(pag. 189 = considerazioni che come si ricava dalla lettura della Relazione di Cortés furono recepite parimenti dal Conquistador)
La struttura dell'immagine rappresenta in effetti di un Temazcal o Temazcalli parola di origine Nahuatl che vuol dire “Casa di Vapore” (Temaz=Vapore e Calli=Casa).
È un bagno a vapore di acqua ed erbe aromatiche.
Il Tematzcal è realizzato con foglie, pietre e adobe.
Il bagno a vapore si realizza dentro siffata costruzione a forma di cupola e di contenute dimensioni.
Il vapore è provocato dall’acqua versata su delle pietre porose riscaldate: si tratta di una costumanza curativa
millenaria, non esente da tradizioni sciamaniche, e viene eseguita da un Temazcalero che, in virtù di un ventaglio fatto da rami di foglie ed erbe, spinge il vapore così generato alla volta delle le persone. A prescindere da siffatta costumanza sui bagni e le ripetute abluzioni ai Montezuma, realizzata in forme più o meno sofisticate ma analoghe nei principi di fondo, varie furono le stranezze e grandezze che Cortés potè vedere ed a suo modo descrivere = rimase stupito, oltre che dallo sfarzo delle dimore dei potenti e dei templi, dell'amore azteco per i giardini come ad Izuapalca ma soprattutto fu colpito dal serraglio di Montezuma nella capitale delle mirabilia. Prescindendo da svariati complessi tecnologici Cortés fu colpito dalle fontane e dal sistema di rifornimento idrico per le strutture pubbliche e le case dei potenti come per il deflusso delle acque nere in virtù di due acquedotti, guardati da inservienti (egli aggiunse in merito all'acquedotto di acqua dolce che, per quanti non avevano condutture domestiche d'acqua, vi stavano a servizio altri inservienti deputati a raccogliere l'acqua pura e a portarla ai destinatari dietro un modesto compenso ai custodi dell'acquedotto = del resto la capitale era controllata con somma cura come nel caso degli edifici, all'ingresso od uscita, in cui stavano inservienti pubblici da equiparare ai gabellieri europei intenti ad esigere una tassa per l'entrata di merci e prodotti). Ma Cortés fu ancor più ammirato da un grande complesso edile costituito oltre che alloggi e giardini da varie grandi peschiere (10 in tutto, 5 di acqua marina e 5 di acqua dolce) con canalizzazioni che ne permettevano svutotamento e pulizia con relativo riempimento, con pesci per uccelli marini mentre altri uccelli ricevevano diverso nutrimento e quindi un altro sontuoso palazzo destinato ad ospitare uccelli rapaci animali terrestri di ogni sorta ed ancora nello stesso edificio -ma in una zona inferiore- vaste sale con ulteriori gabbie ma per animali terrestri ( non ci si meravigli che un uomo del XV-XVI secolo parli tigri, leoni, galline ecc. = a prescindere dall'eccitazione della fantasia le tigri, alla maniera che scrive l'immenso Borges, erano giaguari, i leoni invece coguari o puma, i gatti come le volpi verosimilmente erano predatori di stazza più piccola = tra le galline comparivano i tacchini):
inoltre stando a Cortés in altro palazzo ancora , altre sale e camere ospitavano esseri umani ma deformi o dall'aspetto mostruoso: lascia abbastanza incerti se il conquistatore spagnolo si riferisca ad una sorta di serraglio che rimandi agli europei mercanti di meraviglia o ad una struttura di cura atteso che scrive erano uomini eletti ad aver cura delle loro infermità [ il Cortés - giunto dopo lungo viaggio ma su strade comode e lastricate alla capitale dell'Impero prossima al lago di Texcoco cioè (Temistan) Tenochtitlán l'espressione "moschea per i loro templi" elaborando la maniera -anche etimologica- con cui gli perveniva il modo col quale indicavano le loro chiese o templi (vedi qui con l'elenco degli Dei del loro Pantheon): Cortés in tal modo sembra voler suggerire una sorta di affinità tra questi popoli del "Nuovo Mondo" non cristiani con i turchi, il loro Impero e la Sublime Porta cosa elaborata da altre osservazioni tra cui primeggia quella degli aztechi come i turchi soliti parimenti usare i bagni di vapore = come detto Cortés parla