cultura barocca
Informatizzazione a cura di Bartolomeo Ezio Durante

Passando attraverso una storia millenaria che culminò con l'affermazione dell' IMPERO DI ROMA ed il suo MERCATO APERTO -dopo il periodo della TETRARCHIA IN CUI PER VOLERE DI DIOCLEZIANO FU IN PRATICA NICOMEDIA, SUA RESIDENZA PRINCIPALE, LA CAPITALE DELL'ORIENTE (VEDI) con il trionfo di COSTANTINO IL GRANDE LA CITTA' DI "BISANZIO" RINOMINATA "ROMA NUOVA" E PRESTO "COSTANTINOPOLI" DIVENNE CAPITALE DELL'IMPERO ROMANO = prima di essere eretta a Capitale della ben più longeva porzione dell'Impero quella che andò sotto il nome ora di "IMPERO ROMANO D'ORIENTE" ORA DI "IMPERO BIZANTINO" destinato a conoscere una momentanea rivincita sulla DECADENZA DELL'OCCIDENTE e sulle INVASIONI DEI BARBARI (e quindi degli ARABI) ad opera dell'immane sforzo compiuto dell' IMPERATORE GIUSTINIANO IL GRANDE
E così sulla scia di una storia tanto complessa , la città sospesa tra due mari e tra due ere BISANZIO CHE FU POI COSTANTINOPOLI E QUINDI ISTANBUL (cui F. Guccini ha dedicato dall'album "Metropolis" una mirabile e pensosa canzone) finì con l'attrarre mille interessi anche per il nome alternativo di "SUBLIME PORTA" O "PORTA OTTOMANA" (VEDI).
Ma a prescindere dalla varia toponomastica -giova ripeterlo- la metropoli fu soprattutto la PORTA DELL'OCCIDENTE SPALANCATA SULL'ORIENTE [anche sulla scia di quei misteri d'Oriente che da essa si potevano raggiungere di cui mentore fu con le sue Considerazioni il Plenipotenziario Francese Visconte Marcellus (basilari le sue osservazioni sulle Piramidi d' Egitto come su "Gerusalemme e suoi contorni" compreso un viaggio attraverso i Luoghi Santi fino al S. Sepolcro ed anche l'esplorazione della via al Mar Morto sulla scia del percorso degli Egizi che colà si recavano per raccogliere le sostanze necessarie ai loro processi di imbalsamazione e sempre in merito al Mar Morto: qui in una stampa antica lo studio della "distruzione divina" della città di Sodoma con la descrizione dei Pomi di Sodoma )].
E, mossi i primi passi, come ciò poteva lasciare indifferenti coloro che, specie da '700 e '800, cominciarono a guardare all' Islam e al mondo Arabo e al Mondo Turco e ai suoi possedimenti [Consulta qui Il Viaggio in Siria e Palestina del Robinson cogli Indici e le interessanti Stampe] con occhi ansiosi di scoprire?
E con mente avida di sapere sempre più e partendo da lì ambire ad ulteriori frontiere : come nel caso del Viaggio del Chesney nelle Contrade della Mesopotamia, di Caldea e di Assiria del Colonnello Chesney ed ancora del Viaggio a Meroe e in Etiopia dell' Hosckins [affascinante e oculata la "descrizione dei resti della grande città e delle sue Piramidi" (vedi)] = pur se su queste opere primeggia l'interesse per l' Arabia (nell'interpretazione qui digitalizzata dei Viaggi in Arabia di J. L. Burckardt) [l'autore di cui qui si legge una nota biografica desideroso di affrontare in toto il tema del pellegrinaggio di fede -non solo di quello cristiano ma anche del pellegrinaggio islamico (vedi qui una sequenza di testi ed immagini)- dedicò queste pagine all'interno del citato volume al pellegrinaggio degli Arabi alla Mecca = il Burckardt lasciò una descrizione esauriente dell'Eggiaz e di Gedda/Gidda soffermandosi a descrivere questa città importante stazione commerciale (ed offrendo dettagli importanti sia sul commercio di Gidda, specie ma non solo con l'India sia elencando tutti i servizi pubblici e commerciali attivi nella città ai primi del XIX sec.) ma per tutto il viaggio fu sempre dettagliato e compose pagine suggestive nel Cap. IX o Dei Luoghi Santi, Visitati dai Pellegrini, sì nella Mecca come nei suoi dintorni qui digitalizzato (l'autore descrisse anche Medina e fornì Notizie di alcuni luoghi visitati dai fedeli nelle vicinanze di Medina scusandosi per non esser dettagliato al massimo a causa di una malattia contratta) ].
Per non parlare di altre avventure espletate avendo ancora tra i riferimenti la Porta Ottomana ma affrontando altre contrade e cercando di ripercorrere il
************viaggio di Alessandro Bicorne per ritrovare le leggende della storia come Samarcanda************
come spinto da estremo coraggio e voglia di sapere fece

