cultura barocca
Un ritratto del Padre e Predicatore Gesuita Antonio Vieira (vedi anche referenze) La produzione di Antonio Vieira alla Biblioteca Aprosiana: "tra Angelico Aprosio e Domenico Antonio Gandolfo - vedi quindi La vita e le opere = la progressione dalle idee messianiche influenzate dal Bandarra alla straordinaria e discussa visione millenaristica materializzatasi anche nella tormentata stesura della Clavis Prophetica ed ancora = La cronologia specifica di un celebre predicatore non esente da problemi con la Santa Inquisizione anche -ma non solo- perché impegnato nella difesa degli Indios, dei "Cristiani Nuovi", dei "Marranos" e degli Ebrei (con voci interattive di integrazione) - Analizza infine qui 2 casi specifici = Vieira confessore e predicatore di Maria Cristina di Svezia ne influenza la visione millenaristica attraverso la sua personale e talora contestata interpretazione - 2 - la particolare querelle insorta, ad insaputa del Vieira, per le critice mosse nella "Carta Atenagorica" al suo "Sermone del Mandato" dalla poetessa femminista messicana Juana de La Crux (Suor Giovanna della Croce)




Alla Biblioteca Aprosiana di Ventimiglia ma non ingressatevi per la morte sopraggiunta nel 1681 da Angelico Aprosio fondatore si trovano questi volumi delle opere del celebre gesuita ed intellettuale lusitano Antonio Vieira: grande predicatore illustre però anche per il suo indefesso impegno a pro dei Nativi Americani (essendo profondamente convinto che da sempre si sia versato sangue e si siano perpetrate orribili ingiustizie indotti oltre che dall'avidità di guadagno e ricchezza in molti casi anche dall'ignoranza che genera l'incomprensione e quindi l'emarginazione sin ai livelli più brutali).
Nativi Americani od Indios che, per celebrarne perennemente la figura lo gratificarono dell'appellativo onorifico e affettuoso di loro "Padre Grande" e davvero giustamente -sarebbe subito da aggiungere- atteso quanto per loro fece sin al punto di ottenere, contro la volontà dei molti e mai accontentandosi dei risultati raggiunti per le limitazioni via via interposte da interessati colonizzatori, dalla, in qualche modo, tragica figura del re del Portogallo D. João IV la Lei de Liberdade dos Índios.
Ma contestualmente Padre Antonio Vieira operò a favore anche degli Ebrei e dei "Marrani" e quindi dei diritti dei cristãos-novos contro i privilegi dei cristãos-velhos.
Ed oltre che per tale impegno evangelico, apostolico e filantropico (sin al segno di esser accostato all' "Apostolo delle Indie" Bartolome' De Las Casas) la sua fama planetaria si diffuse anche per altre ragioni: tra cui la tenacia (ma anche il coraggio a fronte del predominio spagnolo) con cui portò avanti quelle idee messianiche e millenaristiche che elaborò da quella sorta di bizzarro profeta che fu il Bandarra e che, tra non poche opposizioni, sublimò in un'opera infinita la Clavis Prophetica o Clavis Prophetarum (cosa che comunque gli garantì anche l'ammirazione di non pochi fautori tra cui Maria Cristina di Svezia) e che se da un lato portava innanzi l'idea della Rinascita del Portogallo nel contesto di un regno millenario contestualmente coimplicava una critica allo strapotere spagnolo contro cui fu anche indotto ad agire direttamente per eccitare una rivolta antispagnola a Napoli sulla scia di quella drammaticamente conclusasi di Masaniello
1 - Parte terza delle Prediche del Padre Antonio Vieira Sacerdote della Compagnia di Giesù, dal portoghese tradotte in italiano dal Padre Annibale Adami della medesima Compagnia - [Venezia? : per Marino Rossetti, 1700]. - [6], 248, [2] p. ; 4°. (Vol. mancante del front.: tit. e note tipografiche tratti dall'approbatio)
2 - Prediche del P. Antonio Vieira della Compagnia di Giesu dette, e stampate in lingua portoghese, tradotte nell'italiana dal R. Annibale Adami della medesima Compagnia[Parte prima-seconda]. - In Milano : nella stampa di Federico Francesco Maietta in Piazza de' mercanti (In Milano : nella stampa di Federico Francesco Maietta in piazza de' mercanti, 1689). - 2 pt. ([4], 201, [10]; 128 [i.e. 204], [8] p.)
