Il fiore della granadiglia, ouero della passione di Nostro Signore Giesù Christo; spiegato, e lodato con discorsi, e varie rime..., In Bologna : appresso Bartolomeo Cocchi : ad instanza di Simone Parlasca, 1609.
- 8, 22, 2, 42, 2 p. : ill. ; 4o. - Riferimenti: Pritzel 2. ed. n.6936; Seguier p.133; Haller v.1 p.406. - Opera di incerto autore attribuita a Donato Deremita, cfr. Michel & Michel. Rép. 17.s., conservés dans France, vol.2 p.29 e vol.3 p.12. - Come dichiarato nella prefazione, raccoglie, a cura di Simone Parlasca, nella prima parte tre discorsi del padre Canali, nella seconda poesie di vari autori, dedicati alla passiflora. - Altro colophon a c. C4v: In Bologna : per gl'here. di Gio. Rossi : ad'instanza di Simone Parlasca, 1609. - Marca degli eredi di Giovanni Rossi (Z832) a c. C4v. - Segn.: a4 A-C4, ²A-D4 E6. - Vignetta xil (Fiori: Flores mei Fructus honoris) sul front.
- Marca : Mercurio con caduceo in mano che poggia sul mondo..
- Impronta: a,o- elia u-ei mesi (3) 1609 (R).
- I. Abelli, Cesare II. Mariscotti, Bernardino 
La GRANADIGLIA o FIORE DELLA PASSIONE è la PASSIFLORA.
In effetti il genere delle Passifloraceae, comprende circa 465 specie di piante erbacee perenni ed annuali, arbusti dal portamento rampicante e lianoso, arbusti e alberelli, alti fino a 5-6 m, originarie dell'America centro-meridionale, con alcune specie provenienti dal Nord America, Australia e Asia. Il nome del genere confermato da Linneo nel 1753, e che significa Fiore della passione (dal latino passio = passione e flos = fiore), gli fu attribuito dai missionari Gesuiti nel 1610, per la somiglianza di alcune parti della pianta con i simboli religiosi della passione di Cristo, i viticci la frusta con cui venne flagellato; i tre stili i chiodi; gli stami il martello; la raggiera corollina la corona di spine, etc.
E' propriamente la
"Passiflora caerulea" 
tra tutte le Passiflora la più nota e diffusa = rampicante vigorosa e rustica, in estate offre fiori dal tipico colore bianco-ceruleo e dal profumo dolce che si sprigiona soprattutto di sera. Le foglie sono palmate, verde scuro. I fiori sono seguiti da frutti ovoidali di colore giallo intenso.
 Famiglia: Passifloraceae - 
 Ciclo di vita: perenne  -
 Tipo di pianta: rampicante -
 Uso: grillage, pergola -
 Altezza: 600 cm -
 Periodo di fioritura: giugno-settembre
 
In erboristeria si segnala la
Passiflora incarnata (VEDI SOPRA) di cui sono usati i
rami fioriti.
La PASSIFLORA è originaria del Perù e del Brasile e si ritrova spontanea pure nel Messico e sud degli Stati Uniti.
I test farmacologici per lo studio della proprietà dei principali costituenti chimici della pianta, hanno provato una sua azione depressiva sul sistema nervoso autonomo (motilità intestinale, frequenza cardiaca, ecc.), un aumento del tempo di sonno indotto e un effetto ansiolitico, a fronte di una tossicità assolutamente trascurabile. Tra i costituenti chimici della passiflora è possibile isolare una grossa varietà di composti: flavonoidi, maltolo, alcaloidi (armina, armolo, armalina, armano, armalolo) ossicumarina, steroli, aminoacidi, acidi grassi ed organici.
L'azione della PASSIFLORA o GRANADIGLIA è simile a quella dei sedativi classici (il cloralio idrato ed i bromuri), e pare che essa abbia recettori comuni alle benzodiozepine. Le caratteristiche farmacologiche della pianta la rendono indispensabile per facilitare lo svezzamento da psicofarmaci.
 
