cultura barocca
Informatizzazione del testo e integrazioni di B. E. Durante

Eliogabalo o Elagabalo (latino: Heliogabalus o Elagabalus), nato come Sesto Vario Avito Bassiano (Sextus Varius Avitus Bassianus) e regnante col nome di Marco Aurelio Antonino (Marcus Aurelius Antoninus; Roma, 203 – Roma, 11 marzo 222) è stato un imperatore romano della dinastia dei Severi, che regnò dal 16 maggio 218 alla sua morte.
Siriano di origine, Eliogabalo era, per diritto ereditario, l'alto sacerdote del dio sole di Emesa, sua città d'origine. Il nome "Eliogabalo" deriva da due parole siriache,
El ("dio") e Gabal (concetto associabile a "montagna"), e significa "il dio [che si manifesta in una] montagna", chiaro riferimento alla divinità solare di cui era sacerdote, rappresentata da un betilo (una pietra sacra); non venne mai usato da Avito Bassiano, né dai suoi contemporanei, ma è attestato solo a partire da una fonte del IV secolo.
Col sostegno della madre, Giulia Soemia, e della nonna materna, Giulia Mesa, venne acclamato imperatore dalle truppe orientali, in opposizione all'imperatore Macrino, all'età di quattordici anni. Il regno di Eliogabalo fu fortemente segnato dal suo tentativo di importare il culto solare di Emesa a Roma e dall'opposizione che ebbe questa politica religiosa. Il giovane imperatore siriano, infatti, sovvertì le tradizioni religiose romane, sostituendo a Giove, signore del pantheon romano, la nuova divinità solare del Sol Invictus, che aveva gli stessi attributi del dio solare di Emesa; contrasse anche, in qualità di gran sacerdote di Sol Invictus, un matrimonio con una vergine vestale, che nelle sue intenzioni sarebbe dovuto essere il matrimonio tra il proprio dio e Vesta.
La politica religiosa e i suoi eccessi sessuali gli causarono una crescente opposizione del popolo e del Senato romano che culminò col suo assassinio per mano dalla guardia pretoriana e l'insediamento del cugino Alessandro Severo.
Il suo governo gli guadagnò tra i contemporanei una fama di eccentricità, decadenza e fanatismo, probabilmente esagerata dai suoi successori. Questa fama si tramandò anche grazie ai primi storici cristiani, che ne fecero un ritratto ostile. La storiografia moderna ne dipinge un ritratto più articolato, riconducendo il fallimento del suo regno al contrasto tra il conservatorismo romano e la dinamicità del giovane sovrano siriano, alla sua incapacità di scendere a compromessi e alla sua incomprensione della gravità e solennità del ruolo di imperatore. Il suo regno, però, permise alla dinastia severiana di consolidare il proprio controllo dell'impero, permettendo di preparare il terreno per il governo di Alessandro Severo.
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Eliogabalo nacque nel 203 col nome di Vario Avito Bassiano; era figlio di Sesto Vario Marcello e di Giulia Soemia Bassiana.
Suo padre era membro dell'ordine equestre ed aveva fatto la carriera amministrativa a Roma sotto l'imperatore Settimio Severo, fondatore della dinastia dei Severi, ma venne in seguito nominato senatore dal suo figlio e successore Caracalla, che concesse a Vario Marcello uffici di grande responsabilità, prima della sua morte, avvenuta nel 217 circa.
Sua madre era la figlia maggiore di Giulia Mesa, vedova del console Giulio Avito, e sorella dell'imperatrice Giulia Domna, e cognata dell'imperatore Settimio Severo; Giulia Soemia era dunque cugina dell'imperatore Caracalla, il quale aveva estinto, alla propria ascesa al trono, la discendenza maschile diretta della dinastia per timore di essere rovesciato. Altri parenti di rilievo erano la zia Giulia Avita Mamea, lo zio Marco Giulio Gessio Marciano e loro figlio Alessandro Severo, cugino di Eliogabalo.