3 - Prediche del Padre Antonio Vieira della Compagnia di Giesù, dette, e stampate in lingua portoghese, tradotte nell'italiana dal Padre Annibale Adami ... - In Milano : nelle stampe di Federico Agnelli, 1689. - [7], 210, [5] p. ; 4°
4 - Prediche varie del Padre Antonio Vieira della Compagnia di Gesù. Tradotte dalla lingua spagnola nell'italiana - In Venezia : per Lorenzo Bassegio, 1703. - [3], 240, [2] p. ; 4°
5 - La rosa mistica. Sermoni in lode di nostra Signora del Rosario composti da Antonio Vieira ... trasportati dallo spagnuolo da Gio. Antonio Astori ... - In Venetia : appresso Alvise Pavino, 1698. - 2 pt. ([8], 302, [32]; 257, [45] p.) ; 4°
Una semplice valutazione dei parametri di stampa e di aspetti tipologici induce a supporre che l'ingresso di questi libri sia da ascrivere o comunque connettere al successore e discepolo di Aprosio Domenico Antonio Gandolfo Concionator del suo Ordine Agostiniano e che - (mi permetto d'aggiungere senza ipocrisia "a parte il sottoscritto") assai poco (e immeritatamente) è stato sempre poco studiato anche per quanto fece a vantaggio della Biblioteca di Ventimiglia: la quale come qui si vede non solo aveva arricchita di volumi durante la sua reggenza (altri ne fornì durante la sua lontananza) ma in merito alla quale anche completò -assieme ad alcuni lavori per il convento- opere che Aprosio non era riuscito a finalizzare (ricevendone apertamente elogio da vari eruditi già corrispondenti del di lui Maestro) = sappiamo comunque da lettere gandolfiane che la sua continuativa presenza a Ventimiglia, anche quale curatore dell'Aprosiana, data sin al 1692 e che il distacco -seppur relativo sì da poter foraggiare di libri l'antica "Libraria" data del 31 agosto 1694 in forza della sua assegnazione al Convento genovese di N. S. della Consolazione; è semmai dal 1695 che si può parlare di un distacco reso definitivo dalla lontananza con il trasferimento a Roma: il fatto che libri suoi e di altri (come appunto di Antonio Vieira che non conobbe direttamente ma che imparò ad apprezzare e stimare per la fama ma anche per esser stato confessore e predicatore di quella Maria Cristina di Svezia attorno al cui consesso entrambi ruotarono, seppur da viva il Vieira ed essendo invece l'ex Regina ormai scomparsa il ventimigliese), talora anche indicati con sua autografa segnatura come donativo, induce però a credere che abbia continuato a procurare volumi all'"Aprosiana".
Aprosio non poteva ignorare Antonio Vieira la cui grandezza era indiscutibile [in senso meramente letterario ne fa specie (con quella di altre letterature europee e non) la vasta conoscenza della lingua e della letteratura spagnola e comunque addirittura della produzione letteraria delle colonie del "Nuovo Mondo" ad opera del frate ventimigliese : e l'erudito ventimigliese non mancava di competenza nemmeno sull'area culturale portoghese, specificatamente su autori come Luiz Nunez e Francisco Macedo].
Ma soprattutto la conoscenza del grande lusitano doveva esser indiscutibile per uno come "il Ventimiglia" che più volte era intervenuto avverso i predicatori alla moda e del nulla invocando predicatori della sostanza come in definitiva era proprio il Vieira
Sarà magari un giudizio azzardato ma il fatto di non averlo citato può esser legato alla collocazione politica del predicatore portoghese, alla sua discussa interpretazione profetica e millenaristica e non ultimo ai suoi ripetuti contenziosi avverso l'Inquisizione oltre che certe posizioni - che tanti problemi gli crearono a difesa degli Ebrei quanto dei cristãos-novos a fronte dei privilegi dei cristãos-velhos: Aprosio aveva spesso "spinto sull'accelerazione delle idee" e in definitiva nel giudizio globale della sua esistenza -quello che ho chiamato dei 12 interrogativi- mai era riuscito davvero a liberarsi della fama di esser "Poeta", nel senso allora decettivo di provocatore e polemista spesso incontrollabile e tutto ciò anche se aveva cercato di calmierare questa sua postazione assumendo la carica di Vicario dell'Inquisizione = una certa cautela, trattando di un autore che aveva tanti amici ma altrettanti nemici, e spesso politicamente e gerarchicamente possenti, può esser stata una ragione di cautelativa per non perdere alcuni sostenitori od imbattersi, avvicinandosi il crepuscolo del suo tempo, in dibattiti che avrebbero potuto frustrarlo come in fondo anche Antonio Vieira rimase frustrato dal suo impegno intellettuale e politico sin ai limiti di esser incarcerato sotto l'accusa di eresia giudaizzante e comunque di conoscere l'arresto in forza delle sue idee già sotto forma di una prigionia per la difesa degli Indios contro le pretese schiaviste dei coloni (1661) ed ancora di risultare incarcerato e processato ulteriormente sempre nel contesto della sua attività evangelica e filantropica (dal 1667 al 1668)

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A proposito della figura eccezionale del missionario e predicatore gesuita Antonio Vieira vale la pena di riportare integralmente, per la chiarezza e la significanza, quanto ha scritto Maria Carmela De Marino nel saggio on line La Clavis Prophetarum di Antonio Vieira S. J. (1608 - 1697) nell' Archivio Storico della Gregoriana (Pontificia Università Gregoriana - Archivio Storico) e integrando il tutto con l'attentissima biografia cronologica redatta e parimenti disposta on line da Simone Celani e qui proposta rivisitata sotto il profilo dei collegamenti multimediali ed interattivi.
