I NOMI PROPRI sono analizzati sulla base di 2 antichissimi testi = La "Legenda Aurea" di Jacopo da Varagine e il "Leggendario" di N. Manerbio
COGNOMI
COGNOME ABBO
COGNOME AGNESE - AGNESI
COGNOME AICARDI
COGNOME ALBERTI
COGNOME ALAMANNO / ALAMANNO
COGNOME ALLARIA
COGNOME ALLAVENA
COGNOME AICARDI
COGNOME AMADEO [AMADEI]
COGNOME AMALBERTI
COGNOME ANFOSSO
COGNOME ANSELMI
COGNOME APROSIO
COGNOME ARDUINO [ARDOINO]
COGNOME ARMANNO
COGNOME ARMELA [ARMELLA]
COGNOME ARNALDI
COGNOME ARRIGO - ARRIGHI [ARRIGONI]
COGNOME ASCHERI
COGNOME BALBO
COGNOME BALDASSINI
COGNOME BALDI [BALDO]
COGNOME BALDIZZONE
COGNOME BALLAUCO
COGNOME BALLESTRA - BALESTRA
COGNOME BARBA
COGNOME BARONE
COGNOME BASSO
COGNOME BAUDO [BAUDI]
COGNOME BEGLIA (BELLIA)
COGNOME BENZA [BENZI]
COGNOME BERLINGERO - BERLENGERO
COGNOME BERNARDI
COGNOME BERTA
COGNOME BESTAGNO
COGNOME BIALE
COGNOME BIAMONTI
COGNOME BIANCHERI
COGNOME BOCCA
COGNOME BOERI (BOERO)
COGNOME BONFANTE / BONFANTI
COGNOME BONIFACIO
COGNOME BONO
COGNOME BONSIGNORE
COGNOME BOSIO
COGNOME BOTTINI [BOTTERO - BOTTARO]
COGNOME BRUNO - BRUNENGO
COGNOME CALVO, CALVI, CALVINI, CALVINO
COGNOME CANE
COGNOME CANEPA [CANEPARO - CANEPARI]
COGNOME CAPONE
COGNOME CAPPONI
COGNOME CARBONE
COGNOME CARLI
COGNOME CAROSSA [CAROZZI]
COGNOME CASANOVA
COGNOME CASSINI
COGNOME CASTAGNA - CASTAGNO - CASTAGNONE - CASTAGNETO
COGNOME CASTALDI / CASTALDO
COGNOME CASTELLO
COGNOME CATTANEO
COGNOME CERIANI
COGNOME CHIERICO
COGNOME COLOMBO
COGNOME CONIO
COGNOME CONTE
COGNOME CORRADI
COGNOME COSTA
COGNOME CRESPI
COGNOME CUGGE
COGNOME CURTI
COGNOME DALMASSO [DALMAZZO]
COGNOME DE MORO
COGNOME DONETTI
COGNOME DORIA
COGNOME DURANTE
COGNOME ENRIGO [ENRICO]
COGNOME FARALDI
COGNOME FENOGLIO
COGNOME FERRAIRONI
COGNOME FERRARI (FERRARO - FERRARIO - FERRERO)
COGNOME FILIPPI
COGNOME FIORE
COGNOME FULCO
COGNOME GALLO
COGNOME GANDOLFO (GANDOLFI)
COGNOME GARIBALDI
COGNOME GASTALDO - GASTALDI
COGNOME GASTAUDO
COGNOME GENOVESE
COGNOME GERBALDO
COGNOME GIBELLI
COGNOME GINO
COGNOME GIORDANO
COGNOME GIRALDI
COGNOME GIRAUDO
COGNOME GIUDICE
COGNOME GRANA
COGNOME GRIMALDI
COGNOME GROSSO
COGNOME GUERCIO
COGNOME GUGLIELMI
COGNOME LAMBERTI
COGNOME LANFREDI
COGNOME LANTERI
COGNOME LANZA - LANZO [LANZONE]
COGNOME LEONE
COGNOME LODI
COGNOME LOMBARDI
COGNOME LONGO
COGNOME LORENZI
COGNOME LUCA
COGNOME LUPO (LUPIS - LUPPI - LUPPIS)
COGNOME MACCARIO/ MACARIO
COGNOME MAINERO (MAINERI)
COGNOME MARCHESANO
COGNOME MARTINI/ MARTINO
COGNOME MASSA
COGNOME MAURI (MAURO)
COGNOME MERLO
COGNOME MOLINARI
COGNOME MORALDO
COGNOME MORENO
COGNOME MORETTI
COGNOME MORO [MORI]
COGNOME MORONI
COGNOME MOTTA (MOTA)
COGNOME MURATORE
COGNOME NATTA
COGNOME NEGRI (NEGRO)
COGNOME NOBBIO
COGNOME NOTARI
COGNOME ODASSO
COGNOME ODDO - ODDONE
COGNOME OLIGNANI/ ORIGNANI
COGNOME OLIVA
COGNOME OLIVIERI
COGNOME ORENGO
COGNOME PALLANCA
COGNOME PALMERO
COGNOME PANERO
COGNOME PARODI
COGNOME PASSAMONTE
COGNOME PASTOR, PASTORI, PASTORELLI
COGNOME PEGLIASCO
COGNOME PELLEGRINO / PELLEGRINI
COGNOME PERRA - PERRI
COGNOME PERRINO
COGNOME PERRONE
COGNOME PIANA
COGNOME PISANO
COGNOME PITTAVINO (PEITAVINO)
COGNOME PUPPO
COGNOME RAIMONDO
COGNOME RAINERI
COGNOME RAMELLA
COGNOME RAVERA
COGNOME RICCOBONO
COGNOME REBAUDO (REBAUDI)
COGNOME REVELLI
COGNOME ROLANDO
COGNOME RISSO
COGNOME ROMAGNOLI [ROMAGNONE]
COGNOME ROMANO - ROMANI
COGNOME ROMEO - ROMEI
COGNOME RONDELLI
COGNOME SACCHERI
COGNOME SACCO - SACCHI
COGNOME SALINARI
COGNOME SARDO
COGNOME SASSO (SASSONE)
COGNOME SERRA
COGNOME SICCARDI
COGNOME SIFFREDO - SIFFREDI
COGNOME SISMONDI
COGNOME SISMONDINI
COGNOME SOLDANO
COGNOME SQUARCIAFICHI
COGNOME STELLA
COGNOME TAGGIASCO
COGNOME TAMAGNO
COGNOME TODESCA (TOESCA - TOESCHI)
COGNOME TOMMASI [TOMASI]
COGNOME TOMATIS - TOMATI
COGNOME TOSCANO
COGNOME TORRE (TORRESANI)
COGNOME TRAVERSO
COGNOME TRUCCHI
COGNOME VACCA
COGNOME VIALE
COGNOME VIANI
COGNOME ZANOLLA
COGNOME ZAPPA
COGNOME ZERBINI
A Pigna l'onomastica ha dimostrato come in quel sito si fossero insediate [in tempi diversi e su notevole parte di fondi rurali di tradizione colturale ligure-romana] popolazioni di ceppo germanico o francone, con soldati ed uomini liberi divenuti presto fidi agricoltori e custodi per conti e feudatari delle vie d'altura.
In Triora" (capoluogo dell'omonima Podesteria genovese quartiere militare a guardia del "Piemonte") l'onomastica (studiata a campione dall' elenco Telecom-Imperia '95) guida il ricercatore su una strada di destini incrociati, quella di essere "sentinella armata delle vie alpine" (Pigna lo sarebbe divenuta dei Savoia contro la piazzaforte genovese di Castelvittorio: Triora "genovese" avrebbe trovato il contraltare in Realdo, avamposto dei fuedatari della Savoia).
A Triora, come a Pigna (a dimostrazione di una storia antica e a prova di quanto fosse importante tenere soldati su quel reticolo di percorsi), anche se si trovano una serie cognomi agro-pastorali come Boeri, Pastore, Pastorino, Pastorelli [vedi il Pastor" di Pigna e Buggio] e se lo stesso cognome triorese Ferraironi (pur con qualche incertezza) sembra da collegarsi al mestiere di fabbro o ferrarius, il loro numero relativamente insignificante rispetto a cognomi di ORIGINE GERMANICA (seppur di vari ceppi, da forme gotiche a franche a longobarde) che rimandano ad un'antica attività militare.
A parte la quantità di esiti Lanteri, i "portatori di lancia", si trovano molti cognomi terminanti con la forma germanica *Waldaz derivata dal verbo *Waldan che significa "avere potere, essere potente, comandare, guidare".
Si tratta di gruppi relativamente piccoli di nomi d'origine germanica, in cui il secondo termine -aldo/-aldi rimanda senza dubbio al germanico "potente".
Molto significativo Arnaldi, nome di tradizione in parte franca ed in parte tedesca, composto dalla fusione del germanico *arnu ("aquila") col solito walda(z) ("potente), nella quasi certa accezione di "uomo potente che domina al pari dell'aquila" (ma benchè il I termine sia più difficile da decifrare non si possono dimenticare altri cognomi di provenienza germanica e guerresca in Triora, proprio per quel gruppo -aldo/-aldi: così si ricordano Faraldi, Garibaldi di tradizione longobarda, Moraldo che quasi certamente deriva da un nome di persona germanica - forse di ceppo gotico - *Mero-wald, ed altresì il non comune Saldo).
E' comunque interessante l'esito Garibaldi che risulta composto da *gaira- da *gaiza cioè "lancia" (passato a *gairi- e quindi nell'VIII secolo romanizzato in gari-) e, come secondo termine, da *baltha- cioè "audace, coraggioso: il significato sarebbe stato quello di "uomini audaci con la lancia", adatto particolarmente a quei soldati longobardi dislocati su aree strategiche o a guardia di aree popolate da coloni e liberi lavoratori.
