Una scoperta eccezionale che confuse Roma tutta e fece vacillare alcune coscienze fu fatta alla fine del XVI secolo nel corso di lavori casuali di sterro e recupero materiale edilizio sulla via Appia.
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Nell'aprile del 1485 alcuni operai scoprirono non lungi da Roma durante uno scavo presso la "via Appia" (leggi la relazione coeva) scoprirono un SARCOFAGO dal contenuto straordinario: in esso stava il corpo mummificato (la mummia) di una ragazza romana di notevole bellezza = sopra è proposto il disegno fatto, da un testimone oculare l'umanista B. Fonte, della mummia e del sarcofago [tra i Romani antichi la mummificazione era rara = vedi qui le immagini di un rito funebre romano registrato entro il Capitolo dedicato agli "Usi funebri Romani"
di questa opera di G. B. Casali corrispondente e "Fautore" di Aprosio
= per correttezza documentaria giova però rammentare come proprio il Casali nella sua citata opera abbia fatto cenno al saltuario uso dell' imbalsamazione presso i Romani e che trattandone abbia non solo menzionato [pur con qualche divergenza da altre versioni: vuol identificare nella fanciulla la figlia di Cicerone e cita come Papa al momento del ritrovamento Alessandro VI successore di Innocenzo VIII morto nel 1492 (che fece disperdere il reperto temendo il dilagare della superstizione: del resto Innocenzo VIII fu uno dei pontefici che maggiormente caldeggiarono la lotta contro il supposto demoniaco e in particolare la Caccia alle Streghe sì da pubblicare questa sua "Bolla" (leggi) intitolata Summis Desiderantes)] il caso della fanciulla di cui sopra (tale scrittore recupera anche la diceria - donde come qui si legge di seguito derivarono tanti sospetti superstiziosi- della lucerna ancora accesa e spentasi appena scoperchiata l'arca) ma che scrivendo di seguito abbia menzionato un altro ritrovamento di un personaggio apparentemente di grande importanza e verosimilmente soggetto ad un qualche processo di imbalsamazione = anche se quasi nello stesso luogo
l'autore si sofferma su un principio esatto, anche se esposto in forma dubitativa, "Ma io credo che questa lunga conservazione dei corpi sia da ascrivere a nessun'altra ragione che alla specificità degli aromi di cui noi al presente non sappiamo pressoché nulla ipotesi quanto mai esatta che sarebbe poi stata suffragata pienamente dalle ottocentesche investigazioni del Visconte di Marcellus, Plenipotenziario di Francia, viaggiatore, archeologo ed esploratore come qui si legge (che esplorò sia Basso Egitto che Medio ed Alto Egitto riportando molti dati di rilievo e soffermandosi con sagacia sia sulle Piramidi in generale che sulle "Piramidi di Gizeh" e sulla metropoli di Tebe) avendo l'ardire di recarsi, mosso da insaziabile voglia di sapere, in luoghi da secoli inaccessibili ai Cristiani (specie in prossimità del Mar Morto) per il dominio dell'Impero Turco ove gli Egizi raccoglievano molte delle sostanze loro necessarie - tra cui bitume e pissasfalto - alle pratiche di imbalsamazione = è da citare per completezza di dati come nel cinquecento il medico israelita lusitano Amatus Lusitanus alias João Rodriguez nel suo vastissimo trattato su Dioscoride fece varie osservazioni su questi minerali e sugli aromi e le piante essenziali con riflessioni importanti su Bitume e pure su Pissasfalto e come di seguito nella sua celebre quanto rara "Storia Naturale" Ferrante Imperato precisamente al Capitolo XIV abbia dedicato, sempre nel XVI secolo, una ancora più ampia dissertazione su
Asfalto, Bitume, Succino, Nafta ecc. e sulle proprietà loro attribuite].
