- [ I provvedimenti di profilassi, igiene e "cura" in tutto l'arco ligure contro le grandi pandemie, specie peste e poi di colera = la differenza tra tra la Peste del 1579/'80 e quella del 1656/'57 analizzata nello specifico attraverso il caso drammatico di Sestri Ponente ]
[ Non tanto nella descrizione di Genova peraltro concentrata sul porto e sul suo fervore mercantile (ove molto spazio è dedicato alla celebre Lanterna) ma specie in quella delle dipendenze di Sampierdarena, Cornigliano, Sestri, Pegli, Pra, Voltri come qui di seguito si legge, dalla Lettera I alla II, il Ricca oltre che quello del Bertolotti pare sentire l'influsso de La Rosalinda del seicentesco Bernardo Morando rappresentandole qual luoghi ameni, idonei alla villeggiatura, adornati da splendide ville] [ Da Voltri, cui giungeva già dal 1856, il treno potè raggiungere la qui effigiata Savona, essendo finalizzata per questa tratta la linea ferroviaria solo il 19 maggio 1868 come si vede in questa litografia del Gozo = i lavori comunque presero a procedere sempre più velocemente e tra il 1865 ed il 1875 Domenico Cambiaso disegnò la crescente linea ferroviaria come si vede in merito a Porto Maurizio ed ancora qui in relazione all'areale di Bordighera = l'arrivo della linea ferroviaria a Ventimiglia nel 1871 costituì un evento epocale, anche se molto restava da fare, anche in relazione, oltre che per il crescente turismo, per lo sviluppo dei commerci, in forza dei moderni sistemi di trasporto tra grande via litoranea e strada ferrata, per i nuovi prodotti agronomici da trasportare in piazze mercantili sempre più lontane ] Lettera III "Arenzano - Cogoleto - Ivrea - Varazze" Lettera IV "Celle - Albissola - I due Sommi Pontefici Sisto IV e Giulio II - Fabbriche di Stoviglie" - [ Dall'opera del Bertolotti utilizzata dal Ricca, vedi qui la parte concernente con moderni contributi la città di Savona e il suo areale] Lettera VI "Ancora di Savona e suoi dintorni" - [ Il Ricca visita le eccellenze delle scuole superiori di Savona ma espone i suoi giudizi sul fatto che la città abbia più bisogno di imprenditori, industriali e mercanti dato il suo potenziale che di medici, avvocati, ingegneri, soprattutto aspiranti a pubblici uffici (come nel caso di insegnanti = (in questo altro contesto sotto forma di epitalamio o "poesia per nozze" -scritta e fatta stampare da un anonimo Professore Precario ad un amico Professore Titolare coniugatosi con una Maestra- si analizza la peculiare questione della scarsa retribuzione degli insegnanti di maniera che pur se titolare e coniugato con una Maestra il docente precario all'amico, nel caso i figli, a venire lo inducano pensare di volersi dedicare all'insegnamento, in chiusa dell'epitalamio o "Scherzo Poetico" dice = "Fammi, in grazia, un tal piacere / Dagli un calcio nel sedere")] Lettera IX "Il Capo Noli - Varigoti - Finalpia - Finalmarina e Finalborgo"
Lettera X "Galleria di Finale - Borgio - Pietra e Loano"
Lettera XIV " S. Fedele - Lusignano - Villanova - Garlenda "
Lettera XV " Una gita all'Isola Gallinaria "
[ Isola della Gallinara o Gallinaria = leggi approfondimenti critici moderni]
Lettera XVI " Alassio - Il santuario di N. S. della Guardia - Una Zingara - Lingueglia "
Lettera XVIII " Diano Marina - Diano Castello - Diano s. Pietro - Diano Calderina "
Lettera XIX " Oneglia "
VALLE DI ONEGLIA 1 (BASSA VALLE DI ONEGLIA)
VALLE DI ONEGLIA 2 (ALTA VALLE DI ONEGLIA: SUOI COLLEGAMENTI CON LA VALLE DELL'ARROSCIA)
-VALLE ARROSCIA 1 (AREA OCCIDENTALE)
-VALLE ARROSCIA 2 (AREA ORIENTALE)
VALLE DEL MARO [ Il torrente Impero come "antemurale" tra Oneglia e Porto Maurizio