dei templi o moschee ( usa addirittura la definizione parrocchie = ma si trattava in effetti dei teocalli di cui qui compare una stampa antiquaria) ma soprattutto non nasconde il suo stupore, per la vastità e lo splendore, di fronte a quella che definisce la Grande Moschea (più propriamente il Tempio Maggiore): parla quindi, cosa che in qualche modo sembra ribadire il suo confronto tra le costumanze azteche e quelle turche, anche dei preti aztechi vestiti di nero senza però dilungarsi se ad essi o meno spetti -come sembrerebbe da altre fonti- l'educazione di fanciulli e fanciulle e naturalmente parla dei sacrifici umani sulla pietra sacra dei teocalli ma, in merito a siffatto argomento che non può evitare e come si legge in tutta l'opera, non si dilunga quanto sarebbero le aspettative e piuttosto a pag. 180 si preoccupa di ragguagliare Carlo V che siffatta usanza sotto il suo controllo risulta esser stata abbandonata e come, con la rimozione degli idoli sostituiti da immagini cristiane, giammai dal tempo del suo pur relativo controllo sull'Impero mai più sia stato perpetrato il sacrificio di fanciulli e/o fanciulle: la sua fu forse una spiegazione nemmeno richiesta, cui certo teneva per alludere al proprio buon governo e ai successi ottenuti....ma cosa assai importante come sotto si può leggere non era solo questo, anzi mascherava un piano personale ben preciso!!!. Prescindendo dalla personale autoesaltazione, dai cavalli, però sempre meno temuti dagli Indiani, dalle armi, specie di quelle da fuoco, per quanto più iridescenti che efficienti, data anche la lentezza delle procedure di sparo e soprattutto nel tiro la storica imprecisione nel tiro, Cortés ben sapeva che senza l'aiuto dei nemici storici degli Aztechi, in particolare degli abitanti e dei soldati della "Repubblica di Tlaxcala" coi quali -stupendoli per primi avendo questi combattuto aspramente gli Spagnoli e scoperto che questi ultimi uccidevano sul campo di battaglia senza ricorrere alla pur rapinosa simulazione della GUERRA DEI FIORI, strinse con i Tlaxcalteca, che viste le grandi perdite si dichiararono disposti ad un accordo, un'alleanza sì da avere dai loro il supporto ausiliare di diecine di migliaia di combattenti, poi rivelatisi basilari per la vittoria il suo destino - vagliando anche prima e soprattutto in seguito la provata ostilità di altri Conquistadores pur disposti a far pari con l'Impero- a fronte dell'immenso esercito che Montezuma
-peraltro, al pari dei suoi sacerdoti, sempre meno convinto della validità di una rovinosa profezia sulle sorti dell'Impero espressa da sua sorella e contestualmente sempre più fidando sulle ostilità fra gli stessi Spagnoli- poteva mettere in campo sarebbe stato prima o poi segnato (non a caso vediamo in questa stampa la sua interprete-traduttrice MARINA -ostile agli Aztechi- impegnata a mediare mai facili trattative proprio con emissari della POTENTE TLAXALA).
Fuori di queste convinzioni di strategia bellica, certamente la questione dei sacrifici umani e del genocidio denunciato dal Della Casa e da Fra Marco da Nizza non era stata rimossa ma Cortés mirava piuttosto ad evidenziare (anche come appena scritto per ottenere maggiori supporti militari dalla Spagna, senza dover ricorrere a ripetuti, estenuanti, accordi con gli Indiani ostili a Montezuma ma sempre sospettosi, e non a torto, di qualche possibile inganno) oltre la ricchezza del "Nuovo Mondo", soprattutto le sue meraviglie, facendone una irrinunciabile e potentissima colonia ad uso degli Spagnoli e naturalmente della Corona. A riguardo della Nota VI concernente i "Serragli di Montezuma" risulta interessante come a chiusa di tale Nota all'
EDIZIONE CRITICA DELLA MEMORIA DI DON FERDINANDO D'ALVA IXITLILXOCHTIL il Bustamante dia una sua giustificazione, assai più severa di quella del conquistatore spagnuolo, in merito alla presenza di tanti animali feroci quasi fossero un unico orrorifico guardiano
