ADONE, L’ il poema del Marino è il più lungo di tutta la letteratura italiana (20 canti, per un totale di 5123 ottave): il Marino fece cenno a questo suo lavoro sin dal 1605 mentre l’edizione prima dell’opera avvenne a Parigi nel 1623, sotto la cura personale dell’autore>edizione moderna pregiata ed ottimale è quella curata da G.Pozzi, Mondadori, Milano, 1976 in II volumi, uno con il testo e l’altro con un vasto apparato critico ed esegetico.
L’esile trama del monumentale lavoro è costituita dal controverso e quindi, dopo attimi di straripante passione, infelice amore tra Venere e il giovinetto Adone.
Amore od Eros, per vendicarsi delle punizioni patite dalla madre Venere viste le sue continue marachelle nel far innamorare umani e dei contro il destino e la loro volontà, fa approdare a Cipro, regno di sua madre, il bellissimo Adone> il piccolo, “diabolico”, Dio intende punire Venere facendola ardere di passione proprio per Adone (contenuto del canto I).>Adone arriva quindi al portentoso palazzo di Venere dove incontra il pastore Clizio che gli racconta la vicenda del giudizio di Paride, destinato -conferendo a Venere la mela d’oro come dea più bella- la tragica guerra di Troia (contenuto del canto II
). Adone, messosi a girovagare per la splendida isola, alla fine prende sonno al riparo d’un boschetto mentre Amore tende un agguato a Venere e la trafigge con uno dei dardi del suo arco che hanno la capacità di far innamorare la loro vittima di chi voglia il piccolo arciere: Venere, per quanto dea, non può opporsi alla forza del dardo del figlio e presto avvampa di desiderio per Adone (contenuto del canto III). Tornato al palazzo Adone ascolta da Amore la bellissima vicenda degli amori di Psiche per Eros (contenuto del canto IV).Di seguito Mercurio, gli racconta altre storie esemplari e meravigliose, ora liete ora a triste conclusione come quella di Narciso: Adone vien quindi invitato da Venere ad assistere alla tragica rappresentazione della metamorfosi di Atteone, morto, per divina vendetta, nel corso d’una caccia sbranato dai cani> la dea, presaga del suo oscuro destino, intende avvisarlo contro i pericoli della caccia: ma il giovane si addormenta mentre ancora il dramma viene rappresentato (contenuto del canto V). Una volta svegliatosi Adone, con stupore, si scopre immerso nello splendido e misterioso giardino del Piacere che risulta distinto in cinque parti rappresentanti i sensi umani: qui assieme a Venere percorre i sentieri dei diletti della vista e dell’odorato (contenuto del canto VI). Assieme a Venere, nel giardino dell’udito, Adone gusta poi il piacere sottile del canto in virtù dell’episodio che celebra la gara fra l’usignolo e l’innamorato che affida i suoi tormenti alle melodie del liuto. Da qui la dea e l’umano accedono al settore destinato ai piaceri del gusto: è l’occasione di partecipare ad un sontuoso banchetto in compagnia del Dio dei motti e delle battute scherzose Momo (contenuto del canto VII
). Finalmente i due arrivano alla più intrigante fra le parti del giardino, quella destinata alle lusinghe ed alle lascivie del tatto> è qui che l’iridescenza poetica e l’audacia tematica del Marino raggiungono il vertice: finalmente, come passati attraverso tutte le possibili tentazioni del corteggiamento, Venere ed Adone hanno raggiunto l’estremo dell’attrazione reciproca, e, dopo esser stati sposati da Mercurio, i due si abbandonano ai Marino) assistono, per bocca del dio dei viandanti, all’elogio dell’astronomia e di Galileo (contenuto del canto X). E’ nel cielo dedicato alla stesa Venere che gli sposi possono contemplare le donne più celebri dell’antichità e del mondo contemporaneo (contenuto del canto XI). Ma nuvole oscure, a loro insaputa, si vanno addensando: Marte, già amante di Venere, avvertito dalla dea Gelosia apprende la storia meravigliosa della passione fra Adone e la dea e subito, preso dal suo animo impulsivo, medita una feroce vendetta. Venere intuisce però il pericolo ed ha il tempo di far fuggire l’amante che, dopo varie peripezie, giunge dall’ ambigua maga Falsirena che lo tramuta in pappagallo (contenuto del canto XII). Aiutato da Mercurio riprende però le precedenti sembianze d’uomo (contenuto del canto XIII) ma per nuova sventura cade vittima e prigioniero di briganti cui riesce fatiscosamente poi a sfuggire (contenuto del canto XIV). Alla fine di tanti tormenti Adone incontra nuovamente Venere e con lei riprende la gioiosa vita d’amore: nel corso d’una partita a scacchi i due amanti si contendono il regno di Cipro, premio che (data la vittoria, arrisagli anche grazie all’aiuto di Mercurio) Adone accetta, seppur a malincuore (contenuto del canto XV). Dopo un concorso di bellezza Adone viene incoronato, superando anche le trappole di un inganno di Tricane, re di Cipro (contenuto del canto XVI). Ma il giorno dopo Venere deve allontanarsi per prender parte alle feste di Citera e non può più proteggere il suo amato> solo dopo una notevole resistenza concede ad Adone, per riempire i tempi tristi di quell’attesa, di partecipare con Diana ad una partita di caccia: ma poco dopo, lugubremente, durante il viaggio Proteo fa il vaticinio della prossima tragica morte di Adone (contenuto del canto XVII). La crudele Falsirena rieccita a questo punto la gelosia, un pò quietatasi, di Marte ed al crimine s’associa inaspettatamente Diana> Il giovane si reca a caccia di un potente cinghiale che viene magicamente eccitato da passione amorosa tanto turpe quanto violenta contro di lui. La grande bestia, nella foga della sua caccia amorosa, aggredisce il giovane per possederlo e ne massacra le carne spinto dall’animalesco desiderio di averlo (Contenuto del canto XVIII). Venere viene colta da assoluta disperazione e gli dei buoni si impegnano per consolarla del terribile lutto. Nel frattempo si allestisce uno splendido sepolcro per Adone e quindi dopo nove giorni l’infelice giovane viene sepolto (contenuto del canto XIX): l’intiero XX canto
è destinato alla celebrazione dei tre giorni di giochi sportivi banditi in onore e commemorazione di Adone.
Le polemiche che innescò il poema alla sua uscita, un pò per l’esser contro la regolistica e la tradizione un pò per le indulgenze alla poetica metaforica della meraviglia e dello stupore, un pò per gli episodi erotici disseminati (guardati con sospetto dalla Chiesa romana), generò una lunga polemica che ebbe i suoi cardini nelle denigrazioni, non sempre immotivate dello Stigliani, e nelle difese fin troppo di parte di molti autori tra cui si possono ricordare, oltre all’Aprosio, G.Aleandri (Difesa dell’Adone) e A.Lampugnani (L’Antiocchiale).