Nella valle del Nervia a differenza che nella valle dell'Argentina e nel vasto agro di Triora non si riscontrano esiti come Garibaldi: tuttavia si scopre scendendo a valle la presenza sporadica di qualche Gerbaldo: questo cognome è documentato 10 volte tra i cognomi dei proprietari del territorio ventimigliese registrati nel Catasto intemelio di metà XVI secolo (In 8 casi si tratta di residenti della Bordigeta, in 2 casi di residenti di Airole)
Il De Felice fa derivare Girbaldus da Garibaldus giudicandolo, alla stregua di quello, assai comune dall'XI secolo nel Nord Ovest italiano e di acendenza certamente longobarda.
Ma altri nomi ancora riconducono ai tempi delle invasioni barbariche: emblematico (vista anche l'importanza strategica della zona) sembra il cognome (molto antico in questo paese, seppur presente anche in altri siti liguri) Alberti introdotto prima dai Longobardi, in forme documentate fin dall'VIII secolo, nelle forme Adelpertus, Alapertus, Alipertus, Altpertus, Alpertus e quindi trasformato dai Franchi (esiti documentati nel IX sec. ma affermatisi nell'XI sec.) in Adalbertus, Adelbertus, Albertus (e non casualmente Triora fu un sito in cui la sovrapposizione militare dei Franchi sui Longobardi sconfitti da Carlo Magno dovette risultare evidente data la positura strategica e viaria del sito).
A questo riguardo sembra significativo il cognome, antichissimo, Oddo (nome germanico che si rifà al termine *audha cioè "possesso, ricchezza, potere"): significativo perchè non lo si trova nella forma germanica Otto/Ottone, affermatasi in Italia nel X sec. cogli imperatori tedeschi Ottone I,II e III, ma proprio in quanto lo si scopre, in un'area in cui era stato sempre testimoniato nei documenti antichi, nella pura forma longobarda di Oddo: non si devono comunque dimenticare le posteriori forma (varianti, alterati e derivati, assai comuni nel Ponente ligure, del tipo ODDONE, ODASSO ecc.).
Curiosa testimonianza ma ancora da verificare è la presenza del cognome Martini notoriamente usato per la cognominizzazione di barbari convertiti al cristianesimo romano, come pure nel caso di Biale/Viale derivato da Vitale (nel significato "che vivrà bene" riferito in ambienti cristiani), poi connesso al culto di S.Vitale, e parimenti usato per dare un cognome latino e cristiano agli arimanni o uomini liberi barbari passati alla fede in Cristo.
Per l'esito Balestra vale nella valle del Nervia quanto riscontrato nel terminale della valle Argentina, specie a Montalto Ligure, con la possibile eccezione che questo nome derivi, attraverso i secoli, dai soldati genovesi armati di questa arma da getto. un dsicorso pressapoco analogo vale, sempre nell'agro ventimigliese, per la valle del Bevera in merito alla variante Ballestra identificata nel sito di Torri.
Incuriosisce la presenza a Montalto del cognome Stella, abbastanza diffuso in Italia avendo come base il nome beneaugurante dato ad una bambina nella speranza che "sia bella come una stella", ma che potrebbe anche essere un derivato dal toponimo savonese di Stella ("segno di confine inciso nel terreno") donde vennero militi di guarnigione proprio a Triora.
Onomastica antica, varia e complessa, tipica di tutto il circondario di Triora, si riscontra nell'antica frazione triorese di Molini, che a lungo condivise i destini del capoluogo.
Evidentemente qui (come a Corte e Andagna, altre frazioni di Triora) gli insediamenti guerreschi e barbarici (non bizantini sembrerebbe per quanto offrono i relitti della toponomastica) sono più che giustificati dalla storica tradizione di queste contrade, quasi a guardia dell'oltregiogo, in un'area di perenni contrasti.
A Molini si riscontra però anche un'ulteriore cognominizzazione, con gruppi abbastanza interessanti.
E' particolare il gruppo Oliva/Olivieri: entrambi gli esiti alla base hanno il nome del frutto e dell'albero dell'Olea Europea.
In teoria si potrebbe supporre la correlazione tra il cognome ed il colore (olivastro) del frutto ma, data la fama dei Molini o Mulini di Triora (borgo preso per campione specifico, ma comunque di tutto il territorio tra l'area di Sanremo e l'imperiese) il nome è forse da connettere a questa specializzazione professionale ( "operatori nel settore dell'olivicoltura").
Nell'agro intemelio la faccenda forse presenta qualche complicanza e l'esito Oliva (documentato nel cinquecentesco Catasto dei beni) potrebbe esser correlato, come sostiene il De Felice, al locale toponimo di Olivetta San Michele (nel prezioso documento son nominati tre proprietari Olliva, tutti residenti nel quartiere Canpo della città il cui cognome potrebbe essere da intendere ex origine = "uomini provenienti da Olivetta").
E forse, in quest'areale il cognome Allaria, diffuso anche a Triora, richiamava un tipo di lavoro agricolo sui campi, "all'aria aperta").
Potrebbe essere azzardato interpretare cognomi di non facile decifrazione come Capponi, Cugge, Ausenda, Puppo - anche per le possibili intersecazioni dialettali che scoraggiano qualsiasi ipotesi - ma Corradi, sia nell'area di Molini di Triora che nel Ponente ligustico, ha chiaramente alla base il personale germanico Corrado (affermatosi tra XI e XII secolo) formato dall'aggettivo *koni- ("ardimentoso, audace") e *Rhada- ("deliberazione, assemblea") sì che il nome/cognome avrebbe significato in origine "colui che è audace nell'assemblea o nel consiglio".
Non meno semplice risulta chiarire il cognome di Molini Lanza (corrispondente ligure del panitaliano Lancia da collegare, come alternativa di professionalità militare ma di tempi più moderni [dominazione genovese?] a balestra.
Presuppone, come oggetto bellico che ha generato da solo un cognome, il cognome di mestiere o di "soldato armato di lancia, lanciere".
E' poi estremamente interessante la presenza, in quest'area strategica, la presenza d'un cognome antichissimo e diffuso solo sporadicamente in Italia.
Esso costituisce la trasformazione in cognome del nome di derivazione germanica e sassone che fu adattamento all'etnico o nome del popolo, poi soprannome determinativo e quindi nome vero e proprio Sasso/Sassone, della Sassonia, appartenente alle genti sassoni.
Esiti testimoniati in Italia dal VII secolo nelle forme latinizzate Saxo/Saxus, Saxulus, Sassus: ed anche in questa circostanza non pare davvero un caso che fra i Longobardi che invasero la Liguria si trovassero gruppi sporadici di Sassoni al loro servizio, poi stanziati coi "padroni" Longobardi in siti militarmente importanti.
Non dimentichiamo che, per i pochi dati giunti dal passato, questo cognome era diffuso soprattutto nel paesino-frazione di Triora di Corte e che il toponimo sembra proprio collegato al concetto (comune tra i Franchi dei Merovingi) di "fattoria rurale", "stanziamento agricolo", quindi "beni di un signore o di un re" : per quanto nella toponomastica italiana non sempre questo nome di luogo medievale (ma talora di formazione più recente) si può dire che nel caso della frazione di "Corte" ci si riferisca ad uno stanziamento rurale dell'età di mezzo, su cui (un pò alla stregua di Terzorio in bassa valle Argentina) furono sistemati guerrieri (Longobardi o Sassoni) col compito di trasformarsi in agricoltori ma anche di custodire le linee di frontiera e controllare i percorsi più interni.
TERZORIO prima di passare a VILLAREGIA, subì varie dominazioni (ultime quelle di Adelaide di Susa e dei Conti di Ventimiglia) ma nella romanità verisimilmente il suo territorio doveva appartenere alla villa romana di POMPEIANA.
Come il nome suggerisce, TERZORIO dovette esser la parte di terre, in misura d'un terzo, staccata dal latifondo di POMPEIANA per farne assegnazione a famiglie di Longobardi che, sotto Rotari avevano invaso queste contrade.
Questa è l'opinione degli storici, tra cui L. Giordano, ma la stessa indagine topo/onomastica avvalora l'ipotesi che Terzorio si sia evoluto come insediamento rurale autonomo proprio sotto i Longobardi.
Due sono oggi, come da sempre, i cognomi più frequenti a Terzorio: Lombardi (un Oberto Lombardo fu citato come console medievale di Terzorio) e Filippi.
Lombardi (da Longobardi) è un nome formatosi, tramite latinizzazione, dall'etnico *Langbarden (*lang="lungo", *barda="barba") da cui si formarono vari cognomi derivati oltre a Lombardi come Longobardi, Bardi e via di seguito.
Filippi ha alla base il cognome greco-latino Philippus ("amico dei cavalli"): tal nome si sviluppò nell'alto medioevo per il culto dell'apostolo Filippo ma ebbe la sua massima diffusione proprio nella "Liguria Marittima" ai tempi della dominazione bizantina e probabilmente per l'operato dei monaci greci ed orientali.
I Filippi sono attestati sia a Pompeiana che a Terzorio a prova dell'influenza di Bisanzio.
I Lombardi tanto documentati a Terzorio non lo sono invece in Pompeiana.
Questo segnale sembra comprovare una genesi longobarda di Terzorio.