Scrive dunque Maria Carmela De Marino = "Il gesuita Antonio Vieira, teologo e predicatore famoso, viene annoverato tra i maggiori personaggi del XVII secolo. Nato nel 1608 a Lisbona dall’inquisitore Cristóvão Vieira Ravasco e Maria de Azevedo, morto nel 1697 a Bahia, Vieira ricoprì importanti incarichi nel corso della sua lunga vita: gesuita dal 21 gennaio 1646; predicatore di corte e consigliere del re Giovanni IV, nonché membro del Consiglio reale; dal 1647, diplomatico in Olanda, Inghilterra, Francia e Roma.
Poi missionario nel Maranhão e nel Pará dal 1653, nella cui veste difese instancabilmente i diritti umani non degli tutelati dal diritto Indios, combattendo contro le esplorazioni e la schiavitù [non raggiunse la fama -anche per una discordanza cronologica- dell'"Apostolo delle Indie" Bartolome' De Las Casas epocalmente calato nel momento culminante del "genocidio": ma ebbe grande fama tra gli Indios per il suo apostolato e per la difesa incessante -in quel '600 in cui la conquista era avvenuta e, seppur tra meno eclatanti drammi, lo sfruttamento continuava sanguinoso- che faceva dei nativi che gli conferirono l'appellativo di "Padre Grande"].
Venne poi processato dal tribunale dell’Inquisizione ed imprigionato dal 1667 al 1668 con l’accusa di aver annunciato il regno millenario del Portogallo e l’imminente resurrezione del defunto Giovanni IV; graziato e riabilitato dal re Pietro II e da Clemente X, che gli concesse l’opportunità di predicare davanti al Collegio dei Cardinali, prendendosi quindi una grande rivincita contro chi l’aveva condannato per eresia; confessore [e predicatore ufficiale] della regina Cristina di Svezia.
"La sua produzione letteraria è molto vasta" [scrive ancora Maria Carmela De Marino ]oltre che varia: dai sermoni agli scritti meditativi e profetici, fra cui la Historia do Futuro che rimasta incompiuta verrà pubblicata postuma nel 1718, alle operette di argomento politico o sociale, agli atti del processo inquisitoriale, alle oltre 800 carte tra lettere, prediche e argomenti vari. Vieira si dedicò personalmente alla sistemazione dei suoi scritti dal 1681, quando cioè fece definitivamente ritorno in Brasile, aiutato in quest’impresa da alcuni padri del Collegio di Bahia. Molti altri testi, sia manoscritti che a stampa, sono stati raccolti e pubblicati postumi in più tappe, ma ad oggi sono centinaia quelli ancora da studiare. Gli scritti più rinomati sono indubbiamente gli oltre duecento Sermões (1679-1684), frutto dell’instancabile attività di predicazione che il gesuita svolse tra Bahia, Lisbona e Roma. Per le tematiche politiche, sociali ed economiche affrontate, i sermoni appassionano ancora oggi i lettori e sono annoverati, dalla letteratura portoghese, come brillante esempio di oratoria sacra.
A questi si aggiunge la Clavis Prophetarum, il progetto più importante di Vieira al quale dedicò cinquant’anni della sua vita. Si tratta di un’opera di argomento profetico ed escatologico dallo stile freddo e controllato rispetto ai Sermões, dalla quale emerge la visione millenaristica [nemmeno priva di valutazioni astrologiche specie in merito a comete ed eclissi] dell’autore.
Il manoscritto originale è andato perduto; la più importante testimonianza è rappresentata dalla Sententia del gesuita milanese Antonio Carlo Casnedi (1643-1725), il quale ricevette dal card. Nuno Cunha de Attayde (1664-1750), Inquisitore portoghese, l’incarico di esaminare gli originali che alla morte di Vieira erano stati chiusi in un’arca. In essa l’autore ha sintetizzato l’intera opera, fornendoci preziose informazioni sul suo stato di conservazione materiale e disquisendo ampiamente sui passi che al tempo erano considerati maggiormente controversi, tanto da attirare forti censure e impedirne la pubblicazione. Oltre a questo lavoro, Casnedi ha cercato di riorganizzare anche un testo ultimo e definitivo della Clavis, confrontando i manoscritti originali con la copia che, nel 1699, era stata inviata a Roma dal gesuita Antonio Maria Bonucci (1651-1728), il quale a sua volta il 9 luglio 1698 aveva ricevuto l’incarico di completarla dall’allora generale della Compagnia, Tirso González de Santalla (1624-1705). Da questo tentativo di completamento della Clavis deriva un ramo di manoscritti definiti, da Margarida Vieira Mendes, della Vulgata: Entendemos por Vulgata o ramo de lições (todas variantes) que seguem o chamado protótipo, atribuído à responsabilidade do cardeal Nuno da Cunha, come se pode ver pelo frontespício da maioria dos testemunhos [M. Vieira Mendes-Vieira - R. Marquilhas, A quarta mão: um manuscrito de Clavis Prophetarum do padre António Vieira, in "Confluência. Revista do Instituto de Língua Portuguesa", n. 9, Rio de Janeiro, 1995, pp. 13-21. ].
