cultura barocca
Rivisitazione aprosiana -tra Stigliani, Marino e l'Adone- dei fiori del "Giardino del Piacere" di Venere ritenuto dai detrattori tra cui appunto lo Stigliani una sorta di inno alla paganeggiante sensualità e la polemica letteraria con la cautelativa del Marino nell'ipotizzarvi la presenza delle GRANADIGLIA, PASSIFLORA O FIOR DELLA PASSIONE come altri fiori trascinato nel contesto della pubblicistica cattolica avverso i protestanti e riformati equiparati ai pagani in merito alla loro supposta immoralità e alla loro tolleranza verso prostitute convertite all'eresia per divenire streghe eretiche ovvero streghe supreme onde perdere i cattolici con profluvio di fiori e profumi.
[ Su GRANADIGLIA, PASSIFLORA O FIOR DELLA PASSIONE (VEDI E APPROFONDISCI) non mancavano del resto interrogativi sulla liceità dalla postazione Controriformista al pari che in merito ad altre piante esotiche dal supposto potere terapeutico, alimentare o soltanto decorativo spesso coltivate negli splendidi giardini aztechi tra cui il POMODORO che ebbe anche oscura fama con collegamento come qui si vede al paganesimo quanto alla stregoneria (varie son oggi le tipologie di Pomodori e qui, attese anche in questo caso alcune perplessità sulla pianta, piace fare una riflessione sul POMODORO NERO) al pari di altre piante esotiche tra cui primeggia il caso della POMO DA TERRA poi PATATA: parimenti connessa specie a livello popolare con elementi di demonologia e stregoneria sulla cui rivalutazione concorsero molti autori e in merito alla quale con opportuni indici in questo link si riproduce di FILIPPO RE il basilare saggio del 1817 Sulla coltivazione e sugli usi del Pomo da Terra ...con una lettera sulle Rape ( resta comunque da dire che in Liguria dove forte era la contadinesca avversione a coltivare questi tuberi la loro rivalutazione fu soprattutto connessa a Petizioni di Parroci fautori della coltivazione delle patate agevolati comunque nel convincere gli umili contadini a coltivarle e cibarsene da fine '700 al 1800 vedendosi i soldati ,rivoluzionari e poi napoleonici, francesi cibarsene senza alcun problema ma con giovamento della salute, mentre la carestia tormentava tanta gente del popolo. Discorso questo propedeutico, date le analoghe resistenze a certe colture per ragioni non dissimili da quella appena fatta sulla patata, per giungere al citato pomodoro reputato alla stregua d'un pomo inneggiante alla sensualità pagana per poi soffermarsi su altre piante amerindiane ancora, anche suquelle reputate terapeutiche come per esempio la china da cui il chinino indubbiamente utile, sebbene inizialmente del pari guardato con sospetto, contro le febbri malariche ed il guaiaco cui si attribuiva, invece erroneamente, grande efficacia per curare la lue o sifilide, senza escludere le piante dagli effetti allucinogeni di cui parla il POMET = sulla linea di queste riflessioni vale la pena di rammentare che ANGELICO APROSIO "IL VENTIMIGLIA raccolse volumi vari su piante esotiche ma non solo amerindiane tuttora conservate nel Fondo Antico della "Libraria" ventimigliese istituita dal seicentesco Aprosio: chi vuole approfondire l'argomento può qui leggere digitalizzato il documentatissimo saggio intitolato IL GIARDINO DI FRATE ANGELICO DAL TABACCO AL TE' edito dalla rivista Aprosiana già pubblicata dall'omonima biblioteca ventimigliese di Pietro Loi che scrisse anche con lo pseudonimo Di Pier delle Ville.