Alessandro Burnes

l'inglese che, giungendo là dove nessuno aveva osato ancora, esplorò l'
Asia = in un'avventura qui del pari digitalizzata e consultabile sul testo antico fruendo dell'ausilio di moderni indici entro una crescente frenesia di viaggi e di conoscenze espletata da molti (con le opere digitalizzate qui proposte), frenesia in qualche modo celebrata in questa splendida lettera del Sig. di Lamartine (indirizzata all' esploratore G. Lafond) ed ancora frenesia, in particolare dopo la scoperta del Nuovo Mondo (vedi qui opere digitalizzate), sancita metaforicamente dalla "Caduta delle Colonne d'Ercole" o, cambiando lingua e tono, del Non Plus Ultra?.
Davvero dunque METROPOLI MILLENARIA E LEGGENDARIA: BISANZIO, ROMA NUOVA, COSTANTINOPOLI O ISTANBUL CHE DIR SI VOGLIA MA COMUNQUE SEMPRE E SOPRATTUTTO "PORTA D'ORO FRA OCCIDENTE ED ORIENTE"
= di cui qui è possibile approfondire vieppiù la conoscenza sia per una sequenza di
MAPPE (VEDI ALLA FINE DI QUESTA OTTOCENTESCA MAPPA PORTANTE)
quanto attraverso una
**********GUIDA METODOLOGICA OFFERTA DALLA LETTURA DI TESTI RARI DIGITALIZZATI**********
sin nel dettaglio (assieme a tante altre cose) dei molti particolari tratti soprattutto dalle Rimembranze del Visconte di Marcellus".
Grazie all'opera benemerita del Visconte di Marcellus si può qui vedere Carta topografica di Costantinopoli (fine '700 - primi '800: con integrazione di mappe più antiche e carte di ricostruzione topografica multimedializzate studiabili a fondo stampa proposta) ed ancora una Stampa della Città dei primi del XIX sec. sì da visualizzare ancor meglio al seguito del Marcellus,che accompagnava l'Ambasciatore di Francia ad un' udienza presso il Sultano sin alla Sublime Porta o Porta Ottomana una serie di particolari di straordinaria rilevanza che vengono integrati dal Marmocchi, curatore della raccolta, con l'aggiunta di un estratto di note intitolato "Alcune delle Cose Principali di Costantinopoli" ed opera di Baptistin Poujoulat (altro viaggiatore autore anche di un Voyage a Constantinople dans l'Asie Mineure, en Mesopotamie, a Palmyre, en Syrie, en Palestine et en Egypte / par M. Baptistin Poujoulat. Faisant suite a la Correspondance d'Orient Paris : Ducollet, 1840-1841: in carattere minuto lo scritto del Poujoulat, in carattere grande quello del Marcellus) = : - 1 - L'arrivo a Costantinopoli - 2 - "Udienza dal Gran Signore" (del Marcellus con l'Ambasciatore di Francia) - 3 - Il Tragitto, la folla, i Giannizzeri - 4 - Il Palazzo del Gran Visir - 5 - Il Salone dell'Udienza, la risposta indiretta del Signore all'Ambasciatore Francese, il Serraglio, l'Harem - 6 - Le grandi Cisterne, le Moschee, l'edificio di Santa Sofia - 7 - Altre Moschee e Minareti - 8 - Il Bazar degli Schiavi (Mercato degli Schiavi) che permette una disanima non comune sul traffico di carne umana (schiavismo) compresa anche la peculiarità non particolarmente nota del Traffico di Schiave Bianche provenienti dall'Europa Orientale traffico invero ormai in declino per il veto imposto dalla Russia zarista ma ancora praticato illegalmente da diversi avventurieri specie per procurare -e, dato il pericolo, quindi a prezzi sbalorditivi- agli Harem sì ma anche a ricchi personaggi del mondo occidentale le
Donne Georgiane e soprattutto le Donne Circasse la cui bellezza era ritenuta leggendaria