ad una grande sala ove sorgeva una sorta di cappella e dove sarebbe stato un tesoro di Montezuma, quello per cui fu torturato dagli Spagnuoli il re Quauhmotzin: in tal luogo, nella notte quando tutto sembrava più terribile, scrive ancora il Bustamante Ivi Moteunzoma - alias Montezuma - indirizzava le preci al demone in ogni notte [quasi ad ironia dei destini umani il Bustamante (pag. 555) annota = Questo palazzo era costrutto sul luogo occupato oggidì dalla chiesa di San Francesco ("non è questa solo una osservazione storico-topografica: il fatto che molti edifici cristiani fossero costruiti dagli Spagnoli sui resti di antiche strutture cultuali azteche alimentò varie superstizioni: come nel caso della Cattedrale di Città del Messico" eretta sulle fondamenta del Tempio Maggiore e con le sue sacre pietre che, per alcuni, in forza d'antiche magie si sarebbero animate causando crolli e vittime); osservasi ancora nel giardino di quel convento un albero che secondo il padre Batancourt era nel mezzo del giardino di Motehzoma: è una specie di lauro o di olivo selvatico che i Messicani chiamano acevuche. Il padre provinciale Meneses ordinò si tagliasse nel 1821; ma i religiosi si opposero dicendo che la regola dell'ordine proibiva di tagliare un albero senza una decisione del Discretorio ("chiamano di tal nome l'assemblea dei superiori degli ordini monastici e il luogo in cui si aduna) Questa opposizione non ebbe alcun effetto, perché già erasi cominciato a tagliar le cime; ma i frati ebbero cura di innestarvi uno Olivo, che riuscì perfettamente, e che oggi presenta una bellissima ramificazione = l'edizione critica del Bustamante della Memoria di Don Ferdinando D'Alva Cortés Ixitlilxochitil comporta un considerevole apparato documentario che vale la pena di consultare per intendere quanto le attese dei Messicani -non esclusi come sopra detto i Tlaxcalani- non furono mediamente rispettate dai nuovi dominatori spagnoli; eccone l'elenco con i collegamenti multimediali ai testi digitalizzati = - * -Premessa e cautelativa di F. C. Marmocchi curatore dell'opera generale su questa specifica opera elaborata dal Bustamante
- * -"Proemio del Signor Bustamante"
- * -"Nota Importante su materiale d'archivio relativo alla "Memoria di Don Ferdinando d'Alva Cortes Ixtlilxochitil" "
- * -"Conclusione"
- * -"Appendice"
- * -"Nota I - Intorno ad Echevarria Y Veyta" (riguarda i documenti che don Mariano Echevarria riuscì a consultare su indicazione di don Lorenzo Boturini Baldacci = il Bustamante esprime il desiderio di poter avere l'autorizzazione a studiare e pubblicare -traduzione dallo spagnolo- la Istoria della origine delle nazioni che popolavano l'America Settentrionale, detta la Nuova Spagna, con una notizia su i primi fondatori della monarchia Tolteca, che fiorì in quella regione. Autore il licenziato Don Mariano Hernandez de Echevarria y Veyta, nativo della città di Puebla de Los Angeles"
- * -"Nota II - Supplica indirizzata dall'Arcivescovo del Messico all'Imperatore Carlo V in favore dei Macuelas"
- * -"Nota III - Petizione indirizzata a Carlo V da molti capi messicani (per la mancata restituzione -al contrario di quanto promesso- di terre e paesi appartenenti alle loro casate"
- * -"Nota IV - Estratto del "Catalogo Munos" (contenente molti codici di storia messicana non distrutti ma variamente sistemati e reperibili oltre che catalogati dal celebre storico Munos)"
- * -"Nota V - Ragguaglio del Processo di Boturini (procedimento avverso iniziative e pubblicazioni in fieri dell'erudito italiano don Lorenzo Boturini Baldacci in merito ai seguenti argomenti: I = Alle persecuzioni da lui patite per aver voluto far coronare la santa immagine della Madonna di Gudalupa - II = Al desiderio di scrivere la storia antica generale antica della Nuova Spagna - III = Chiedeva che la incoronazione della immagine fosse fatta al più presto possibile
- * -"Nota VI - Estratto dei Capitoli XCVI e XCVII della Storia delle Conquiste di Fernando Lopez Cortés di Francesco Lopez di Gomara
- * -"Nota VII - Sopra Guatemala"
- * -"Nota VIII - Sulle Poesie Atzeche"
- * -"Nota IX - Sugli Itzaes".
