Una nuova e letale "malattia attaccaticcia" [TRA QUESTO GENERE DI MALATTIE SI ANNOVERAVA PER ECCELLENZA LA PESTE CHE IN PASSATO NON RISPARMIO' CERTO LA LIGURIA E FU, SPECIE TRA '500 E' 600,DIMENSIONATA A VENTIMIGLIA DA GIUSTE PREVIDENZE E NELLA TRADIZIONE DAL CULTO PER S. SECONDO E LE ANIME DEL PURGATORIO) supera la frontiera con la Francia e invade l'Italia = Il Colera Asiatico dalla Spagna e poi dalla Francia giunto in Liguria dal 1835 - [ vedi anche l'importanza del Manoscritto Borea ed ancor più del Manoscritto Wenzel (di cui con l'avvertenza per l'importanza dell'igiene si può leggere prima dell'applicazione in Italia dell'Editto di Saint Cloude per la ristrutturazione dei cimiteri la normativa in merito già progettata dal dottor Giuseppe Gautieri intitolata Proposta sulla Costruzione dei Cimiteri del 1802 ) per la conoscenza della comparsa del "Colera Asiatico" in Europa ed in Italia ove già si conosceva il distinto e ben più mite "Colera (Nostras)" noto dai tempi di Ippocrate di cui son qui proposti testi antiquari digitalizzati tra cui le considerazioni del cinquecentesco medico Donato Antonio d'Altomare] -
nel contesto di un'Italia prerisorgimentale e risorgimentale pervasa da molteplici idee, anche diversissime, in merito all'unità, non esclusa la soluzione federale ma anche Colera Asiatico tra anni durissimi di vita di relazione in Italia e in particolare due terremoti 1831 (1832) e 1887 causa in Liguria di miseria ed emigrazione = vedi dopo l'Unità d'Italia il colera a Genova del 1866 e il "Padre Santo, Francesco Maria di Camporosso (e le sue recidive ma anche come scrisse il dottor G. Du Jardin nella sua Storia della Epidemia di Colera patita in Genova nell'anno 1866
CITANDO PURE IL CRIMINALE DIFFONDERSI DI
SUPERSTIZIONI ED UBBIE CHE ANDAVA, IL DIFFONDERSI DEL CONTAGIO,ALIMENTANDO A GENOVA COME OVUNQUE
TRA CUI IL TERRORE ,CHE SCONVOLSE LA VITA DI ALFREDO NOBEL, DI ESSERE SEPOLTI VIVI )
ed ancora il colera del 1884 [vedi qui sotto un bando della Provincia di Porto Maurizio Prefetto E. Bermondi [vedi Porto Maurizio ancora distinto da un ponte ligneo sul torrente Impero da Oneglia nella relazione del Ricca nel suo Viaggio da Genova a Nizza del 1865 edito nel 1867] con le relazioni di Girolamo Rossi, che -pur essendo stato originariamente un farmacista- nulla scrisse sul colera -nemmeno se l'avesse colpita o no- del 1837 e sulle recidive a riguardo di Ventimiglia (quanto assai più documentato in relazione all'epidemia colerica di Sanremo del 1837) e quindi dell'attento N. Allaria Olivieri sia sul "Lazzaretto di Latte(della cui realizzazione qui si legge
" Nel mese di Aprile Maggio " [dell'anno 1835 scrive uno degli ultimi estensori dell'ANTICO MANOSCRITTO BOREA INTITOLATO CRONACHE DI SANREMO E DELLA LIGURIA OCCIDENTALE -QUI INTEGRALMENTE DIGITALIZZATO CON NUMEROSI COLLEGAMENTI MULTIMEDIALI = CLICCANDO QUI I PIU'CURIOSI E/O INTERESSATI POTRANNO LEGGERLO ANNO PER ANNO COMPRESO IL DRAMMATICO ANNO 1835, QUI TRATTATO, CONCERNENTE L'EPIDEMIA DI COLERA ASIATICO = QUESTO ULTIMO UN ARGOMENTO BASILARE PER FRANCIA, PONENTE LIGURE, LIGURIA STESSA SU CUI GIUNGE ASSAI UTILE IL VOLUME MANOSCRITTO QUI PROPOSTO MEDICINAE LIBER MANU SCRIPTUS DICTUS WENZEL AUT WENZELII (ELENCANTE NOZIONI MOLTEPLICI SU ALTRE PATOLOGIE, NON ESCLUSA L'IGIENE E LA RIFORMA DEI CIMITERI: CON INDICI MODERNI )
