cultura barocca

CREDITI

Altra figura femminile citata da Aprosio, per un dono ricevuto da Antonio Maria Lamberti sacerdote di Vallecrosia (La Biblioteca Aprosiana..., cit., p.500), è poi la monaca domenicana Lorenza Strozzi (1514-1591) autrice dell'opera Venerabilis Laurentiae Stroziae ... In singulas totius anni solemnia. Hymni ad illustrem, et reuerendiss. D. Lactantium de Lactantijs Pistoriensem episcopum ... , Florentia : apud Philippum Iunctam, 1588: il rilievo attribuitole da Aprosio è costituito, nello stesso luogo, dalla citazione di un tetrastico latino celebrativo dell'autrice tratto dal "Museo delle Poetesse Ms" redatto da Lorenzo Legati . Il cremonese Legati, intimo di Aprosio, aveva pubblicato dal 1668 "Le Primizie del Museo delle Poetesse" sotto titolo latino di Musei poetriarum Laurentii Legati primitiae ad sapientissimum virum D. Ouidium Montalbanum, Bononiae : typis haeredis Victorij Benatij, 1668, opera invero di non ampia dimensione (pp. 57, [3] p. : ill. ; 4°) mentre Aprosio cita qui, come manoscritta ed evidentemente in suo possesso (intiera o per parti?), un'opera più estesa, un verosimile completo (o completando?) Museo delle Poetesse (La Biblioteca Aprosiana..., cit., p. 176): dall'analisi delle lettere del Legati all'Aprosio (custodite in B.U.G., "Fondo Aprosio", Ms. E. VI. 9 e trascritte nel mio citato saggio Angelico Aprosio il "Ventimiglia": le "carte parlanti d'erudite librarie" ..., pp. 21 sgg. e pp.103 - 111) si intende che questi era impegnato in una intensa opera di ricerca ma anche di cura di stampa per opere altrui sì da ritardare la pubblicazione o l'ampliamento di lavori propri solo parzialmente editati. Per es. da una lettera, senza luogo e stampa, ma sesta in ordine di disposizione si evince un grande impegno per la finalizzazione di tanti scritti ma anche per il completamento di ricerche ancora in essere: nella lettera spicca, tra altro, la menzione del lavoro giammai finalizzato per la sopraggiunta morte, di un’opera contenente gli Elogi de' Poeti (in questa lettera Legati chiede all'Aprosio di venir gratificato dell'invio dei ritratti od immagini di tantissimi poeti e poetesse (sic), suddivisi in due gruppi cioè quelli di cui ha già redatto l'Elogio e quelli su cui nulla ancora ha scritto nulla: contestualmente -difficile capire se per invogliare Aprosio in quest'opera quasi impossibile- gli dona un "frammento delle sue conoscenze", ma sempre lasciando intravedere l'ambizione di riceverne in cambio altre documentazioni: “[...]Qualche notitia della Signora Silvia Ventimiglia di cui sono questi versi stampati in honor della gloriosa Vergine del Rosario/ ' Tu sei la via del ben commune/ Ne i nostri affanni sei giusto consiglio/ Tanto si levi il sol, quante si pone/ S'io dormo te contemplo, over io veglio/ Con questo contemplo l'intentione/ Teco mi salverà dal gran periglio'/ Per lo qual stile mi pare assai antica. La seconda parte delle di lei Rime Sciolte vien citata nell' Indice del Rosario di 500 Poeti [...]). A dimostrazione di un Legati, caotico ed in affanno nel concludere lavori estesi per poi in qualche modo stamparli, Aprosio rammenta l'impegno del cremonese su un Lycaeum Herculis (La Biblioteca Aprosiana..., cit., pp. 412 - 413) visto e consultato dall'agostiniano eppur mai editato: stessa cosa dovete avvenire per il "Museo delle Poetesse" di cui era stata fornita solo la concisa anteprima con "Le Primizie del Museo delle Poetesse". In una lettera da Bologna del 5/VII/1673 il Legati scrive all' Aprosio “[...] Porto meco al Castello tutti i miei Manoscritti da quali intendo di fare copiare tutti i Tetrastici che mi trovo sopra i Poeti per trasmetterli Manoscritti alla Paternità Vostra Molto Reverenda [...]: anche se qui parla genericamente di "Poeti" egli dà l'impressione di voler sempre più avvalersi della competenza aprosiana inoltrando ad Angelico, via via che il lavoro prenda corpo, i suoi manoscritti ma solo per parti se non per "fogli": questo potrebbe spiegare perché l'agostiniano in merito proprio al "Museo delle Poetesse Ms" (contrariamente a quanto fatto per manoscritti di altri autori) menzioni la sua costumanza (o necessità?) di proporre quanto letto "ne' fogli volanti del Museo delle Poetesse MS d'amico letterato" (La Biblioteca Aprosiana..., cit., p. 176) o "fogli volanti del suo Museo delle Poetesse MS" (La Biblioteca Aprosiana..., cit., p.500).
Sempre ne La Biblioteca Aprosiana (cit., p. 176) il frate giunge, in apparenza sorprendentemente, a registrare da questo enigmatico "Museo delle Poetesse MS" due "Tetrastici" latini del Legati in onore di Arcangela Tarabotti, la suora veneziana con cui “visse” una contesa che sostanzialmente, almeno a mio parere, non onorò alcuno dei protagonisti (3): “Lustro librum Vitae, Caelique, Archangela, cantus/ Lumine, & aure bibo, dum tua scripta lego,/ Cum calamo Empyreum referares, eius odores/ Te Paradisiacos edocuere modos” – (2) “Si scribis, referas Paradisum, Archangela, castis;/ Si canis, Angelicis iubilat aura modis. / Cur tibi negligitur tamen inclita gloria cantus?/ Cum Paradisum aperis, gloria quaeque tibi est”. Ho scritto non a caso “in apparenza”: i due tetrastici latini ripresi dal “Museo” del Legati (qui non esplicitamente nominato per esteso ma indicato come L. Leg. a prolusione d’ogni componimento) non sono rivolti all’ “Arcangela Tarabotti”, che entrò in aspra polemica con Aprosio, quale autrice dell’Antisatira contro il Buoninsegni, a difesa della condizione femminile, ma alla “suora Arcangela Tarabotti” che ritrattò (o fu costretta a ritrattare) certe sue posizioni nel Paradiso Monacale. E’ sostanziale quanto Aprosio registra prima di riprodurre le due liriche: “Trovo parimente in lode della Tarabotti due Epigrammi ne’ fogli volanti del Museo delle Poetesse MS. d’amico letterato, che meritano d’haver luogo…e sono del Paradiso Monacali di Archangela Tarabotti”: come a dire che la Tarabotti sarebbe sublime, ma bisognerebbe scrivere in effetti “sarebbe stata” essendo ormai morta, se il suo genio (anziché perdersi in “dispute” e “cattiverie” che Aprosio registra, più o meno direttamente anche come perpetrate a suo danno, da p. 168 a p. 170 de La Biblioteca Aprosiana…,cit.) si rivolgesse, o meglio si fosse sempre rivolto, alla celebrazione della spiritualità per via di quella innografia prima menzionata a riguardo di “suor Lorenza Strozzi”. In merito è emblematico il verso del Legati (non dell’Aprosio che, come spesso, all’altrui autorità – non di rado però indirizzata proprio da lui ad esternare, indirettamente, determinati suoi giudizi - demanda il sostegno delle sue opinioni) il quale detta
Cur tibi negligitur tamen inclita gloria cantus? Che è interrogazione alla suora, quasi fosse viva, in merito alle sue scelte, scelte che le son state indubbiamente onerose: cioè “Perché, nonostante tutto, vien da te trascurata l’inclita gloria del canto? ”, domanda pressoché retorica che coimplica un rimprovero ed un dimensionamento avverso la vis polemica della donna, destinata a fama certa e pace spirituale se, rigettando sterili dibattiti, avesse rivolto le sue notevoli qualità ad altre e più pertinenti, per una suora, attività intellettuali. In questa sostanziale incomprensione dello spirito più vero della Tarabotti, risiede forse l’elemento maggiormente strutturato della misoginia e dell’aprosiana incomprensione dell’universo femminile: una postazione intellettuale che, fuor dei frizzi delle licenze sensuali e delle buffonerie derivanti dal lusso (spesso neppur risparmiate agli uomini), comporta l’irrigidimento dei ruoli, sì che il frate, a differenza d’altri, non nega alle donne potenzialità intellettuali ma al contempo simili potenzialità vuole sclerotizzate solo verso fini pedagogici o parenetici, propri di quell’icona della donna qual sposa, madre, educatrice o ricreatrice dello spirito cui egli conferisce le priorità fondamentali e i destini del sesso femmineo.







































Giovanni Domenico Ottonelli (Fanano - Modena 1584 - Firenze 1670) viene qui citato per gli scritti moralistico-religiosi delle sue opere: quando redasse questo capitolo (1656 - 1657) Aprosio però non possedeva ancora dell' Ottonelli il fortunato e controriformistico libello Della pericolosa conversatione con le donne, Firenze, per Franceschini e Logi, 1646 (a p.337, linea 16 del manoscritto genovese dello Scudo di Rinaldo II si legge infatti: "Gio Domenico Ottonelli nel Floriferum de multiplici conversationum genere, ver foeminea, p. 119 e di lui m'imagino sia un libro citato ivi a p. 121 sotto titolo Della pericolosa conversatione con le Donne, impresso in Firenze nel 1646 come che egli non habbia altro fine (essendo Religioso di santissimi costumi) che di estirpare i vitij dal mondo"). Oltre che i libri devozionali menzionati nel testo come a p. 239 Il Peccatore angustiato dalla vicina morte per l'abuso della Fede l'Aprosio, per altre citazioni, nel suo lavoro non si vale dall'opera principale dell' Ottonelli (Della christiana moderatione del theatro , I, Firenze, per Franceschini e Logi, 1648, II, Firenze, per Bonardi, 1649, III, Firenze, per Franceschini e Logi, 1649, IV, Firenze, per Bonardi, 1652) ma del più pratico, economico e diffuso Compendio dell ' opera della christiana moderatione del teatro. Nella biblioteca intemelia si conservano tuttora i lavori dell'Ottonelli più specificatamente connessi alla storia dell'arte: il Memoriale agli spettatori delle teatrali oscenità (in Firenze, per Sermartelli, Firenze, 1640) ed il Trattato della Pittura, e Scultura, uso et abuso loro (Firenze, per il Bonardi, 1652). In B. U. G., Mss.E.VI.9 si conservano 37 lettere di varia erudizione e di contenuto moralistico inviate all'Aprosio da questo uomo di indubbia cultura negli anni 1659 - 1666, donde si evince che il "Ventimiglia" entrò in possesso delle opere che gli mancavano in questo periodo, fruendo dei meriti acquisiti presso l'Ottonelli dalla circolazione di questo suo inedito Scudo di Rinaldo II: particolare attenzione meritano gli accenni ad una operetta moralistica dell' Ottonelli (tuttora presente in C.B.A. e stampata in Roma nel 1661), L'interrogatorio con le risposte circa le comedie de' moderni comici mercenarii, strutturata, secondo parametri di aperta misoginia, in forma di contraddittorio. Per esempio al "Quesito n. 5" emblematicamente si legge " (Interrogatorio). La Donna porge maggior occasione di peccare all'huomo stando alla finestra o recitando in Teatro? / R(isposta). Recitando in Theatro massimamente se è Comica perita nell'Arte, che con parole e gesti sa ferire & involar i cuori".







































Pereira, Benito, Benedicti Pererij Valentini e Societate Iesu. Centum octoginta tres disputationes selectissimae super libro Apocalypsis beati Ioannis Apostoli. Quibus adiectae sunt ab eodem auctore viginti tres disputationes, aduersus eos qui putarunt, Maometem Saracenorum legislatorem fuisse verum illum Antichristum, ..., Venetiis : apud Antonium Leonardum, 1607 - [24], 424 [i.e. 430], [2] p. ; 4o - Cfr. Sommervogel, Bibliotheque de la Compagnie de Jesus v. 6 col. 505-506 - Marca (O30) sul front Segn.: pi greco4 *4 **4 A-2A8 2B4 2C-2D8 2E4 - Omesse nella numerazione le p. 33-38 - Ultima c. bianca -Front. in rosso e nero - A c. 2C1r inizia con proprio front. con stemma dei Gesuiti: Benedicti Pererii Valentini, e Societate Iesu. Liber trium et viginti disputationum. Aduersus Ioannem Annium Viterbiensem ... - Impronta - uma- 97s. a-m, Dere (3) 1607 (R) Marca editoriale: Chiesa Cattolica: donna con triregno con rami frondosi, corone sul grembo, benedice con dx, tiene con sx cornucopia ... Cornice fig. Motto: hinc religio vera - Localizzazioni: Biblioteca comunale Planettiana - Jesi - AN - Biblioteca nazionale Sagarriga Visconti-Volpi - Bari - Biblioteca statale del Monumento nazionale di Casamari - Veroli - FR - Biblioteca Ludovico Jacobilli del Seminario vescovile - Foligno - PG - Biblioteca comunale Augusta - Perugia - - Biblioteca del venerabile Eremo di Fonte Avellana - Serra Sant'Abbondio - PU - Biblioteca della Fondazione Marco Besso - Roma - Biblioteca nazionale centrale Vittorio Emanuele II - Roma - Biblioteca universitaria Alessandrina - Roma - Biblioteca dell'Istituto di filosofia San Tommaso d'Aquino - Chieri - Biblioteca nazionale Marciana - Venezia
Pereira, Benito, Benedicti Pererii ... Aduersus fallaces et superstitiosas artes, id est, De magia, de obseruationes somniorum, &, de diuinatione astrologia libri tres, Ingolstadii: Sartorius, David, 1591
Pereira, Benito, Benedicti Pererii ... Aduersus fallaces & superstitiosas artes, id est, de magia, de obseruatione somniorum, &, de diuinatione astrologica. libri tres, Venetiis: Ciotti, Giovanni Battista, 1592
Pereira, Benito, Benedicti Pererij ... Aduersus fallaces & superstitiosas artes. Id est, De magia, de obseruatione somniorum, & de diuinatione astrologica. Libri tres, Lugduni: Giunta, 1592
Pereira, Benito, De magia, de obseruatione somniorum, et de diuinatione astrologica, libri tres. Aduersus fallaces, et superstitiosas artes. Auctore Benedicto Pererio ... Accesserunt indices duo, primus est capitum, & disputationum. Alter rerum verborumque copiosus, Coloniae Agrippinae: Gymnich, Johann <4. ; 1597-1634>, 1598
Pereira, Benito, Benedicti Pererii ... De communibus omnium rerum naturalium principijs & affectionibus, libri quindecim. Qui plurimum conferunt, ad eos octo libros Aristotelis, qui De physico, Romae: Tramezzino, Venturino Zanetti, Francesco & Tosi, Bartolomeo, 1576
Pereira, Benito, Benedicti Pererii ... De communibus omnium rerum naturalium principijs & affectionibus, libri 15. Qui plurimum conferunt ad eos octo libros Aristotelis, qui de physico auditu inscribuntur, intelligendos. Adiecti sunt huic operi tres indices .., Venetiis: Muschio, Andrea, 1591
Pereira, Benito, Benedicti Pererii ... De communibus omnium rerum naturalium principijs & affectionibus libri quindecim. Qui plurimum conferunt, ad eos octo libros Aristotelis, qui de physico auditu inscribuntur, intelligendos. Adiecti sunt huic operi tres indices, vnus capitum singulorum librorum; alter quaestionum; tertius rerum, Romae: Tornieri, Giacomo & Bericchia, Giacomo Gardane, Alessandro & Coattino, FrancescoTornieri, Giacomo & Donangeli, Bernardino, 1585
Pereira, Benito, Benedicti Pererii ... De communibus omnium rerum naturalium principijs & affectionibus, libri 15. Qui plurimum conferunt ad eos octo libros Aristotelis, qui De physico audito inscribuntur, intelligendos. Adiecti sunt huic operi tres indices, .., Venetiis [Bernardo Basa]: Muschio, AndreaBasa, Bernardo, 1586
Pereira, Benito, Benedicti Pererij Valentini ... Commentariorum in Danielem prophetam libri sexdecim. Adiecti sunt quatuor indices, ..., Romae: Stamperia del Popolo Romano Ferrari, Giorgio, 1587
Pereira, Benito, R. P. Benedicti Pererii Valentini e Societate Iesu, Commentariorum et disputationum in Genesim, tomi quatuor. Continentes historiam Mosis ab exordio mundi, vsque ab obitum SS. patriarcharum Iacobi & Iosephi; id est, explicationem totius primi & praecipui Sacr. Script. libri, qui, Genesis, vulgo inscribitur. ..., Moguntiae: Hierat, AntonAlbin, Johann, 1612
Pereira, Benito, Benedicti Pererij ... De communibus omnium rerum naturalium principijs & affectionibus, libri 15. Qui plurimum conferunt ad eos octo libros Aristotelis, qui de physico auditu inscribuntur, intelligendos. Adiecti sunt huic operi tres indices ..., Omnia vero in hac postrema editione denuo sunt diligentius recognita, & emendata., Venetijs: Polo, Girolamo, 1609
Pereira, Benito, Benedicti Pererij Valentini e Societate Iesu, Tomus primus. Selectarum disputationum in Sacram Scripturam: continens centum et triginta septem disputationes super libro Exodi, Venetijs: Misserini, NiccoloSocieta veneta, 1601
Pereira, Benito, 3: Benedicti Pererij Valentini, e societate Iesu: Tertius tomus commentariorum in Genesim. Super historia centum annorum, quam de sanctissimo patriarcha Abraham scripsit Moses, a capite duodecimo, vsque ad vigesimum quintum. Continent hic tertius tomus, praeter copiosam verborum & sententiarum Mosis expositionem, amplius nonaginta principales disputationes, ad exactiorem atque vberiorem eiusdem historiae tractatum & cognitionem pertinentes, Lugduni, 1596
Pereira, Benito, Benedicti Pererii Valentini e' Societate Iesu, Primus tomus selectarum disputationum in sacram scripturam. Continens super libro Exodi centum triginta septem disputationum in sacram scripturam. Continens super libro Exodi centum triginta septem disputationes, Lugduni: Cardon, Horace <1.>, 1602
Pereira, Benito, Benedicti Pererii Valentini, e' Societate Iesu, Secundus tomus selectarum disputationum in Sacram Scripturam, continens centum octoginta octo disputationes super epistolam beati Pauli ad Romanos, quam accuratissime fieri potuit ab ipso auctore denuo recognitus, illustratus, & emendatus, Lugduni: Cardon, Horace <1.>, 1610
Pereira, Benito, Benedicti Pererii Valentini, e' Societate Iesu. Tertius tomus selectarum disputationum in Sacram Scripturam. Continens centum octoginta tres disputationes super libro Apocalypsis B. Ioannis Apostoli. Adiectus est huic tertio tomo liber eiusdem auctoris viginti trium disputationum, aduersus eos qui putauerunt, Maometem Saracenorum legislatorem fuisse verum illum antichristum, de quo non pauca Daniel, & Ioannes in Apocalypsi praedixerunt; pluraque a patribus memoriae tradita sunt, Lugduni: Cardon, Horace <1.>, 1615
Pereira, Benito, Benedicti Pererii Valentini, e' Societate Iesu, Quartus tomus selectarum disputationum in sacram Scripturam: qui est prior tomus disputationum in Euangelium B. Ioannis super nouem primis eius Euangelij capitibus, du, Lugduni: Cardon, Horace <1.>, 1608
Pereira, Benito, Benedicti Pererii Valentini, e' Societate Iesu, Quintus tomus selectarum disputationum in sacram Scripturam: qui est secundus tomus disputationum in Euangelium B. Ioannis, continens centum quadraginta quatuor disputationes, Lugduni: Cardon, Horace <1.>, 1610
Pereira, Benito, Benedicti Pererii Valentini, e' Societate Iesu. Tertius tomus selectarum disputationum in Sacram Scripturam, continens centum ooctoginta tres disputationes super libro Apocalypsis B. Ioannis Apostoli. Adiectus est huic tertio tomo liber eiusdem auctoris viginti trium disputationum, aduersus eos qui putauerunt, Maometem Saracenorum legislatorem fuisse verum illum antichristum, de quo non pauca Daniel, & Ioannes in Apocalypsi praedixerunt; pluraque a patribus memoriae tradita sunt, Lugduni: Cardon, Horace <1.>, 1606
Pereira, Benito, Benedicti Pererii Valentini, e Societate Iesu, Primus tomus selectarum disputationum in Sacram Scripturam, continens super libro Exodi centum triginta septem disputationes, Lugduni: Cardon, Horace <1.>, 1607
Pereira, Benito, Benedicti Pererii Valentini, e' Societate Iesu, Secundus tomus selectarum disputationum in Sacram Scripturam, continens centum octoginta octo disputationes super epistola beati Pauli ad Romanos. Quam accuratissime fieri potuit ab ipso authore denuo recognitus, illustratus, & emendatus, Lugduni: Cardon, Horace <1.>, 1604
Pereira, Benito, R.P. Benedicti Pererii Valentini, e Societate Iesu. Commentariorum, et disputationum in Genesim, tomi quatuor. Continentes historiam Mosis ab exordio mundi, vsque ad obitum SS. Patriarcharum Iacobi, & Iosephi; idest explicationem totius primi & praecipui Sacrae Scripturae libri, qui, Genesis, vulgo inscribitur ... Adiecti sunt vniuerso operi deseruientes, indices quatuor .., Venetiis, Deuchino, Evangelista <1593-1631>, 1607
Pereira, Benito, 2: Tomus secundus. Continens nouem libros circa historiam Mosis, de diluuio, Arca Noe, aedificatione Turris Babel, confusione linguarum, alijsque vsque ad vocationem Abrahae: idest a capite quinto, vsque ad duodecimum, Venetiis: Deuchino, Evangelista <1593-1631>, 1607
Pereira, Benito, 3: Tomus tertius. Super historiam centum annorum, quam de Sanctissimo Patriarcha Abraham scripsit Moses, a capite duodecimo, vsque ad vigesimum quintum. Continet hic tertius tomus praeter copiosam verborum, & sententiarum Mosis expositionem, amplius nonaginta principales disputationes ..., Venetiis: Deuchino, Evangelista <1593-1631>, 1607
Pereira, Benito, 4: Tomus quartus. A capite vigesimo quinto, vsque ad quinquagesimum, & finem libri. Hic porro quartus tomus, praeter copiosam verborum, & sententiarum Myosis expositionem, continet centum & vndecim principales disputationes, VenetiisVenetiis: Deuchino, Evangelista <1593-1631>, 1607
Pereira, Benito, Benedicti Pererii Valentini e Societate Iesu Commentariorum in Danielem prophetam, libri sexdecim. Adiecti sunt quatuor indices, vnus quaestionum; alter eorum quae pertinent ad doctrinam moralem, & vsum concionantium; tertius locorum sacrae scripturae: quartus generalis, & alphabeticus: quorum duo posteriores in hac secunda editione copiosiores plenioresue facti sunt. Accesserunt etiam ad marginem plurimi auctorum loci, qui in priori editione desiderabantur, Lugduni: Giunta, 1588
Pereira, Benito, 2: Benedicti Pererii Valentini, e Societate Iesu: Commentariorum et disputationum in Genesim, tomus secundus. Continens nouem libros circa Historiam Mosis, De diluuio, Arca Noe, Aedificatione Turris Babel, Confusione linguarum, aliisque vsque ad Vocationem Abrahae: id est, a capite quinto, vsque ad duodecimum. Adiectus est praeterea huic tomo, liber eiusdem auctoris de Benedictionibus duodecim Patriarcharum, Lugduni, 1593
Pereira, Benito, Benedicti Pererii Valentini ... Prior (-quartus] tomus commentariorum et disputationum in Genesim: continens historiam Mosis ab exordio mundi vsque ad noeticum diluuium, septem libris axplanatam. Adiecti sunt quattuor indices, vnus quaestionum, alter eorum quae pertinent ad doctrinam moralem, & vsum concio, Lugduni: Libraire des Giunta, 1594-1600
Pereira, Benito, 2: Benedicti Pererij Valentini, e societate Iesu: Commentariorum et disputationum in Genesim, tomus secundus. Continens nouem libros circa historiam Mosis, de diluuio, arca Noe, aedificatione turris Babel, confusione linguarum, aliisque vsque ad vocationem Abrahae: id est, a capite quinto, vsque ad duodecimum. Adiectus est praeterea huic tomo, liber eiusdem auctoris de benedictionibus duodecim patriarcharum, Lugduni, 1593
Pereira, Benito, Benedicti Pererij Valentini e Societate Iesu. Commentariorum in Danielem prophetam. Libri sexdecim. Adiecti sunt quatuor indices, vnus quaestionum, alter eorum quae pertinent ad doctrinam moralem, & vsum concionantium: tertius locorum sacrae Scripturae: quartus generalis. Accesserunt etiam ad marginem plurimi auctorum loci, qui in priori editione desiderabantur, Antuerpiae: Bellere, Pierre <1. ; 1562-1600>, 1594
Pereira, Benito, R.P. Benedicti Pererij Valentini e Societate Iesu, Opera theologica quotquot extant omnia. Nunc primum in Germania ornatius & emendatius coniunctim in lucem edita. Accedunt indices locupletissimi. Elenchum operum inueiet lector pagina sequenti, Coloniae Agrippinae: Hierat, Anton, 1620
Pereira, Benito, Benedicti Pererii Valentini ... Prior (-quartus) tomus commentariorum et disputationum in genesim: continens historiam Mosis ab exordio mundi usquae ad Noeticum diluuium ... Adiecti sunt quatuor indices vnus quaestionum, alter .., Lugduni: Cardon, Horace <1.>, 1599-1602
Pereira, Benito, 2: Commentariorum et disputationum in genesim, tomus secundus. Continens nouem libros circa historiam Mosis, de diluuio ... Adiectus est praeterea huic tomo, liber eiusdem auctoris de benedictionibus duodecim patriarcharum, Lugduni, 1602
Pereira, Benito, 3: Tomus tertius, commentariorum in genesim. Super historia centum annorum, quam de sanctissimo patriarcha Abraham scripsit Moses ... Continet hic tertius tomus, praeter copiosam verborum et sententiarum Mosis expositionem .., Lugduni, 1601
Pereira, Benito, 4: Tomus quartus commentariorum in librum genesis. A capite vigesimo quinto, vsque ad quinquagesimum; & finem libri .., Lugduniex typographia Claudij Morillon: Cardon, Horace <1.>Morillon, Claude, 1600
Pereira, Benito, Benedicti Pererii Valentini ... Commentariorum & disputationum in Genesim: continens historiam Mosis ab exordio mundi usque ad Noeticum diluuium, septem libris explanatam. Adiectis sunt quattuor indices; .., Romae: Ferrari, Giorgio, 1589
Pereira, Benito, Benedicti Pererii Valentini ... Commentariorum in Danielem prophetam libri sexdecim. Adiecti sunt quatuor indices ... Opus recens summo studio recognitum ..., Lugduni: Cardon, Horace <1.>, 1602
Pereira, Benito, Benedicti Pererii Valentini e Societate Iesu Commentariorum in Danielem prophetam libri sexdecim. Adiecti sunt quatuor indices, ... quorum duo posteriores in hac secunda editione copiosiores, plenioresve facti sunt. Accesserunt etiam ad marginem plurimi auctorum loci, qui in priori editione desiderabantur, Lugduni: Giunta, 1591
Pereira, Benito, Benedicti Pererii Societatis Iesu, De Communibus omnium rerum naturalium principijs & affectionibus, libri 15. Qui plurimum conferunt ad eos Octo libros Aristotelis, qui de physico auditu inscribuntur, intelligendos. Adiecti sunt huic operi tres indices, unus capitum singulorum librorum, alter quaestionum, tertius rerum. Omnia vero in hac postrema editione denuo sunt diligentius recognita, et emendata, Venetiis: Giuliani, Giovanni Antonio, 1618
Pereira, Benito, Benedicti Pererii Valentini e Societate Iesu ... Prior -quartus tomus commentariorum & disputationum in Genesim: ... Romae : ex typographia Aloysij Zannetti, 1589 - 1598
Pereira, Benito, 2: Benedicti Pererij ... Commentariorum et disputationum in Genesim tomus secundus continens nouem libros circa historiam Mosis de diluuio, Arca Noe, aedificatione turris Babel; Confusione linguarum, alijsque vsque ad Vocationem Abrahae, id est, a capite quinto vsque ad duodecimum. Adiectus est praeterea huic tomo, liber eiusdem auctoris de benedictionibus duodecim Patriarcharum, Romae: Zannetti, Luigi, 1592
Pereira, Benito, 3: Benedicti Pererij ... Tertius tomus Commentariorum in Genesim. Super historia centum annorum, quam de sanctissimo patriarcha Abraham scripsit Moses, a capite duodecimo, vsque ad vigesimum quintum. Continet hic tertius tomus, praeter copiosam verborum et sententiarum Mosis expositionem, amplius nonaginta principales disputationes, ad exactiorem atque vberiorem eiusdem historiae tractatum & cognitionem pertinentes, Romae: Stamperia Vaticana, 1595
Pereira, Benito, 4: Benedicti Pererii Valentini ... Quartus tomus Commentariorum in librum Genesis. A capite vigesimo quinto vsque ad quinquagesimum, & finem libri. Hic porro quartus tomus, praeter copiosam verborum, & sententiarum Moysis expositionem, continet centum & vndecim principales disputationes, Romae: Zannetti, Luigi Franzini, Giovanni Antonio & Franzini, Girolamo eredi, 1599
Pereira, Benito, Benedicti Pererii ... De communibus omnium rerum naturalium principiis & affectionibus, libri quindecim. Qui plurimum conferunt, ad eos octo libros Aristotelis, qui de physico auditu inscribuntur, intelligendos. Adiecti sunt huic operi, tres, Parisiis: Brumen, Thomas, 1579
Pereira, Benito, Elucidarium sacrae theologiae moralis et juris utriusque : exponens universum idioma, id est proprietatem sermonis theologici, canonici, & civilis ... authore ... Benedicto Pereyra .., Venetiis: Combi, Sebastiano & La Nou, Giovanni, 1678
Pereira, Benito, R.P. Benedicti Pererii Valentini, e Societate Iesu. Commentariorum, et disputationum in Genesim, tomi quatuor. Continentes historiam Mosis ab exordio mundi, vsque ad obitum SS. Patriarcharum Iacobi, & Iosephi; idest explicationem totius primi & praecipui Sacr. Scriptur. libri, qui, Genesis, vulgo inscribitur ... Adiecti sunt vniuerso operi deseruientes, indices quatuor .., Coloniae Agrippinae: Hierat, Anton, 1606-1605
Pereira, Benito, Benedicti Pereij Valentini e societate Iesu Prior [-quartus] tomus commentariorum et disputationum in Genesim: continens historiam Mosis ab exordio mundi vsque ad diluuium, septem libris explanatam. Adiecti sunt quattuor indices, vnus quaestionum, alter eorum quae pertinent ad doctrinam moralem, & vsum concionantium, tertius locorum Sacrae Scripturae, quartus generalis & alphabeticus, Lugduni: Giunta, 1590-1598
Pereira, Benito, Benedicti Pererii Valentini e Societate Iesu Commentariorum in Danielem prophetam libri sexdecim. Adiecti sunt quatuor indices, ... quorum duo posteriores in hac secunda editione copiosiores, plenioresve facti sunt. Accesserunt etiam ad marginem plurimi auctorum loci, qui in priori editione desiderabantur, Lugduni: Giunta, 1591
Pereira, Benito, Benedicti Pererii Valentini e Societate Iesu Aduersus fallaces & superstitiosas artes, id est, De magia, de obseruatione somniorum, & de diuinatione astrologica. Libri tres. .., Lugduni: Cardon, Horace <1.>, 1603
Pereira, Benito, Benedicti Pererij Valentini, e Societate Iesu Primus -secundus tomus selectarum disputationum in Sacram Scripturam, Ingolstadij: ex typographia Adami Sartorij: Sartorius, Adam, 1601-1603
Pereira, Benito, 2: Benedicti Pererij Valentini, e Societate Iesu Secundus tomus selectarum diputationum in Sacram Scripturam, continens centum octoginta octo disputationes super epistola beati Pauli ad Romanos, Ingolstadij: ex typographia Adami Sartorij, 1603
Pereira, Benito, Benedicti Pererij societatis Iesu: De communibus omnium rerum naturalium principijs & affectionibus, libri quindecim. ..., Coloniae: Zetzner, Lazarus Erben, 1618
Pereira, Benito, Benedicti Pererii Valentini, e' societate Jesu Tertius tomus selectarum disputationum in Sacram Scripturam, continens centum octoginta octo disputationes super Epistolam beati Pauli ad Romanos, quam accuratissime fieri potuit ab ipso auctore denuo recognitus, illustratus & emendatus, Lugduni: Cardon, Horace <1.>, 1610
Pereira, Benito, 1: Benedicti Pererii Valentini ... Primus tomus selectarum disputationum in Sacram Scripturam, continens super libro Exodi centum triginta septem disputationes, Sartorius, Adam, 1601
Pereira, Benito, Benedicti Pererii societatis Iesu De communibus omnium rerum naturalim principiis & affectionibus, libri quindecim. Qui plurium conferuntur ad eos, octo libros Aristotelis, qui de physico auditu inscribitur intelligendos. Adiecti sunt huic operi, tres, Lugduni: Porta, Sib. a, 1585
Pereira, Benito, 3: Benedicti Pererii Valentini ... Terius tomus commentariorum in Genesim super historia centum annorum, quam de sanctissimo patriarca Abraham scripsit Moses, a capite duodecimo ... Continet hic tertius tomus, praeter copiosam verborum & sententiarum Mosis expositionem, amplius nonaginta principales disputationem ..., Lugduni: Libraire des Giunta, 1596














