G. B. Spotorno nella sua Storia Letteraria della Liguria, parte quarta, tomo V dedicò ad Angelico Aprosio "il Ventimiglia" questo paragrafo (vedi) citando ma senza particolari approfondimenti l' erezione in Ventimiglia presso il Convento degli Agostiniani la Biblioteca da lui raccolta e che da lui prese il nome. [ SCIPIONE (NOME COME SOPRA LEGGESI QUASI CERTAMENTE FITTIZIO PER SCELTA DEL NAVONE O PER VOLERE DEI DUE VENTIMIGLISI CHE LO ACCOMPAGNAVANO ALLA VISITA DELLA CITTA' ) COME SI E' DETTO FU QUASI DI SICURO IL PRIMO, CONSERVATORE O RESPONSABILE NOTO DELLE RACCOLTE LIBRARIE DELL'APROSIANA DOPO LA SOPPRESSIONE DEL CONVENTO AGOSTINIANO DI VENTIMIGLIA E L'ASSEGNAZIONE SECONDO I DETTAMI FILOFRANCESI DELLA BIBLIOTECA APROSIANA ALLA GESTIONE DEL COMUNE DELLA CITTA'
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Tra i non specialisti ma i descrittori di luoghi cioè gli scrittori-eruditi viaggiatori è da citare poi il Bertolotti che nella descrizione di un suo "Viaggio per la Liguria Marittima" (vedi Indici) -Bertolotti che fu piuttosto attento anche alla monumentalistica ed ai reperti di romanità in Liguria concesse come qui si vede peso prioritario alle strutture museali e conservative di Genova pur con qualche interessante valutazione anche per l'estremo Ponente Ligure con una menzione a proposito della Biblioteca Aprosiana che allude già nell'espressione alla decadenza della struttura "La già celebre bibloteca Aprosiana in Ventimiglia è come una memoria di tempi migliori".
Per quanto espresse in un'opera assai inferiore per mole e qualità rispetto a quella sopra trattata e digitalizzata del Bertolotti in merito ad alcuni aspetti della storia e dell'ambiente del Ponente di Liguria talora son forse preferibili le affermazioni pressoché contemporanee di Giacomo Navone che in una sua operetta (Passeggiata per la Liguria Occidentale fatto nell'anno 1827...) entro la qui digitalizzata Lettera XIII trattante Ventimiglia [che raggiunge e visita dopo essersi incontrato in prossimità del fiume/torrente Nervia -stampato erroneamente Norcia- dopo essersi incontrato con due ventimigliesi che lì lo aspettavano "...Scipione e Torquato... (manca il cognome di entrambi ma gli stessi nomi sono spurii anche se per quanto si legge deva trattarsi di cittadini di rango) da lui ...definiti carissimi amici miei... " ( Il Navone era sulla riva orientale del Nervia e per giungervi aveva seguito la strada costiera mentre i due che lo attendevano Scipione certamente di Ventimiglia, Torquato verosimilmente di area più occidentale, stavano sulla riva
occidentale: mai sapremo se vista la carenza di un ponte per congiungersi guadarono il fiume o si valsero dell'opera di un traghettatore per accedere al futuro sito archeologico di Nervia ancora prebenda episcopale ma all'epoca ancora soprattutto base di importanza strategico-viaria donde procedere alla volta di Ventimiglia )]. Il NAVONE [più o meno direttamente rifacendosi a GLI EVENTI DEI TEMPI NUOVI peraltro connessi alla repubblica rivoluzionaria ligure di cui quanto prima qui si pubblicheranno gli Annali della repubblica ligure dall''anno 1797 a tutto l'anno 1805 stesi da Antonio Clavarino (vedi anche ad integrazione di questa massa di documenti la "LEGGE DELLA REPUBBLICA LIGURE DEL 1799 e ad ulteriore testimonianza di siffatte normative l'"ARTICOLO 1 DI UN MANIFESTO DI NAPOLEONE I DEL 1810") = atti tutti che guidano alle
scelte anticlericali con la soppressione di Ordini religiosi
come quella degli AGOSTINIANI poi potenziate dalle opzioni centraliste a pro di Genova di Napoleone Bonaparte che si concretizzarono nella fortunatamente incompiuta e incompleta operazione "Semino" o "Semini"]
evidenzia come questi interventi rivoluzionari- illuministici seguiti dalle opzioni bonapartistiche avrebbero ulteriormente impoverito la Biblioteca Aprosiana di Ventimiglia in effetti dal fondatore eretta come una struttura librario-museale alla stregua di una Wunderkammer
