cultura barocca
inf. B. D.

FINE SELEZIONE

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Il CULTO DEL CORPO data da epoca antichissima: logicamente parlando di mummie, mummificazione, imbalsamazione (La mummificazione è un processo naturale di conservazione del corpo mentre l’ imbalsamazione è un processo artificiale. Nel primo caso occorrono: assenza totale di umidità e temperature elevatissime oppure bassissime) di primo acchito il pensiero corre alla civiltà degli Egizi (vedi immagini e leggi testo). la mummificazione tuttavia non dovette esser obliata nemmeno ai tempi dell'Impero di Roma su cui puoi qui vedere la regolamentazione delle inumazioni secondo il Digesto con rinvenimenti eclatanti come nel caso di questa fanciulla mummificata rinvenuta nel Rinascimento non lontano dall'Urbe purtroppo andata distrutta e dispera per volere di Papa Innocenzo VIII in forza della superstizione epocale e di quella che andava serpeggiando tra una folla di visitatori sempre più numerosa[sopra l'immagine evidenziabile da link è proposto il disegno fatto, da un testimone oculare l'umanista B. Fonte, della mummia e del sarcofago].
I primi cristiani riempirono le catacombe di scheletri mentre i vescovi erano sepolti nelle cattedrali.
Per conseguenza di ciò dal terzo secolo d.C. presero a comparire "mummie naturali", vale a dire corpi essiccatisi naturalmente specie per effetti dell' ambiente. nella fattispecie il corpo di sant' Ubaldo, esposto sull' altare della cattedrale di Gubbio, costituisce un mirabile esempio di mummia naturale come peraltro, a Lucca, anche quello di santa Zita. Contestualmente tuttavia i cristiani praticarono anche l' "imbalsamazione artificiale" di quanti fossero emersi per dottrina o amore di Dio al fine che le loro spoglie, pubblicamente ostentate in una sorta di incorruttibilità, potessero trasmettere per sempre tra i fedeli una qualche tangibile prova di fede. Non deve stupire questa consuetudine della Chiesa cattolica: lo stesso Cristo fu imbalsamato o più specificatamente fu unto con balsami, prima di essere deposto nel sepolcro. E simile usanza della tradizione ebraica (come detto poi trasmessa alla cultualità cristiana) traeva le sue origini dalla cattività degli Ebrei in Egitto: a rigor del vero pulizia e unzione della salma, pur costituivano una mummificazione vera e propria, ma finivano per garantire un processo di conservazione, al punto che, volendo segnalare una qualche distinzione tipologica tra le mummie giunte alla contemporaneità, se ne possono catalogare di tre grandi generi: le mummie naturali, quelle artificiali ed ancora mummie, da alcuni studiosi definite "preterintenzionali" cioè formatesi ad insaputa dei pietosi loro manipolatori ignari della funzione conservatrice determinata da particolari balsami ed unguenti. E' altresì da menzionare come nel Sud d'Italia, in dipendenza del clima particolarmente secco, tra i secoli XV e XVII, sia sia sviluppata l'involontaria formazione di "mummie naturali" in dipendenza dell'inumazione di cadaveri di gente comune entro chiese e monasteri anche da parte della gente comune: e la testimohnianza più eclatante di questo tipo di "mummia intermedia" è notoriamente data dalle Catacombe dei Cappuccini a Palermo, dove riposano 1850 salme, in gran parte mummificate da un processo naturale in qualche maniera potenziato dagli stessi frati custodi che deponevano i corpi in camere ventilate o seduti su strutture chiamate colatoi per cui i fluidi cadaverici venivano drenati sì che, passati alcuni mesi il corpo, ancora flessibile ma prosciugato, poteva esser deposto orizzontalmente in vasche e quindi coperto di terra vulcanica per una completa definitiva disidratazione. Tuttavia, nella stessa epoca cristiana, il procedimento di imbalsamazione era molto spesso come si evince dai i segni di eviscerazione visibili su mummie medievali come quella di san Bernardino da Siena (in merito alla quale è tuttora custodito il coltello utilizzato per l' incisione) o di santa Chiara da Montefalco.