[fatto che proprio per avviare queste sventurate alla pratica della "prostituzione" continuò -e purtroppo continua seppur attraverso forme sempre più ambigue di costrizione ma ancora da giudicare sotto forma di tratta delle schiave bianche- attraverso gli anni (e giova dirlo prescindendo oramai dalle scelte della "Sublime Porta") un fenomeno indegno contro cui si battè una donna fin troppo dimenticata la coraggiosissima Bertha Pappenheim (Vienna, 27 febbraio 1859 – Neu-Isenburg, 28 maggio 1936)]
.
*********
Abbandonando questa importantissima diversione e ritornando all'assunto di partenza occorre dire che sempre imparziali ed oneste sono le osservazioni di quel menzionato Marie-Jean-Louis-Charles-André di Martine Tyrac Visconte di Marcellus talora confuso con il padre del pari letterato ma non esploratore e, a titolo di chiosa, giova rammentare che, nel contempo alla sua passione per l'Oriente e per il Mondo Turco, durante uno dei suoi soggiorni a Rodi avuto modo di vedere le tracce rispettate dai Turchi dell'insediamento dei Cavalieri e scoperta con commozione l'insegna del proprio Casato materno che vantò alcuni illustri esponenti di quei Cavalieri di Rodi che si batterono per frenare l'espansionismo turco, senza però alcun astio avverso l'antico nemico ma con giusto quanto misurato orgoglio, ai primi del XIX secolo, celebrò le isole di Rodi e di Malta (di cui egli stesso era Cavaliere) quali ultimi baluardi dell'eroismo cristiano contro la possente flotta ottomana.
E così, sulla scia di una grande tradizione letteraria di cui il Marcellus costituisce un pur imponente momento gnoseologico, val la pena (prescindendo dai grandissimi come Ariosto o Tasso di cui tanto è noto) a dimostrazione dell'importanza che ebbero per secoli nelle coscienze quanto nella cultura i difficili rapporti tra Cristianità ed Impero Ottomano val la pena di di proporre a volte anche opere assai meno conosciute sul tema = da composizioni di avventurieri, commercianti ed esploratori che catturati dai Turchi redassero varie opere di conoscenza abbastanza inesplorate su un mondo spesso incompreso ma anche scritti di autori comunque noti e al loro tempo famosissimi come Carlo Innocenzo Frugoni che per esempio in questa sua raccolta di Rime inserì il sonetto Celebrandosi il Felicissimo Compleanno della M. C. di Filippo V Re delle Spagne, "si rammentano le sconfitte date a' Barbari in Affrica", la lirica Orano Espugnata come il sonetto Vestendo l'abito di Cavaliere di Santo Stefano il Signor Niccola Condulmari ma anche scritti di autori oggi sconosciuti o quasi come nel caso della Poetica Descrizione dell'ultima Guerra fra la Russia e la Porta Ottomanna di Padre Vincenzo Guasco od ancora de La Caduta di Oczakow di N. Grillo Cattaneo contenuti in quella ormai rarissima raccolta poetica settecentesca costituita dai Versi Scelti de' Poeti Liguri Viventi nell'anno 1789 raccolti da Ambrogio Balbi.
Senza dimenticare opere ancora meno diffuse, perché spesso rimaste inedite, qualche lirica, qualche traduzione, qualche palinsesto, qualche creazione rimasta nel dimenticatoio e travolta dal disfacimento che patirono TANTE BIBLIOTECHE PER TANTE E TROPPE GUERRE od ancora andata persa attraverso i tempi più svariati per la la trascuraggine e l'indifferenza di chi la scrisse CHE NON ASCOLTO' -IERI COME OGGI- I BUONI CONSIGLI DI NON LASCIARE INEDITE LE PROPRIE OPERE al punto che non vengano travolte per effetto della FRAGILITA' DELLA VITA E PER LA TRASCURATEZZA DELLE COSE UMANE alla maniera che sempre e indefessamente nel suo libro LO SCUDO DI RINALDO - PARTE II (GIA' INEDITO E QUI PROPOSTO) consigliò l'ERUDITO DI VENTIMIGLIA ANGELICO APROSIO