ed in questo caso a titolo di lapide su una storia gloriosa degradata con la cacciata degli Agostiniani dal convento e quindi dalla cura della "Libraria di Angelico Aprosio possono valere le considerazioni fatte allo scrittore Giacomo Navone, durante una sua visita di questi alla città di Ventimiglia e naturalmente alla Biblioteca di Ventimiglia da Scipione unico Conservatore noto post rivoluzionario dell' Aprosiana che a pag. 170 in fine e soprattutto
a PAGINA 171
ove- nella registrazione del detto Navone- risulta affermato come la Repubblica rivoluzionaria ligure nel 1797 spedì da Genova appositi commissari alla biblioteca aprosiana che ne avrebbero le opere migliori e le più rare
(anche se in tutto questo pare sussistere un po' di confusione = sembrando riferirsi l'affermazione di Scipione alla laicizzazione della biblioteca fatta nel 1797 per volere della Repubblica ligure con la non molto posteriore spoliazione di volumi voluta da Napoleone e detta "operazione Semino/ Semini).
"Visitai primieramente -si legge comunque nell'opera del Navone- la pubblica biblioteca [all'epoca col nome originario di Biblioteca Aprosiana ancora sita nell'ala orientale (vedi mappa) del quattrocentesco Convento agostiniano in cui era sorta ma che -ormai degradata come dopo il Navone scrissero il Bertolotti e lo Spotorno- presto avrebbe avuta una storia diversificata dalla "Libraria"]. Scipione appunto ne custodiva le chiavi. Non vi maravigliate, mi disse, se polverosi ne vedete i volumi: passano talvolta sei mesi, che nessuno si cura di entrarvi; da ciò potete giudicare, se il desiderio di leggere, ci predomini.
AD INTEGRAZIONI DI QUESTI PERSONAGGI ATTIVI SOPRATTUTTO PER BUON PARTE DEL XIX SECOLO GIOVA QUI RAMMENTARE
LA SERIE DEI BIBLIOTECARI DELL'APROSIANA DA APROSIO ALLA CONTEMPORANEITA'
Al tempo in cui il sopramenzionato SCIPIONE disse questa frase nella "Libraria Aprosiana" era confluita (1797) per Decreto della Repubblica Ligure che incamerava allo Stato i beni religiosila biblioteca fratesca dei Minori Osservanti il cui Convento (clicca sul n. 1 attivo) era stato soppresso
(anni dopo sull'areale del soppresso Convento sarà eretto il sabaudo e strategico Forte dell' Annunziata: il patrimonio librario fratesco non era infimo ma le cose più pregiate erano le antifonarie (v.: Leandra Scappaticci, Manoscritti francescani "itineranti" della BibliotecaCivica Aprosiana di Ventimiglia, in "Aprosiana", 2008, anno XVI, pp. 32 -57) cioè ben poco a fronte di quanto portato via tempo prima = nulla poteva porre riparo ai danni patiti dall'"Aprosiana" in dipendenza dell' l'operazione di Napoleone nota come operazione Semino/Semini fu la prioriraria ragione per cui molti libri e quasi tutti i manoscritti vennero portati a Genova dove, anche se non venne realizzata la "Biblioteca Centrale" come nei suoi progetti, senza più ritornare a Ventimiglia alla fine vennero accorpati al materiale della Biblioteca Universitaria ove tuttora si trovano ma se si legge attenzione quanto scrisse il Navone sunteggiando ciò che gli disse siffatto Scipione ben si intende che la spoliazione della Biblioteca ferita non si limitò a questa opzione napoleonica ma che contestualmente, ed anche procedendo oltre dato la stato della struttura, altra forma di depauperamento -come altrove in questi anni roventi di guerre- avvenne in forza di furti ma anche del fiorente mercato antiquario che aveva preso vieppiù energia dal XVII secolo allorché si era andato affermando in maniera esponenziae e che nel territorio intemelio, tormentato da guerre e da un'amministrazione prima napoleonica e poi sabauda impegnate su ben altri fronti era andato attirando molti " operatori " -cosa che Scipione ben sapeva- cui, a prescindere dalla spoliazione di libri ma anche di oggettistica antiquaria di luoghi istituzionali come l'Aprosiana- i contadini locali, specie quelli operanti nella Piana del fiume/torrente Nervia, a fronte della miseria generale vendevano anche manufatti romani da loro variamente rinvenuti ].