Tra il XVII e il XIX secolo nel trovare sempre diverse, nuove e migliori formule, per la conservazione anatomica. Specialmente tra i sec. XVIII e XIX in tutta Europa e anche in Italia fiorirono interessanti raccolte scientifiche, che non mancavano di annoverare nei loro inventari riproduzioni e preparati anatomici animali e umani [il successo di tante grandi esplorazioni e scoperte geografiche aveva determinato crescente interesse per altre civiltà rispetto a quelle della tradizione classica ed in ciò un ruolo importante era toccato a Luigi Augusto di Thivac, visconte di Marcellus che tra l'altro portò grande attenzione, per un pubblico variegato, sull' Egitto, sulla sua civiltà antichissima e sull'affascinante mistero delle mummie oltre che sulla sfida contro morte e dimenticanza in virtù di sostanze di cui qui si parla e dei consequenziali artifici in quella che era anche detta la "Casa dei Morti"= dai tempi delle Crociate per il medioevo ed anche oltre si prese il destro di attribuire alla mummia egizia straordinari poteri curativi sì che molti Cavalieri Templari si diedero alla ricerca di vere mummie da portare in Europa ove si vendevano ad altissimo prezzo: cosa che indusse pericolosi ciarlatani detti Mangones di creare e mettere in commercio Mummie Effimere come qui si vede].
La tecnica moderna di "imbalsamazione" -forse più nota anche per la fama, ed il mistero, che ne circondavano alcuni illustri praticanti- tuttavia tendeva a non riproporre più le costumanze egizie o meglio i relitti di quanto era rimasto della tradizione egizia in merito: andava oramai vieppiù affermandosi una tecnica, assai guidata dalla ultime conquiste della chimica, della "mineralizzazione" dei cadaveri, spesso enfatizzata nell'espressione colorita ed orrorifica di "pietrificazione" (caso a sè stante sono poi le mummie ritrovate nei territori dell'impero Inca. Come con grande competenza ha scritto ArcheoMedia Rivista di Archeologia on Line="Gli Inca prevedevano la mummificazione per “elevare” i propri defunti. Scelto un processo naturale al quale apportarono piccole modifiche, le loro mummie venivano prodotte e conservate con molta cura; differenti i trattamenti tra sovrani e il popolo. Le mummie “normali” Inca venivano disidratate per mezzo di processi naturali. Venivano esposte al sole durante il giorno e mantenute al freddo la notte. Per i sovrani, invece, venivano utilizzate tecniche più complesse. I corpi erano trattati con sostanze che facilitavano la conservazione, zigomi e orbite venivano riempiti con zucchine o scorze di zucca; la pelle rimaneva in tensione grazie a lamine metalliche (spesso rame). Gli organi interni subivano interventi importanti. Il cuore, in particolare, veniva estratto e ridotto in poltiglia, amalgamato con polvere d’oro e successivamente posto in un disco d’oro. Tale tecnica, inoltre, venne integrata anche dai Chachapoya, una volta subita la conquista da parte del popolo Inca".) Nell'analisi di siffatta temperie culturale è mediamente sfuggita una pubblicazione abbastanza introvabile in Italia (Hooper, Robert, La guida per il notomico ch'espone la notomia, la fisiologia, le morbose apparenze ec. del corpo umano e l'arte di prepararne notomicamente le parti ec. Del sig. Roberto Hooper. Prima traduzione italiana, Napoli : dai torchi di Saverio Giordano. Si vende nel Gabinetto Letterario largo Trinita Maggiore, 1819, 2 v. ; 8° - l'esemplare qui riprodotto proviene da Biblioteca Privata): il traduttore dall'inglese all'italiano di questa opera dell'abbastanza celebre ROBERT HOOPER <1773-1835> fu un dottore di cui ben poco si sa e di cui il nome stesso oscilla tra le forme ANTON-JOSEPH MARIAGI ed ANTONIO GIOSEFFO MARIAGI che, ad integrazione del suo lavoro di traduttore, volendo arricchire lo scritto dello Hooper evidenziandone anche qualche lacuna, fece pubblicare in APPENDICE ALLO STESSO una sua operetta dal titolo CENNI SULL'ARTE DI SPARARE I CADAVERI E D'IMBALSAMARLI IN APPENDICE ALLA GUIDA DEL NOTOMICO DEL SIG. HOOPER [privare delle viscere un cadavere prima di procedere all'imbalsamazione = S. BATTAGLIA = Sparare1, pag. 701, GDLI] piuttosto interessante perchè oltre a fornire vari dati sulla dissezione dei cadaveri vi si pone specificatamente il problema de L'ARTE D'IMBALSAMARE, tracciando una concisa ma efficace storia di questa "disciplina antichissima" e contestualmente fornendo dati non inutili sul fatto che ai primi del XIX secolo pur affermandosi vieppiù per l'IMBALSAMAZIONE un MODERNO METODO -quello che l'autore chiama SECONDO METODO sostanzialmente identificabile con un processo di "mineralizzazione" o "pietrificazione"- ancora si praticava il METODO ANTICO quello che lo stesso MARIAGI definisce PRIMO METODO e che non senza ragioni ritiene filiazione, attraverso i millenni, delle PRATICHE DI IMBALSAMAZIONE ELABORATE DAGLI ANTICHI.

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