Silvano Peloso [nella sua recente pubblicazione La Clavis Prophetarum di Antonio Vieira. Storia, documentazione e ricostruzione del testo sulla base del ms. 706 della Biblioteca Casanatense di Roma, Viterbo, Sette Città, 2009.], nel ricostruire la lunga storia della Clavis ha identificato la copia inviata a Roma nel 1699 con il ms. 706 della Biblioteca Casanatense di Roma, includendo poi i mss. 354 e 359 dell’Archivio Storico della Pontificia Università Gregoriana tra i cosiddetti manoscritti della “Vulgata”. Si tratta di due manoscritti del Fondo APUG, rispettivamente di 289 e 242 carte, stimati tra il 1650 e il 1700. I manoscritti, come si legge dall’ex libris incollato sulle controguardie anteriori, provengono dalla bibliotheca privata del generale Pieter Jan Beckx (1795-1887), vale a dire la biblioteca della quale usufruiscono, ancora oggi, i superiori Generali con sede nella curia dell’Ordine. La rilegatura, quella del ms. 345 interamente in cuoio a differenza del ms. 359 i cui piatti sono in cartone, si caratterizza per la stessa decorazione in oro sul dorso, con la suddivisione in caselle all’interno delle quali si trovano dei fregietti. Lo stesso corpo dei manoscritti presenta caratteristiche in comune, dai tagli spruzzati in rosso, alla disposizione del testo che riempie l’intero specchio di scrittura, alla strutturazione interna del contenuto che nel ms. 354 è ulteriormente evidenziata dall’inchiostro rosso utilizzato per il titolo dell'opera, per le responsabilità autoriali e per i titoli dei capitoli. Nella prima parte è riportata la Sententia di Casnedi, che nel ms. 359 termina con la nota Totum hoc est P. Caroli Antonii Casnede post repetitam huius Clavis Lectionem» (p. 41). Seguono i tre libri della Clavis: «De Regno Christi Domini in terris consumato libri III. De Regno Christi in terris consummato (ipso favente) acturi, disputationem universam in libros tres dividimus. Primus aget de Regno ipso; Secundus de eius in terris consummatione. tertius de tempore, quo, et quando consummandum est, et quamdiu duraturum [Fondo APUG, ms. 359, p. 1]. Il ms. 359 contiene nella parte finale l’indice dell’intero volume mentre il ms. 354, tra la controguardia posteriore, un fascicolo di dodici carte nel quale è riportata la censura emanata, il 29 agosto 1715, dal Convento di Santa Maria Sopra Minerva, con la firma del padre Giacinto Santaromana, teologo casanatense dell'Ordine dei Predicatori: Censura Censuræ super quibusdam propositionibus, quæ in libro Rev.mi Patris Vieyra Societatis Jesu, cui titulus Clavis Prophetarum, continebatur. (c. Ir). Oltre a questi manoscritti, l’Archivio Storico conserva altre due versioni della Clavis, precisamente i mss. 1165/1 e 1165/2 appartenenti al Fondo Curia. Quest’ultimo non presenta differenze codicologiche e contenutistiche rispetto ai due manoscritti dell’APUG. Il ms. 1165/1, invece, datato 1699 si distingue dai tre per una serie di ragioni: in primo luogo, le dimensioni delle 328 carte che lo costituiscono, non rifilate e soprattutto diverse; la quantità di ritagli cartacei, sia incollati sul margine o addirittura sul testo, sia inseriti nella stessa cucitura (in un caso si intravedono i capitoli di una lettera gesuitica); l’alternanza di mani varie; le numerose integrazioni a margine, la quantità di errori e di correzioni. La situazione descritta lascia supporre che il manoscritto sia stato composto riunendo insieme fascicoli scritti in periodi diversi in modo che fosse ricomposta l’intera opera e che, inoltre, abbia subito varie peregrinazioni come si deduce dal non ottimale stato di conservazione. Colpisce, in particolare, una nota in spagnolo scritta su un ritaglio inserito tra le prime carte, nella quale si dice di sostituire il titoloDe regno Christi iesu CLAVIS PROPHETARUM Verum eorum sensum aperiens Ad rectam Regni Christi in terris consummati intelligentiam assequendam A Patre Antonio VIEYRA SOCIETATIS IESU summo pretio elaborata sed, morte prœveniente, non absoluta nec ultima manu expolita. Opus posthumum, ac desideratissimum A Collegio Behiensi Ad Admodum Reverendum Patrem Nostrem Thyrsum Gonzalez eiusdem Societatis Prepositum Generalem missum Anno MDCXCIX, con il seguente: Opus posthumum, ac desideratissimum adamussim respondens non solum Typo Romam transmisso, sed longe magis Prototypo sub Em.mi D.D.S.R.E. Cardinalis, Nonii da Cunha, Supremi totius Lusitanæ Ditionis Inquisitoris potestate inventi (c. 1Ar). Si tratta, quindi, di una testimonianza indispensabile per la ricostruzione critica di un’opera che lo stesso Vieira considerava la maggiore fra tutte quelle da lui scritte, al punto tale da essere degna di un Concilio".

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1608 - Il 6 febbraio Antonio Vieira, figlio di Cristóvão Vieira Ravasco e D. Maria de Azevedo, nasce a Lisbona.
1609 -Cristóvão ottiene un incarico da scrivano presso il tribunale di Bahia in Brasile.
1614 -Vieira e la madre partono per Bahia. Il piccolo entra come alunno nel Collegio dei Gesuiti della città.