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Aprosio a suo tempo ebbe dei ripensamenti sulla sistemazione infine decisa di sistemare la "Libraria" nella città natia = l'edificazione della Libraria comportò modifiche strutturali del Convento che si rivelarono alquanto laboriose anche per varie forme di opposizione specie in merito ad un frate genericamente nominato Tragopogono = costui si adoperò soprattutto in merito al trasferimento entro il Convento della Biblioteca dalla sua Prima Sede alla definitiva Seconda Sede cosa resa possibile dal contestatissimo "sopraelevamento del braccio dell' ala orientale del Convento" operazione contro cui il Tragopogono si oppose fin al punto di presentare ricorsi a molteplici autorità ecclesiastiche e non adducendo il principio dell'inalterabilità salvo eccezionali ragioni dell'architettura di qualsiasi edificio sacro.
La morte improvvisa del Tragopogono demotivò tutte queste iniziative e la realizzazione tramite "sopraelevazione del braccio" potè essere finalizzata da quel Padre Fabiano Fiorato, esperto di architettura, di cui Aprosio volle un quadro per la sua Pinacoteca con la seguente dicitura Questa è l' Effigie del Padre fu Fabiano Fiorato Promotore delle Fabriche della Libraria e del Convento fatte col di Lui Dissegno. F. Angelico
per mostrarsi grato e per conservarne la memoria lo fece ritrarre e se lo collocò alla destra.
Nel contesto di quel "Sublime Contenitore" che era, od almeno doveva essere la Libraria secondo la progettazione aprosiana, la Pinacoteca rispondeva, come parte essenziale della struttura, alle esigenze di una sorta di
"guida ermetica", per la cui funzione cui reperti, raccolte antiquarie, libri interagivano -cromaticamente e nel contempo concettualmente- col ritratto centrale dell'Aprosio, non senza barocca e se vogliamo regale magnificenza disposto centralmente circondato variamente dalle effigi dei diversi suoi sostenitori e fautori
La Biblioteca fiorì a lungo sotto la gestione di Aprosio e del successore Domenico Antonio Gandolfo: del resto se già di per se stessa era celebre come la Prima Bibiblioteca Pubblica di Liguria (vedi Indici) non poteva restare quale un monumento sapienziale statico e immutabile. Da grande bibliotecario qual era Aprosio ben sapeva che una Biblioteca per rimanere "grande" necessitava di cure e soprattutto di un assiduo "aggiornamento" cosa di cui si occupò con zelo estremo anche in tarda età cosa di cui parimenti si occupò il suo discepolo e poi successore alla Direzione cioè Domenico Antonio Gandolfo (come qui ampiamente si legge).
