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[ Approfondimenti sulla Chiesa di S. Michele (vedi qui i documenti digitalizzati cui non si può non aggiungere quanto ne ha scritto G. Palmero [ Le strutture ospitaliere intemelie nel basso medioevo. L’Ordine del Tempio ed altri fenomeni di religiosità assistenziale in “Intemelion. Cultura e territorio. Quaderno di studi dell’Accademia di cultura intemelia”, VI (2000), pp. 532 rielaborazione -anche disposta on line con stesso titolo- di un simile articolo di identico titolo ma altra sede di stampa = Le strutture ospitaliere intemelie nel basso medioevo. L’Ordine del Tempio ed altri fenomeni di religiosità assistenziale, realizzato in occasione della "3ème Journée d’Etudes Régionales", organizzata dalla Société d’Art et Histoire du Mentonnais (Menton, 9 ottobre 1999)] che, come si legge a p. 17, nota 39 dell'articolo on line precisa sulla linea dei contenuti già comprovati e qui leggibili con la notazione che, assodata in base alla donazione del conte Guido, l'esistenza (X-XI secc.) di una cappella cum hospicio destinata (secc. XI-XIII) ad una ricostruzione sì che il complesso monastico sarà integrato dalla realizzazione delle celle per i monaci, verosimilmente disposte introno ad un chiostro di cui si ricava notizia da un documento notarile redatto l'anno 1177 nel sito in domo et claustro Sancti Michaelis- come si legge nel basilare lavoro di E. Cais De Pierlas, I Conti di Ventimiglia. Il Priorato di San Michele ed il Principato di Seborga, in "Miscellanea di Storia Italiana", t. XXIII, VIII della n.s., Torino, 1884, p. 122: sempre dall'opera del Cais De Pierlas -ma pp. 32-35 e doc. XV, pp. 116-117- il Palmero recupera indicazioni su un cimitero prossimo al complesso religioso destinato a diventare però motivo di scontro nel XII secolo tra i monaci e il Capitolo della chiesa cattedrale: osservazione questa che si legge qui proposta dalla Storia di Ventimiglia, II edizione, di Girolamo Rossi ( = Giovanni Battista Semeria nei suoi Secoli Cristiani della Liguria (vagliata la specificità della Diocesi di Ventimiglia dipendente, a fronte delle altre Diocesi Liguri, fino al XVIII secolo non dalla Chiesa Metropolitana di Genova ma da quella di Milano) analizza specificatamente la Diocesi intemelia come "Diocesi di Frontiera" tracciandone la storia nella globalità fino ai suoi tempi: il Semeria analizza anche i Monasteri e Conventi della Diocesi non trascurando certo il complesso di S. Michele a Ventimiglia ma, rifacendosi al Gioffredo, postdata la donazione da parte dei conti di Ventimiglia al 1041 citando un documento che non coincide con il documento giudicato prossimo all'originale citato da molti celebri studiosi a lui posteriori nel contesto anche di un discorso ancora più esteso e suffragato da precise ricerche archivistiche qui proposto con il "documento originale della donazione" ( Il Rossi, che non giudica sempre corretto il Semeria, dopo una iniziale preoccupazione espressa nella I edizione della sua opera -attesa la precisione di varie osservazioni- per l'elenco dei vescovi di Ventimiglia preferisce alquanto, scrivendone anche la ragione, di Palemone Luigi Bima la Serie cronologica dei romani pontefici e degli arcivescovi e vescovi, Torino 1842, pp. 288-290; il Bima, che cita vescovi antichissimi, riferisce che "sebbene epoca certa non si possa precisare prima del 680, rapporteremo tuttavia il nome di alcuni vescovi, che in un antichissimo manoscritto ci fu da rispettabile persona comunicato, senza però garantirne l'autenticità = non concordano con questa sua cronotassi (ripresa con qualche integrazione dal Rossi e qui proposta) anche in merito a Vescovi posteriori all'anno