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Cultura-Barocca ha ritenuto di sistemare qui una PREMESSA FONDAMENTALE per eplicitare alcuni punti basilari per alcuni dei quali, di ordine sostanziale, basta consultare quanto già precisato da Cultura-Barocca e che cioè il sito non ha alcun scopo di lucro ma solo culturale. Il testo moderno portante i settori guida e i volumi antiquari digitalizzati sono tutti di proprietà di Cultura-Barocca come molte immagini, estrapolate dagli stessi o da altri documenti della medesima struttura culturale
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Come facilmente deducibile per questa lunga trattazione il sito rimanda alla CULTURA MESOAMERICANA DEGLI AZTECHI strutturandosi fondamentalmente in varie parti. La prima è costituita, con introduzione e collegamenti, alla riproduzione della "Relazione" di Hernan Cortés all'Imperatore Carlo V ( che risulta, con indici moderni, leggibile integralmente digitalizzata da testo antiquario ed eventualmente integrata da osservazioni critiche evidenziate diversamente) donde si può accedere ai molteplici collegamenti connessi all'impresa e riguardanti la civiltà dell'Impero che si son qui riassunte sotto la dicitura MIRABILIA su cui è doveroso "cliccare" = i collegamenti di queste due parti permettono di visualizzare molti aspetti di questa grande civiltà mesoamericana, nemmeno esclusi riferimenti cultuali pur se non si è ritenuto giovevole estendere la riflessione, nei dettagli, alla cosmogonia e teologia di tale grande civiltà in gran parte ancora in essere e variamente trattati da secialisti dell'argomento, con molti fra siffatti contributi reperibili direttamente on line: essendo Cultura-Barocca un sito antiquario si è giudicato meglio affrontare dal solo lato antiquario la tematica in relazione alla cultura/civiltà/religione del sangue, malefico e benefico, connessa anche al tema dei sacrifici umani, di origine antichissima ed affrontata pure dall'erudito bibliofilo ventimigliese Angelico Aprosio e (sempre in merito a questo argomento ripreso però su scala specificatamente "azteca", nella "Storia Antica del Messico" dal Torozozomoc) in rapporto a punti di cui questo antico scrittore aveva consapevolezza quasi diretta, dal suo Panteon" degli Dei dei Mexica o Aztechi al basilare dibattito da lui affrontato in merito ai sacrifici umani sin al tema basilare sullo scontro fra l'antica religione simboleggiata dal ritorno da lui temuto di "Ce Acatl Topilzin" e quindi dal contrasto tra la nuova teocrazia pressoché creata da "Montezuma II" che ne faceva un semidio, contemporaneamente imperatore e pontefice massimo, e appunto la religione storica difesa dai sacerdoti e da sua sorella
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Le esternazioni di Cortés non sono, anche e spesso riprese né costantemente condivise dal Bustamante anche quando si parla della grande sala con tante camere in cui sarebbero stati custoditi esseri deformi; questo autore non suggerisce l'ambigua idea di Cortés, se ospizio o sala delle "meraviglie", assai più crudamente parla invece, anche, di esseri storpiati nella loro infanzia per essere di diletto al Re ivi custoditi assieme ad altri umani dall'aspetto incredibile. Le notizie su questo complesso convergono nei vari relatori ma spesso divergono per giudizi connessi al trattamento degli esseri custoditi = per esempio nella sua importante Storia del Messico di Alvaro Toromozoc, l'autore (mai tenero con Montezuma invero Montezuma II che tiene a precisare come in effetti fosse più spesso chiamato Moctezuma Sciocoyotzin, vale a dire Montezuma il Minore per distinguerlo dal vero grande Montezuma o Montezuma I, il valoroso condottiero che portò l'Impero azteco alla sua massima estensione) si lascia però andare ad altre esternazioni, meno severe: dopo avere sottolineato il feroce formalismo dell'Imperatore nella Reggia parlando per esempio del palazzo dei serragli e dei mostri (ma anche del quartiere degli artisti) il Toromozoc sottolinea, a proprio giudizio, che tutto quanto rispondeva alle bizzarrie dell'imperatore e ai sollazzi dei cortigiani ma che la cura delle bestie era un fatto antico in Messico e reputato degno di estrema considerazione, contestualmente egli afferma che nella sventura di tanti i deformi e i mostri, pur se destinati a generare stupore, erano realmente rispettati e curati sì da proporre un certo pur modesto disegno filantropico = disegno filantropico che l'Imperatore aveva enfatizzato a riguardo dei dignitari e soprattutto, furbescamente onde tenerseli fidati, dei suoi soldati alle cui cure avrebbe trasformata in un gigantesco ospedale un'intera città]