] " scopiò in Marsiglia una febre di Collera, fecce della Strage ma cessò " [Ultima a giungere in Europa tra le Grandi Patologie che flagellarono l'umanità fu il LETALE COLERA O MEGLIO IL COLERA ASIATICO E NON QUELLO VARIEGATO ASSAI PIU' MITE CONOSCIUTO DAI GRECI E CON IL TEMPO APPELLATO CHOLERA NOSTRAS (SOSTANZIALMENTE UN'ENTERITE) = Colera Asiatico di cui le prime notizie risalgono al 1817 e del quale la prima epidemia europea si manifestò in Spagna (Galizia, 1831), raggiungendo quindi la Francia (Parigi stessa nel 1832): nel medesimo anno 1832 furono presi i primi provvedimenti profilattici nel Regno di Sardegna: indicando precise regole da seguire [entro gli Estremi di regolamentazione della vita militare sabauda sotto il Sovrano Carlo Felice (1765 - 1831), stante il contesto di un[NOTA IMPORTANTE [ in questo contesto può giovare la qui digitalizzata opera Studi per una Geografia medica d’Italia
del dottor Cesare Lombroso, Milano, Tipografia e Libreria di Giuseppe Chiusi Editore, 1865.
(per la regione ligure -ma il testo tratta tutta l'Italia- si possono consultare i vari collegamenti ipertestuali: Genova e Liguria= vedi anche qui Sulle malattie e mortalità della Liguria a metà XIX secolo: casi di pellagra - casi di cretinismo e gozzo, con la proposizione poi per l'anno 1861del rapporto in Genova tra popolazione - malattie - cause di decessi Per dare un'idea dei sempre più attenti provvedimenti che dal Governo Italiano si presero dopo la grande epidemia del '35- affinché (essendosi realizzata l'Unità d'Italia (ma con la cessione -oltre che della Savoja- pure di Nizza alla Francia) la nuova Frontiera Italo-Francese , la stessa Strada della Cornice e la nuovissima Linea Ferroviaria risultassero sempre e continuamente soggette -prima che viaggiatori dalla Francia entrassero nel territorio di Ventimiglia- soggette ad attenti controlli come ben si evince da questo
Bando del prefetto della Provincia di Porto Maurizio E. Bermondi che nel 1884 che, sentendosi parlare di Colera in Francia, impose severi controlli
tra cui quello in base al quale
"Tutti i viaggiatori provenienti dalla Francia ,che entreranno nel territorio della Provincia per la strada detta della Cornice o per la Ferrovia saranno sottoposti, fino a nuove disposizioni, all'Osservazione Sanitaria, ed alle Contumacie per giorni cinque nel Lazzaretto di Latte presso Ventimiglia" (in merito alla drammatica vicenda si può qui leggere, per approfondire gli eventi, quanto, pur sveltamente, scrisse Girolamo Rossi nel suo Memoriale Intimo in merito a Ventimiglia, e al suo territorio e, atteso che il dramma colpì tragicamente il luogo di Seborga, consultare quanto ne scrisse con l'uso di oculati documenti Nino Allaria Olivieri = Girolamo Rossi, per esser stato originariamente un farmacista, fu piuttosto superficiale ed originariamente erroneo sull'
avvento del colera asiatico che menziona (senza distinzioni tra "cholera asiatico" e "cholera nostras" confondendolo con la peste di Marsiglia del 1720 come nell'edizione del 1857) correggendosi, seppur genericamente, e parlando di "peste" (il colera asiatico era lungi da arrivare) solo nell' edizione del 1888 per quanto riguarda la Storia della Città di Ventimiglia ove scrisse in siffatto modo sulle tristi condizioni di Ventimiglia nel '700, sulle alluvioni ed invasioni di animali selvatici e quindi sul pericolo del contagio epidemico in Ventimiglia della peste di Marsiglia ( solo nella Storia della Città di Sanremo, per il Gandolfo, Sanremo, 1867 da p. 291 il Rossi è abbstanza esaustivo e riassume la tragica vicenda del Colera del 1837 a Sanremo [soffermandosi anche sui provvedimenti giudiziari avverso i fossori (inumatori) inadempienti specie secondo le nuove norme igieniche di inumazione) avvenuta solo pochi anni dopo, rispetto ad un altro evento cioè il terremoto nell'areale del 1831 anticipazione del vero e proprio cataclisma sismico del 1887 ) ] ".
