cultura barocca

ESPRESSIONI VARIE DI MAGIA

INDICE

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ARTIFICI DI MAGIA E MALEFICI : CRIMINI - CRIMINALI MAGICI

SORTILEGI E PRATICHE MAGICHE/ FENOMENI/ "STRUMENTI" PARANORMALI O SOPRANNATURALI (LE "FORZE DEL MALE" E GLI "INCONTRI ORGIASTICI COL DEMONIO"): "ENTITA' MALEFICHE SOPRANNATURALI":I DEMONI ED IL DIABOLICO STIGMA

VARIE QUESTIONI: MAGIA IERI E OGGI/ FORME DI MAGIA/ PRATICANTI DI MAGIA/RIMEDI ANTICHI E NON CONTRO LA MAGIA NERA/ TESTI DI MAGIA/ENTITA' MALEFICHE TERRENE> LA "MESSA NERA"

[ INCUBI ANTICHI E RECENTI TRA MAGIA, SUPERSTIZIONE E "SCIENZA": RITORNANTI, VAMPIRI E LAMIE NEL TEOREMA DI A. CALMET E LE MORTI APPARENTI NELL'ANGOSCIA DI MOLTI FRA CUI ALFREDO NOBEL ]



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VARIE QUESTIONI: MAGIA IERI E OGGI/ FORME DI MAGIA/ PRATICANTI DI MAGIA/RIMEDI ANTICHI E NON CONTRO LA MAGIA NERA/ TESTI DI MAGIA

-FASCINAZIONE (UN POTERE O UN'UTOPIA?)
-FASCINAZIONE (PRESUNTI "CARATTERI MAGICI" DELLA FASCINAZIONE)
-INVESTIGAZIONE INQUISITORIALE ECCLESIASTICA: INDIZI VARI SU PRATICHE DI MAGIA
-INVESTIGAZIONE INQUISITORIALE ECCLESIASTICA: RIMEDI "CRUENTI", "MAGICI" E "RELIGIOSI"
-IPNOSI: ANTICHITA' E SUPPOSTE ASCENDENZE MAGICHE DELL'IPNOSI
-LAMIA
-LARVE [FANTASMI, LEMURI]
-LIBRI ERETICI E MAGICI
-LIBRI PROIBITI - INDICE ECCLESIASTICO DI CONDANNA
-LIBRI PROFETICI E ORACOLARI DELLE SIBILLE
-MAGIA (DISTINZIONE TRA MAGIA NATURALE E MAGIA PROFANA E/O DIABOLICA
-MAGIA NATURALE
-MAGIA NERA
-MAGIA NERA (RIMEDI CONTRO FORME DI MAGIA NERA)
-MAGIA TEURGICA
-"MAGICA PIETRA CALAMINTA"
-MAGISMI MODERNI E LORO "ASCENDENZE STORICHE": I "RITI VUDU" E LA "SANTERIA"
-"MAGNETISMO ANIMALE": SUA PRESUNTA, CONTESTATA ESISTENZA
-MAGO
-MESSA NERA (esempio storico di MESSA NERA)
-(LA) MUMMIA [DA RICERCATO "MEDICAMENTO" A IMMAGINE DELL'ORRORE]
-OCCHI: PRESUNTI "POTERI MAGICI" DEGLI OCCHI DI STREGHE, MAGHI, VAMPIRI
-PIZIE E SIBILLE: SUPPOSTI POTERI MAGICI DELLE ANTICHE PROFETESSE
-RIMEDI VARI (ESORCISMI-"RIMEDI SANTI"-"RIMEDI PROFANI)
-RIMEDI VARI MODERNI CONTRO SUPERSTIZIONE E STREGHERIA: CULTURA CONTRO IGNORANZA
-STREGA
-STREGHE DI TRIORA: IL CASO DELLE
-TORTURA INQUISITORIALE ECCLESIASTICA CONTRO MAGHI E STREGHE
-VAMPIRO - VAMPIRISMO
-"LA ZONA MORTA": SPAZIO MENTALE NELLE DONNE PER IL CONDIZIONAMENTO DI STREGHE E MAGHI?

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ARTIFICI DI MAGIA E MALEFICI

-"ERBA CALAMINTA" PER LA PREPEPARAZIONE DI FILTRI
-[UNGUENTO DELLE STREGHE: DISQUISIZIONI SULL'"UNGUENTO DELLE STREGHE"]
-FILTRI DELLE STREGHE CHE PRODUCONO CONDIZIONAMENTO
-FILTRI E VELENI DI STREGHE E MAGHI CHE CAUSANO MORTE
-INFANTICIDIO RITUALE DELLE STREGHE
-[MAGIA TEMPESTARIA: MALEFICIO TEMPESTARIO]
-MAGO
-MALEFICIO AMOROSO
-[ESEMPLIFICAZIONE DI MALEFICIO D'AMORE PERPETRATO A GENOVA]
-MALEFICIO DELLA POSSESSIONE DIABOLICA (GLI "INDEMONIATI")
-MALEFICIO DELL'ABORTO, DEL PARTO DIFFICILE, DEL PROSCIUGAMENTO DEL LATTE
-MALEFICIO D'ASSERVIMENTO (anche detto FASCINAZIONE)
-MALEFICIO DELL'AVVELENAMENTO
-MALEFICIO DEL CONSACRARE (alle forze infernali)
-(MALEFICIO DELLA) FATTURA
-MALEFICIO DELL'IMPEDIMENTO A CONSUMARE UN MATRIMONIO
-MALEFICIO DELLE MALATTIE
-MALEFICIO DELL'ODIO
-MALEFICIO DEI SAGITTARI, DEGLI ASSASSINI E DEI MALEFICI FABBRICANTI DI IMMAGINI DI CERA
-MALEFICIO DEL SILENZIO
-MALEFICIO DEL SONNO
-MALEFICIO INCENDIARIO
-SORTILEGI DI MAGIA NERA
-SORTILEGI-SACRILEGI E LORO CONNESSIONE STORICA
-STREGA
-UNTORE - UNTORI

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CONVENTICOLE MAGICHE/ FENOMENI E "STRUMENTI" PARANORMALI O SOPRANNATURALI

-(LO) "STIGMA" O SEGNO DEL PATTO DEMONIACO
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-CACCIATORI DI STREGHE
-(IL) CERCHIO MAGICO
-DIVINAZIONE (forme varie di previsioni del futuro)
-SABBA
-PATTO CON IL DIAVOLO - PATTO DIABOLICO: PRESUPPOSTO DEL SABBA
-LE PERVERSIONI DEL SABBA: IL CASO DI ANNA MARIA DE GEORGEL
-RAPPORTO INNATURALE COL DEMONIO IN FORMA DI CAPRONE: IL CASO DI CATERINA DI TOLOSA
-(LA) "SCOPA" (ED IL PAIOLO): "STRUMENTI MAGICI PER ECCELLENZA"
-SACRILEGIO
-SORTILEGIO/ SORTILEGI
-SORTILEGIO DI POSSESSIONE AMOROSA
-SORTILEGIO D'AMORE O DI ODIO
-SORTILEGI D'AMORE FATTI USANDO APPARATI SACRI DELLA CHIESA
-SUPERSTIZIONE
-UCCIDERE MAGICAMENTE A DISTANZA: CON PROIETTILI O DARDI DIABOLICI O FACENDO RITI SULLE IMMAGINI DI CERA DELLE VITTIME SCELTE
-(IL) "VOLO MAGICO"
-CIVETTA, GUFO E PIPISTRELLO ALLE RADICI DELLA LEGGENDA DELLA LAMIA E DEL VAMPIRO MEDITERRANEO
-VAMPIRI E VAMPIRISMO: TRA STORIA E MITO
-ZONA MORTA [LA Z.M. (da Fascinazione a Mesmerismo)]








MAGIA (differenza fra M. scientifica o naturale e M. profana o diabolica)>Il miglior contributo per intendere queste distinzioni si ricava dal De vita libri tres di MARSILIO FICINO sotto forma d'una epistola intestata: Marsilio Ficino fiorentino saluta tre e quattro volte i suoi carissimi fratelli nell'amore del vero, i tre Pieri, Pietro del Nero, Guicciardini e Soderini. Scrive CARDINI, pp. 179-180 che in questo passo il Ficino pose le basi per una storica separazione tra magia scientifica, naturale ("bisogna salvare la parte necessaria della magia, che congiunge la medicina con l'astrologia") e quella profana o diabolica ( "che crea prodigi vani per ostentazione come quando i Maghi persiani dalla salvia putrefatta facevano nascere un uccello simile al merlo con la coda di serpente"), che è stata a lungo condivisa dagli studiosi. Separata poi da più articolate visioni, essa ha però conservato i meriti d'aver sottolineato l'importanza di scritti quali quelli di R. Bacone, Arnaldo da Brescia, di M. Ficino, sulla validità d'una scienza fondata sul principio della concordia tra uomo e cosmo e che tenda alla salute dei corpi non meno che degli spiriti. Dietro le parole del Ficino, che difendono il termine di mago, caro ai Cristiani e benedetto dal Cristo che, Bambino, volle i magi presso di Sé a riconoscere le Sue divinità, regalità e umanità, si scopre l'universo di simboli e devozioni caro a Cosimo e alla "Compagnia dei Magi",universo simbolico da cui nascerà sia la "Cavalcata" del Gozzoli che l'"Adorazione" del Botticelli: il dibattito su medicina, astrologia e magia sarebbe tuttavia continuato ben oltre il Ficino>BRIGGS, pp.73-84

