta, la Sfinge divorava uno di essi.
Ora Edipo, che era passato da lì, dopo aver ascoltato gli enigmi della creatura, comprese immediatamente quali erano le risposte; la risposta al primo indovinello era l'uomo, perché esso cammina durante l'infanzia, a quattro gambe, poi a due, e infine si appoggia ad un bastone nella vecchiaia; al secondo, era il Giorno e la Notte (il nome del giorno (?µ??a/emera) è femminile in greco; è dunque "sorella" della notte.
La Sfinge, indispettita, si precipitò dall'alto della roccia sulla quale era appollaiata.
Oppure, fu Edipo stesso a spingerla nell'abisso.
Creonte, soddisfatto dell'impresa del giovane eroe, e soprattutto di vedere vendicata la morte di suo figlio, cedette il trono ad Edipo il quale sposò Giocasta.
La profezia si era avverata fino in fondo: il figlio aveva sposato la madre.
Dalla loro unione nacquero due maschi, Eteocle e Polinice, e due femmine, Antigone e Ismene.
Dopo un lungo felice periodo di regno, una peste si abbatté sulla città di Tebe, ed Edipo inviò Creonte a chiedere all'oracolo di Delfi la ragione di quel flagello.
Creonte ritornò riportando la risposta della Pizia: la peste sarebbe cessata soltanto se la morte di Laio fosse stata vendicata.
Edipo pronunciò allora contro l'autore di quel delitto una maledizione - condannandolo all'esilio - la quale finirà per rivolgersi contro lui stesso.
Interrogò poi l'indovino Tiresia per chiedergli chi fosse il colpevole.
Tiresia, il quale, attraverso le sue facoltà divinatorie, conosceva tutto il dramma, tentò di evitare la risposta, dimodoché Edipo si immaginò che Tiresia e Creonte fossero gli autori del delitto.
Si accese dunque una disputa fra Edipo e Creonte.
Allora Giocasta mise in discussione la chiaroveggenza di Tiresia, e a prova di questo mise la profezia che lui stesso aveva fatto sul figlio di Laio e Giocasta, credendo che non si fosse avverata.
Disse che invece Laio era morto ucciso dai briganti in un trivio.
Alla parola "trivio" Edipo temette di essere lui stesso l'assassino di Laio e si fece descrivere Laio e la carovana che lo portava.
Ma da Corinto arrivò un araldo, che informò Edipo della morte dell'uomo che lui credeva suo padre, Polibo.
Giocasta e Edipo credettero così che la profezia fosse stata scongiurata, ma l'araldo disse ad Edipo che in realtà Polibo non era suo padre.
Capita la situazione, Giocasta si uccise, ed Edipo si trafisse gli occhi con la spilla della moglie-madre.

L'esilio e la fine di EdipoPer qualche tempo, Creonte, ridiventato re, tenne nascosta la vicenda ma ben presto i due figli di Edipo, Eteocle e Polinice, scoperta la storia dell'incesto, chiesero al re di cacciarlo da Tebe.
Disgustato dal loro comportamento, Edipo li maledisse, predicendo loro che si sarebbero divisi e sarebbero morti l'uno per mano dell'altro.
Così l'eroe cieco, vittima dell'imprecazione pronunciata da lui stesso contro l'uccisore di Laio, prima di sapere chi fosse, solo e accompagnato da Antigone e Ismene, cominciò a peregrinare per il paese, chiedendo l'elemosina.
Edipo a Colono, accompagnato da Antigone, dipinto di Fulchran-Jean Harriet, 1798.
Dopo lunghi anni, Edipo vagò per la Grecia, fino a giungere in Attica; con le figlie arrivò a Colono nelle cui vicinanze si estendeva un bosco dedicato alle Erinni (le tre terribili dee alate che punivano con il rimorso chi turbava l'ordine morale, ma che si trasformavano nelle tre benevole Eumenidi se il colpevole si pentiva, come nel caso di Edipo), nel quale si addentrò per attendere la morte.
Mentre vagava nelle vicinanze l'eroe trovò Teseo, il quale lo confortò e lo accolse ospitalmente con le due figlie nella sua reggia.
Avendo un oracolo dichiarato che il paese che avrebbe accolto la tomba di Edipo sarebbe stato benedetto dagli dei, Creonte cercò di convincere Edipo, morente, a tornare a Tebe.
Ma Edipo, che era stato accolto ospitalmente da Teseo, si rifiutò e volle che le sue ceneri rimanessero in Attica.
Poiché aveva saputo che la fine gli sarebbe stata annunciata da tuoni e da fulmini, al primo tuono fece chiamare Teseo, che lo raggiunse nel pieno del temporale scatenato da Zeus.
Sotto la pioggia, Edipo giunse nei pressi di un abisso; qui alcuni gradini di bronzo conducevano agli Inferi.
Edipo si sedette, si tolse gli abiti sporchi, si fece lavare e vestire dalle figlie e con loro intonò il lamento funebre.
Appena terminato il canto, si sentì la voce di un dio che chiamava Edipo.
Subito dopo risuonò un altro tuono, così forte che Teseo si coprì la faccia col mantello.
Quando tolse le mani, Edipo era scomparso per sempre.
Bibliografia
Pierre Grimal, Mitologia, Garzanti, 2005, ISBN 88-11-50482-1
Renato Caporali-Daniele Forconi, I miti greci, Giunti, 2005
Edi Minguzzi, Miti e archetipi, Casa editrice G.
D'Anna, Messina-Firenze
[L'IMMAGINE = Edipo e la Sfinge, = E' TRATTA DA da un'illustrazione del 1879 da Stories from the Greek Tragedians di Alfred Church] [Fonte "Wikipedia" - enciclopedia on line]




