"Libri Criminali" di Genova del 1556 (1557) anche visti nei rapporti tra Stato e Chiesa non esclusa la possibilità in base a stato e censo di evitare, per i privilegiati, i supplizi più gravi o infamanti
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Sui sacrilègi (Capitolo XXV)
Venga condannato come sacrìlego e sia giustiziato in pubblico, sulla forca, chiunque abbia rubato qualsivoglia santissima reliquia, fra quante di solito si conservano in chiese e basiliche, sacrari o luoghi santificati. Al ladro, così empio d'aver violato il tabernacolo coll'Eucarestia o qualsivoglia più modesto vaso ove puranco la si conservi, venga mozzata la mano profanatrice, prima di farlo trascinare nella polvere delle pubbliche vie, ben legato alla coda d'un mulo, fin che si giunga al luogo del supplizio estremo, là ove s'eresse la forca
Si comminino invece pene minori, seppur sempre severe, nel caso che qualcuno, per via d'inganni o rapine, abbia strappato, alla solita custodia entro i luoghi pii dei nostri templi, anche una sola fra le tante cose di per sè non sacre ma assolutamente essenziali all'espletamento del culto cristiano: tra queste vogliamo menzionare il turibolo, la croce, il messale, l'antifonaria, il breviario, qualsiasi ornamento dell'altare od altri sacerdotali indumenti, quelli che nell'uso corrente si chiamano più spesso paramenti, ed in definitiva ogni arredo o strumento o simbolo simile a tutti questi di cui si è appena fatta menzione. In prima istanza chi sia stato riconosciuto reo d'un siffatto crimine, per una refurtiva che non ecceda comunque la somma di cinque lire genovesi, debba sempre venir fustigato in
pubblico.
Nel caso però che suddetto criminale sia recidivo gli si mozzino le orecchie oltre ad applicare la pena consueta della fustigazione.
Se però la refurtiva sarà stata stimata per un valore compreso fra le cinque e le dieci lire di genovini, il colpevole, già al primo reato, oltre a venir frustato in pubblico risulterà ulteriormente punito tramite l'amputazione di entrambe le orecchie, come sopra appena si è scritto.
E se poi la valutazione del furto ammonterà ad una somma che intercorra fra la dieci e le venti lire, oltre alla pubblica fustigazione, si procederà alla relegazione del criminale, per un anno almeno, ai lavori forzati quale galeotto sulle triremi repubblicane.
In caso quindi di gravissimi furti, per somme cioè superiori alle venti lire di genovini, si dovrà sempre comminare senza tergiversazioni il supplizio estremo sulla forca [innanzi alla folla anche per scopo di pubblica catarsi e senza alcun diritto ad esser sepolti in terra consacrata], per via d'impiccagione.
[INTEGRAZIONE CRITICO-DOCUMENTARIA =
il testo di questi "Libri Criminali" di Genova del 1556 (1557) parla genericamente di "sacrilégi" ma successivamente si introdurrà la figura dei temibili Mangones o profanatori delle sepolture entro i cimiteri = la via al Mar Morto e le sue rive desolate sulla scia del percorso degli antichi Egizi che colà si recavano per raccogliere le sostanze necessarie ai loro processi di imbalsamazione e mummificazione erano oramai soggette al controllo dell'Impero Turco sì che era ardua impresa
procurarsi mummie autentiche cui eran attribuite da medicine alternative, e non solo dall'alchimia, grandi proprietà curative [ specie per realizzare il "celebre" Unguento Armario - con la Polvere Simpatetica (con cui fu celebre la guarigione da una ferita guerresca di Fabrizio Doria Duca d'Avigliano).usato per pazienti, che se lo potevano permettere, non solo ma in particolare dai continuatori moderni del militare e romano Medicus Castrensis vale a dire dai "Medici Vulnerari" o Medici di Guerra = per la precisione quell' Unguento Armario in cui la mummia egizia autentica in forza dei prodotti usativi, pur entro una una visione in cui interagivano alchimia, magnetismo uversale, legge cosmica di attrazione e repulsione, astrologia, combinazioni astrali, possanza dell'universo, veniva utilizzata in combinazione con l'"usnea", dimostratasi un "oscuro presentimento della penicillina" ] di modo che, per aggirare un arduo e periglioso reupero di mummie autentiche, i criminosi Mangones non esitavano a rubare dai cimiteri (quando non arrivavano a perpetrare un omicidio pur di procurarsi un corpo da trattare) i cadaveri per procedere nei loro laboratori ad una celere pseudoimbalsamazione e venderne a salatissimo prezzo,
come autentiche, porzioni da utilizzare in composti giudicati terapeutici ( a costoro che con il tempo divennero una piaga su cui vigilare si potevano associare poi quanti variamente violassero i sepolcri cercando piuttosto di rubare i preziosi eventualmente sepolti con i defunti oppure per ragioni connesse a pratiche di magia nera si appropriassero tanto di resti umani quanto di segnacoli cristiani come un'ostia (specie se consacrata) al fine di praticare sabba e o messe nere = con il tempo i cimiteri divennero quasi istituzionalmente il luogo dell'orrore ove tutto ed il contrario di tutto poteva accadere e dove strutturalmente si adunavano le figure diaboliche per antonomasia: da streghe a licantropi a vampiri: con il progresso scientifico il problema di una "riforma dei cimiteri" si pose come inevitabile sulla base di ragioni igienico sanitarie pur se contestualmente fu inteso anche come una lotta contro profanatori, sacrilègi, furti di resti umani, anche per ragioni non necessariamente magiche ma anche per studi anatomici. La novità istituzionale si ebbe con i Tempi Nuovi segnati dai non sempre condivisi programmi di Napoleone I anche in nome dell'igiene pubblica: nel caso si ebbero non poche polemiche e postazioni contrarie (nel caso più per ragioni poetico sentimentali che razionali) di illustri intellettuali progressisti
come Ugo Foscolo in merito alla Riforma dei cimiteri meglio nota come
Editto di Saint Cloud del 1806 peraltro già sentita qual necessaria a detta di studiosi ben credibili come nel caso del medico Giovanni Gautieri in un basilare articolo qui proposto ed edito entro le "Memorie di Medicina", n. 13 febbraio 1802 = tutto questo programma venne finalizzato senza poter disperdere in maniera definitiva antiche superstizioni ed altresì paure ancestrali in merito ai luoghi di inumazione con molte conseguenze certo non positive sulle credenze popolari e sulla persistenza di potenze di magia nera alimentata entro le necropoli se non sul teorema epocale delle morti apparenti o catalessi da cui, fra tanti altri,
fu ossessionato uno scienziato del calibro di Alfredo Nobel, terrorizzato dall'idea d'esser sepolto, come accaduto ad altri nella sua famiglia, in stato di catalessi sì da risvegliarsi poi nell'orribile prigionia della bara, ma influenzando potentemente come qui si vede la letteratura o meglio quella
grande letteratura orrorifica che dal XVIII secolo ma specialmente dal XIX ai primi del XX fece realizzare come qui si vede autentici ed immortali capolavori)].