e la prima soluzione ottocentesca di questo problema con il ponte ligneo ottocentesco ] VALLE DI PORTO MAURIZIO (VALLE DEL PRINO) VALLE DEL PRINO [MONTE CALVARIO]: SANTUARIO DI SANTA CROCE Lettera XX " Ancòra di Porto Maurizio " "Nozioni su l'albero d'ulivo (estrapolate dal volume del Ricca) " Lettera I " Valle del Prino - Piani - Torrassa - Dolcedo " Lettera III " La valle di Civezza detta anche del Prino " Lettera VI " Molini - Triora - Santuario di Nostra Signora di Loreto " Lettera VII " Badalucco e le rovine di Campo Marzio " Lettera VIII " Taggia - Case religiose - Castellaro - Santuario di N. S. di Lampedusa" VALLE ARGENTINA (BASSA E MEDIA VALLE) VALLE DEL S.LORENZO (CENTRI DI CONVALLI TRA ARMA DI TAGGIA E S.LORENZO) [VAL VERDEGGIA - VALLE VERDEGGIA : ALTA VALLE ARGENTINA ] - [ Dal Ms. Borea qui digitalizzato e soprattutto integrato da collegamenti multimediali si legge qui descritto il terremoto del 1831 e i centri colpiti drammatica anteprima dello spaventoso cataclisma tellurico del 1887 = i danni seri non mancarono nemmeno nel 1831 e qui si possono vedere ruderi causati dal sisma a Pompeiana - località Costa Panera ] - [ Luigi Ricca e il Santuario di N. S. di Lampedusa] - [ Alarico aveva mosso le armate profittando dell' inverno contro le trepidanti città liguri e poi il tempo, con i ruderi, cancellò anche ogni notizia sui ponti distrutti dai Barbari nella Liguria ponentina ai confini tra Italia e Gallie, mentre è noto che si salvarono e vennero anche restaurati ad opera di Flavio Costanzo i ponti romani nell'ingaunia e nell'agro savonese. I disagi sulla litoranea nel Ponente Ligure furono durevoli nei secoli e solo con la napoleonica "Strada della Cornice" poi caduta in degrado fin ai restauri sabaudi, i tragitti nel Ponente divennero praticabili in carrozza ma ardui specie per la carenza di ponti adeguati al viaggio. Per esempio, benché celebre, non era carrozzabile il Ponte medievale sull'Argentina di Taggia donde il "Dottor Antonio" nell'omonimo romanzo di G. Ruffini mostrò a Lucy Davenne il borgo di Castellaro nel corso del viaggio al Santuario di N. S. di Lampedusa = lo si può analizzare qui in un contesto, anche iconografico, più esteso e per via di ragionamenti distinti valutando quanto si adoprò il deputato sabaudo Fruttuoso Biancheri avvocato di Camporosso per la realizzazione del nuovo ponte carrozzabile ad Arma sull'Argentina nel piano del perfezionamento della strada litoranea ligure (il Ricca ama molto Taggia che definisce culla di uomini illustri ma la celebra anche per la storia e la natura, specie della sua pianura ove sorgono a guisa di bosco, fichi, pesche, mandorli, peri, ciriegi, aranci, melogranati, abbelliti da rigogliose viti a festoni, che fanno incurvare i loro rami fino a terra, e sopra tutto ulivi giganteschi, che formano una variazione piacevole: l'autore rammenta però pure un suo dispiacere e cioè che al pari di altri casi e di altri stranieri gli Inglesi, a suo parere, si siano in qualche modo "impadroniti" della figura di Giovanni Ruffini e delle sue opere ) = contestualmente Luigi Ricca analizza anche la vasta trattazione condotta dallo stesso deputato relativa al territorio intemelio concernente in particolare il Ponte carrozzabile alla foce del Nervia e
...come pure di variare e rimediare la pericolosa discesa che esiste nella città di Ventimiglia, dalla parte di levante... ] [ Capo Don
- - [
La stazione stradale romana di "COSTA BALENA (anche BELENI, BALENAE)" = vedi qui i rinvenimenti in forza dei lavori della moderna strada litoranea = visualizza specificatamente la "RELAZIONE STORICA ARCHEOLOGICA DEL CANONICO V. LOTTI ma dopo le sue postulazioni leggi anche la posteriore RELAZIONE DI F. MOLON] ] - [ Del CENOBIO BENEDETTINO DI VILLAREGIA il Ricca ha varie nozioni pur non sapendo spiegarsi il toponimo = egli cita qui la rilevanza del recupero agronomico dei Benedettini con il sistema colturale della GRANGIA caratterizzato da una variegata tecnica di terrazzamenti ed irrigamenti (con tecniche poi riprese da coloni laici) resi possibili da condotti interrati quanto da PONTI CANALI (ACQUEDOTTI) COME QUESTO i cui reperti si riscontrano tuttora a Pompeiana vale a dire una delle terre su cui i monaci esercitarono notevole influenza ] Lettera X " Capo Verde ed il Santuario di Nostra Signora della Guardia - Sanremo - Il Santuario di Nostra Signore della Costa - Il Leprosaio - Un antico cenobio de' Benedettini " [ Sanremo ed il Santuario della Costa vedi quindi
il Lebbrosario fatto edificare da Carlo Alberto il solitario
