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Durante il periodo del conflitto fra CESARE, e POMPEO, il conquistatore della GALLIA fu ospitato, nella città nervina di Albintimilium ("Ventimiglia Romana" = peraltro destinata in epoca imperiale ad un sorprendente e splendido sviluppo come si vede in questo percorso multimediale
, da un ricco suo seguace, tal DOMIZIO: Cesare colmò i sostenitori di vari donativi e sostanziose promesse che lealmente mantenne dopo il trionfo [ecco come apparirà "Ventimiglia Romana" o meglio Albintimilium nella cartografia imperiale = per completezza documentaria giova rammentare che Albintimilium dovette godere dei favori di altri potenti benefattori di cui si è purtroppo perso il nome nonostante qualche danneggiata lapide suggerisca alcune figure di rilievo anche se - oltre a Marco Emilio Basso tra altri titoli e cariche pure procuratore della Giudea- non può soprattutto esser dimenticato Giulio Agricola "il Conquistatore della Britannia" che, pur perdendo in uno scontro che coinvolse Ventimiglia Romana, durante la guerra dell'interregno del 68-69, e proprio in un suo amato podere periferico la madre Giulia Procilla, proditariamente assassinata, gratificò la devastata città anche per la pietas dimostratagli dai suoi abitanti )].
Dopo la partenza di CESARE da Ventimiglia -ove aveva usufruito di un piacevole soggiorno nonostante il clima di tensione che preludeva alla guerra civile- I NUMEROSI SOSTENITORI DI POMPEO -volendo in qualche modo rifarsi dell'undubbio successo politico ottenuto dai Cesariani grazie alla carismatica presenza del grande condottiero- assoldarono un certo Bellieno che era al soldo di Demetrio, comandante del presidio militare. Costui accettato il ruolo di sicario uccise Domizio ma suscitò l'insurrezione del popolo, in gran parte passato a Cesare, che , ritenendo coinvolto nel fatto anche Demetrio, prese ad assediare il campo dei soldati.
I dettagli giungono da una lettera che MARCO CELIO RUFO aveva scritto, tra l' aprile e l' ottobre del 49 a.C., a CICERONE: questi (Ep. ad fam., VIII, 15, 2 riassumendo i fatti disse che "non era di poca cosa il motivo per cui i Ventimigliesi avevano preso le armi e che la cittadinanza tutta era in fiamme" = CIVITAS AD ARMA IIT: "La cittadinanza è corsa alle armi", frase storica, entrata come MOTTO NELLO STEMMA della città di Ventimiglia).
Celio sembrò mostrare noia per esser dovuto "tornare indietro verso le Alpi" sì da "procedere fra le nevi con sei coorti". Dal momento che Celio aggiunse d' esser stato obbligato a ritornare sulle Alpi nevose si deduce che il legato fu raggiunto dall'ordine senza preavviso perché le sue truppe rappresentavano il contingente più vicino alla città [basi militari prossime potevano essere solo quelle dei centri provenzali, dell'Ingaunia e di Pedo (Pedona)]. Valicò le Alpi nevose in un periodo identificato fra l'aprile e l' ottobre del 49 a. C.: questo esclude sia un suo ritorno da qualsivoglia sede provenzale che dal territorio ingauno poiché , esistendo ormai da un secolo la via costiera Aemilia Scauria (matrice consolare della futura Via Iulia Augusta), il generale non avrebbe dovuto superare alture nevose. Le sole zone che potevano essere innevate, per giungere a Ventimiglia romana, nella primavera o autunno del 49 (si debbono naturalmente escludere i mesi estivi) eran le giogaie del Tenda od Orrido di Tenda donde il contingente avrebbe raggiunto il percorso che conduceva alla valle del Nervia e quindi alla città in rivolta. Celio secondo alcuni editori dei codici ciceroniani sarebbe stato al comando di 6 coorti che, in epoca cesariana, ammontavano a circa 3300 uomini di fanteria, poco più di mezza legione: la mancata citazione di una turma di cavalleria (120 uomini in media di consueto accorpati a questi gruppi di fanteria) proverebbe che l' ufficiale aveva seguito fin a Ventimiglia un percorso alpestre inagibile per contingenti di cavalieri come risulta, per geomorfologia, questa strada del Nervia più adatta a muli ed asini ( CIC., Epist. ad Fam., VIII, 15,2: N.Lamboglia a p. 226 della sua Liguria Antica, lasciava filtrare l'idea di una penetrazione delle coorti romane dal territorio di Borgo S. Dalmazzo (vedi Albintimilium ...cit., p.51 e 62) : si può pensare, dalle coordinate recuperabili nella lettera, che Celio si trovasse nel territorio di
***********PEDO***********
la base demica romana del territorio di San Dalmazzo di cui si puo' visualizzare qui una
CARTA IPERTESTUALIZZATA (CONFRONTA LE POSTAZIONI PEDO E ALBINTIMILIUM)
Ancora in tempi relativamente recenti un documento redatto nel 1624 da un Ispettore genovese riproduce il