CLICCA QUI PER ACCEDERE ALL'OPERA DEL DU JARDIN CON ULTERIORI APPROFONDIMENTI]
" Il Colera " [ continua, in merito all'epidemia del 1835, l'autore del "Manoscritto Borea in merito all'anno 1835] " scopiò in Marsiglia una febre di Collera
"Epidemia del 1848-49
Circa dopo 10 anni dalla prima ondata epidemica una nuova incursione interessò l'Europa. I primi Paesi a essere colpiti dal colera furono la Russia e la Polonia, poi si diffuse lungo tutto il Danubio. I vettori dell'epidemia furono i soldati degli eserciti austriaci e russi impegnati nei moti del 1848 che vivevano ammassati in alloggiamenti scadenti e in condizioni igienico-sanitarie precarie. All'inizio del 1848 il contagio arrivò in tutto l'Impero austriaco compresa Vienna. Nell'autunno di quell'anno una nave infetta partì da Amburgo per giungere in Inghilterra, con essa il contagio si diffuse in buona parte del Regno. Nel marzo del 1849 il contagio arrivò a Parigi e poi nel resto della Francia. Nell'estate di quell'anno arrivò in Italia. Tutte le nazioni colpite riuscirono ad aggirare l'epidemia nel giro di pochi mesi.
Indubbiamente il contagio seguiva lo stesso itinerario delle truppe, fattore che avvalorò le tesi contagioniste. In Italia le prime ad essere colpite furono la Lombardia austriaca, il Veneto, l'Istria e qualche località dell'Emilia ovvero quei territori dove si stava svolgendo la prima guerra di indipendenza. Presto furono invase Treviso, Padova, Vicenza, Verona, Udine, Rovigo, Venezia e Trieste.
Le misure adottate in Europa, come in Italia, furono le stesse messe in pratica durante la prima incursione di colera. Lo stesso sistema di cordoni e quarantene, le stesse disposizioni medico-sanitarie con la riorganizzazione di lazzaretti e la rimozione di rifiuti dalle strade. Il clima insurrezionale, lo sviluppo dell'economia, l'intensificarsi dei traffici influenzati dalla rivoluzione dei trasporti resero, però, molto difficile l'imposizione delle misure adottate.
Epidemia del 1854-55
A vent'anni dalla prima epidemia di colera le condizioni igienico-sanitarie delle città non erano migliorate, alcune città, soprattutto quelle portuali e industriali, erano ancora più a rischio. I traffici commerciali erano in netto aumento e il progresso industriale autorizzò la crescita demografica delle grandi città. Negli anni Quaranta in Inghilterra sir Edwin Chadwick aveva capitanato un movimento sanitario che portò alla compilazione del “Report on the Sanitary Conditions of the Labouring Population” il quale avviò un vasto programma di igiene pubblica. Gli Stati europei furono convocati alla prima conferenza sanitaria internazionale che si tenne a Parigi nel 1851. Erano presenti l'Inghilterra, la Francia, l'Austria, il Portogallo, la Spagna, la Russia, la Grecia, la Turchia, il Regno di Sardegna, il Regno delle Due Sicilie, il granducato di Toscana e lo Stato pontificio. Furono esposti i provvedimenti a cui dovevano attenersi tutti gli Stati: l'approvvigionamento idrico e lo smaltimento delle acque nere, un sistema di fognature in ceramica che doveva trasportare i rifiuti di scarico lontano dalle abitazioni e la realizzazione di pompe che portassero l'acqua nelle case. Per i riformatori francesi e inglesi questi provvedimenti erano necessari per evitare le quarantene che violavano la libertà dei commerci.