antico Cenobio attribuito ai Benedettini ove
si recò come si legge qui nell'opera di Luigi Ricca il conte e patriota veneziano Vincenzo Toffétti che fece edificare,
nelle vicinanze dell'antico cenobio, due edifici ed una piccola chiesa per condurre nel luogo solitario una vita solitaria,
lontano dagli intrighi della vita politica e di relazione.] VALLE - VALLI (DA SANREMO AL TERRITORIO DI DIANO) Lettera XI " La Città di Sanremo - Ospedaletti - La Madonna della Ruota - La pesca del Corallo - La Baia - Acque termali - Bordighera - Un antico cenobio de' Benedettini - S. Ampeglio " VALLE (-I) DI BORDIGHERA - [Dalla letteratura del '600 al Dottor Antonio di G. Ruffini
una tradizione letteraria e non solo che ha conferito a Bordighera la nomea di "città più inglese d'Italia" =
vedi la Strada della Cornice ed il "Grand Tour" e quindi da una Carta settecentesca di queste contrade procedi sin a Nizza e Monaco nel XIX secolo] VALLE DI VALLEBONA O DEL RIO BATALLO VALLE DEL CROSA O VERBONE (VALLE DI VALLECROSIA) [CONSIDERAZIONE SULL'IDRONIMO VERVONE = I TOPONIMI VERNONE - VERVONE] VALLE DEL CROSA O VERBONE (VALLE DI VALLECROSIA): PROBLEMI DI APPROVVIGIONAMENTO IDRICO [ Il Ricca dopo aver citato ad Isolabona presso il Castello una sorgente solforosa a suo giudizio citata anche da alcuni studiosi risale in alta val Nervia a Pigna dedicando da qui, come sotto si legge, molta attenzione ad una sorgente termale da identificare con quella di Lago Pigo di cui parla poi diffusamente anche auspicandone una valorizzazione = a sua differenza il Bertolotti nel proprio libro sulla "Liguria Marittima delle 8 Province invece citò in questo areale due sole sorgenti termali vale a dire quella di Pigna ed ancora quella del Montenero interagente con la Madonna dalla Ruota (scorri le pagine). Il Ricca, che denota (come in occasione della sorgente solforosa presso Genova del Santuario dell'Acquasanta (pagina 25)) un particolare interesse per le acque terapeutiche, visitando i ruderi romani di Nervia e compiangendone la sorte si augura l'arrivo di un ingegnere specialista in archeologia per riesumare le antichità e quindi afferma come al momento probabilmente sui reperti di romanità via sia un raffinato stabilimento balneare di proprietà di un conte (ora scritto Mouchi ora Monchi, per chiaro errore di stampa) in grado di fruire di acque solforose, ferruginose e salse di notevoli proprietà terapeutiche sia in virtù dei bagni che dell'ingestione ] [ In quella sorta di diario di eventi, personali e non, dello storico locale Girolamo Rossi, intitolato Memoriale Intimo ed edito su iniziativa, nel 1983, della Cumpagnia d’i Ventemigliusi, in collaborazione con l’Istituto Internazionale di Studi Liguri a titolo meramente cronachistico l'autore annota: Lettera XIII " Avanzi dell'antica città Nervina - Nuovo stabilimento balneario - Chiesuola sacra a S. Secondo - Il nuovo Ponte " VALLE DEL NERVIA 1 (ALTA VALLE): VAL NERVIA - VALLE NERVIA - VALLE NERVINA VALLE DEL NERVIA 2 (BASSA E MEDIA VALLE): VAL NERVIA - VALLE NERVIA - VALLE NERVINA VALLE DEL NERVIA - VAL NERVIA (ESPERIMENTO DI VIAGGIO MULTIMEDIALE - INTERATTIVO) - [Il Ricca cita l'antichità di Ventimiglia ma i grandi rinvenimenti archeologici non sono ancora evidenti dipendendo dalle ricerche di Girolamo Rossi posteriori al suo viaggio (tuttavia pare strana questa non conoscenza dell'attività del Rossi -Ventimiglia, 4 novembre 1831/Ventimiglia, 6 marzo 1914- archeologo, storico, numismatico, farmacista e insegnante di italiano tra altre cose, al tempo del viaggio del Ricca, già autore della Storia della città di Ventimiglia : dalle sue origini ai nostri tempi, Torino, Tip. economica, 1857 ed ancora della Storia della città di Ventimiglia : dalle sue origini sino ai nostri tempi scritta da Girolamo Rossi provveditore agli studii nel collegio di detta città Torino, Tipografia Cerutti, Derossi e Dusso, 1859 pur se l'opera definitiva del Rossi sulla "Storia intemelia compresa la romanità con relative scoperte" dati del 1886 per l'eidtore Ghilini di Imperia ): per questo misconoscenza(?) l'autore di Civezza preferisce non addentrarsi troppo in una materia che definisce "spinosa" dando quasi l'impressione di non volersi non mettersi in urto sia con i sostenitori del centro demico romano principale a Ventimiglia alta o sia con i teorici del principale complesso romano a Nervia (anche se il Rossi stava già conducendo a Nervia peraltro visitata dal Ricca con registrazione di dati poi comunicati dal Rossi entro questa lettera al Mommsen in cui attribuisce all'Aprosio l'individuazione del sito originario della città romana di Ventimiglia) = egli visita comunque, come qui sotto si legge, la cattedrale ove si trova un importante reperto romano come la lapide a Giunone Regina e del pari la chiesa di San Michele = qui poi, senza che il Ricca si soffermi sul tema, vale la pena con questa occasione di rammentare la peculiarità della Diocesi di Ventimiglia nota altresì come Diocesi di Frontiera o Diocesi Usbergo alla maniera che scrisse il Valsecchi e quindi la sua singolarità a fronte delle altre Diocesi di Liguria] - Lettera XV " Escursione nella valle del Roia - Bevera - Airole - La Rocca della Piena " VALLE DEL ROIA (SOLO LA BASSA VALLE ITALIANA) VALLE DEL BEVERA E AREE CIRCONVICINE [Davvero interessanti, fra tante altre, le notazioni di di Padre Padre Luigi Ricca minore
osservante di Civezza nel suo libro Viaggio da Genova a Nizza, ossia Descrizione con notizie storiche, di statistica ed estetica e d'arti e di lettere / scritta da un ligure nel 1865 nella Lettera XV = " Escursione nella valle del Roia - Bevera - Airole - La Rocca della Piena "laddove parla diffusamente di Mulini e Bedali ma anche Segherie e fluitazione di tronchi di legno trasportati dal Roia ed a riguardo della fluitazione lo stesso Ricca offre una oculata descrizione,non priva di brio narrativo] [INTEGRAZIONE DOCUMENTARIA DELL'OPERA DEL RICCA = La finalizzazione della "Strada della Cornice" (poi litoranea Aurelia) e l'apertura della linea ferroviaria Genova - Ventimiglia
determinano attraverso i decenni trasformazioni anche in campo rustico (vedi voci) in sinergia con il pur relativo miglioramento dei percorsi vallivi (vedi l'"Omnibus" a cavalli con relative "stazioni") ed il lucroso sfruttamento del patrimonio boschivo dell'interno ligustico, nonostante le divergenti opinioni (da leggere assolutamente per l'importanza della salvaguardia dei boschi da danni e disboscamento questa Relazione dell'Ispettorato alle foreste del 1870 = le normativa a tutela dei boschi non furono però sempre rispettate, anche per la carenza di una legislazione uniforme, e spesso aggirate con il concorso, più o meno lecito, di pubbliche amministrazioni sì che anche la tecnica della fluitazione, a giudizio di alcuni, non andata oltre i primi del XIX secolo a causa dei danni che potevano procurare fiumi in piena, fu praticata ancora a lungo stando a quanto nel 1865 in un suo
libro qui riprodotto e frutto di osservazione diretta il citato Luigi Ricca narra, a riguardo della sua pratica, ancora ben oltre metà Ottocento, nel Roia/Roja onde portare legname alle segherie sulle sponde del fiume presso Ventimiglia. - [ C - Sulle supposte "ville romane di Latte" giunge ora una necessaria integrazione atteso il fatto che, per tradizione popolare e culturale, in un suo podere di Latte sarebbe stata uccisa in forza della guerra dei tre imperatori del 68-69 Iulia Procilla madre di Iulio Agricola generalissimo di Vespasiano e conquistatore della Britannia ] - [Luigi Ricca ( clicca eventualmente qui, sul volume "Viaggio da Genova a Mentone" del Ricca, per scegliere una digitalizzazione più snella senza aggiunte critiche moderne) parla qui del nuovo limite d'Italia rispetto alla Francia con nuova frontiera (vedi immagini) e pur garbatamente dimostra dolore per la cessione di Nizza alla Francia di Napoleone III in forza degli accordi di Plombiers