Il bisnonno materno di Eliogabalo, il padre di Giulia Domna e di Giulia Mesa, era Giulio Bassiano, il quale teneva per diritto ereditario il sacerdozio del dio solare El-Gabal ad Emesa; lo stesso Eliogabalo era gran sacerdote di questa divinità. El è il nome della principale divinità semitica, mentre Gabal, che è legato al concetto di "montagna" (si confronti con l'ebraico gevul e l'arabo jebel), è la sua manifestazione ad Emesa (dove in un tempio era conservato il "betilo" o "pietra sacra", in pratica un "meteorite") Tale divinità fu in seguito importata nel pantheon romano e assimilato al dio solare romano noto come Sol Indiges in età repubblicana e poi Sol Invictus nel II e III secolo. Avito viene dunque ricordato oggi col nome del suo dio, Eliogabalo, nome che però non usò mai in vita.
La famiglia di Giulio Bassiano, il cui nome derivava probabilmente dal titolo sacerdotale orientale basus, erano tenuti in alta considerazione ad Emesa, grazie al fatto che controllavano il culto di El-Gabal, tanto da esercitare sulla regione un notevole controllo; la loro importanza non venne certo danneggiata dal matrimonio della figlia di Giulio Bassiano, Giulia Domna, con Settimio Severo, anche se questo avvenne nel 187, quando Severo non era ancora imperatore. La stirpe di Bassiano aveva probabilmente origini arabe, discendendo probabilmente dai principi arabi di Emesa (Samsigeramus e Sohaemus) che, ancora nel I secolo, regnavano come vassalli dell'Impero romano, fino a quando Domiziano non pose fine alla loro semi-indipendenza.
Quando l'imperatore Macrino assunse il potere, dovette decidere come eliminare il pericolo costituito per il suo regno dalla potente famiglia del suo predecessore assassinato, Caracalla; il nuovo imperatore si limitò ad esiliare Giulia Mesa, le sue due figlie, e il suo più anziano nipote, Eliogabalo, nella loro tenuta ad Emesa in Siria, senza nemmeno confiscare i loro beni. Nella sua città d'origine il futuro imperatore, dopo aver passato la propria giovinezza a Roma, assunse il rango che gli spettava per diritto familiare, assumendo la carica di gran sacerdote di El-Gabal.
Appena giunta in Siria, Giulia Mesa iniziò a tramare con Gannys, il suo eunuco consigliere nonché tutore di Eliogabalo, al fine di spodestare Macrino dal trono di imperatore e dare la porpora al nipote appena quattordicenne; le armi a sua disposizione erano l'enorme influenza locale che le veniva dal ruolo sacerdotale svolto dalla sua famiglia, le possibilità aperte dalla notevole ricchezza dei Bassiani, e l'insoddisfazione dell'esercito, che tanto aveva amato Caracalla quanto era ostile a Macrino per la sua politica di austerità. Eliogabalo e sua madre accondiscesero con prontezza ai piani di Mesa e dichiararono, falsamente, che il giovane era il figlio illegittimo di Caracalla, e dunque colui al quale dovevano la propria lealtà coloro che l'avevano giurata al precedente imperatore.A questo punto Giulia Mesa fece balenare le proprie ricchezze davanti alla Legio III Gallica, di stanza a Raphana, ed ottenne il giuramento di fedeltà ad Eliogabalo da parte della legione. All'alba del 16 maggio 218, Publio Valerio Comazone Eutichiano, comandante della III Gallica, dichiarò Eliogabalo imperatore. Il giovane sovrano assunse il nome di Caracalla, Marco Aurelio Antonino, per rafforzare ulteriormente la propria legittimità sfruttando la propaganda fornita da tale nome.
La contromossa di Macrino, che si trovava ad Antiochia di Siria, fu quella di tentare di debellare la ribellione inviando nella regione il proprio prefetto del pretorio, Ulpio Giuliano, con un piccolo contingente militare, ritenuto sufficiente a debellare l'usurpazione; accadde, però, che le forze di Giuliano gli si rivoltarono contro e passarono dalla parte di Eliogabalo, uccidendo gli ufficiali: la testa di Giuliano fu mandata all'imperatore.Macrino inviò delle lettere al Senato denunciando Eliogabalo come il Falso Antonino e dichiarandolo pazzo. Entrambi i consoli e altri importanti membri del governo di Roma condannarono l'usurpatore, e il Senato dichiarò conseguentemente guerra a Eliogabalo ed a Giulia Mesa. Macrino e suo figlio Diadumeniano, appena nominato augusto, furono indeboliti dalla diserzione della Legio II Parthica in seguito alle elargizioni ed alle promesse fatte da Giulia Mesa, e vennero dunque sconfitti nella battaglia di Antiochia l'8 giugno 218 dalle truppe comandate da Gannys. Macrino fuggì verso l'Italia, travestito da corriere, ma venne catturato presso Calcedonia ed in seguito giustiziato in Cappadocia. Suo figlio Diadumeniano, mandato per sicurezza presso i Parti, fu invece catturato a Zeugma ed anche lui messo a morte.