Attesa la cessata adesione alle polemiche letterarie del passato la sua morte di Aprosio non suscitò tuttavia immediato scalpore: anche per la lontananza dai centri culturali di rilievo quanto per la lentezza epocale in cui potevano divulgarsi le notizie attesa quella lentezza della posta nell'epoca, cosa di cui "il Ventimiglia" stesso ebbe spesso a lamentarsi
Da anni, a parte le problematiche per l'edizione di alcune sue opere inedite e l'impegno assiduo sempre rispettato verso i suoi Corrispondenti Epistolari, il frate ventimigliese viveva oramai tutto concentrato per la sua Biblioteca, spesso impegnato anche in Lavori puramente manuali date le esperienze di legatore e catalogatore.
Così la notizia della sua dipartita giunse mediata ai dotti lontani e chi ne parlò lo fece come di una perdita grave ma quale un dato privo di immediatezza: quindi senza notizie significative.
In merito alla Morte di Angelico Aprosio
le sole notizie di prima mano giungono dal suo successore alla direzione della grande Biblioteca Ventimigliese vale a dire il prediletto discepolo Domenico Antonio Gandolfoche a p. 54 di una sua opera del 1682 intitolata i
Fiori Poetici... registrò quello che doveva essere l' Epitaffio
dell'Aprosio, pubblicamente esposto su quello che con alta probabilità fu il "Primo Manifesto Mortuario a Stampa" esposto nell'agro intemelio e destinato (anche se poi il proposito non venne mantenuto) ad esser trasferito su materiale non deperibile, cioè su un' Iscrizioneda apporsi all' Ingresso della Biblioteca Aprosiana
il quale così dettava [traduzione dal latino ma vedasi qui anche l'originale latino (fine nota 11) di un "Saggio dedicato a D. A. Gandolfo]:
"L'ASSAI REVERENDO PADRE ANGELICO APROSIO, CHE GIA' FU VICARIO GENERALE DELLA NOSTRA CONGREGAZIONE, TIRO' SU DALLE FONDAMENTA QUESTA GRAN OPERA.
FU UOMO DI CANDIDI COSTUMI, D'ALTISSIMO SAPERE, UN UOMO CHE PRESSO OGNI LETTERATO DEL SUO TEMPO GODETTE D'ONORE E STIMA.
IL SUO NOME VIVRA' NEI TEMPI FUTURI, MENZIONATO COME E' IN CENTINAIA DI OPERE, PARTE SCRITTE DA LUI, PARTE DA ALTRI.
MORI' NELL'ANNO 1681, AL DI' 23 FEBBRAIO VERSO LE ORE 23, QUAND'EGLI AVEVA 74 ANNI.
QUESTO SCRISSE E FECE PORRE IN MEMORIA DI SI' GRAN MERITI IL DI LUI DISCEPOLO DOMENICO ANTONIO GANDOLFO, SPINTO DA PROFONDISSIMO AFFETTO, QUAND'ERA PRIORE DEL CONVENTO INTEMELIO, NELLO STESSO 1681".
Il Gandolfo citò molte altre volte
il Maestro ma non indugiò oltre sui possibili aspetti della dipertita de "Il Ventimiglia".
Da quanto scrisse si deduce possa esser stato stroncato da un attacco di "malaria", letale su un organismo già provato da pregressi malori, ma a prescindere dalla citazione dei manifesti mortuari, nulla il successore di Aprosio dice a proposito delle esequie se si eccettua un riferimento alla generale commozione.
