Angelico Aprosio "il Ventimiglia" l'erudito che intendeva esser anche "Tromba delle altrui glorie" specie in forza della sua grande Biblioteca ( che eresse appunto nella natia Ventimiglia presso il locale Convento Agostiniano attendendosi una vasta eco di consensi per il noto prestigio suo ma soprattutto della sua "Libraria" enfatizzata nella stessa opinione corrente dalle onorevoli e talora pressanti proposte ricevute di sistemarla in altre sedi tra cui non si può non citare la rilevanza della lusinghiera proposta di accorparla -con l'aggiunta di indubbi privilegi anche per la sua persona- alla celebre Biblioteca Angelica di Roma: e la ragione risiedeva nella rarità di manoscritti, incunaboli e di molti libri, anche rarissimi se non unici, di autori italiani ma del pari anche europei e non soltanto, come si vede nell'Indice) rimase abbastanza deluso da un'accoglienza piuttosto tiepida e se vogliamo dal contestuale insorgere in alcuni casi di impensati oppositori, talora anche esageratamente rancorosi pur se forse poco, nel contesto della scelta proposta da Baldassarre Bonifacio per il luogo ove sistemare i suoi libri (vedi pag. 191), aveva soppesato la non facile situazione della città tormentata da vari problemi partendo da quella sorta di "guerra civile", più legale che insurrezionale che contrapponeva da tempo il capoluogo Ventimiglia alla Ville orientali che si ritenevano vessate economicamente e che aspiravano ad un'autonomia economica che avrebbero raggiunto nel 1686 come "Magnifica Comunità degli otto Luoghi" per giungere quindi a quelli che lui stesso definì Tempi di turbolenze soldatesche atteso l'espansionismo in essere del Piemonte Sabaudo a scapito del Dominio di Genova.
Questo insieme di fattori indubbiamente giocò a scapito del suo impegno pubblico ed intellettuale specie se visualizzato -con il progredire delle considerazioni a suo riguardo- in rapporto ad una critica, accademica e non, abbastanza evanescente di maniera che non colse e non ha ancora colto (a prescindere, e tuttavia in maniera parziale ed incompleta la valenza del grande bibliotecario) una diversa ma non meno importante significanza connessa alle colpevolmente obliate opere non biblioteconomiche di Angelico Aprosio, l'erudito frate agostiniano, che fu invece tante "cose" e che tanti problemi incontrò assieme a successi mondani e culturali indubbi e che nonostante la fama di fatto raggiunta ma anche gli indubbi e spesso non amati
-almeno fin al segno mediamente attribuitogli-
adeguamenti cui aveva dovuto in fondo talora assoggettarsi in quanto "figlio di nessuno di importante nemmeno in Liguria" non possedeva appoggi tali da emanciparsi dall'accettazione incondizionata della cultura egemonica di chi "contava davvero"
non riusciva a rinunciare, magari oprando segretamente, a
correre dei rischi pur seri onde soddisfare la sua strutturale volontà oltre che di segnalarsi di conoscere il più possibile e contemporanemente di aggiornarsi sempre e comunque anche in merito a questioni per cui dati i tempi occorreva prudenza ed eran mediamente preferite inanità, conformismo ed inerzia = sì che l'appellativo "veneziano" di Poeta nel senso di religioso irrequieto può oggi risultare un encomio piuttosto che alla maniera e al tempo in cui fu detto una velata minaccia
encomio per la ferrea volontà di conoscere il conoscibile e raccogliere il catalogabile, compreso quanto all'epoca vietato per le lotte tra Riforma e Controriforma sin al punto d'elaborare con astuzia, anche criticabile, l'espediente di
stemperare i giudizi su di sé e farsi conferire l'incarico di Vicario dell'Inquisizione per la Diocesi di Ventimiglia: certo per acquisire un incarico allora di prestigio e garanzia ma soprattutto onde poter leggere quei "libri proibiti" a quasi tutti impossibili da consultare
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Con lo scorrere degli anni e l'intrecciarsi coi successi delle delusioni ed ancora i disastri che spesso trascinano storia personale, maturazione, raziocinio e soprattutto prudenza, o "dissimulazione onesta" per dirla alla maniera di Torquato Accetto, presero il sopravvento a guisa di salvaguardare quell'animo mai veramente domabile da "Poeta" relegandolo nei meandri di coscienza ed alchimie intellettuali ma comportarono anche una sorta di autoisolamento fra i suoi libri prediligendo la corrispondenza assidua e spesso non solo frenetica ma anche pensosa acuita verosimilmente da un'accoglienza in patria più tiepida delle aspettative e in qualche caso anche rancorosa specie in merito all'erezione della "Libraria"
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