Eliogabalo considerò la data della vittoria ad Antiochia come l'inizio del suo regno ed assunse la titolatura imperialesenza la preventiva approvazione del Senato, violando in questo modo la tradizione, ma iniziando una pratica che fu poi ricorrente tra gli imperatori romani durante il III secolo. Lettere di riconciliazione furono inviate a Roma, estendendo l'amnistia al Senato e riconoscendone le leggi, condannando al contempo il regno di Macrino e Diadumeniano.In queste stesse lettere Eliogabalo condannò anche il suo predecessore, affermando che Macrino "prese a disprezzare la mia età, quando lui stesso nominò imperatore suo figlio di cinque anni". I senatori ricambiarono l'atto di riconciliazione riconoscendo Eliogabalo imperatore e pater patriae ("padre della patria"), accettando la sua pretesa di essere il figlio di Caracalla, il quale venne deificato assieme a Giulia Domna, elevando sia Giulia Mesa che Giulia Soemia al rango di auguste e condannando e denigrando la memoria di Macrino e Diadumeniano. Infine, il comandante della III Gallica, Comazone, divenne il nuovo comandante della guardia pretoriana, mentre Gannys divenne il prefetto del pretorio.
Eliogabalo e la sua corte passarono l'inverno del 218 a Nicomedia in Bitinia, allo scopo di consolidare il proprio potere. Qui le credenze religiose del nuovo imperatore si dimostrarono per la prima volta un problema, tanto che, secondo la testimonianza dello storico contemporaneo Cassio Dione Cocceiano, Gannys venne fatto assassinare da Eliogabalo perché cercava di indurre il giovane sovrano a regnare con "temperanza e prudenza".
Per abituare i Romani ad essere governati da un imperatore che era in realtà un sacerdote orientale, Giulia Mesa fece inviare a Roma un ritratto di Eliogabalo in vesti sacerdotali, che venne posto sopra l'altare della Vittoria nella Curia; in questo modo i senatori si trovavano nella imbarazzante posizione di sacrificare ad Eliogabalo ogni volta che facevano offerte alla dea Vittoria. Ciò non di meno, sembra che in questo momento Eliogabalo fosse amato sia dal Senato che dal popolo.
Le legioni furono scoraggiate dal comportamento dell'imperatore e si pentirono rapidamente di averlo sostenuto. Mentre Eliogabalo era in viaggio per Roma, delle piccole ribellioni scoppiarono all'interno della Legio IIII Scythica, dietro istigazione di Gellio Massimo, mentre l'intera III Gallica, la stessa che l'aveva proclamato imperatore, si ribellò acclamando imperatore il proprio comandante Vero. Le ribellioni vennero rapidamente sedate: Gellio Massimo e Vero vennero giustiziati, la III Gallica venne sciolta, mentre Tiro, base della Gallica, perse la sua condizione di metropoli.
Quando la corte di Eliogabalo raggiunse Roma nell'autunno 219, Comazone e gli altri alleati di Giulia Mesa e dell'imperatore ricevettero incarichi lucrativi e influenti, con grande oltraggio dei senatori, che non li consideravano personaggi rispettabili. Comazone, per esempio, proseguì la sua carriera divenendo praefectus urbis di Roma per tre volte e due volte console.Eliogabalo tentò di nominare cesare il proprio presunto amante Ierocle,mentre riuscì ad assegnare l'influente posizione non-amministrativa di cubicularius ad un altro presunto amante, Zotico. La sua offerta di un'amnistia per l'aristocrazia romana che aveva sostenuto Macrino fu ampiamente onorata, anche se il giurista Eneo Domizio Ulpiano venne esiliato.