(vedi documenti d'epoca) per l'intervento dell'Imperatore dei Francesi a fianco di Vittorio Emanuele II nella Seconda Guerra di Indipendenza contro l'Austria = l'autore continua comunque il suo viaggio, osservando con malinconia località che appartenevano alla Liguria delle Otto Province (descritta dal Bertolotti) entro lo Stato Sabaudo dopo i deliberati del Congresso di Vienna. Alcune notazioni sottolineano siffatto rammarico tra cui l'insistenza sulla storica italianità di Nizza e sulla difficoltà dei Francesi nel trasformare nella loro lingua tanta onomastica nizzarda di assoluta antichissima ascendenza italiana] NAPOLEONE III, l'ultimo imperatore dei Francesi e colto estensore di OPERE DI VARIO ARGOMENTO, che contribuì ad un'ulteriore trasformazione dell'ITALIA rispetto al REGIME ANTICO e che prese parte al suo PROCESSO DI UNIFICAZIONE in cambio dei territori di NIZZA e della SAVOIA SABAUDA
- vedi qui digitalizzata la sua "OPERA OMNIA" con particolare attenzione ai DISCORSI, SPECIE QUELLI DEL 1860 1861 ED IN PARTICOLARE AL
DISCORSO DELL'IMPERATORE ALLE TUILLERS 26 MARZO 1860) AD UNA DEPUTAZIONE DI CONSIGLIERI PROVINCIALI E MUNICIAPALI DELLA SAVOJA IN MERITO ALL'ANNESSIONE DELLA SAVOJA E DI NIZZA ALLA FRANCIA - [LUIGI RICCA esterna il suo dolore per la perdita di Nizza e del suo vasto areale = quasi subito cita il CLIMA DI MENTONE come espressione dello splendido e salutifero clima della Riviera ligure che lui reputa nostalgicamente ancora italiana sin a Nizza e cita un PERIODICO DI MENTONE in cui sono registrate le ESALTAZIONI DI TANTI STRANIERI A VANTAGGIO DEI PREGI CURATIVI DI SIFFATTO CLIMA ma nemmeno manca di lanciarsi in una polemica, a lui non solo nota, con il letterato francese JOSEPH MERY REO DI AVER DEFINITO L'TALIA UN OSPEDALE ] Lettera XVII " Le tre vallicelle di Gorbio - Boirigo - Carey - Capo Martino - Monaco" - [ B: Botanica = Luigi Ricca incontra due botanici che acclarano l'importanza e rarità vegetale di questo ambiente rurale: cosa peraltro già testimoniata da autori cinque-seicenteschi (di cui in didascalia si propongono digitalizzate le opere)] Lettera XVIII " Cenni storici sul Principato di Monaco " Lettera XX " Il Santuario di Nostra Signora del Laghetto - Storia e vicenda del sacro luogo " Lettera XXI " Esa - Villafranca - Nizza " Nella stampa
( clicca eventualmente qui, sul volume "Viaggio da Genova a Mentone" del Ricca, per scegliere una digitalizzazione più snella senza aggiunte critiche moderne)
da incisione anonima (mm.560 x 588) su disegno di Giovanni Tommaso Borgonio del 1675 [tratta dal "Theatrum Sabaudiae"] si nota il NUCLEO DEMICO DI NIZZA che costituiva un'importantissima base marittima sabauda sul Mediterraneo - [ Nizza, importante base portuale sabauda = vedi la sua storia lunga e complessa ] - [ Il Varo (Var) nella romanità e non solo storico discriminante tra Italia e Gallie (Francia) ] Lettera XXII " Cimella - L'anfiteatro e il tempio d'Apollo" Per la lunga dominazione sabauda Cimiez era giudicata italica, come da opinione tra molti eruditi, anche ai tempi dell'Impero di Roma essendo invece
nella complessa configurazione amministrayiva della Gallia il "corridoio" tra la Turbia ed il Varo incluso nella Provincia delle Alpi Marittime con capitale appunto Cemenelum che, governata da un prefetto, poi procuratore, di nomina imperiale, svolse il duplice scopo di fungere da cuscinetto strategico tra Gallie ed Italia e di romanizzare le popolazioni da poco vinte argomento su cui risulta ben informato come qui si legge il Ricca Nella sua visita alla città di "Cimella" (la romana Cemenelum: vedi cartografia interattiva dell'areale) dopo essersi recato ad un Convento di Francescani ed aver passeggiato entro l'annesso cimitero Luigi Ricca narra di esser stato condotto dalla sua guida presso un convento di Cappuccini intitolato a S. Bartolomeo e da lì poi accompagnato, per un percorso di pochi chilometri, ad una "valle oscura", pure nominata "valle del Tempio, o dei Templari" ove, come scrive, vide "...la fontana del tempio, ove i Templari ebbero la residenza di che veggonsi ancora i resti..." mentre all'intorno erano solo rovine, fatta eccezione per la presenza nel chiostro di un sarcofago ed una lapide = in nota precisa poi come la loro presenza