1623 -L’anno della vocazione: fugge di casa e chiede, contro il parere del padre, di entrare come novizio nella Compagnia di Gesù.
1624 -Per alcuni mesi gli Olandesi controllano la città di Bahia. Vieira fugge con i padri della Compagnia nel villaggio di Espírito Santo.
1625 -Bahia è riconquistata dai Portoghesi. Pronuncia i primi voti nel contesto dell'epocale tradizione onde entrare nel mondo religioso. Inizia lo studio delle lingue degli Indios.
1626 -Riceve l’incarico di scrivere la Carta Ânua al generale della Compagnia, suo primo scritto conosciuto; nella lettera, in latino, descrive l’invasione olandese di Bahia. È nominato professore di retorica nel Collegio di Olinda. Fa la sua prima esperienza come missionario nel villaggio di Espírito Santo.
1630 -Olinda e Recife sono conquistate dagli Olandesi. Vieira è studente di filosofia a Bahia.
1932 -Studia teologia a Bahia.
1633 -Pronuncia il suo primo sermone nella Igreja da Conceição da Praia, a Bahia: è il Sermão da Quarta Dominga da Quaresma.
1634 -È ordinato sacerdote. Pronuncia il Sermão de S. Sebastião.
1637 -Completa gli studi, ottenendo il titolo di Mestre em Artes.
1638 -Gli Olandesi occupano il Ceará e attaccano Bahia, che resiste. Vieira partecipa alla difesa della città. Dopo l’attacco, pronuncia il Sermão pela vitória das nossas armas contra os Holandeses. È nominato professore di Teologia nel Collegio di Bahia.
1640 -Restaurazione in Portogallo e fine dell’Unione Iberica. D. João IV de Bragança è il nuovo re. Vieira a Bahia pronuncia il Sermão pelo Bom Successo das armas de Portugal contra as de Holanda.
1641 -È inviato in Portogallo con D. Fernando de Mascarenhas, figlio del viceré del Brasile, e il gesuita Simão de Vasconcelos, per portare l’adesione ufficiale della colonia al nuovo re. Dopo un difficile viaggio, l’ambasciata raggiunge Peniche il 18 di aprile, e subito i suoi membri sono trattenuti come traditori, poiché il fratello di D. Fernando aveva preso posizione a favore della Spagna. Liberati, proseguono per Lisbona, dove giungono il 30 di aprile. Qui Vieira incontra per la prima volta D. João IV.
1642 -Il primo di gennaio prega, nella Cappella Reale di Lisbona, il Sermão dos Bons Anos. Il re lo nomina suo consigliere.
1643 -In una petizione propone al re alcune soluzioni per ristrutturare l’economia portoghese: la creazione di due Compagnie di Commercio, la valorizzazione della professione di mercante, la limitazione dei poteri fiscali dell’Inquisizione, l’abolizione delle distinzioni fra cristãos-novos e cristãos-velhos, queste ultime due per favorire gli investimenti in patria di cristãos-novos ed ebrei portoghesi dispersi nel resto d’Europa [su Ebrei, Ebrei convertiti, Marrani vale la pena di integrare leggendo questo saggio dove si elenca compiutamente la loro controversa e difficile storia successiva in particolare alla Riconquista Cristiana della Penisola Iberica = sull'introduzione (con relative caratteristiche) di Inquisizione Spagnola (e Inquisizione Portoghese) vale sicuramente la pena di approfondire "cliccando" qui].
1644 -È nominato predicatore del re. Pronuncia i voti definitivi.
1646 -È inviato in missione diplomatica in Olanda, per trattare la restituzione del Pernambuco brasiliano ai Portoghesi.
1647 -Consegna al re una nuova petizione, nella quale chiede un più equo trattamento da parte dell’Inquisizione per cristãos-novos ed ebrei, e l’esenzione fiscale dei loro capitali investiti nel commercio portoghese. È inviato in Francia, per combinare il matrimonio del principe D. Teodósio, ma durante il viaggio è catturato dai corsari e portato a Londra. Giunto finalmente a Parigi incontra il Cardinale Mazzarino e Anna d’Austria, ma il progetto matrimoniale fallisce. Quindi riparte per l’Olanda, per portare avanti le trattative per la restituzione del Pernambuco.
1648 -Rimane ancora dieci mesi in Olanda; prende contatto con le comunità degli ebrei portoghesi di Amsterdam. Durante questo soggiorno incontra il rabbino Menasseh ben Israel, autore dell’opera Esperanças de Israel, con cui sostiene intensi dibattiti teologico-religiosi. Di ritorno a Lisbona, consegna al re un suo scritto, denominato Papel Forte, in cui difende la cessione provvisoria del Pernambuco agli Olandesi. La proposta incontra una forte opposizione.
1649 -Creazione della Compagnia Generale di Commercio del Brasile, anche grazie all’utilizzo del capitale dei cristãos-novos, che viene dichiarato esente da confisca. Giunge l’ordine affinché Vieira esca dalla Compagnia. Il re gli offre la carica di vescovo, ma lui rifiuta. Grazie alla protezione del re, può però rimanere nella Compagnia.
