La "Piana di Nervia" nel XIX secolo sede del principale complesso demico (Ventimiglia Romana) del Municipium di Albintimilium (clicca per visualizzarne i vari aspetti, monumentali e socio-economico-religiosi ecc. individuati) = il Collezionismo Antiquario: la sua grandezza e le sue contraddizioni - vedi di seguito vedi come era nel XVIII secolo l'areale che ricopriva la città romana = Il XVII secolo e l'opera di Angelico Aprosio in merito alla topografia del nucelo demico principale di Albintimilium (vedi anche coraggiose critiche aprosiane ai pubblici amministratori ed ancora sue critiche all'ignoranza ed alla scarsa cura dei confratelli per l'arte e i reperti trovati) - il XVIII secolo e le terribili casualità sorprendentemente talora a pro dell'archeologia della Guerra di Successione al Trono Imperiale = vedi qui la Ridotta delle Rovine e le Fortificazioni a Nervia (vedi qui la stessa carta ma enfatizzata e con diversa proiezione oltre che con la visura delle didascalie settecentesche) e nel dettaglio il sito strategico-viario di Nervia: opere fatte realizzare - con grandi interventi anche sul fiume/torrente Nervia sin ai Piani di Vallecrosia- dal Generalissimo austro-piemontese Barone di Leutrum con il rinvenimento tra resti di romanità di armi settecentesche e baionette (anni '50 del secolo scorso e successivi)
- La grande crisi della Biblioteca Aprosiana sia per la depauperazione della "Libraria" che della "Pinacoteca che della Raccolta museale di reperti vari, compresa oggettistica di romanità e nummoteca (contestualmente vedi qui l'inutilità dei meccanismi di salvaguardia elaborati da Angelico Aprosio) = (I): la Guerra di Successione al Trono Imperiale, il fronte di Ventimiglia, la trasformazione della Libraria in avamposto di guerra: i saccheggi della Libraria e del Museo (analizza più dettagliatamente qui la battaglia di S. Agostino e della Libraria tra Francesi ed Austriaci nel gennaio 1748) - (II): Le discusse scelte centraliste di Napoleone I e i suoi vari provvedimenti anche culturali ed altresì anticlericali specie trattandosi di clero non impegnato in funzioni assistenziali ma culturali e conservative del sapere = la parziale spoliazione della "Biblioteca" nota come operazione Prospero Semino/-i (ma vedi anche l'intrusione di antiquari privati cui si vendettero opere rare e probabilmente oggettistica) - l' ulteriore degrado della "Biblioteca Aprosiana di Ventimiglia" dopo la Soppressione del Convento Agostiniano e con la dispersione di molti libri quella del suo Museo: le scoperte di romanità a opera di contadini e la vendita ai visitatori specie stranieri per pochi soldi come con ramarico annotò l'ottocentesco scrittore G. Navone - Partendo da una foto antiquaria effigiante gli scavi sull'emergente Cavea del Teatro Romano analizza quindi l'opera di Girolamo Rossi illustre archeologo e l'inizio degli scavi archeologici nel XIX secolo = = visualizza in particolare l'incontro a Ventimiglia in cui l'archeologo G. Rossi mostrò a Teodoro Mommsen le sue scoperte: incontro riassunto in questa lettera che il Rossi scrisse al Mommsen tenendo a rammentargli con onestà intellettuale il ruolo avuto per indirizzare le sue ricerche da ciò che scrisse nel '600 biblioflilo e collezionista A. Aprosio [ analizza anche la particolare lettera scritta dal Canonico Giovanni Francesco Aprosio a G. Rossi il 5/VIII/1891 su una Chiesa paleocristiana a Nervia di Ventimiglia poi diruta per devastazioni e vetustà e finalmente eliminata del tutto nel 1836 per realizzare la "Strada della Cornice" (Odierna Aurelia) = giammai si deve dimenticare che i Savoia, nuovi padroni della Liguria soppressa la Repubblica di Genova, finalizzarono ma con molta lentezza la costruenda "Strada della Cornice" ideata da Napoleone I ed in dettaglio varie sue tratte furono finalizzate abbastanza tardi: tra queste vi erano aree rivelatesi poi di grande interesse archeologico come quella della Mansio stradale di Costa Balena ma anche tutto la parte concernente la sistemazione della Strata Antiqua -in pratica poco più di un sentiero- che