*********PIER FRANCESCO MINOZZI*********
ERUDITO E LETTERATO SEICENTESCO DI
MONTE SAN SAVINO

2. - ANGELICO APROSIO:
UNA
"VITA AL LIMITE"
DELL'ERUDIZIONE

VEDI IL FONDAMENTALE INCONTRO CON
PIER FRANCESCO MINOZZI
E LA SCOPERTA DI
"CRITTOGRAFIA - NUMEROLOGIA - EMBLEMI - EMBLEMATICA - PSEUDONIMIA"

"SULL'ARGOMENTO FURONO MOLTEPLICI GLI INTERESSI ED I FUTURI AGGIORNAMENTI APROSIANI FRA CUI QUELLI SUL DISCUSSO BENEDETTINO"
ANDREA ALCIATO - OTTO VAENIUS ALIAS OCTAVIO VAN VEEN - GIULIO CESARE CAPACCIO - CESARE RIPA - ADRIANO GIUGNI - JACOB CLATZ (CLAZTIO - CLATZIO) - NICOLAUS REUSNERUS

3. - ANGELICO APROSIO
UNA SCRITTURA CIFRATA ALLA BASE INTERPETATIVA DELLA SUA BIBLIOTECA:
INFLUSSI DELLA
STEGANOGRAFIA
IDEATA FRA TIMORI E TREMORI DALL'ABATE
GIOVANNI TRITEMIO

3. - ANGELICO APROSIO E PIER FRANCESCO MINOZZI
DI
INTERAZIONI FRA POLIMATE ED ERUDITO, FRA POLIMATIA ED ERUDIZIONE
VEDI IL MAGISTERO DI
***JOHANN VON WOWERN DI AMBURGO****

3. - ANGELICO APROSIO ED IL "CAPOLAVORO" DI PIER FRANCESCO MINOZZI
DI
LE LIBIDINI DELL'INGEGNO
TESTO EDITATO SOTTO LA SUPERVISIONE DI APROSIO
"DOPO LA RECIPROCA FREQUENTAZIONE DELL'ACCADEMIA DEGLI ADDORMENTATI DI GENOVA IN CUI GRAN PARTE DEL FUTURO LIBRO FU LETTO NELLE ADUNANZE"
TESTO QUI DIGITALIZZATO CON
"UNA NOTA DI ANGELICO APROSIO"
E SOPRATTUTTO UNA SIGNIFICATIVA
LETTERA SCRITTA DAL MINOZZI ALL'ERUDITO VENTIMIGLIESE, ANCHE PER COMMEMORARE IL MATEMATICO NICCOLO' AGGIUNTI

3. - ANGELICO APROSIO ED UNA
LETTERA EMBLEMATICA
DI
PIER FRANCESCO MINOZZI
VEDINE IL PROCEDERE GIOCOSO E CRIPTICO
DAGLI ENIGMI DEL LATINO SIMPOSIO
NELL'INTERPRETAZIONE DI GIOVANNI CASTIGLIONI
AGLI INTERROGATIVI SULLA GENERAZIONE DELLA TIGRE SECONDO LA
DE POLYMATHIA... DI JOHANN VON WOWERN

3. - ANGELICO APROSIO ED ALTRE FORME DI SPERIMENTALISMO LINGUISTICO,
VEDI QUI:
IL SUO RAPPORTO ERUDITO E INTELLETTUALE
CON LA BIZZARRA E DISCUSSA OPERA LETTERARIA DI
***LUDOVICO LEPOREO***

24. - APROSIO PREDICATORE
GLI INSEGNAMENTI RICAVATI
STRUTTURATO SUI PARAMETRI DI UN VECCHIO SCONTRO TRA P. F. MINOZZI ED UN PREDICATORE GENERALE IN MONTE SAN SAVINO
ALLO SCOPO DI TENERE IN CHIESA INNANZI AI FEDELI DELLE ORAZIONI SACRE CHE NON SIANO INUTILMENTE MOTIVO DI SCANDALO E DISCORDIA

25 - CANZONIERE ENCOMIASTICO DELLA BIBLIOTECA APROSIANA
COMPOSTO DALL'ERUDITO AMICO D'APROSIO PIER FRANCESCO MINOZZI


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