cultura barocca
NEL TESTO SOTTOSTANTE ..LA MASCHERA E IL VOLTO PER SCRIVERE DI TEMI DELICATI E/O VIVERE CONTROCORRENTE.." - ANGELICO APROSIO IL VENTIMIGLIA ERA A SUO MODO MAESTRO DELLO SCRIVERE IN MASCHERA, SOTTO PSEUDONIMI, PER ENIGMI O CRITTOGRAFIA - IN QUESTI ALTRI COLLEGAMENTI TRA MORALE, RELIGIONE, CONVENZIONI SOCIALI E DIRITTO INTERMEDIO, = UNA MASCHERA PER GODERE... UNA MASCHERA PER UCCIDERE... UNA MASCHERA PER VIVERE ED ANCORA " ... UOMINI E DONNE MAI TRAVESTITI E TRA LORO SEMPRE BEN RICONOSCIBILI PER ABITO, ACCONCIATURE, CALZARI ... " [QUESTO IN TEMPO DI CARNOVALE: QUANTO ERA GENERALMENTE CONDANNATO IN PERIODI DI FESTE E VEGLIE ] ... "MASCHERARSI DI DONNE NON PER LIETI SVAGHI DI CARNEVALE MA PER FAR PECCATI SPECIE DI LUSSURIA NELL'OMBRA ... " Testi leciti e proibiti: dal "pregiornalismo" degli Acta Diurna Populi Romani alla preletteraria "Cronaca" dei sec. XVII e XVIII - cenni di polemismo femminismo-antifemminismo e il caso della letterata Margherita Sarrocchi/Sarocchi (Sarrocchia) per cui Giano Nicio Eritreo, pur ne celebrò le qualità intellettuali e poetiche, non mancò di menzionare giudizi velenosi di letterati avversari come quello che Lei " fu uomo tra le donne e donna fra gli uomini ".

La necessità di affrontare temi a rischio in veste anonima o clandestina e non sempre esponendo il proprio vero nome divenne una costante nel tormentato periodo dell'età intermedia sulle cui ambiguità e pericolose contraddizioni scrisse Torquato Accetto un libro tanto importante quanto a lungo dimenticato come il Della dissimulazione onesta ( era per esempio un aspetto grave di quest'epoca il legittimato "Ricorso alla Denunzia Segreta nell'Urna Lignea" -sistemata in luoghi di notoria pubblica frequentazione- avverso "criminali" di ogni sorta cui si ricorreva più spesso che ad una "denunzia in chiaro" sia per evitare ritorsioni violente d'altrui vendette che sfide a duello che ancora l' infamante accusa d'esser calunniatori : purtroppo attraverso la delazione segreta si finirono -nel proliferare dell'uso delle "Lettere Anonime"- per portare a termine vendette private sia contro semplici nemici personali quanto anche contro scrittori e pure detentori di libri proibiti).
Siffatta situazione indusse molti scrittori a prendere le dovute precazioni in caso di "libri pericolosi" e -a prescindere da quello arcinoto di Galileo Galilei- qui si citano a titolo esemplificativo alcuni casi di autori che, scrivendo senza celarsi dietro una maschera ne pagarono il fio = come Giordano Bruno in merito alla cui esecuzione A. Aprosio assunse tante notizie dall'amico ormai vecchio Kaspar Schoppe che fu l'ultimo ad udire le parole del filosofo ed ancora il temutissimo e dannatissimo autore dello Zodiacus Vitae Palingenio Stellato (il cui fittizio nome nemmeno voleva celare le notissime generalità) per giungere a Ferrante Pallavicino la cui vicenda tragica dovette segnare a fondo emotivamente A. Aprosio peraltro sempre impressionato dall'intransigente autorità del Nunzio Apostolico Francesco Vitelli colui che -con altri autori giudicati eretici ed apostati- perseguì tale autore) = e così qual espediente non banale per non incorrere in gravi rischi scrivendo contro personaggi influenti o oubblicando, sotto la propria vera onomastica, argomenti proibiti, piccanti se non eretici ed anticlericali od avversi al governo laico come sopra si legge, si ricorse da molti, tra scritture segrete e nomi svelati per enigmi, all'uso della pseudonimia e quindi dello scrivere in maschera. APROSIO [ che avendo avuto fama di "Poeta" nel senso critico di "Spirito Bizzarro" aveva a sua volta composto tante opere sotto svariati pseudonimi o tramite altre forme enigmatiche(vedi qui) oppure dati gli argomenti talora scabrosi od a rischio de censura nella parte II dello Scudo di Rinaldo da me recuperato parzialmente aveva progettato di scrivere in MANIERA CIFRATA COME SI EVIDENZIA IN QUESTA PARTE DEL MANOSCRITTO DELLO STESSO SCUDO ELENCANDO LE LETTERE DELL'ALFABETO CON I CORRISPONDENTI SIMBOLI CHE AVREBBERO DOVUTO SOSTITURLE NEL CONTESTO DI UN MESSAGGIO SEGRETO ], si era tanto immedesimato in questo "giuoco delle illusioni" da redigere due opere (in pratica l'una continuazione dell'altra) per svelare le identità di altri autori nascoste sotto i più svariati pseudonimi = La Visiera Alzata.... e la Pentecoste.... = i casi emblematici di Hippolito Filarete , di Gerardo Diceo e di Ernando Tivega].