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Occorre comunque dire che gli eventi storici, dalla Rivoluzione Francese al governo napoleonico (con le guerre e le tante avversità) avevano finito per impegnare la popolazione in occupzioni ben più pratica, anche di mera sopravvivenza, rispetto alla lettura e alla cultura senza dimenticare che sia lo stato sociale del territorio che quello specifico e strutturale della Libraria-Museo era stato già messo a dura prova una da oltre una cinquantina d'anni dagli eventi della Guerra di Successione al Trono Imperiale che di Ventimiglia aveva fatto un fronte di battaglia = e la Biblioteca da tempo vittima della malasorte,aveva subito danni irrebersibili allorché fu saccheggiata e depredata di tanti valori, specie delle raccolte numismatiche e antiquarie, ma anche dei quadri e di libri dati alle fiamme, ai tempi appunto della guerra settecentesca di Successione al Trono d'Austria nel corso di quella che fu detta "Battaglia di Sant'Agostino"]
Da questa litografia del 1852 si può ben vedere ancora il Convento, l'ala orientale, il sopraelevamento destinato alla Biblioteca Aprosiana (vedi un dettaglio antiquario del citato sopraelevamento del braccio) ma non si possono sottacere due eventi basilari, altre spoliazioni dovute al mercato antiquario della Libraria e quindi la diversificazione della storia tra Biblioteca e Struttura Conventuale
Come si legge in questa datata ma sempre valida PUBBLICAZIONE IN MERITO ALLA STORIA DEL CONVENTO AGOSTINIANO DI VENTIMIGLIA.= "Dopo la Restaurazione (1815), con la soppressione della Repubblica di Genova e la sua annessione al Regno Sabaudo, nella forma che si potrebbe definire la Grande Liguria delle Otto Province,
ai danni patiti dalla chiesa del convento pose rimedio il direttore del locale Seminario Giacomo Roggeri di Taggia; la chiesa fu poi trasformata (1857) dal vescovo Lorenzo Biale (fine p.530 del tomo II, dedicato anche alla Diocesi di Ventimiglia dell'opera del Semeria che tratta in 2 tomi qui digitalizzati le Diocesi di Liguria) in Parrocchia succursale della Cattedrale (sarebbe divenuta autonoma solo nel 1882 sotto il vescovo Reggio che dal 1881 si era fatto promotore di un progetto per un piano di massima ai fini della riqualificazione del complesso conventuale il cui già precario stato di conservazione era stato aggravato dalle infiltrazioni causate dalla costruzione della moderna linea ferroviaria), ma il convento non vide cessare le sue disavventure.
Dopo l'Unità italiana il governo della Destra (Luglio 1866 - Ministero Ricasoli) inasprì la politica, che fu già del Siccardi e poi del Cavour, volta alla soppressione delle comunità conventuali non dedite a particolari funzioni sociali, quali l'istruzione o la cura degli infermi. Pertanto il convento, dacché agli agostiniani non spettavano compiti sociali ma esclusivamente spirituali, fu soppresso e divenne proprietà del Demanio; una sua parte, nell'ala nord, fu invece adattata ad abitazione del Parroco preposto alla limitrofa chiesa di N. S. della Consolazione.
Successivamente, come si legge nell'estratto di processo verbale del 30/10/1872 a norma delle leggi del 7/8/1866 n. 3036 e del 15/8/1867 n. 3848 redatto dalla Prefettura di Imperia, il Comune, acquistò (in seguito a verbale d'incanto del 22/11/1872 al prezzo globale di settemila e 150 lire =
(A) - Il fabbricato sito in via Aprosio (ora via Cavour) ad uso dei Minori Osservanti di S. Francesco (perché nell'ex convento avevano trovata sistemazione i Minori francescani del soppresso convento dell'Annunziata potendone sfruttare l'annesso orto) composto di n. 2 pini e vani 24.
(B) Il piazzale ed un'area fabbricabile con n. 2 piante di gelso (il prezzo parziale di questa proprietà è indicato in 720 lire).
Dal 1882 il parroco Bonaggiunta Conio progettò l'eliminazione dell'ala sud per farvi erigere un edificio, ad uso abitazioni e botteghe, prospiciente la piazza dove allora si svolgeva il mercato = tuttavia i suoi progetti, come quelli ideati dal vescovo Reggio, subirono una drammatica interruzione in forza di un
evento catastrofico cioè il terribile terremoto del 1887 che colpì la Ligura di Ponente con un elevato numero di vittime e che non risparmiò Ventimiglia benché i danni nella città furono assai minori che altrove.