MAGO > (voce dotta dal lat. magus, dal greco magos, "sacerdote persiano", deriv. dal persiano antico magush) "Chi esercita la magia, le scienze occulte (ed è per lo più considerato come dotato di facoltà e di poteri super umani, capace di signoreggiare le forze della natura, di operare prodigi, di predire il futuro, di porsi in contatto con l'aldilà ecc), negromante, indovino (il femminile Maga nell'Europa cristiana ha perso energia rispetto a Strega ed ai suoi sinonimi: Maga "Donna dotata di poteri soprannaturali, perlopiù malefici, che esercita le arti magiche e compie incantesimi e malie").
Nel contesto dell'età intermedia e del graduale sviluppo della SCIENZA EMPIRICA bisogna però sempre distinguere tra la figura preternaturale del MAGO ( MAGA ) in senso arcaico od istituzionale e quella del PRATICANTE DI MAGIA NATURALE ( MAGO NATURALE ) figura che anticipa quella moderna dello SCIENZIATO EMPIRICO e/o del NATURALISTA

MAGIA NERA: quella che si avvale di potenze demoniache e di riti sacrileghi, per accedere a poteri soprannaturali con fini delittuosi (St. Crim., lib. II, cap. 10)> si contrappone in modo ambiguo, nell'età intermedia, alla MAGIA BIANCA (variamente connessa alla MAGIA NATURALE ed una cui branchia sarebbe costituita dall'arte lecita dell' ILLUSIONISMO SPETTACOLARE) che usa le forze naturali e no per il bene.

MAGIA TEURGICA (Teurgia)> Magika logia twn apo tou Zwroastrou magwn, Parisiis, apud Ioannem Ludovicum Tiletanum, 1538. Nei testi di magia dall'Umanesimo, nei libri di Ficino e di Pico della Mirandola ci si riferisce ai logia di Zoroastro (in verità un manuale di magia e teurgia di Giuliano il Teurgo vissuto forse nel II sec. d.C) che ebbero diffusione sino ai tempi di G. Bruno influenzando la cultura umanistico - rinascimentale e neoplatonica.
La M. teurgica costituirebbe la tecnica con cui si possono costringere esseri intermedi (divinità minori, demoni, creature soprannaturali) a dar manifestazione di sè tramite bambini (specie se epilettici), amuleti, profumi, suoni, canti ed altro ancora. Pure Cornelio Agrippa di Nittesheim (De Occulta philosophia) e Paracelso si ispirarono a questi testi: il loro successo dipese dal fatto che erano intrisi di pensiero neoplatonico per cui la Teurgia costituiva l'espediente onde evocare le creature intermedie e riunirsi al Dio-Uno: fatto che agevolava l'inquadramento di tali ipotesi nelle dottrine cristiane e lo sviluppo di un esoterismo cristiano di natura magica da opporre alla Magia nera (si veda il Patrizi [1529-1597] che studiò a lungo tal genere di oracoli, nell'antichità classica giudicati caldaici ed attribuiti, da G. Gemisto Pletone, che ne presentò copia manoscritta al Concilio di Firenze del 1439, a Zoroastro).

MALEFICIO (o Malefizio : s.m.,v. dotta dal lat. Maleficium) "Ant. e letter. Azione diretta a danno di qualcuno"> BATTAGLIA, IX, s.v., n.1, 3, 7, terminologia storica> Tribunale o Corte del M. : Tribunale penale > Giudice del M. o dei M. : Giudice del Tribun. penale > Notaio del M. o dei M. : notaio che registra generalità e condanna del reo su un registro del Tribun. penale detto Libro del M. o dei M. >In senso religioso M. vale invece come "Pratica magica, sortilegio, stregoneria".

MALEFICIO AMOROSO: Filtri amorosi o comunque magici (libro II degli Statuti, cap.X: vedi qui, per esemplificazione d'un caso di F.magico malefico per contatto la voce: Nutrice)> poculum amatorium di cui già parlarono gli autori classici come strumento di maghi e streghe nell'antichità: vedi Lucano nel VI libro della Farsalia, Virgilio nel III delle Georgiche, Ovidio nel IX delle Metamorfosi, Seneca nella tragedia Medea, senza trascurare Lucrezio, ritenuto ucciso da un filtro d'amore.
L'attenzione degli Statuti genovesi per gli avvelenamenti o "veneficii" è connessa, oltre che alla lotta contro l'abuso cinquecentesco degli avvelenamenti per risolvere feroci inimicizie, alla posizione storica e non facile del braccio secolare, a fianco dell'inquisizione ecclesiastica, contro il proliferare di maghi, streghe, praticoni ed imbroglioni.
Il mito degli untori [sia quali peccatori ordinari (avvelenatori prezzolati) sia quali criminali preternaturali] il ricorso ad incantamenti per uccidere o farsi desiderare divenne una costante, popolare e non, del XVI-XVII secolo entro un miscuglio di frenesie e superstizioni su cui dissertò il DELRIO :
"Dapprima (le streghe) fanno del male usando delle polveri minute, disperse in cibi o bevande, sparse sui nudi corpi o celati negli abiti delle vittime ignare. Le polveri che uccidono hanno color fosco, cinerognole risultano quelle che causano morbi non letali ed infine son bianche quelle che avrebbero lo scopo di guarire da qualche malanno od incantamento. In verità la possanza non deriva a tali polveri dalla distinta coloritura né da qualche altra insita qualità ma solamente da un patto stretto col Demonio: i colori servono piuttosto ad evitare infingimenti, sì che le streghe non si sbaglino nel dare una pozione piuttosto di un'altra. Preparano anche malefici con erbe, steli, radici e simili prodotti spontanei della terra che per quanti ne abbiano assunto una certa quantità (ma solo trattandosi di quelli che sian stati scelti dalla fattucchiera) son inevitabile causa di malattia o morte...(le streghe ed i maghi) si servono pure d'unguenti bianchi o rossicci o del color del bitume in cui luccicano frammenti di metallo in fusione con strane gocce di color giallo o tendenti al bianco: se sopra il fuoco si getta un poco di questi unguenti si scateneranno energie estranee al mondo naturale, sotto forma di folgori, boati e pestifere esalazioni...addirittura alcune streghe si tengono le mani costantemente unte di siffatte porcherie onde cogliere al volo ogni occasione per far del male, anche solo sfiorando l'orlo d'un altrui indumento".
Maleficio amoroso (esempio di maleficio amoroso perpetrato a Genova)> A Roma per informazione di un certo Francesco Benci o Benzi M.DELRIO apprese e descrisse i termini di un Maleficio d'amore perpetrato in Genova nel XVI sec.(p.152 ma in realtà errore per 151 della parte III delle Disquisizioni sulla Magia):
"A Genova un bravo ragazzo, molto religioso, in un momento di debolezza fu preso da passione per una donna e, per soddisfare i suoi desideri, commise tante sciocchezze da essere prima riprovato e poi escluso dal consorzio dei fedeli. Nel giro di tre mesi, da quella donna gli erano state nel frattempo spedite delle lettere misteriose e diversi doni: ma lui non potè goderne molto perchè poco dopo un grave morbo lo immobilizzò a letto. Parve un fatto terribile quanto naturalmente inspiegabile che, nel corso della malattia, egli, preso da conati di stomaco, in più occasione avesse vomitato davanti a quanti lo assistevano ogni sorta di schifezze come ciocche di capelli femminili, crini di maiale e peli di pecora, frammenti di lino bombice, aghi da sarto, pezzetti d'unghie e d'ossa umane ed anche minuscoli oggetti di ferro: il tutto ogni volta intriso di sangue. Uno dei nostri non seppe allora far altro che suggerirgli di lasciar perdere quell'amore che lo stava dannando e che doveva avere in sè qualche cosa di pestifero e velenoso: cosa semplice quanto mai vera! Gli chiese poi, visto che non s'avverava alcun miglioramento di salute, cosa fossero quei doni e qual risultasse il contenuto delle lettere. Il ragazzo rispondeva allora d'aver sì ricevuto le missive ma d'averle poco dopo strappate e gettate via: la risposta non convinse però quel brav'uomo il quale si rivolse alla gente di casa invitandola a cercare per bene quelle lettere, se ancora fossero nell'abitazione magari dentro una cassetta di quel giovane: a suo dire era necessario vedere se in esse si trovasse racchiusa qualche fattura. A quel punto, per via d'una voce che pareva venir dal nulla, alle orecchie del malato giunse la notizia di quel nuovo espediente ed egli allora prese ad urlare come un folle, chiedendo d'avere la chiave e minacciando d'inghiottirla, come la voce misteriosa gli suggeriva, se non si fosse posto fine a tale progetto: avutala la coprì quindi col cuscino e nello stesso tempo perdette il dono della vista. La madre del ragazzo supplicò allora l'individuo che aveva supposto quel maleficio di lasciar la chiave in possesso del malato ma a tal punto essa non si trovò più, tanto che si giunse a pensare che fosse stata furtivamente portata via. Il ragazzo si mise allora a gridare da ossesso ma comunque la chiave non uscì fuori per quanto l'intiero letto venisse messo sottosopra e scrutato in ogni sua parte. Alla fine si prese la decisione d'aprire ad ogni costo la cassetta, ricorrendo alla forza e spaccandone la chiusura: ed a quel punto, in essa, si trovarono le due lettere che avevano scatenato il maleficio amoroso. Non si impiegò molto ad intendere il diabolico inganno e si provvedette a scagliare nel fuoco entrambe le missive: appena si fece ciò il ragazzo parve prendere subito un po' di vigore e soprattutto recuperò la capacità di vedere mentre, nello stesso tempo, certo per effetto della magia in tal modo resa vana, la chiave tanto cercata comparve davanti agli occhi di chi l'aveva prima così disperatamente cercata. Il ragazzo genovese, liberato così dalla fattura, prese a migliorare sempre più sia nel corpo che nello spirito e non passò molto tempo che, del tutto guarito, potè lasciare il letto".
Si tratta senza dubbio di fantasia e di cinquecentesca superstizione ma certamente l'esser riportata e registrata da illustri teologi, al punto di venir discussa fin nel Sacro Palazzo romano, questa forma di incantamento d'un ragazzo di Genova non potè far a meno di influenzare l'opinione di molti giudici, ecclesiastici o laici che fossero. E' certo che il comma degli Statuti Criminali che decorre dal terzo capoverso del capitolo 10 del libro II o "Delle Pene" ha molti punti in comune, pur prescindendo dalle amplificazioni orrorifiche, con l'episodio trascritto dal DELRIO e, comunque, il fatto che nelle leggi criminali i giuristi della Repubblica abbiano registrato tal "genere di reati" è prova che, isteria, suggestione, avvelenamenti e fantasie a parte, cose di questo genere dovevano esser realmente affrontate, e con strana consuetudine, dalla giustizia repubblicana del secondo '500.