Era questa un'opzione destinata a rivelarsi abbastanza efficace per evitare i rischi -in grado di portare l'autore di rimpetto all' Inquisizione- sia del "Libro Proibito dall'Indice" e giudicato indegno della concessione dell'imprimatur quanto delle "Pubblicazioni sub suspicione": e si può anche scorrere un elenco della tipologia di tali pubblicazioni "a rischio" tra cui primeggiavano i casi delle pubblicazioni e dei manoscritti sotto la specie dei libri illeciti, eretici, blasfemi ecc., dei libri dannati e maledetti, dei "Libelli Famosi" (satire contro i potenti, Pasquinate, cartelli e lettere di sfida ecc.), dei Libri di Magia (e di quelli redatti in merito al sempre complicato dibattito sui Libri Alchemici) = si analizzino poi i casi particolari (qui digitalizzati e in parte proposti) di alcuni libri osceni e lussuriosi come la Puttana Errante e la Zaffetta (atteso il collegamento sostanziale del "Trentone" alias "Trentuno" con l'orribile costumanza dello stupro di guerra - stupro etnico - stupro collettivo - stupro di gruppo) ed ancora dell' Alcibiade Fanciullo a Scuola attribuito a Padre Antonio Rocco (clamorosamente perseguito per il suo supposto elogio dell' omosessualità) = contestualmente visualizza l'edizione critica delle opere di Arcangela Tarabotti a difesa delle donne e di contenuto avverso al maschilismo imperante = La Semplicità Ingannata alias La Tirannia Paterna e quindi l'Inferno Monacale.
Quante pene abbia dovuto affrontare Arcangela Tarabotti lo si legge ai collegamenti appena segnalati = del resto nell'imperante misoginia scritti a difesa delle donne composti da una donna e per di più da una Suora erano veramente un atto di estremo coraggio: ma altro ed ancor più periglioso si andava prosepttando e dibattendo data la comparsa dei primi esili prodotti, qualcosa di cui gli autori o meglio le autrici che ne scrissero davvero dovettero celarsi dietro una maschera...vale a dire
********scritti erotici dai contenuti omosessuali, saffici e/o lesbici erano realmente un rischio mortale per l'autrice di cui si fosse venuto a conoscenza del nome********

Angelico Aprosio (che pure era al corrente di pubblicazioni seicentesche dedicate alla formazione delle donne = giova qui citare la digitalizzata
Ginipedia Overo Avvertimenti Civili per Donna Nobile
di un autore di cui Aprosio citò le opere pur non utilizzando qui espressamente i contenuti di questa: vale a dire Vincenzo Nolfi : la scelta aprosiana può anche dipendere dalla ragione che preferisce in siffatto contesto alludere non ad opere didattiche ma a scritti di intrattenimento ed evasione) nell'ambito delle sue molteplici investigazioni segnalò e commentò in un suo passo letterario parecchi di quelli che riteneva
libri leggibili da tutti (uomini e donne = vedi elenco) ma era ben consapevole del peso estremo che andava assumendo la letteratura erotica e libertina ai suoi tempi cui si andavano accostando alcune donne di cultura.
A prescindere dalla "femminista" Tarabotti "il Ventimiglia" era però andato assumendo consapevolezza a differenza di altri che il "mondo cambiava" anche nel contesto della Chiesa stessa = sulla scia del caso clamoroso di "Suor Angelique De La Motte ritenuta Ermafrodita" e forse anche per conoscenze nuove e più intime che aveva acquisito sia come Vicario della Santa Inquisizione sia in base a quanto constatato al tempo in cui quale Vicario Generale della Congregazione Agostiniana della Consolazione (quando con personale sgomento aveva dovuto seguire l'iter per l'applicazione della Bolla di Soppressione dei piccoli Conventi: spesso in condizioni così disastrate che i religiosi pur di conservare i privilegi non mancavano di arrangiarsi in ogni modo anche esagerando dietro compenso nel concedere a veri e propri criminali il "diritto d'asilo") doveva esser giunto al limite di una rivisitazione di tante sue pregresse considerazioni sulla realtà della vita claustrale: al segno di condividere sorprendentemente certe postazioni dell'oramai defunta A. Tarabotti e al punto -ritenendo che le Monacazioni Forzate potessero indurre donne non portate alla vita religiosa a scelte sessuali a rischio od a comportamenti omosessuali se non a vere e proprie forme di frenesia e ossessione- di esprimersi apertamente specie in età matura contro l'uso della "Costrizione a farsi Monache contro la propria volontà e predisposizione" coniugando siffatte sue osservazioni con una accusa coraggiosa quanto decisa contro le Famiglie che spesso per non dividere i patrimoni obbligavano le figlie (ma anche i maschi) a scegliere senza vocazione la via del convento.