* - COLLEZIONISMO, ANTIQUARIATO, RACCOLTE, STRUTTURE CONSERVATIVE E MUSEI, I PRIMI GRANDI NOMI ITALIANI E SRANIERI NELL'ORGANIZZAZIONI DI COLLEZIONI SIA MONO CHE POLITEMATICHE = IL CASO DELLA "CAMERA DELLE MERAVIGLIE" O WUNDERKAMMER
1 - APROSIO LA SU BIBLIOTECA "WUNDERKAMMER" E IL CRESCENTE SVILUPPO DEL COLLEZIONISMO: INDICI A SCORRIMENTO DI COLLEZIONISTI ITALIANI ED EUROPEI
2 -ISCRIZIONI ED EPIGRAFI, LORO CONSERVAZIONE, L'EPIGRAFIA IL PARTICOLARE CASO DI MARCUS WELSER VEDI QUI L'IMPORTANZA CULTURALE DI GIACOMO FILIPPO TOMASINI IN MERITO ALLA PASSIONE APROSIANA PER L' EPIGRAFIA CLASSICA
* - [LA SCOPERTA APROSIANA DELL' EPIGRAFIA E DELLE SVARIATE FORME DI COMUNICAZIONE NELL'EPOCA ANTICA E CLASSICA NON ESCLUSE PUBBLICISTICA E PREGIORNALISMO (ACTA DIURNA POPULI ROMANI) COME FRUTTO ANCHE DELLE SUE INVESTIGAZIONI SUL SITO DI VENTIMIGLIA ROMANA = LE SUE CONSIDERAZIONI SULLA SUPERIORITA' DEGLI STUDIOSI TEDESCHI NEL CAMPO DELL'EPIGRAFIA E DELLA MAGGIORE SENSIBILITA' DEGLI STRANIERI PER LA CUSTODIA DEI REPERTI ARCHEOLOGICI (TESTO APROSIANO DIGITALIZZATO E IPERATTIVO) ]
3 -DA APROSIO A IUSTUS CRISTOPH BOHMER "PER UNA RINASCITA DELL'EPIGRAFIA ONORIFICA MODERNA DALLE ESPERIENZE DI GIOVANNI IMPERIALI - GIACOMO FILIPPO TOMASINI - LORENZO CRASSO AL CASO EMBLEMATICO DEL CONRINGIUS ED ANCORA AL PRIMO EPITAFFIO MURALE E CARTACEO IN VENTIMIGLIA, QUELLO DI ANGELICO APROSIO IL VENTIMIGLIA
4 - - INTERESSI DI APROSIO SU SCRITTURE DECIFRABILI E NON DI ANTICHISSIMI REPERTI ARCHEOLOGICI LAPIDI, ANTICHE ISCRIZIONI, SIMBOLI ED ICONE: IN DETTAGLIO IL MISTERO DEI GEROGLIFICI (DAI COLLEZIONISTI DEL NORD EUROPA AD OVIDIO MONTALBANI AD ATHANASIUS KIRCHER ED ANCORA AL GESUITA FRANCESE NICOLAS CAUSSIN)
* - [ THOMAS BARTHOLIN DALLA FAMIGLIA DANESE BARTHOLIN UN CEPPO DI SAPIENTI NORDICI FAUTORI DELLA "BIBLIOTECA APROSIANA DI VENTIMIGLIA" TRA SCIENZA, MEDICINA E ANTIQUARIATO = VEDI QUI DALLE OBSERVATIONES NOVAE DE UNICORNU = SCORRENDO L'INDICE MODERNO ANALIZZA MOLTEPLICI DISSERTAZIONI SU MONETE ANTICHE, GEROGLIFICI, RUNE, TESSERE, NUMISMATICA: VARIE FIGURAZIONI CULTURALI OVE COMPARE L'IMMAGINE SIMBOLO DEL "CORNO" E DELL'"UNICORNO", TRA TANTI VEDI QUI I CASI DI CLEOPATRA DAL MUSEO APROSIANO E DI CANRAC = ATTILA FIGLIO DI VERGINE E DI UN CANE]

** - [MUSEI D'EUROPA = ESAME DI REPERTI VARI CONNESSI ALLA "CULTURA DELL'UNICORNO" MA ANCHE A OGGETTISTICA VARIA REALIZZATA CON MATERIALE CORNEO = Uso degli Unicorni presso genti diverse nel realizzare tazze - Dubbi sul Corno d'Oro - Marmo di Preneste - Vedi qui Conviti - Triclini - letti triclinari - Tazze cornee in uso presso gli antichi nei conviti ed anche Reperti Marmorei a Roma di Conviti Romani - Reperti conservati nel Palazzo del cardinale Mazarino - Strumenti musicali di materiale corneo = "Buccina cornea" - approfondisci: Corno - materiale corneo - materiali vari utilizzati in opere di idraulica - macchine idrauliche - apparecchi vari - strumenti musicali - strumentazione di uso diverso - oggettistica diversa ecc. - Macchine, Strumentazioni diverse e Tecnologia attraverso i millenni (indici di voci e di gallerie iconografiche) - gallerie iconografiche) - Anelli realizzati con materiale corneo - Cucurbitualae = ventose, coppete, strumenti medici cornei - Clisteri cornei - Corno come misura dei liquidi medicamentosi - opinione di Galeno - Diversità dei pesi - vasi realizzati con materiale corneo ed usati per conservazione di medicine = - vasi cornei per medicamenti- Corni negli ospedali - Corno di Amaltea - Corno Cereale e unguentario. Il corno può comparire sui tabernacoli? ]
*** - [TIBIA BOISSARDI DEL MUSEO DELL'ANTIQUARIO E COLLEZIONISTA JEAN-JACQUES BOISSARD]
**** - [ ARCHEOLOGIA E AENTIQUARIATO CLASSICO: IL CASO DI LORENZO PIGNORIA E DELLE OPERE DI "MOLOSSUS, FOSCHI, VALLENSE, GRATIANUS" ]
***** -[ ARCHEOLOGIA - CIVILTA' . FILOLOGIA CLASSICA (PP. 601 - 616 DELLA "BIBLIOTECA APROSIANA...)": DA "BASILIO FABRI" ED "AUGUSTO BUCONERO" SIN AL "LEGGENDARIO" CALEPINO, UNA VERA MINIERA DI AUTORI E DATI BIBLIOTECONOMICI]
****** -[ ARCHEOLOGIA - CIVILTA' . FILOLOGIA CLASSICA NEL COLLEZIONISMO APROSIANO = VEDI = Antonio Bosio, il "Colombo della Roma sotterranea", e lo studio delle catacombe ed ancora Aprosio pedagogo - insegnante durante il soggiorno a Venezia = arte dello scrivere, la scuola e l'istruzione, le biblioteche greco-romane e quelle "moderne" e finalmente Aprosio e alcuni "moderne edizioni" di autori classici quali Ateneo e Stobeo]
****** -[ FERRANTE IMPERATO E LA SUA HISTORIA NATURALE = NON SOLO CONSIDERAZIONI SCIENTIFICHE MA ANCHE LBRI SULLE TERRE CHE APPARTENGONO ALL'USO = II - DELLA PLASTICA E DELL'ARCHITETTURA MA ANCHE DELLE III - TERRE...CHE APPARTENGONO ALL'ARTE DEL GETTO ED ANCORA DI IV TERRE CHE APPARTENGONO ALL'USO DI PITTURA, & ALL'ARTE FULLONICA (SENZA ESCLUDERE LE V - TERRE PER QUANTO APPARTENGONO AD USO DI MEDICINA (SIA ANTICA CHE MODERNA)]
5 - APROSIO ED IL COLLEZIONISMO ANTIQUARIO ITALIANO = IL CONTESTO LIGURE - SABAUDO
6 - AMBROGIO BALBI DI GENOVA LETTERATO E ANTIQUARIO = LEGGI QUI LA DIGITALIZZAZIONE INTEGRALE DELLE SUE OPERE:
A - DISSERTAZIONI RIGUARDANTI IL CULTO DI VENERE ERICINA - B - DISSERTAZIONE SOPRA UNA LAPIDE INSCRITTA DA SILLA A VENERE ERICINA DIRETTA AGLI ACCADEMICI ETRUSCHI DI CORTONA

ADDENDA ET LOCALIA

* - [ Bertolotti digitalizzazione de Viaggio nella Liguria Marittima = vedi qui l' apparato culturale, collezionistico e museale di Genova dal XVII secolo ai primi del XIX]

** - [Capo Don - Stazione Stradale di Costa Beleni/Balenae = i rinvenimenti archeologici secondo la "Relazione del Canonico Lotti" ai primi del XIX secolo]

*** - [Vedi l'inizio degli scavi archeologici a Ventimiglia Romana nel XIX secolo ed in particolare l'incontro a Ventimiglia in cui l'archeologo G. Rossi mostrò a Teodoro Mommsen le sue scoperte: incontro riassunto in questa lettera che il Rossi scrisse al Mommsen tenendo a rammentargli con onestà intellettuale il ruolo avuto per indirizzare le sue ricerche da ciò che scrisse nel '600 biblioflilo e collezionista A. Aprosio]

**** - [UN ASPETTO LINGUISTICO E SEMANTICO DELL'IMPORTANZA DELLA DOCUMENTAZIONE PRODOTTA DALLE RICERCHE EPIGRAFICHE = DAI TRIA NOMINA DELL'IMPERO DI ROMA ALLA VALENZA STORIOGRAFICA DEI "COGNOMI" IN ETA' CRISTIANA (CASISTICA PROPOSTA = INDICI = ALL'ORIGINE DEL SIGNIFICATO DEI NOMINA ROMANA E DEI COGNOMI/COGNOMINIZZAZIONE CRISTIANA)]