MALEFICIO D'ASSERVIMENTO (anche detto FASCINAZIONE)>: Fascinazione v.dotta dal lat. fascinatio -onis, "ammaliare". Indicava uno fra gli attributi del Mago o capacità di generare illusioni ed inganni nella mente o nella coscienza altrui: PASSAVANTI,p.243 . In senso mediato F. sarebbe abilità non diabolica ma umana, seppur negativa, prossima all'ipnosi, consistente in un procedimento capace, con lo sguardo o fissando un oggetto brillante, di provocare in un altro stati ipnotici: BATTAGLIA, s.v.,2> per M.DELRIO la F. era Maleficio d'asservimento, con sguardo,formule magiche o pozioni, della coscienza altrui a forze diaboliche: il folklore attribuiva poteri magnetici agli occhi di Streghe e Maghi e Vampiri.

MALEFICIO DEI SAGITTARI, DEGLI ASSASSINI E DEI MALEFICI FABBRICANTI DI IMMAGINI DI CERA: Sagittario> (ant. sagettario, saggittario, sagitario, sagittario), s.m. = Arciere, in particolare "soldato armato di arco e di frecce". > Negli "Statuti genovesi" ha per lo più la valenza semantica di Sicario.
Tuttavia la portata semantica del termine in area inquisitoriale ecclesiastica andò caricandosi di significati magico-misterici per oscure consuetudini stregonesche contro cui già Innocenzo III (1198 - 1216) nel libro V dei Decret.tit.de Sagittarijs (Malleus I.6.16> M.DELRIO affrontò il problema dei Sagittarii sotto il profilo dei profanatori di edifici sacri, onde perpetrare azioni demoniache: "...questo è il misterioso rituale dei Sagittarii. Dopo essersi resi vassalli del Demonio con un atto d'omaggio, alla sesta festività dell'Ebdomada maggiore più vicina, in tempo di Messa, si scelgono una sacra immagine del Cristo in cui scagliano frecce e dardi [Ebdomada: "7 giorni"; Ebdomada maggiore = settimana santa del Ciclo pasquale]...anche se nessuno, al presente, è riuscito ancora a sapere se essi accompagnino con parole arcane o magiche questo rito d' apostasia. Una volta perpetrato il gran misfatto e conficcato un buon numero di proiettili nella santa immagine, essi ritengono di poter da quel momento uccidere con quei dardi profanatori chiunque vogliano, pur se questi sia lontano o protetto dalle mura di qualsiasi edificio".
Il DELRIO ricorda altresì "che i Lapponi ed i Finnici confezionano magici dardi di piombo non più lunghi d'un dito ed in grado di superare ogni barriera che poi scagliano contro le proprie vittime. Queste, manifestatosi loro un cancro purulento ora in un piede ora in un braccio, muoiono senza possibilità di cura, fra gli spasmi d'un incontenibile dolore, nell'arco di appena tre giorni.
Non si differenzia [precisa ancora Martin Del Rio] granché dalla genia dei Sagittarii quella degli Assassini i quali son usi far immagini in cera delle loro vittime che poi tormentano con aghi o fan dissolvere dal fuoco od ancora frantumano in tanti pezzi sì da causar morte, per consunzione interna od altra causa ancora ...". Una convinzione attestata dal Malleus Maleficarum (reperita anche fra le montagne liguri > G.ROSSI, Il Rito Ambrosiano nelle chiese suffraganee della Liguria, in "Atti della Società Ligure di Storia Patria", p. 287) consisteva nel credere i Sagittari streghe travestite, anche grazie al forte simbolismo magico ed alchemico legato all'arco, metafora del cambiamento di sesso; attraversando l'arcobaleno la leggenda voleva che si provocasse un mutamento di genere: "una cosa assai strana, disse Tonino, ci raccontava la Brigida sull' arcobaleno. Essa diceva che se un uomo fosse passato sopra o sotto all'arcobaleno sarebbe diventato sul fatto una donna".

MALEFICIO DEL CONSACRARE (alle forze infernali)> nella cultura magico-demonologica meglio noto però come MALEFICIO DELLA POSSESSIONE DIABOLICA> DELRIO,Lib.III,P.I,Q.IV, Sez.VII: "Ritengo, cosa certa per tutti i Cattolici, che il Diavolo possa entrare nel corpo di un uomo e prenderne possesso [si elencano "casi di posseduti in cui il Demonio sarebbe entrato come spirito, ombra o fumo, posseduti come gli idoli pagani entro cui stava il demone ed emetteva le profezie": il DELRIO narra che Satana si serve dei posseduti per entrare dal mondo immateriale in quello materiale, un corpo - da cui può essere esorcizzato - controllato senza però dominare del tutto l'anima razionale, sì che molti posseduti od ossessi conservano frazioni di memoria].

MALEFICIO DELL'ABORTO, DEL PARTO DIFFICILE, DEL PROSCIUGAMENTO DEL LATTE NELLE DONNE> (DELRIO, Lib.III, P.I,Q.IV, Sez.III): "Il Grillandus porta esempi di questa triplice forma di M. Giovanni Niderio nell'ultimo libro del Formicario ha scritto che 'Nella città di Beltingen, nella Diocesi Kausanensis, abitava un certo Stadelein, davvero un gran mago, catturato per opera d'un giudice locale di nome Pietro. Sottoposto ad inquisizione lo Stadelein confessò che egli, in una certa casa dove risiedevano un marito ed una moglie, in passato aveva scatenato dei suoi M. sì che quella donna aveva abortito per ben sette volte nel correre degli anni e che, oltre a ciò, sempre per le sue magie erano morti nell'utero delle pecore tutti i feti, senza che mai fosse venuto alla luce alcun piccolo'. Dopo aver fatta tale confessione lo Stadelein indicò il modo con cui perpetrava i suoi incantamenti 'sotto la soglia dell'uscio di quella casa disse d'aver curato di sistemare un serpente che, se fosse stato eliminato avrebbe restituita la fecondità a tutti i residenti dell'abitazione: si prese a cercare quella serpe ma non fu trovata perchè forse s'era ormai ridotta in polvere oppure, senza rendersene conto, gli operai trascinarono via quel maledetto animale coi mucchi di terra che avevano estratto da sotto la porta. Fatto sta che in quello stesso anno tutte le femmine della casa divennero poi feconde, dalla sposa agli animali'...Sul parto difficile hanno scritto Apuleio e Pausania [il DELRIO fa cenni a fonti classiche su parti resi ardui da forze malefiche]... Sul prosciugamento del latte...Negli anni passati nella città di Treviri fu arsa sul rogo una strega che confessò d'aver in passato munto del latte dalle pareti di casa sua, prodotto che poi era solito vendere a moltissime persone...
Il Grillandus ricorda al proposito questa storia 'Esistono delle maghe in grado d'essiccare tutto il latte degli armenti, sì che neppure si possa ricavar del formaggio...esse sono altresì capaci di far abortire le vacche e le pecore: scoprii questi poteri maligni nella stessa città di Roma dove due fattucchiere coi loro incantamenti avevano fatto abortire molte femmine delle mandrie ed avevano del tutto prosciugato il latte in seno a tante madri'..."[gli Stat. Crim. genovesi considerano questi crimini ma li fanno rientrare - a parte certe considerazioni entro il capo degli avvelenatori - nell'ambito dei delitti comuni trattando di omicidi, assassini e nutrici o balie].