Qui doveva esser stata sistemata qualche famiglia longobarda secondo un rapporto di dipendenza da una Curtis Regia nome che risulta in una certa relazione con la Villa Regia da cui si evolse VILLAREGIA sito in cui è da sempre attestata la presenza del cognome Gastaldi che deriva dal longobardico castaldus, termine che indicava l'"amministratore" della curtis regia ("bene fondiario del re") e che poi indicò i curatori dei "beni fondiari" dei duchi longobardi o di enti ecclesiastici (il nome si conservò anche nell'amministrazione dei Franchi ancora per segnalare gli "amministratori" di beni fondiari, di aziende africole laiche od ecclesiastiche, di proprietà demaniali).
E' facile che un ceppo longobardo si sia quindi innestato a metà VII sec. a Terzorio, parte del possedimento romano pompeiano, dove erano già stanziate famiglie di onomastica romana e cristiana come i Filippi ed i Martini.
Ancora a Villaregia, nell'area di S. Stefano, si trova estremamente diffuso il cognome Garibaldi che deriva dal personale longobardo composto da *gaira-/ *gaiza- ("lancia") e da *baltha ("audace, coraggioso"): cognome che rinvia ad una specializzazione militare che non è invece insita in Lombardi.
Si può ipotizzare quindi che verso il VII-VIII sec., nell'area dell'antica villa porciana sia stata impiantata una Villa Regia amministrata da un Castaldus/ Gastaldus (donde poi il cognome Gastaldi / Gastaldo / Gastaudo e la sua variante Castaldo / Castaldi) fiancheggiato da Garibaldi cioè, nell'originario significato germanico, "uomini coraggiosi armati di lancia".
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Nel lapidario dei complessi conservativi archeologici di Ventimiglia si trovano iscrizioni con Gentilizi propri di Albintimilium quali Billenius e Apronius di cui sopravvivono i derivati/ volgarizzati Beglia ed Aprosio specie nei siti di Camporosso e Vallecrosia.
Si tratta di un cognome molto documentato nel Ponente ligure. Nel Catasto intemelio di metà XV secolo si trovano elencati 17 proprietari Abbus: in assenza di altre soluzioni si potrebbe anche ipotizzare che si tratti di un processo di cognominizzazione di un ipocoristico per apocope derivato da quell'esito Abbondi che in ambito cristiano continuò il nome latino tardo Abundius derivato col suffisso in -ius dall'aggettivo abundus, variante popolareggiante di abundans, dall'infinito abundare. Il significato del nome latino, che ha le caratteristiche del signum o supernomen augurale, sarebbe quello di "abbondante, ricolmo" che, nel contesto cristiano, avrebbe poi acquisito la valenza di "ricolmo di qualità morali".
Si tratta di due esiti di un unico cognome medievale piuttosto diffuso nell'agro imperiese. La sua base è il matronimico , cioè la cognominizzazione di un nome della linea ascendente femminile: il personale AGNESE che prosegue efficacemente la vitalità del nome latino d'ambito cristiano AGNES, accentato sull'ultima sillaba alla stessa stregua del nome personale greco di cui è in qualche modo un calco vale a dire l'esito HAGHNE' adattato dall'aggettivo femminile greco HAGHNE' = "[donna] pura e casta".
AICARDI: secondo il De Felice si tratta di un cognome derivato dal personale germanico Aicardo testimoniato in Italia per la I volta nel settembre 880 e successivamente documentato a Genova in atti in latino medievale dell'XI e del XII secolo sotto le forme Agicardus e Aicardus. Nell'originario nome germanico, già gotico (si cita un gotico Aichar(d) o Aicard) e quindi longobardico poi comunque ridiffuso dai Franchi il I elemento è l'aggettivo *aig- (= "proprio, caratteristico: in tedesco eigen). Il secondo elemento risulta invece essere *hardu- vale a dire "forte, valoroso, audace": il significato originario sarebbe probabilmente "dotato di personalità e di valore": nel Catasto ventimigliese di metà '500 si riscontrano 13 cognomi AICARDI
E' un cognome di non semplice interpretazione: eppure risulta diffusissimo nell'agro ventimigliese stando al Catasto intemelio di metà XVI secolo.
E' comunque singolare che i proprietari censiti risiedano nella quasi totalità in una delle ville rurali per eccellenza cioè VALLEBONA: ciò, anche studiando il catasto, induce a credere che fossero agricoltori, proprietari o prestatori d'opera in qualche modo impegnati o specializzati nella coltura e raccolta dell'AVENA al punto di mutuarne l'etimo dapprima come soprannome per poi evolverlo in vero e proprio cognome. Se si propone, con ogni prudenza, una similitudine coll'interpretazione data al cognome ALLARIA si potrebbe ritenere che ALLAVENA sia un cognome, come detto formato per indicazione di un mestiere rurale e in particolare del valore significante [QUELLI CHE LAVORANO] ALL' AVENA ("AI CAMPI DELL'AVENA O ALLA RACCOLTA DELL'AVENA"): cosa peraltro giustificata dalla necessità di rifornire di foraggio i CAVALLI sempre più presenti nell'agro di Ventimiglia dal XII secolo, specie in funzione dell'aumento dei traffici per i diversi tipi di spostamenti via terra.
La forma base è AMADEI ma nell'agro imperiese, ove il cognome è assai vitale, prevale una delle varianti cioè AMADEO. Si tratta della trasformazione in cognome del nome AMADEO o AMEDEO o AMIDEO: tali esiti si sono costituiti nell'alta età medievale e risultano documentati dall'XI secolo in forza delle forme latinizzate <>AMADEUS, AMEDEUS, AMIDEUS. Si tratta, nell'essenza più autentica, di uno dei tanti nomi esaugurali e propiziatori che ebbero grande fortuna nelle fasi iniziali dell'affermazione del cristianesimo. Il significato pare lampante ma in effetti risulta duplice: l'esito può infatti essere ugualmente inteso come "ama Dio" tanto nella forma discorsiva "[persona che] ama Dio" tanto in quella esclamativo-imperativa "ama [tu] Dio!" [più chiara la differenziazione negli esiti latini qui amat Deum e ama deum!] che in quella spiccatamente augurale e passiva "[persona che] è amata da Dio" [in latino quem Deus amat].
Si tratta del cognome storico (diffusissimo tuttora) del territorio di IMPERIA (per quanto saltuariamente disffuso anche in altri centri della provincia): la base è il cognome AMORE di cui AMORETTI costituisce un alterato-derivato: il nome affettivo AMORE, come scrive il De Felice ebbe grande diffusione, sia per il messaggio cristiano sia per la valenza augurale, in epoca medievale.
La forma base di questo cognome è ARDUINO ma, nel Ponente ligure in cui è sin ad oggi documentata dai documenti attraverso i secoli, convive facilmente con la fortunata variante ARDOINO: si tratta della trasformazione in cognome del personale originariamente germanico ARDUINO già testimoniato in Italia nel IX secolo in virtù degli esiti ARDOVINUS, ARDOINUS, ARDUINUS. Secondo il De Felice "il nome germanico di tradizione franca HARDUWIN e HARDWIN formato da *hardu- = 'forte, valoroso' e wini- = 'amico, compagno' ( cioè 'amico valoroso' o 'forte e amico') si diffuse specialmente dopo che ARDUINO D'IVREA alla morte di OTTONE III, divenne re d'Italia (1002)".
ARNALDI ha molte varianti e altrettanti derivati tra cui ARNAUDI / ARNAUDO: oltre che nell'area di Triora questo cognome, molto diffuso comunque in Liguria e in parte del Piemonte, è attestato nel Catasto intemelio di metà '500: 12 forma Arnaldus.
Per tutto il Ponente ligure si riscontra l'esito cognominale ARRIGO fiancheggiato dalla forma ARRIGHI, di cui è una variante, e dall'alterato ARRIGONI in particolare [nel Catasto intemelio di metà cinquecento si trovano 5 esiti ENRIGUS (corrispondenti agli esiti odierni ENRICO - ENRIGO) che a sua volta si è sviluppato come variante di ARRIGHI].
Secondo il De Felice alla base di ARRIGHI come dei suoi derivati stanno i nomi di persona ARRIGO ed ENRICO con tutte le loro numerose varianti: queste continuano il nome germanico *HAIMIRIK che risulta dalla fusione dei lessemi *HAIMI- ("patria") e RIKIA- ("potente").
Tale nome, nella cultura ostrogota in particolare (ma anche francone) presente nella forma HAIMERIC o HAIMIRICH, ha continuato a sopravvivere in italiano entro l'esito AMERICO.
Invece nella forma propria del tedesco antico, cioè HAIMRICH o HAINRICH e quindi HEINRICH (che fu una forma tipica delle cancellerie venendo in seguito latinizzata in HENRICUS) l'esito nominale si è collocato alla base della forma ENRICO destinata ad affermarsi nella penisola italica tra X e XIII secolo anche per la propaganda che le derivò dal fatto che vari re ed imperatori portarono il nome ENRICO [giova ricordare che ARRIGO è una variante toscana di ENRICO mentre ERRICO ed ENDRIGO costituiscono tipi di adattamenti vari soprattutto di ambito settentrionale].
Si tratta di un cognome che è la variante tipicamente ligure occidentale, attestata dal medioevo, della base ASCARI che, a sua volta, costituisce la trasformazione in cognome di un nome personale di origine germanica di cui già nel X secolo si hanno le forme latinizzate ANSCARIUS e ANSCHERIUS: tale personale germanico (ANSCHARIO e ANSCHERO) risulta formato da due etimi: *ans- = "divinità e/o dio" e *gaiza (o *gaira) nel senso di "lancia, giavellotto" sì che l'originale significato del nome avrebbe potuto essere quello di "lancia divina, quindi guidata da dio stesso".
