Sulla sommità dell' ALTURA DELLA "CIMA DELLA CROVAIROLA" POI ANCHE DETTA DELLA "CHIESA DELLA SANTA CROCE" (altura nel comune di S.Biagio) che fu forse sede di un castellaro preromano, si riconoscono i ruderi di una CHIESA INTITOLATA ALLA S.CROCE fatta erigere da PADRE VITALIANO MACCARIO, religioso d'epoca napoleonica, che per le napoleoniche restrizioni avverso la Chiesa dovette dismettere l'abito talare [l'area in esame ai tempi del religioso era posizionata in un complesso demico che dal solo confronto tra immagini antiquarie e moderne risulta incredibilmente mutato e attraverso il quale -benché fosse da ritenersi una sorta di "monumento della cultura e della civiltà rustica- ancora nel XIX secolo viaggiare con l'omnibus a muli o cavalli come qui si vede era ancora un'avventura e dove, non esclusa la via litoranea (vedi qui sequenza di immagini) i "signori della strada", coloro che tenevano i contatti commerciali era soprattutto i celebri "mulattieri di Liguria"].
Divenuto laico PADRE VITALIANO MACCARIO e ripreso il nome secolare di GIOVANNI BATTISTA MACCARIO si arricchì quale docente privato di varie discipline in Ventimiglia e dintorni = mentre i figli del popolo restavano perlopiù analfabeti [ e spesso nei documenti ufficiali il notaio, l'avvocato o lo scrivano dovevano apportare la notazione "lettosi il tutto ad alta e intelligibile voce ed anco spiegato per capi nella lingua del Posto ossia Luogo o Villa dandosi ch'l detto convenuto isconosce sì l'idioma dei latini che l'italico sermone, in presenza di fidi testimoni litterati (cioè capaci di firmare) il suddetto convenuto, per esser di contra illitterato, appone per comprobatione la sua segnatura o sigla che dir vogliasi sotto forma dell'usato costume, val a dire il segno della Santissima Croce" al contrario i figli dei ceti dominanti potevano avvalersi di un insegnante privato ("aio", "pedagogo" o "precettore") spesso anche ben remunerato come qui si può leggere e che non di rado per il potere economico della famiglia dei cui figli curava l'educazione era in grado di fruire per la sua attività didattica, oltre che dei libri, di strumenti come questi, dei quali la maggior parte della restante popolazione nemmeno conosceva non solo la funzione ma nemmeno l'esistenza
Caduto il Bonaparte Padre Vitaliano Maccario
Secondo il manoscritto del Maccario (in cui è ripresa una vecchia tradizione popolare) questo sito sarebbe stato il baluardo contro i pericoli dal mare di un vasto complesso ligure preromano di Alpintemeli, poi detto Arm'antica, Armantica
od Armantiqua, che si sarebbe esteso grossomodo sugli attuali territori comunali di "Vallebona, Borghetto, Camporosso, Sanbiagio, Vallecrosia": per quanto suggestiva -e non del tutto priva di fondamento vista l'esistenza di complessi demici e rurali di Intemeli- l'ipotesi che il toponimo Armantica derivi dalla coscienza popolare di ciò pare discutibile. Procedendo sin a Camporosso si incontra un toponimo interessante, quello di *Almablanca dove la prima parte del toponimo ALMA sembra rimandare ad un antichissimo insediamento EREMITICO poi variamente rivisitato, come attestano documenti notarili del XIII secolo, e verisimilmente poi gestito dai MONACI ANTONIANI.
A questo complesso corrisponde, per un tratto dalla vallicella prossima del Crosa, il termine *ALMANTIQUA.
In entrambi i casi si allude al concetto di riparo a costruzione o forse meglio di "grotta scavata".
Il termine *barma, da cui si evolse Arma-Alma, nel dialetto camporossino indica una "grotta artificiale chiusa con muro" e dai documenti del Duecento si evince che l'Alma Antiqua era caratterizzata da numerosi ripari artificiali, in parte oramai diruti.
A proposito dell'Almablanca, la cui positura ed il cui stesso nome paiono in qualche modo collegarsi al complesso dell'Armantica da un rogito del di Amandolesio (30 aprile 1261, doc.376) si intende che vi erano beni rurali e coltivazioni del latifondista Oberto Intraversati.
Il termine CROVAIROLA (toponimo alternativo, e verisimilmente più antico, in associazione con l'esito Cima, dell'oronimo Monte Santa Croce) è l'adattamento di una forma dialettale = Varietà di uva nera i cui acini tendono a staccarsi dai tralci: Emilio Azaretti, L'evoluzione dei dialetti liguri, esaminata attraverso la grammatica storica del Ventimigliese, II ed., Sanremo, 1982, § 121, p.107.
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In forza di un ragionamento un pò faticoso e che in definitiva retrodata alquanto parte sostanziale del toponimo (ROCHA) Renzo Villa giunge all'individuazione di un edificio importante, di finalità sicuramente strategiche e militari, eretto nell'area del Santa Croce ( e quindi nel territorio di San Biagio della Cima).
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Il nome "bianca" dipendeva dal fatto che il riparo o le vecchie costruzioni erano connesse al grande complesso delle "Terre Bianche" (ad Terram Blancam, doc. 14) ove nel 1260 stavano fondi, terre coltivate ad alberi, gerbidi di una o più famiglie Alamano e Macarius (Alamano è etimo germanico,"abitante dell'Alemagna", e dal III sec. a tutto il Medioevo, tal nome ebbe la funzione geopolitica di indicare "uomini di varie stirpi nell'insieme" stanziati per gruppi di parentele su una precisa zona geografica.