dalla riva occidentale del Nervia portava al Roia e quindi a Ventimiglia e del resto occorre rammentare che il nodo viario di Nervia ebbe sempre una grande valenza strategico-militare sì da non esser risparmiato nemmeno durante la II guerra mondiale comportando, dati i bombardamenti e i danni, un rifacimento dell'assetto viario con la realizzazione di un Cavalcavia sulla linea ferroviaria (prima valicata tramite un passaggio a livello): tali lavori comportarono tra la fine degli anni '40 e i primi anni '50 grossi interventi anche sul fronte del Teatro Romano, che si stava scavando e studiando ad opera di Nino Lamboglia, sulla cui fronte sorgeva questo " imponente caseggiato " (vedi) che inglobava anche un forno e che per ragioni di viabilità ed obsolescenza venne demolito liberando l'accesso al Teatro = l'immagine è antecedente al 1945 comparendovi, senza i prossimi danni bellici, il primo cavalcavia di Nervia che ben si vede -anche dal semplice scorcio- prima d'accedere all'area del Teatro Romano. Il cavalcavia per tracciato, e dimensioni soprattutto, è inferiore all'attuale = nel Diario di Guerra della Zona Intemelia, 1943 - 1945 (edizioni Alzani, 1988) l'autrice Caterina Gaggero ved. Viale (che gestiva, con l’aiuto della figlia Ada, l’osteria-trattoria "da Bataglia", sita nel territorio della frazione Ville, ma nelle vicinanze di Latte) ci ragguaglia -fra tante altre cose- della piena distruzione del primo cavalcavia di Nervia già provato dai bombardamenti pregressi (e più angusto dell'attuale la cui realizzazione divenne necessaria per ripristinare la viabilità sperando la sottostante linea ferroviaria) = riassumendo il suo scritto si può dire che " Essendo prossima la fine della guerra, a Ventimiglia, già dalla sera del 23 aprile 1945, tedeschi, bersaglieri e milizie fasciste cominciano a ritirarsi. Nella notte fra il 24 e il 25, dopo aver fatto saltare il ponte stradale sul Roia e il cavalcavia di Nervia". ] - Vedi poi anche qui i segni della Morte nei millenni (necropoli, sepolcreti, inumazioni, credenze e superstizioni ="larve, spettri, lupi mannari, fuochi fatui" e "creature della notte"): il terribile caso di "Mummie e i Mangones = da Foscolo al Manoscritto Wenzel: la riforma delle inumazioni") - A. Aprosio e i riti della morte = vedi il "de Funeribus Romanorum" nell'interpretazione di J.Kirchmann, di G. B. Casali e pure di A. Bosio - Altre "Vie dei Sepolcri" dopo le devastazioni dei Saraceni, la Crociata Cristana e le riconsacrazioni di un Vescovo di Ventimiglia (X secolo) : vedi alcuni esempi emblematici sul I Tragitto per Santiago di Compostela = da Cimiez (Cemenelum) sin ai celebri "Campi Elisi" (Aliscamps) di Arles
"Al raro onore che Ella ci ha fatto di visitare la nostra
città [ con questo cordiale inizio scrive Girolamo Rossi la seguente importante lettera qui pubblicata, indirizzata al grande Teodoro Mommsen nel contesto delle sue grandi operazioni di scavo sull'area di Ventimiglia Romana (N.d.R.)] e di esaminare attentamente quei pochi avanzi che
ci restano dell'età romana, ha pure voluto aggiungere i
suoi caldi e valevoli uffici presso l'egregio magistrato che
presiede alla provincia di Genova, affine di promuovere regolari scavi nella pianura di Nervia, dove Ella ha potuto
accertarsi de visu dell'esistenza di una gran parte dell'antica Entimelio (Albium — Intemelium). [G. Rossi in questa sua preziosa lettera al Mommsen continua come qui si può leggere] " Ed il P. Angelico Aprosio che fu il primo a trattare
delle cose nostre "
' ... l'antica
Ventimiglia, di cui parla Strabone urbs ingens ut Albion
Intemelium Alla scoperta qui accennata dall' Aprosio [già ai tempi del "Museo Aprosiano di Venezia" l'erudito ventimigliese era noto come numismatico e antiquario alla maniera che vien segnalata da T. Bartholin nelle sue Observationes Novae de Unicornu [G. Rossi nella sua lettera al Mommsen continua a questo punto con la descrizione oculata dei reperti individuati come qui si legge]
" Eccole intanto la notizia del mosaico e la sua descrizione che comparve Osservatore del Varo di Nizza.