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Andreas Libavius, tedesco nato nel 1560 e scomparso nel 1616, è il primo Iatrochimico che si propone con la sua opera in latino Alchymia di recare ordine in una disciplina sempre controversa palesandosi seguace di Paracelso ma nello stesso tempo introducendo idee originali.
Il suo trattato costituirà a lungo una pietra miliare per gli investigatori europei.
Esso fu pubblicato per la prima volta nel 1597 ma risultò ristampato con correzioni ed aggiunte Francoforte nel 1606.
Quest’ultima edizione conterrà anche specifiche e ben strutturate riproducenti con le immagini di come avrebbe dovuto essere un laboratorio ottimale con la necessaria dotazione degli strumenti necessarie alle sperimentazioni alchemiche.
Non sussistono cenni biografici veri e propri su questo personaggio abbastanza avvolto nel mistero.
Una nota che lo contraddistingue è la polemica che intraprese con in Rosacrociani: fu infatti lui tra i primi ad accendere un fiero contenzioso intellettuale.
Infatti nonostante, come detto la matrice paracelsiana, rifiuta gli aspetti magici delle teorie dell'ideale suo maestro scegliendo per sè la definizione di alchimista scientifico.
Propria per queste sue postulazioni egli, fra il 1615 e il 1616, dà alle stampe svariate pubblicazioni in cui taccia i Rosacrociani di eresia e ne denuncia pubblicamente l’utilizzo di una forma di magia da lui reputata di ascendenza satanica.
Nonostante i suoi interessi esoterici Angelico Aprosio pare essersi interessato di questo autore tedesco soprattutto per la produzione poetica come si evince da questa citazione nella Grillaia e dal fatto che alla Biblioteca intemelia se ne conserva quasta unica produzione di spiccato carattere letterario nel contesto dell'esperienza tedesca neolatina:
D.O.M.A. Andreae Libavii ... Poemata epica, lyrica, et elegiaca, cum epigrammatibus nonnullis ..., Francofurti : excudebat Ioannes Saurius : impensis Petri Kopffii, 1602. - 195 p. ; 8°
Vastissima risulta invece la testimonianza della sua produzione di poligrafo, anche con interessi scientifici, nelle altre biblioteche italiane stando alla repertazione del Servizio Bibliotecario Nazionale:
Libavius, Andreas Dialectica Philipporamaea ex descriptionibus et commentariis Philippi Melanchthonis & Petri Rami aliorumque Logicorum acutissimorum in usum scholarum earum quae eruditionem facilitati praeceptorum coniunctam cupiunt summo studio & diligentissima opera collecta ac praeceptis scholiisque utilibus exposita / ab Andrea Libavio... ; Addita est Rhetorica Descriptionis Audomari Thalaei &c. exemplis & scholiis nonnullis illustrata itidemque Melanchthonianis Oratoriae praeceptis aucta Frankfurt am Main : Sumptibus vero Petri Kopffii, 1608 ; Excudebatur typis Nicolai Hoffmanni) - 16, 667, 5 p. ; 8? (17 cm) - Segn.: (:)8, A-2T8 (2T7 e 2T8 bianche) - Sul front. manoscritto: Sum Viti Ludovici Pfreumbders a Bruck Anno Salutis nostrae 1615. Constat 14 g - Impronta - trtu tuso qual arVu (3) 1608 (R) - Paese di pubblicazione: DE - Lingua di pubblicazione: lat - Localizzazioni: Biblioteca del Seminario vescovile Barbarigo - Montefiascone - VT
Libavius, Andreas Rerum chymicarum epistolica form ad philosophos et medicos quosdam in Germania excellentes descriptarum. Liber primus,in quo tum rerum quarundam naturalium continentur explicationes ingeniosae; tum chymiae disciplina pyronomica, sceuastica & vocabularia cum quibusdam inter arcana habitis declarantur fideliter. Autore Andrea Libauio med. d. poeta & physico Rotemburgo Tuberano , Frankfurt am Main : excudebat Ioannes Saurius, impensis Petri Kopffij, 1595 - 32, 300, 4 p. ; 8? (18 cm) - Segn.: *-**8, A-T8 - Marca (front. e coloph.) - Timbro n. 3 - Paese di pubblicazione: DE - Lingua di pubblicazione: lat - Localizzazioni: Biblioteca Lancisiana - Roma
Libavius, Andreas D.O.M.A. Epistolarum chymicarum Andreae Libauii m.d. Liber tertius, ad prestantes quosdam Germanae philosophos & medicos, de variis artis chymicaemegisteriis,in vsumet oblectamentum eorum, qui de naturae & artis arcauis, rationibusque differere & cognoscere aliquanto exactius cupiunt, conscriptus editusque , - Frankfurt am Main : in officina typographica Ioannis Lechleri, impensis Petri Kopffij, 1599 - 16, 448 p. ; 8? (18 cm) - Segn.: +8, A-Z8, Aa-Ee8 - Marca (front.) Timbro n. 3 - Impronta - ad*. a.le ems- muct (3) 1599 (A) - Paese di pubblicazione: DE - Lingua di pubblicazione: lat. - Localizzazioni: Biblioteca Lancisiana - Roma
Libavius, Andreas Antigramania secunda supplemento absurditatum et conviotiorum in Galeni artem, et professore eius, a Ioanne Gramano chymico Paracelsico effusorum, oppposita. Erutis, exceptisque argumentis ex responsione, qua medicorum Academiae Exfurdensis programmata insectatus, evincereque conatus est Galeni artem, quam hodie amplectimur et profitemur esse imperfectam, eiusque fundamenta inania. Autore Andrea Libario M.D.P.E. physico Rotenburgotuberano , Frankfurt an Main : excudebat Ioannes Kollitz, impensis Petri Kopfij, 1595 - 6, 127, 1 p. ; 8? (16 cm) - Segn: A-H8, I3 - Marca (front.) - Timbro n. 3 - Impronta - a&m. uam. r-n- mi(s (3) 1595 (R) - Paese di pubblicazione: DE - Lingua di pubblicazione: lat - Localizzazioni: Biblioteca Lancisiana - Roma
Libavius, Andreas De natura fulminis, secundum historias admirandas, et De opinione paracelsi, collata cum veterum physicorum sententijs in ea materia, ... Praeside Andrea Libavio ... Respondente Georgio Eisenbinnero Coburg. studioso publ. Ad 18. februarij anno 1615 , Coburgi : typis Casparis Bertschij - [10] c. ; 4o - La probabile data di pubblicazione, 1615, si ricava dal tit. - A4 B6 - Precede il tit.: D.O.M.A -Numeri romani nel tit. - Front. entro cornice xil. - Impronta - t.id o.n- r.n. F.t. (C) 1615 (Q) - Paese di pubblicazione: DE - Lingua di pubblicazione: lat. - Localizzazioni: Biblioteca nazionale centrale Vittorio Emanuele II - Roma
Libavius, Andreas Repetitio doctrinae physicae de compositione mistorum ex principiis tum Aristotelicis, tum chymicis, & elementis Galenicorum. Pro Scholarum Naturalium contra accusationes recentium Magorum Paracelsicorum ... Ad disputandum proposita publice in illustri Gymnasio Casimiriano apud Coburg. praeside Andrea Libavio M.D.P.C. Gymnasii directore ... respondente Paulo Trillero Staffelsteinensi Franco ... Ad 27. Iulii, Anno salvat. 1616. horis matutinis in Auditorio maiore, Coburgi : typis Ducalibus, [1616]. - [10] c. ; 4.((Cornici e iniz. xil. - Segn.: A4 B6. - B3 erroneamente segnata C3 , - Impronta - u-ur m.us u*e- FIqu (C) 1616 (R) - Paese di pubblicazione: DE - Lingua di pubblicazione: lat. - Localizzazioni: Biblioteca civica Attilio Hortis - Trieste
Libavius, Andreas D.O.M.A. Appendix necessaria Syntagmatis arcanorum chymicorum Andreae Libauii ... In qua praeter arcanorum nonnullorum expositionem et illustrationem quorundam item medicorum hermeticorum, ... Accesserunt: 1. Iudicium breve de Dea Hippocratis ... 2. Schema medicinae Hippocraticae et hermeticae simul ... 3. Examen philosophiae magicae Crollii; 4. Censura philosophiae vitalis Joannis Hartmanni; 5. Adonitio de regulis novae rotae,... Omnia studio et opera Andreae Libauii m.d. & c , Francofurti : excudebat Nicolaus Hoffmannus : impensis Petri Kopffi, 1615 (Francofurti : excudebat Nicolaus Hoffmannus impensis Petri Kopffij, 1615) - 3 pt. ([12], 279, [13]; 306, [12]; 30 p.) ; fol - Cfr. Hand Press Book - Marca sui front. delle pt. 1-2, ed alla fine della pt. 1 -Segn.: )(6 A-Z6 A8 (2A8 bianca); A-2C6 D4; [chi]1 2F6 2F8 (2F8 bianca) -Colophon in fine pt.1 - Impronta - t.se 7.in V.no Bo&P (3) 1615 (R) - Paese di pubblicazione: DE - Lingua di pubblicazione: lat. - Localizzazioni: Biblioteca universitaria Alessandrina - Roma
Libavius, Andreas Rerum chymicarum epistolica forma ad philosophos et medicos ... liber primus - tertius ... Autore Andrea Libauio ..., Francofurti : excudebat Ioannes Saurius : poi in officina typographica Ioannis Lechleri : impensis Petri Kopffij, 1595-1599 - 3 v. ; 8o - Marca di Kopff sui front. - Cors. ; gr. ; rom, - Marca editoriale: Ganimede: uomo a cavallo di un'aquila. Motto: In Deo laetandum - Comprende: 2 - 1 - 3: Epistolarum chymicarum Andrae Libauii M.D.liber tertius, ... Nomi: Libavius , Andreas <1550-1616> - Paese di pubblicazione: DE - Lingua di pubblicazione: lat. . Localizzazioni: Biblioteca Estense Universitaria - Modena - Biblioteca Lancisiana - Roma - Biblioteca nazionale centrale Vittorio Emanuele II - Roma - Biblioteca Casanatense - Roma
Libavius, Andreas 3: Epistolarum chymicarum Andrae Libauii M.D. liber tertius, ... , Francofurti : in officina typographica Ioannis Lechleri : impensis Petri Kopffij, 1599 - 16, 448 p - Segn.: 8A-2E8 - Impronta - ad*. 45le ems- muct (3) 1599 (A) - Fa parte di: Rerum chymicarum epistolica forma ad philosophos et medicos ... liber primus - tertius ... Autore Andrea Libauio ..., Francofurti : excudebat Ioannes Saurius : poi in officina typographica Ioannis Lechleri : impensis Petri Kopffij, 1595-1599 - Paese di pubblicazione: DE - Lingua di pubblicazione: lat - Localizzazioni: Biblioteca Estense Universitaria - Modena - Biblioteca nazionale centrale Vittorio Emanuele II - Roma - Biblioteca Casanatense - Roma
Libavius, Andreas Variarum controuersiarum, earumque etiam subtiliorum, inter nostri temporis philosophos & medicos, peripateticos ... libri duo schediastici elaborati studiose ab Andrea Libauio ... , Francoforti : excudebat romanus Beatus : sumptibus Petri Kopffij, 1600 - 728 p. ; 8o - Marca (Fanciullo involato da un'aquila. In deo laetandum) sul front. - Precede il front. l'invocazione D.O.M.A - Cors.; gr.; rom - Segn.: A-Z8a-y8z4 - Iniziali e fregi xil. ornati - Impronta - itsa d-us j.I. aucu (3) 1600 (R) - [Variante del titolo] D.O.M.A. Variarum controuersiarum, earumque etiam subtiliorum, inter nostri temporis philosophos & medicos, peripateticos, ... , - Paese di pubblicazione: DE - Lingua di pubblicazione: lat. - Localizzazioni: Biblioteca nazionale centrale Vittorio Emanuele II - Roma - Biblioteca universitaria Alessandrina - Roma
Libavius, Andreas D.O.M.A. Singularium Andrae Libauii Med. Phys. Rotemb. Pars prima-quarta ..., Francofurti : impressa typis Ioannis Saurii : impensis Petri Kopffij, 1599-1601 - 4 pt. (375, 1; 324 i.e. 524, 4; 2015 i.e. 1015, 5!; 424, 2, 425-704, 16 p.) ; 8o - Marca n.c. (simile a Henning 144) sui front. - Cors.; gr.; rom - Segn.: A-Z8, a4 ; 2A-3K8 (3K7-8 bianca) ; A-4A8 ; A-2Y8 (2D4+1) - Iniziali e fregi xil. ornati - Sui front. del 3e 4 v.: Nunc primum in lucem edita - Alcune operette hanno front. propri - Titolo uniforme: Opera - Impronta - f-o- s.s. s.t. e.e- (3) 1601 (R) - Impronta - m.i- r.a- a-i- donu (7) 1601 (R) - Impronta - n-u- olia ura- vias (3) 1599 (R) - Impronta - ria- e.n- e-*- te&c (3) 1599 (R) - [Variante del titolo] D.O.M.A. Singularium Andreae Libauij Med. Phis. Rotemb. Pars prima-quarta! ... - [Variante del titolo] Singularium Andrae Libauii Med. Phys. Rotemb. Pars prima-quarta ... - Paese di pubblicazione: DE - Lingua di pubblicazione: lat. - Localizzazioni: Biblioteca delle facoltà di Giurisprudenza e Lettere e filosofia dell'Università degli studi di Milano - - Biblioteca APICE - Archivi della parola, dell'immagine e della comunicazione editoriale - dell'Università degli studi di Milano - Biblioteca Estense Universitaria - Modena - Biblioteca universitaria Alessandrina - Roma
Libavius, Andreas Nouus de medicina veterum tam Hippocratica, quam hermetica tractatus. In cuius priore parte dogmata plaeraque inter vtriusque professores recentes controuersa, aduersus vltimum per Iosephum Michelium Paracelsitarum conatum discutiuntur; in posteriore vniuersale alchymistarum, autoribus Lullio & Arnoldo, quam liquidissime exponitur. Aspersa sunt passim peripateticorum dogmata nonnulla & a corruptelis vindicata, autore Andrea Libauio M.D , Francoforti : excudebat Ioannes Lechlerus, impensis Petri Kopffij, 1599 - 2 v. (16, 1-240; 241-567, 1 p.) ; 8o - Marca di Kopff sui front. - Cors. ; gr. ; rom. - Segn.: )(8A-P8; Q-2M82N4 - Iniziali e fregi xil. - Impronta - ami- osn. n-n- refe (3) 1599 (A) - Marca editoriale: Ganimede: uomo a cavallo di un'aquila. Motto: In Deo laetandum - [Pubblicato con] Medicinae hermeticae artificibus catholicae ad hominis sanitatem tuendam aduersamque valetudinem profligandam - Paese di pubblicazione: DE - Lingua di pubblicazione: lat. - Localizzazioni: Biblioteca Estense Universitaria - Modena - Biblioteca universitaria Alessandrina - Roma - Biblioteca nazionale centrale Vittorio Emanuele II - Roma
Libavius, Andreas Praxis alchymiae, hoc est, doctrina de artificiosa praeparatione praecipuorum medicamentorum chymicorum: duobus libris explicata: quorum Primus De distillatione aquarum et oleorum: ... Alter De lapide philosophorum agit: ... Opera Andrae Libauii Saxo-Halensis, ... Annexus est libellus Iacobi Bessoni De absoluta ratione extrahendi olea & aquas, ... , Pubblicazione: Francofurti : excudebat Ioannes Saurius : impensis Petri Kopffii, 1604 - 680, i.e. 550, 22 p. : ill. ; 8o - Tradotto dal tedesco da Leonhard Dold, che firma la pref. - Segn.: A-2T8 - Errori nella numerazione delle c - Bianca l'ultima c. - Impronta - uet, a-i- amo- leAl (3) 1604 (R) - Paese di pubblicazione: DE - Lingua di pubblicazione: lat. - Localizzazioni: Biblioteca nazionale centrale - Firenze - Biblioteca comunale - Palazzo Sormani - Milano - Biblioteca centrale della Regione siciliana - Palermo - Biblioteca nazionale centrale Vittorio Emanuele II - Roma
Libavius, Andreas D.O.M.A. De vniuersitate, et originibus rerum conditarum contemplatio singularis, theologica, et philosophica, iuxta historiam ... et in 7. libros distributa, studio Andreae Libavii ... cum indice rerum, verborum ac sententiarum locupletissimo Pubblicazione: Francofurti ad moenum : excudebatur typis Ioannis Saurii, impensis Petri Kopffii, bibliopolae, 1610 (Francofurti ad moenum : apud Ioannem Saurium, impensis Petri Kopffii, 1610) - 12, 742, 16 p. ; 4o - Front. in cornice - Marca a c. 5D3v - Ultima pagina bianca - Segn.: A-5D4 - Impronta - reud e.R- a.s, cr70 (3) 1610 (R) - [Variante del titolo] De vniversitate et originibus rerum conditarum contemplatio singularis, theologica ... - Paese di pubblicazione: DE - Lingua di pubblicazione: lat., gre. - Localizzazioni: Biblioteca del Seminario maggiore - Padova
Voet, Gijnsbert <1588-1676>, 5: Gisberti Voetii ... Selectarum disputationum pars quinta. In qua praecipue tractantur quaestiones ad primam theologiae partem spectantes. Accedunt antehac seorsim editae Dissertatio epistolica de termino vitae. Exercitatio de prognosticis cometarum , Ultrajecti : ex officina Antonii Smytegelt, 1669 Descrizione fisica: [8], 763, [5], 243 [i.e. 241], [55] p - Marca xil. non controllata (Minerva seduta con vessillo (Pallas traiectina semper augusta). Honos alit artes) sul front - Segn.: *4 A-6S4 - Bianca l'ultima carta - Omesse nella numerazione le p. 182-183 - Contiene a c. 5D3r come annunciato sul front., con proprio occhietto: Gisberti Voetii Dissertatio epistolica, de termino vitae; a c. 5Y1r come annunciato sul front., con proprio occhietto: Andreae Libavii ... Declamatio de cometa anni 1604. Et Gisberti Voetii, ... Exercitatio de prognosticis cometarum - Impronta - m-s) anm. abde ocsu (3) 1669 (R) - Fa parte di: Gisberti Voetii ... Selectarum disputationum theologicarum. Pars prima [-quinta] Nomi: Voet, Gijnsbert <1588-1676> - Paese di pubblicazione: NL - Lingua di pubblicazione: lat, grc. - Localizzazioni: Biblioteca nazionale centrale Vittorio Emanuele II - Roma
Libavius, Andreas2.1: Commentariorum alchymiae Andreae Libauii med. D. pars prima, sex libris declarata: continens explicationem operationum chymicarum priore artis libro comprehensarum, adiectis fornacum et aliorum vasorum figuris, ... Praemissa est defensio alchemiae et refutatio obiectionum ex censura Scholae Parisiensis ... , Francofurti. ad Moenum : excudebat Ioannes Saurius impensis Petri Kopfij - 10!, 402 p. : ill. - La defensio alchemiae ... è inserita nel proemio del vol Pubblicata nel 1606, data di pubblicazione degli altri vol. Marca (Ganimede sull'aquila. In deo laetandum) sul front.- Segn.: 2A-3K6 3L-3M4 - Impronta - o-o- i.u* m:e- sapa (3) 1606 (Q) - Fa parte di: Alchymia Andreae Libauii, recognita, emendata, et aucta, tum dogmatibus & experimentis nonnullis; tum Commentario medico physico chymico: ... - Paese di pubblicazione: DE -Lingua di pubblicazione: lat - Localizzazioni: Biblioteca nazionale centrale - Firenze - Biblioteca nazionale centrale Vittorio Emanuele II - Roma
Libavius, Andreas 2.2: Commentariorum alchemiae Andreae Libauii med. doct. pars secunda, continens tractatus quosdam singulares ad illustrationem eorum potissimum, quae libro Alchemiae secundo habentur difficiliora laboriosioraque, quaeque plurium simul artium adminiculo indigent, & veluti ex multis constituta, peculiarium scientiarum dignitatem & nomen merentur , Francofurti : typis Ioannis Saurii, impensis Petri Kopfii, 1606 192, 12 p. : ill - Marca n. i. (Ganimede sull'aquila. In deo Laetandum) sul front. - Segn.: 2A-2R6 - L'ultima c. bianca - Impronta - r-i- c.r, deu- scgi (3) 1606 (R) - Fa parte di: Alchymia Andreae Libauii, recognita, emendata, et aucta, tum dogmatibus & experimentis nonnullis; tum Commentario medico physico chymico: ... , - Localizzazioni: Biblioteca nazionale centrale - Firenze - Biblioteca nazionale centrale Vittorio Emanuele II - Roma
Libavius, Andreas Syntagma selectorum vndiquaque et perspicue traditorum alchymiae arcanorum. Pro 3. parte Commentariorum chymiae hactenus desideratorum, ... Studio Andreae Libauii ... , Francofurti : excudebat Nicolaus Hoffmannus, impensis Petri Kopfii, 1611 \-1613! - 2 v. : ill., front. calcogr. ; 2o - Marca n. i. (Ganimede. In deo laetandum) sui front. - Front. calcogr. incisi da Georg Keller, datati 1605 - In testa ai front.: D.O.M.A - [Continuazione di] Alchymia Andreae Libauii, recognita, emendata, et aucta, tum dogmatibus & experimentis nonnullis; tum Commentario medico physico chymico: ... , - Comprende: 1: Syntagma selectorum vndiquaque etperspicue traditorum alchymiae arcanorum. Pro3. parte Commentariorum chymiae hactenusdesideratorum, insertis passim scholiis, &commentationibus ipsis, ad penitissima huiusphilosophiae & medicinae ducentibus.Conscriptum, et in 8. libros digestum. StudioAndreae Libauii ... - 2: Syntagmatis arcanorum chymicorum, exoptimis autoribus scriptis, impressis,experientiaque artifice collectorum, tomussecondus. In quem congesta sunt partim noua,eaque penitiora spagyrorum secreta, partimprioris tomi nonnulla explicatius tradita,... ab Andrea Libauio ... Cum indice copiosoduplici, chymico & medico - [Variante del titolo] Syntagma selectorum undiquaque et perspicue traditorum alchymiae arcanorum. ..., - Paese di pubblicazione: DE - Lingua di pubblicazione: lat. - Localizzazioni: Biblioteca nazionale centrale - Firenze - Biblioteca nazionale centrale Vittorio Emanuele II - Roma - Biblioteca universitaria Alessandrina - Roma
Libavius, Andreas 1: Syntagma selectorum vndiquaque et perspicue traditorum alchymiae arcanorum. Pro 3. parte Commentariorum chymiae hactenus desideratorum, insertis passim scholiis, & commentationibus ipsis, ad penitissima huius philosophiae & medicinae ducentibus. Conscriptum, et in 8. libros digestum. Studio Andreae Libauii ... , Francofurti : excudebat Nicolaus Hoffmannus, impensis Petri Kopfii, 1611 - 12, 480, 8 p. - Nel titolo i numeri sono espressi: III., IIX - Segn.: (?)6 A-2R6 2S4 - Var. B. datata 1615 con front. ricomposto: Syntagmatis selectorum vndiquaque et perspicue traditorum alchymiae arcanorum, tomus primus. In quem congesta sunt commentaria chymiae hactenus desiderata: insertis passim scholiis, ... Conscriptus et in 8. libros digestus. Studio Andreae Libauii .. - Fa parte di: Syntagma selectorum vndiquaque et perspicue traditorum alchymiae arcanorum. Pro 3. parte Commentariorum chymiae hactenus desideratorum, ... Studio Andreae Libauii ... - Paese di pubblicazione: DE - Lingua di pubblicazione: lat - Localizzazioni: Biblioteca nazionale centrale - Firenze - Biblioteca nazionale centrale Vittorio Emanuele II - Roma
Libavius, Andreas 2: Syntagmatis arcanorum chymicorum, ex optimis autoribus scriptis, impressis, experientiaque artifice collectorum, tomus secondus. In quem congesta sunt partim noua, eaque penitiora spagyrorum secreta, partim prioris tomi nonnulla explicatius tradita, ... ab Andrea Libauio ... Cum indice copioso duplici, chymico & medico , Francofurti : excudebat Nicolaus Hoffmannus, impensis Petri Kopfii, 1613 - 20!, 9-453, 15 p., 1 c. di tav. - Segn.: (?)6 A-2Q6 - La c. A4 segnata )(4 - Impronta - a-i- a.e. cae- excu (3) 1613 (R) - Fa parte di: Syntagma selectorum vndiquaque et perspicue traditorum alchymiae arcanorum. Pro 3. parte Commentariorum chymiae hactenus desideratorum, ... Studio Andreae Libauii ... - Localizzazioni: Biblioteca nazionale centrale - Firenze - Biblioteca nazionale centrale Vittorio Emanuele II - Roma - Biblioteca universitaria Alessandrina - Roma
Libavius, Andreas Appendix necessaria Syntagmatis arcanorum chymicorum Andreae Libauij, ... Accesserunt 1. Iudicium breue de dea Hippocratis, ... Henningi Scheunemani, ... 2. Schema medicinae Hippocraticae & hermeticae ... 3. Examen philosophiae magicae Crollii; 4. Censura philosophiae vitalis Ioannis Hartmanni ... 5. Admonitio de regulis Nouae Rotae, ... Omnia studio et opera Andreae Libauij, M.D. &c , Francofurti : excudebat Nicolaus Hoffmannus, impensis Petri Kopfij (Francofurti : excudebat Nicolaus Hoffmannus, impensis Petri Kopfij, 1615) - 2 pt. (12, 279, 13; 306, 14, 28 p.) ; 2o - Le prime due opere annunciate sul front. si trovano a p. 113 e 138 della pt. 1; le ultime 3 nella pt. 2, dal tit.: Examen philosophiae nouae, quae veteri abrogandae opponitur - A p. 131 della pt. 1, con proprio front.: Vita, vigor et veritas alchymiae transmutatoriae - A c. 2D4 della pt. 2, con proprio front.: Analysis confessionis Fraternitatis de Rosea Cruce - Coloph. alla fine della pt. 1 - Marca n. i. (Ganimede) sui front. e in fine della pt. 1 - In testa ai front.: D.O.M.A - Segn.: ):(6 A-Z6 2A8; A-2C8 2D4 2E6 2F8 - L'ultima c. bianca - [Continuazione di] 2:Syntagmatis arcanorum chymicorum, ex optimis autoribus scriptis, impressis, experientiaque artifice collectorum, tomus secondus. In quem congesta sunt partim noua, eaque penitiora spagyrorum secreta, partim prioris tomi nonnulla explicatius tradita, ... ab Andrea Libauio ... Cum indice copioso duplici, chymico & medico - Numeri: Impronta - e.n- i-n- o-a, tuRi (3) 1615 (R) - Impronta - t.se 7.in V.no Bo&P (3) 1615 (R) - [Pubblicato con] Examen philosophiae nouae, quae veteri abrogandae opponitur: in quo agitur de modo discendi nouo: ... Opera & studio Andreae Libauii ... - [Pubblicato con] Vita, vigor et veritas alchymiae transmutatoriae in Syntagmate arcanorum non per dubias coniecturas, sed philosophemata solida explicatae & traditae, ... Pro veritate certante Andrea Libauio ... - [Pubblicato con] Analysis confessionis Fraternitatis de Rosea Cruce pro admonitione et instructione eorum, qui, quid iudicandum sit de ista noua factione, scire cupiunt. Authore Andrea Libauio ... - Paese di pubblicazione: DE - Lingua di pubblicazione: lat. - Localizzazioni: Biblioteca nazionale centrale - Firenze - Biblioteca nazionale centrale Vittorio Emanuele II - Roma
Libavius, Andreas D.O.M.A. Singularium Andreae Libauii med. phys. Rotemb. Pars prima -quarta & vltima!. In qua de abstrusioribus, difficilioribusque nonnullis in philosophia, medicina, chymia, &c. quaestionibus, vtpote de metallorum, succinique natura: ... , Francofurti : impressa typis Ioannis Saurii : impensis Petri Kopffij, 1599-1601 - 4 v. ; 8o - Note Generali: Marche di Kopf sui front. dei vol.1, 3 e 4 e sul front. del vol.2 - Cors. ; gr. ; rom - Iniziali e fregi xil. - Marca editoriale: Ganimede: uomo a cavallo di un'aquila. Motto: In Deo laetandum - Comprende: 2: D.O.M.A. Singularium Andreae Libauii med.phys. Rotemb. Pars secunda. Multa scituiucunda, ac necessaria continens, nempe denatura coelestium, de cometis, melle,sympathiis & antipathiis, sanguinis haustimirandis effectibus, dentium & cognatorumgeneratione, noctambulis, nyctoblepis, vagituvterino, agno scythico, zoophytis, bestiarumintellectu, bombycum historia, sericique &cognatorum, vtpote amianthi asbesti, byssi&c. controuersiis - 1: D.O.M.A. Singularium Andreae Libauii med.phys. Rotemb. Pars prima. In qua deabstrusioribus, difficilioribusque nonnullisin philosophia, medicina, chymia, &c.quaestionibus, vtpote de metallorum,succinique natura: de carne fossili, vtcredita est, de gestatione cacodaemonum;veneno, aliisque rarioribus, quae versaindicat pagina, plurimis accurate differitur - 3: D.O.M.A. Singularium Andreae Libauii parstertia, continens octo libros bituminum etaffinium, historice, physice, chymice, cumcontrouersis difficilimus, expositorumindicatorumque ... - 4: D.O.M.A. Singularium Andreae Libauii parsquarta & vltima, continens historiam &inuestigationem fontis mendicati ad Tubarimsub Rotemburgo: libros batriachorum duos denatura ... Sectiones duas historiae &confutationis panaceae ... Omnia itaelaborata, et iucundis, minimeque vulgaribusquaestionibus accurate explicatis exornata,vt ad philosophandum & medendum non paruarerumcopia legentibus afferatur. Adiectoindice locuplete - [Variante del titolo] Singularium Andreae Libavii med. phys. Rotemb. pars prima -quarta et ultima - Paese di pubblicazione: DE - Lingua di pubblicazione: lat. - Localizzazioni: Biblioteca nazionale Braidense - Milano - Biblioteca Lancisiana - Roma - Biblioteca nazionale centrale Vittorio Emanuele II - Roma
Libavius, Andreas Elegia super obitu illustrissimae principis et D.D. Sophiae, ... ducum VVirtebergensium ... et ... Fridrici Guilielmi, ducis Saxoniae, ... coniugis lectissimae ... Qui accidit ... 1590. Scripta ... ab Andrea Libauio ... , Jena : typis Tobiae Steinmann - 20 c. ; 4 - Segn.: A-E4 - Bianca l'ultima c. - Impronta - m?m; s.is s;a; DoQu (C) 1590 (Q) - Paese di pubblicazione: DE - Lingua di pubblicazione: lat. - Localizzazioni: Biblioteca nazionale centrale Vittorio Emanuele II - Roma
Libavius, Andreas Syntagma selectorum vndiquaque et perspicue traditorum alchymiae arcanorumalchymiae arcanorum, tomus primus in quem congesta sunt commentaria chymiae hactenus desiderata ... Conscriptus et in 8. libros digestus. Studio Andreae Libauii med. D.P.C. ... , Francofurti : apud Johannem Wilhelm. Ammonium, & Wilh. Serlinum, 1660 - 8, 480, 8 p. : ill. ; fol. - Cfr. VD17, 14:647095L - Marca sul front. - Segn.: ):(4 A-2R6 2S4 - Nel titolo il numero è espresso: IIX - Impronta - i-e- s.am r-,& vico (3) 1660 (R) - Paese di pubblicazione: IT - Lingua di pubblicazione: lat.
Libavius, Andreas, Alchymia triumhpans de iniusta in se Collegii Galenici spurii in Academia Parisiensi censura; et Ioannis Riolani maniographia, falsi conuicta, & funditus euersa. Opus hermeticum, vere didacticum, (ne eristikon saltem putetur) solida explicans chymiatriae Hippocraticae fundamenta: de quinta essentia magno perfectoque lapidis magisterio, principiis, extractis, oleis, aquis, salibus, elixyribus, &c. studio Andreae LibauiI ... , Francofurti : ex officina typographica Ioannis Saurii, impensis Petri Kopfii, 1607 - 926, \2! p. ; 8o - In testa al front.: D.O.M.A - La parola eristikon è espressa in caratteri greci - Segn.: A-3M8 - L'ultima c. bianca - Impronta - t.r. inPa q;i- lita (3) 1607 (R) - Paese di pubblicazione: DE - Lingua di pubblicazione: lat. - Localizzazioni: Biblioteca nazionale centrale Vittorio Emanuele II - Roma
Jonston, Jan <1603-1675>, Ioh. Ionstoni Thaumatographia naturalis, in decem classes distincta, in quibus admiranda 1 Coeli. 2 Elementorum. 3 Meteororum. 4 Fossilium. 5 Plantarum. 6 Avium. 7 Quadrupedum. 8 Exanguium. 9 Piscium. 10 Hominis , Amsterdami : apud Guilielmum Blaeu, 1632 - [12], 501, [3] p. ; 18o - Numeri romani nel tit. - Marca non controllata (Sfera armillare tra le figure del Tempo e di Ercole. Motto su cartiglio: Indefessus agendo) sul front. - Segn.: A-X\1" Y6 - Iniziali e fregi xil - Contiene da c. R3r a S5r: Appendix ad Classem 8. In qua Andreae Libavii ... observatio Bombycum, historia singularis; anno 1599. Rotenburgi - Impronta - e-o- f.t. 3.b. Pe&L (3) 1632 (R) - Paese di pubblicazione: NL - Lingua di pubblicazione: lat. - Localizzazioni: Biblioteca Trivulziana - Archivio storico civico - Milano - Biblioteca APICE - Archivi della parola, dell'immagine e della comunicazione editoriale - dell'Università degli studi di Milano - Biblioteca del Seminario maggiore - Padova - Biblioteca nazionale centrale Vittorio Emanuele II - Roma
Libavius, Andreas Alchemia. Andreae Libauii med. d. poet. physici Rotemburg. opera e dispersim passim optimorum autorum, veterum & recentium exemplis potissimum, tum etiam praeceptis quibusdam operose collecta, adhibitisque ratione & experientia, quanta potuit esse, methodo accurata explicata, & in integrum corpus redacta. Accesserunt tractatus nonnulli physici chymici, item methodice ab eodem autore explicati, ... Sunt etiam in Chymicis eiusdem D. Libauii epistolis, iam ante impressis, multa, huic operi lucem allatura , Francofurti : excudebat Iohannes Saurius, impensis Petri Kopffij, 1597 (Francofurti : excudebat Iohannes Saurius impensis Petri Kopffij, 1597) - 2 pt. (18, 424, 22; 8, 392 p.) ; 4o - Note Generali: I "Tractatus nonnulli physici chymici" iniziano con proprio front., con il tit.: "Commentationum metallicarum libri quatuor" - Marca dell'editore sui front. e a c. 3m3v - Cors. ; gr. ; rom - Segn.: a-3m4; )(4A-3C4 - Iniziali e fregi xil. Titolo uniforme: Commentationum metallicarum libri quatuor - Impronta - m.e- e.ne s.a- tela (3) 1597 (R) - Impronta - r-ua o-nt doc. neto (3) 1597 (R) - Paese di pubblicazione: DE - Lingua di pubblicazione: lat. - Localizzazioni: Biblioteca universitaria di Bologna - Biblioteca Lancisiana - Roma - Biblioteca nazionale centrale Vittorio Emanuele II - Roma
Libavius, Andreas Tractatus duo physici; prior De impostoria vulnerum per vnguentum armarium sanatione Paracelsicis vsitata commendataque. posterior De cruentatione cadauerum in iusta caede factorum praesente, qui occidisse creditur. autore Andrea Libauio ... His accessit Epistola de examine panaceae Amuualdinae, ... Francofurti : excudebat Ioannes Saur, impensis Petri Kopffij, 1594 - 407, 1 p. ; 8o - Cors. ; gr. ; rom - Segn.: A-2B82C4 - Iniziali e fregi xil. - Impronta - n-nt m.u- s.s, 83sa (3) 1594 (R) - Paese di pubblicazione: DE - Lingua di pubblicazione: lat. - Localizzazioni: Biblioteca nazionale centrale - Firenze - Biblioteca nazionale Braidense - Milano - Biblioteca Estense Universitaria - Modena - Biblioteca Lancisiana - Roma - Biblioteca nazionale centrale Vittorio Emanuele II - Roma - Biblioteca Casanatense - Roma
Libavius, Andreas Andreae Libaui ... Neoparacelsica. In quibus vetus medicina defenditur aduersus teretismata. Tum Georgii AmVVald. cuius liber De panacea excutitur; tum Iohannis Gramani ... qui omnes medicos acerbissima charta est insectatus. ..., Francofurti : excudebat Iohannes Saur, impensis Petri Kopffij, 1594 - 24, 783, 1 p. ; 8o - Note Generali: Segue dello stesso A. da p. 733: Anatome tractatus Neoparacelsici, de pharmaco cathartico - Cors. ; gr. ; got. ; rom - Segn.: )(8 2)(4 A-3C8 - Iniziali e fregi xil - Impronta - a-it o-,& o-i- armi (3) 1594 (R) - Paese di pubblicazione: DE - Lingua di pubblicazione: lat. - Localizzazioni: Biblioteca nazionale centrale Vittorio Emanuele II - Roma - Biblioteca nazionale universitaria - Torino
Libavius, Andreas Quaestionum physicarum controuersarum inter Peripateticos & Rameos, tractatus; in quo disceptantur octo quaestiones, ex illis quae de elementis nuper vt inaudita protulit contra Aristotelem Iacobus Martinus Scotus ... cum prefatione Guilielmi Tempelli ... Exercendi ingenij, & naturalium exactius noscendorum gratia disputatae ab Andrea Libauio ... , Francofurti : apud Ioannem Feirabendium impensis Ioannis Wecheli & Petri Fischeri sociorum, 1591 (Francofurti ad Moenum : impensis Petri Visceri & Ioannis VVecheli, sociorum, 1591) - 34, 362, 4 p. ; 8o - Marche di Wechel sul front. e in fine - Cors. ; gr. ; rom - Segn.: A-2B8 - Iniziali e fregi xil. - Impronta - s-d- tae- e-es seni (3) 1591 (R) - Paese di pubblicazione: DE - Lingua di pubblicazione: lat. - Localizzazioni: Biblioteca nazionale centrale Vittorio Emanuele II - Roma
Libavius, Andreas Alchymia Andreae Libauii, recognita, emendata, et aucta, tum dogmatibus & experimentis nonnullis; tum Commentario medico physico chymico: ... , Francofurti : excudebat Joannes Saurius, impensis Petri Kopfii, 1506 i.e. 1606 - 3 v. ; 2o - In testa ai front.: D.O.M.A - Comprende: 2.1: Commentariorum alchymiae Andreae Libauiimed. D. pars prima, sex libris declarata:continens explicationem operationumchymicarum priore artis libro comprehensarum,adiectis fornacum et aliorum vasorum figuris,... Praemissa est defensio alchemiae etrefutatio obiectionum ex censura ScholaeParisiensis ... - 2.2: Commentariorum alchemiae AndreaeLibauii med. doct. pars secunda, continenstractatus quosdam singulares adillustrationem eorum potissimum, quae libroAlchemiae secundo habentur difficilioralaboriosioraque, quaeque plurium simul artiumadminiculo indigent, & veluti ex multisconstituta, peculiarium scientiarumdignitatem & nomen merentur 1: Alchymia Andreae Libauii, recognita,emendata, et aucta, tum dogmatibus &experimentis nonnullis; tum Commentariomedico physico chymico: qui exornatus estvariis instrumentorum chymicorum picturis;partim aliunde translatis, partim planenouis: ... Praemissa Defensione artis:opposita censurae Parisianae - [Variante del titolo] Alchymia Andreae Libavii, recongita, emendata, et aucta, ... - Paese di pubblicazione: DE - Lingua di pubblicazione: lat. - Localizzazioni: Biblioteca nazionale centrale - Firenze - Biblioteca nazionale centrale Vittorio Emanuele II - Roma - Biblioteca universitaria Alessandrina - Roma
Libavius, Andreas 1: Alchymia Andreae Libauii, recognita, emendata, et aucta, tum dogmatibus & experimentis nonnullis; tum Commentario medico physico chymico: qui exornatus est variis instrumentorum chymicorum picturis; partim aliunde translatis, partim plane nouis: ... Praemissa Defensione artis: opposita censurae Parisianae , Francofurti : excudebat Joannes Saurius, impensis Petri Kopfii, 1506 i.e. 1606 - 20, 196, 12 p. : front. calcogr. - Marca n. i. (Ganimede sull'aquila. In deo laetandum) sul front. - Segn.: A-T6 - Front. calcogr. inciso da Georg Keller, datato 1605 - Impronta - r-is s.us s.u- &vli (3) 1506 (R) - Fa parte di: Alchymia Andreae Libauii, recognita, emendata, et aucta, tum dogmatibus & experimentis nonnullis; tum Commentario medico physico chymico: ... - Paese di pubblicazione: DE - Lingua di pubblicazione: lat. - Localizzazioni: Biblioteca nazionale centrale - Firenze - Biblioteca nazionale centrale Vittorio Emanuele II - Roma
Libavius, Andreas D.O.M.A. Commentationum metallicarum libri quatur de natura metallorum, Mercurio philosophorum, azotho, et lapide seu tinctura physicorum conficienda. E rerumnatura, experientia, et autorum praestantium fide studio & labore Andreae Libauii M.D.P. et physici Rotemburgi depromti & expositi, more veteris philosophiae cum perspicuitate euidente , Frankfurt am Mein : in officina Typographica Iohannis Saurij, impensis Petri Kopffj, anno 1597 - 8, 392 p. ; 4o - Marca sul front. - Segn.: )(4, A-3C4 - Impronta - r-ua o-nt doc. neto (3) 1597 (R) - Paese di pubblicazione: DE - Lingua di pubblicazione: lat. - Localizzazioni: Biblioteca Lancisiana - Roma - Biblioteca Casanatense - Roma
Libavius, Andreas 2: D.O.M.A. Singularium Andreae Libauii med. phys. Rotemb. Pars secunda. Multa scitu iucunda, ac necessaria continens, nempe de natura coelestium, de cometis, melle, sympathiis & antipathiis, sanguinis hausti mirandis effectibus, dentium & cognatorum generatione, noctambulis, nyctoblepis, vagitu vterino, agno scythico, zoophytis, bestiarum intellectu, bombycum historia, sericique & cognatorum, vtpote amianthi asbesti, byssi &c. controuersiis , Francofurti : impressa typis Iannis Saurii, impensis Petri Kopffij, 1599 - 524, 4 p - Marca di Kopf (F01153) sul front. - Cors. ; ebr. ; got. ; gr. ; rom - Segn.: 2A-3K8 - Impronta - n-u- olia ura- viaf (3) 1599 (R) - Ganimede trasportato dall'aquila, in cornice. - Motto: In Deo laetandum - Fa parte di: D.O.M.A. Singularium Andreae Libauii med. phys. Rotemb. Pars prima -quarta & vltima. In qua de abstrusioribus, difficilioribusque nonnullis in philosophia, medicina, chymia, &c. quaestionibus, vtpote de metallorum, succinique natura: ... - Paese di pubblicazione: DE - Lingua di pubblicazione: lat. - Localizzazioni: Biblioteca Lancisiana - Roma - Biblioteca nazionale centrale Vittorio Emanuele II - Roma - RM - Vol.2: 2 esemplari
Libavius, Andreas 1: D.O.M.A. Singularium Andreae Libauii med. phys. Rotemb. Pars prima. In qua de abstrusioribus, difficilioribusque nonnullis in philosophia, medicina, chymia, &c. quaestionibus, vtpote de metallorum, succinique natura: de carne fossili, vt credita est, de gestatione cacodaemonum; veneno, aliisque rarioribus, quae versa indicat pagina, plurimis accurate differitur Francofurti : impressa typis Ioannis Saurii, impensis Petri Kopfij, 1599 - 375, 1 p - Marca sul front. - Segn.: A-Z8 a4 - Impronta - ria- e.n- e-*- te&c (3) 1599 (R) - Fa parte di:D.O.M.A. Singularium Andreae Libauii med. phys. Rotemb. Pars prima - quarta & vltima. In qua de abstrusioribus, difficilioribusque nonnullis in philosophia, medicina, chymia, &c. quaestionibus, vtpote de metallorum, succinique natura: ... - Localizzazioni: Biblioteca Lancisiana - Roma - Biblioteca nazionale centrale Vittorio Emanuele II - Roma
Libavius, Andreas 3: D.O.M.A. Singularium Andreae Libauii pars tertia, continens octo libros bituminum et affinium, historice, physice, chymice, cum controuersis difficilimus, expositorum indicatorumque ... , Francofurti : impressa typis Ioannis Saurii, impensis Petri Kopffij, 1601 - 2015 i.e. 1115!, 5! p - Marca sul front. - Cors. ; got. ; gr. ; rom - Segn.: A-4A - Le p. 1100-1115 erroneamente numerate 2000-2015 - Impronta - f-o- s.s. s.t. *-e. (3) 1601 (R) - Fa parte di: D.O.M.A. Singularium Andreae Libauii med. phys. Rotemb. Pars prima -quarta & vltima!. In qua de abstrusioribus, difficilioribusque nonnullis in philosophia, medicina, chymia, &c. quaestionibus, vtpote de metallorum, succinique natura: ... - Paese di pubblicazione: DE - Lingua di pubblicazione: lat. - Localizzazioni: Biblioteca Lancisiana - Roma - Biblioteca nazionale centrale Vittorio Emanuele II - Roma
Libavius, Andreas 4: D.O.M.A. Singularium Andreae Libauii pars quarta & vltima, continens historiam & inuestigationem fontis mendicati ad Tubarim sub Rotemburgo: libros batriachorum duos de natura ... Sectiones duas historiae & confutationis panaceae ... Omnia ita elaborata, et iucundis, minimeque vulgaribus quaestionibus accurate explicatis exornata, vt ad philosophandum & medendum non parua rerumcopia legentibus afferatur. Adiecto indice locuplete ...Nunc primum in lucem prodita, Francofurti : typis Ioannis Saurii, sumptibus Petri Kopffij, 1601 - 704, 16! p., 1! c. di tab. ripieg - Marca sul front. - Cors. ; got. ; gr. ; rom - Segn.: A-28 - Impronta - m.i- r.a- a-i- donu (7) 1601 (R) - Fa parte di: D.O.M.A. Singularium Andreae Libauii med. phys. Rotemb. Pars prima -quarta & vltima!. In qua de abstrusioribus, difficilioribusque nonnullis in philosophia, medicina, chymia, &c. quaestionibus, vtpote de metallorum, succinique natura: ... - Paese di pubblicazione: DE - Lingua di pubblicazione: lat. - Localizzazioni: Biblioteca Lancisiana - Roma - Biblioteca nazionale centrale Vittorio Emanuele II - Roma
Libavius, Andreas Andreae Libavii ... Declamatio de cometa anni 1604 et Gisberti Voetii theol. in Acad. Ultrajectina professoris. Exercitatio de prognosticis cometarum , Amstelaedami : apud Johannem Janssonium a Waesberge & Elizeum Weyerstraten, 1665 - 94 p. ; 4. - Impronta - uti- emn- umes ocse (3) 1665 (R) - Paese di pubblicazione: NL - Lingua di pubblicazione: lat, grc. - Localizzazioni: Biblioteca nazionale centrale - Firenze
Libavius, Andreas Tetraemerum autoschediasticum pro defensione sententiae Andreae Libauij, de apodixi Aristotelea contra mentem Petri Rami, aduersus insana sophismata et virulentissimas calumnias Ioannis Bisterfeldij cuiusdam sine causa furentis. Cum praefatione And. Lib. ... , - Francofurti : excudebat Ioannes Saurius : impensis Petri Kopffij, 1596 - 236 p. ; 8o - Per il nome dell'A., cfr. V. Placcius: Theatrum anonymorum et pseudonymorum, 254, n. 1017 - Segn.: A-P8 (P7,8 bianchi) - Impronta - user 6.bi u-o? H*ct (3) 1596 (R) - Paese di pubblicazione: DE - Lingua di pubblicazione: lat - Localizzazioni: Biblioteca Casanatense - Roma
