indicato da Bima, altri studiosi come Ughelli, Semeria, Cappelletti e Gams)], = notizie sul complesso di S. Michele (pur senza citare le vicende di monastero ed ospedale) provengono, nel '600, dal solito Angelico Aprosio che nel suo repertorio biblioteconomico a stampa del 1673 La Biblioteca Aprosiana fornendo una descrizione di Ventimiglia e quindi anche dei luoghi di culto descrive appunto seppur come "rosa dai denti del tempo la chiesa di S. Michele" (pp. 72 - 73) non trascurando però di menzionare, oltre ad una presunta sua edificazione su un tempio pagano dei Dioscuri, la presenza di reperti romani (l'attività del cenobio di S. Michele, la sua fioritura ma soprattutto la su celere decadenza -quest'ultima rimane comunque un'ipotesi- per quanto acclarata da documenti d'epoca può anche essere connessa al 1564 allorquando un terremoto aveva minato Ventimiglia ed il suo territorio: la sua analisi -ricostruibile dal "Manoscritto 1 del Fondo Bono della Biblioteca Aprosiana"- non è semplicissima ma come detto da un' attenta ricostruzione degli eventi prende corpo l'idea che il ventimigliese sia stato provato da una serie di sismi anteriormente al tragico 20 luglio 1564 in cui Nizza fu gravemente colpita dal grave terremoto di cui si è conservato e qui proposto un Disegno d'epoca: l'importantissimo e qui trascritto criticamente Manoscritto Borea trattante per secoli le Cronache di Sanremo e della Liguria Occidentale in effetti non dimensiona il sisma del 1564 ad un giorno preciso ma parla di molteplici eventi tellurici durati per mesi, dalla Francia al Piemonte alla Liguria ponentina e quindi su un areale assai vasto, pur risultando clamoroso, fra tutti, l'evento catastrofico che colpì con Nizza una vasta area territoriale pur essend stato anticipato second alcuni documentati studiosi per l'areale ligure-rovenzale e la stessa Ventimiglia al 15 marzo del 1564 = per correttezza giova rammentar che Aprosio parla sì di cedimenti strutturali nel complesso urbano di Ventimiglia nel XVI secolo (p. 42 della Biblioteca Aprosiana) ma non esplicitamente di sismi ed in merito a San Michele esprime un giudizio sulla non curanza dei frati li Monaci dell'Isola di Lerino ma non entra nel dettaglio oltre all'affermazione che la struttura è degradata sia perchè "rosa dai denti del tempo", quanto per assenza di cura e restauri al punto di esser perse le lia, [esser la chiesa soltanto] rimasta col corpo di mezzo: attento curatore dei suoi scritti Aprosio ritorna sull'opera correggendo la svista dello stampatore precisando nell'Errata-Corrige = come Lia sia da intendersi per Ali dell complesso ecclesiale) = dipende altresì totalmente da Aprosio D. Bertolotti che nel suo ottocentesco volume sulla "Liguria costiera" (qui digitalizzato integralmente) si sofferma relativamente sui monumenti di Ventimiglia citando la chiesa cattedrale in via soprattutto della lapide a Giunone Regina all'epoca utilizzata ancora come gradino d'accesso (da tempo però sistemata decorosamente nell'interno della chiesa) al sacro edificio e non registra osservazioni particolarmente nuove sul complesso di San Michele sempre dipendente dall'Aprosio nella descrizione di S. Michele: risulta per certi aspetti, nonostante la minore dimensione del suo lavoro, essere in merito più interessante -come appena qui sotto si legge- un altro viaggiatore culturale del XIX secolo cioè Giacomo Navone [ in una sua pubblicazione (Passeggiata per la Liguria Occidentale fatto nell'anno 1827...) entro la qui digitalizzata Lettera XIII trattante Ventimiglia - che raggiunge e visita dopo essersi incontrato in prossimità del fiume/torrente Nervia -stampato erroneamente Norcia- dopo essersi incontrato con