1650 -In missione in Italia, ufficialmente per verificare nuove possibilità di matrimonio per il principe D. Teodósio; primo soggiorno a Roma nel pieno fervore del Giubileo. Una missione più riservata prevede che Vieira tenti di promuovere a Napoli una rivolta contro gli Spagnoli [son passati solo tre anni da che Aprosio (p. 147 ) della sua Biblioteca Aprosiana non si è recato a Napoli sconvolta dalla poi domata rivolta di Masaniello]. Entrambi gli obiettivi falliscono, e Vieira, minacciato di morte dall’ambasciatore spagnolo, è costretto a fuggire precipitosamente da Roma.
1651 -Diminuita la sua influenza a Corte, Vieira decide di tornare in Brasile, per lavorare alla ricostituzione delle missioni gesuitiche nel Maranhão [In questo momento storico l' opera missionaria della Chiesa si concentra nel "Nuovo Mondo" anche per compensare errori pregressi in gran parte dovuti alle imprese dei "Conquistadores" ma altresì connessi all'incapacità, connivenza ma soprattutto imposiibilità dei primi missionari -fatte gloriose eccezioni di cui qui si parla- di opporsi a tante angherie quanto di comprendere un mondo così diverso da ogni aspettativa = questo senza nulla togliere all'opera dei Missionari in Oriente dove però contro le speranzose aspettative, dopo inizi incoraggianti, si preparano tempi difficilissimi per la Chiesa fin, come qui si vede, a veri e propri eccidi]
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1653 -Giunge a S. Luís do Maranhão. Qui comincia a dirigere le attività della missione, viaggiando continuamente, navigando e spostandosi con ogni sorta di imbarcazioni sul Rio delle Amazzoni per visitare i villaggi, apprendendo numerose lingue indigene. Difende in varie occasioni gli Indios contro i coloni che vogliono schiavizzarli. Scrive numerose lettere al re per ottenere provvedimenti in materia.
1654 -Il Pernambuco ritorna in possesso del Portogallo. Vieira pronuncia il Sermão de S. António aos Peixes. A giugno, s’imbarca per Lisbona, al fine di ottenere una nuova legge che risolva la situazione degli Indios. Vicino alle Azzorre incappa in una terribile tempesta, ed è poi imprigionato da corsari olandesi. Lasciato nelle Canarie, giunge infine a Lisbona a novembre.
1655 - Pronuncia nella Cappella Reale il Sermão da Sexagésima e nella Igreja da Misericórdia il Sermão do Bom Ladrão. Ottiene dal re la
**************Lei de Liberdade dos Índios**************.
Dopo questi successi ritorna nel Maranhão.
1656 -Muore D. João IV. La regina D. Luísa de Gusmão è nominata reggente [alla morte di João IV nel 1656 - l'anno profetizzato come funesto per la Cristianità- gli inquisitori disseppellirono il defunto re, lo posero nudo in terra e lo scomunicarono dopodiché gli diedero l'assoluzione e rimisero il cadavere al suo posto: era verosimilmente una condanna avverso certe scelte del Re anche quelle favorevoli al Vieira o da lui richieste come la "Legge a favore degli Indios" ma la lugubre cerimonia non era una rarità: in merito resta tristemente famoso il rogo post morte di eretici come il celebre autore del dannato Zodiacus Vitae "Palingenio Stellato"]
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1658 -Pronuncia l’elogio funebre di D. João IV.
1659 -Muore il principe D. Teodósio. Vieira percorre l’Amazzonia; scrive a P. André Fernandes, vescovo del Giappone e confessore della regina, la lettera Esperanças de Portugal, nella quale espone le sue idee messianiche, basate sulle profezie di Gonçalo Eanes Bandarra.
1660 -Il Consiglio Generale del Sant'Uffizio chiede a P. André Fernandes la consegna della lettera Esperanças de Portugal col fine di esaminarla.
1661 -I coloni del Pará si rivoltano contro i Gesuiti, che vogliono la cattura degli Indios. Vieira, con altri confratelli, è imprigionato, inviato nel Maranhão e quindi a Lisbona, dove giunge a novembre.
1662 -Pronuncia il Sermão da Epifania nella Cappella Reale. È nominato confessore del principe D. Pedro. A giugno una rivolta di palazzo toglie la reggenza alla regina D. Luísa e consegna il regno a D. Afonso VI. Molti amici della regina vengono esiliati. Vieira è inviato a Oporto.
1663 -A febbraio è trasferito da Oporto a Coimbra. Qui riprende a studiare e a scrivere, ma è spesso interrotto da una malattia che minaccia in diverse occasioni la sua vita. A giugno è chiamato per la prima volta a comparire davanti al Tribunale dell’Inquisizione di Coimbra, per deporre sulla lettera Esperanças de Portugal. Il 3 ottobre è dichiarato reo Gli interrogatori continuano.
1664 -Ottiene la possibilità di scrivere una difesa. Ma la malattia gli impedisce ancora di lavorare con continuità. Compone alcuni capitoli preliminari della cosiddetta História do Futuro (in realtà parte della Clavis Prophetarum). Il 23 di dicembre dovrebbe comparire nuovamente davanti al Tribunale e consegnare la difesa, che però non è pronta. Ottiene una proroga fino alla Pasqua successiva.