Poemata et effigies trium fretrum belgarum Nicolai Grudii ... Hadriani Marii ... Ihoannis Secundi ... poematum titulos aversa pagina indicabit ... accessit Luschi Antonii ... domus pudicitiae et Dominici Lampsonii ... typus vitae humanae, Voeneunt Lugduni Batavorum : apud Ludovicum Elsevirium, 1612 - 3 pt. ([16], 191; 96; 37 p.) ; 8°: in Italia il volume è reperibile solo alla CBA di Ventimiglia.
Per l'esattezza terminologica i nomi dei tre personaggi sono: Everaerts Grudius Nicolaas - Everaerts Hadrianus Marius - Everaerts Johannes Secundus
Il più illustre di questi fratelli in effetti fu Secundus, Johann o più propriamente Everaerts, Joannes Nicolai of Jan od anche Janus Secundus nato nel 1511 e scomparso nel 1536 buon poeta belga neolatino.
Così apprendiamo da un paragrafo bio-bibliografico dedicatogli da Adam, Melchior nella sua opera Vitae Germanorum philosophorum, qui seculo superiori, et quod excurrit, philosophicis ac humanioribus literis clari floruerunt, [Frankfurt sul Meno: Impensis Jonae Rosae; (Heidelberg) Typis Johannis Lacelloti (recte: Lancelotti), Acad. Typogr., 1615]
Il cognome legale di Secundus, Johann, nome poetico, era dunque Everaerts lo stesso dei suoi fratelli vale a dire Nicolaus Grudius e Adrianus Marius che parimenti si servivano di siffatti nomi poetici.















François de Maulde or Modius nato ad Oudenbourg nelle Fiandre il 4 Agosto 1556 (morto ad Aire il 22 gennaio 1597) era un acutissimo filologo, ricercatore appassionato di manoscritti: merita ricordare che dal settembre al dicembre del 1584, soggiornò a Fulda ad investigare sui manoscritti della ricchissima biblioteca del monastero locale. Egli vi avrebbe indagato di Tertulliano opere basilari come l' Apologeticum ed il trattato Adversus Iudaeos.
La collazione di queste due scritture fu fatta secondo l'edizione pubblicata nel 1580 da Laurens de la Barre, a Parigi: Monografia 1 - Tertullianus, Quintus Septimius Florens, Opera Tertulliani et Arnobii quotquot ab interitu vindicari summorum virorum industria potuerunt, cum veterum exemplarium, tum recentiorum collationerestituta, ... & illustrata commentariis quae ... non mediocrem lucem afferre potuerunt. Omnia studio et labore Renati Laurentii de La Barre. Additis indicibus ... , Parisiis : apud Guilielmum Iulianum, sub signo amicitiae prope Collegium Cameracense, 1580 (excudebat Petrus Le Voirrier, 1580. mense Iunio), 12, 728, 84, 240, 16 p. : ill. ; fol. - curatori La Barre, Rene Laurent <1580 fl.> - Gelen, Sigmund <1497-1554> [Localizzazioni in Italia: Biblioteca del Seminario vescovile - Tortona - Biblioteca nazionale centrale - Firenze - Biblioteca provinciale dei Cappuccini liguri - Genova - Biblioteca nazionale Vittorio Emanuele III - Napoli - Biblioteca centrale della Regione siciliana - Palermo - Biblioteca Porziuncola - Assisi - PG - Biblioteca Casanatense - Roma - RM - Biblioteca dei frati minori cappuccini - Viterbo]
2 - Tertullianus, Quintus Septimius Florens, Opera Tertulliani et Arnobii quotquot ab interitu vindicari summorum virorum industria potuerunt, cum veterum exemplarium, tum recentiorum collatione restituta, locis scripturae aucta, & illustrata commentariis quae alias authoribus subobscuris & difficillimis non mediocrem lucem afferre poterunt. Omnia studio et labore Renati Laurentii De La Barre, Parisiis : apud Michaelem Iulianum, ad montem diui Hilarij, sub insigni stellae coronatae, 1580 (Excudebat Petrus Le Voirrier regius in Mathematicis Typographus, 1580 mense Iunio), 12, 728, 84, 240, 16 p. : ill. ; fol. - curatore La Barre, Rene Laurent [Localizzazioni in Italia: Biblioteca del Santuario di Nostra Signora di Oropa - Biella ]
François de Maulde, che pure editò varie opere dei classici, non utilizzò queste sue investigazioni ma le trasmise al sig. Welser di Augusta che ne diede comunicazione a Gaspar Schoppius.
Eppure per intendere il valore di François de Maulde quale editore critico di autori classici basta qui evidenziare due opere:
1 - Curtius Rufus, Quintus, Q. Curtii Rufi Historiarum magni Alexandri Macedonis libri octo, noue editi & recogniti a Francisco Modio Brugensi, ... Seorsum excusa eiusdem Modii In eundem Curtium notae , Coloniae : apud Maternum Cholinum, 1579 2 pt. (16, 343, 17; 1, 181, 2 p.) ; 8o - Localizzazioni: Biblioteca civica - Feltre - BL - Biblioteca del Seminario vescovile - Mondovi' - CN - Biblioteca del Seminario maggiore - Padova - Biblioteca nazionale centrale Vittorio Emanuele II - Roma - Biblioteca Vallicelliana - Roma - Biblioteca civica Bertoliana - Vicenza
2 - Flaui Vegeti Renati, uiri inl. De re militari libri quatuor; post omnes omnium editiones, ope veterum librorum correcti, a Godescalco Stewechio Heusdano. Accesserunt Sex. Iuli Frontini Strategematon libri quatuor: Aelianus De instruendis aciebus: Modestus De vocabulis rei militaris: Castrametatio Romanorum ex historiis Polybii. Accessit seorsum eiusdem G. Stewechi in Fl. Vegetium Commentarius. Adiuncta eiusdem G. Stewechi & Francisci Modi, in Iul. Frontinum Coniectanea, & Notae , Lugduni Batauorum : ex Officina Plantiniana apud Franciscum Raphelengium, 1592 - 2 pt. (16, 320 p., 1 c. di tav. ; 16!, 480, 32 p.) : ill. ; 8o - Localizzazioni: Biblioteca civica Giovanni Canna - Casale Monferrato - AL - Biblioteca civica - Biella - Biblioteca nazionale centrale - Firenze - Biblioteca comunale - Palazzo Sormani - Milano - Biblioteca nazionale Braidense - Milano - Biblioteca Palatina - Parma - Biblioteca nazionale centrale Vittorio Emanuele II - Roma - Biblioteca del Centro studi e ricerche storiche sull'architettura militare del Piemonte - Torino
Aprosio tuttavia nel passo della Grillaia non diede però rilievo all'opera di François de Maulde quale filologo, che pure doveva ben conoscere, ma quale poeta neolatino ed infatti, anche se in maniera un pò celere, ne cita una composizione riprendendola (vedasi la signa P. B.) dalla silloge del
Gruterus intitolata Delitiae 100. poetarum Belgicorum, huius superiorisque aeui illustrium, prima - quarta pars. Collectore Ranutio Ghero [Francofurti : typis Nicolai Hoffmanni, sumptibus Iacobi Fischeri, 1614 - 4 v. ; 16o].
