MALEFICIO DELL'AVVELENAMENTO> riguardante sia l'uso di Filtri amorosi sia l'uso in criminologia di veleni e di tossici di varia natura sia la composizione di stregonesche misture velenose [alle streghe era attribuita una notevole capacità di elaborare, al pari di alchimisti ed erboristi una notevole pratica di preparare, per dei malintenzionati e naturalmente a pagamento, dei pericolosi veleni.

MALEFICIO DELLE MALATTIE (causate dai Demoni)>DELRIO, lib.III, P.I, Q.III, Sez.V:" Avicenna, Galeno, Ippocrate ma anche Pomponazzi ed il Lemmnio dicono che nessun diavolo può procurare malattie a degli umani...per me questa loro considerazione non è molto fondata e parecchi altri autori ed illustri medici sostengono l'opposto tra cui il Codronchius, il Cesalpino, il Valesio...[fra i tanti esempi addotti dal DELRIO si rammenta] di un diavolo che colpì un tizio, privandolo dell'uso delle orecchie e della lingua, rendendolo al contempo epilettico, quel tipo di malato che S.Matteo chiamò invece lunatico non in quanto non fosse dominato da forze diaboliche ma perché veniva posseduto dal Maligno solo nel tempo di plenilunio, sì da venir gravemente afflitto dal morbo comiziale...i Diavoli peraltro si rallegrano molto quando si imbattono in epilettici, nè di rado entrano in loro e fanno poi in modo che diano dei responsi...[seguono esempi di piaghe e malattie causate dai Diavoli, con indicazione del modo con cui il Maligno entra nel corpo delle vittime].

MALEFICIO DELL'IMPEDIMENTO A CONSUMARE UN MATRIMONIO (impotenza maschile): (Impotenza maschile, frigidità e sterilità femminile)> DELRIO, lib.III, P.I, Q.IV, Sez.VIII)> "Nessun M. è più comune di questo ai dì nostri ed è per renderlo vano che in molti luoghi gli sposalizi vengono celebrati al chiarore del giorno pieno e con gran concorso di gioioso pubblico sì da evitare che, nei pericoli dell'isolamento e della segretezza, qualche malvagio perpetri i suoi incantamenti a danno degli sposi: in effetti si tratta solo d'una credenza, senza alcun potere , che al mattino le forze della magia nera siano affievolite e talora del tutto vani e che, al contrario, si scatenino col scender di crepuscolo e tenebre. Ma in che cosa realmente cosiste questo M.? Diciamo che, come han precisato i Canoni della Chiesa, accade spesso che maghi o streghe, pronunciando formule di cattivo augurio, siano capaci di rendere freddo un uomo, impotente a procreare e consumare il matrimonio ... Precisiamo subito che, al modo della legge ebraica dei rabbini, anche il diritto della Chiesa cattolica, dopo tre anni di simile afflizione e col concorso di sette fidi testimoni, acconsente all'annullamento di tal sterile sposalizio. Sappiamo che le ragioni dell'impotenza maschile possono derivare da malanni e disturbi fisici tra cui menzioniamo varie malattie dei genitali compresa la ragion ultima della castrazione: non è tuttavia da scartare l'ipotesi che il Maligno, evocando per via d'inganno simili disturbi, è in grado di generare uno stato di impotenza dovuta a cause magiche. Si riconosce questa affezione con relativa facilità, specialmente quando un individuo, incapace d'amare carnalmente la propria sposa, la donna che cioè ama più d'ogni altra, sia poi in grado, ad avvenuto annullamento del vincolo matrimoniale, di intrattenere rapporti sessuali soddisfacenti con altre femmine. Per conseguire questi artifici il Diavolo escogita infiniti espedienti, spesso coll'aiuto di Maghi e Streghe, agendo sempre in maniera di rendere impotenti i maschi e frigide le femmine. E' comunque diffusa opinione che il Maligno trovi più facile incrudelire contro gli uomini o perché è più semplice colpire i maschi negli strumenti della riproduzione o per il fatto che, esistendo un numero superiore di Streghe che Maghi, si preferisca più tormentare gli uomini che le femmine, causando loro impotenza o sterilità per un tempo variabile, dal minimo d'una giornata ad un anno intero sin a tutta la vita.
I dottori e gli esperti fanno mediamente riferimento a sette cause possibili di simile maleficio: la prima avviene quando uno degli sposi diventa odioso all'altro o, reciprocamente, si rendono nemici, sia che concorrano sospetti e gelosie, mosse ad arte, sia che, alla maniera che si riscontra nella letteratura classica, sia stato usato per far ciò qualche filtro magico...talora [maghi, streghe e diavolo ma vedi qui anche voce Nutrice] fanno addirittura in modo che gli sposi, in un primo momento, vengano travolti da incontenibile passione e da irrefrenabile desiderio di congiungersi sessualmente. Una volta che però sian giunti al momento estremo della copulazione, le forze del male operano crudelmente in modo che in uno dei due amanti esploda un odio irrazionale per l'altro, che spesso cercherà d'aggredire fisicamente a calci, pugni ed unghiate. Può anche succedere che un Demone, dopo aver eccitato gli animi degli sposi ed averli scaldati di desiderio carnale, sul momento dell'amplesso, per via di qualche incantamento, agli occhi terrorizzati della donna renda spaventoso il membro maschile della generazione, facendolo sembrare di dimensioni spropositate ed animalesche. La seconda ragione di questo Maleficio è invece connessa all'incapacità fisica che gli amanti avrebbero, per qualche malia, di giungere all'accoppiamento data la comparsa di qualche fantasma o d'una forza ostile che s'interporrebbe tra loro per separarli...la terza causa dipende invece da una forza malefica che riesce ad impedire l'espansione degli spiriti vitali sin al membro maschile della generazione di modo che non può intercorrere alcuna eiaculazione dello sperma... per quarta causa si intende poi qualche energia malefica capace di essiccare il seme maschile, sottraendogli ogni proprietà generatice...la quinta causa,tra le più comuni, è costituita dal fatto che il membro virile, per quanto lo sposo abbia desiderio e volontà d'accoppiarsi, resta flaccido e molle, inetto a penetrare nel sesso della femmina...la sesta causa dipende invece dall'uso di pozioni e farmaci, abbastanza noti ai medici, che risultano capaci di togliere ogni energia erotica ed impedire sia l'erezione del membro maschile che il conseguimento dell'orgasmo sessuale [questa sesta causa più delle altre è connessa agli statuti criminali, specialmente al capo 10 del libro II riguardante avvelenatori ed avvelenamenti] ...la settima causa dipende invece per le donne dall'occlusione delle strade della generazione o comunque dal loro restringimento mentre, a riguardo degli uomini, si tratta semmai della ritrazione e dell'annichilimento, sin quasi a scomparire entro gli inguini, dell'apparato riproduttivo: cose queste ultime che, per quanto alcuni medici spieghino in modo naturale, per me son quasi sempre da ascrivere a forme diverse di incantamento e magia nera. Tornando a parlare delle donne è magari possibile che la patologia di cui si è detto e quindi anche il restringimento degli organi di generazione dipendano da qualche malanno naturale ma non è neppure da escludere che in ciò concorra, in vari casi, qualche potenza demoniaca capace di causare lesioni sia a livello scheletrico che delle parti carnose..."

MALEFICIO DELL'ODIO >DELRIO, Lib.III, P.I, Q.IV, Sez.IX :"Il Cisalpino nell'opera 'Sull'investigazione dei Demoni, c.10' scrive che le streghe sono solite nascondere sotto la soglia dell'uscio delle case, o magari in qualche nascosto angolo, teste e pelli di serpenti sì da diffondere il male dell'odio. Ma tutte queste sarebbero cosucce se non intervenisse per loro l'aiuto di un qualche demone. Coi loro intrugli le streghe potrebbero soltanto intorbidire il sangue d'un uomo, magari guastarlo, affliggerlo con la rovina della malinconia, indurre la propria vittima a stimoli di ferocia, avversione, crudeltà, e misantropia contro il prossimo. Solo un demone però è capace di indirizzare al giusto bersaglio, contro un prescelto, tali energie di male puro, suscitando nella mente del maleficato le immagini idonee a generare odio, ora ponendole quasi davanti agli occhi della persona incantata ora eccitandone la fantasia con opportune visioni e casi d'amarezza esistenziale. Agendo così il demone evoca incontenibile rabbia e, quando necesario , scatena la furia della sua vittima anche contro quelle persone che, in altri tempi e senza questo M., essa al contrario amerebbe" [gli Stat.Crim., inseriscono invece, con razionalità, tali aggressività nel lib. II in capitoli su percuotitori, violentatori, aggressori, bestemmiatori ecc.].