Come scrive Giovanni Pozzi nella sua celebre e mondadoriana edizione critica dell'Adone  II, p.347, 137 - 145 :"...Nel modo sfuggente con cui il Marino introduce il discorso sul fiore [Non so se v'era ancor la granadiglia (VI, 137 = innescando una inaspettata polemica con lo Stigliani, cui tardivamente e testardamente partecipò Aprosio)] è forse possibile vedere un ammiccante cenno rivolto a chi poteva identificare la fonte; forse potrebbe spiegarsi così anche l'insistita reticenza a collocar la pianta nel profano giardino dell'Adone, una volta constatato che gli scrupoli a mescolare il sacro al profano non sono mai tanto vivi..." [in effetti Padre Pozzi, come scrive. si avvalei delle ricerche di Carmela Colombo, Cultura e tradizione nell'Adone di G. B. Marino,  Padova, Antenore, 1967 ("Miscellanea erudita ; 17") che rimanda a pubblicazioni sulla Granadaiglia anteriori alla sesura dell'Adone de Marini = basilare risulta comunque il volumetto
Il fiore della granadiglia, ouero Della Passione di nostro signore Giesù Christo; spiegato, e lodato con discorsi, e varie rime. All'illustrissimo, ... cardinale Giustiniano, legato di Bologna..  
In Bologna : appresso Bartolomeo Cocchi : ad instanza di Simone Parlasca, 1609 (invero si tratta di un'opera di incerto autore attribuita a Donato Deremita, cfr. Michel & Michel. Rép. 17.s., vol.2 p.29 e vol.3 p.12. Come dichiarato  A benigni lettori il lavoro e raccoglie, a cura di Simone Parlasca, nella prima parte tre discorsi del padre Canali, nella seconda poesie dedicate alla passiflora (qui si propone digitalizzato il Primo Discorso con una rappresentazione grafica della pianta e con le indicazioni in successione sia dei luoghi di provenienza dal "Nuovo Mondo" che dell'ostentazione di una vero e proprio fiore a Papa Paolo V )].
     
L' ADONE DI G. B. MARINO  (ottave 137 - 145 del Canto VI)
Non so se v’era ancor la granadiglia, 137ª ottava
 ch’a noi poscia mandò l’indica piaggia,
 di natura portento e meraviglia,
 e ceda ogni altra pur stirpe selvaggia.
 Al no più tosto il mio pensier s’appiglia,
 né deve altro stimarne anima saggia,
 ché star non può, né dee puro e sincero
 tra l’ombre il sol, con le menzogne il vero.
 Disse alcun, ch’a narrar le glorie e l’opre 138ª ottava
 del sempiterno lor sommo fattore
 le stelle, onde la flotte il manto copre,
 son caratteri d’oro e di splendore.
 Or miracol maggior la terra scopre;
 quasi bei fogli apre le foglie un fiore,
 fiore, anzi libro, ove Gesù trafitto
 con strane note il suo martirio ha scritto.
 Benedicati il cielo e chi lo scrisse, 139ª ottava
 o sacro fior, che tanta gloria godi,
 e i fiori, in cui de’ regi i nomi disse
 leggersi antica musa, or più non lodi.
 Chi vide mai, che’n prato alcun fiorisse
 primavera di spine e lance e chiodi?
 e che tra mostri al Redentor rubelli
 pullulasser co’ fiori i suoi flagelli?
 In India no, ma ne’ giardin celesti 140ª ottava
 portasti i primi semi a’ tuoi natali
 tu, che del tuo gran Re tragici e mesti
 spieghi in picciol teatro i funerali.
 Nel’orto di Giudea, credo, nascesti
 da que’ vermigli e tepidi canali
 che gli olivi irrigaro, ov’egli essangue
 angosciose sudò stille di sangue.
 Ahi! qual pennello in te dolce e pietoso 141ª ottava
 trattò la man del gran pittore eterno?
 e con qual minio vivo e sanguinoso
 ogni suo strazio espresse ed ogni scherno?
 di quai fregi mirabili pomposo
 al sol più caldo, al più gelato verno
 dentro le tue misteriose foglie
 spieghi l’altrui salute e le sue doglie?
 Qualor bagnato da’ notturni geli 142ª ottava
 con muta lingua e taciturna voce,
 anzi con liete lagrime, riveli
 de’ tuoi fieri trofei l’istoria atroce
 e rappresenti ambizioso ai cieli
 l’aspra memoria del’orribil croce,
 per gran pietate il tuo funesto riso
 dà materia di pianto al paradiso.
 Vivi e cresci felice. Ove tu stai 143ª ottava
 Sirio non latri ed aquilon non strida,
 né di profano agricoltor giamai
 vil piè ti calchi o falce empia t’incida,
 ma con chiar’onde e con sereni rai
 ti nutrisca la terra, il ciel t’arrida,
 Favonio ognor con la compagna Clori
 dela bell’ombra tua gli odori adori.
 Te sol l’aurora in oriente ammiri, 144ª ottava
 tue pompe invidi e tua beltà vagheggi;
 in te si specchi, a te s’inchini e giri
 stupido il sol da’ suoi stellanti seggi.
 Ma né questi né quella al vanto aspiri
 che di luce o color teco gareggi,
 ché sol la vista tua può donar loro,
 qual non ebber giamai, porpora ed oro.
 Lagrimette e sospir calde e vivaci 145ª ottava
 d’aure in vece ti sieno e di rugiade;
 angeli sien del ciel l’api predaci,
 che rapiscan l’umor che da te cade
 e, mille in te stampando ardenti baci
 di devota dolcezza e di pietade,
 dal fiel che ti dipinge amaro e grave,
 traggano a’ nostri affanni il mel soave.