XIV
A MADAMA CRISTINA DI LORENA GRANDUCHESSA DI TOSCANA
(1615)

Io scopersi pochi anni a dietro, come ben sa l'Altezza Vostra Serenissima, molti particolari nel cielo, stati invisibili sino a questa età; li quali, sì per la novità, sì per alcune conseguenze che da essi dependono, contrarianti ad alcune proposizioni naturali comunemente ricevute dalle scuole de i filosofi, mi eccitorno contro non piccol numero di tali professori; quasi che io di mia mano avessi tali cose collocate in cielo, per intorbidar la natura e le scienze. E scordatisi in certo modo che la moltitudine de' veri concorre all'investigazione, accrescimento e stabilimento delle discipline, e non alla diminuzione o destruzione, e dimostrandosi nell'istesso tempo più affezionati alle proprie opinioni che alle vere, scorsero a negare e far prova d'annullare quelle novità, delle quali il senso istesso, quando avessero voluto con attenzione riguardarle, gli averebbe potuti render sicuri; e per questo produssero varie cose, ed alcune scritture pubblicarono ripiene di vani discorsi, e, quel che fu più grave errore, sparse di attestazioni delle Sacre Scritture, tolte da luoghi non bene da loro intesi e lontano dal proposito addotti: nel quale errore forse non sarebbono incorsi, se avessero avvertito un utilissimo documento che ci dà S. Agostino intorno all'andar con riguardo nel determinar resolutamente sopra le cose oscure e difficili ad esser comprese per via del solo discorso; mentre, parlando pur di certa conclusione naturale attenente a i corpi celesti, scrive così: "Nunc autem, servata semper moderatione piae gravitatis, nihil credere de re obscura temere debemus, ne forte quod postea veritas patefecerit, quamvis libris sanctis, sive Testamenti Veteris sive Novi, nullo modo esse possit adversum, tamen propter amorem nostri errori oderimus.".
È accaduto poi che il tempo è andato successivamente scoprendo a tutti le verità prima da me additate, e con la verità del fatto la diversità degli animi tra quelli che schiettamente e senz'altro livore non ammettevano per veri tali scoprimenti, e quegli che all'incredulità aggiugnevano qualche effetto alterato: onde, sì come i più intendenti della scienza astronomica e della naturale restarono persuasi al mio primo avviso, così si sono andati quietando di grado in grado gli altri tutti che non venivano mantenuti in negativa o in dubbio da altro che dall'inaspettata novità e dal non aver avuta occasione di vederne sensate esperienze; ma quelli che, oltre all'amor del primo errore, non saprei qual altro loro immaginato interesse gli rende non bene affetti non tanto verso le cose quanto verso l'autore, quelle, non le potendo più negare, cuoprono sotto un continuo silenzio, e divertendo il pensiero ad altre fantasie, inacerbiti più che prima da quello onde gli altri si sono addolciti e quietati, tentano di progiudicarmi con altri modi. De' quali io veramente non farei maggiore stima di quel che mi abbia fatto dell'altre contraddizioni, delle quali mi risi sempre, sicuro dell'esito che doveva avere 'l negozio, s'io non vedessi che le nuove calunnie e persecuzioni non terminano nella molta o poca dottrina, nella quale io scarsamente pretendo, ma si estendono a tentar di offendermi con macchie che devono essere e sono da me più aborrite che la morte, né devo contentarmi che le sieno conosciute per ingiuste da quelli solamente che conoscono me e loro, ma da ogn'altra persona ancora. Persistendo dunque nel primo loro instituto di voler con ogni immaginabil maniera atterrar me e le cose mie, sapendo come io ne' miei studii di astronomia e di filosofia tengo, circa alla costituzione delle parti del mondo, che il Sole, senza mutar luogo, resti situato nel centro delle conversioni de gli orbi celesti, e che la Terra, convertibile in se stessa, se gli muova intorno; e di più sentendo che tal posizione vo confermando non solo col reprovar le ragioni di Tolommeo e d'Aristotile, ma col produrne molte in contrario, ed in particolare alcune attenenti ad effetti naturali, le cause de' quali forse in altro modo non si possono assegnare, ed altre astronomiche, dependenti da molti rincontri de' nuovi scoprimenti celesti, li quali apertamente confutano il sistema Tolemaico e mirabilmente con quest'altra posizione si accordano e la confermano; e forse confusi per la conosciuta verità d'altre proposizioni da me affermate, diverse dalle comuni; e però diffidando ormai di difesa, mentre restassero nel campo filosofico; si son risoluti a tentar di fare scudo alle fallacie de' lor discorsi col manto di simulata religione e con l'autorità delle Scritture Sacre, applicate da loro, con poca intelligenza, alla confutazione di argioni né intese né sentite.
E prima, hanno per lor medesimi cercato di spargere concetto nell'universale, che tali proposizioni sieno contro alle Sacre Lettere, ed in conseguenza dannande ed eretiche; di poi, scorgendo quanto per lo più l'inclinazione dell'umana natura sia più pronta ad abbracciar quell'imprese dalle quali il prossimo ne venga, ben che, ingiustamente, oppresso, che quelle ond'egli ne riceva giusto sollevamento, non gli è stato difficile il trovare chi per tale, cio è per dannada ed eretica, l'abbia con insolita confidenza predicata sin da i pulpiti, con poco pietoso e men considerato aggravio non solo di questa dottrina e di chi la segue, ma di tutte le matematiche e de' matematici insieme; quindi, venuti in maggior confidenza, e vanamente sperando che quel seme, che prima fondò radice nella mente loro non sincera, possa diffonder suoi rami ed alzargli verso il cielo, vanno mormorando tra 'l popolo che per tale ella sarà in breve dichiarata dall'autorità suprema. E conoscendo che tal dichiarazione spianterebbe non sol queste due conclusioni, ma renderebbe dannande tutte l'altre osservazioni e proposizioni astronomiche e naturali, che con esse hanno corrispondenza e necessaria connessione, per agevolarsi il negozio cercano, per quanto possono, di far apparir questa opinione, almanco appresso all'universale, come nuova e mia particolare, dissimulando di sapere che Niccolò Copernico fu suo autore e più presto innovatore e confermatore, uomo non solamente cattolico, ma sacerdote e canonico, e tanto stimato, che, trattandosi nel Concilio lateranense, sotto Leon X, della emendazion del calendario ecclesiastico, egli fu chiamato a Roma sin dall'ultime parti di Germania per questa riforma, la quale allora rimase imperfetta solo perché non si aveva ancora esatta cognizione della giusta misura dell'anno e del mese lunare: onde a lui fu dato carico dal Vescovo Semproniense, allora soprintendente a ques'impresa, di cercar con replicati studi e fatiche di venire in maggior lume e certezza di essi movimenti celesti; ond'egli, con fatiche veramente atlantiche e col suo mirabil ingegno, rimessosi a tale studio, si avanzò tanto in queste scienze, e a tale esattezza ridusse la notizia de' periodi de' movimenti celesti, che si guadagnò il titolo di sommo astronomo, e conforme alla sua dottrina non solamente si è poi regolato il calendario, ma si fabbricorno le tavole di tutti i movimenti de' pianeti: ed avendo egli ridotta tal dottrina in sei libri, la pubblicò al mondo a i prieghi del Cardinal Capuano e del Vescovo Culmense; e come quello che si era rimesso con tante fatiche a questa impresa d'ordine del Sommo Pontificio, al suo successore, ciò è a Paolo III, dedicò il suo libro delle Revoluzioni Celesti, il qual, stampato pur allora, è stato ricevuto da Santa Chiesa, letto e studiato per tutto il mondo, senza che mai si sia presa pur minima ombra di scrupolo nella sua dottrina. La quale ora mentre si va scoprendo quanto ella sia ben fondata sopra ben manifeste esperienze e necessarie dimostrazioni, non mancano persone che, non avendo pur mai veduto tal libro, procurano il premio delle tante fatiche al suo autore con la nota di farlo dichiarare eretico; e questo solamente per sodisfare ad un lor particolare sdegno, concepito senza ragione contro di un altro, che non ha più interesse col Copernico che l'approvar la sua dottrina.
Ora, per queste false note che costoro tanto ingiustamente cercano di addossarmi, ho stimato necessario per mia giustificazione appresso l'universale, del cui giudizio e concetto, in materia di religione e di reputazione, devo far grandissima stima, discorrer circa a quei particolari che costoro vanno producendo per detestare ed abolire questa opinione, ed in somma per dichiararla non pur falsa, ma eretica, facendosi sempre scudo di un simulato zelo di religione e volendo pur interessare le Scritture Sacre e farle in certo modo ministre de' loro non sinceri proponimenti, col voler, di più, s'io non erro, contro l'intenzion di quelle e de' Santi Padri, estendere, per non dir abusare, la loro autorità, sì che anco in conclusioni pure naturali e non de Fide, si deve lasciar totalmente il senso e le ragioni dimostrative per qualche luogo della Scrittura, che tal volta sotto le apparenti parole potrà contenere sentimento diverso. Dove spero di dimostrar, con quanto più pio e religioso zelo procedo io, che non fanno loro, mentre propongo non che non si danni questo libro, ma che non si danni, come vorrebbono essi, senza intenderlo, ascoltarlo, né pur vederlo, e massime sendo autore che non mai tratta di cose attenenti a religione o a fede, né con ragioni dependenti in modo alcuno da autorità di Scritture Sacre, dove egli possa malamente averle interpretate, ma sempre se ne sta su conclusioni naturali, attenenti a i moti celesti, trattate con astronomiche e geometriche dimostrazioni, fondate prima sopra sensate esperienze ed accuratissime osservazioni. Non che egli non avesse posto cura a i luoghi delle Sacre Lettere; ma perché benissimo intendeva, che sendo tal sua dottrina dimostrata, non poteva contrariare alle Scritture intese perfettamente: e però nel fine della dedicatoria, parlando del Sommo Pontefice, dice così: "Si fortasse erunt mataeologi, qui, cum omnium mathematum ignari sint, tamen de illis iudicium assumunt, propter aliquem locum Scripturae, male ad suum propositum detortum, ausi fuerint hoc meum institutum repraehendere ac insectari, illos nihil moror, adeo ut etiam illorum iudicium tanquam temerarium contemnam. Non enim obscurum est, Lactantium, celebrem alioqui scriptorem, sed mathematicum parum, admodum pueriliter de forma Terrae loqui, cum deridet eos qui Terram globi formam habere prodiderunt. Itaque non debet mirum videri studiosis, si qui tales nos etiam ridebunt. Mathemata mathematicis scribuntur, quibus et hi nostri labores (si me non fallit opinio) videbuntur etiam Republicae Ecclesiasticae conducere aliquid, cuius principatum Tua Sanctitas nunc tenet."
E di questo genere si scorge esser questi che s'ingegnano di persuadere che tale autore si danni, senza pur vederlo; e per persuadere che ciò non solamente sia lecito, ma ben fatto, vanno producendo alcune autorità della Scrittura e de' sacri teologi e de' Concilii; le quali sì come da me son reverite e tenute di suprema autorità, sì che somma temerità stimerei esser quella di chi volesse contradirgli mentre vengono conforme all'instituto di Santa Chiesa adoperate, così credo che non sia errore il parlar mentre si può dubitare che alcuno voglia, per qualche suo interesse, produrle e servirsene diversamente da quello che è nella santissima intenzione di Santa Chiesa; però protestandomi (e anco credo che la sincerità mia si farà per se stessa manifesta) che io intendo non solamente di sottopormi a rimuover liberamente quegli errori ne' quali per mia ignoranza potessi in questa scrittura incorrere in materie attenenti a religione, ma mi dichiaro ancora non voler nell'istesse materie ingaggiar lite con nissuno, ancor che fossero punti disputabili: perché il mio fine non tende ad altro, se non che, se in queste considerazioni, remote dalla mia professione propria, tra gli errori che ci potessero essere dentro, ci è qualcosa atta ad eccitar altri a qualche avvertimento utile per Santa Chiesa, circa 'l determinar sopra 'l sistema Copernicano, ella sia presa e fattone quel capitale che parrà a' superiori; se no, sia pure stracciata ed abbruciata la mia scrittura, ch'io non intendo o pretendo di guadagnarne frutto alcuno che non fusse pio e cattolico. E di più, ben che molte delle cose che io noto le abbia sentite con i proprii orecchi, liberamente ammetto e concedo a chi l'ha dette che dette non l'abbia, se così gli piace, confessando poter essere ch'io abbia frainteso; e però quando rispondo non sia detto per loro, ma per chi avesse quella opinione.
Il motivo, dunque, che loro producono per condennar l'opinione della mobilità della Terra e stabilità del Sole, è, che leggendosi nelle Sacre lettere, in molti luoghi, che il Sole si muove e che la Terra sta ferma, né potendo la Scrittura mai mentire o errare, ne séguita per necessaria conseguenza che erronea e dannanda sia la sentenza di chi volesse asserire, il Sole esser per se stesso immobile, e mobile la Terra.
Sopra questa ragione parmi primieramente da considerare, essere e santissimamente detto e prudentissimamente stabilito, non poter mai la Sacra Scrittura mentire, tutta volta che si sia penetrato il suo vero sentimento; il qual non credo che si possa negare essere molte volte recondito e molto diverso da quello che suona il puro significato delle parole. Dal che ne séguita, che qualunque volta alcuno, nell'esporla, volesse fermarsi sempre nel nudo suono literale, potrebbe, errando esso, far apparir nelle Scritture non solo contradizioni e proposizioni remote dal vero, ma gravi eresie e bestemmie ancora: poi che sarebbe necessario dare a Iddio e piedi e mani e occhi, non meno affetti corporali ed umani, come d'ira, di pentimento, d'odio, ed anco tal volta la dimenticanza delle cose passate e l'ignoranza delle future; le quali proposizioni, sì come, dettante lo Spirito Santo, furono in tal guisa profferite da gli scrittori sacri per accomodarsi alla capacità del vulgo assai rozzo e indisciplinato, così per quelli che meritano d'esser separati dalla plebe è necessario che i saggi espositori ne produchino i veri sensi, e n'additino le ragioni particolari per che e' siano sotto cotali parole profferiti: ed è questa dottrina così trita e specificata appresso tutti i teologi, che superfluo sarebbe il produrne attestazione alcuna.
Di qui mi par di poter assai ragionevolmente dedurre, che la medesima Sacra Scrittura, qualunque volta gli è occorso di pronunziare alcuna conclusione naturale, e massime delle più recondite e difficili ad esser capite, ella non abbia pretermesso questo medesimo avviso, per non aggiugnere confusione nelle menti di quel medesimo popolo e renderlo più contumace contro a i dogmi di più alto misterio. Perché se, come si è detto e chiaramente si scorge, per il solo rispetto d'accomodarsi alla capacità popolare non si è la Scrittura astenuta di adombrare principalissimi pronunziati, attribuendo sino all'istesso Iddio condizioni lontanissime e contrarie alla sua essenza, chi vorrà asseverantemente sostenere che l'istessa Scrittura, posto da banda cotal rispetto, nel parlare anco incidentemente di Terra, d'acqua, di Sole o d'altra creatura, abbia eletto di contenersi con tutto rigore dentro a i puri e ristretti significati delle parole? E massime nel pronunziar di esse creature cose non punto concernenti al primario instituto delle medesime Sacre Lettere, ciò è al culto divino ed alla salute dell'anime, e cose grandemente remote dalla apprensione del vulgo.
Stante, dunque, ciò, mi par che nelle dispute di problemi naturali non si dovrebbe cominciare dalle autorità di luoghi delle Scritture, ma dalle sensate esperienze e dalle dimostrazioni necessarie: perché, procedendo di pari dal Verbo divino la Scrittura Sacra e la natura, quella come dettatura dello Spirito Santo, e questa come osservantissima essecutrice de gli ordini di Dio; ed essendo, di più, convenuto nelle Scritture, per accomodarsi all'intendimento dell'universale, dir molte cose diverse, in aspetto e quanto al nudo significato delle parole, dal vero assoluto; ma, all'incontro, essendo la natura inesorabile ed immutabile, e mai non trascendente i termini delle leggi impostegli, come quella che nulla cura che le sue recondite ragioni e modi d'operare sieno o non sieno esposti alla capacità degli uomini; pare che quello degli effetti naturali che o la sensata esperienza ci pone dinanzi a gli occhi o le necessarie dimostrazioni ci concludono, non debba in conto alcuno esser revocato in dubbio, non che condennato, per luoghi della Scrittura che avessero nelle parole diverso sembiante; poi che non ogni detto della Scrittura è legato a obblighi così severi com'ogni effetto di natura, né meno eccelentemente ci si scuopre Iddio negli effetti di natura che ne' sacri detti delle Scritture: il che volse per avventura intender Tertulliano in quelle parole: "Nos definimus, Deum primo natura cognoscendum, deinde doctrina recognoscendum: natura, ex operibus; doctrina, ex praedicationibus."
Ma non per questo voglio inferire, non doversi aver somma considerazione de i luoghi delle Scritture Sacre; anzi, venuti in certezza di alcune conclusioni naturali, doviamo servircene per mezi accomodatissimi alla vera esposizione di esse Scritture ed all'investigazione di quei sensi che in loro necessariamente si contengono, come verissime e concordi con le verità dimostrate. Stimerei per questo che l'autorità delle Sacre Lettere avesse avuto la mira a persuadere principalmente a gli uomini quegli articoli e proposizioni, che, superando ogni umano discorso, non potevano per altra scienza né per altro mezzo farcisi credibili, che per la bocca dell'istesso Spirito Santo: di più, che ancora in quelle proposizioni che non sono de Fide l'autorità delle medesime Sacre Lettere deva esser anteposta all'autorità di tutte le Scritture umane, scritte non con metodo dimostrativo, ma o con pura narrazione o anco con probabili ragioni, direi doversi reputar tanto convenevole e necessario, quanto l'istessa divina sapienza supera ogni umano giudizio e coniettura. Ma che quell'istesso Dio che ci ha dotati di sensi, di discorso e d'intelletto, abbia voluto, posponendo l'uso di questi, darci con altro mezo le notizie che per quelli possiamo conseguire, sì che anco in quelle conclusioni naturali, che o dalle sensate esperienze o dalle necessarie dimostrazioni ci vengono esposte innanzi a gli occhi e all'intelletto, doviamo negare il senso e la ragione, non credo che sia necessario il crederlo, e massime in quelle scienze delle quali una minima particella solamente, ed anco in conclusioni divise, se ne legge nella Scrittura; quale appunto è l'astronomia, di cui ve n'è così piccola parte, che non vi si trovano né pur nominati i pianeti, eccetto il Sole e la Luna, e duna o due volte solamente, Venere, sotto nome di Lucifero. Però se gli scrittori sacri avessero avuto pensiero di persuadere al popolo le disposizioni e movimenti de' corpi celesti, e che in conseguenza dovessimo noi ancora dalle Sacre Scritture apprender tal notizia, non ne avrebbon, per mio credere, trattato così poco, che è come niente in comparazione delle infinite conclusioni ammirande che in tale scienza si contengono e si dimostrano. Anzi, che non solamente gli autori delle Sacre Letter non abbino preteso d'insegnarci le costituzioni e movimenti de' cieli e delle stelle, e loro figure, grandezze e distanze, ma che a bello studio, ben che tutte queste cose fussero a loro notissime, se ne sieno astenuti, è opinione di santissimi e dottissimi Padri: ed in sant'Agostino si leggono le seguenti parole: "Quaeri etiam solet, quae forma et figura caeli esse credenda sit secundum Scripturas nostras: multi enim multum disputant de iis rebus, quas maiore prudentia nostri authores omiserunt, ad beatam vitam non profuturas discentibus, et occupantes (quod peius est) multum prolixa et rebus salubribus impedenda temporum spatia. Quid enim ad me pertinet, ultram caelum, sicut sphera, undique concludat Terram, in media mundi mole libratam, an eam ex una parte desuper, velut discus, operiat? Sed quia de fide agitur Scripturarum, propter illam causam quam non semel commemoravi, ne scilicet quisquam, eloquia divina non intelligens, cum de his rebus tale aliquid vel invenerit in libris nostris vel ex illis audierit quod perceptis assertionibus adversari videatur, nullo modo eis caetera utilia monentibus vel narrantibus vel pronunciantibus credat; breviter dicendum est, de figura caeli hoc scisse authores nostros quod veritas habet, sed Spiritum Dei, qui per ipsos loquebatur, noluisse ista docere homines, nulli saluti profutura."
E pur l'istesso disprezzo avuto da' medesimi scrittori sacri nel determinar quello che si deva credere di tali accidenti de' corpi celesti ci vien nel seguente cap. 10 replicato dal medesimo Sant'Agostino, nella quistione, se si deva stimare che 'l cielo si muova o pure stia fermo, scrivendo così: "De motu etiam caeli nonnulli fratres quaestionem movent, utrum stets an moveatur: quia si movetur, inquiunt, quomodo firmamentum est? Si autem stat, quomodo sydera, quae in ipso fixa creduntur, ab oriente usque ad occidentem circumeunt, septentrionalibus breviores gyros iuxta cardinem peragentibus, ut caelum, si est alius nobis occultus cardo ex alio vertice, sicut sphera, si autem nullus alius cardo est, veluti discus, rotari videatur? Quibus respondeo, multum subtilibus et laboriosis ista perquiri, ut vere percipiatrur utrum ita an non ita sit; quibus ineundis atque tractandis nec mihi iam tempus est, nec illis esse debet quos ad salutem suam et Sanctae Ecclesiae necessariam utilitatem cupimus informari."
Dalle quali cose descendendo più al nostro particolare, ne séguita per necessaria conseguenza, che non avendo voluto lo Spirito Santo insegnarci se il cielo si muova o stia fermo, né la sua figura sia in forma di sfera o di disco o distesa in piano, né se la Terra sia contenuta nel centro di esso o da una banda, non avrà manco avuto intenzione di renderci certi di altre conclusioni dell'istesso genere, e collegate in maniera con le pur ora nominate, che senza la determinazion di esse non se ne può asserire questa o quella parte; quali sono il determinar del moto e della quiete di essa Terra e del Sole.
E se l'istesso Spirito Santo a bello studio ha pretermesso d'insegnarci simili proposizioni, come nulla attenenti alla sua intenzione, ciò è alla nostra salute, come si potrà adesso affermare, che il tener di esse questa parte, e non quella, sia tanto necessario che l'una sia de Fide, e l'altra erronea? Potrà, dunque essere un'opinione eretica, e nulla concernente alla salute dell'anime? o potrà dirsi, aver lo Spirito Santo voluto non insegnarci cosa concernente alla salute? Io qui direi che quello che intesi da persona ecclesiastica costituita in eminentissimo grado, ciò è l'intenzione delle Spirito Santo essere d'insegnarci come si vadia al cielo, e non come vadia il cielo.
Ma torniamo a considerare, quanto nelle conclusioni naturali si devono stimar le dimostrazioni necessarie e le sensate esperienze, e di quanta autorità le abbino reputate i dotti e i santi teologici; da i quali, tra cent'altre attestazioni, abbiamo le seguenti: "Illud etiam diligenter cavendum et omnino fugiendum est, ne in tractanda Mosis doctrina quidquam affirmate et asseveranter sentiamus et dicamus, quod repugnet manifestis experimentis et rationibus philosopiae vel aliarum disciplinarum: namque, cum verum omne semper cum vero congruat, non potest veritas Sacrarum Literarum veris rationibus et experimentis humanarum doctrinarum esse contraria". Ed appresso sant'Agostino si legge: "Si manifestae certaeque rationi velut Santarum Scripturarum obiicitur authoritas, non intelligit qui hoc facit; et non Scripturae sensum, ad quem penetrare non potuit, sed suum potius, obiicit veritati; nec quod in ea, sed in ipso, velut pro ea, invenit, opponit."
Stante questo, ed essendo, come si è detto, che due verità non possono contrariarsi, è officio de' saggi espositori affaticarsi per penetrare i veri sensi de' luoghi sacri, che indubitabilmente saranno concordanti con quelle conclusioni naturali, delle quali il senso manifesto e le dimostrazioni necessarie ci avessero prima resi certi e sicuri. Anzi, essendo, come si è detto, che le Scritture per l'addotte cagioni ammettono in molti luoghi esposizioni lontane dal significato delle parole, e, di più, non potendo noi con certezza asserire che tutti gl'interpreti parlino inspirati divinamente, poi che, se così fusse, niuna diversità sarebbe tra di loro circa i sensi de' medesimi luoghi, crederei che fusse molto prudentemente fatto se non si permettesse ad alcuno impegnare i luoghi della Scrittura ed in certo modo obligargli a dover sostener per vere queste o quelle conclusioni naturali, delle quali una volta il senso e le ragioni dimostrative e necessarie ci potessero manifestare il contrario. E chi vuol por termine alli umani ingegni? Chi vorrà asserire, già essersi veduto e saputo tutto quello che è al mondo di sensibile e di scibile? Forse quelli che in altre occasioni confesseranno (e con gran verità) che ea quae scimus sunt minima pars eorum quae ignoramus? Anzi pure, se noi abbiamo dalla bocca dell'istesso Spirito Santo, che Deus tradidit mundum disputationi eorum, ut non inveniat homo opus quod operatus est Deus ab initio ad finem, non si dovrà, per mio parere, contradicendo a tal sentenza, precluder la strada al libero filosofare circa le cose del mondo e della natura, quasi che elleno sien di già state con certezza ritrovate e palesate tute. Né si dovrebbe stimar temerità il non si quietare nelle opinioni già state quasi comuni, né dovrebb'esser chi prendesse a sdegno se alcuno non aderisce in dispute naturali a quell'opinione che piace loro, e massime intorno a problemi stati già migliaia d'anni controversi tra filosofi grandissimi, quale è la stabilità del sole e mobilità della Terra: opinione tenuta da Pittagora, e da tutta la sua setta, e da Eraclide Pontico, il quale fu dell'istessa opinione, da Filolao maestro di Platone, e dall'istesso Platone, come riferisce Aristotile, e del quale scrive Plutarco nella vita di Numa, che esso Platone già fatto vecchio diceva, assurdissima cosa essere il tenere altramente. L'istesso fu creduto da Aristarco Samio, come abbiamo appresso Archimede, da Seleuco matematico, da Niceta filosofo, referente Cicerone, e da molti altri, e finalmente ampliata e con molte osservazioni e dimostrazioni confermata da Niccolò Copernico. E Seneca, eminentissimo filosofo, nel libro De cometis ci avvertisce, doversi con grandissima diligenza cercar di venire in certezza, se sia il cielo o la Terra in cui risegga la diurna conversione.
E per questo, oltre agli articoli concernenti alla salute ed allo stabilimento della Fede, contro la fermezza de' quali non è pericolo alcuno che possa insurgere mai dottrina valida ed efficace, non saria forse se non saggio ed util consiglio il non ne aggregar altri senza necessità: e se così è, disordine veramente sarebbe l'aggiugnergli a richiesta di persone, le quali, oltre che noi ignoriamo se parlino inspirate da celeste virtù, chiaramente vediamo che in esse si potrebbe desiderare quella intelligenza che sarebbe necessaria prima a capire, e poi a redarguire, le dimostrazioni con le quali le acutissime scienze procedono nel confermare simili conclusioni. Ma più direi, quando mi fusse lecito produrre il mio parere, che forse più converrebbe al decoro ed alla maestà di esse Sacre Lettere il provvedere che non ogni leggiero e vulgare scrittore potesse, per autorizzar sue composizioni, bene spesso fondate sopra vane fantasie, spargervi luoghi della Scrittura Santa, interpetrati, o più presto stiracchiati, in sensi tanto remoti dall'intenzione retta di essa Scrittura, quanto vicini alla derisione di coloro che non senza qualche ostentazione se ne vanno adornando. Esempli di tale abuso se ne potrebbono addur molti: ma voglio che mi bastino due, non remoti da queste materie astronomiche. L'uno de' quali sieno le scritture che furon pubblicate contro a i pianeti Medicei, ultimamente da me scoperti, contro la cui esistenza furono opposti molti luoghi della Sacra Scrittura: ora che i pianeti si fanno veder da tutto il mondo, sentirei volentieri con quali nuove interpretazioni vien da quei medesimi oppositori esposta la Scrittura, e scusata la lor semplicità. L'altro esempio sia di quello che pur nuovamente ha stampato contro a gli astronomi e filosofi, che la Luna non altramente riceve lume dal Sole, ma è per se stessa splendida; la qual immaginazione conferma in ultimo, o, per meglio dire, si persuade di confermare, con varii luoghi della Scrittura, li quali gli par che non si potessero salvare, quando la sua opinione non fusse vera e necessaria. Tutta via, che la Luna sia per se stessa tenebrosa, è non men chiaro che lo splendor del Sole.
Quindi resta manifesto che tali autori, per non aver penetrato i veri sensi della Scrittura, l'avrebbono, quando la loro autorità fosse di gran momento, posta in obligo di dover costringere altrui a tener per vere, conclusioni repugnanti alle ragioni manifeste ed al senso: abuso che Deus avertat che andasse pigliando piede o autorità, perché bisognerebbe vietar in breve tempo tutte le scienze speculative; perché, essendo per natura il numero degli uomini poco atti ad intendere perfettamente le Scritture Sacre e l'altre scienze maggiore assai del numero degl'intelligenti, quelli, scorrendo superficialmente le Scritture, si arrogherebbono autorità di poter decretare sopra tutte le questioni della natura, in vigore di qualche parola mal intesa da loro ed in altro proposito prodotta dagli scrittori sacri: né potrebbe il piccol numero degl'intendenti reprimer il furioso torrente di quelli, i quali troverebbono tanti più seguaci, quanto il potersi far reputar sapienti senza studio e senza fatica è più soave che il consumarsi senza riposo intorno alle discipline laboriosissime. Però grazie infinite doviamo render a Dio benedetto, il quale per sua benignità ci spoglia di questo timore, mentre spoglia d'autorità simil sorte di persone, riponendo il consultare, risolvere e decretare sopra determinazioni tanto importanti nella somma sapienza e bontà di prudentissimi padri e nella suprema autorità di quelli, che, scorti dallo Spirito Sabnto non possono se non santamente ordinare, permettendo che della leggerezza di quelli altri non sia fatto stima. Questa sorte d'uomini, per mio credere, son quelli contro i quali, non senza ragione, si riscaldano i gravi e santi scrittori, e de i quali in particolare scrive San Girolamo: "Hanc" (intendendo della Scrittura Sacra) "garrula anus, hanc delirus senex, hanc sophista verbosus, hanc universi praesumunt, lacerant, docent antequam discant. Alii, adducto supercilio, grandia verba trutinantes, inter mulierculas de Sacris Literis philosophantur; alii discunt, proh pudor, a faeminis quod viros doceant, et, ne parum hoc sit, quadam facilitate verborum, imo audacia, edisserunt aliis quod ipsi non intelligunt. Taceo de mei similibus, qui, si forte ad Scriputras Sanctas post seculares literas venerint, et sermone composito aurem populi mulserint, quidquid dixerint, hoc legem Dei putant, nec scire dignantur quid Prophetae quid Apostoli senserint, sed ad sensum suum incongrua aptant testimonia; quasi grande sit, et non vitiosissimum docendi genus, depravare sententias, et ad voluntatem suam Scripturam trahere repugnantem."
Io non voglio metter nel numero di simili scrittori secolari alcuni teologi, riputati da me per uomini di profonda dottrina e di santissimi costumi, e per ciò tenuti in grande stima e venerazione; ma non posso già negare di non rimaner con qualche scrupolo, ed in conseguenza con desiderio che mi fusse rimosso, mentre sento che essi pretendono di poter costringere altri, con l'autorità della Scrittura, a seguire in dispute naturali quella opinione che pare a loro che più consuoni con i luoghi di quella, stimandosi insieme di non essere in obbligo di solvere le ragioni o esperienze in contrario. In esplicazione e confirmazione del qual lor parere, dicono che essendo la teologia regina di tutte le scienze, non deve in conto alcuno abbassarsi per accomodarsi a' dogmi dell'altre men degne ed a lei inferiori, ma sì ben l'altre devono riferirsi ad essa, come a suprema imperatrice, e mutare ed alterar le lor conclusioni conforme alli statuti e decreti teologicali: e più aggiungono che quando nell'inferiore scienza si avesse alcuna conlusione per sicura, in vigor di dimostrazioni o di esperienze, alla quale si trovassi nella Scrittura altra conclusione repugnante, devono gli stessi professori di quella scienza procurar per se medesimi di quella scienza procurare per se medesimi di scioglier le lor dimostrazioni e scoprir le fallacie delle proprie esperienze, senza ricorrere a i teologi e scritturali; non convenendo, come si è detto, alla dignità della teologia abbassarsi all'investigazione delle fallacie delle scienze soggette, ma solo bastando a lei il determinargli la verità della conclusione, con l'assoluta autorità e con la sicurezza di non poter errare. Le conclusioni poi naturali nelle quali dicon essi che noi doviamo fermarci sopra la Scrittura, senza glosarla o interpretarla in sensi diversi dalle parole, dicono essere quelle delle quali la Scrittura parla sempre nel medesimo modo, e i Santi Padri tutti nel medesimo sentimento le ricevono ed espongono. Ora intorno a queste determinazioni mi accascano da considerare alcuni particolari, li quali proporrò per esserne reso cauto da chi più di me intende di queste materie, al giudizio de' quali io sempre mi sottopongo.
E prima, dubiterei che potesse cader qualche poco di equivocazione, mentre che non si distinguessero le preminenze per le quali la sacra teologia è degna del titolo di regina. Imperò che ella potrebbe esser tale, o vero perché quello che da tutte l'altre scienze viene insegnato, si trovasse compreso e dimostrato in lei, ma con mezi più eccellenti e con più sublime dottrina, nel modo che, per essempio, le regole del misurare i campi e del conteggiare molto più eminentemente si contengono nell'aritmetica e geometria d'Euclide, che nelle pratiche degli agrimensori e de' computisti; o vero perché il suggetto, intorno al quale si occupa la teologia, superasse di dignità tutti gli altri suggetti che son materia dell'altre scienze, ed anco perché i suoi insegnamenti procedessero con mezi più sublimi. Che alla teologia convenga il titolo e la autorità regia nella prima maniera, non credo che poss'essere affermato per vero da quei teologi che avranno qualche pratica nell'altre scienze; de' quali nissuno crederò io che dirà che molto più eccellente ed esattamente si contenga la geometria, la astronomia, la musica e la medicina ne' libri sacri, che in Archimede, in Tolommeo, in Boezio ed in Galeno. Però pare che la regia sopreminenza se gli deva nella seconda maniera, ciò è per l'altezza del suggetto, e per l'ammirabil insegnamento delle divine revelazioni in quelle conclusioni che per altri mezi non potevano dagli uomini esser comprese e che sommamente concernono all'acquisto dell'eterna beatitudine. Ora, se la teologia, occupandosi nell'altissime contemplazioni divine e risedendo per dignità nel trono regio, per lo che ella è fatta di somma autorità, non discende alle più basse ed umili speculazioni delle inferiori scienze, anzi, come di sopra si è dichiarato, quelle non cura, come non concernenti alla beatitudine, non dovrebbono i ministri e i professori di quella arrogarsi autorità di decretare nelle professioni non essercitate né studiate da loro; perché questo sarebbe come se un principe assoluto, conoscendo di poter liberamente comandare e farsi ubbidire, volesse, non essendo egli né medico né architetto, che si medicasse e fabbricasse a modo suo, con grave pericolo della vita de' miseri infermi, e manifesta rovina degli edifizi.
Il comandar poi a gli stessi professori d'astronomia, che procurino per lor medesimi di cautelarsi contro alle proprie osservazioni e dimostrazioni, come quelle che non possino esser altro che fallacie e sofismi, è un comandargli cosa più che impossibile a farsi; perché non solamente se gli comanda che non vegghino quel che e' veggono e che non intendino quel che gl'intendono, ma che, cercando, trovino il contrario di quello che gli vien per le mani. Però, prima che far questo, bisognerebbe che fusse lor mostrato il modo di far che le potenze dell'anima si comandassero l'una all'altra, e le inferiori alle superiori, sì che l'immaginativa e la volontà potessero e volessero credere il contrario di quel che l'intelletto intende (parlo sempre delle proposizioni pure naturali e che non sono de Fide, e non delle sopranaturali e de Fide). Io vorrei pregar questi prudentissimi Padri, che volessero con ogni diligenza considerare la differenza che è tra le dottrine opinabili e le dimostrative; acciò, rappresentandosi bene avanti la mente con qual forza stringhino le necessarie illazioni, si accertassero maggiormente come non è in potestà de' professori delle scienze demostrative il mutar l'opinioni a voglia loro, applicandosi ora a questa ed ora a quella, e che gran differenza è tra il comandare a un matematico o a un filosofo e 'l disporre un mercante o un legista, e che non con, l'istessa facilità si possono mutare le conclusioni dimostrate circa le cose della natura e del cielo, che le opinioni circa a quello che sia lecito o no in un contratto, in un censo, in un cambio. Tal differenza è stata benissimo conosciuta da i Padri dottissimi e santi, come l'aver loro posto grande studio in confutar molti argumenti, o, per meglio dire, molte fallacie filosofiche ci manifesta, e come espressamente si legge appresso alcuni di loro; ed in patrticolare aviamo in sant'Agostino le seguenti parole: "Hoc indubitanter tenendum est, ut quicquid sapientes huius mundi de natura rerum veraciter demonstrare potuerint, ostendamus nostris Literis non esse contrarium; quicquid autem illi in suis voluminibus contrarium Sacris Literis docent, sine ulla dubitatione credamus id falsissimum esse, et, quoquomodo possumus, etiam ostendamus; atque ita teneamus fidem Domini nostri, in quo sunt absconditi omnes theasuri sapientae, ut neque falsae philosophiae loquacitate seducamur, neque simulatae religionis superstitione terreamur."
Dalle quali parole mi par che si cavi questa dottrina, cioè che nei libri de' sapienti di questo mondo si contenghino alcune cose della natura dimostrate veracemente, ed altre semplicemente insegnate; e che, quanto alle prime, sia ofizio de' saggi teologi mostrare che le non son contrarie alle Sacre Scritture; quanto all'altre, insegnate ma non necessariamente dimostrate, se vi sarà cosa contraria alle Sacre Lettere, si deve stimare che sia indubitatamente falsa, e tale in ogni possibil modo si deve dimostrare. Se, dunque, le conclusioni naturali, dimostrate veracemente, non si hanno a posporre a i luoghi della Scrittura, ma sì ben dichiarare come tali luoghi non contrariano ad esse conclusioni, adunque bisogna, prima che condannare una proposizion naturale, mostrar ch'ella non sia dimostrata necessariamente: e questo devon fare non quelli che la tengon per vera, ma quelli che la stiman falsa; e ciò par molto ragionevole e conforme alla natura; ciò è che molto più facilmente sien per trovar le fallacie in un discorso quelli che lo stiman falso, che quelli che lo reputan vero e concludente; anzi in questo particolare accadrà che i seguaci di questa opinione, quanto più andran rivolgendo le carte, esaminando le ragioni, replicando l'osservazione e riscontrando l'esperienze, tanto più si confermino in questa credenza. E l'Altezza Vostra sa quel che occorse al matematico passato dello Studio di Pisa, che messosi nella sua vecchiezza a vedere la dottrina del Copernico con speranza di poter fondatamente confutarla (poi che in tanto la reputava falsa, in quanto non l'aveva mai veduta), gli avvenne, che non prima restò capace de' suoi fondamenti, progressi e dimostrazioni, che ei si trovò persuaso, e d'impugnatore ne divenne saldissimo mantenitore. Potrei anco nominargli altri matematici, i quali, mossi da gli ultimi miei scoprimenti, hanno confessato esser necessario mutare la già concepita costituzione del mondo, non potendo in conto alcuno più sussistere.