MALEFICIO DEL SONNO (Letargia in medic. e dir.)> M.DELRIO, Lib.III, quest.II> "Sul M. del Sonno. Così indico quei praticanti d'incantamenti che, valendosi di farmaci o d'arcane parole od ancora di strani riti e di malefiche filastrocche, s'ingegnano di procurar sopore ed istupidimento a qualcuno sì da farlo schiavo. Anche possono dargli qualche veleno od ucciderlo od anche rapirgli i figli piccoli oppure indurlo a commettere adulterio o patir violenza carnale. I Maghi son soliti ricorrere a simili espedienti, servendosi di filtri estratti dalle erbe han dimostrato vari autori tra cui il Binsfeldio ed il Remigio..."[DELRIO fa pure cenno ad una sorta di plagio mentale o di ipnotismo ottenuti per via di parole magiche o pozioni> tale Maleficio era visto con sospetto dalla giustizia criminale dello Stato, poiché i magistrati vi intuivano forme di condizionamento comportamentale estranee alla magia e piuttosto suggerite da pratiche di avvelenamento, magari per condizionare l'altrui coscienza: capo X e capoverso relativo > la medicina seria del tempo, rifuggendo dalla magia, proponeva spiegazioni di qualche razionalità. Vari autori citarono così la LETARGIA, reale affezione dovuta a sonno patologico, profondo e prolungato, spesso invincibile, accompagnato da mancanza di sensibilità e rilassamento muscolare, in genere causato da isterismo, tripanosomiasi, encefalite ed ipnotismo: MATTIOLI (Siena 1500-Trento 1577) attribuì la condizione letàrgica ad assunzione di "ELEOMELE" cioè "un balsamo oleoso di sapore dolce che stilla da un albero della Siria" che a quanti lo ingerissero avrebbe procurato uno stato soporoso rendendoli "quasi stupidi e come tramortiti. Il che non è da temere, svegliandoli e non lasciandoli dormire, accioché non diventino letargici o subetici"> l'eleomele, con altri "farmaci", era sospettato dai giudici dello Stato non tanto quale pozione magica ma come veleno capace di alterare le qualità di discernimento].

MALEFICIO INCENDIARIO:> DELRIO, Dissertazioni sulla magia (varie ed. fine XVI-XVII sec.) Lib.III, P.I, Q.V, Sez.X> " Non solo [demoni, streghe e maghi] infiammano gli animi suscitando odio e passioni ma danno anche fuoco a case, corpi, città, che paiono esser facili vittime delle fiamme...non son passati molti anni da quando alcuni incendiari tormentavano le terre del Reno: costoro solevano invadere le case altrui e deporre in esse spade, lance, elmi, scudi o qualsiasi altra cosa che racchiudesse l'idea d'alimentare la fiamma dell'odio e della devastazione. Ebbene, dopo alcune ore, esplodendo di colpo un mare di fiamme, quasi provenissero da quel tipo di proiettile incendiario che chiamiamo malleolo, tutte le case prendevano fuoco ed andavano distrutte".



(MALEFICIO DELLA) FATTURA: St.Crim.,cap.10,libro II> "sinonimo di stregoneria". I principi su cui si basa l'incantesimo per F. sono quelli sui quali poggia l'intera arte magica, ben identificati dal FRAZER (Il ramo d'oro, trad.it.,Torino,1990) quali leggi di similarità e di contiguità (di contagio o di contatto): "Il simile produce il simile e l' effetto rassomiglia alla causa; le cose che sono state una volta a contatto, continuano ad agire l'una sull'altra, a distanza, dopo che il contatto fisico sia cessato". L'operatore di magia crede di poter produrre qualunque effetto con la semplice imitazione, grazie al primo principio, o legge di similarità, ed è sicuro di riuscire a procurare gli effetti voluti su una persona agendo su un oggetto a lei familiare, o venuto anche accidentalmente a contato con essa (può trattarsi di capelli, unghie e secrezioni, ma anche di fotografie o oggetti portati sul corpo, indumenti, monete, effetti personali) in forza del principio di contiguità. Secondo il Frazer gli incantesimi basati sul principio di similarità si possono chiamare magia omeopatica, mentre quelli basati sul principio di contiguità rientrano nella magia contagiosa. Questi due rami, omeopatico ed contagioso, si riuniscono sul tronco comune della magia simpatica, cosiddetta perchè poggia sul concetto che le cose agiscano l'una sull'altra, a distanza, in grazia di una segreta simpatia. > Questi principi generali sono archetipi di tutte le espressioni della tradizione popolare, compresi i riti propiziatori e le superstizioni, delle quali la F. è una forma. La paura dell'influenza delle F. ha trovato terreno fertile nella credulità popolare, ingenerando catene di rituali ossessivi e di atti preventivi per difendersi dai pericoli dei ladri dell'anima e della vita. Le streghe e la loro progenie sembra si servissero, per attuare malefici, di qualunque cosa fosse venuta a contatto con il malcapitato, ma prediligevano le secrezioni corporee, fuoriuscite o trasudate da orifizi e aperture del corpo, i quali ultimi erano considerati insidiose porte lasciate aperte ai nefasti influssi esterni degli operatori di magia o delle malattie naturali delle vie respiratorie, veneree o dermatologiche. Il basso corporeo (BACHTIN) e quanto si trova in relazione con esso è nascosto e negato, od esorcizzato quando compare la paura legata a possibili interventi di estranei i cui poteri, presunti o reali, evocano fantasmi di impotenza, malattia e morte. Gli orifizi sono le vie d'accesso al male e vanno protetti; da qui una serie di precauzioni che si concretizzano in rituali anche per la scelta dei luoghi ove sedere o di quelli per le stesse necessità corporali, onde non diventare bersagli di un mago che si eserciti nella magia simpatica.