La diffusione di questo storico cognome è superiore nell'agro imperiese anche se un pò ovunque se ne trovano riscontri, per quanto meno numerosi che nei documenti antichi. E' però da rammentare che la forma base, appunto BALDI convive facilmente con le sue numerose varianti come BALDO, BAUDO, BAUDI e con alterati e derivati del tipo BALDASSINI - BALDIZZONE. La base è il nome BALDO documentato tra XI e XII secolo. Secondo il De Felice l'esito BALDO presuppone una doppia spiegazione che comunque rimanda ad un unico etimo. Potrebbe trattarsi di un ipocoristico, cioè di una forma abbreviata, derivante da esiti quali UBALDO, TEBALDO, RAMBALDO, SINIBALDO, GARIBALDO o formatasi per apocope, cioè per caduta di un secondo elemento, come nel caso di BALDOVINO. Sotto l'aspetto etimologico -baldo o baldo- è l'adattamento dell'aggettivo germanico *baltha- che significa "audace, coraggioso". Ancora secondo il De Felice (p.67, col. II) "BALDO può anche continuare direttamente un ipocoristico germanico a un solo elemento *Bald(o) tratto da nomi composti con la stessa base *baltha-, documentato come nome autonomo in Italia già nel IX secolo nella forma di tradizione longobardica PALDUS [PALDO] e dal 948 in quella francone, prevalente, BALDUS".
E' un cognome molto frquente nel territorio di Bordighera di cui però il De Felice non dà alcuna giustificazione: si tratta presumibilmente di un cognome derivato da un indefinibile soprannome vernacolare [nel Catasto intemelio di metà XVI secolo ad esempio, oltre a moltissimi esiti di questo cognome logisticamente identificabile col territorio bordigotto, sempre per il territorio di Bordighera si trova (p.268, col. 1) il toponimo non più vitale BALLAUCA da intendersi con alta probabilità La terra di Ballauco.
BARBA è la cognominizzazione, tipica in tutta Italia ma soprattutto al Nord, di soprannomi abbastanza comuni nell'alto medioevo miranti ad identificare una persona da specifiche caratteristiche: "dalla barba folta" ma anche in certe contingenze regionalistiche dalle basette lunghe o dai baffi evidenti.
BARONE è cognome diffuso ovunque in Italia ma le forme BARONE e BARONI, come scrive il De Felice, sono proprie soprattutto di Liguria, Lombardia ed Emilia.
Nel Catasto intemelio di metà XVI secolo si trovano registrati 3 esiti BENTIA =BENZA: si tratta di una variante predominante per tutto il ponente ligure dell'esito BENZI che pure è storicamente attestato; il De Felice in merito annota:"Alla base sono i nomi di origine germanica Bènzo, di tradizione franca e forse già gotica, e Pènzo di tradizione longobardica e poi tedesca (per la seconda rotazione consonantica di b > p) largamente documentati in Italia già nell'alto Medio Evo nelle forme Benzo, Benza, Banzo, Benzone, Bentione, Penzo, Pencius, Pancius. Benzo (con la variante fonetica Penzo) è l'ipocoristico, abbreviato, di personali germanici composti con il primo elemento bandwo- = vessillo, insegna, bandiera (come Bandiperto o Pandòlfo) è formato cioè con la base onomastica ridotta Band- e con il suffisso ipocoristico -izo con passaggio da *Bandizo a *Bendizo per metafonia palatale di -a- seguita da -i- e poi sincopato in *Bendzo e quindi Benzo (ma può avere influito, sul passaggio a Benzo il raccostamento paretimologico a Bène; Benzo può tuttavia essere anche un ipocoristico in -(i)zo di Bènno o Bèno e Bènni)".
E' un cognome tipicamente ligure anche se non attestato con rilevante frquenza nel Ponente ligure ove però la sua presenza si nota per un ampio priodo storico senza soluzione di continuità. Esso alla base ha il personale di origine germanica BERINGHIERO (di tradizione franca) e BERENGARIO (di tradizione longobarda): risulta composto da *BERAN- = "orso" e *GAIRA-
= "lancia" approssimativamente nel senso di "orso con la lancia" (per i popoli germanici al pari del lupo l'orso era animale sacro e magico). La spiegazione del gruppo Berl-, secondo il De Felice è da connettere l'influenza delle forme francesi, provenzali e catalane penetrate in Italia proprio attraverso la Liguria ed il Piemonte: emblematico è il caso di BELENGERIUS e di BERLENGERIUS registrato in un documento genovese del 1158.
Cognome saltuariamente attestato ma non frequentissimo in tutto il Ponente ligure (2 esiti nel Catasto intemelio di metà XVI secolo) ha le sue punte massime in Lombardia e Veneto. Come scrive il De Felice alla sua base sta il nome di origine germanica Bernardo, che si diffuse vieppiù per la fama conseguita da San Bernardo di Chiaravalle
Si tratta della trasformazione in cognome del soprannome e quindi nome di origine germanica Baro già attestato in iscrizioni latine del V e VI secolo: dall'ottavo al IX secolo comparvero poi le forme Barone e Baronius.
Il germanico Baro, forse di tradizione gotica e quindi tardo latina, se non longobardica e poi franca, ha alla sua base il sostantivo *baro derivato da *bara- cioè "uomo libero" e/o "guerriero valoroso" ("barone" come titolo feudale avrebbe invece influenzato molto poco la formazione dei cognomi): nel Catasto intemelio del XVI secolo risultano citati 2 proprietari Baronus.
Si tratta di un cognome panitaliano [6 esiti nel Catasto intemelio di metà '500] che a sua volta è una variante di BERTI: la base è costituita dall'ipocoristico medievale BERTO -come scrive il De Felice- "tratto per aferesi della sillaba o delle sillabe iniziali da nomi di origine germanica terminanti in -BERTO come, tra i più comuni, ALBERTO, ADALBERTO, LAMBERTO, ROBERTO, UMBERTO, UBERTO. E' altresì possibile, comunque, che BERTO e i suoi derivati siano continuazione diretta di ipocoristici di nomi composti, ma già autonomi nel VII secolo e sin dall'VIII attestati in Italia nelle forme latinizzate BERTUS o BERTO, e BERTA f. (e nel caso obliquo BERTONE èpoi attestato nell'imperiese] e BERTANE), nomi di tradizione probabilmente già gotica e poi longobardica e franca che risalgono tutti all'aggettivo germanico *BERTHA = SPLENDENTE, ILLUSTRE, FAMOSO".
Il cognome sta in un rapporto di interazione col simile toponimo: si ricordi nell'area imperiese la località di BESTAGNO. Tuttavia è da menzionare che secondo il Catasto intemelio del '500 anche nel territorio di tale capitanato si riscontra un quasi analogo toponimo presumibilmente derivato da una famiglia con tale cognominizzazione: vedi NILO CALVINI, Camporosso storia civile e religiosa, Pinerolo, 1989, p. 359.
Il cognome è tipico della valle del Crosa e in particolare della località di SAN BIAGIO [12 su 16 esiti BIAMONTE, nel cinquecentesco Catasto intemelio sono appunto di proprietari di SAN BIAGIO (1 proprietario appartiene peraltro alla confinante località di SOLDANO)]: sembrerebbe facile da interpretare in quanto è verisimilmente uno dei tanti cognomi che si sono formati dalle diffusissime basi MONTI - MONTAGNA. La grande difficoltà interpretativa, in cui non si avventura neppure il De Felice, dipende dal prefisso BIA- che contribuisce a formare un'indecifrabile composto. Sulla doppia tipologia BIALE/VIALE [BIA PER VIA] si potrebbe interpretare un VIA [DEI] MONTI da integrare "[GLI ABITANTI DELLA] VIA [DEI] MONTI": concetto audace anche se non privo di senso, tenendo conto che dal territorio di SAN BIAGIO DELLA CIMA si inerpica verso l'interno un percorso montano non trascurabile e calcolando le valenze che possono essere racchiuse nella CIMA DELLA CROVAIROLA [toponimo alternativo del MONTE SANTA CROCE].
Due cognomi BOCCA dall'antico BUCHA si trovano nel Catasto intemelio del '500: non è cognome comunissimo nel ponente ligure ma si capisce che è connesso col termine BOCCA che spesso è integrato da un aggettivo qualificante, per esempio BOCCANEGRA, come capita nel genovesato, "uomo dalla bocca scura".
Il cognome BONFANTE (ma anche la sua variante BONFANTI) trova ampie testimonianze in tutto il Ponente ligure (lo si legge nel De Felice: si hanno due riscontri nel Catasto ventimigliese del XVI secolo). Per quanto riguarda la genesi di tale cognome è da dire che esso continua il nome augurale BONFANTE nel senso "che il bimbo nato sia un buon fante o fantino" (l'aggettivo qualificativo è cioè fuso col termine antico fante - fantino sinonimo di "bambino, ragazzo"). L'esito nominale risulta già attestato dall'XI secolo nella forma già volgare BONFANTE come in quelle latinizzate BONFANS, BONFANTUS, BONUS INFANS, BONFANTINUS.
Due sono gli esiti BONIFACIO (nella grafia latina BONIFATIUS) registrati nel cinquecentesco catasto di Ventimiglia: secondo il De Felice l'esito ha alla base il nome BONIFACIO o BONIFAZIO che continua il personale latino tardo imperiale BONIFATIUS il cui significato era esaugurale "[che abbia una] buona sorte" vista cioè la composizione delle parole BONUM (cioè "buono") e FATUM ("sorte, destino").
