Tra i reati severamente perseguiti dai cinquecenteschi STATUTI CRIMINALI DI GENOVA compariva il CRIMINE DI SACRILEGIO. Questa pratica, applicata anche a forme di MAGIA NERA E STREGHERIA FINALIZZATA A FATTURE MALEFICHE, sopravvisse a lungo nella tradizione dell'età intermedia e giunse fino al XVIII secolo come una piaga criminale di rilevanza sociale: non è infatti un caso che ancora gli STATUTI MILITARI dei primi del XVIII secolo segnalassero la presenza tra SOLDATI al seguito di Genova di individui che rendevano colpevoli tanto di PRATICHE DI MAGIA quanto di PROFANAZIONI E SACRILEGI. La persistenza di una MAGIA POPOLARE mediamente era legata ad un'arcaica SUPERSTIZIONE nel contesto della quale si usavano vari STRUMENTI RITENUTI MAGICI particolarmente rivolti a DIVINARE IL FUTURO E ANTICIPARE LA FORTUNA. La LEGGE CRIMINALE DI GENOVA (in sintonia con le NORME DELL'INQUISIZIONE ECCLESIASTICA SECONDO I DETTAMI DELL'UNO E DELL'ALTRO FORO CIOE' DEL DOPPIO DIRITTO e poi coi dettami del DIRITTO MILITARE) tuttavia vigilava eminentemente per estirpare, come si è già detto, l'suo della MAGIA NERA onde commettere AZIONI CRIMINALI. In effetti queste previdenze non erano fuori di ragione e spesso le autorità della giustizia si dovevano accollare il compito di perseguire quanti usassero veleni o si recassero nei cimiteri ad esumare cadaveri per i loro sortilegi.
Un caso emblematico, suggerito dall'immagine sopra riportata, anche se provato in territorio sabaudo, fu quello del PRETE ALBANELLI che venne arrestato e condannato proprio in virtù di alcuni strumenti per la pratica della magia nera, onde far malefilici, che vennero rinvenuti fra i suoi oggetti e tra cui un breviario su cui far sacrilegio, un MANOSCRITTO DI FORMULE MAGICHE, un sacchetto contenente capelli ed un OSSO UMANO (fonte: Torino, Archivio di Stato, Corte, Materie Criminali, m.15, fasc. 10: "Processo criminale contro il prete Albanelli accusato di diversi sortilegii"
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