SABBA ["riunione di streghe" ma, contrariamente ad un'opinione errata, mai privo di presenze maschili]> dal fr. sabbat dal latino sabbatum]. Una celebre descrizione di SABBA si attribuisce comunemente a Stefano di Borbone mentre il capitolare franco, falsamente attribuito ad un Concilio di Ancira, noto come Canon Episcopi (IX sec.) al contrario ne aveva in precedenza negata la realtà, considerando il SABBA una leggenda alimentata dalla fantasia di donne superstiziose e peccaminose (vedi CORPUS IURIS CANONICI, col. 1030: secondo le investigazioni inqusitoriali laiche ed ecclesiastica la pratica del SABBA non sarebbe stata estranea neppure alle costumanze del PONENTE LIGURE).
Una fra le più discusse interpretazioni del SABBA concerne un'abitudine, peraltro non estranea ad una discutibile quanto radicata (in certe regioni centro-europee e di cultura francone), di trafiggere con un paletto di legno (frassino in genere) dei bambini morti prima del battesimo al fine di impedire loro di tornare sulla terra sotto forma di fantasmi tormentanti, una tecnica apotropaica in qualche modo connessa ad una delle figure più temibili dell'orrorifico paneuropeo cioè il tema della lotta al VAMPIRO e alla VAMPIRA o meglio la LAMIA.
Sul SABBA, comunque, a titolo esemplificativo si riproduce comunque di seguito una pagina storica di descrizione del SABBA tratta dalla bolla Vox in Rama del 13 giugno 1233 di Gregorio IX edita in Les régistres de Grégoire IX, ed. L. Auvray, I, Paris, 1896, n. 1391, coll. 780-781: "Quando si accoglie un neofita e lo si introduce per la prima volta nella assemblea dei reprobi, gli appare una specie di rana; altri dicono che è un rospo. Alcuni gli danno un ignobile bacio sull'ano, altri sulla bocca leccando la lingua e la bava dell'animale. Talvolta il rospo appare a grandezza naturale, altre con le dimensioni di un'oca o di un'anitra. Naturalmente ha la grandezza della bocca di un forno. Il neofita, intanto avanza e si ferma di fronte a un uomo di un pallore spaventoso, dagli occhi neri, e talmente magro ed emaciato da sembrare senza carne e niente più che pelle e ossa. Il neofita lo bacia e si accorge che è freddo come il ghiaccio; in quello stesso istante ogni ricordo della fede cattolica scompare dalla sua mente. Poi si siedono tutti a banchettare e quando si alzano dopo aver finito, da una specie di statua che di solito si erge nel luogo di queste riunioni, emerge un gatto nero, grande come un cane di taglia media, che viene avanti camminando all'indietro e con la coda eretta. Il nuovo adepto, sempre per primo, lo bacia sulle parti posteriori , poi fanno lo stesso il capo e tutti gli altri, ognuno osservando il proprio turno: ma solo quelli che lo hanno meritato. Agli altri, cioè a quelli che non sono considerati degni di questo onore, lo stesso maestro di cerimonia augura loro la pace. Quando ritornano al loro posto rimangono in silenzio per qualche istante con la testa rivolta verso il gatto. Poi il maestro dice "Perdonaci". Lo stesso ripete quello che segue e il terzo aggiunge: "Lo sappiamo, signore". Il quarto conclude:"Dobbiamo ubbidire".
Terminata questa cerimonia si spengono le luci e i presenti si abbandonano alla lussuria più sfrenata, senza distinzione di sesso. Se ci sono più uomini che donne, gli uomini soddisfano tra loro gli appetiti depravati, e le donne fanno lo stesso.
Quando tutti questi orrori hanno fine, si accendono di nuovo le candele e tutti vanno al loro posto.
Poi, da un angolo scuro appare un uomo il cui corpo dai fianchi in su è brillante e luminoso come il sole, mentre nella parte inferiore è ruvido e peloso come quello di un gatto.
Il maestro taglia un pezzo dell'abito del neofita e dice rivolto al luminoso personaggio: "Padrone, costui mi si è concesso: a mia volta lo do a te".
Al che l'altro risponde "Mi hai servito bene, mi servirai anche meglio, quello che mi hai dato lo pongo sotto la tua custodia". E sparisce subito dopo aver detto queste parole.
Tutti gli anni, a Pasqua, essi ricevono il corpo del Signore dalle mani del sacerdote, lo portano in bocca e lo gettano tra le immondizie per recare offesa al Salvatore.
Questi uomini, i più miserabili, bestemmiano contro il Re dei cieli e nella loro pazzia dicono che che il Signore dei cieli ha operato da malvagio, gettando Lucifero nell'abisso.
Gli sventurati credono nel demonio, dicono che egli è creatore di tutti i corpi celesti e che, nei tempi futuri, dopo la caduta del Signore, ritornerà alla sua gloria.
Per mezzo di lui e con lui, non altrimenti sperano di raggiungere la felicità eterna e invitano a non fare ciò che piace a Dio ma ciò che a Lui dispiace".
Ed ecco, invece, alcuni stralci della cronaca del processo inquisitoriale, in cui comparve per la prima volta l'accusa concreta di stregoneria a carico di due donne e la descrizione circostanziata di un SABBA e della cerimonia di MESSE NERE, svoltosi, fra il 1330 ed il 1340, a Toulouse, nella zona di Carcassonne, con la RONDA E/O DANZA DEI DEMONI IN ASPETTO DI CAPRI (v.:H.CH.LEA): "Anna Maria di Georgel e Caterina, entrambe di Toulouse e in età matura, hanno detto nelle loro confessioni processuali che da circa vent'anni fanno parte dell'innumerevole esercito di Satana, concedendosi a lui, sia in questa come nell'altra vita. Che molto spesso, e sempre nella notte fra venerdì e sabato ( ma la scadenza settimanale del SABBA non d'obbligo cade di sabato, giorno dedicato a Saturno, il più oscuro dei pianeti ma anche, quasi per una sorta di sfida al divino, giorno consacrato alla Vergine. In molte credenze sembra preferirsi il giovedì, giorno di mezza settimana che rientra così nella simbologia del ponte che divide due concetti antitetici e di entrambi assorbe le caratteristiche, giorno che culmina il periodo settimanale della licenza, vigilia dei futuri tre giorni di penitenza, castità e digiuno, ed anche culmine del Carnevale) hanno assistito al SABBA, che si celebrava in un luogo o nell'altro....Ognuna, interrogata separatamente, ha dato spiegazioni che ci hanno portato alla convinzione della loro colpevolezza. Anna Maria di Georgel dice che una mattina, trovandosi da sola a lavare i panni della sua famiglia...vide venire verso di sè, sull'acqua, un uomo gigantesco, dalla carnagione molto nera, i cui occhi ardenti assomigliavano a due carboni accesi, vestito con pelli d'animali. Il mostro le chiese se voleva concedersi a lui, e lei rispose di sì. Allora lui le soffiò in bocca e dal sabato successivo fu portata al SABBA, per sua volontà. Qui trovò un CAPRONE gigantesco , che salutò ed al quale si abbandonò.
Il CAPRONE, in cambio, le mostrò ogni genere di segreti malefici .
Anna Maria di Georgel ha rivelato in seguito che nel lungo periodo di tempo trascorso dalla sua possessione sino all'incarceramento, non ha cessato di praticare il male e di compiere pratiche abominevoli, senza che la fermasse il timore del Signore. Così cuoceva in caldai, su un fuoco maledetto, erbe avvelenate, sostanze estratte sia dagli animali che dai corpi umani che, per un'orribile profanazione, avrebbe fatto alzare dal riposo dalla santa terra dei cimiteri (simili deliri non sono dunque esclusivo appannaggio delle menti malate, e dei vantaggi economici conseguenti, di alcuni registi contemporanei!) per servirsene nei suoi incantesimi; girovagava durante la notte intorno alle forche patibolari, sia per sottrarre strisce ai vestiti degli impiccati, sia per rubare la corda da cui pendevano, o per impossessarsi dei loro capelli, unghie e grasso...Ha voluto pentirsi, ha chiesto di riconciliarsi con la Chiesa, il che le è stato concesso, senza che per questo possa evitare di essere consegnata al potere secolare, che valuterà le pene in cui è incorsa.
Caterina, moglie di Pietro Delort, di Toulouse, è stata dichiarata colpevole: secondo le sue dichiarazioni e le testimonianze di persone affidabili dieci anni fa...si unì in criminale amicizia con un pastore che, abusando del suo ascendente su di lei, la costrinse a stringere un patto con lo spirito infernale. questa odiosa cerimonia ebbe luogo a mezzanotte, in un bosco, nel crocicchio di due strade (altro conosciutissimo topos del SABBA, legato all'idea di cerchio, figura che confonde i limiti e ottenebra i sensi con le vertigini del perpetuo moto -si pensi alla danza sabbatica, ancor più eseguita di spalle, ai girotondi ebbri delle feste di piazza, del Carnevale, a quelli instancabili dei bambini-, simbolo della Luna, di Diana cacciatrice, di Ecate dea degli Inferi, astro inciso sulla fronte delle sacerdotesse celtiche, da sempre simbolo della femminilità).
Qui si fece sanguinare il braccio sinistro, lasciando scorrere il sangue su un fuoco alimentato da ossa umane, rubate nel cimitero della parrocchia, pronunciò strane parole di cui non si ricorda, e il demonio Berit le comparve sotto forma di fiamma viola.
Da allora si occupa della preparazione di certi ingredienti e beveragggi nocivi, che causano la morte di uomini e greggi. Ogni sabato notte sprofondava in un sonno straordinario, durante il quale veniva trasportata al SABBA.
Interrogata sul luogo in cui veniva celebrato, ha risposto che alcune volte si celebrava in un posto, altre volte in un altro...
Qui [Caterina di Tolosa] adorava il CAPRONE e si concedeva a lui, come tutti i presenti in quella festa infame.
Si mangiavano cadaveri di bambini appena nati, strappati alle loro balie durante la notte; si beveva ogni tipo di liquori sgradevoli e tutti gli alimenti erano privi di sale....
Caterina, vivamente incalzata dai mezzi di cui disponiamo per far dire la verità, dopo aver protestato a lungo la sua innocenza e dopo aver pronunciato numerosi giuramenti falsi, è stata giudicata colpevole di tutti i reati di cui era stata sospettata. Faceva cadere la grandine sui campi di quelli che odiava, faceva marcire il grano grazie ad una nebbia pestilenziale, e gelare le vigne.
Provocava malattie mortali ai buoi e alle pecore dei suoi vicini per i benefici che ciò le dava. Per lo stesso motivo provocò la morte delle sue zie, in quanto doveva essere l'erede, esponendo a fuoco lento, moderato, delle immagini di cera vestite con qualche loro camicia, in modo che la vita di quelle donne disgraziate si consumasse man mano che le due statue fondevano nel braciere" (Arch. Inquisizione Toulouse).

VOLO STREGONESCO> presunta tecnica diabolica di spostamento, col concorso di demoni o l'uso di strumenti vari -tra cui la SCOPA in primo luogo-, sì da violare le leggi dell'ORDINE NATURALE e recarsi a perpetrare MALEFICI o per partecipare al SABBA o CONGREGA STREGONESCA ED ORGIASTICA patrocinata dal DEMONIO. Una genesi sulla proprietà delle manifestazioni demoniache di muoversi nell'aria, spostandosi per l'artificio del VOLO, è comunque antichissima: e si riscopre in quella malvagia figura elaborata dalla cultura classica che era l'ARPIA parente volante ma per vari aspetti neppur troppo lontana dalla biblica LAMIA [analisi scientifiche hanno dimensionato questa credenza nel volo stregonesco nei temi della levitazione e delle esperienze extracorporee, proponendo anche nuove frontiere interpretative rivalutando razionalmente il concetto di corpo astrale (corpo sottile)].

Il CERCHIO MAGICO: BATTAGLIA, S.V. cerchio>n.8, III: Cerchio che usavano tracciare in terra i negromanti per evocare gli spiriti infernali specialmente nel contesto della pratica di MESSE NERE.
Un esempio di tal procedura magica ci è offerto in poesia dal TASSO, 13-6, in BATTAGLIA citato:
"Or qui sen venne il mago,.../ e suo cerchio formovvi, e i segni impresse/ E scinto e nudo un piè, nel cerchio accolto/ mormorò potentissime parole".