due ventimigliesi che lì lo aspettavano "...Scipione e Torquato... (manca il cognome di entrambi ma gli stessi nomi sono spurii anche se per quanto si legge deva trattarsi di cittadini di rango) da lui ...definiti carissimi amici miei... " ( Il Navone era sulla riva orientale del Nervia e per giungervi aveva seguito la strada costiera mentre i due che lo attendevano Scipione certamente di Ventimiglia, Torquato verosimilmente di area più occidentale, stavano sulla riva occidentale: mai sapremo se vista la carenza di un ponte per congiungersi guadarono il fiume o si valsero dell'opera di un traghettatore per accedere al futuro sito archeologico di Nervia ancora prebenda episcopale ma all'epoca ancora soprattutto base di importanza strategico-viaria donde procedere alla volta di Ventimiglia )] = a fronte del ponderoso volume qui digitalizzato del Bertolotti nell' opera appena sopra menzionata del Navone risulta interessante una piccola ma non banale considerazione su quando trovandosi nell'area della Chiesa di S. Michele ricevette da alcuni contadini l'offerta, da lui accettata, di acquistare reperti di romanità rinvenuti nelle vicine terre rurali = l'argomento non è certo privo di importanza -a testimoniare una continuità di frequentazioni, anche per diversificate motivazioni, e conseguenti visitazioni (anche con la realizzazione di un cimitero od area cimiteriale da cui vari reperti sono emersi, in tempi distinti, dell'areale nei secoli- in quanto ancora agli inizi del XX secolo un bibliofilo/collezionista di Ventimiglia acquisì da operatori rurali operanti nell'area della Chiesa di S. Michele non poco materiale, sia di medagliette religiose di varie epoche sia di monete romane e non di cui qui si propongono alcuni fra gli esemplari che ci fu concesso di riprodurre da un suo erede e discendente [nei secoli mai erano stati rari nel contesto ecclesiale i contrasti tra clero regolare e clero secolare, anche in merito alla fruizione dei cimiteri [ e contestualmente della pompa dei cadaveri, delle processioni funebri, delle stesse sepolture con diritto o meno di esser inumati in terra consacrata non esclusa la tipologia delle stesse tombe come qui si può visualizzare da testi antichi digitalizzati, non escluso tutto ciò che riguardava l'edificazione e o modificazione di edifici e strutture religiose (a titolo documentario si analizzi, per quanto riguardante il '600 ma comunque rimandante ad antiche normative, la così detta problematica delle 300 e quindi 140 canne che rischiò seriamente di impedire la modificazione del Convento Agostiniano di Ventimiglia e quindi la realizzazione della Biblioteca Aprosiana di Ventimiglia)]: il problema dei luoghi deputati alle inumazioni crebbe a dismisura con il tempo sin a quando vecchi cimiteri vennero smantellati (talora, magari, fin troppo in fretta, lasciando in loco, sotto terre ad altro destinate, reperti funebri di varie epoche) soprattutto per fatiscenza e ragioni igienico sanitarie (abbandonando la consuetudine di seppellire entro le chiese ed istituendo cimiteri recintati, con forme di seppellimento adeguate per profondità e tipologia ) come detta il qui proposto Manoscrito Wenzel pressoché contemporaneo ai provvedimenti napoleonici in merito alle inumazioni che, per quanto anche poeticamente contestati -si veda il Dei Sepolcri di Ugo Foscolo-, rientravano, con altre norme, nell'ormai inevitabile riordinamento ecclesiale voluto dell'Imperatore e qui proposto con la riproduzione di documenti antiquari = come scritto sopra i contrasti tra clero regolare e clero secolare attraversarono però, sempre, i secoli e ne fa fede il fatto che tra le ragioni per cui il discepolo di Aprosio e grande secondo