Nel 1854 una nave salpata dall'India condusse il colera in Inghilterra, stava scoppiando la terza epidemia. Da Londra il contagio arrivò a Parigi e a Marsiglia. La leggerezza delle autorità sanitarie locali permise lo sbarco anche di navi che avevano a bordo uomini infetti. L'epidemia arrivò al sud della Francia e perciò in Italia. Le autorità genovesi non si preoccuparono di avvisare tempestivamente la presenza del colera agli altri Stati italiani e il contagio si estese in tutta la costa ligure e tirrenica fino a Napoli e Palermo. Anche la Sardegna fu invasa: Sassari, sede di importanti uffici amministrativi e giudiziari e dotata di un'antica università vide morire 5000 dei suoi 23.000 abitanti. Nel 1855 l'epidemia arrivò in tutto il Paese, dal Piemonte sabaudo al granducato di Toscana, al ducato di Modena, allo Stato pontificio, alla Lombardia austriaca, all'isola d'Elba e all'isola del Giglio. La strada seguita dal morbo fu la stessa delle altre pandemie. A dicembre del 1854 l'epidemia sembrava finire quando un'alluvione fece straripare l'Arno contribuendo ad una nuova diffusione del colera. Firenze, e buona parte dell'Italia centro-settentrionale furono di nuovo colpite. Nel 1856 il terzo focolaio epidemico si spense completamente dopo essersi diffuso in 4.468 comuni italiani contro i 2.998 della prima epidemia e i 364 della seconda. I morti furono 284.514, 146.383 nel primo contagio e 13.359 nel secondo. Don Bosco in quell'estate radunò 44 giovani per soccorrere gli ammalati, tra cui il suo allievo San Domenico Savio. Quest'ultimo, distintosi tra i volontari, contrasse in seguito la tubercolosi, e morì il 9 marzo 1857, nemmeno un mese prima di compiere 15 anni.
Epidemia del 1865-67
Annunciato dai consolati dei vari Paesi il colera nel 1865 era ad Alessandria d'Egitto probabilmente portato dai pellegrini provenienti dalla Mecca. Attraversò la Persia e i porti del Mar Caspio, passò per il canale di Suez ed arrivò nel Mediterraneo. Nell'estate del 1865 la Francia, l'Italia del Sud, Genova, Marsiglia e Tolone furono invase dalla quarta epidemia di colera. In questo biennio l'epidemia rilevò delle caratteristiche importanti, si era diffusa in molte meno zone rispetto alle epidemie precedenti, soprattutto in Italia fu circoscritta alle zone portuali e nell'Italia meridionale. Alcune grandi città, infatti, si erano impegnate a mettere in atto le clausole fissate nella conferenza sanitaria dimostrando un risanamento delle città in fatto di igiene pubblica e privata che fece diminuire i casi affetti. Ciò che rimase immutata era la mancanza di presidi terapeutici, ciò è confermato dal fatto che su i casi affetti più del 60 per cento diventavano letali. Le cure erano sempre le stesse, anche se la pratica del salasso fu bandita restava l'uso dell'oppio, dei fiori di zinco, di astringenti, di clisteri, di bagni caldi, l'uso di bibite alcoliche come rhum e vin brulè soprattutto nello stadio algido.
Le ricerche scientifiche di metà Ottocento
Ancora prima che si arrivasse ad isolare il vibrione del colera si giunse a molti risultati sulla base di osservazioni empiriche da parte dei medici nelle varie ondate epidemiche. I congressi scientifici, le pubblicazioni mediche, le riviste sanitarie misero in luce il ruolo dei portatori asintomatici, il fatto che le comunità religiose di clausura, prive di ogni contatto con l'esterno, erano rimaste immuni dal contagio, la frequenza di malati tra lavandaie e vuotatori di latrine mettendo in evidenza il pericolo rappresentato da vesti ed escrementi dei colerosi. Molte osservazioni riguardarono l'acqua e la sua possibilità di diffondere il contagio. Francesco Scalzi, igienista romano, osservò che durante l'epidemia del 1867 le zone più vicine al Tevere ebbero un tasso di mortalità maggiore rispetto ai quartieri più lontani Tale correlazione fu osservata anche da John Snow.
John Snow
Epidemia di colera a Broad Street del 1854.
La pompa responsabile del contagio era collocata all'incrocio tra Broad Street e Little Windmill Street.
John Snow (1813-1858) è stato un medico britannico che con dedizione si interessò alle cause di contagio del colera. In contrasto con le tesi miasmatiche, Snow riteneva che non fosse l'aria a trasmettere la malattia piuttosto l'acqua. Durante l'epidemia del 1854 analizzò i dati dei decessi che si erano verificati nel quartiere di Soho a Londra. Ipotizzò che l'acqua erogata dalla frequentatissima fontanella di Broad Street fosse la causa dell'epidemia. Il suo metodo fu infallibile: su una mappa del quartiere di Soho indicò tutte le case in cui si erano registrati morti di colera tra agosto e settembre del 1854, pochi erano quelli lontani dalla pompa e intervistando le famiglie dei morti scoprì che anche loro si approvvigionavano a Broad Street. Snow fece bloccare il funzionamento della pompa riuscendo a frenare la diffusione della malattia. Non arrivando a dimostrare la presenza di un agente inquinante dell'acqua la pompa presto fu riattivata.