Il conservatore ed erudito Aprosio, l'amante delle stranezze e dei libri dell'impossibile (che fu anche Vicario dell'Inquisizione: soprattutto per legger liberamente questi ultimi che per punire rei eretici di cui poco si curava, sino ad esserne biasimato dai superiori) assume comunque, quale cattolico ed integralista, connotati permissivi se posto a confronto di "persecutori di stregoneria", che in qualche modo - e questa volta in senso negativo vista la loro avida ferocia- possono venir ascritti al grande registro dei DIVERSI.
DIVERSI DAVVERO NEGATIVI QUALI FANATICAMENTE RELIGIOSI come, in ambito riformato, il cacciatore di streghe inglese, MATTEO HOPKINS, autore serissimo nel 1647 - quando ancora Aprosio si illanguidiva nei suoi scherzi moralistici, cattivi e riprovevoli ma tutto sommato innocui, su certe Diversità - del temibile Discovery of Witches.
Nel avoro del delirante autore inglese si scopre la figurazione del celebre Witch Finder General, come Hopkins si giudicava, intento ad interrogare due sventurate ritenute Streghe, due povere vecchie.
Si nota nella stampa del libro inglese sulla caccia alle streghe di Hopkins la mendicante Elizabeth Clarck, già priva di una gamba, impegnata a far confessione delle sue incarnazioni diaboliche (od Imps) in bizzarri animali mentre la compagna di disgrazie dà ai suoi Imps "nomi che nessun mortale potrebbe inventare": il tutto non a caso orchestrato all'interno d'uno spazio chiuso, nella dimora dell'interrogatorio molto simile all'ambiente istituzionale della femmina onesta, la casa, di modo che il disordine maligno già per virtù dell'inquirente è dimensionato nell'ordine della consuetudine, contro la "tecnica stregonesca e demoniaca" dei ROVESCIAMENTI e quindi dell'INVERSIONE, causata appunto dalle Donne-streghe, di tutti i valori istituzionali della femminilità: per esempio LA SCOPA che non serve più per i "nobili e sedentari" impieghi domestici ma "quale mezzo di spostamento e volo per i campi, onde far del male, come l'unguento terapeutico della tradizionale medicina femminile" divenuto pozione per malefici, come il mondo alla rovescia dei paioli ove non si cuoce il cibo per gli uomini ma qualche zuppa infernale, semmai, per asservire proprio i maschi al volere delle femmine perdute.