1665 -Il Livro Anteprimeiro dell’História do Futuro viene inviato al re, per ottenere il suo appoggio. Si ammala nuovamente, e non può comparire davanti al Tribunale. A settembre gli viene ordinato di consegnare tutte le carte in suo possesso. A ottobre viene incarcerato. Scrive la sua difesa disponendo del solo Breviario e, più tardi, di una Bibbia.
1666 -Muore D. Luísa de Gusmão. Nuovi interrogatori; Vieira è accusato di eresia giudaizzante [in merito alla quale -oltre che alle altre eresie e Proposizioni Dannate- si può leggere qui dall' Examen Ecclesiasticum - Pars II di F. Podestà nel contesto delle qui digitalizzate De Denuntiationibus Faciendis ad Edicta Inquisitorum].
1667 -D. Afonso VI cede la reggenza al fratello D. Pedro. Si concludono le sessioni dell’esame inquisitorio.
Vieira riceve la notizia decisiva che anche il Papa ha sottoscritto le accuse dell’Inquisizione portoghese; scrive un’ultima difesa, ma poco dopoil processo si chiude. Il 23 di dicembre, nell’aula dell’Inquisizione di Coimbra, viene letta la sentenza, che prevede la privazione della facoltà di predicare e della voce attiva e passiva, la proibizione di tornare a trattare delle "proposizioni condannate" [in merito alle Proposizioni Dannate molto si può leggere qui dall' Examen Ecclesiasticum - Pars I di F. Podestà : nel contesto della stessa opera Parte II si possono altresì visualizzare le digitalizzate Denunzie da farsi agli inquisitori in merito a varie forme di Eresia].
, la reclusione in una casa della Compagnia, oltre all’obbligo di pagare tutte le spese del processo.
1668 -È recluso nel Collegio di Coimbra e poi nella sede del Noviziato di Cotovia a Lisbona; ma i cambiamenti politici dovuti alla presa del potere da parte di D. Pedro ricreano una situazione a lui parzialmente favorevole. A giugno gli viene concesso il perdono e viene rimesso in libertà, ma rimane la proibizione a trattare delle proposizioni condannate.
1669 -Parte per Roma: la motivazione ufficiale del viaggio è difendere la canonizzazione di P. Inácio de Azevedo e di altri 39 Gesuiti uccisi da corsari calvinisti nel 1570; la motivazione personale, ottenere la revisione del processo inquisitorio. Il 21 di novembre viene ricevuto trionfalmente alle porte della città; il generale della Compagnia, Giovanni Paolo Oliva, dimostra di apprezzare notevolmente Vieira, e lo introduce nei più importanti circoli culturali romani, fra i quali la corte di Cristina di Svezia. Alla fine dell’anno muore Clemente IX.
1670 -Viene eletto papa Clemente X. Vieira, oltre che della canonizzazione dei martiri Gesuiti, riprende ad occuparsi anche di altri progetti, come la creazione di una Compagnia delle Indie e il problema dei cristãos-novos. Pronuncia, nella chiesa di Sant’Antonio dei Portoghesi, il suo primo sermone romano, il Sermão do Mandato.
1672 -Padre Antonio Vieira viene nominato predicatore ufficiale di Cristina di Svezia. Grazie all’incitamento del Generale Oliva, pronuncia il suo primo sermone in italiano: si tratta del Sermone delle Stimmate di S. Francesco, stampato a Roma nello stesso anno. In questo periodo torna anche a lavorare sui sermoni, per prepararli alla pubblicazione, e sui temi messianici, riprendendo una delle sue opere più importanti, la cui redazione lo accompagnerà fino alla fine della vita: la Clavis Prophetarum che non può aver influito sulle simpatie di Cristina attesi quei toni millenaristici, per Lei tanto interessanti sotto molti aspetti, di cui vi si tratta: e del resto alla Regina legge e commenta i temi millenaristici e messianici del sebastianismo cui da tempo crede = nemmeno è da escludere che le postazioni della sovrana in difesa degli Ebrei siano in qualche maniera maturate -aldilà della sua irriverente ma geniale modernità- quali conseguenze dei rapporti culturali ma soprattutto personali con l'opera a pro di Indios come pure di Marrani ed Ebrei Convertiti svolta dal Vieira
1673 -Collabora alla redazione di un documento che denuncia i metodi dell’Inquisizione portoghese e che contribuisce alla promulgazione, nell’anno seguente, di un breve pontificio che ordina la sospensione di autos-de-fé e processi.
1674 -Pronuncia nuovi sermoni in italiano: Le Cinque Pietre della Fionda di David, in cinque parti, e il Sermone del Beato Stanislao Kostka. A dicembre, nella Accademia reale di Cristina di Svezia, partecipa ad una disputa accademica nella quale difende Le Lacrime di Eraclito contro Il Riso di Democrito, difeso dal gesuita italiano Girolamo Cattaneo.
1675 -In risposta ad un memoriale inviato al papa e che racconta le ingiustizie subite durante il processo inquisitorio, il 17 aprile ottiene un breve papale che approva le sue posizioni e lo esenta dalla giurisdizione dell’Inquisizione portoghese. Il 22 maggio parte da Roma e il 23 agosto giunge a Lisbona, ma il principe reggente e la corte lo ricevono freddamente.