Se per rimuover dal mondo questa opinione e dottrina batasse il serrar la bocca ad un solo, come forse si persuadono quelli che, misurando i giudizi degli altri co 'l loro proprio, gli par impossibile che tal opinione abbia a sussistere e trovar seguaci, questo sarebbe facilissimo a farsi; ma il negozio cammina altramente; perché, per eseguire una tal determinazione, sarebbe necessario proibir non solo il libro del Copernico e gli scritti degli altri autori che seguono l'istessa dottrina, ma bisognerebbe interdire tutta la scienza d'astronomia intiera, e più, vietar a gli uomini guardare verso il cielo, acciò non vedessero Marte e Venere or vicinissimi alla terra or remotissimi con tanta differenza che questa si scorge 40 volte, e quello fa 60, maggior una volta che l'altra, ed acciò che la medesima Venere non si scorgesse or rotonda or falcata con sottilissime corna, e molte altre sensate osservazioni, che in modo alcuno non si possono adattare al sistema Tolemaico, ma son saldissimi argumenti del Copernicano. Ma il proibire il Copernico, ora che per molte nuove osservazioni e per l'applicazione di molti literati alla sua lettura si va di giorno in giorno scoprendo più vera la sua posizione e ferma la sua dottrina, avendol'ammesso per tanti anni mentre egli era men seguito e confermato, parrebbe, a mio giudizio, un contravvenire alla verità, e cercar tanto più di occultarla e supprimerla, quanto più ella si dimostra palese e chiara. Il non abolire interamente tutto il libro, ma solamente dannar per erronea questa particolar proposizione, sarebbe, s'io non m'inganno, detrimento maggior per l'anime, lasciandogli occasione di veder provata una proposizione, la qual fusse poi peccato il crederla. Il proibir tutta la scienza, che altro sarebbe che un reprovar cento luoghi delle Sacre Lettere, i quali ci insegnano come la gloria e la grandezza del sommo Iddio mirabilmente si scorge in tutte le sue fatture, e divinamente si legge nell'aperto libro del cielo? Né sia chi creda che la lettura degli altissimi concetti, che sono scritti in quelle carte, finisca nel solo veder lo splendor del Sole e delle stelle e 'l lor nascere ed ascondersi, che è il termine sin dove penetrano gli occhi dei bruti e del vulgo; ma vi son dentro misteri tantro profondi e concetti tanto sublimi, che le vigilie, le fatiche e gli studi di cento e cento acutissimi ingegni non gli hanno ancora interamente penetrati con l'investigazioni continuate per migliaia e migliaia d'anni. E credino pure gli idioti che, sì come quello che gli occhi loro comprendono nel riguardar l'aspetto esterno d'un corpo umano è piccolissima cosa in comparazione de gli ammirandi artifizi che in esso ritrova un esquisito e diligentissimo anatomista e filosofo, mentre va investigando l'uso di tanti muscoli, tendini, nervi ed ossi, esaminando gli offizi del cuore e de gli altri membri principali, ricercando le sedi delle facultà vitali, osservando le maravigliose strutture de gli strumenti de' sensi, e, senza finir mai di stupirsi e di appagarsi, contemplando i ricetti dell'immaginazione, della memoria e del discorso; così quello che 'l puro senso della vista rappresenta, è come nulla in proporzion de' l'alte meraviglie che, mercé delle lunghe ed accurate osservazioni, l'ingegno degl'intelligenti scorge nel cielo. E questo è quanto mi occorre considerare circa a questo particolare.
Quanto poi a quello che soggiungono, che quelle proposizioni naturali delle quali la Scrittura pronunzia sempre l'istesso e che i Padri tutti concordemente nell'istesso senso ricevono, debbino esser intese conforme al nudo significato delle parole, senza glose e interpretazioni, e ricevute e tenute per verissime, e che in conseguenza, per esser tale la mobilità del Sole e la stabilità della Terra, sia de Fide il tenerle per vere, ed erronea l'opinion contraria; mi occorre di considerar, prima, che delle proposizioni naturali alcune sono delle quali, con ogni umana specolazione e discorso, solo se ne può conseguire più presto qualche probabile opinione e verisimil coniettura, che una sicura e dimostrata scienza, come, per esempio, se le stelle sieno animate; altre sono, delle quali o si ha, o si può credere fermamente che aver si possa, con esperienze, con lunghe osservazioni e con necessarie dimostrazioni, indubitata certezza, quale è, se la Terra e 'l Sole si muovino o no, se la Terra sia sferica o no. Quanto alle prime, io non dubito punto che dove gli umani discorsi non possono arrivare, e che di esse per conseguenza non si può avere scienza, ma solamente opinione e fede, piamente convenga conformarsi assolutamente col puro senso della Scrittura. Ma quanto alle altre, io crederei, come di sopra si è detto, che prima fosse d'accertarsi del fatto, il quale ci scorgerebbe al ritrovamento de' veri sensi delle Scritture, li quali assolutamente si troverebbero concordi col fatto dimostrato, ben che le parole nel primo aspetto sonassero altramente; poi che due veri non possono mai contrariarsi. E questa mi par dottrina tanto retta e sicura, quanto io la trovo scritta puntualmente in sant'Agostino, il quale, parlando a punto della figura del cielo e quale essa si deve credere essere, poi che pare che quel che ne affermano gli astronomi sia contrario alla Scrittura, stimandola quegli rotonda, e chiamandola la scrittura distesa come una pelle, determina che niente si ha da curar che la Scrittura contrarii a gli astronomi, ma credere alla sua autorità, se quello che loro dicono sarà falso e fondato solamente sopra conietture dell'infirmità umana; ma se quello che loro affermano fosse provato con ragioni indubitabili, non dice questo Santo Padre che si comandi a gli astronomi che lor medesimi, solvendo le lor dimostrazioni, dichiarino la lor conclusione per falsa, ma dice che si deve mostrare che quello che è detto nella Scrittura della pelle, non è contario a quelle vere dimostrazioni. Ecco le sue parole: "Sed ait aliquis: Quomodo non est contrarium iis qui figuram spherae caelo tribuunt, quod scriptum est in libris nostris, Qui extendit caelum sicut pellem? Sit sane contarium, si falsum est quod illi dicunt; hoc enim verum est, quod divina dicit authoritas, potius quam illud quod humana infirmitas coniicit. Sed si forte illud talibus illi documentis probare potuerint, ut dubitari inde non debeat, demonstrandum est, hoc quod apud nos est de pelle dictum, veris illis rationibus non esse contrarium." Segue poi di ammonirci che noi non doviamo esser meno osservanti in concordare un luogo della Scrittura con una proposizione naturale dimostrata, che con un altro luogo della Scrittura che sonasse il contrario. Anzi mi par degna d'esser ammirata ed immitata la circuspezzione di questo Santo, il quale anco nelle conclusioni oscure, e delle quali si può esser sicuri che non se ne possa avere scienza per dimostrazioni umane, va molto riservato nel determinar quello che si deva credere, come si vede da quello che egli scrive nel fine del 2° libro De Genesi ad literam, parlando se le stelle sieno da credersi animate: "Quod licet in praesenti facile non possit conpraehendi, arbitror tamen, in processu tractandarum Scripturarum opportuniora loca posse occurrere, ubi nobis de hac re secundum sanctae authoritatis literas, etsi non ostendere certum aliquid, tamen credere, licebit. Nunc autem, servata semper moderatione piae gravitatis, nihil credere de re obscura temere debemus, ne forte quod postea veritas patefecerit, quamvis libris sanctis, sive Testamenti Veteris sive Novi, nullo modo esse possit adversum, tamen propter amorem nostri erroris oderimus."
Di qui e da altri luoghi parmi, s'io non m'inganno, la intenzione de' Santi Padri esser, che nelle quistioni naturali e che non son de Fide prima si deva considerar se elle sono indubitabilmente dimostrate o con esperienze sensate conosciute, o vero se una tal cognizione e dimostrazione aver si possa: la quale ottenendosi, ed essendo ella ancora dono di Dio, si deve applicare all'investigazione de' veri sensi delle Sacre Lettere in quei luoghi che in apparenza mostrassero di sonar diversamente; i quali indubitatamente saranno penetrati da' sapienti teologi, insieme con le ragioni per che lo Spirito Santo gli abbia volsuti tal volta, per nostro essercizio o per altra a me recondita ragione, velare sotto parole di significato diverso.
Quanto all'altro punto, riguardando noi al primario scopo di esse Sacre Lettere, non crederei che l'aver loro sempre parlato nell'istesso senso avesse a perturbar questa regola; perché, se occorrendo alla Scrittura, per accomodarsi alla capacità del vulgo, pronunziare una volta una proposizione con parole di sentimento diverso dalla essenza di essa proposizione; perché non dovrà ella aver osservato l'istesso, per l'istesso rispetto, quante volte gli occorreva la medesima cosa? Anzi mi pare che 'l fare altramente averebbe cresciuta la confusione, e scemata la credulità nel popolo. Che poi della quiete o movimento del Sole e della Terra fosse necessario, per accomodarsi alla capacità popolare, asserirne quello che suonan le parole della Scrittura, l'esperienza ce lo mostra chiaro: poi che anco all'età nostra popolo assai men rozo vien mantenuto nell'istessa opinione da ragioni che, ben ponderate ed essaminate, si troveranno esser frivolissime, ed esperienze o in tutto false o totalmente fuori del caso; né si può pur tentar di rimuoverlo, non sendo capace delle ragioni contrarie, dependenti da troppo esquisite osservazioni e sottili dimostrazioni, appoggiate sopra astrazioni, che ad esser concepite richieggon troppo gagliarda imaginativa. Per lo che, quando bene appresso i sapienti fusse più che certa e dimostrata la stabilità del Sole e 'l moto della Terra, bisognerebbe ad ogni modo, per mantenersi il credito appresso il numerosissimo volgo, proferire il contrario; poi che de i mille uomini vulgari che venghino interrogati sopra questi particolari, forse non se ne troverà uno solo, che non risponda, parergli, e così creder per fermo, che 'l Sole si muova e che la Terra stia ferma. Ma non però deve alcun prendere questo comunissimo assenso popolare per argumento della verità di quel che viene asserito; perché se noi interrogheremo gli stessi uomini delle cause e motivi per i quali e' credono in quella maniera, ed, all'incontro, ascolteremo quali esperienze e dimostrazioni induchino quegli altri pochi a creder il contrario, troveremo questi esser persuasi da saldissime ragioni, e quelli da semplicissime apparenze e rincontri vani e ridicoli.
Che dunque fosse necessario attribuire al Sole il moto, e la quiete alla Terra, per non confonder la poca capacità del vulgo e renderlo renitente e contumace nel prestar fede a gli articoli principali e che sono assolutamente de Fide, è assai manifesto: e se così era necessario a farsi, non è punto da meravigliarsi che così sia stato con somma prudenza esseguito nelle divine Scritture. Ma più dirò, che non solamente il rispetto dell'incapacità del Vulgo, ma la corrente opinione di quei tempi, fece che gli scrittori sacri nelle cose non necessarie alla beatitudine più si accomodorno all'uso ricevuto che alla essenza del fatto. Di che parlando san Girolamo scrive: "Quasi non multa in Scripturis Sanctis dicantur iuxta opinionem illius temporis quo gesta referuntur, et non iuxta quod rei veritas continebat." Ed altrove il medesimo Santo: "Consuetudinis, Scripturarum est, ut opinionem multarum rerum sic narret Historicus, quomodo eo tempore ab omnibus credebatur." E san Tommaso in Iob, al cap. 27, sopra le parole "Qui extendit aquilonem super vacuum, et appendit Terram super nihilum", nota che la Scrittura chiama vacuo e niente lo spazio che abbraccia e circonda la Terra, e che noi sappiamo non esser vòto, ma ripieno d'aria: nulla dimeno, dice egli che la Scrittura, per accomodarsi alla credenza del vulgo, che pensa che in tale spazio non sia nulla, lo chiama vacuo e niente. Ecco le parole di san Tommaso: "Quod de superiori hemisphaerio caeli nihil nobis apparet. nisi saptium äere plenum, quod vulgares homines reputant vacuum: loquitur enim secundum extimationem vulgarium hominum, pro ut est mos in Sacra Scriptura." Ora da questo luogo mi pare che assai chiaramente argumentar si possa, che la Scrittura Sacra, per il medesimo rispetto, abbia avuto più gran cagione di chiamare il Sole mobile e la Terra stabile. Perché, se noi tenteremo la capacità degli uomini vulgari, gli troveremo molto più inetti a restar persuasi della stabilità del Sole e mobilità della Terra, che dell'esser lo spazio, che ci circonda, ripieno d'aria: adunque, se gli autori sacri in questo punto, che non aveva tanta difficoltà appresso la capacità del vulgo ad esser persuaso, nulla dimeno si sono astenuti dal tentare di persuaderglielo, non dovrà parere se non molto ragionevole che in altre proposizioni molto più recondite abbino osservato il medesimo stile.
Anzi, conoscendo l'istesso Copernico qual forza abbia nella nostra fantasia un'invecchiata consuetudine ed un modo di concepir le cose già sin dall'infanzia fattoci familiare, per non accrescer confusione e difficoltà nella nostra astrazione, dopo aver prima dimostrato che i movimenti li quali a noi appariscono esser del sole o del firmamento son veramente della Terra, nel venir poi a ridurgli in tavole ed all'applicargli all'uso, gli va nominando per del Sole e del cielo superiore a i pianeti, chiamando nascere e tramontar del sole, delle stelle, mutazioni nell'obliquità dello zodiaco e variazione ne' punti degli equinozii, movimento medio, anomalia e prostaferesi del Sole, ed altre cose tali, quelle che son veramente della Terra. Ma perché, sendo noi congiunti con lei, ed in conseguenza a parte d'ogni suo movimento, non gli possiamo immediate riconoscere in lei, ma ci convien far di lei relazione a i corpi celesti ne' quali ci appariscono, però gli nominiamo come fatti là dove fatti ci rassembrano. Quindi si noti quanto sia ben fatto l'accomodarsi al nostro più consueto modo d'intendere.
Che poi la comun concordia de' Padri, nel ricever una proposizione naturale dalla Scrittura nel medesimo senso tutti, debba autenticarla in maniera che divenga de Fide il tenerla per tale, crederei che ciò si dovesse al più intender di quelle conclusioni solamente, le quali fussero da essi Padri state discusse e ventilate con assoluta diligenza e disputate per l'una e per l'altra parte, accordandosi poi tutti a reprovar quella e tener questa. Ma la mobilità della Terra e stabilità del Sole non son di questo genere, con ciò sia che tale opinione fosse in quei tempi totalmente sepolta e remota dalle quistioni delle scuole, e non considerata, non che seguita, da veruno: onde si può credere che né pur cascasse concetto a' Padri di disputarla, avendo i luoghi della Scritture, la lor opinione, e l'assenso de gli uomini tutti, concordi nell'istesso parere, senza che si sentisse la contradizione di alcuno. Non basta dunque il dir che i Padri tutti ammettono la stabilità della Terra, etc., adunque il tenerla è de Fide; ma bisogna provar che gli abbino condennato l'opinione contraria; imperò che io potrò sempre dire, che il non avere avuta loro occasione di farvi sopra reflessione e discuterla, ha fatto che l'hanno lasciata ed ammessa solo come corrente, ma non già come resoluta e stabilita. E ciò mi par di poter dir con assai ferma ragione: imperò che o i Padri fecero reflessione sopra questa conclusione come controversa, o no: se no, adunque niente ci potettero, né anco in mente loro, determinare, né deve la loro non curanza mettere in obligo noi a ricevere quei precetti che essi non hanno, né pur con l'intenzione, imposti: ma se ci fecero applicazione e considerazione, già l'averebbono dannata se l'avessero giudicata per erronea; il che non si trova che essi abbino fatto. Anzi, dopo che alcuni teologi l'hanno cominciata a considerare, si vede che non l'hanno stimata erronea, come si legge ne i Comentari di Didaco a Stunica sopra Iob, al c. 9, v. 6, sopra le parole "Qui commovet Terram de loco suo" etc: dove lungamente discorre sopra la posizione Copernicana, e conclude, la mobilità della Terra non esser contro alla Scrittura.
Oltre che io averei qualche dubbio circa la verità di tal determinazione, ciò è se sia vero che la Chiesa obblighi a tenere come de Fide simili conclusioni naturali, insignite solamente di una concorde interpretazione di tutti i Padri: e dubito che poss'essere che quelli che stimano in questa maniera, possin aver desiderato d'ampliar a favor della propria opinione il decreto de' Concilii, il quale non veggo che in questo proposito proibisca altro se non lo stravolger in sensi contrarii a quel di Santa Chiesa o del comun consenso de' Padri quei luoghi solamente che sono de Fide, o attenenti a i costumi, concernenti all'edificazione della dottrina cristiana: e così parla il Concilio Tridentino alla Sessione IV. Ma la mobilità o stabilità della Terra o del Sole non son de Fide né contro a i costumi, né vi è chi voglia scontorcere luoghi della Scrittura per contrariare a Santa Chiesa o a i Padri: anzi chi ha scritta questa dottrina non si è mai servito di luoghi sacri, acciò resti sempre nell'autorità di gravi e sapienti teologi l'interpretar detti luoghi conforme al vero sentimento. E quanto i decreti de' Concilii si conformino co' santi Padri in questi particolari, può esser assai manifesto: poi che tantum abest che si risolvino a ricever per de Fide simili conclusioni naturali o a reprovar come erronee le contrarie opinioni che, più presto avendo riguardo alla primaria intenzione di Santa Chiesa, reputano inutile l'occuparsi in cercar di venir in certezza di quelle. Senta l'Altezza Vostra Serenissima quello che risponde sant'Agostino a quei fratelli che muovono la quistione, se sia vero che il cielo si muova o pure stia fermo: "His respondeo, multum subtilis et laboriosis rationibus ista perquiri, ut vere percipiatur utrum ita an non ita sit: quibus ineundis atque tractandis nech mihi iam tempus est, nec illis esse debet quos ad salutem suam et Sanctae Ecclesiae necessarium utilitatem cupimus informari."
Ma quando pure anco nelle proposizioni naturali, da luoghi della Scrittura esposti concordemente nel medesimo senso da tutti i Padri si avesse a prendere la resoluzione di condennarle o ammetterle, non però veggo che questa regola avesse luogo nel nostro caso, avvenga che sopra i medesimi luoghi si leggono de' Padri diverse esposizioni: dicendo Dionisio Areopagita, che non il Sole, ma il primo mobile, si fermò; l'istesso stima sant'Agostino, ciò è che si fermassero tutti i corpi celesti; e dell'istessa opinione è l'Abulense. Ma più, tra gli autori Ebrei, a i quali applaude Ioseffo, alcuni hanno stimato che veramente il Sole non si fermasse, ma che così apparve mediante la brevità del tempo nel quale gl'Isdraeliti dettero la sconfitta a' nemici. Così, del miracolo al tempo di Ezechia, Paulo Burgense stima non essere stato fatto nel Sole, ma nell'orivuolo. Ma che in effetto sia necessario glosare e interpretare le parole del testo di Iosuè, qualunque si ponga la costituzione del mondo, dimostrerò più a basso.
Ma finalmente, concedendo a questi signori più di quello che comandano, ciò è di sottoscrivere interamente al parere de' sapienti teologi, ciò è che tal particolar disquisizione non si trova essere stata fatta da i Padri antichi, potrà esser fatta da i sapienti della nostra età, li quali, ascoltate prima l'esperienze, l'osservazioni, le ragioni e le dimostrazioni de' filosofi ed astronomi per l'una e per l'altra parte, poi che la controversia è di problemi naturali e di dilemmi necessarii ed impossibili ad essere altramente che in una delle due maniere controverse, potranno con assai sicurezza determinar quello che le divine ispirazioni gli detteranno. Ma che senza ventilare e discutere minutissimamente tutte le ragioni dell'una e dell'altra parte, e che senza venire in certezza del fatto si sia per prendere una tanta resoluzione, non è da sperarsi da quelli che non si curerebbono d'arrisicar la maestà e dignità delle Sacre Lettere per sostentamento della reputazione di lor vane immaginazioni, né da temersi da quelli che non ricercano altro se non che si vadia con somma attenzione ponderando quali sieno i fondamenti di questa dottrina, e questo solo per zelo stantissimo del vero e delle Sacre Lettere, e della maestà. dignità ed autorità nella quale ogni cristiano deve procurare che esse sieno mantenute. La quale dignità chi non vede con quanto maggior zelo vien desiderata e procurata da quelli che, sottoponendosi onninamente a Santa Chiesa, domandano non che si proibisca questa o quella opinione, ma solamente di poter mettere in considerazione cose onde ella maggiormente si assicuri nell'elezione più sicura, che da quelli che, abbagliati da proprio interesse o sollevati da maligne suggestioni, predicano che ella fulmini senz'altro la spada, poi che ella ha potestà di farlo, non considerando che non tutto quel che si può fare è sempre utile che si faccia? Di questo parere non son già stati i Padri santissimi: anzi, conoscendo di quanto progiudizio e quanto contro al primario instituto della Chiesa Cattolica sarebbe il volere da' luoghi della Scrittura definire conclusioni naturali, delle quali, o con esperienze o con dimostrazioni necessarie, si potrebbe in qualche tempo dimostrare il contrario di quel che suonan le nude parole, sono andati non solamente circospettissimi, ma hanno, per ammaestramento degli altri, lasciati i seguenti precetti: "In rebus obscuris atque a nostri oculis remotissimis, si qua inde scripta, etiam divina, legerimus, quae possint, salva fide qua imbuimur, aliis atque aliis parere sententiis, in ullam earum nos praecipiti affirmatione ita proiiciamus, ut, si forte diligentius discussa veritas eam recte labefactaverit, corruamus; non pro sententia divinarum Scripturarum, sed pro nostra ita dimicantes, ut eam velimus Scripturarum esse, quae nostra est, com potius eam, quae Scripturarum est, nostram esse velle debeamus." Soggiugne poco di sotto, per ammaestrarci come nissuna proposizione può esser contro la Fede se prima non è dimostrata esser falsa, dicendo: "Tamdiu non est contra Fidem, donec veritate certissima refellatur: quod si factum fuerit, non hoc habebat divina Scriptura, sed hoc senserat humana ignorantia." Dal che si vede come falsi sarebbono i sentimenti che noi dessimo a' luoghi della Scrittura, ogni volta che non concordassero con le verità dimostrate: e però devesi con l'aiuto del vero dimostrato cercar il senso sicuro della Scrittura, e non, conforme al nudo suono delle parole, che sembrasse vero alla debolezza nostra, volere in certo modo sforzar la natura e negare l'esperienze e le dimostrazioni necessarie.
Ma noti di più, l'Altezza Vostra, con quante circospezzioni cammina questo santissimo uomo prima che risolversi ad affermare alcuna interpretazione della Scrittura per certa e talmente sicura che non si abbia da temere di poter incontrare qualche difficoltà che ci apporti disturbo, che, non contento che alcun senso della Scrittura concordi con alcuna dimostrazione, soggiugne: "Si autem hoc verum esse certa ratio demonstraverit, adhuc incertum erit, utrum hoc in illis verbis sanctorum librorum scriptor sentiri voluerit, an aliquid aliud non minus verum: quod si caetera contextio sermonis non hoc eum voluisse probaverit, non ideo falsum erit aliud quod ipse intelligi voluit, sed et verum et quod utlis cognoscatur." Ma quello che accresce la meraviglia circa la circospezzione dìcon la quale questo autore cammina, è che, non si assicurando su 'l vedere che e le ragioni dimostrative e quelle che suonano le parole della Scrittura ed il resto della testura precedente e susseguente cospirino nella medesima intenzione, aggiugne le seguenti parole: "Si autem contextio Scripturae, hoc voluisse intelligi scriptorem non repugnaverit, adhuc restabit quaerere, utrum et aliud non potuerit"; né si risolvendo ad accettar questo senso o escluder quello, anzi non gli parendo di potersi stimar mai cautelato a sufficienza, séguita: "Quod si et aliud potuisse invenerimus, incertum erit, quidnam eorum ille voluerit; aut utrumque voluisse, non inconvenienter creditur, si utrique sententiae certa circumstantia suffragatur." E finalmente, quasi volendo render ragione di questo suo instituto, col mostrarci a quali pericoli esporrebbono sé e le Scritture e la Chiesa quelli che, riguardando più al mantenimento d'un suo errore che alla dignità della Scrittura, vorrebbono estender l'autorità di quella oltre a i termini che ella stessa si prescrive, soggiugne le seguenti parole, che per sé sole doverebbono bastare a reprimere e moderare la soverchia licenza che tal uno pretende di potersi pigliare: "Plerumque enim accidit, ut aliquid de Terra, de caelo,de caeteris huius munda elementis, de moti et conversione vel etiam magnitude et intervallis siderum, de certi defectibus Solis et Lunae, de circuitibus annorum et temporum, de naturis animalium, fruticum, lapidum, atque huiusmodi caeteris, etiam non Christianus ita noverit, ut certissima ratione vel experientia teneat. Turpe autem est nimis et perniciosum ac maxime cavendum, ut Christianum de his rebus quasi secundum Christianas Literas loquentem ita delirare quilibet infidelis audiat, ut, quemadmodum diciur, toto caelo errare conspiciens, risum tenere vix possit; et non tam molestum est quod errans homo derideretur, sed quod authores nostri ab eis qui forsi sunt talia sensisse creduntur, et, cum magno exitio eorum de quorum salute stagimus, tamquam indoct repraehenduntur atque respuuntur. Cum enim quemquam de numero Christianorum ea in re quam ipsi optime norunt errare depraehenderint, et vanam sententiam suam de nostris libris asserent, quo pacto illis libris credituri sunt de resurrectione mortuorum et de spe vitae aeternae regnoque caelorum, quando de his rebus quas iam experiri vel indubitatis rationibus percipere potuerunt, fallaciter putaverint esse conscriptos?" Quanto poi restino offesi i Padri veramente saggi e prudenti da questi tali che, per sostener proposizioni da loro non capite, vanno in certo modo impegnando i luoghi delle Scritture, riducendosi poi ad accrescere il primo errore col produrr'altri luoghi meno intesi de' primi, esplica il medesimo Santo con le parole che seguono: "Quid enim molestiae tristiaeque ingerant prudentibus fratribus temerarii praesumptores, satis dici non potest, cum si quando de prava et falsa opinione sua repraehendi et convinci cœperint ab eis qui nostrorum librorum authoritate non tenentur, ad defendendum id quod levissima temeritate et apertissima falsitate dixerunt, eosdem libros sanctos unde id probent, proferre conantur; vel etiam memoriter, quae ad testimonium valere arbitrantur, multa inde verba pronunciant, non intelligentes neque quae loquuntur neque de quibus affirmant."
Del numero di questi parmi che sieno costoro, che non volendo o non potendo intendere le dimostrazioni ed esperienze con le quali l'autore ed i seguaci di questa posizione la confermano, attendono pure a portare innanzi le Scritture, non si accorgendo che quante più ne producono e quanto più persiston in affermar quelle esser chiarissime e non ammetter altri sensi che quelli che essi gli danno, di tanto maggior progiudizio sarebbono alla dignità di quelle (quando il lor giudizio fosse di molta autorità), se poi la verità conosciuta manifestamente in contrario arrecasse qualche confusione, al meno in quelli che son separati da Santa Chiesa, de' quali pur ella è zelantissima e madre desiderosa di ridurgli nel suo grembo. Vegga dunque l'Altezza Vostra quanto disordinatamente procedono quelli che, nelle dispute naturali, nella prima fronte costituiscono per loro argomenti luoghi della Scrittura, e ben spesso malamente da loro intesi.
Ma se questi tali veramente stimano e interamente credono d'avere il vero sentimento di un tal luogo particolare della Scrittura, bisogna, per necessaria conseguenza, che si tenghino anco sicuri d'aver in mano l'assoluta verità di quella conclusione naturale che intendono di disputare, e che insieme conoschino d'aver grandissimo vantaggio sopra l'avversario, a cui tocca a difender la parte falsa; essendo che quello che sostiene il vero, può aver molte esperienze sensate e molte dimostrazioni necessarie per la parte sua, mentre che l'avversario non può valersi d'altro che d'ingannevoli apparenze, di paralogismi e di fallacie. Ora se loro, contenendosi dentro a i termini naturali e non producendo altre armi che le filosofiche, sanno ad ogni modo d'esser tanto superiori all'avversario, perché, nel venir poi al congresso, por subito mano ad un'arme inevitabile e tremenda, per atterrire con la sola vista il loro avversario? Ma, se io devo dir il vero, credo che essi sieno i primi atterriti, e che, sentendosi inabili a potere star forti contro alli assalti dell'avversario, tentino di trovar modo di non se lo lasciar accostare, vietandogli l'uso del discorso che la Divina Bontà gli ha conceduto, ed abusando dell'autorità giustissima della Sacra Scrittura che, ben intesa e usata, non può mai, conforme alla comun sentenza de' teologi, oppugnar le manifeste esperienze o le necessarie dimostrazioni. Ma che questi tali rifugghino alle Scritture per coprir la loro impossibilità di capire, non che di solvere, le ragioni contrarie, dovrebbe, s'io non m'inganno, essergli di nessun profitto, non essendo mai sin qui stata cotal opinione dannata da Santa Chiesa. Però, quando volessero procedere con sincerità, doverebbono o, tacendo, confessarsi inabili a poter trattar di simili materie, o vero prima considerare che non è nella potestà loro né di altri che del Sommo Pontefice o de' sacri Concilii il dichiarare una proposizione per erronea, ma che bene sta nell'arbitrio loro il disputar della sua falsità; dipoi, intendendo come è impossibile che alcuna proposizione sia insieme vera ed eretica, dovrebbono occuparsi di quella parte che più aspetta a loro, ciò è in dimostrar la falsità di quella; la quale come avessero scoperta, o non occorrerebbe più il proibirla, perché nessuno la seguirebbe, o il proibirla sarebbe sicuro e senza pericolo di scandalo alcuno.
Però applichinsi prima questi tali a redarguire le ragioni del Copernico e di altri, e lascino il condennarla poi per erronea ed eretica a chi ciò si appartiene; ma non sperino già d'esser per trovare nei circuspetti e sapientissimi Padri e nell'assoluta sapienza di Quel che non può errare, quelle repentine resoluzioni nelle quali essi talora si lascerebbono precipitare da qualche loro affetto o interesse particolare; perché sopra queste ed altre simili proposizioni, che non sono direttamente de Fide, non è chi dubiti che il Sommo Pontefice ritien sempre assoluta potestà di ammetterle o di condennarle; ma non è già in poter di creatura alcuna il farle esser vere o false, diversamente da quel che elleno per sua natura e de facto si trovano essere. Però par che miglior consiglio sia l'assicurarsi prima della necessaria ed immutabil verità del fatto, sopra la quale nissuno ha imperio, che, senza tal sicurezza, col dannare una parte spogliarsi dell'autorità e libertà di poter sempre eleggere, riducendo sotto necessità quelle determinazioni che di presente sono indifferenti e libere e riposte nell'arbitrio dell'autorità suprema. Ed in somma, se non è possibile che una conclusione sia dichiarata eretica mentre si dubita che ella poss'esser vera, vana doverà esser la fatica di quelli che pretendono di dannar la mobilità della Terra e la stabilità del Sole, se prima non la dimostrano essere impossibile e falsa.
Resta finalmente che consideriamo, quanto sia vero che il luogo di Giosuè si possa prendere senza alterare il puro significato delle parole, e come possa essere che, obedendo il Sole al comandamento di Giosuè, che fu che egli si fermasse, ne potesse da ciò seguire che il giorno per molto spazio si prolungasse.
La qual cosa, stante i movimenti celesti conforme alla costituzione Tolemaica, non può in modo alcuno avvenire: perché, facendosi il movimento del Sole per l'eclittica secondo l'ordine de' segni, il quale è da occidente verso oriente, ciò è contrario al movimento del primo mobile da oriente in occidente, che è quello che fa il giorno e la notte, chiara cosa è che, cessando il Sole dal suo vero e proprio movimento, il giorno si farebbe più corto, e non più lungo, e che all'incontro il modo dell'allungarlo sarebbe l'affrettare il suo movimento; in tanto che, per fare che il Sole restasse sopra l'orizonte per qualche tempo in un istesso luogo, senza declinar verso l'occidente, converrebbe accelerare il suo movimento tanto che pareggiasse quel del primo mobile, che sarebbe un accelerarlo circa trecento sessanta volte più del consueto. Quando dunque Iosuè avesse avuto intenzione che le sue parole fossero prese nel loro puro e propriissimo significato, averebbe detto al Sole ch'egli accelerasse il suo movimento, tanto che il ratto del primo mobile non lo portasse all'occaso; ma perchè le sue parole erano ascoltate da gente che forse non aveva altra cognizione de' movimenti celesti che di questo massimo e comunissimo da levante a ponente, accomodandosi alla capacità loro, e non avendo intenzione d'insegnargli la costituzione delle sfere, ma solo che comprendessero la grandezza del miracolo fatto nell'allungamento del giorno, parlò conforme all'intendimento loro.
Forse questa considerazione mosse prima Dionisio Areopagita a dire che in questo miracolo si fermò il primo mobile, e fermandosi questo, in conseguenza si fermoron tutte le sfere celesti: della quale opinione è l'istesso sant'Agostino, e l'Abulense diffusamente la conferma. Anzi, che l'intenzione dell'istesso Iosuè fusse che si fermasse tutto il sistema delle celesti sfere, si comprende dal comandamento fatto ancora alla Luna, ben che essa non avesse che fare nell'allungamento del giorno; e sotto il precetto fatto ad essa Luna s'intendono gli orbi de gli altri pianeti, taciuti in questo luogo come in tutto il resto delle Sacre Scritture, delle quali non è stata mai intenzione d'insegnarci le scienze astronomiche.
Parmi dunque, s'io non m'inganno, che assai chiaramente si scorga che, posto il sistema Tolemaico, sia necessario interpretar le parole con qualche sentimento diverso dal loro puro significato: la quale interpretazione, ammonito dagli utilissimi documenti di sant'Agostino, non direi esser necessariamente questa, sì che altra forse migliore e più accomodata non potesse sovvenire ad alcun altro. Ma se forse questo medesimo, più conforme a quanto leggiamo in Giosuè, si potesse intendere nel sistema Copernicano, con l'aggiunta di un'altra osservazione, nuovamente da me dimostrata nel corpo solare, voglio per ultimo mettere in considerazione; parlando sempre con quei medesimi riserbi di non esser talmente affezionato alle cose mie, che io voglia anteporle a quelle degli altri, e creder che di migliori e più conformi all'intenzione delle Sacre Lettere non se ne possino addurre.
Posto dunque, prima, che nel miracolo di Iosuè si fermasse tutto 'l sistema delle conversioni celesti, conforme al parere de' sopra nominati autori, e questo acciò che, fermatone una sola, non si confondesser tutte le costituzioni e s'introducesse senza necessità perturbamento in tutto 'l corso della natura, vengo nel secondo luogo a considerare come il corpo solare, ben che stabile nell'istesso luogo, si rivolge però in se stesso, facendo un'intera conversione in un mese in circa, sì come concludentemente mi par d'aver dimostrato nelle mie Lettere delle Macchie Solari: il qual movimento vegghiamo sensatamente esser, nella parte superior del globo, inclinato verso il mezo giorno, e quindi, verso la parte inferiore, piegarsi verso aquilone, nell'istesso modo appunto che si fanno i rivolgimenti di tutti gli orbi de' pianeti. Terzo, riguardando noi alla nobiltà del Sole, ed essendo egli fonte di luce, dal qual pur, com'io necessariamente dimostro, non solamente la Luna e la Terra, ma tutti gli altri pianeti, nell'istesso modo per se stessi tenebrosi, vengono illuminati., non credo che sarà lontano dal ben filosofare il dir che egli, come ministro massimo della natura e in certo modo anima e cuore del mondo, infonde a gli altri corpi che lo circondano non solo la luce, ma il moto ancora, co 'l rigirarsi in se medesimo; sì che, nell'istesso modo che, cessando 'l moto del cuore nell'animale, cesserebbono tutti gli altri movimenti delle sue membra, così, cessando la conversion del Sole, si fermerebbono le conversioni di tutti i pianeti. E come che della mirabil forza ed energia del Sole io potessi produrne gli assensi di molti gravi scrittori, voglio che basti un luogo solo del Beato Dionisio Areopagita nel libro De divinis nominibus; il quale del Sole scrive così: "Lux etiam colligit convertitque ad se omnia, quae videntur, quae moventur, quae illustrantur, quae calescunt, et uno nomine ea quae ab eius splendore continentur. Itaque Sol Ilios dicitur, quod omnia congreget colligatque dispersa." E poco più a basso scrive dell'istesso Sole: "Si enim Sol hic, quem videmus, eorum quae sub sensum cadunt essentias et qualitates, quamquam multae sint ac dissimiles, tamen ipse, qui unus est aequabiliterque lumen fundit, renovat, alit, tuetur, perficit, dividit, coniungit, fovet, fœcunda reddit, auget, mutat, firmat, edit, movet, vitaliaque facit omnia, et unaquaeque rea huis universitatis, pro captu suo, unius atque eiusdem Solis est particeps, causasque multorum, quae participant, in se aequabiliter anticipatas habet; certe maiore ratione" etc. Essendo, dunque, il Sole e fonte di luce e principio de' movimenti, volendo Iddio che al comandamento di Iosuè restasse per molte ore nel medesimo stato immobilmente tutto 'l sistema mondano, bastò fermare il Sole, alla cui quiete fermatesi tutte l'altre conversioni, restarono e la Terra e la luna e 'l Sole nella medesima costituzione, e tutti gli altri pianeti insieme; né per tutto quel tempo declinò 'l giorno verso la notte, ma miracolosamente si prolungò: ed in questa maniera col fermare il Sole, senza alterar punto o confondere gli altri aspetti e scambievoli costituzioni delle stelle, si potette allungare il giorno in terra, conforme esquisitamente al senso literale del sacro testo.
Ma quello di che, s'io non m'inganno, si deve far non piccola stima, è che con questa costituzione Copernicana si ha il senso literale apertissimo e facilissimo d'un altro particolare che si legge nel medesimo miracolo; il quale è, che il Sole si fermò nel mezo del cielo. Sopra 'l qual passo gravi teologi muovono difficoltà: poi che par molto probabile che quando Giosuè domandò l'allungamento del giorno, il Sole fusse vicino al tramontare, e non al meridiano; perché quando fusse stato nel meridiano, essendo allora intorno al solstizio estivo, e però i giorni lunghissimi, non par verisimile che fusse necessario pregar l'allungamento del giorno per conseguir vittoria in un conflitto, potendo benissimo bastare per ciò lo spazio di sette ore e più di giorno che rimanevano ancora. Dal che mossi gravissimi teologi, hanno veramente tenuto che 'l Sole fusse vicino all'occaso; e così par che suonino anco le parole, dicendosi: Ferma, Sole, fermati; ché se fosse stato nel meridiano, o non occorreva ricercare il miracolo, o sarebbe bastato pregar solo qualche ritardamento. Di questa opinione è il Caietano, alla quale sottoscrive il Magaglianes, confermandola con dire che Iosuè aveva quell'istesso giorno fatte tant'altre cose avanti il comandamento del sole, che impossibile era che fussero spedite in mezo giorno: onde si riducono ad interpretar le parole in medio caeli veramente con qualche durezza, dicendo che l'importano l'istesso che il dire che il Sole si fermò essendo nel nostro emisferio, ciò è sopra l'orizonte. Ma tal durezza ed ogn'altra, s'io non erro, sfuggirem noi, collocando, conforme al sistema Copernicano, il Sole nel mezo, ciò è nel centro degli orbi celesti e delle conversione de' pianeti, sì come è necessarissimo di porvelo; perché, ponendo qualsivoglia ora del giorno, o la meridiana, o altra quanto ne piace vicina alla sera, il giorno fu allungato e fermate tutte le conversioni celesti col fermarsi il Sole nel mezo del cielo, ciò è nel centro di esso cielo, dove egli risiede: senso tanto più accomodato alla lettera, oltre a quel che si è detto, quanto che, quando anco si volesse affermare la quiete del Sole essersi fatta nell'ora del mezo giorno, il parlar proprio sarebbe stato il dire che stetit in meridie, vel in meridiano circulo, e non in medio caeli, poi che di un corpo sferico, quale è il cielo, il mezo è veramente e solamente il centro.
Quanto poi ad altri luoghi della Scrittura, che paiono contrariare a questa posizione, io non ho dubbio che quando ella fusse conosciuta per vera e dimostrata, quei medesimi teologi che, mentre la reputan falsa, stimano tali luoghi incapaci di esposizioni concordanti con quella, ne troverebbono interpretazioni molto ben congruenti, e massime quando all'intelligenza delle Sacre Lettere aggiugnessero qualche cognizione delle scienze astronomiche: e come di presente, mentre la stimano falsa, gli par d'incontrar, nel leggere le Scritture, solamente luoghi ad essa repugnanti, quando si avessero formato altro concetto, ne incontrerebbero per avventura altrettanti di concordi; e forse giudicherebbono che Santa Chiesa molto acconciamente narrasse che Iddio colloca il Sole nel centro del cielo e che quindi, col rigirarlo in se stesso a guisa d'una ruota, contribuisce agli ordinati corsi alla Luna ed all'altre stelle erranti, mentre ella canta:
Caeli Deus sanctissime,
qui lucidum centrum poli
candore pingis igneo,
augens decoro lumine;
quarto die qui flammeam solis rotam constituens,
lunae ministras ordinem,
vagosque cursus siderum
Potrebbono dire, il nome di firmamento convenirsi molto bene ad literam alla sfera stellata ed a tutto quello che è sopra le conversioni de' pianeti, che, secondo questa disposizione, è totalmente fermo ed immobile. Così, movendosi la Terra circolarmente, s'intenderebbono i suoi poli dove si legge: "Nec dum terrat fecerat, et flumina et cardines orbis Terrae"; i quali cardini paiono indarno attribuiti al globo terrestre, se egli sopra non se gli deve raggirare
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Francesco Stradiotti, vissuto tra fine XVI e primi del XVII secolo, fu letterato marinista, oggi quasi sconosciuto ed A. Aprosio lo citò riproducendone alcuni versi da p. 121 dello Scudo di Rinaldo edito: di lui si conosce
La Clitia idillio. Di Francesco Stradiotti .., In Venetia : presso Trivisan Bortolotti, 1613, 24 pagine, in 12°
***testo integrale qui digitalizzato***