Verso la fine dell'Impero romano e nel primo Medio Evo il gruppo -ti- era pronunciato -z- e così BONIFATIUS risultava detto BONIFAZIUS [dato però che anche il gruppo -ci era pronunciato -z- si finì per scrivere alternativamente BONIFATIUS e BONIFACIUS: col tempo l'etimologia popolarefece prevalere la forma BONIFACIO che, interpretandola scorrettamente come composto di BONUM e l'infinito di FACERE (cioè "fare" anziché FATUM) si finì col fornirne la erronea interpretazione di "fare il bene".
Cognome non frequentissimo ma documentato nel Ponente ligure sin dal Medio Evo, BONO è, con tante altre consimili forme, una variante dell'esito BONI. La base è il maschile BONO (femminile BONA) che continua in parte il latino classico BONUS: il successo di questo cognome risale tuttavia al primo Medio Evo, come soprannome e quale nome, derivando dall'aggettivo ormai volgarizzato BUONO e/o BONO (nel senso di "buono, di buon carattere, di buoni sentimenti"), in particolare perché utilizzato come personale anche dai Longobardi e dai Franchi.
Non si tratta di un cognome molto diffuso nel Ponente ligustico (come del resto in tutta Italia ad eccezione della Sicila dove è frequente). Tuttavia sin dal XIII secolo (scorrendo gli atti del di Amandolesio) questo cognome compare nell'agro ventimigliese, per poi risultare presente -seppur sempre in modo contenuto- in tutto il Ponente in ogni epoca storica. Esso continua, come scrive il De Felice, il nome medievale Bonsignore derivato da un appellativo e soprannome formatosi con la fusione di bon e signore di cui si hanno testimonianze sin dal X secolo attraverso le forme latinizzate Bonus Senior e Bonsenior.
Nel cinquecentesco Catasto di Ventimiglia si riscontrano 11 esiti BOSIO nella forma latinizzata BOXIUS. Il De Felice ritiene che questo tipo cognominale, comunque attestato su vario arco del Ponente ligustico, comporti varie possibilità interpretative, frutto di incroci e sovrapposizioni. Secondo la teoria base dello studioso il cognome dovrebbe continuare il nome di origine germanica BOSIO (caso retto) e/o BOSONE (caso obliquo): il personale germanico di originaria tradizione franca dovrebbe avere alla sua base la forma spregiativa derivata da *BOSO, a sua volta da *BAUSIA-, nella valenza semantica di "superbo, cattivo, malvagio, ostile, nemico": però, a detta dello stesso De Felice, in Liguria (e a maggior ragione in Piemonte) gli esiti BOSIO e BOSI potrebbero anche avere alla base un toponimo e precisamente quello delle località di BOSIO (AL) e BOSIA (CN) (sempre che, specialmente nel Nord, in qualche caso il cognome BOSIO non costituisca una variante di BROSIO da AMBROSIO).
Si tratta di un cognome variante di BOTTAI: in Liguria medievale risultarono diffusi BOTTARI, BOTTARO, BOTTERI, BOTTERO, BOTTINI: il cognome BOTTINI è proporzionalmente il più diffuso ai giorni d'oggi ma sono tutti compresenti e attestati variamente dal XIII-XIV secolo. Con tale soprannome di mestiere, poi divenuto nome e quindi cognome si prese ad indicare, come annota il De Felice, "chi fabbrica, ripara e vende botti" (da botte coi suffissi di mestiere -aro, -èro, -ino. Nel XIII secolo, al proposito, il notaio di Amandolesio registrò uno di questi OPIFICI in cui operavano siffatti lavoratori.
Si tratta di cognomi che derivano dalla forma base BRUNI comunque attestata nel Ponente ligure: alla base sta il nome BRUNO che, secondo il De Felice, "presenta due diversi processi di formazione pur derivando dallo stesso etimo. Può infatti continuare il nome germanico BRUNO (e nel caso obliquo BRUNONE) documentato in Italia dall'VIII secolo, formato (come nome autonomo o come nome ipocoristico di nomi composti) dal germanici *brun- = 'bruno, di colore scuro lucente (in tedesco BRAUN, in inglese BROWN) ma più spesso continua il soprannome BRUNO formato dall'aggettivo bruno, che risale, attraverso il latino tardo brunus, allo stesso aggettivo germanico *brun- penetrato in latino con i contatti ai confini dell'Impero con i popoli germanici (il soprannome, come il nome germanico, è in relazione con il colore dei capelli, della barba o della pelle). BRUNENGO e BRUNERI possono essere, oltre che derivati con il suffisso settentrionale -éngo e -éro, anche continuazione di nomi longobardi e franconi; altri cognomi possono essere formati anche toponimi come BRUNO (MI)...e dai loro etnici".
Nel catasto intemelio di metà '500 sono attestati sono attestati due cognomi CALVO/I che potrebbero facilmente derivare dal toponimo della frazione rurale vicina di CALVO. Nella generalità tuttavia l'esito cognominale CALVI (frequentissimo nella Liguria ponentina, comprese le sue varianti CALVINO - CALVINI) costituisce la trasformazione in cognome del nome CALVO che deriva da un antico soprannome di qualità CALVO chiaramente posto in relazione alla sua funzione di segnalare lo stato di calvizie. Questo, presumibilmente, continua il cognomen latino di epoca repubblicana CALVUS (appunto da calvus ="calvo, privo di capelli").
Questo cognome attestato un pò in tutto il ponente ligure [3 esiti nel Catasti intemelio cinquecentesco] non è di facile interpretazione e il De Felice neppure lo tratta: alla base sta certamente il termine CANIS e non paiono sussistere ragioni tali da far pensare che CANE sia una forma accorciata da CANEPA.
Le indagini alternative, come quelle condotte sul BATTAGLIA possono portare ad altre interpretazioni.
Potrebbe trattarsi della cognominizzazione di un soprannome spregiativo nel senso figurato di "Persona crudele" o forse ancora meglio di "Persona avida e dedita alla pratica dell'usura".
Un'interpretazione alternativa potrebbe essere quella che un termine spregiativo, notoriamente (e reciprocamente utilizzato) per indicare gli appertenenti a religioni diverse come gli Ebrei o come i Musulmani, con il passare del tempo e la graduale integrazione di questi nell'ecumene cristiano-cattolica abbia perso la valenza critica per diventare un termine indicativo apparentemente inspiegabile.
Per quanto non si riscontri nel Catasto ventimigliese del XVI secolo questo cognome ha una grande diffusione anche in Liguria di Ponente pur prevalendo a Genova dove è il terzo in ordine di frequenza.
E' facile intendere che si tratta di una cognominizzazione derivata da un soprannome di mestiere connesso alla coltura della CANAPA (come peraltro attestano documenti del XIII secolo per quanto concerne il territorio di Dolceacqua in val Nervia): la base quindi è costituita ora dall'esito cànapa (o dalle varianti regionalistiche = cànepa, cànava, càneva) come da canapàaio (varianti canaparo, caneparo, canevaro) cioè "colui che lavora la canapa".
Non si tratta di un cognome estremamente diffuso ma, nel passato come oggi, copre tutto il territorio del ponente ligure.
CAPONE è uno dei tanti alterati e derivati della forma base CAPO che di per sè si trova raramente: la forma CAPONE può determinare, come originario soprannome di qualità fisiche o morali, tanto "chi ha la testa grossa" quanto "colui che è testardo".
Gli studiosi ed editori critici del cinquecentesco Catasto di Ventimiglia e distretto analizzano il cognome latino CARUBEUS e lo fanno derivare da un toponimo Cà rubea = "casa rossa" volendo, plausibilmente, che da tale toponimo avesse preso vita il toponimo CARUBEUS donde essi fanno poi derivare i cognomi CAROSSA e CAROZZI.
E' cognome documentato nel ponente ligure anche nella variante CARBONI: nel Catasto intemelio di metà XVI secolo si trovano 5 esiti CARBONUS: si tratta di un cognome originato da un soprannome di mestiere, connesso quindi con l'estrazione e soprattutto il commercio del carbone.
Abbondantemente diffuso nell'imperiese il cognome CARLI è storicamente attestato in tutto il Ponente ligure con diverse sue varianti. E' la cognominizzazione del nome di origine germanica CARLO già testimoniato in documenti italiani dell'VIII secolo ma affermatosi tra X e XI secolo per l'influenza esercitata dal francone KARL che, partendo, da Carlo Martello era divenuto nome ereditario della dinastia franca succeduta a quella dei Merovingi e detta Carolingia. Il personale francone è costituito dal germanico *KARLA- ("uomo di condizione libera") e tra i Franchi con il nuovo significato di "maestro di palazzo" e quindi di "alto funzionario della corte".
Derivano come alterati / derivati dalla base CASTAGNA: specie nell'imperiese si trovano le varianti CASTAGNONE, CASTAGNETO ecc.: Alla base di questo medievale soprannome di mestiere poi diventato nome e quindi cognome sta , come scrive il De Felice "chi raccoglie, secca, e trasporta, vende castagne".
Si tratta di un cognome panitaliano: nel Catasto intemelio di metà '500 compaiono 1 esito CASTELLUS ed un suo derivato CASTILLIONUS (è tuttavia da precisare che altri frequenti derivati nel ponente ligustico sono le forme alterate e derivate come CASTELLINO, CASTELLINI CASTELLANO ecc.): base del cognome possono essere nomi o soprannomi di mestiere dati a quanti esercitavano la loro attività nell'ambito di un Castello vero e proprio
A parte le 13 forme individutae nel Catasto ventimigliese del '500 il cognome, diffuso in tutto il ponente ligustico, ha una storia abbastanza antica. Si tratta di una variante (CATTANEO è quella tipicamente ligure) del nome e soprannome medievale formato dal grado e titolo CAPITANO (od in varianti antiche e regionali CAPITANIO, CAPITANEO e con sincope della -i atona interna, CATTANO e CATTAGNO) "connesso nelle varie età e zone a diversissimi uffici di carattere politico ed amministrativo, giudiziario ed esecutivo od ancora militare: i nomi sono frequenti dal XII secolo nelle forme latinizzate CAPITANUS, CAPITANEUS, CATTANUS, CATTANIUS.