Mentre nel gennaio dell' anno 1852 i coloni della valle
episcopale di Nervia stavano scavando alcuni fossi a fine
di piantarvi dei magliuoli, incontrata un'insolita resistenza
s'avvidero d'aver sotto i piedi
Enorme fu il lavoro del Rossi -anche grazie ai buoni servigi del Mommsen cui allude nella lettera- che permise poi di raccogliere questa documentazione straordinaria della città romana di cui qui si propone un'elenco e una serie di immagini = anche se occorre sempre rammentare gli archeologhi che lo seguirono e ne perfezionarono l'opera e qui, scusandosi per le mancate citazioni di diversi, si citano i nomi prestigiosi di P. Barocelli al cui nome resta legata una sensazionale quanto dibattuta scoperta e di Nino Lamboglia sommo archeologo e ideatore dell'importante scuola la cui prestigiosa sede era ed è presso l'Istituto Internazionale di Studi Liguri.
Questo nobile interessamento 'che deve tutto ridondare a beneficio della scienza storica ed a lustro della nostra contrada , pochissimo o male (arrossisco a scriverlo)
fin qui studiata, richiede da mia parte come Ligure e come
Ventimigliese sinceri ringraziamenti. E volendo nel tempo
istesso darle un piccolo attestato della mia gratitudine .
mi fo libero di offerirle un disegno in fotografia del bellissimo pavimento a mosaico, scoperto in quella regione,
pochi lustri or sono, ma che, con altro venuto alla luce
pochi mesi dopo, doveva aver comune la sorte di andare
distrutto.
Prima però di dirle alcun che di questo pregevolissimo lavoro d'arte, credo bene premetterle che quella porzione di territorio interclusa tra il fiume Roja ed il
torrente Nervia, la montagna delle Maure ed il mare, è sempre
stata ritenuta sede di un'antica città; e per quella consueta ragione che i nomi sopravvivono alle cose, benché
di città non si scorgano più che pochissime vestigie, cionullameno il popolo conservò a quel pezzo che confina
colla Nervia il nome di Città Nervina ".
[ in effetti fu il primo archeologo o meglio antiquario investigatore della "città nervina" ed anche "scrisse della storia antichissima di Ventimiglia" : a prescindere dagli autori vari spesso stranieri che ne avevano parlato molto genericamente ad esser precisi il primo in ordine cronologico fu un altro letterato di Ventimiglia: nel '600 lo storico ufficiale della città Giovanni Girolamo Lanteri aveva con la sua autorità avvalorata l'ipotesi di questa diversa topografia della città romana di Ventimiglia = topografia che fu giustamente contestata da Angelico Aprosio come qui si legge = e senza nominarlo Aprosio rimproverò poi il Lanteri definendolo quello che gli mandò la Relatione, cosa che appunto fece, come un informatore non corretto del celebre Ferdinando Ughelli che per la sua Italia Sacra raccoglieva dai propri corrispondenti notizie varie, anche sui monumenti come questa iscrizione romana a riguardo delle Diocesi (nella circostanza quella di Ventimiglia): da questo punto però l'erudito abbandona ogni critica analizzando piuttosto l'uso del reimpiego negli edifici cristiani di reperti classici, argomento su cui elogiandoli ritiene all'avanguardia gli studiosi della Natione Germana quasi a pronosticare quel destino che avrebbe oltre 2 secoli dopo indotto G. Rossi ad avvalersi della competenza, ospitandolo anche a Ventimiglia, del grandissimo storico ed epigrafista tedesco Teodoro Mommsen (N.d.R.)]
" nella sua "Biblioteca" scrive ':
, non può essere l'attuale
Incominciava esso con una lista di lapillo nero di
1/100 di larghezza seguita da una fascia bianca di lapillo
larga 5/100. Seguivane una seconda nera che veniva a contornare un fregio composto di tutti triangoli isosceli di
lapillo nero in fondo bianco,, toccando il vertice del primo
triangolo la base al mezzo del secondo volto per lungo.