La relazione tra Giulia Mesa, Giulia Soemia ed Eliogabalo fu molto stretta, per lo meno all'inizio. La madre e la nonna del giovane imperatore ricevettero l'onore di assistere alle sedute del Senato romano,ed entrambe ricevettero titoli collegati col rango senatoriale: Soemia ricevette il titolo di clarissima, Mesa il meno ortodosso mater castrorum et senatus ovvero il titolo di "madre degli accampamenti e del senato" [come qui si vede su "Giulia Varia Mesa nonna di Eliogabalo" e di " Giulia Varia Soemia" madre di Eliogabalo (oltre che -argomento di grande rilievo- delle mogli dell'Imperatore) nel XVIII secolo scrisse Jaques Roegers de Serviez nel suo libro "Le Imperatrici Romane ovvero la Storia della Vita e de' Maneggi Segreti delle Mogli de' Dodici Cesari, di quelle degl'Imperadori di Roma, e delle Principesse del loro sangue... entro il tomo III dell'Opera partendo da pagina 31 (fine) menzionò la titolatura senatoriale concessa a "Giulia Varia Mesa" e a "Giulia Vara Soemia" ].
L'imperatore costituì anche il Senaculum Mulierum, il "Senato delle donne" che si riuniva sul Quirinale e che deliberava su questioni tipiche del mondo femminile dalla moda alla cosmesi senza trascurare argomenti connessi alla sessualità [Di questo "Senato delle Donne" Jaques Roegers de Serviez parlò di seguito e profusamente nella sua opera da pagina 30 indicando appunto come questo "Senato delle Donne" fosse preposto ad affrontare molteplici questioni concernenti le donne e la loro vita sociale].
Sul piano edilizio, Eliogabalo abbellì Roma costruendo il circo Variano nella parte orientale, il tempio del Sol Invictus sul palatino (Elagabalium) e completando le terme di Caracalla con palestre, negozi e altri annessi.
Esiste la possibilità che abbia anche dovuto fare fronte ad una ribellione, non attestata dalle fonti; un indizio è il conferimento a tre legioni (la I Minervia di stanza in Germania, la II Augusta di stanza in Britannia e la X Gemina a Vienna) del titolo di Antoniniana, cioè di "legione leale ad Antonino", onore tipicamente riservato a quelle legioni che erano rimaste fedeli durante una insurrezione; secondariamente depone a favore di questa ipotesi la svalutazione della moneta, con la riduzione del contenuto di argento, segno della necessità di coniare più moneta per far fronte alle spese militari.
La politica religiosa fu l'elemento prioritario di Eliogabalo, tutto compreso nella sua funzione di gran sacerdote, ma, al contempo, fu anche la causa primaria dell'opposizione che dovette affrontare: il suo obiettivo principale, infatti, non era semplicemente quello di far entrare il dio sole di Emesa, El-Gabal, nel Pantheon romano, ma quello di renderlo la divinità principale della Religione romana, prima associandolo a Giove e poi facendovi confluire tutte le divinità romane.
Fin dal regno di Settimio Severo, l'adorazione della divinità solare era cresciuta in tutto l'impero; Eliogabalo sfruttò questa popolarità per introdurre El-Gabal, che venne rinominato Deus Sol Invictus ("Dio Sole Invitto") e posto al di sopra di Giove (il culto venne introdotto a partire dal 220); per rafforzare il legame tra il nuovo dio e la Religione romana, Eliogabalo fece contrarre a Deus Sol Invictus un "matrimonio sacro" (hieros gamos) con Astarte (la dea lunare), con Minerva, e con la dea cartaginese Urania (Dea Caelestis o Tanit)
.