1679 -Esce il primo tomo dei Sermões.
1680 -Viene approvata una nuova legge sullo statuto giuridico degli Indios brasiliani. Vieira riceve dal generale Oliva la proposta di tornare a Roma come confessore di Cristina di Svezia, ma rifiuta, adducendo l’età e i problemi di salute.
1681 -Il 27 di gennaio parte definitivamente per il Brasile, dove esercita la funzione di Superiore delle Missioni. Risiede nella Quinta do Tanque, a Bahia, dove lavora alla pubblicazione dei sermoni e alla Clavis Prophetarum.
1682 -Esce il secondo tomo dei Sermões.
1683 -Il 4 di giugno l’Alcaide-Mor di Bahia viene assassinato da otto uomini mascherati; gli uomini si rifugiano nel Collegio dei Gesuiti. Il governatore del Brasile accusa Bernardo Ravasco, fratello di Vieira, e il figlio Gonçalo, cercando di implicare nel delitto anche il gesuita. Tre anni dopo giungerà l’assoluzione dei Ravasco, difesi da Vieira. Alla fine dell’anno muoiono D. Afonso VI e D. Maria Francesca di Savoia, moglie di D. Pedro. Vieira pronuncia l’elogio funebre della regina, il sermone Palavras de Deus empenhada e desempenhada. Esce il terzo tomo dei Sermões.
1685 -Esce il quarto tomo dei Sermões.
1686 -Vieira scrive la Carta apologética, diretta al Padre Jácomo Iquazafigo, nella quale difende le sue posizioni messianiche, in risposta ad uno scritto diffamatorio di un domenicano spagnolo. Esce la prima parte della raccolta intitolata Maria Rosa Mística (nono tomo dei Sermões).
1688 -È nominato Visitador General do Brasil, e vive per tre anni fra il Collegio della Compagnia e la Quinta do Tanque. Manifesta la sua opposizione alla legislazione vigente riguardante gli Indios. Esce la seconda parte della raccolta intitolata Maria Rosa Mística (decimo tomo dei Sermões).
1689 -Esce il quinto tomo dei Sermões.
1690 -Escono la raccolta Palavra de Deus Empenhada e Desempenhada (tredicesimo tomo dei Sermões) e il sesto tomo dei Sermões. In Messico Juana Inés de la Cruz pubblica la sua Carta Atenagórica, nella quale critica alcune posizioni di Vieira [destinata a suscitare una congerie di polemiche, cui il Vieira è estraneo, ma che coinvolge lotte intestine che a Città del Messico coinvolgono la Suora Letterata con il locale Arcivescovo e non solo: nel contesto di un programma di ridimensionamento, chiaramente misogino, dell'opera della discussa quanto celebre letterata sì da stornarla -come accadrà- dagli impegni intellettuali richiamandola pesantemente ai doveri di religiosa].
1691 -Conclude il triennio come ‘Visitador’.
1692 -Il re chiede al Governatore del Brasile di redigere con Vieira una nuova legislazione dedicata agli Indios. Esce il settimo tomo dei Sermões.
1694 -Nuovi conflitti con i coloni sulla questione degli Indios: Vieira si oppone nuovamente alla loro cattività. Successivamente, per motivi politici, la Congregazione Provinciale di Bahia lo priva della voce attiva e passiva. Vieira scrive per protesta diverse lettere al Generale della Compagnia. Una grave caduta dalle scale limita la sua autonomia; lo aiutano nel lavoro il segretario, P. José Soares, e, nell’ultimo periodo, P. Antonio Maria Bonucci. Esce l’ottavo tomo dei Sermões.
1695 -Giunge una prima risposta del Generale della Compagnia, che si pronuncia a favore di Vieira. Scrive un pamphlet dedicato all’interpretazione profetica delle apparizioni delle comete, dal titolo Voz de Deus ao Mundo, a Portugal e à Bahia.
1696 -Nuova grave caduta. Ammalato, a giugno lascia la Quinta do Tanque e si trasferisce definitivamente nel Collegio. Esce l’undicesimo tomo dei Sermões.
1697 -Ormai quasi cieco, il 12 di luglio detta la sua ultima lettera, indirizzata al Generale della Compagnia. Muore il 18 di luglio, a 89 anni. Dopo la sua morte viene resa pubblica la sentenza dei revisori di Roma, che dichiara nulla la risoluzione della Consulta che l’aveva privato della voce attiva e passiva.
1699 -Esce postumo il dodicesimo tomo dei Sermões, l’ultimo preparato dall’autore.
1710 -Esce il quattordicesimo tomo dei Sermões.
1718 -Esce la prima edizione del Livro Anteprimeiro da História do Futuro.
1748 -Esce il quindicesimo e ultimo tomo dei Sermões. Molte altre opere di Vieira, come le Cartas e gli scritti composti durante il processo, sono state pubblicate solo nel Novecento; la Clavis Prophetarum, della quale è stato recentemente pubblicato il terzo libro, attende ancora una edizione completa e conforme ai progetti originali dell’autore.
[a cura di Simone Celani ( le integrazioni e i collegamenti multimediali sono tutti ad opera della Redazione di "CulturaBarocca")]