Le conoscenze epidemiologiche di Snow permisero ai suoi sostenitori di dare maggiore importanza alle condizioni igieniche individuali e all'alimentazione preferendo cibi cotti e acqua mescolata al vino.
Filippo Pacini
Filippo Pacini (1812-1883) è stato un medico toscano che, contemporaneamente agli studi di Snow, osservò al microscopio le feci dei malati e dei morti di colera. Riuscì ad individuare al loro interno un microorganismo a forma di “S” che definì “vibrione”. Egli riteneva che le lesioni intestinali tipiche del colera fossero causate da questo microorganismo ma le sue idee non furono accettate dalla comunità scientifica del tempo.
Robert Koch
Robert Koch (1843-1910) è stato un medico, batteriologo e microbiologo che riuscì a definire gli agenti causali di numerose malattie epidemiche come la tubercolosi, l'antrace e il colera. Egli isolava i batteri dagli animali malati e poi riproduceva la malattia infettando quelli sani. Riuscì così a dimostrare la loro contagiosità.
Epidemia del 1884 e del 1893
Le scoperte in ambito scientifico avevano fornito una maggiore consapevolezza del rapporto causa-effetto tra condizioni abitative e malattia ma i provvedimenti presi dai territori europei erano ancora pochi per debellare del tutto il contagio. Soprattutto l'Italia post-unitaria impegnata a risolvere problemi come la realizzazione della rete ferroviaria, la lotta all'analfabetismo e il riordino amministrativo sottovalutò la prevenzione sanitaria che avrebbe potuto bandire il colera dalla Nazione. Le due epidemie di fine secolo furono circoscritte a poche zone d'Europa e contarono molti meno morti.
Importata nel 1884 da alcuni operai a Marsiglia e Tolone arrivò presto in Italia dove le zone più colpite furono la Sicilia e Napoli. Quest'ultima aveva registrato un'impennata demografica che aveva aggravato le condizioni di vita del popolo. Il censimento fatto in quel decennio contò 454.084 abitanti mentre i vani registrati erano 242.285 dislocati nei quartieri storici di piazza Mercato, Pendino, Vicario e Stella. Il 91 per cento della popolazione si addensava quindi nel centro di Napoli. Le condizioni igieniche dei cosiddetti “bassi” erano molto precarie. Durante l'epidemia del 1884-87 le provincie italiane che furono colpite erano 44, solo in tre di queste si trattò di un'epidemia: Cuneo con 1.655 morti, Genova con 1.438 morti (vedi Il colera in Genova nel 1884 : relazione dell'Ufficio d'Igiene,
stabilimento tipo-litografico Pagano, 1885)
Il 15 gennaio del 1885 fu emanata la cosiddetta “legge per Napoli” che segnava un punto di svolta nella politica governativa dell'Italia unita. Essa infatti con la destinazione di cospicui finanziamenti imponeva norme igienico-sanitari pubbliche e private che le municipalità dovevano far osservare a tutti i cittadini. Prioritario era un sistema fognario, l'edificazione di nuovi quartieri, la costruzione di nuove strade e piazze e risanare i luridi “bassi” e i tuguri. Il caso di Napoli fu un riferimento per molti altri centri che, all'indomani della pubblicazione della legge, ebbero la possibilità di avvalersi degli stessi benefici. Le città che ne usufruirono furono Genova, La Spezia, Torino, Caltanissetta, Trapani, Milano, Catania e un'altra sessantina di comuni.
Mentre venivano attuate le norme varate dalla “legge per il risanamento della città di Napoli” un ultimo focolaio epidemico si accese in Italia. Nel 1893 pochissimi centri urbani furono colpiti. Genova, per esempio, registrò 414 morti. A Roma, a Torino e a Milano l'epidemia comparve ma non si diffuse mentre Napoli e Palermo videro un notevole calo di decessi rispetto alle precedenti epidemie.
Luca Borghi, Umori, Roma, Società Editrice Universo, 2012, ISBN 978-88-6515-076-4.
Eugenia Tognotti, Il mostro asiatico. Storia del colera in Italia, Bari, Editori Laterza, 2000, ISBN 88-420-6056-9.