Dal 1890 al 1919 nuovo parroco della ventimigliese chiesa di S. Agostino fu Don Giovanni Battista Zunini di Baiardo che lasciata la chiesa parrocchiale di Pompeiana concluse a Ventimiglia il suo lungo ed operoso apostolato = uomo di buona cultura redasse una
***************"Memoria Storica di Pompeiana"***************
nella quale un ruolo basilare fu appunto conferito a quel terremoto del 1887 di cui fu testimone oculare e di cui si propongono qui alcuni stralci assai interessanti anche stilisticamente oltre che dal lato documentario = 1 - Il Terremoto in Liguria del 1887 secondo la versione del "Manoscritto Zunini"
- 2 - "Ed insieme preghiamo...che giammai -Iddio non voglia!- alcuno venga lasciato solo entro siffatto dolore..."
- 3 - Orrore e incredulità dopo il cataclisma - 4 - Le terrificanti notizie sulla dimensione del disastro - 5 -
i primi soccorsi: l'arrivo del sismologo Mercalli.
Come si denota da questa Tabella Ufficiale riguardante i Comuni dei Circondari di Porto Maurizio e di San Remo a Ventimiglia non si registrarono vittime ma i danni furono considerevoli e colpirono, con altri edifici pubblici e non, la vecchia sede conventuale e la chiesa di S. Agostino cosa che si nota in alcune fotografia d'epoca e che rivela danni piuttosto gravi riportati in particolare dalla torre campanaria: Don Giovanni Battista Zunini oltremodo colpito personalmente dai danni generali e in particolare per i decessi di Pompeiana che per la strage della natia Baiardo, con la generale disperazione nella prospettiva di carestie e miseria si mise subito all'opera anche a Ventimiglia per soccorrere quanti eran stati dannificati dal cataclisma. Una volta espletate le riparazioni a riguardo della chiesa di S. Agostino come si legge nel volume della rivista "Aprosiana" del 2007, p. 90 molto si adoperò non solo per il restauro dei danni ma anche per una decisa riqualificazione = "Dopo il terremoto il parroco Don Giovanni Battista Zunini (1890 - 1919) fu particolarmente attivo nell'abbellimento della chiesa riedificata in stile eclettico, con accenni al neogotico, stile assai in voga tra XIX e XX secolo non solo nell'edilizia religiosa ma anche in quella funeraria....l'arco frontale sopra il presbiterio reca già il dipinto raffigurante la madonna della Consolazione alla cui destra sono collocati Sant'Agostino e San Nicola, opera del pittore Sprega, mentre non compaiono ancora i volti degli evangelisti e degli apostoli realizzati solo negli anni Venti-Trenta del Novecento dal pittore mario Albertella sulla parete della navata centrale. Sulla sinistra si nota un pulpito marmoreo dello scultore sanremese De Andreis collocato nel 1895 che permarrà in loco sino alla seconda guerra mondiale. Anche l'altare maggiore è diverso da quello attuale realizzato dallo scultore Cesare Paleni, posto in opera nel 1934....".