Ulteriore oltraggio alla sensibilità religiosa dei Romani fu causato dalla sua decisione di Vestale Giulia Aquilia Severa unirsi in matrimonio con la vergine vestale Aquilia Severa: l'unione del sacerdote del dio sole con la sacerdotessa della dea Vesta avrebbe dato, nelle intenzioni dell'imperatore, "bambini simili a dei"; si trattava della rottura di una antichissima e onorata tradizione romana, tanto che, per legge, una vestale che avesse perso la propria verginità veniva seppellita viva [su questo argomento nel contesto del crescente collezionismo seicentesco merita sicuramente un recupero l'erudito seicentesco amico e sostenitore di A. Aprosio Giovan Battista Casali (vedine qui l'opera di collezionista e studioso) che trattanto in questo suo volume su Roma Antica molteplici aspetti di quella che fu a lungo la Metropoli del Mondo Conosciuto e non ultimi aspetti anche abbastanza obliati della vita di relazione come quello delle forme di comunicazione, compresa una sorta di pregiornalismo dedicò molto spazio ai Sacerdoti in Roma e nell'Impero (vedi) concedendosi una serie di riflessioni tuttora assai utili sulle ******** "Vergini Vestali" (qui leggibili digitalizzate) ********]
Per diventare l'alto sacerdote di El-Gabal, Eliogabalo si fece circoncidere, costringendo pure alcuni suoi collaboratori a fare lo stesso: Cassio Dione Cocceiano racconta che pensò persino di castrarsi, ma non ebbe poi il coraggio di farlo [una costumanza antica nè rara ma a lungo protrattasi e per varie ragioni fu la Castrazione o "Castratura" e/od Evirazione comunque connessa ad una sorta di "Medicina del Dolore" e su cui - all'interno di un dibattito secolare- l'erudito intemelio A. Aprosio nella sua Grillaia scrisse questa documentatissima "Storia della Castratura" = in particolare entro questo XXV Capitolo della sua Grillaia A. Aprosio affrontò proprio questo tema della castratura per motivi sacrali e religiosi e dopo aver passato in rassegna vari autori si soffermò anche su episodi alternativi come quello di valersi della autocastrazione o comunque della castrazione chirurgica per reprimere stimoli peccaminosi come nella storia di Combalo o Combabo riportata da Luciano di Samosata nel De Dea Syria = argomento che riprese in questo "Grillo" di cui, al pari di altri per eccesso di licenze, non fu concesso l'imprimatur ma che ora qui si può leggere e specificatamente in merito a questo episodio in effetti il Grillo tratta dei Religiosi in merito alla sessualità e ai modi per reprimere gli stimoli della carne comportamento che, non rispettato, a molti avrebbe creato grossi problemi con l'Inquisizione senza ricorrere alla soluzione estrema della "castratura" specie se posti di rimpetto a situazioni drammatiche = "Grillo" che avrebbe dovuto continuare (integrare) questo (XXVII) effettivamente pubblicato ove si insiste piuttosto su autopunizioni corporali per mantenere la castità da parte dei religiosi anche se poi vi si cita una ipotetica pianta che avrebbe determinato una sorta di "castrazione chimica"( p. 358 - par. 11) e soprattutto da pagina 357, menzionando il medico Sinibaldi, vien proposta l' "operazione della Castratura" quasi per creare l'aggancio ideale per il "Grillo" cui però come detto non venne concesso l'imprimatur]
L'imperatore obbligò i senatori a guardarlo mentre danzava attorno all'altare di Deus Sol Invictus al suono di cimbali, e nel giorno del solstizio d'estate fu istituita in onore del dio una grande festa, popolare tra le masse per via della grande distribuzione di viveri. Durante questa festa, Eliogabalo poneva El-Gabal, il meteorite nero conico che rappresentava il dio solare di Emesa, su di un carro adornato con oro e gioielli, che girava la città in parata:
"Un tiro a sei cavalli trasportava la divinità, i cavalli enormi e di un bianco immacolato, con dispendiosi finimenti in oro e ricchi ornamenti. Nessuno teneva le redini, e nessuno era a bordo della biga; il veicolo era scortato come se il dio stesso fosse l'auriga. Eliogabalo camminava all'indietro davanti alla biga, rivolto verso il dio e reggendo le redini dei cavalli. Compiva tutto il viaggio in questo modo inverso, guardando in faccia il suo dio" (Erodiano, Storia romana, v.6).
Un sontuoso tempio detto Elagabalium fu costruito sul pendio orientale del Palatino allo scopo di ospitare il betilo del dio.
Erodiano, uno storico siriano contemporaneo, racconta che "questa pietra è adorata come se fosse stata inviata dal cielo; su essa si trovano piccole protuberanze e segni, che alla gente piace considerare un grezzo ritratto del sole, perché è così che li vedono.