Ed ecco quindi su BISANZIO altri scritti, forse non spregevoli, riesumati da una polverosa scrivania su =

CORTIGIANE, REGINE DI BISANZIO

Anonimo
(da un codice membranaceo adespota = il titolo è stato dato dal contenuto)

Un giovane poeta armeno,
salito sull'alto minareto,
dell'alta Costantinopoli,
così scrisse:
"Salve Porta d'Oriente,
aureo serrame dei popoli!
Tu schiudi, ad ogni sbocciar
di millennio, un sentiero ferreo
per una stirpe guerriera,
che visse all'arsura, senza scempio
di femmine dai lunghi capelli,
dagli occhi sfuggenti e d'oro
di pelle: cose che rompono i fianchi!

*******************************
Le labbra della donna bella,
scandirono l'ultimo bacio:
il suo corpo di pingue gazzella,
nudo, tra veli sapienti ancora
più nudo, si sollevò nella penombra.
I seni, con tal nome d'artificio
si nominano le mammelle fiorenti
d'una femmina d'uomo, erano
nunzi procaci d'un altro abbraccio.
Scivolò la fragile, adunca mano
lungo quel corpo di dea: prima
s'accarezzò la fronte, poi col
dito ungulato si segnò, obliquo,
il tracciato senza pause
dal collo di cigno al ventre di ninfa.
Fremeva di quell'artificio,
già inventato da cortigiane babilonesi,
il figlio della razza ferrea
che sgombrò di vita la Colchide,
aspra come il limone non curato.
Era sordo al cupo rimbombo
del mondo il Re dei Re,
il Principe coperto d'altrui gloria,
ma molle cera all'amore:
così si nomina la mercenaria usanza.
Poi un guerriero d'Oriente,
il primo dei Turchi che violò
te, o Sacra Porta d'Oro,
contaminò della sua puzza
di deserto l'alcova odorosa.
Il Principe si levò e lei,
amante dei Re, disciolse impudica
le lunghe gambe bagnate d'amore;
lui balzò ebbro di vino e paura,
lei si mostrò guerriera
più antica: sfoderando mirabili armi.
Il figlio dei re dei cammelli,
credente in un Dio che era una spada,
castrò il pingue re Bisanzio,
immemore di violare l'erede
d'un'antica stirpe divina.
Ma il tramonto di fuoco
d'un sole indifferente e arrogante
inondava ormai la camera:
dalle tende d'arabeschi pesanti
cadeva una nuvola d'oro
sulla femmina bella e nuda
che si diede a Re e mercanti:
il Barbaro la credette una dea
e temette i suoi occhi socchiusi,
frementi di contenuta paura.
Ammirò quel seno lieve,
non turgido né cascante
di donna comune, da figli.
E non l'uccise! fuggì.
Folle! quella era la guerriera per cui
sempre ti apristi Porta del Mistero!
La stirpe delle cortigiane
sarà sempre più alta e potente
della stirpe vacua dei Re!