Custode della "Libraria" di Ventimiglia Domenico Antonio Gandolfo dovette, lasciando la propria città senza poter finalizzare importanti sue progettazioni, recarsi a Genzano sui colli romani per dirimere in tal campo un duro contenzioso tra l'Arciprete della località e i locali monaci agostiniani (molteplici erano le ragioni dei contrasti fra Arciprete ed Agostiniani ma tra queste primeggiavano i diritti di precedenza -anche nelle processioni- e contestualmente vari diritti sulle inumazioni dei cadaveri insieme a controversie su ulteriori priorità nelle sepolture) ]
APPROFONDIMENTO SU: BENEDETTINI ED "ANTONIANI" TRA SAN MICHELE DI VENTIMIGLIA E SEBORGA
* -VEDI DI SEGUITO: DIPLOMAZIA E CARTOGRAFIA: SEBORGA E LA SUA STORIA MILLENARIA [ARTICOLO QUI DIGITALIZZATO E LEGGIBILE A SCORRIMENTO DELLE PAGINE = CON TUTTI I DOCUMENTI RELATIVI RIPRODOTTI, COMPRESE LE RIGCOGNIZIONI SETTECENTESCHE DEL CARTOGRAFO M. VINZONI (DOC. I E II) E TRASCRIZIONI DI COPIE VARIE DI DOCUMENTI ANTICHI (DOC. III E IV)] = LA "DONAZIONE DEL CONTE GUIDO ALL'ABBAZIA LERINESE DI S. ONORATO DI S. MICHELE IN VENTIMIGLIA CON IL POSSEDIMENTO DI SEBORGA NELL'ENTROTERRA DI BORDIGHERA [COL. II = ( L' ATTO E' REPUTATO DAGLI STUDIOSI DEL 954: CURIOSAMENTE L'ATTO QUI PROPOSTO INTEGRALMENTE E COLLAZIONATO CON QUELLO DEL 954 MA GIUDICATO MANIPOLATO DALLA REPUBBLICA DI GENOVA AL TEMPO DEL CONTENZIOSO CON IL DUCATO SABAUDO PER IL CONTROLLO DI SEBORGA E DATATO DEL 1155 DAREBBE UNA GIUSTIFICAZIONE DIVERSA SUI DIRITTI A FIANCO DI LERINO DELL'ABBAZIA BENEDETTINA DI MONTMAJOUR CHE DI FATTO CONTROLLAVA TOTALMENTE GLI ANTONIANI, DESTINATI POI COME "CANONICI DI VIENNE" AD EMANCIPARSI, CHE PER SUO CONTO E NOMINAZIONE SAREBBERO STATI COADUNATI QUALI OPERATORI NELL' OSPEDALE DI CUI IL CONTE VOLEVA L'EREZIONE = LOGICAMENTE E' QUESTA UNA MERA CONSIDERAZIONE TENENDO CONTO DELLE DONAZIONI, CHE SPESSO LEGAVANO IN SINERGIA, DI TERRE A CONVENTI BENEDETTINI PER RIPOPOLARE TERRE DEVASTATE DAI "PERFIDI SARACENI" = E PER ESEMPIO IL CENOBIO A BORDIGHERA DI S. AMPELIO RIENTRO' PARIMENTI FRA DONATIVI FEUDALI ANCHE, COME IN QUESTO CASO, ALL' ABBAZIA DI SAINT PIERRE DI MONTMAJOUR )]
** - "GLI ABITANTI DI SEBORGA RICONOSCENDOSI HOMINES DICTI MONASTERII SI OBBLIGANO AL PAGAMENTO DELLE DECIME" (3/XII/1394) : VEDI QUINDI ATTO DI OMAGGIO (1469) DEGLI ABITANTI DI SEBORGA A FRA NICOLAO DI SEBORGA D'AURIGO, PRIORE DI S. MICHELE
*** - VISUALIZZA QUINDI "XVIII SECOLO =CRISI DEL COMPLESSO DEMICO DI SEBORGA": PROPOSITO DI VENDITA DEL POSSEDIMENTO AL DUCA DI SAVOIA (DIFFICOLTA' CONNESSE ANCHE PER L'INTERFERENZA DI GENOVA, LE TITUBANZE DELLA SANTA SEDE, L'APPOGGIO DATO AI GENOVESI DAL SIGNORE DI MONACO) - VALIDITA' NEGATA ALLA PRIMA VENDITA TRA IL DUCA SABAUDO VITTORIO AMEDEO E L'ABATE DI MEYRONET (II CAPOVERSO) DOVUTA -TRA ALTRE COSE- ALLE PRETESE DEI MONACI DI MONTMAJUOR CHE SI APPELLARONO ALLA CLAUSOLA DI SALVAGUARDIA INSERITA NEL TESTAMENTO DEL CONTE GUIDO DEL 954 LA QUALE ESPRESSAMENTE STABILIVA "IN CASO DI VENDITA DEL PRINCIPATO LA DEVOLUZIONE A TALE ABBAZIA" (COL.II , DA RIGA 18) - STIPULA (20/I/1729) DEL SECONDO E DEFINITIVO CONTRATTO DI VENDITA DI SEBORGA AI SAVOIA PER 175.000 LIRE PIU' 15.000 DOVUTE AL MONASTERO DI MONTMAJOUR D'ARLES - LA DIPLOMAZIA GENOVESE IMPUGNA LA VALIDITA' DELLA MEDIEVALE DONAZIONE (DA COL. II IN POI) = VEDI QUI RASSEGNA DI DOCUMENTI - VEDI ANCORA LEGGENDO DI SEGUITO DOCUMENTO III E POI DOCUMENTO IV CONCERNENTI LA PROPOSIZIONE DELLA "PRETESA DONAZIONE DEL CONTE GUIDO DEL 954 E I COMMENTI GENOVESI IN MERITO ALLA SUA SUPPOSTA CONDIZIONE DI APOCRIFO PER GIUSTIFICARE UN FALSO ATTO DI PROPRIETA' DEI MONACI (COL. II, FINE, NOTA 14) .



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