Le reliquie più sacre della Religione romana furono trasferite dai rispettivi templi all'Elagabalium, inclusa la Magna Mater, il fuoco di Vesta, gli Ancilia dei Salii e il Palladio, in modo che nessun altro dio all'infuori di El-Gabal venisse adorato. Eliogabalo si fece persino erigere delle statue, per farsi adorare come un dio L'orientamento sessuale di Eliogabalo e la sua identità di genere sono stati origine di controversie e dibattiti; va notato, però, che in Eliogabalo l'aspetto religioso e quello sessuale erano profondamente intrecciati, come normale nella cultura orientale, ma la società romana non comprese questo aspetto a essa alieno e dunque considerò stravaganti e scandalose le pratiche sessuali del proprio imperatore, tra cui le orge, i rapporti omosessuali e transessuali, la prostituzione (sacra), all'interno delle quali va intesa la ricerca dell'androginia e della castrazione [ancora
G. B. Casali ma in altro testo questo conservato alla Biblioteca Aprosiana di Ventimiglia ci dimostra una tesi peraltro oramai accettata e che mediamente i Romani avvezzi alle loro divinità non ne gradirono l'orientalizzazione (in effetti coinvolgendovi anche la religione del Cristo) e riporta il caso emblematico di Diana - Artemide - Iside destinata peraltro poi ad esacerbare quello spirito di assoluta intolleranza cristiana verso il Paganesimo sì da trasformare i culti pagani in espressioni del male ed a procedere ad una persecuzione intransigente con conseguente distruzione dei loro sacelli, sconsacrazione e quindi riconsacrazione al nuovo culto = la stessa teoria orientaleggiante dell' Incubatio o "Sonno Terapeutico" legata all'"Aretalogia" pagana finì per esser considerata tra le espressioni estreme del male nel paganesimo]
Eliogabalo sposò, per poi divorziare, cinque donne, delle quali solo tre sono conosciute. La sua prima moglie fu Giulia Cornelia Paula, che sposò poco dopo essere giunto a Roma (autunno 219), allo scopo di avere presto dei figli con i quali continuare la dinastia, ma dalla quale divorziò nelle prime settimane del 220 sulla base di una non meglio specificata imperfezione fisica, allo scopo di sposare la seconda moglie, la vergine vestale Aquilia Severa; nel giro di un anno, però, pose fine al controverso legame con Aquilia per sposare Annia Faustina (luglio 221),una discendente di Marco Aurelio e la vedova di Pomponio Basso, fatto giustiziare da poco da Eliogabalo stesso; entro la fine dell'anno, infine, tornò da Aquilia [vedi qui le Mogli di Eliogabalo e il caso che tanto scandalo generò del suo matrimonio con la bellissima Vestale Giulia Aquilia Severa cosa che non solo suscitò il famoso "Gossip" ma che venne apertamente ritenuta sacrilega (come qui si legge a fine pagina 41 sempre del Tomo III)]
.Stando però al senatore e storico contemporaneo Cassio Dione Cocceiano, la sua relazione più stabile sarebbe stata quella con un auriga, uno schiavo biondo proveniente dalla Caria di nome Ierocle, al quale l'imperatore si riferiva chiamandolo suo marito. La Historia Augusta, scritta un secolo dopo i fatti, afferma che sposò anche un uomo di nome Zotico, un atleta di Smirne, con una cerimonia pubblica nella capitale.Cassio Dione scrisse inoltre che Eliogabalo si dipingeva le palpebre, si depilava e indossava parrucche prima di prostituirsi nelle taverne e nei bordelli, e persino nel palazzo imperiale:
"Infine, riservò una stanza nel palazzo e lì commetteva le sue indecenze, standosene sempre nudo sulla porta della camera, come fanno le prostitute, e scuotendo le tende che pendevano da anelli d'oro, mentre con voce dolce e melliflua sollecitava i passanti" (Cassio Dione Cocceiano, Storia romana, lxxx.13) .
Erodiano commenta che Eliogabalo sciupò il suo bell'aspetto naturale facendo uso di troppo trucco.Venne spesso descritto mentre "si deliziava di essere chiamato l'amante, la moglie, la regina di Ierocle", e si narra che abbia offerto metà dell'Impero romano al medico che potesse dotarlo di genitali femminili [cosa che attirò l'attenzione di molti = non escluso l'erudito Aprosio che nel Capitolo XV dello Scudo di Rinaldo I trattò l'argomento qui digitalizzato dal titolo = Se gli huomini in Donne, e le Donne in huomini possano trasformarsi] . Di conseguenza, Eliogabalo è stato spesso descritto dagli scrittori moderni come un transgender, molto probabilmente un transessuale.