Una terza lista girava in varii sensi disegnando l' opera
tutta in differenti quadri quadrilunghi della larghezza di
25/100 entro ai quali in mezzo a due piccole liste bianche
girava attorno un rabesco, specie di treccia , con piccole
zone ripetutamente colorate di bianco, celeste e giallo di
bella e dolce armonia , e in mezzo di questo in fondo
bianco vi era una specie di rosone pur di varie tinte, cioè
di nero, bianco, rosso, celeste , giallo e cinerino saggiamente combiniti. Nel mezzo del grande spartito veniva
disegnata uua stella di 47/100 di diametro con otto rombi,
composti di liste bianche in fondo nero, dal centro della
quale si partivano otto raggi o liste nere, dalla direzione
delle quali restava divisa tutta l'opera, con una regolarità
singolare ; ad una certa egual distanza da questa stella ve
ne erano altre otto, in tutto consimili, che poggiando i
loro centri sui lati di un quadro perfetto si volgevano tre
per tre intorno alla medesima. Nei differenti riquadri che
nascono dal maraviglioso gioco di queste stelle, ve no sono
quattro maggiori , larghi 52/100. — In mezzo dei lati del
quadrato in senso opposto vi sono a contatto altri piccoli
quadrati di 24/100 per lato, e nei due di fianco vi è disegnato a piccole zone colorite di giallo scuro, celeste, grigio
e nero in fondo bianco il così detto nodo gordiano.
Ad ognuno poi dei quadrati maggiori in mezzo a due
liste bianche gira all'intorno un rabesco colorito, specie
di treccia, simile in tutto a quel di sopra narrato. E in
mezzo a ciascuno di questi quadrati dopo il rabesco, entro
una lista nera, vi è un quadrato ove in fondo bianco viene
mirabilmente effigiato in minutissimo lapillo un busto rappresentante per ordine le quattro stagioni.
L'Inverno tien rivolta la tosta in un drappo celeste
che con bel garbo gli discende dal lato sinistro a ricoprire
il collo e il petto, e dalle spalle esce in alto una specie
di palma o alga, quasi indicando che egli non è privo di
vegetazione.
Si trova nel secondo quadretto la Primavera e come
stagion de' fiori amica è inghirlandata di fiori di diverse
specie e colori; un largo nastro rosso lacca le discende
scherzosamente fra l'omero e il petto.
Segue nell'altro quadrato opposto l'Estate voltata
alquanto verso il centro con varii mazzetti di spighe in testa, per lo più gialli; v'ha qualche spiga verde con qualche fioretto roseo, specie di papavero campestre, che
artisticamente rompe quella monotonia gialliccia. Due nastri
similmente le discendono dietro all'occipite verso le spalle
e sono di un roseo che tira all'arancio.
Viene per ultimo l'Autunno, giovane figura rubiconda
e maschile, coronata di fiori rossi e verdastri con foglie
verdi e gialliccie, ove si potrebbe ravvisare ancora qualche
ramoscello di uva.
Ch' il crederebbe! di così peregrino capo lavoro d'arte
non resta più che un solo quadro incastonato in un muro
dell'atrio del palazzo vescovile a Latte.
Ne migliore sorte toccava ad un secondo pavimento
pure a mosaico, scoperto nell'Ottobre dello stesso anno in
un terreno attiguo, il quale rappresentava Arìone seduto
sopra un delfino, simile in gran parte a quello riferito dal
Furietti, e scoperto nello scorso secolo in Roma presso porta
Capena. Si è appunto fra le macerie che stavano intorno
a questo mosaico, che si trovò il frammento d'iscrizione
dicente :
DEDICAT-A-T-Q-E-P-
Spero di farle tenere fra non molto una più estesa
narrazione di tutte le anticaglie, oggetti d'arte ed iscrizioni, da due secoli in qua dissotterrati in quella pianura.
Di Ventimiglia 27 Febbraio 1873.
Girolamo Rossi "
[Un antico mosaico a Ventimiglia. Lettera al ch. professore Teodoro Mommsen in "III - MONUMENTI" del "BOLLETTINO DELL' ISTITUTO DI CORRISPONDENZA ARCHEOLOGICA PER L'ANNO 1873" - ROMA,
COI TIPI DEL SALVIUCCI,
Piazza SS. XII Apostoli, 50
1873 -
N.° I. - II di Gennaio e Febbraio 1873, pp. 26 - 29]
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