Neobule, capace di amare
con me mille diversi da me,
tu e quelle come te, che
mi bruciano, sempre potranno!
I miei avi cacciarono i Mongoli,
mai la gioia di peccare
con la bella prostituta nella tenda:
Oh donnacce, rovina del tempo,
sciame ininterrotto per cui sempre
si aprì la Porta del Tutto!
Cosa fare mai senza di Voi,
immortali Regine di Bisanzio?"



STORIA DI TIRISH E DELLE TRE LETTERE

Tirish Ben Amon, figlio di Arash,
Tirish il grande, il giusto, il sognatore.

Mille spade unne s' alzarono verso il cielo,
mille voci ruggirono l'odio in un Dio,
ogni giorno portava mille spade,
ogni notte altre mille, e mille ancora.

Tirish chiliarca greco guardò il sole,
lo vide sorgere e tramontare dieci volte:
pregava ogni giorno il Dio ignoto
e credeva nei suoi sogni antichi.

Argane aveva invasa la Pannonia,
distrutto Farsalo e saccheggiata Durazzo,
bruciavano le belle isole dell'Egeo,
gli Unni già cantavano inni di vittoria.

Tirish lesse una lettera giunta da Bisanzio
e l'inchiostro, l'odore del papiro,
lo sguardo del messo, le borchie dorate,
cose dolci, lo portarono indietro verso sogni e ricordi.

Argane divorò il tempo, il principe degli Unni,
il guerriero senza sconfitte sognò basiliche,
e marmi e donne pitturate, facili prede,
ed ori senza misura nei fori deserti.

Tirish riavvolse la lettera del Basileo bambino,
socchiuse gli occhi e dimenticò i suoi sogni.
Vide il cielo di Pannonia come un sudario,
poi lesse la seconda lettera: segreta, per lui solo.

Serapione, eunuco di corte, che nelle molli mani
reggeva il cuore del Basileo, dimesso l'antico orgoglio,
pregava il chiliarca di salvare il Re, la Corte, i castrati:
non fece parola per la gente del porto, pei reietti.

Argane, emulo di Attila, sognava porpore
e troni e donne bambine proclive su di lui
e splendenti cristalli di puro calice
e chiese devastate, con preti tremanti.

Tirish lesse la terza lettera e il Metropolita,
il Santo Padre di Bisanzio lo pregava, in Dio,
d'ogni bassezza per salvarlo, lui e i suoi preti:
nulla per la gente dei fondi, per i reietti.

Argane non ebbe mai dubbi nel cuore di ferro,
da sempre era certo: ma viveva nell'inganno.
Un Dio debole da abbattere, un nemico rado,
senza gloria, con spade corte ed antiche.

Tirish Ben Amon, figlio di Arash,
chiliarca greco di Smirne, da un messo ignoto
vide infranti ricordi e sogni e Bisanzio,
come tutto, gli parve impura e biasimevole.

Argane sognava, Tirish non poteva più,
Argane si ingannava, Tirish non più;
Argane credeva che Tirish avrebbe perduto tutto per un Dio debole;
Argane ignorava che Tirish avrebbe combattuto per il suo dolore.

Il dolore rende forti, le disillusioni disperati ma feroci come tigri!
chiudendo gli occhi Tirish non pensò al mondo antico che moriva con lui,
ignorò nostalgie di lascivie, ignote o temute quanto un tempo cercate:
morì vincendo per i derelitti e per le cagne dei fondi, laggiù, al Bosforeion.

Argane chiuse gli occhi, ingannandosi ancora una volta e pensando
che il Dio mai temuto ma, ora geloso della sua grandezza, con arcane magie
resosi possente, solo contro di lui avesse salvata l'inerte Bisanzio:
e lo stesse ora sprofondando nell'inferno degli eroi più grandi e terribili.

Da sciocco ignorava che il chiliarca ormai senza sogni per le altrui debolezze,
del grande Eunuco come del Metropolita com' anche del Basileo
che, da altri suggerito, invocava per se stesso e sua madre unica protezione,
un sogno solo ed ultimo aveva salvato: morire per una ragione, una qualsiasi buona ragione!

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