fu anche rammentata poeticamente ne "La Valle dei Templari" di cui qui si propone la digitalizzazione da testo antiquario ( da Poesie postume di Diodata Saluzzo contessa Roero di Revello..., Torino, Tipografia Chirio e Mina. 1843) ad opera, come suggerisce il titolo conferito alla raccolta poetica, della letterata Diodata Saluzzo Roero autrice legata alla poesia delle rovine, ma anche lugubre e sepolcrale, che fu di molti all'epoca, tra cui l'allora celebre letterato Luigi Biamonti di San Biagio della Cima (vedine qui varia documentazione compresa la lapide celebrativa della morte riportata dal Bertolotti) che indubbiamente influenzò
Informatizzazione di B. E. Durante per il sito informatico Cultura-Barocca
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VALLE ARMEA: E LA LINEA DI COSTA TRA OSPEDALETTI E ARMA DI TAGGIA
"1852 - Oggi viene deliberata al sign. Becchi di San Remo l’impresa di costruire il ponte, ormai irrinunciabile, data anche la realizzazione della nuova litoranea, alla foce del torrente/fiume Nervia" che ai tempi del Bertolotti il quale ne scrive nel 1834, ricorrendosi a perigliose o provvisorie soluzioni per guadarlo, aveva due soli ponti uno a Camporosso ed un secondo, assai più celebre, a Dolceacqua = sembra davvero che le postulazioni e le interpellanze del deputato sabaudo avvocato Fruttuoso Biancheri di Camporosso vadano in porto in merito all'assetto stradale tra Nervia e Ventimiglia (del resto, pur con un accenno a precedenti gravi incidenti, il Ricca ha buon gioco nel suo discorrere sull'opportunità di realizzare ponti ad integrazione della direttrice costiera = da poco era era infatti avvenuto, con una persistente risonanza nell'opinione pubblica, un gravissimo incidente "guadando" una diligenza un corso d'acqua minore tra Diano e Cervo) . Il Ricca, non menziona il ponte sul Nervia [ frazione intemelia che prescindendo dagli scavi archeologici auspicati dal Ricca gradualmente si evolverà in centro importante, specie come nodo viario, ma fa comunque
molte citazioni utili tra cui la rattificazione del tratto vallecrosino della romana Iulia Augusta o del suo ormai misero tracciato con la strada fatta dal Governo Francese e in atto di finalizzazione sotto i Savoia (al fine anche di evitare una deviazione, per accedere mancando di ponte il Nervia alla foce, al sito di Camporosso, tramite la "strada di e per Camporosso" e quindi al tragitto di val Nervia oppure proseguendo per la via della Tramontina conducente all'altura delle Maule Maure -San Cristoforo/San Giacomo- donde era fattibile un pur tormentato accesso alla città sempre che non si intendesse aggirare la città procedendo alla volta di Bevera, Latte e quindi dell'areale francese )]
come qui e altrove si legge scritto dal Ricca, citando pure l'autore altre imprese pubbliche in corso di finalizzazione (quale il nuovo ponte sul Roia, così come già avenuti, la variazione ed il rimedio di quella pericolosa discesa che esiste nella città di Ventimiglia come ancora reiteratamente chiese nelle sue pregresse interpellanze parlamentari F. Biancheri ipotizzando con una battuta al vetriolo che il mancato intervento ministeriale per la risoluzione di quel problema viario per tutti periglioso fosse dovuto all'intenzione governativa di non creare problemi al Giardino delle
Abbadesse di Sant'Antonio e al libero passaggio della retroporta del Palazzo Vescovile) o in essere e progettate e comuque di prossima realizzazione a Ventimiglia compresi, alla maniera che scrive e qui si può leggere, i lavori per la "strada rotabile, che fra non molto si collegherà colla corriera di Breglio per il Piemonte e fra breve si darà opera ad altro nuovo ponte in ghisa per la strada ferrata "]
( giova comunque rammentare come in un brillante articolo
Le flotte dell'antico Mediterraneo distrussero le foreste causando alluvioni e malaria
Francesco Lamendola (18/04/2008) avanzi considerazioni importantissime sul degrado fin dai tempi di Roma antica del legname utilizzato a vari scopi e su scala imponente per realizzare le flotte da guerra (e non).