Alcune liriche di Francesco Stradiotti compaiono ne La fallace magia di Giulio Cesare Gigli una miscellanea di composizioni poetiche che contengono nomi di autori prestigiosi da Fulvio Testi allo stesso Marino a quelle di autori meno significativi quali Ridolfo Campeggi, Cesare Orsini, Marcello Giovanetti per giungere a letterati di cui poco o nullasi sa come appunto Francesco Stradiotti e lo stesso curatore della silloge Giulio Cesare Gigli:
Gigli, Giulio Cesare, La fallace magia idillio di Giulio Cesare Gigli bresciano con privilegio et licenza de superiori, In Venezia : dal Violati, 1614 - [12], 23, [1] p. : ill. ; 12o. - Fregi xilogr. - Front. calcogr. - Segn.: A66 B6 - Impronta - e-n- C.a. note EdNo (3) 1614 (R) - Paese di pubblicazione: IT - Lingua di pubblicazione: ita - Localizzazioni: Biblioteca nazionale Braidense - Milano - Biblioteca Reale - Torino - Biblioteca Aprosiana - Ventimiglia - IM A riprova che Angelico Aprosio, verisimilmente in ambito veneziano, raccoglieva queste operette di basso costo e diffusione limitata vale la pena di rammentare che alla C.B.A. del Gigli si conserva anche:
I rivali, idilio nuovo di Giulio Cesare Gigli .., In Venezia : da Tomaso Boato, 1614 (In Venezia : nella stamperia di Ambrogio Dei) 22, [1] p. ; 12°.