Nel catasto intemelio di metà '500 si trovano due cognomi: COLLUMBUS / COLLUNBUS che senza dubbio rimandano all'esito volgare italiano COLOMBO (al di là di queste forme, sepuur non ad alta frequenza, in documenti antichi il cognome [che è tipico soprattutto dell'area lombarda] si riscontra su tutto l'arco ligustico ponentino). Stando al De Felice la base è costituita dal nome COLOMBO / COLOMBA che continua il personale latino di età imperiale COLUMBUS / COLUMBA in chiara relazione coi referenti columbus - columba. Si tratta apparentemente di uno zoonimo: in effetti la colomba ed il colombo in ambiente cristiano primeggiavano per la valenza moraleggiante che alludeva alla mansuetudine [si può anche citare data la zona l'eventuale influenza sull'evoluzione del cognome del toponimo COLOMBI, località del cuneese].
La forma base COSTA è panitaliana come toponimo di centri abitati situati sulla "costa" di un monte o di un rilievo; il cognome ha finito per indicare gli abitanti di queste aree geografiche.
Particolarmente nel vasto territorio che da Ospedaletti porta a Sanremo si riscontra frequentemente l'esito CRESPI (in verità molto frequente soprattutto in Lombardia e connesso all'esistenza di similari toponimi): fuori del contesto lombardo l'esito si connette invece ad una relazione col latino CRISPUS da cui CRESPO - CRESPI = "persona dai capelli crespi".
Costituisce (come variante di Curto) la trasformazione in cognome di un soprannome indicante qualità fisiche: "corto, piccolo, basso di statura" (nel Catasto intemelio di metà XVI secolo sono registrati 32 proprietari Curtus diffusi su tutto il territorio del Capitanato di Ventimiglia e Ville.
Il cognome deriva dalla forma DALMATIUS mediamente volgarizzata in DALMASSO [questa è predominante nel Ponente ligure rispetto a qualche raro esito DALMAZZO]: in entrambi i casi l'esito cognominale è da connettere sia all'influenza esercitata sulla cristianità ligure-piemontese dalla figura di SAN DALMAZZO e quindi dall'ABBAZIA eretta nel Basso Piemonte e intitolata a tale Santo: non è da escludersi che possa anche trattarsi di un processo di cognominizzazione comunque sempre derivato dall'area di BORGO SAN DALMAZZO
DONETTI è da sempre cognome abbastanza diffuso nell'agro di Sanremo procedendo verso Arma di Taggia (coi relativi entroterra): nel giudizio del De Felice è un alterato di DONO. Alla base di quest'ultimo esito lo studioso vede il nome gratulatorio Dono documentato coi suoi derivati sin dall'alto medioevo: Farfa, 801, Donulus, Toscana, XI e XII secolo, Donus, Donellus, Doninus) da dono nel senso di "dono di Dio": sarebbe comunque interessante studiare più a fondo la genesi di questo cognome nel contesto di un'area geopolitica che fu a lungo segnata dal toponimo CAPO DON [è infatti da registrare che allontanandosi dal sito di CAPO DON la frequenza del cognome storicamente decresce: a Ventimiglia comunque, stando al Catasto del XVI secolo,sono registrati 2 Doneta e 7 Donetta con beni nei quartieri Olivetto e Lacu).
La forma base di questo cognome è DORIA ma non sono meno frequenti gli esiti D'ORIA e D'AURIA.
La grande famiglia patrizia genovese DORIA è quasi certamente da intendere quale un cognome originatosi da un matronimico: D'ORIA o D'AURIA nel senso di "figlio di Oria o di Auria" (e in quest'ultimo caso si tratta di un derivato dalla forma latineggiante proveniente dal personale femminile AUREA - AURIA = "aurea, d'oro").
Il cognome gentilizio dei DORIA, secondo l'interpretazione del De Felice, sarebbe quindi frutto di un matronimico: "Arduino di Narbona avrebbe sposato a Genova poco dopo il 1100 una Oria o Orizia della Volta e il figlio Ansaldo (e poi gli altri discendenti) fu denominato con il matronimico".
FENOGLIO è una variante dell'esito base FINOCCHIO: è un cognome panitaliano, cioè diffuso ovunque ma sporadicamente tranne che in Piemonte ove è frequente. A Genova comunque già nel 1160 è registrato un Feniculus stando al De Felice. Chiaramente il cognome si è formato in forza di toponimi di luoghi tipici per la crescita o la coltura di finocchi [anche se a volte un soprannome scherzoso o derisorio potrebbe essersi evoluto in cognome: a Ventimiglia, metà '500, tra i proprietari nel quartiere Platea, quindi nel contesto del ceto abbiente, si registra un Ieronimus Fenoglius = Catasto (p.125)].
Cognome non frequente nel Ponente ligustico è comunque sporadicamente attestato: quasi sempre si tratta della cognominizzazione del nome personale medievale (sia maschile che femminile) Fiore che continua il tardo personale latino Flos/ Floris (da flos/ floris = "Fiore") rielaborato tuttavia in contesto cristiano come nome augurale ed affettivo: anche sulla scorta di consimili nomi resi celebri dall'epica cavalleresca di tradizione francese.
Non è cognome frequente ma comunque variamente attestato. Nel Catasto intemelio del XVI secolo si riscontrano 3 esiti FURCHUS: potrebbe trattarsi, per via di rotacismo tipicamente ligure della -l, del corrispondente di FOLCUS - FULCUS forme latinizzate con alla base gli esiti di origine germanica FOLCO - FULCO - FOLCHIERO - FULCIERO: la matrice potrebbe essere per FOLCO -FULCO, di tradizione eminentemente francone, la sopravvivenza del I termine di esiti composti e precisamente di *FULKA = "popoli in armi" (ricordiamo il tedesco VOLK e l'inglese FOLK = "popolo").
GANDOLFO è un cognome diffuso in tutta Italia (anche nell'esito GANDOLFI): le frequenze maggiori sono però in Piemonte, Liguria, Emilia-Romagna e Lombardia.
La base è il nome di origine germanica GANDOLFO (a Genova e Savona si riscontra la forma Gandulfus stando al De Felice già tra XI e XII secolo).
Il nome sarebbe di formazione longobardica e risulterebbe costituito da un primo elemento (*gand- = "bastone, verga magica") e da un secondo elemento (*wulfa- = "lupo") sì che il significato originario sarebbe stato quello di "lupo dotato di forza magica" (è da precisare che nelle culture germaniche il lupo, come l'orso o l'aquila, erano animali sacrali: il combattente entrando in battaglia era per esempio solito immedesimarsi in un lupo).
GANDOLFO non è mai stato cognome proprio dell'agro ventimigliese anche se nel Catasto del '500 sono registrati quattro proprietari Gandulfus: la frequenza del cognome sale decisamente procedendo verso Genova sin a toccare vertici rilevanti, sianella forma GANDOLFO che in quella GANDOLFI nell'area imperiese: ed al proposito è sintomatica l'origine del II grande bibliotecario dell'Aprosiana di Ventimiglia il frate agostiniano Domenico Antonio Gandolfo originario per l'appunto di Porto Maurizio.
GENOVESE: secondo il De Felice questo cognome (chiaramente formato dal toponimo Genova) non molto testimoniato al settentrione d'Italia avrebbe avuto grande fortuna al meridione, dapprima come soprannome etnico e quindi come cognome, in dipendenza della grande affermazione della marineria genovese in tali contrade.
Lo sporadico Genuensis registrato nel catasto intemelio del XV secolo potrebbe essere un cognomen ex origine e quindi un etnico: nel caso abitante di Camporosso originario di Genova: da un soprannome etnico "il genovese"ad un vero cognome Genovese.
E' cognome frequentissimo nel Ponente ligustico ma particolarmente concentrato nell'area di Camporosso: il De Felice non ne dà giustificazione ma diecine di esiti GIBELLUS compaiono menzionati nel catasto intemelio di metà XVI secolo. E' da credere che si tratti (al pari delle innumerevoli forme sparse su tutto il territorio italiano) di una variante derivante dalla base BELLI derivata dal soprannome BELLO quale constatazione augurale per la nascita di un figlio: "che cresca diventando bello".
Si tratta di un cognome la cui genesi sembra essere passata attraverso l'ipocoristico di un nome italianizzato abbastanza comune Luigi in Gino.
Si tratta di un processo di cognominizzazione di un nome personale più documentato nel XII-XIII secolo (nel cinquecentesco Catasto intemelio è registrato un proprietario dal cognome Iordanus): era invece molto comune nell'alto Medio Evo ed è stato individuato un po' in tutta la penisola in iscrizioni latine cristiane del II e III secolo sotto le forme Iordanus o Iordanes. In latino siffatto nome risulta l'adattamento del greco Iordanes derivato per sua parte dall'aramaico Yarden la cui radice semitica *yarad equivale a "scorrere". Questa con la desinenza -en acquisisce quindi il valore di "fiume a due bracci", caratteristica geoidrologica del fiume Giordano che, nell'interpretazione del De Felice è diventato un personale cristiano (trattandosi del corso d'acqua in cui fu battezzato il Cristo): la diffusione del nome e la sua cognominizzazione raggiunse poi l'acme al tempo delle prime Crociate.