Per integrare le sue postulazioni anche ad altri settori giova far qualche cenno ulteriore recuperando, dallo stesso moderno autore un passo di Dionigi d'Alicarnasso.
Nell'illustrare lo sfruttamento boschivo della Sila, l' antico storico distingue con chiarezza vari tipi di attività in relazione alle possibilità di trasporto:
"I Brutti, dopo essersi sottomessi di buon grado ai Romani, consegnarono la metà del loro territorio montuoso, chiamato Sila; questa regione è piena di selve utili alla costruzione di case, di navi o di qualsiasi altro edificio. Lì crescono infatti abeti in gran numero, che s'innalzano fino al cielo, pioppi neri, pini resinosi, faggi, querce ampie, frassini, nutriti dai ruscelli che vi scorrono in mezzo, e ogni altro genere di alberi, dai rami così fitti e intrecciati che tengono la montagna nell'oscurità anche di giorno.
Di tutto questo legname, quello che cresce nei pressi del mare e dei fiumi, viene tagliato alla radice e trasportato in tronchi ai porti più vicini, in quantità sufficiente a tutta l'Italia per la costruzione di navi e di case; quello che cresce lontano dal mare e dai fiumi, viene tagliato a pezzi per la costruzione di remi, pertiche e ogni genere di attrezzi e suppellettili domestiche, e viene trasportato a spalla d'uomo. Ma la quantità di legno maggiore e più resinosa viene convertita in pece e fornisce la pece più fragrante e dolce, chiamata bruttia, dalla quale il popolo romano trae ogni anno larghe entrate"
= Dionigi di Alicarnasso, XX, 15, 20, 5 = a titolo esemplificativo giammai si dimentichi come l'Imperatore Romano Publio Elvio Pertinace fece fortuna con le aziende di legname che possedeva alla stazione marittima di Vada Sabatia.
Siffatta "Civiltà del legname", con grande e spesso sconsiderato uso di questo materiale si prolungò per secoli sì che le comunità erano obbligate ad avvalersene o addirittura ad accondiscendere senza alcuna possibilità di resistenza alle richieste degli eserciti in transito o stazionamento, amici o nemici che fossero = caso emblematico la distruzione di migliaia di alberi per realizzare fortificazioni durante la guerra di successione nell'areale intemelio al Trono Imperiale di metà '700 = con la distruzione di migliaia di alberi per realizzare fortilizi e trincee ma anche per servizi diversi come qui si legge qui ed ancora qui entro il manoscritto ora editato
"Racconto dei fatti avvenuti in Ventimiglia negli anni 1745/46/47/48/49", 28 cc., manoscritto del M.co Don Vincenzo Orengo conservato a Bordighera in Istituto Internazionale di Studi Liguri entro "Biblioteca G. Rossi", Ms. VI, 84m. (trascrizione moderna di Roberto Capaccio)
Boschi comuni, Comunaglie, legnami erano un patrimonio pubblico tutelato ma con forze non sempre adeguate specie contro gli Incendi dolosi = nel "Capitanato di Ventimiglia" nel 1572 si tenne, ad esempio, un processo contro certo Giovanni Maccario (poi condannato = vedine qui la trascrizione documentaria dalla Storia della Magnifica Comunità degli Otto Luoghi (1986), opera di Bartolomeo Durante e Ferruccio Poggi) figlio di Nicolò reo d'aver dato fuoco ad un "bosco comune" (ora detto di Passal'orio ora di Passalovo ora di Passalupo) per inglobarne, acquistando poi dal fisco a prezzo ridottissimo i terreni arsi e inutili, gran parte nelle proprietà paterne = discorso diverso fu quello della
sublimazione nel Ponente ligure dello sfruttamento del patrimonio ambientale costituito dai boschi si ebbe soprattutto tramite l'industria dell'estrazione del legname con la realizzazione di un attracco portuale a Vallecrosia per il trasporto del legname estratto dalle riserve boschive, sin dal monte Ceppo (Perinaldo - Industria Malfassi) = così all'alba del XX secolo la valle del Crosa risentì a tal proposito dello
sfruttamento praticamente industriale del patrimonio ligneo che a nord, nell'area di Perinaldo, si presentava in boschi secolari assai lucroso per la vendita dell'ottimo legname ottenuto ai titolari di cantieri navali essendo i bastimenti in massima parte ancora lignei come si vede in questa immagine d'epoca concernente il Porto di Genova
.