E se la Chiesa mutava era inevitabile che mutasse la Società e con essa la condizione delle Donne la cui avanguardia ideologica ed intellettuale ma anche esistenziale -ben lo sapeva- era in gran parte costituita da donne erudite, intellettuali e poetesse tra cui sempre era crescente il numero di quelle che -per usare un termine allora consueto- ""con ardore vivevano ed opravano al limite", vieppiù desiderose di non piegarsi ai livelli della subordinazione al "sesso forte" ma anche desiderose tanto di partecipare della cultura dello stesso quanto di condurre un'esistenza per nulla dissimile = e tra queste Angelico Aprosio menzionò seppur senza particolari osservazioni MARGHERITA SARROCCHI: forse egli riteneva di rimandare ogni considerazione al giudizio che ne stese Giano Nicio Eritreo, come qui si legge sotto l'effigie della poetessa che, pur celebrandone le qualità intellettuali e poetiche, non mancò di menzionare giudizi velenosi di letterati ed avversari come quello che Lei " fu uomo tra le donne e donna fra gli uomini " (pag. 260, righe 9 - 10) ed ancora ricordando -pur tra dubbi personali- come molti la giudicassero malamente sotto la specie del comportamento dicendosi che "...in quanto a pudicizia ella godeva della fama [pessima] riservata alle poetesse, alle musicanti, alle cantanti ed attrici ed a tutte quelle che si volsero alle arti della pittura e della scultura tralasciando quelle della lana e della conocchia..." (pag. 261, ultime 7 righe): ed era costei solo un esempio dell'esistenza di donne quantomeno discusse sotto il lato esistenziale e morale, e magari, senza dover rifarsi ad un personaggio sospeso tra storia, leggenda, mistero ed orrore come la Contessa Erzbeth Bathory, per evidenziare una figura di "donna al limite" bastava citare colei che sarebbe diventata la "Basilissa" o se si vuole la "Signora di Roma" vale a dire l'ex Regina di Svezia Maria Cristina in merito alla quale era corrente, per quanto scandalosa, l'opinione che, nella sua smania di vivere ed esperimentare, nemmeno mancasse di concedersi anche all'amore per le donne = e non erano voci soltanto, si trattava di constatazioni concrete basate su dati di fatto, talora celati per evitare scandali in merito ad un personaggio che non si poteva perseguire dato l'altissimo lignaggio ma che senza dubbio era
bisessuale, per alcuni ermafrodita = ma che certamente della sua omosessualità non aveva mai fatto mistero nella propria vita per così dire "fuori dalle regole".
specialmente se a tutto questo si univano certe sue scelte di vita ed in particolare la
stravaganza comportamentale
che Le procurò stupita ammirazione ma anche odi spesso celati ma senza dubbio pericolosi

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Della dissimulazione onesta è un libro scritto da Torquato Accetto.
Meditando sul
conformismo e sull’ipocrisia della società del suo tempo, l’autore si interroga su quale possa essere la risposta e la reazione dell’uomo onesto. Accetto vuole dimostrare che la dissimulazione, quando si identifica con la prudenza e non giunge alla volgare menzogna, diventa nelle mani del saggio un'arma per difendersi dall'oppressione dei potenti.
Nato nel contesto della dominazione spagnola in Italia questo breve trattato fu pubblicato a Napoli nel 1641 e rapidamente dimenticato. Il libello fu riscoperto da Benedetto Croce all’inizio del XX secolo.
Probabilmente nativo di Trani, Torquato Accetto visse ad Andria e fu in relazione con la cerchia del marchese Giovanni Battista Manso, il mecenate napoletano che fu amico e biografo di Torquato Tasso nonché fondatore dell'"Accademia degli Oziosi".
Scrisse varie rime, nelle quali evidenziò la sua delicata coscienza morale e il breve trattato Della dissimulazione onesta: nato nel contesto della dominazione spagnola in Italia, fu pubblicato a Napoli nel 1641 e rapidamente dimenticato.
Il libello fu poi riscoperto da Benedetto Croce all'inizio del XX secolo.
La "dissimulazione", tematica al centro dei dibattiti all'epoca, non è, per Accetto, sinonimo di menzogna, ma invito al raccoglimento e alla cautela.
L'analisi di Accetto pone la questione, da un piano di politica spicciola, su un piano di accurata indagine morale: l'autore differenzia la simulazione, moralmente riprovevole perché viziata da intenzioni cattive, dalla dissimulazione, che invece pareva all'Accetto l'unico rimedio per difendersi da una società pullulante di simulatori e per trionfare delle proprie passioni.
La ricetta però per risultare vincente richiede una onestà di animo e un buon equilibrio [tratto da "Wikipedia"].

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