( VERAMENTE MIRABILI ERANO I GIARDINI AZTECHI BENCHE' COL TEMPO VISTI DAL CATTOLICESIMO COME "MONUMENTI AL PAGANESIMO": E NON A CASO, QUASI A CONFORTARE UN'INTERPRETAZIONE OSCURANTISTA, L' APICE DI SIFFATTI COMPLESSI STAVA PROPRIO IN UN PALAZZO DI MONTEZUMA/MONTECUZOMA PROVVISTO ANCHE DI SERRAGLI CON ANIMALI D'OGNI SORTA, NEI CUI RECESSI STANDO A CORTES MA ANCHE AL BUSTAMANTE L'IMPERATORE DI NOTTE SI RECAVA TRA IMMENSI TESORI A "PREGARE IL SUO DEMONE") come riporta il conquistatore Cortés nelle sue lettere all'Imperatore Carlo V risultano accorpate osservazioni di grande importanza = IL COMANDANTE DELLA SPEDIZIONE SPAGNOLA PARLA DI MERAVIGLIOSI GIARDINI E SOPRATTUTTO DI PIANTE SPESSO SCONOSCIUTE AGLI EUROPEI SU CUI POSSONO LEGGERSI QUI LE OPERE DEL TUTTO DIGITALIZZATE DELL'AROMATARIO OD ERBORISTA MEDICO EMPIRICO OVVERO IL VERONESE ZEFIRIELE TOMASO BOVIO CHE OPERO' LA SUA PROFESSIONE OLTRE CHE A VERONA ANCHE IN LIGURIA SIN NEL PONENTE LIGURE ( tali piante esotiche solo gradualmente conosciute nell'immenso contesto del "Mondo Nuovo" od Americhe e spesso collegate alla cultura di civiltà evolute, impensabili non molto tempo prima, come all'epoca quella degli Inca e degli Aztechi presso cui dalle lettere di Cortés ed altre fonti esisteva, incomprensibile per la civiltà europea e tuttora oggetto di controverse interpretazioni, una così detta "GUERRA DEI FIORI" da non confondersi certo con la festosa e ben pacifica "Battaglia di Fiori" di tradizione intemelia].
Non è però da dimenticare che su piante e fiori dell'habitat europeo, ed ora a maggior ragione per fiori e piante del Nuovo Mondo. esistevano interazioni geopolitiche e religiose, fino alla supposta soglia d'un rimpianto paganeggiante di feste floreali(o più propriamente FLORALIA), comportante sospetti di sensuale promozione ereticale sin al "teorema" controriformista, nel contesto d'una guerra religiosa rafforzata da mezzi propagandistici (impostati peraltro anche da Protestanti e Riformati seppur con una loro specifica promozione), della pubblicistica cattolica in merito alla puttana fattasi riformata per divenire "strega eretica suprema" a caccia di adepti seducibili per via di sesso, piaceri, fiori e profumi sì da renderli disposti all'abiura] polemica letteraria, ma spesso scivolante verso umane ed ideologiche aggressioni, senza dubbio tanto aspra quanto sottile, come esemplarmente proprio nel caso della Granadiglia, Passiflora, Fior della Passione (nell'immag. il fiore: vedi la pianta in effetti scoperta dai Gesuiti = leggi la Sferza Poetica, VI riga da fine p.54 ( vedi qui il Tesoro Messicano, o più precisamente il Rerum Medicarum Novae Hispaniae Thesaurus l'ultima opera collettiva dell'Accademia di Federico Cesi, e che rappresenta il risultato finale di un'iniziativa Lincea durata quasi mezzo secolo, basata su una stretta collaborazione scientifica tra Spagna e Italia. Il merito della diffusione in tutto il mondo del Tesoro Messicano spetta principalmente a uno dei fondatori dei Lincei, Francesco Stelluti che dopo la morte di Federico Cesi si preoccupa di portare avanti l'opera del sodalizio, e in particolare la stampa e la diffusione di gran parte di quel materiale scientifico che lo spagnolo Francisco Hernandez aveva raccolto nelle terre della Nueva Hespaña, l'attuale Messico)].

Le piante, i fiori, la floricoltura, i "Giardini del Piacere" nel Ponente Ligure (un discorso antico e complesso = senza dimenticare che Ventimiglia, nel seicentesco romanazo La Rosalinda di Bernardo Morando, in cui Angelico Aprosio è coprotagonista, viene descritta, in un indubbio clima di festa, ornata di fiori per glorificare la seicentesca conversione al cattolicesimo di un calvinista nella sua cattedrale e che non proprio tutti i lettori -specie se accesi conservatori- condivisero la narrazione sull'ostentazione di tanta naturalistica bellezza e soprattutto di una gioia popolare giudicata, a riguardo delle persone più semplici, a rischio d'evolversi da cristiana esaltazione a concessione per panteistiche e/o paganeggianti ebbrezze ): vedi poi qui tutte le opere digitalizzate di Zefiriele Tomaso Bovio (1521-1609): medico empirico, alchimista e cabalista veronese, anche attivo tra Genova - Savona - Ponente Ligure ed ancora il Monte Baldo "Paradiso degli Aromatari"; alcune località di Liguria, Savona, Pontinvrea, Sassello, Ponente Ligure, Dolceacqua ecc., ritenute importanti per la ricerca degli erboristi e pure leggi sul viaggio tra Marsiglia, Genova e Livorno del celebre scienziato danese Heinrich Fuiren che al pari di Zefiriele T. Bovio apprezzò e stimò le qualità erboristiche e fitoterapeutiche della Liguria e del suo Ponente come leggesi in questo manoscritto = un peccato che entrambi non abbiano verosimilmente a differenza d'altri erboristi, alchimisti ed aromatarii esplorato il Bosco di Gouta che forse avrebbero trovato degno del veronese Monte Baldo (informat. e testo di B. E. Durante) .