Ritornando alle riflessioni sul citato rinvenimento a Roma di sarcofago e mummia è da dire che per volere dei "Conservatori della città" la fanciulla mummificata con l'arredo funebre fu esposta per due giorni al "Palazzo dei Conservatori" di modo che una folla enorme (oltre 20.000 persone si recò a visitarlo) spinta dalla convinzione di un fatto miracoloso ed anche dalla superstizione, ritenendosi che presso il corpo fosse stata rinvenuta una lucerna ancora accesa dopo oltre mille anni di inumazione (ma su questo concorreva anche il timore per la rinascita di qualche credo nel fuoco inestinguibile delle Dea Vesta
atteso che le sacerdotesse Vestali anche nel tardo Impero godettero venerazione non solo dai pagani ma quantomeno rispetto dai cristiani e che la propaganda
antipagana si sforzò a demolirne la valenza - naturalmente entro un antico e ben più esteso processo di sconsacrazione e spesso distruzione dei siti pagani, cultuali e non - sfruttando non tanto il falso mito nero e propagandistico oltre che misogino del Senato delle Donne creato da Eliogabalo del resto per nulla indecoroso ma piuttosto altre scelte
dell'Imperatore Eliogabalo che, anche per ignoranza religiosa in quanto di cultura spirituale orientaleggiante, ideò la sua congiunzione in un matrimonio sacro (ierogamia) unanimemente giudicato blasfemo con la Vestale Giulia Aquilia Severa nell'ipotesi di generare un Dio suscitando scandalo ad ogni livello di polazione in Roma e nell'Occidente, sia pagana che cristiana = fermo restando il principio che molte cose son tuttora in merito alla gestione del fuoco
presso gli antichi greci e soprattutto romani: in particolare giammai dimenticando l'arma del Fuoco Sacro - Fuoco Greco su cui generazioni di studiosi, compreso Leonardo che comunque a nulla sarebbe approdato, si sono vanamente industriate sino ai nostri giorni incapaci di ricostruirne la formula).
Per evitare il crescere della superstizione (verosimilmente interagente con altre considerazioni qui proposte) "Papa Innocenzo VIII" ordinò però poi che il corpo di notte fosse di nuovo portato in luogo segreto e disperso nei dintorni di "Porta Pinciana" [ non si deve comunque dimenticare che Papa Innocenzo VIII fu uno dei pontefici che maggiormente caldeggiarono la lotta contro il supposto demoniaco e in particolare la Caccia alle Streghe sì da pubblicare questa sua "Bolla" Summis Desiderantes = del pari, per correttezza esaustiva, non si può trascurare il fatto che nella scelta di Papa Innocenzo VIII risiedesse la particolare postazione ecclesiastica sviluppatasi a riguardo dell' alchimia (tra i cui componenti come la mummia, anche per il principio del "magnetismo universale" era essenziale) stava in un precario equilibrio di crescenti sospetti tanto che - pur fra eccezioni che si possono leggere- già prima di Innocenzo VIII avevano portato sotto il Pontefice Giovanni XXII ad una sostanziale condanna da parte della Chiesa nel suo sforzo, dopo un certo supposto lassismo, contro proliferazioni eretiche e ritorni di paganesimo (leggi): anche se è da dire che la condanna dell'alchimia inclusa in siffatta "Costituzione" detta Spondent (leggine il testo) non parve a molti interpreti assoluta dovendosi escludere da tal condanna coloro che operassero solo per ricerche scientifiche ed oneste terapie non richiedendo soccorsi demoniaci né oprando per arricchirsi indebitamente
= a siffatta interpretazione, che risulta pressoché consequenziale del testo della Costituzione papale,
concorse certo la supposta frequentazione degli alchimisti di vari individui diversamente specializzati quanto via via relegati dal ruolo di terapisti a quello di stregoni anche se a tutto ciò nemmeno doveva esser estranea la crescente rivalità con altre scuole mediche già organizzatesi in corporazioni ed in grado di esercitare pressioni - peraltro documentate anche a posteriori nella diatriba tra il medico empirico, paracelsiano e supposto alchimista Bovio ed il razionale Gelli: organizzazioni, associazioni o meglio corporazioni come quella dei medici fisici e razionali di cui casualmente si trovano tracce palesi (vedi il citato Gelli = leggi qui le sue opposizioni non solo al Bovio ma alla scuola empirica, paracelsiana e all'alchimia) da non trascurare avverso appunto gli alchimisti o, seppur implicitamente e da intuirsi tra le righe dei documenti, come nel caso, quasi coevo al rinvenimento di questa mummia romana, l'evento del processo alle supposte Streghe di Triora
laddove una "sospetta giovane strega, carcerata e torturata", ammise una certa frequentazione con un giovane praticante di alchimia].