Sull'argomento non esistono molte documentazioni scritte e latitano
anche quelle fotografiche: ma da quanto si è potuto ricostruire dalla consultazione dell'archivio privato di Silvio Croesi (padre dell'ex Sindaco
di Perinaldo Emilio Croesi) l'iniziativa nel suo momento di massima fioritura del 1909-10,
fu stimolata da Pietro Malfassi grosso operatore bergamasco nel settore dei
legnami da costruzione che, pur avendo nel Tirolo la fonte principale
dei suoi interessi, seppe individuare nell'area di Perinaldo un'autentica
vena lignea avvalendosi dell'opera in loco di Silvio Croesi.
Il legname una volta tagliato e finalizzato per il trasporto era a fatica condotto per aspre vie e mezzi (funivie, rotaie trainate da muli ecc.) sin al luogo dell'ultima lavorazione, prima della spedizione, verso le aree cantieristiche, via mare attraverso l'attracco portuale prima citato definito anche "Porto di Vallecrosia", presso la "Grande Segheria" dei Piani di Vallecrosia (E' da dire che non mancarono i problemi = il Malfassi non fu del resto l'unico a sfruttare il patrimonio boschivo del territorio a Nord e Nord-Est del terminale della val Crosa.
Altre aziende sfruttarono alcune improvvide concessioni e un programma, non sempre criteriato di disboscamento: ed anche la Segheria, che non apparteneva all'industria Malfassi, non rendeva facile la vita lucrando i suoi titolari sulle varie competitività, anche se l'imprenditore bergamasco non cessò di far fortuna, trasferendo buona parte delle spedizioni verso l'allora ottimo mercato iberico: le cose non si protrassero comunque per molto atteso che
cambiato il mercato del legname, anche per la realizzazione sempre maggiore di bastimenti non in legno, l'emorragia dei boschi venne meno e sulle cime oltre Perinaldo ritornò l'antica tranquillità = TUTTE LE IMMAGINI SONO TRATTE -SALVO SPECIFICA INDICAZIONE IN DIDASCALIA- DAL VOLUME DI B. DURANTE- E. TRIPODI - F. POGGI, VALLECROSIA E I GRAFFITI DELLA STORIA"...", VALLECROSIA-PINEROLO, ERIO'S EDIZIONI, 1984]
[vedi qui Antichità di Esa stampa tratta da M. Paroletti, Viaggio romantico delle province dell'italia antica e moderna Italia, Torino, 1824, Tav. 4, lib. IV]
inoltre clicca qui per vedere dello stesso autore e dallo stesso testo la
PIANTA DI NIZZA MARITTIMA
- [ Il Ricca cita qui la straordinaria produzione agronomica del nizzardo elencando viti, ulivi, aranci, palme, mandorli, cedri, fichi, granati, pistacchi, giuggioli, capperi ]
Ugo Foscolo per la stesura del "Dei Sepolcri"
Cemenelum era una splendida città romana, con attestati di sofisticata vita romana come questo svanita nell'oblio dei secoli dopo i danni dei barbari
e quindi dopo la distruzioni causate dalle invasioni saracene, seppur in seguito alla sconfitta di questi ultimi divenne in qualche modo con la vicina Nizza, uno dei primi punti di riferimento per il I tragitto, provenendo da Ventimiglia, verso il Santuario per Santiago di Compostela. Della sua grandezza ai tempi di Roma imperiale si riconoscono ancora vari reperti di romanità tra cui resti delle terme e
del decumano ma di cui rinvenendosi sepolcri Diodata Roero Saluzzo compose questa altra lirica ispirata al tema delle rovine e della dispersa grandezza