Nella disputa tra lo Stigliani e il Marino in merito alla regolarità del poema Adone è a Siena che Aprosio prende le parti del Marino e del marinismo ortodosso e nel contempo si dedica alla lettura di opere varie connesse alla polemica letteraria = proprio a Siena Aprosio idea l'antistiglianea Sferza Poetica ma non riesce a pubblicarla: recatosi nei suoi vari spostamenti a Treviso successivamente edita il Vaglio Critico e dopo aver raggiunta l'agognata Venezia pubblica le parimenti antistiglianee opere Buratto e Occhiale Appannato
cui segue finalmente la stampa di quella che può esser ritenuta per diversi aspetti
la più elaborata opera aprosiana in merito all'Adone e alle polemiche connesse, vale a dire =
La Sferza Poetica.
Si analizzi quindi qui la stesura dell'importante opera in due parti
Veratro I e Veratro II
[con le considerazioni sul frontespizio e sul caso dei "poeti Sissa e Vannetti"]

Opera monumentale e curiosa il Veratro di cui per tempistica e motivazioni diverse
la Parte II vede la luce prima che sia editata la Parte I e dove il titolo è tutto un programma antistiglianeo essendo il Veratro o Elleboro pianta ritenuta curativa delle malattie mentali.
Nel
contesto del lunghissimo e controverso poema del Marino
il giovanissimo e bellissimo Adone vien fatto entrare da
Venere (figura sempre sospesa tra lascivia e splendore: specie dopo la contrapposizione tra le due Veneri come fra Eros ed Anteros)
anche nel
Giardino del Piacere di Venere ove Adone passeggia per esser iniziato ai vari aspetti della sensualità
e il fatto che vi si possa trovare la
GRANADIGLIA altrimenti detta FIOR DELLA PASSIONE donde "PASSIFLORA"(VEDI QUI IMMAGINE E TESTO CRITICO)
dal nome che le conferirono i Gesuiti dopo averla scoperta nelle loro missioni nel contesto di quello che originariamente definito Indie Occidentale e Nuovo Mondo prese poi nome di "Americhe" le conferirono il nome di Fiore della Passione se suscitò la critica dello Stigliani per esservi ipotizzata la presenza di un fiore sconosciuto in epoca classica e per certi aspetti in un contesto coniugato in modo peculiare sì da oscillare tra sacro e profano in maniera sconveniente all'epoca (cosa fatta notare dal grande moderno studioso dell'Adone Padre Giovanni Pozzi) ma contestualmente fu caratterizzato da una specificazione cautelativa del Marino "Non so se v'era anche la granadiglia/ ch'a noi poscia mandò l'indica piaggia,/ di natura portento e meraviglia,/ e ceda ogni altra pur stirpe selvaggia./ Al no più tosto il mio pensier s'appiglia,/ né deve altro stimarne anima saggia,/ ché star non può, né dee puro e sincero/ tra l'ombre il sol, con le menzogne il vero" (Padre Pozzi giunse a queste conclusioni pure sulla scorta di altrui indagini e di un libro attestante non solo la descrizione e l'elogio della Granadiglia -prima della pubblicazione dell' Adone mariniano- ma anche la rappresentazione figurata della pianta, con considerazioni botaniche e la dichiarazione che già prima del 1610 un fiore vero, portato dalle Americhe (non è specificato se con la pianta o meno), fu mostrato a Papa Paolo V).
Aprosio, giovanilmente fervido marinista, nella sua
Sferza Poetica, pag. 54 da metà, accusa apertamente lo Stigliani -di cui estrapola un passo- di esagerare maliziosamente nell'attaccare il Marino come disdicevole al rispetto dell'aristotelismo nel suo uso delle digressioni poetiche".
Ma lo scritto aprosiano per quanto figlio dell'erudizione non è a ciò limitabile soltanto .