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Il DISEGNO DEL CORPO MUMMIFICATO ("disegno a penna colorato all'acquarello, in lettera di B.Fonte a F.Sassetti, Coll. Prof. B.Ashmole, Oxford") è opera di un testimone oculare dello straordinario evento, l'umanista Da Fonte che ne scrisse all'amico fiorentino "Sassetti" che a sua volta fece resoconto del fatto al dottissimo amico "Lorenzo il Magnifico de' Medici".
Così annotò il "Da Fonte": "Bartolomeo Fonte al suo amico Francesco Sassetti salute...
Mi hai pregato di dirti qualcosa sul corpo di donna trovato di recente presso la Via Appia. Spero soltanto che la mia penna sia in grado di descrivere la bellezza e il fascino di quel corpo. Se non ci fosse la testimonianza di tutta Roma il fatto sembrerebbe incredibile...Nei pressi della sesta pietra miliare dell'Appia, alcuni operai, in cerca d'una cava di marmo, avevano appena estratto un gran blocco quando improvvisamente sprofondarono in una volta a tegole profonda dodici piedi. Rinvennero colà un sarcofago di marmo. Apertolo, vi trovarono un corpo disposto bocconi, coperto d'una sostanza alta due dita, grassa e profumata. Rimossa la crosta odorosa a cominciare dalla testa, apparve loro un volto di così limpido pallore da far sembrare che la fanciulla fosse stata sepolta quel giorno. I lunghi capelli neri aderivano ancora al cranio, erano spartiti e annodati come si conviene a una giovane, e raccolti in una reticella di seta e oro.
Orecchie minuscole, fronte bassa, sopraccigli neri, infine occhi di forma singolare sotto le cui palpebre si scorgeva ancora la cornea. Persino le narici erano ancora intatte e sì morbide da vibrare al semplice contatto di un dito. Le labbra rosse, socchiuse, i denti piccoli e bianchi, la lingua scarlatta sin vicino al palato. Guance, mento, nuca e collo sembravano palpitare. Le braccia scendevano intatte dalle spalle, sì che,volendo, avresti, potuto muoverle. Le unghie aderivano ancora saldamente alle splendide, lunghe dita delle mani distese; anche se avessi tentato non saresti riuscito a staccarle. Petto, ventre e grembo, erano invece compressi da un lato, e dopo l'asportazione della crosta aromatica si decomposero. Il dorso, i fianchi e il deretano avevano invece conservato i loro contorni e le forme meravigliose, così come le cosce e le gambe che in vita avevano sicuramente presentato pregi anche maggiori del viso.
In breve, deve essersi trattato della fanciulla più bella, di nobile schiatta, del periodo in cui Roma era al massimo splendore.
Purtroppo il maestoso monumento sopra la cripta è andato distrutto molti secoli or sono senza che sia rimasta neanche un'iscrizione. Anche il sarcofago non porta alcun segno: non conosciamo né il nome della fanciulla, né la sua origine, né la sua età" (trad. dal latino dell'originale in "Collezione Prof. B.Ashmole, Oxford").
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