************PERCORSO ROMANO DEL NERVIA************.
Nella relazione [che pare "profetica" dati due imminenti conflitti tra Dominio Sabaudo e Repubblica di Genova: uno imminente del 1625
ed uno che sarebbe scoppiato nel 1672] è scritto: "...da Breglio poi andando continuamente per detta strada del sale (da Mentone a Sospello a Breglio) si va a Saorgio, Briga e Tenda ed altri luoghi di detto dominio di Savoia, e da Saorgio si può passare a Pigna, pure Dominio di Savoia per le montagne et boschi chiamati il Leone, Pascale et altri, boschi con
strade non molto buone e difficilissime [deali per marcia a piedi e più per l'uso di muli che di cavalli] per l'ordinanza, ma facili alla sfilata e gionti a Pigna si può venire verso l' Isola [Isolabona sulle cui alture correva la strada romana per il tratto di Veonegi] e Dolc'acqua dei sudditi del Signore di Dol'acqua, ma facile a mio parere a guardarsi, passando per strada buona, che fa riva altissima e precipitosissima nella Fiumara di Nervia, nella qual strada vi sono molti passi da potersi trinchierare e particolarmente dove si dice il ponte di Bonda, dove finisce li Confini di Savoia e cominciano quelli di Dolc'acqua, facile a guardarsi ed impedire il passar avanti (qui viene descritta la strada di valle vera e propria che nei secoli rimase sempre una direttrice strategica). Giunti all'Isola, dominio di Dolc'acqua vi sono anche doe strade, una alla volta d'Apricale e Perinaldo pure Dominio di Dolc'acqua, di dove si può calare ed andare al Soldano e poi a Valle Crosa Dominio della Serenissima (Repubblica di Genova) per un vallone ma facilissimo e facile col consenso del Signore di Dolc'acqua a ripararsi, per esservi cattive strade. E poi gionti a Valle Crosia si andarà a Ventimiglia, non essendovi riparo di natura alcuno. E l'altro (tragitto da Isolabona) dall'isola in Dolc'acqua facile e per buona strada, senza impedimenti o almeno senza impedimento tale di potere trattenere il passo, giuntivi Dolc'acqua, che non piacerà a Dio, Dominio di suddetto Signore, non possono da altri essere impediti se non per detto luogo di Dolc'acqua e facile a trattenere ogniuno..."
[mentre nella soprastante "Relazione" ribadiva il ruolo viario della media valle e di Dolceacqua il magistrato genovese esprimeva il timore genovese che i nobili locali cedessero alle pressioni per un' alleanza colla Savoia = a mio particolare e discutibile giudizio, certo non potendo prevedere eventi futuri ma di cui si aveva pur qualche "profetica" avvisaglia, il relatore non si soffermò abbastanza sul sito strategico stendentesi dalla Piana di Nervia all'altura di Colla Sgarba che sarebbe divenuto
vitale area di transito di truppe e carriaggi ai tempi drammatici di quella settecentesca Guerra di Successione al Trono Imperiale in cui le moderne artiglierie avrebbero dato prova della loro letale efficienza [ quando (oltre ad esser stato modificato il sito di Nervia, attraverso i secoli, dal fatto di essere una delle prebende agricole episcopali della Cattedrale della Diocesi di Ventimiglia (oggi Ventimiglia - San Remo) che tra le Diocesi Liguri conobbe anche la tormentata caratteristica di esser Diocesi "Usbergo") in particolare le alterazioni ancora più marcate e devastanti dato i trinceramenti e i bombardamenti vennero apportate dalla realizzazione delle fortificazioni austro-sarde potenziate dal Barone di Luetrum, che sarebbero andate a ricoprire vieppiù i resti della Città Romana sia a Nervia che nel suburbio orientale = per approfondire vedi qui la Carta dei siti fortificati del 1747: sublimata e con le didascalie originarie e quindi vedi il dettaglio riguardante l'area di Nervia ) = ad attestare comunque l' importanza di tal sito quale luogo di controllo sarebbe poi stato sede della "Casella del Dazio" e del controllo viario].
A questo documento (in Arch. di Stato di Genova-Sala Foglietta, Militarium, n. 1140 ) seguì una relazione del 1631-2 dell'Ispettore Giovanni Vincenzo Imperiale che, mentre qualificava pessima la strada costiera che portava da San Remo a Bordighera, definiva da carrozza cioé praticabile con cavalli e carri la buona strada che da Pigna portava a Dolceacqua e poi a Camporosso: il tragitto era giudicato importante e ben custodito dalle Amministrazioni per le potenzialità commerciali e militari (A.G.BARRILI, Viaggi di Gian Vincenzo Imperiale. in "Atti Soc. Lig. Storia Patria", XXIX, Genova, 1898, p. 243 e 713).
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