E' questa -di cui sopra si parla specificatamente in merito alla Passiflora - Granadiglia "ospite giudicata inopportuna dal regolismo aristotelico quanto dalla morale cristiana" del Giardino di Venere o meglio Giardino del Piacere a Cipro- un'epoca di feste spettacolari e grandiose in cui però talora i fiori coi loro iridescenti e lussureggianti colori (e per questo, specie nella Controriforma, guardati con sospetto dagli Inquisitori e dai teologi più intransigenti) richiamando con idee ornamentali fideistiche mai obliate quanto antiche celebrazioni floreali pagane (non necessariamente limitate a Roma antica, per es. ai Floralia ma intese in variegati aspetti di folklore, tradizioni, spiritualità e costumi -sia romani che preromani e variamente assimilati specie nel cristianesimo rurale, mai del tutto venuti meno e comportanti una formidabile interazione tra uomo e natura e per via di tutto cio' comportanti rimandi a sessualità e sensualità intese però senza stregonesche malie ma nell' accezione più totalizzante e panteistica, quella che coniuga l'individuo al piacere dell'esistenza per quanto poi tutto destinato ad esser deformato dalla pubblicistica cristiana avverso i Gentili ed in ultimo alla propaganda antipagana) a giudizio di non pochi risulterebbero in grado di attivare
altresì uno degli aspetti oggi meno noti
della
pubblicistica cattolica avverso i protestanti e riformati equiparati ai pagani in merito alla loro supposta immoralità e alla loro tolleranza verso prostitute convertite all'eresia per divenire streghe eretiche e perdere i cattolici con profluvio di fiori e profumi.
Propaganda cattolica, cui per loro verso, la risposta dei Riformati suole soffermarsi piuttosto alla maniera di
Gregorio Leti scrittore notoriamente all'Indice dei Libri proibiti
citando diversi aspetti dell'ipotizzata degenerazione del clero romano non esclusi
lo sfarzo ma anche l'avarizia ed il nepotismo papale e cardinalizio oggetto di critiche varie nelle anonime "Pasquinate"
ma anche supposte varie "lascivie" tra cui
sodomia ed omosessualità citate piuttosto come amori masculini ed ancora amori feminini
Cose queste che non solo nell'epoca inducono a
meditare alquanto e criticamente per parte cattolica anche su un fiore come la Passiflora ritenuto di esclusiva valenza mistico-religiosa ed impropriamente ascrivibile anche in un poema con qualsiasi paganeggiante "Giardino del Piacere" ma che comportano consequenzialmente un reciproco controllo sui libri (tanto di parte cattolica che riformata) in grado, partendo magari come detto anche solo da un umile fiore, di innescare -con molte altre riflessioni di contenuto teologico se non politico- altre ma parimenti discutibili considerazioni, alternativamente giudicate peccaminose in relazione agli abusi della sessualità eretta a sovvertitrice del sistema morale e quindi istituzionale:
fatto cui certo, su piani diversi contribuire per entrambe le fazioni contrapposte non mancano di intervenire a proposito dei
libri da proibire previa Censura nelle possibili diverse forme (per varie ragioni -non ultima la conservazione di una superiore documentazione superstite- ci si sofferma sempre più sull'areale cattolico ma mutatis mutandis il fenomeno risulta dimensionato pure in contesto riformato)
Certo in ritardo nella polemica -data anche l'età giovanile- Aprosio coglie in questo contesto della Granadiglia o Passiflora una qualche possibilità che -espressamente non cita ma che risulta implicita al lettore esperto- di inquisitoriale persecuzione dell'Adone peraltro oggetto poetico di un autore su cui una certa attenzione censoria, del Sant'Uffizio quanto degli Stati, pure è esistita = e la vita del Marino spirito mordace, polemico e non privo di lecenziosità nella produzione è del resto caratterizzata anche dalla diretta conoscenza qual condannato e recluso del Carcere (seppur Carcere di Stato)
Quello che stupisce in Aprosio e che alla fine ha giustamente contribuito a dimensionarne le qualità di polemista e critico letterario si ravvisa nel fatto che dopo le giustificazioni addotte per vanificare lo Stigliani ed acclarare le scelte del Marino non solo nel citare i fiori ma nel scriverne gli encomi è costituito dal fatto che nella stessa Sferza Poetica e nello stesso capitolo VI dedicato ad Anton Giulio Brignole Sale procede in maniera alquanto sbrigativa (e rozza si potrebbe aggiungere) riprendendo il dubbio del Marino, garbatamente ma non senza eleganti tentennamenti tendente al no lo trasformi in una asserzione assolutamente negativa dal Marino stesso espressa scrivendo (fine p. 56, VI riga dal basso) Non favello della digressione della Granadi, essendo spropositatissima: e tanto più che l'istesso Autore dice, che non v'era quasi a dimostrare di aver indugiato troppo e di temere le ragioni addotte dallo Stigliani nel negare la presenza di tal fiore nel "Giardino di Venere" a Cipro (sic!)


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