Entro il 221, le eccentricità di Eliogabalo, in particolare la sua relazione con Ierocle,causarono il progressivo scollamento tra l'imperatore e la guardia pretoriana. Inoltre l'imperatore fece anche alcune scelte politiche poco felici, come l'assunzione del consolato per tre volte consecutive (218, sostituendo Macrino, 219 e 220), una scelta che era stata fatta per l'ultima volta da Domiziano e da allora considerata un segno di dispotismo.
Quando Giulia Mesa si accorse che il sostegno popolare ad Eliogabalo stava crollando rapidamente, decise che lui e sua madre Giulia Soemia, che lo aveva incoraggiato nelle sue pratiche religiose, dovessero essere rimpiazzati da qualcuno di più affidabile e popolare.Per trovare un sostituto al soglio imperiale, Giulia Mesa si rivolse all'altra figlia, Giulia Mamea, e al di lei figlio, il tredicenne Alessiano (che assunse il nome di Alessandro Severo): Eliogabalo venne convinto ad associare il cugino al potere per lasciare a lui le cure secolari e meglio dedicarsi a quelle religiose. Alessandro fu adottato dal cugino (21 giugno 221), da cui ricevette il titolo di Cesare e col quale condivise il consolato per quello stesso anno (222). Sempre nell'ottica di riguadagnare il consenso va visto il divorzio dalla vergine vestale Aquilia Severa e il matrimonio con la nobile Annia Faustina.
Eliogabalo, però, si rese conto che i soldati, il Senato e il popolo preferivano il cugino a lui, e decise di cambiare le cose. Dopo aver tentato ripetutamente e inutilmente di far assassinare Alessandro, protetto dalla nonna Giulia Mesa, l'imperatore ordinò al Senato di annullare l'elezione a Cesare del cugino e di ricoprire di fango le sue statue, ma i soldati si ribellarono ed Eliogabalo si salvò dalla loro rabbia a malapena, e l'ordine non venne, conseguentemente, eseguito.
I rapporti tra Eliogabalo ed il cugino/figlio si deteriorarono rapidamente entro la fine del 221: solo per le pressioni della madre e della nonna l'imperatore accettò di comparire in pubblico assieme ad Alessandro in occasione della loro assunzione del consolato (1º gennaio 222).L'imperatore mise in giro la voce che il cugino era moribondo per vedere la reazione della guardia pretoriana. Alla notizia, i soldati si ribellarono, pretendendo che Eliogabalo e Alessandro si presentassero nel loro accampamento L'imperatore si presentò al campo dei pretoriani l'11 marzo 222, assieme al cugino e alla propria madre Giulia Soemia; al suo arrivo i pretoriani iniziarono ad acclamare il loro favorito Alessandro, ignorando Eliogabalo, che ordinò allora l'arresto e l'esecuzione sommaria di coloro che sostenevano Alessandro, con l'accusa di ribellione.[43] .tutta risposta, i pretoriani assalirono l'imperatore e poi sua madre:
"Fece un tentativo di fuggire, e sarebbe riuscito a raggiungere un qualche luogo nascosto in una latrina, se non fosse stato scoperto e ucciso, all'età di diciotto anni. La madre, che lo abbracciò e lo strinse fortemente, morì con lui; le loro teste vennero spiccate dal busto e i loro corpi, dopo essere stati denudati, vennero prima trascinati per tutta la città, e poi il corpo della madre venne gettato in un posto o in un altro, mentre il suo venne gettato nel fiume" (Cassio Dione Cocceiano, Storia romana, lxxx.20) .
Con la sua morte, molti dei suoi collaboratori vennero uccisi o deposti, inclusi Ierocle e Comazone. I suoi editti religiosi vennero annullati ed El-Gabal venne mandato indietro ad Emesa.
Alle donne venne proibito per sempre di partecipare alle sedute del Senato romano, mentre venne decisa la damnatio memoriae contro di lui: le sue statue vennero distrutte, il suo nome cancellato dai documenti e dalle iscrizioni, venne proibito di piangerlo pubblicamente e di seppellirlo.
[testo ripreso da "wikipedia, l'enciclopedia libera on line"]

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