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Attesa QUESTA PREMESSA BIBLIOGRAFICA BASILARE E DA CONSULTARE è da aggiungere che in definitiva Cultura-Barocca resta consultabile liberamente come da sempre (anche concedendo l'estrapolazione di materiale, auspicabilmente, date le referenze editoriali, previo citazione della fonte come a sua volte fatto da Cultura-Barocca stessa nel riguardo di altri siti produttori di documentazioni attendibili, quando e se trovata corrispondenza della fonte e dell'autore e fatta salva in caso di altrui non volontà, anche tramite citazione, la comunicazione scritta all'indirizzo mail segnalato nella Home-Page in rapporto al cassare integralmente od apportare le necessarie modifiche). Resta da precisare che alcuni documenti, cui si fa riferimento nel testo ma senza specifico link in rapporto ad aspetto fisico e luogo di conservazione, e che appartengono ad epoche distinte, saranno forniti solo su motivata richiesta stante la sostanza delle condizioni che si leggono qui di seguito = non risultando da qui accessibili data anche la delicatezza di alcuni argomenti, specie se raffrontati, soprattutto, ma assolutamente non solo a riguardo degli Ordini Cavallereschi -qui utilizzati a guisa di esempio innescante il discorso- quanto alla storia in generale antica e recente e specie, variamente, in relazione a questo nostro non facile periodo storico in cui certe espressioni e pareri possono essere enfatizzati oltre il giusto, si è ritenuto porre dei condizionamenti.
Di conseguenza per poter consultare siffatto materiale, come detto magari citato nei collegamenti ma senza esplicitazione della fonte, sarà necessario contattare il sito Cultura-Barocca e motivare le ragioni dell'interessamento, senza necessariamente avere per tale ragione la garanzia di una risposta affermativa, anche e soprattutto in merito a qualche eventuale pubblicazione in qualsiasi forma essa sia (ogni richiesta solo per via e mail: indirizzo reperibile dalla Home Page di Cultura - Barocca = la mancanza di una risposta nel giro di 10 giorni equivale alla negazione della richiesta avanzata, non escludendosi la possibilità di un ulteriore e più specificato contatto)
Il sito Cultura-Barocca resta sostanzialmente un testo di documentazione antiquaria e per tale motivo si è preferito approfondire, sulla base di relazioni dirette ed abbastanza oggettive, il discorso sulla storia di navigazione, viaggi e cartografia quindi sulla scoperta del Nuovo Mondo destinato ad esser nominato America o Americhe direttamente iniziando la trattazione dalla partenza di Cristoforo Colombo da Palos. Tutta una sequela di testi antiquari digitalizzati funge da corredo documentario a siffatto "incipit" e porta, pur tra la citazione di cose straordinarie scoperte e viste nel nuovo mondo, a tematiche diverse variamente digitalizzate da volumi antichi e concernenti tematiche diverse esposte per ordine sequenziale = Caduta dell'Impero Azteco ed Inca, gesta dei Conquistadores, opere dei Missionari ecc. ecc. sino all'emancipazione di queste terre dal dominio iberico. Naturlmente i riferimenti al Nuovo Mondo, per chi vorrà leggere sono molti, e in qualche occasione ci si è valsi di contributi altrui quasi sempre citati nella fonte salvo l'eventuale sua assenza (con la decisione redazionale di cassare le immagini o le parti narrative su eventuale motivata richiesta degli autori o degli aventi diritto). Ma come scritto Cultura-Barocca resta eminentemente oltre che un sito antiquario un sito che abbraccia quel fondamentale periodo dell'umanità che scorre tra '500 e '700 di maniera che per l'aggancio a molteplici riflessioni si estende da quell'Angelico Aprosio e quel Domenico Antonio Gandolfo che furono assai più che bibliotecari e bibliofili ma che nell'ideazione di una sorta di Wunderkammer a Ventimiglia si innestarono sulla linea del grande collezionismo non dimensionato solo all'antichità classica ma pure a vari aspetti di tutte le civiltà antiche = cosa che si evidenzia partendo dalle relazioni che ebbero coi primi, anche fantasiosi, informatori delle meraviglie del Mondo Nuovo: in diversi casi anche qui proposte sotto vari nomi ma che idealmente si vuol per noi far scorrere dalle speculazioni di Giovanni Botero da Benevagienna per giungere, per se dei due grandi studiosi la vita s'era da tempo conclusa, alle gesta del Boturini, forse il "vero padre della messicanologia", proposto all'attenzione del mondo grazie anche alla genialità e alla tenacia del Bustamante.