[ Per una analisi delle epidemie di colera in Italia si può qui consultare quanto riporta "Wikipedia, l'enciclopedia libera on line" (debitrice in tante speculazioni del lavoro di Eugenia Tognotti, Il mostro asiatico. Storia del colera in Italia, Bari, Editori Laterza, 2000) = ma sono ancora importanti alcune osservazioni qui di seguito riportate onde non confondere il Colera conosciuto sin dai tempi dei Greci con il micidiale e contagioso Colera Asiatico sulle cui distinzioni è utilissimo il Come nel sito informatico Pediatria on Line
ove nell'articolo Storia del Colera -da consultare integralmente per la completezza informativa- ha scritto con estrema competenza il dott. Antonio Semprini. Saggio di cui si riproduce qui l'incipit = "La parola greca “kolera”, già usata da Ippocrate ( vedi qui Aforisma 109, X) non si riferisce al colera epidemico di provenienza asiatica che imperversò per tutto XIX secolo e parte del XX con tremende pandemie, ma ad una sindrome gastrointestinale acuta non specifica (Grmek) e fu utilizzata in questo senso da numerosi autori medici greci e bizantini (vedi qui Gorter, Johannes : de <1689-1762>
Medicina hippocratica exponens aphorismos Hippocratis auctore Joanne de Gorter ... Liber primus [-septimum])
Pubblicazione Patavii : typis Seminarii : apud Joannem Manfre', 1778
Anche le cosiddette epidemie di colera segnalate in Europa dal XVI al XVIII secolo non avevano niente a che vedere con il colera epidemico che è di origine asiatica. [Anche il grande medico cinquecentesco Donato Antonio D'Altomare nella sua Ars Medica tra tante altre patologie parla come qui si legge nel suo testo del 1548 a proposto in originale del Cholera ma chiaramente si riferisce parimento al Cholera Nostras (pur senza nominarlo in tal modo) cioè il "Colera nostro, del nostro Paese" ( anche medici empirici si interessarono del Cholera nostras come il cinquecentesco Zefiriele Tomaso Bovio per esempio
nel Fulmine de' Medici Putatitii rationali alla voce Aposteme stomacali,& del ventricolo,& sua cura - car. 103-104)]
Quest’ultima malattia [il "Colera Asiatico"], che è quella cui mi riferisco in questa trattazione, fu descritta per la prima volta nel 1782 da Sonnerat che l’aveva osservata in India.
E’ interessante constatare che il colera indiano comparve in Europa quando la peste scomparve. Occorse quasi un secolo prima che si comprendesse l’origine geografica e la causa specifica del colera, ma le vie di propagazione del morbo e i suoi veicoli vennero scoperti molto prima del suo agente specifico (vedi qui la voce Colera in un celebre ed usatissimo lessico medico in cui non compare nonostante secolari ristampe la definizione di Colera Asiatico = ecco il frontespizio dell'opera = Amaltheum Castello-Brunonianum, siue lexicon medicum primum a Bartholomæo Castello Messanensi inchoatum, ab aliis etiam continuatum, tandem ad vera, nouaque artis medicæ principia accomodatum ... cura, et studio iterato Jacobi Pancratii Brunonis, ... Accesserunt huic novæ editioni eruditissimi viri Joannis Rhodii in Castelli lexicon ... addittiones
Patauii : ex typographia seminarii : apud Joannem Manfrè, 1721) : per un approfondimento ulteriore -compresa l'analisi delle varie fasi patologiche vedasi = "Colera"
di Aldo Castellani - Filippo Rho - - Enciclopedia Italiana (1931) ove nell'incipit leggesi "Questo termine fu adoperato fino dai tempi d'Ippocrate per designare una diarrea paragonabile a doccia violenta che sgorghi da un rubinetto; ma la parola copriva diverse infezioni intestinali, raggruppate poi clinicamente col nome di Cholera nostras, aventi una sintomatologia affine a quella del colera asiatico, ma con esito per solito benigno (v. enterite). Tali forme di colera nostrano, o meglio ubiquitario, sporadico o a piccole epidemie, sovente originate da alimenti guasti, possono essere determinate da svariati germi, definiti, ora, come paracolerici (vibrioni diversi) o pseudocolerici (bacilli del tipo aërtrycke), ben differenziabili dal vibrione specifico del colera asiatico"
].