Secondo il De Felice si tratterebbe di una delle numerosissime varianti del diffuso cognome panitaliano Gherardi: per la precisione Giraudo sarebbe esito di ambito Piemontese con frequenti estensioni in area ligure. Alla base di tale forma si troverebbe un nome personale germanico costituito da *gaira- (a sua volta da *gaiza-) nel senso di "lancia" + *harddhu- col significato di "valoroso, forte" per le forme in -ardo [ed invede + *walda- ("potente, principe, capo") per le forme in -aldo o -òldo].
L'esito Giraldi - Giraldo per il fenomeno di palatalizzazione rimanderebbero ad una formazione più recente stando a quanto scrive il De Felice.
Si tratta della forma base di un cognome abbastanza difuso in Italia, con varianti, alterati e derivati. Stando al De Felice la base sarebbe il nome di origine germanica GRIMALDO che fu attestata già per il re longobardo GRIMOALD(US).
L'esito divenne però comune dall'VIII secolo, oltre che per l'esito GRIMOALD(US), anche per le forme GRIMALDUS e successivamente GRIMOLDUS.
Il primigenio nome germanico [costituito da *grima(n) (nel senso di "elmo con celata, maschera da combattimento") e dalla forma *waldaz ("potente, principe, capo"): il significato globale è quindi quello di "potente con l'elmo" o meglio ancora di "condottiero munito di elmo"] ha successivamente risentito di influssi longobardi, sassoni (vedi la forma GRIMOLDI) e successivamente francesi e provenzali (vedi: Grimaud, Grimaut, Grimault, Grimald).
Si tratta della variante di GROSSI (cognome peraltro diffuso a livello panitaliano): è la trasformazione in cognome del nome GROSSO da un soprannome medievale connesso ad indicare la robusta costituzione del corpo di un determinato individuo.
I Giudice costituivano nel XIII secolo una famiglia potente dell'agro intemelio ed erano una sorta di latifondisti nel territorio di Vallecrosia: nel XVI secolo il Catasto intemelio annovera tra i proprietari il solo Nicollaus Iudex. In epoca medievale questo cognome si è formato dalla titolatura di vari funzionari (iudices) investiti di compiti non solo giudiziari ma anche politici.
Si tratta di un esito prossimo al piemontese GRANAGLIA: pare avere la sua base nel latino grana forma sostantivata al neutro plurale di granum cioè "grano - granello". Potrebbe essere antichissimo nome o soprannome di mestiere (poi cognome) applicato in età medievale a chie è impiegato nella coltura e/o nella lavorazione delle granaglie.
E' questa la forma base di un cognome che ha molti derivati e alterati. Si tratta della cognominizzazione del nome di origine germanica Lambèrto con la variante più antica Lampèerto. La prima forma è di tradizione francone, usata sin dall'VIII secolo ma in Italia comune solo dal X per la popolarità raggiunta da "Lamberto I duca di Spoleto" e soprattutto di "Lamberto II duca di Spoleto, re d'Italia ed imperatore". Lampèrtus era invece già comune nella penisola sotto le forme latinizzate dell'VIII secolo Landepertus, Lamipertus e Lampertus tutte di origine longobarda [secondo il De Felice il personale germanico, *Land(o)berth, è costituito da due forme: la prima è *-landa (nell'accezione di "paese, territorio") mentre la seconda è *bertha- col valore di "splendente, famoso, illustre: ne deriverebbe il valore semantico di "illustre nel proprio paese"].
Si tratta della cognominizzazione di un esito germanico (un Landefred è testimoniato nel 985 a Bergamo stando al De Felice): il nome pare composto da due forme, la prima è *landa nel significato di "terra" mentre il secondo verisimilmente è *frithu- nel senso di "pace, amicizia". Il senso definitivo del cognome potrebbe quindi essere "uomo che abita in pace e libero nella propria terra".
E' un nome personale molto antico diffuso in ogni contrada d'Italia. La base è la forma Leoni, da cui deriva la frequente variante leone: la matrice risulta il nome latino Leone o Leo che rappresentano il caso obliquo (ablativo della III declinazione) e il nominativo dell'esito leo, leonis (=leone"): il suo uso come nome prese piede per l'importanza assunta tra le genti da alcuni pontefici ed in partcolare da San Leone Magno o Leone I (pontefice del V secolo).
E' forma cognominale (Lodus in latino medievale) derivata da un toponimo ("Lodi") e quindi principalmente diffuso il Lombardia ma pure estesosi in Liguria ed Emilia.
E' cognome panitaliano (dalle molte varianti) che nelle forme basi (Longo e Longhi) è testimoniato in tutta la penisola senza conosciute interruzioni cronologiche. Anche se alcuni di questi cognomi possono derivare come formazioni da un toponimo, nella maggior parte dei casi si tratta della cognominizzazione di un soprannome di qualità fisiche e specificatamente di "persona alta, dalla corporatura non particolarmente robusta".
E' un cognome tuttora molto diffuso nel Ponente ligure con punte rilevanti di frequenza nel comprensorio intemelio. Si tratta della cognominizzazione del nome Lorènzo (con le forme latineggianti Laurènzio e Laurèntio e l'ipocoristico aferetico Rènzo: il nome continua, sostenuto dal vigore agiografico della fede per San Lorenzo martire, il cognomen etnico Laurentius derivato dalla città di Laurentum sita a ovest di Roma e che forse si identidicava con Lavinum
Si tratta di un cognome attestato 8 volte nel Catasto intemelio del XVI secolo sotto la forma latinizzata Lucas: e questa è il personale latino cristiano Lucas adattamento dal greco Lukas, nome diffusosi per il grande prestigio dell'evangelista S. Luca.
Questo cognome si è affermato (anche nelle varianti e nei derivati, tra cui Lupi - Lupis/ Luppi - Luppis, per la sopravvivenza del nome personale latino (praenomen) di età repubblicana Lupus mantenutosi vivace, anche dopo le invasioni barbariche, per le affinità nella valenza semantica ("uomo forte, audace come un lupo") con gli esiti germanici dei corrispondenti personali in Wolf- (vedi per esempio il composto, abbastanza documentato nel Ponente ligure, Adinolfi).
La base è Mainèro ma altrettanto frequente e diffuso nel Nord è la variante Mainèri: alla base delle due forme sta comunque il francone mainerius formato da magin. (=potente) e *haria- (=esercito) = "esercito potente".
Si tratta della variante settentrionale del cognome, tipico dell'Italia centrale, MARCHIGIANO a sua volta variante di MARCHIGIANI, patrionimico delle MARCHE: sarebbero quindi da ipotizzare emigrazioni arcaiche nella VALLE DEL NERVIA (ove l'esito è diffuso, specialmente nel paese di Apricale) di individui e/o gruppi di famiglie originari di quell'area geografica che trae l'attuale toponimo dall'antica denominazione di MARCA ANCONITANA.
Si tratta di un cognome medievale assai diffuso in tutta Italia seppur con la massima frequenza in Piemonte e Liguria: è la cognominizzazione di parte di un toponimo essendo il termine massa presente nel nome di vari centri abitati o di fondi rustici (deriva dal latino massa termine con cui si indicava un complesso intermedio tra grande podere e latifondo: "fondo rustico di enorme estensione, complesso di poderi").
Secondo il De Felice si tratterebbe della cognominizzazione di un cognomen etnico o comunque il personale latino maurus (che, similarmente, derivava dall'etnico maurus = "abitante, oriundo dell'Africa settentrionale, appartenente alla popolazione dei Mauri". La notazione è interessante soprattutto se collegata al fatto che nell'agro ventimigliese, nell'area strategica delle Maure si nota una presenza nel XIII secolo di un Maurus de Mauris cui corrisponde la sopravvivenza ancora nel '700, nello stesso areale, di una famiglia Mauri (nel cinquecentesco catasto intemelio sono registrati 2 proprietari Maurus che sembrano da collegare al gruppo famigliare documentato nel '700 in italiano come Mauri).
La variante merli è altrettanto frequente e diffusa in Italia e specialmente in Liguria. L'esito, stando alle fonti del De Felice, è già attestao nell'Alto Medio Evo (un Merulus a Siena citato nel 730 mentre a Genova nel XII secolo Merlo come secondo nome o cognome risulta piuttosto frequente). E' presumibile che sotto il profilo dei significati l'uso di tale nome, in riferimento a qualità personali, sia stato utilizzato nelle due, contrapposte, valenze semantiche: ora di "sciocco, ingenuo" ed ora, alternativamente, di "furbo, scaltro" (nel XVI secolo entro il Catasto intemelio sono attestati 2 esiti Merlus e 2 esiti Merllus).
E' un cognome non particolarmente frequente e quindi poco analizzato. Le interpretazioni possono anche risultare diverse ma sembrerebbe da collegare come alterato/derivato (al pari di Morèlli, Morèllo, Morètti) alla base Mori che è la cognominizzazione del comune nome e soprannone Mòro (assai documentato nell'età di mezzo specie attraverso gli esiti Morus, Morellus, Moretus, Morinus, Moro) e che può continuare sia la vitalità linguistica del cognomen latino Maurus (sia come esito evolutosi dall'etnico "abitante dell'Africa settentrionale" sia quale nome di qualità fisica "scuro di carnagione e capelli) sia l'aggettivo italiano moro che, collegandosi a Maurus, ne aveva recuperato non il senso generico di "abitante dell'Africa settentrionale" ma quello più specifico ed urgente di Saraceno.
Oltre la forma base MORI e la principale variante MORO (frequentemente attestate su tutto l'arco ligure, senza escludere affatto il Ponente)anche gli alterati - derivato (MORELLI, MORELLO e soprattutto MORONI e MORETTI senza escludere il patronimico DE MORO) sono cognomi alquanto documentati nella globalità della Liguria compreso il suo Ponente storico.