Nel 1893 venne innalzato un piano sulla parte del convento adibita a casa parrocchiale, mentre in seguito, il superstite giardino fu purtroppo eliminato per costruire sul luogo una sala di notevoli dimensioni [anche se nel processo recente di rivalorizzazione della Biblioteca Aprosiana questo grande ed antiestetico edificio eretto sul giardino del Chiostro con un indubbio vantaggio estetico e di riproposizione antiquaria è stato eliminato anche se è plausibile che il Chiostro (che al momento così si presenta con il ripristinato giardino) avvolgesse in origine secondo la tradizione monastica un giardino dei semplici ] = intanto i locali, acquistati dal Comune come sopra si è scritto, e precisamente quelli dell'ala est del chiostro e del convento furono ristrutturati a partire dal 1890 e finalmente indirizzati a "Struttura di Detenzione" sotto denominazione di Carcere degli Espulsi dalla Francia [nella stessa pagina della sopra citata rivista "Aprosiana" del 2007 in occasione di una mostra documentaria-iconografica tenuta nel chiostro, in concomitanza con le celebrazioni per il qattrocentesimo anniversario della nascita di Angelico Aprosio, entro il pannello 3 leggevasi: ....3. Progetto per il costituendo carcere nell'ex convento di Sant'Agostino: piano terra (l'originale del documento è conservato nella Sezione di Archivio di Stato di Ventimiglia: Comune di Ventimiglia, Serie II, fald. 23, classe III/1) - 4. Progetto per il costituendo carcere nell'ex convento di Sant'Agostino: piano primo (l'originale del documento è conservato nella Sezione di Archivio di Stato di Ventimiglia: Comune di Ventimiglia, Serie II, fald. 23, classe III/1)].
La notte del 21 giugno 1941 un bombardamento aereo coinvolse chiesa, ex convento e case civili nella rovina; gli accurati restauri, condotti tra il 1945 e il 1958 grazie al costante impegno di Parroci, Comune e Sovraintendenza alle Belle Arti, permisero di ripristinare l'agibilità della chiesa (vedi qui alcune immagini antiquarie dell'interno fornite dall'ex Parroco Monsignor Giuseppe Boero). Anche le volte dell'ex convento (specie dall'ala ovest) furono restaurate mentre l'antica sala del Capitolo fu trasformata in sala delle adunanze.
Nel frattempo il Carcere degli Espulsi aveva ssunta la denominazione di Carcere Giudiziario; questo fu soppresso nel 1964 dal Ministero di Grazia e Giustizia che restituì all'antico proprietario, il Comune, lo stabile dell'ex convento (il Ministero aveva infatti preso in affitto detti locali). Bisogna tuttavia precisare che, con atto di retrocessione deliberato dalla Giunta comunale il 10/8/1964 n. 628, alcuni locali a Nord furono restituiti alla chiesa di S. Agostino in virtù della legge di attuazione del Concordato (del 24/5/1929, art. 8 applicato per il caso); in conseguenza di ciò la chiesa parrocchiale detta usualmente di S. Agostino risultava proprietaria di 2/5 dell'intero fabbricato.
Il Comune, in un primo tempo, vi ospitò (1968/'69) il Liceo Ginnasio "G. Rossi", il cui edificio, sito in piazzetta Hanbury, doveva subire lavori di sopraelevazione ed ampliamento; successivamente (dal 1970) previo adattamento dei locali, quasi tutto il complesso dell'ala orientale dell'ex convento veniva dato in uso alla sezione coordinata di Ventimiglia dell'Istituto Statale Professionale per il Commercio "Martini" di San remo. Una volta poi espletata la realizzazione del II lotto del "Centro Studi di Ventimiglia" in via Roma la sezione coordinata di tale istituto (poi diveuto autonomo col titolo di "Marco Polo" ma successivamente a causa di contrazione delle iscrizioni aggregato all'Istituto per Ragionieri "E. Fermi") fu trasferita (pur tra vicissitudini varie di ordine burocratico) al III piano dell'edificio che avrebbe ospitato al I piano le Scuole Elementari - sezione staccata di quelle del plesso centrale di Via Veneto - e al II piano la sezione "Geometri" sempre del citato Istituto Tecnico Commerciale "Enrico Fermi" sita al centro del grande complesso scolastico, avendo a ponente, architettonicamente similare al complesso est prima citato, il grande edificio ospitante unicamente le Scuole Medie intitolate a Giuseppe Biancheri".
Distinta ed in qualche modo autonoma è invece stata la non meno tortuosa storia moderna del PATRIMONIO LIBRARIO DELLA BIBLIOTECA APROSIANA