Scrive l'attentissimo Antonio Zencovich (pp. 126 sgg.):
"Abbiamo fatto cenno, all'inizio, a come il Porta affronti l'argomento con atteggiamento distaccato e non credulo.
Sembra loro di essere trasportate nell'aria dice, facendoci capire come in effetti si tratti solo di allucinazioni.
Le streghe non possono volare: le cose che si raccontano al riguardo sono soltanto dicerie.
In qualche modo può entrarci anche il diavolo - lui non lo nega - ma l'ipotesi di un suo intervento diretto appare, in fin dei conti, quasi superflua.
E' dimostrato infatti come le sostanze impiegate abbiano la caratteristica di indurre sogni vividi e di come ciò possa accadere ci dava poco prima (nel secondo brano da noi riportato) una spiegazione a suo modo razionalista.
Altre, assai simili, sono in grado di provocare una temporanea follia, facendo perdere la ragione per la durata di un giorno, come si legge altrove.
Non c'era da stupirsi se, in persone suggestionabili, " [certe sostanze allucinogene assunte] " provocavano le visioni che quelle desideravano intensamente di provare."
[Utilmente integrando le osservazioni sempre precise di Zencovich si può accennare genericamente all'uso di droghe e sostante psicotrope e, ancora più specificatamente, entrando nel variegato e misterioso campo della religione dei funghi magici e/o funghi sacri, si è in grado di far cenno ad alcuni specifici effetti mentali determinati dall'assunzione del non ancora esaurientemente studiato fungo Amanita muscaria: e proprio su questo punto vale la pena di citare una pur limitata rassegna di moderne esperienze cliniche e non] Ma, nell'episodio di cui era stato protagonista, la donna non si era mossa dalla stanza: aveva dormito profondamente per poi risvegliarsi nell'identico luogo.
Era stato soltanto un sogno, per quanto lei si mostrasse persuasa del contrario e non c'era verso di riportarla alla ragione.
Così dunque l'autore si schierava a proposito di quello che all'epoca passava per un problema serio: se le lamiae fossero capaci di volare.
Per la gente senza cultura non c'era dubbio che ciò accadesse davvero e dello stesso avviso si erano fatti anche i religiosi; poco per volta, però, perché non sempre era stato così.
Nel Formicarius del Nider, composto nel quarto decennio del Quattrocento, era riportato un caso in tutto analogo a quello del Porta, in cui una donna che sosteneva di recarsi in corpo ai convegni di Diana era stata smascherata in presenza di testimoni da un sacerdote, il quale aveva inteso in quel modo confermare in via sperimentale le affermazioni del Canon Episcopi.
Ma poi, come già sappiamo, nell'atteggiamento ufficiale della Chiesa ci fu una corsa verso il basso, complice la convergenza tra gli interessi di chi mirava a soggiogare la plebe con racconti terrifici sulle conseguenze delle trasgressioni e il popolo stesso, pronto a prestare orecchio ai racconti inverosimili.
Dalla posizione scettica degli autori più antichi si passò così ad affermazioni opposte nella letteratura demonologica ufficiale del secolo XVI, allineata alle tesi espresse nel manuale di Jakob Sprenger e Heinrich Kramer.
Ma anche nel Quattrocento diversi autori si dicevano convinti che le streghe si recassero corporalmente in luoghi lontani, come Alfonso Tostato (1400 ca 1455), Jean Vineti (vissuto circa fino al 1470) e il domenicano Girolamo Visconti (morto verso il 1478).
Quest'ultimo proponeva un ineffabile ragionamento per dimostrare la realtà del convegno diabolico: : era chiaro che le cose stessero in quel modo, perché se uno sogna soltanto di volare e spassarsela col diavolo, mica lo si uccide per questo.
Invece le streghe sono consegnate al braccio secolare per essere punite con il giusto castigo: la giusta pena e il rogo, secondo la consuetudine comune ergo è dimostrato come il gioco cui esse si recano sia reale e non un semplice parto della fantasia.
Quanto al Canon Episcopi - proseguiva, arrampicandosi sugli specchi degli artifici retorici - sostiene che sia falso credere al volo delle compagne di Diana, non che esse non siano in grado di volare.
Poco più tardi Silvestro Prierias si arrabattava a dimostrare, da parte sua, come il Canon non vietasse di credere alla realtà del sabba e, in ogni caso, intendeva riferirsi ai fenomeni del suo tempo, in cui ancora non era sorta la setta malefica che imperversò in seguito.
Ad affermare ciò egli non era il solo: si trattava anzi di uno degli argomenti che ricorrevano con maggior frequenza.
Insomma: forse una volta le streghe non volavano sul serio, ma nel frattempo avevano imparato a farlo.
Della medesima opinione era pure Francisco Torreblanca, che già conosciamo come autore di una ricapitolazione generale della materia all'inizio del Seicento: in fondo - egli sosteneva - erano le stesse interessate a riconoscerlo tam in eculeis is quam spontanea confessione e ad alcune era pure accaduto, per aver deciso di abbandonare la compagnia sul più bello, di essere raccolte per strada sul far del giorno, completamente nude, mentre cercavano di ritornare a casa a piedi .
Si andò così progressivamente codificando lo stereotipo del convegno diabolico, che veniva imposto, spesso attraverso il ricorso alla tortura, nelle confessioni delle streghe e, talvolta, come nel caso dei Benandanti, agli adepti di altre correnti esoteriche.
In realtà ai religiosi stava a cuore soprattutto di non mettere in dubbio le affermazioni dell'autorità: ciò che da essa era sancito doveva di necessità essere vero, secondo la logica della cultura scolastica, che anteponeva la lezione dei maestri all' evidenza sperimentale.
Se tale era l'opinione dei teologi, tanto meno ai fedeli era concessa la possibilità di orientare in maniera diversa il proprio giudizio: si supponeva perciò che l'empio rito avvenisse immancabilmente nei termini riferiti dai testi in formule che, poco per volta, diventarono sempre piu uniformi.
Veniva così raggiunto, con i mezzi del tempo, l'obiettivo caratteristico di tutte le forme di manipolazione ideologica: quello di sostituire le semplici verità, che ognuno ha davanti agli occhi, con affermazioni assai più improbabili, presentate però come le uniche corrette.
Per quanto riguardava l'accusa di confezionare unguenti con i resti dei cadaveri, la faccenda non era del tutto inverosimile e non si può sostenere a priori che si trattasse sempre di calunnie.
E non tanto per il fatto che le leggende abbiano di regola un fondamento di verità, quanto piuttosto per la ragione speculare: perché se l'attesa e i bisogni nascosti della gente coltivavano particolari fantasie, era inevitabile che una certa quota di quello stesso gruppo, piccola ma non insignificante, si facesse carico di realizzarle, disponendosi a interpretare la parte, necessaria in ogni contesto sociale, del fuorilegge.
Non si può quindi escludere che le persone riconosciute come complici del diavolo, ritenendosi colpevoli delle morti loro attribuite, andassero sul serio, qualche volta, a dissotterrare nottetempo le spoglie dei cadaveri, allo scopo di comporre gli intrugli magici che esse, secondo una consolidata tradizione, non soltanto popolare ma ormai anche teologica, dovevano confezionare proprio in quel modo.
Ma nel mito del volo notturno, invece, emergeva l'elemento psicotico allo stato puro: tutto, là, si giocava nell'ambito della pura fantasia.
Eppure, della marea di persone condannate per questa ragione ben poche, probabilmente, erano convinte nel proprio intimo di essere innocenti.
La strega o lo stregone era una figura che veniva a occupare il posto creato, nello spettacolo della vita, da una esigenza collettiva.
E, quanto più diffuse erano nella gente le tentazioni di fuga dalla realtà, tanto piu sensibili diventavano i meccanismi proiettivi attraverso i quali si pretendeva di smascherare e punire nel prossimo i bisogni repressi che alimentavano i comuni sensi di colpa.
Sorgeva così una pressione di gruppo per vestire un soggetto piuttosto che un altro di quella maschera rituale della commedia umana: egli veniva forzato, dapprima con la diceria e il sospetto, poi con azioni pubbliche - quali l'interessamento delle autorità e il biasimo dei religiosi - a identificarsi nel ruolo proposto.
Il passo era ratificato ancor prima che il reo potenziale si dedicasse a delitti concreti: il limite del campo del nemico, dalla cui parte egli si schierava, era giaàvarcato nel momento in cui aveva creduto di farlo, assumendo una disposizione d'animo conseguente.
Perché allora ogni azione, anche la piuù innocua, correva il rischio di venire compiuta con atteggiamento colpevole, immediatamente percepito dagli altri, i quali si convincevano che comportamenti strani, sebbene non nocivi in maniera palese, fossero in realtà temibili e dolosi.
Tutti i rituali demoniaci comportavano infatti l'attribuzione di significati accessori ad atti di per sè neutrali, che si ammantavano di contenuti immaginari, ritenuti però effettivi tanto da parte di chi compiva, quanto dal resto della società.
La figura della seguace di Satana serviva dunque a concretizzare l'immagine di una trasgressione che, senza dubbio, era ben radicata nell'inconscio collettivo.
Perché, nelle loro squallide condizioni di vita, i miseri sognavano spesso in segreto, per rancore o per volontà di cambiamento, di ascendere a una condizione di potenza che li mettesse al di sopra degli altri e al di là del controllo dell'autorità costituita.
Ma l'aspirazione, nella grande maggioranza dei casi, non riusciva a ottenere alcun seguito e finiva repressa nell'inconscio.
Scomparsa, all'apparenza; salvo di tanto in tanto riaffiorare e, senza farsi riconoscere del tutto, lasciar la coscienza increpata da un oscuro senso di colpa che poi, come spesso accade, veniva riconosciuto e perseguitato nel prossimo.
Un risultato almeno era raggiunto: il male veniva visto altrove e l'attenzione era distolta dai maggiori problemi.
Ciò contribuiva ad assicurare l'ordine sociale a un prezzo, tutto sommato, piùche accettabile: bastava estrarre, ogni tanto, un frammento qualunque dal magma indistinto della plebe e, senza nulla cambiare, lasciarcelo ricadere in pasto, per un breve tripudio che costituiva un atto liberatorio avidamente atteso, quasi una versione consentita del sabba.
Ma, affinché ciò non ispirasse riserve nell'animo dei più sensibili era opportuno far credere che l'oggetto del sacrificio non possedesse più le normali caratteristiche umane che l'avrebbero reso uguale, in tutto e per tutto, ai sacrificanti.
In un simile contesto non c'era molto da sperare nei buoni uffici degli uomini di Chiesa.
Ci saranno stati anche tra loro alcuni convinti che si trattasse solo di leggende, ma quel che potevano fare era di riferire timidamente gli argomenti suggeriti dal buon senso, senza esprimere le proprie conclusioni in maniera esplicita; lasciare aperta solo un riserva mentale, una nicchia in cui mettere al sicuro se stessi, aspettando che i tempi fossero maturi per un ritorno, almeno parziale, della ragione.
Ma loro, le protagoniste del sabba, pensavano davvero di sfrecciare nel cielo con tutto il proprio peso, o ritenevano che fosse una parte incorporea a rappresentarle agli incontri col signore del male?
Stando alle confessioni allegate agli atti dei processi, entrambe le ipotesi appaiono legittime: alcune erano convinte di volare con il corpo, altre si accontentavano dell'idea di muoversi solo in spirito.
Resta però da vedere quanto tali racconti corrispondessero alle rispettive convinzioni personali e non a quelle degli inquisitori che li suggerivano.
Considerata la bassa estrazione sociale e la scarsa cultura che di solito le contraddistingueva, non c'è da stupirsi se il punto di vista delle streghe corrispondeva in pieno con quello delle dicerie popolari.
Era d'altronde nel proprio interesse sostenerlo in quanto esse, malgrado tutto, continuavano a svolgere una precisa funzione all'interno di una società che, pur combattendole, si rivolgeva a loro di nascosto per varie richieste, criminose o meno: liberarsi dalle fatture o provocarne, evocare i defunti o, più di frequente, ottenere rimedi contro le malattie.
Attribuirsi capacità straordinarie costituiva, per le fattucchiere, un indubbio motivo di prestigio professionale.
In tempi più lontani, quando ancora sopravvivevano sacche di resistenza delle religioni pagane, ciò poteva forse prestarsi a fini di proselitismo, in quanto la prospettiva di acquisire doti precluse agli altri esseri umani costituiva per molti un'attrattiva di grande fascino.
Proprio per questo d'altronde, in quell'epoca propensa alla credulità, gli scrittori di religione preferirono fare appello al buon senso, cercando di dimostrare come la pretesa di volare fosse del tutto fuori dall'ordine della natura e lo stesso Onnipotente non avesse elargito a nessuno un simile potere In generale, pero, le malefiche non avevano l'aria di considerare discriminante la distinzione tra sogno e realtà.
Ed è questo il problema aperto dal Porta nella frase impressiones capessunt ut spiritus immutentur.
La parola spiritus, già allora, ammetteva molteplici significati, a seconda che la si impiegasse in termini di filosofia, di religione, di medicina o di altre scienze.
In primo luogo stava a indicare la parte intellettiva dell'essere umano, intesa come entità intermedia tra anima e corpo, attraverso cui avveniva la conoscenza della realta mediante i sensi.
La filosofia neoplatonica, con Marsilio Ficino, affermò la possibilità di una corrispondenza tra questo spirito individuale e quello cosmico, spiegando in tal modo il meccanismo delle pratiche magiche, le quali avevano l'effetto di richiamare nell'officiante lo spiritus mundi.
Il verbo immuto potrebbe allora assumere qui il significato traslato di "cambiare di posto", attribuendo alle frequentatrici del sabba l'idea che lo spirito individuale di ognuna si spostasse per presenziare agli incontri col maligno.
Tuttavia, nel linguaggio degli scienziati, era più frequente l'impiego del termine al plurale, per indicare quegli spiriti animali che determinavano le attività vitali dell'organismo, facendosi veicolo dell'attività sensitiva.
Si trattava di una concezione destinata a durare per parecchio.
Con tale significato li troviamo infatti nominati, all'inizio del Settecento, in diversi passi dell'opera di Carlo Musitano: ad esempio riguardo al sonno, provocato dal fatto che gli spiriti sarebbero compressi in modo da non poter raggiungere le diverse parti del corpo; o a proposito della visione e delle cause della miopia, individuate negli spiritus visorii, qui pauci sint et subtiles, ac propterea cum pauci sint, longius ad operationem progredi non possunt; cum vero sint tenues, facile propinqua intuentur, unde, qui vident solum propinqua, non immerito solent ocuolos costringere, ut spiritus, qui alioqui pauci sint, congregentur, non autem dissipentur latitudine meatum, propter quod Aristoteles ... ait.
Secondo alcune correnti di pensiero medievali, gli spiriti erano simili a emanazioni che, dopo essere state proiettate dall'individuo senziente e aver incontrato le forme corrispondenti della realta, ritornavano indietro, fissandosi nei sensi.
In questa accezione si potrebbe spiegare, nel nostro brano, l'impiego del precedente sostantivo impressiones, CUi sarebbe da attribuire un significato tecnico, analogo a quello attuale del linguaggio fotografico.
Se le impressiones stabilivano la definizione dell'atto percettivo, la frase sembrerebbe voler dire che le streghe non ritenevano di dominare concretamente la materia, ma il modo in cui essa si rifletteva nell'individuo, quasi che i loro sensi fossero diventati diversi da quelli ordinari. Tutto, per loro, risultava autentico, pur senza avvenire in concreto: era soggettivamente più di un sogno, anche se non costituiva una vera esperienza fisica. Esse dovevano avere la consapevolezza, il più delle volte, di aver spiccato il volo solamente in spirito, ma l'evento era pur sempre un fatto sostanziale: qualcosa, dal loro punto di vista, era veramente migrata lontano, portandosi dietro ciò che serviva delle facoltà intellettive e lasciando sul posto una spoglia inanimata, vuota di ogni proprietà, come la scoria che si deposita sul fondo dell'alambicco...".




MALEFICIO INCENDIARIO> DELRIO, Dissertazioni sulla magia (varie ed. fine XVI-XVII sec.) Lib.III, P.I, Q.V, Sez.X> " Non solo [demoni, streghe e maghi] infiammano gli animi suscitando odio e passioni ma danno anche fuoco a case, corpi, città, che paiono esser facili vittime delle fiamme...non son passati molti anni da quando alcuni incendiari tormentavano le terre del Reno: costoro solevano invadere le case altrui e deporre in esse spade, lance, elmi, scudi o qualsiasi altra cosa che racchiudesse l'idea d'alimentare la fiamma dell'odio e della devastazione. Ebbene, dopo alcune ore, esplodendo di colpo un mare di fiamme, quasi provenissero da quel tipo di proiettile incendiario che chiamiamo malleolo, tutte le case prendevano fuoco ed andavano distrutte".