Johannes Trithemius donde Tritemio, Giovanni nomi latinizzati ed italianizzati dell'umanista e teologo tedesco Johannes von Heidenberg, detto Tritheim (Trittenheim, Treviri,1462 - Würzburg1516), che fu autore certamente noto all'Aprosio, letto e pur citato (nello Scudo di Rinaldo p. 121) nonostante qualche preoccupazione dell'agostiniano intemelio per la di lui fama di mago.
Fuggito di casa a 17 anni, a 20 entrò nel convento benedettino di Sponheim di cui divenne abate nel 1483. Fondò una famosa biblioteca, passata alla Vaticana nel 1623. Nel 1505 fu abate a Würzburg. Fu attratto dalla crittografia, dalla poligrafia [una spiegazione della sua discussa Steganografia fu data dal benedettino spagnolo Feijoo nel suo Teatro Critico tomo II
] dall'alchimia e dalla ricerca della pietra filosofale, da lui definita l'anima del mondo (spiritus mundi). Esercitò influsso su Paracelso e su Agrippa, al quale suggerì di non svelare i segreti ai profani. Le sue opere principali trattano di teologia e di storia e forniscono insegnamenti religiosi, ma nel suo libro sulle Sette seconde cause, che si occupa di angelologia, i moderni occultisti hanno voluto vedere qualcosa di magico anziché una interpretazione metafisica; in questo testo Tritemio pone i setti supremi angeli in rapporto con i sette pianeti e stabilisce che ognuno di essi ha governato, governa e governerà a turno il mondo. [GASTONE VENTURA in "NOVA - UTET"]
Secondo l'SBN in Italia nelle biblioteche pubbliche si trovano:
Trithemius, Iohannes, Dn. Iohannis Tritthemii abbatis Spanheimensis, De scriptoribus ecclesiasticis, siue per scripta illustribus in Ecclesia viris, cum appendicibus duabus eorum qui vel a Tritthemio animaduersi non fuere, vel seculo interim nostro scriptis suis quammaxime claruerunt, aut clarent adhuc, liber vnus: ... Appendicum istarum prior nata est nuper in Gallijs: posterior nunc recens additur, authore Balthazaro Werlino Colmarien. Cum indice fidelissimo, vnde prima statim fronte huius editionis..., Coloniae: Quentel, Peter, mense Martio 154?
Trithemius, Iohannes, Polygraphiae libri sex, Ioannis Trithemii, abbatis Peapolitani, quondam Spanheimensis, ad Maximilianum Caesarem. Accessit clauis polygraphiae liber vnus, eodem authore. Continetur autem his libris ratio, ... Additae sunt etiam aliquot locorum explicationes, ... Per virum eruditiss. D. Adolphum a Glauburg, patricium Francofortensem Coloniae: Birckmann, Johann & Richwin, Werner, 1564
Trithemius, Iohannes, Liber de triplici regione claustralium & spirituali exercicio monachorum: omnibus religiosis non minus vtilis quam necessarius. Iohanne. Tritemio abbate spanhemense emendante opusculum, In parrisiorum lutetia: Bonnemere, Antoine Marnef, Geoffroy, 1507. die quarta
Trithemius, Iohannes, In Regulam d. Benedicti, r.d. Ioannis Trithemii abbatis Spanheimensis eiusdem ordinis, Commentarius, opera ac studio r.p. Henrici Sommalii, ... , ac indice copiosissimo aucto, Valencenis: Vervliet, Ioannes, 1608
Trithemius, Iohannes, Catalogus scriptorum ecclesiasticorum, siue illustrium virorum, cum appendice eorum qui nostro etiam seculo doctissimi claruere. Per venerabilem virum, dominum Iohannem a Trittenhem ... dissertissime conscriptus. In huius nobilissimi operis laudem, D. Sebastiani Brant epigrammata ..., Colonia - Coloniae: Quentel, Peter, 1531
Trithemius, Iohannes , Ioannis Trithemii Spanhemensis ... abbatis eruditissimi Opera pia et spiritualia quotquot vel olim typis expressa, vel m.ss. reperiri potuerunt; r.p. a Ioanne Busaeo Societatis Iesu ... redacta. Quoprum omnium elenchum proxima pagina exhibebit, Moguntiae: Albin, Johann, 1605
Trithemius, Iohannes, Curiositas regia. Octo quaestiones iucundissimae simul et vtilissimae, a Maximiliano 1. caesare Ioanni Trithemio abbati ordinis S. Benedicti propositae, & ab eodem pie & solide solutae. Quaestionum catalogum versa exhibet pagella, Duaci: Bellere, Balthazar
Trithemius, Iohannes , Joannis Trithemij Spanheimensis et postea divi Jacobi apud Herbipolim abbatis viri suo aevo doctissi Annalium Hirsaugiensium opus nunquam hactenus editum & ab eruditis semper desideratum complectens historiam Franciae et Germaniae gesta imperatorum, regum, principum, episcoporum, ... Tomus 1. -2.!, San Gallo: Monastero di San Gallo Schlegel, Johann Georg, 1690
Trithemius, Iohannes , Iohannis Tithemii Spanheimensis ... Primae - secundae. partis opera historica, quotquot hactenus reperiri potuerunt, omnia partim e vetustis fugientibusque editionibus reuocata ... Quorum catalogum auersa pagina exhibet. Ex bibliotheca Marquardi Freheri ..., Francofurti: Wechel, Andreas Erben <1581-1630> Marne, Claude : de <1.> & Aubry, Johann <1.> Erben
Trithemius, Iohannes, Polygraphiae libri sex, Ioannis Trithemii abbatis Peapolitani, quondam Spanheimensis, ... Accessit clauis Poligraphiae liber unus, eodem authore. ... Additae sunt etiam aliquot locorum explicationes, eorum praesertim in quibus admirandi operis steganographiae principia latent, quae quidem ingeniosis occasionem praebent, longe maiora & subtiliora inueniendi. Per virum eruditissimum Adolphum a Glauburg ..., Francoforti: Cyriacus, Jacob, 1550
Trithemius, Iohannes , Ioannis Tritemii abbatis Sancti Iacobi apud Herbipolim, quondam vero Spanheimensis, Liber octo quaestionum ad Maximilianum Caesarem. 1 De fide et intellectu. 2 De fide necessaria ad salutem. 3 De Miraculis Infidelium. ..., Impressum Francoforti: Jacob, Cyriacus, 1550
Trithemius, Iohannes , Joannis Trithemii abbatis Peapolitani... Libri polygraphiae 6. Quibus praeter clauem et obseruationes Adolphi a Glauburg patricij Francofurtensis accessit nouiter eiusdem autoris Libellus de septem secundeis seu intelligentijs orbes post Deum mouentibus. Opus recondissimae scientiae, in quo & Steganographiae principia latent, & methodus tam in docendo quam discendo ingeniosis ostenditur vtilissima & prorsus admirabilis, Argentorati: Zetzner, Lazarus, 1613
Trithemius, Iohannes , Johannis Trithemii Spanheimensis ... Primae - secundae partis Opera historica quot quot hactenus reperiri potuerunt, omnia: partim e vetustis fugientibusque editionibus reuocata & ad fidem archetyporum castigata, castigata partim ex manuscriptis nunc primum edita ... cum indice copiosissimo, Francofurti: Wechel, Andreas Erben <1581-1630> Marne, Claude : de <1.> & Aubry, Johann <1.> Erben, 1601
Trithemius, Johannnes, Joannis de Trittenhem abbatis Spanhemensis ... Liber lugubris de statu et ruina monastici ordinis omnibus religiosis ac devotis viris non minus utilis quam iucundus, 1739
Trithemius, Iohannes, De scriptoribus ecclesiasticis Disertissimi viri Iohannis de Trittenhem abbatis Spanhemensis De scriptoribus ecclesiasticis collectanea: additis nonnullorum ex recentioribus vitis ..., Venundatur Parrhisiusvbi impressus est: Petit, Jean Rembolt, Berthold
Trithemius, Iohannes, 2: Iohannis Trithemii ... Secundae partis chronica insignia duo. 1. Coenobii Hirsaugiensis, dioecesis Spirensis: eius fundationem, & progressum ... 2. Coenobii Spanheimensis, dioecesis Moguntinensis: eius fundationem ... Accedunt Epistolae eiusdem familiares ..., Francofurti - 1601
Trithemius, Iohannes , Polygraphiae libri sex, Ioannis Trithemii abbatis Peapolitani, quondam Spanheimensis, ad Maximilianum Caesarem, Impressum ductu Ioannis Haselberg de Aia bibliopolae: Petri, Adam Furter, Michael Haselberg, Hans
Trithemius, Iohannes, D. Ioannis Trithemii abbatis ordinis S. Benedicti De laudibus Carmelitanae religionis liber. ...Centesimo post anno diligenter recognitus breuique apologia defensus per R.P. Petrum Lucium Belgam, carmel. Bruxellensem sacrae theologiae professorem, Florentiae: Marescotti, Giorgio, 1593
Trithemius, Iohannes, Ioannis Tritemii abbatis Spanheymensis De septem secundeis, id est, intelligentijs, siue spiritibus orbes post Deum mouentibus, reconditissimae scientiae & eruditionis libellus, ... Adiectae sunt aliquot epistolae ex opere epistolarum Io. Tritemij vtilissimae, Coloniae: Birckmann, Johann, 1567
Trithemius, Iohannes, Polygraphiae libri sex, Ioannis Trithemii, abbatis Peapolitani, quondam Spanheimensis, ad Maximilianum I. Caesarem. Accessit Clauis Polygraphiae liber vnus, eodem authore. ... Additae sunt etiam aliquot locorum explicationes, eorum praesertim in quibus admirandi operis Steganographiae principia latent, quae quidem ingeniosis occasionem praebent, longe maiora & subtiliora inueniendi. Per virum eruditissimum D. Adolphum a Glauburg, patricium Francofortensem, Coloniae: Birckmann, Johann & Baum, Theodor, 1571
Trithemius, Iohannes , Liber de triplici regione claustralium et spirituali exercitio monachorum omnibus religiosis non minus utilis quam necessarius. Ioanne Tritemio abbate Spanhemense emendante opusculum, 1739
Trithemius, Iohannes , Ioannis Trithemii abbatis Peapolitani... Libri polygraphiae 6. Quibus praeter clauem et obseruationes Adolphi a Glauburg patricij Francofurtensis accessit nouiter eiusdem autoris Libellus de septem secundeis seu intelligentijs orbes post Deum mouentibus. Opus recondissimae scientiae, in quo & Steganographiae principia latent, & methodus tam in docendo quam discendo ingeniosis ostenditur vtilissima & prorsus admirabilis, Argentinae: Zetzner, Lazarus, 1600
Trithemius, Iohannes , Polygraphie, et vniuerselle escriture cabalistique de M. I. Tritheme abbe, traduicte par Gabriel de Collange, natif de Tours en Auuergne, A Paris: Kerver, Jacques, 1561
Trithemius, Iohannes, Ioannis Tritemii abbatis spanhemensis Epistolarum familiarium libri duo ad diuersos Germaniae principes, episcopos, ac eruditione praestantes uiros, quorum catalogus subiectus est. ..., Haganoae: Brubach, Peter, 1536
Trithemius, Iohannes , Steganographia: hoc est: ars per occultam scripturam animi sui voluntatem absentibus aperiendi certa. Authore ... Joanne Trithemio, abbate Spanhaimensi ... Praefixa est huic operi sua clavis, seu vera introductio ab ipso authore concinnata ..., Francofurti: Saur, JohannBerner, Johann, 1608
Trithemius, Iohannes , 2: Clauis steganographiae Ioannis Trithemii abbatis Spanheimensis. Ad serenissimum principem Dn. Philippum, comitem Palatinum Rheni, ...Francoforte s. M., Impressum Darmbstadii: Hofmann, Balthasar, 1608
Trithemius, Iohannes , 3: Clauis generalis triplex in libros steganographicos Iohannis Trithemii abbatis Spanheimensis: ab ipso authore conscripta, et amatoribus huius artis ... communicanda, Darmbstadii: Hofmann, Balthasar, 1608
Trithemius, Iohannes , Ioannis Tritemii abbatis ordinis S. Benedicti Ad monachos dehortationes, Mediolani: Ghisolfi, Filippo, 1644
Trithemius, Iohannes, Ioannis Tritemii abbatis Spanheimensis, ... Sermonum ad monachos libri duo. Liber eiusdem Penthicus super ruina ordinis D. Benedicti nunquam antehac, quod nouerimus, impressus. Cum duplici indice vno a fronte, altero a tergo, Florentiae: Marescotti, Giorgio, 1577
Trithemius, Iohannes, Johannis Trithemii ... Steganographia quae hucusque a nemine intellecta, sed passim ut supposititia, perniciosa, magica & necromantica, rejecta, elusa, damnata & sententiam inquisitionis passa; nunc tandem vindicata reserata et illustrata vbi post vindicias Trithemii clarissime explicantur Coniurationes Spirituum ex Arabicis, Hebraicis, Chaldaicis & Graecis spirituum nominibus juxta ... concinnatae. Deinde solvuntur & exhibentur Artificia Nova Steganographica a Trithemio in literis ad Arnoldum Bostium & Polygraphia promissa ... Authore Wolfgango Ernesto Heidel, Wormatiense, Moguntiae: Zubrodt, Johann Peter, 1676
Trithemius, Iohannes, Chronicon insigne Monasterij Hirsaugiensis, ordinis S.Benedicti, per Ioannem Tritehemium abbatem Spanheimensem, virum sua aetate doctiss. conscriptum, ac diu hactenus a a multis desideratum, nunc uero primum in lucem editum. ... Accessit locuples rerum & uerborum in toto Opere memorabilium index, Basileae: Oporinus, Johann Kundig, Jakob
Trithemius, Iohannes, Steganographia: hoc est: ars per occultam scripturam animi sui voluntatem absentibus aperiendi certa; authore reuerendissimo et clarissimo viro, Ioanne Trithemio, ... Praefixa est huic operi sua clauis, seu vera introductio ab ipso authore concinnita; ..., Darmbstadij, 1621
Trithemius, Iohannes, Clauis stenographiae Ionnes Trithemij abbatis Spanheimensis, Francoforte, Impressum Darmbstadij , 1621
Trithemius, Iohannes, Clauis generalis triplex in libros stenographicos Iohannis Trithemii abbatis Spanheimensis: ab ipso authore conscripta, et amatoribus huius artis gratitudinem declaraturis & secreto retinentibus communicanda, Darmbstadii, 1621
Trithemius, Iohannes , Steganographia: hoc est: ars per occultam scripturam animi sui voluntatem absentibus aperiendi certa; authore reuerendissimo et clarissimo viro, Ioanne Trithemio, ... Praefixa est huic operi sua clauis, seu vera introductio ab ipso authore concinnata ..., Darmbstadij: Hofmann, BalthasarBerner, Johann, 1621
Trithemius, Iohannes, Compendium siue Breuiarium primi voluminis annalium siue historiarium, de origine regum & gentis Francorum, ... Ioannis Tritemii abbatis, Parisiis: Wechel, Chrestien, 1539
Trithemius, Iohannes , Ioannis Tritenhemii abbatis ... Liber octo questionum, quas illi dissoluendas proposuit Maximilianus Caesar. 1. De fide et intellectu. 2. De fide necessaria ad salutem. 3. De miraculis infedelium. 4. De scriptura sacra. 5. De reprobis atque maleficis ... Opusculum per quam utile ac iucundum, nunc primum typis excusum, Moguntiae: Albin, Johann, 1601