Maccario-Macario deriva al contrario da un'elaborazione della voce bizantina "Makarios" = "beato, felice", da connettere probabilmente all' evangelizzazione degli eremiti orientali su gruppi di barbari od indigeni: i Greci col "macarismo" indicavano però anche anche la "Beatitudine Evangelica" e la diffusione antica del nome Macario-Maccario in Occidente talora è da correlare con San Macario l'Egiziano, uno dei massimi esponenti del monachesimo egizio e dell'ascetismo cristiano).
Tuttavia di quella struttura si era già scritto (Albintimilium..., pp. 254 - 255 e nota 26) riprendendo segnalazioni notarili molto più antiche, per la precisione del XII secolo.
In effetti già l'antico notaio genovese di Amandolesio in un atto del 29 gennaio 1260 (cart. 57, doe. 177) indicò alcune proprietà rurali da Banchi usque ad fossatum Vervonis et usque ad Rocham de Alma Antiqua e poi citò (Id., doc. 614 del 17-IV-1264) un terreno gerbido in Vervono, ubi dicitur Alma Antiqua .
Il passaggio Alma > Arma oltre la metà del XIII secolo non era quindi ancora avvenuto e la presenza di una Rocca, ancora funzionale per scopi militari o comunque ben evidenziata agli occhi degli osservatori nella struttura muraria, induce a credere più al significato di costruzioni precarie o stabili rurali.
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Al proposito giunge interessante quanto scrisse al Rossi, il 5-VIII-1891, il Teologo Giovanni Francesco Aprosio: " I primi liguri Alpintemeli (!) abitavano tutte le valli e Monti, che li dividevano dall'ora Piemonte, ed anche nella valle Massabò che lei (il Rossi) lo chiama torrente Vallecrosia, v'era molta popolazione, così la valle Batallo era ben popolata, ora (detta di) Borghetto e Vallebuona, vi si trovava l'antica Arm'antica, ove il signor Rossi Giovanni Battista di Vallebuona in un suo podere l'anno 1839 ritrovava vari sepolcri, scoprendo pure molt'avanzi di antichissime abitazioni. Quest'Arm'antica rimaneva sui presenti territori al levante di Vallebuona e Borghetto, da ponente Vallecrosia e forse un pò Sambiagio... " (quindi tra la linea del Monte S. Croce, m. 356, de I Banchi, m. 400, del Monte Bauso, sino all'area di Vallebona e Borghetto, fatto che sembrerebbe confermato dai dati del di Amandolesio).
La lettera dell'Aprosio si conserva in Biblioteca G. Rossi, presso l'Ist. Intern. di Studi Liguri di Bordighera, con segnatura IX, 127, entro Miscellanea di corrispondenza; vedi N. Lamboglia, Per la topografia di Albintimilium, in "Rivista di Studi Liguri, XI, 1945, nn. 1-3, pp. 38-39.
Che il passaggio linguistico Alma - Arma non fosse ancora avvenuto nel XIII secolo lo testimonia un altro atto del di Amandolesio (doc. 376, 30-IV-1261) col quale Enrico Fulcone vendette a Giovanni de Volta una terra coltivata a viti e fichi ubi dicitur Almablanca... in territorio Vintimilli.
Se nulla si può dire sulla romanità di quest'ultima zona, bisogna invece riconoscere che col toponimo Alma Antiqua, nel XIII secolo, si indicava un'area agricola dove sorgeva una Rocca, dove si erigevano caselle o ricoveri per i pastori di antica tradizione (ancora visibili nell'area del Monte S. Croce) e di remoteatecnica romana.
Per la zona di Vallecrosia medioevale l'Aprosio, che meglio di tutti indagò sull'Alma Antiqua delineandone l'area, scrisse che nella località "...così dette le Casette non sono grand'anni che si scoprirono costrutioni di antiche case che ritrovansi tra Vallecrosia ed il mare, che vennero distrutte per farne macerie di coltivazioni di viti e ulive, che io ne vidi ancora alcuni avanzi...".
Dai Piani di Vallecrosia al suo retroterra sino a S. Biagio e poi verso levante sul territorio di Vallebona e Borghetto si sono rinvenute tombe romane, seppur di modesta qualità. Cfr. Not. Sc., 1877, p. 290 e B. Durante F. Poggi - E. Tripodi, I "graffiti" della storia: Vallecrosia e il suo retroterra, Vallecrosia (Pinerolo), 1984, cap. I-II, passim: altre osservazioni di ritrovamenti provengono da una trasmissione orale che, in assenza di reperti sicuri, qui ci si limita a ricordare come utile appunto.
Queste considerazioni portano a pensare che col toponimo Alma Antiqua (come accadde per la via antiqua specificatamente segnata dal di Amandolesio a confronto con una via piu recente per indicare i confini di una terra incolta sita a Ventimiglia sul rilievo ad Cagalupum sulla cui sommità esisteva pure una Rocha: doc. 164 del 15-I-12601` il notaio alludesse ad un sito cui la visualizzazione o scoperta di ruderi vetusti, sui quali si inserivano strutture più recenti, attribuiva il concetto di "costruzione/-i antica/-che": "resti di insediamenti rurali romani, o più verisimilmente tardo romani, disseminati su una vasta area di precedenti stanziamenti liguri incastonati tra le protezioni dei numerosi castellari ivi rinvenuti sulle alture, come quello del S. Croce?".
Può anche essere che, in assenza o per la scomparsa di antichi toponimi prediali, si sia finito per qualificare come antiqua ogni costruzione o struttura in degrado, sufficientemente evidente o radicata nella coscienza e nell'etimologia popolare, però, da conferire nome ad un sito che successivamente, con l'individuazione ottocentesca di reperti archeologici, parve rivelare una lunga tradizione di insediamenti agricoli, dalla romanità all'alto medioevo.