Il De Felice (pp. 172 - 173, coll. 2 e 1) ipotizza che la base MORI in parte sia la cognominizzazione del comune nome e soprannone MORO (assai testimoniato nell'età di mezzo specie attraverso gli esiti Morus, Morellus, Moretus, Morinus, Moro) e che potrebbe continuare tanto la vitalità linguistica del cognomen latino MAURUS (sia come esito evolutosi dall'etnico "abitante dell'Africa settentrionale" sia quale nome di qualità fisica "scuro di carnagione e capelli) sia l'aggettivo italiano MORO che, collegandosi a MAURUS, ne aveva recuperato non il senso generico di "abitante dell'Africa settentrionale" ma quello più specifico ed urgente di SARACENO.
Non susistono particolari obiezioni data la varietà delle soluzioni proposte e tenendo pure conto dei contributi della TOPONOMASTICA (pur dovendosi sempre procedere con le NECESSARIE CAUTELE INTERPETATIVE come nel caso della località MAURE - MAULE nell'agro vemtimigliese il cui TOPONIMO resta per certi aspetti una chiave di lettura criptica, dove le interpretazioni alternative si incrociano talora infruttuosamente intorno alle unice due certezze, il TOPONIMO e l'ONOMASTICA di un personaggio qualificato come MAURUS.
Credo tuttavia che, per giustificare lo sviluppo notevole dell'esito MORO (con alterati, derivati e varianti e senza escludere il rapporto con l'esito MAURI) sia da tenere conto di un fattore finora abbastanza trascurato.
Ritengo cioè che non sia affatto da trascurare un fenomeno proprio della LIGURIA DELL'ETA' INTERMEDIA e in particolare quello dello SCHIAVISMO analizzato dai cinquecenteschi Statuti Criminali di Genova: gli schiavi erano grossomodo nominati dall'area di provenienza, come MAURI [MOURI] (Africani e soprattutto Nordafricani: i meno cari sul mercato e quindi i più numerosi) e quali "orientali" senza però l'indicazione di uno specifico etnico di provenienza.
Il fatto che la legge penale si sia dovuta occupare non solo della fuga degli schiavi ma della seduzione delle schiave e delle conseguenti riparazioni verso i proprietari, sino alla concessione di "matrimoni conciliatori", induce a ritenere che, pur essendo un fenomeno ristretto ai ceti benestanti (uno schiavo costava), aveva pur sempre assunto un fenomeno sociale: la legge penale, per quanto la si analizzi, sembra equiparare i figli di tali unioni a cittadini del Dominio: ed in questo caso essi, ferma restando la convenzione di acquisire il nome del padre avrebbero sempre potuto assimilare, all'uso genovese, il soprannome qualitativo di MORO.
La legge penale affronta però nel capo 93 il tema dell'unione matrimoniale o comunque sessuale tra cittadini genovesi e schiave, orientali o di colore, in funzione della nascita di illegittimi, spesso abbandonati sul sagrato di una chiesa od esposti alla ruota di un Convento: in questo caso, per veterata consuetudine, tra i nomi ed i cognomi scelti per indicare l'infante abbandonato si usavano, alla maniera ancora oggi diffusa, dei connotatori qualitativi o logistici (oggi per esempio un trovatello scoperto nell'area romana facilmente può ancora essere chiamato ROMANO DE ROMA) si potevano dare nominazioni del genere MAURO DE MORO (per esempio alludendo nel patronimico ma anche nel nome al colore della pella se figlio di un ligure autoctono e di una schiava africana): chiaro che, a questo punto, alle tante intelligenti osservazioni di A. CAPANO può allegarsi quella che il proprietario da lui citato per l'area di SIESTRO, tal MAURUS DE MAURIS avesse ricevuto tale nominazione (destinata quindi a procedere tra vari dinamismi linguistici: DE MAURI - MAURI) in base ad eventi connessi alla sua stessa generazione, già sussistendo lo schiavismo nel genovesato e quasi eminentemente all'epoca, e dati i tempi, a danno di popolazioni negroidi o comunque nordafricane.
Si tratta di un esito non frequentemente attestato nel Ponente ligure: tuttavia nel Catasto intemelio del XVI secolo è registrato un Lodixius Niger il cui cognome qualche volta continua in parte il cognomen latino Niger derivato dall'aggettivo niger, nigra, nigrum. Tuttavia la genesi di tale cognome è da ascrivere più frequentemente all'epoca medievale come cognominizzazione di soprannome di qualità fisiche ("scuro di carnagione o capelli") od ancora a cognominizzazione di qualità etniche ("appartenente a popolazioni negre" = sino a diventare sinonimo di saraceno).
Si tratta di un cognome abbastanza diffuso per tutta la valle del Nervia (particolarmente nel borgo di Apricale): è difficile sostenere con certezza che sia derivato, tramite sostituzione della labile con la nasale, da BOBBIO cognome tipico della Liguria centro-orientale ma documentato anche nel Ponente e formato dal toponimo di BOBBIO.
Si tratta della variante settentrionale della base NOTARO molto diffusa al mezzogiorno d'Italia. E' facile intendere che si tratta di un cognome derivato da un nome di professione: risale al XII - XIII secolo quando il notaro con valore più estensivo di oggi oltre che al professionista vero e proprio, era appellativo che si poteva dare anche a scrivani, cancellieri e funzionari delle pubbliche amministrazioni.
Si tratta di un cognome un tempo abbastanza diffuso a Ventimiglia (6 proprietari ORIGNANUS nel Catasto intemelio di metà XV secolo tutti concentrati nell'area di città): chiaramente si è originato quale cognominizzazione di un nome di provenienza essendo Orignana una importante area rurale dell'agro intemelio.
E' un cognome assai diffuso in tutto il Ponente ligustico che ne costituisce l'epicentro di espansione verso il Piemonte e l'Emilia. Oréngo è presente in Liguria sin dal 1226 nelle forme latinizzate Oarengus e poi Aurengus. Tale nome, piuttosto consueto nella Francia sud-occidentale donde quasi certamente entrò in Liguria, altri non è, come scrive il De Felice, che l'adeguamento romanzo "del personale *Audharing (latinizzato in Audaringus: -d- intervocalico si è lenito e quindi scomparso, Au- si è monottongato in O-, -i- è diventato -é- e si è così avuto Oaréngo e poi Oréngo), di tradizione gotica o forse anche burgundica, formato dal 1° elemento *audha- ("possesso, ricchezza, potenza") e dal 2° haria- ("popolo in armi, esercito) e dal suffisso patronimico -ing".
Si tratta di un cognome su cui il De Felice non azzarda alcuna ipotesi.
Consultando però le varie voci in cui il sostantivo palanca - pallanca è analizzato dal Battaglia si può avanzare qualche ipotesi.
Che cioè si tratti della cognominizzazione di un soprannome di mestiere marinaresco, vale a dire di quanti nei cantieri navali erano preposti alla gestione delle palanche: col termine palanca, che deriva dal greco, si indica infatti un rullo per far scivolare le barche ed occorrovano persone esperte , e quindi di mestiere, per sistemare adeguatamente i vari rulli onde far scorrere le barche nel duplice, e non semplice compito, di portarle in acqua o, all'opposto, di condurle al riparo sulla riva.
Che Pallanca - Palanca [ma anche Paranca (dato il fenomeno linguistico tipicamente di rotacizzazione con conseguente interscambio fra L/R) fosse un cognome piuttosto diffuso nell'ambiente dei marinai del Capitanato di Ventimiglia lo riscontriamo peraltro dalla lettura di vari tipi di documenti: dall'onomastica dei residenti di Bordighera (in gran parte marinai) alla rilevazione che secondo il Catasto cinquecentesco di Ventimiglia e Ville il cognome [sono censiti 57 proprietari dal cognome Pallanca] è pressoché esclusivo di Vallebona, Sasso, Borghetto e Bordighera (l'ultima villa marinara e le altre ville in cui accanto coi prevalenti agricoltori interagivano famiglie dedite alla marineria) alle relazioni giuridiche per le violazioni sulla normativa del pescato: quasi che il cognome, originariamente concepito come soprannome di mestiere abbia finito poi per indicare le famiglie di estrazione marinaresca anche oltre il rispetto "semantico" della primitiva tradizione del casato.
Si tratta di un cognome molto diffuso nel Ponente ligure e particolormente a Ventimiglia - Bordighera: stando al De Felice non si tratta però della cognominizzazione di un qualche soprannome di mestiere connesso alla coltura o lavorazione delle palme molto diffusa comunque in questo areale. La forma base Palmièri (da cui provengono i diversi alterati e derivati) secondo lo stesso De Felice avrebbe alla radice il nome Palmière formato da palmière (derivato da palma attraverso il francese antico palmier) appellativo e titolo conferito nell'ultimo medio evo a quanti si erano recati in pellegrinaggio, specificatamente in Terra Santa: il termine è specificatamente contrapposto a quanti col termine pellegrinus (da cui il cognome "Pellegrino/ Pellegrini") erano genericamente appellati come " viandanti della fede" e a quanti coll'aggettivo romei (da cui il cognome "Romei") erano segnalati quali i "pellegrini in viaggio verso Roma".
Come afferma De Felice il cognome PARODI è diffuso nella Liguria centrale e costituisce il I cognome a Genova: sostiene lo studioso che esso è formato dal toonimo Parodi Ligure (AL), il centro donde sin dal Medio Evo vi fu una grande emigrazione verso la zona costiera e soprattutto verso Genova (tale centro risulta documentato come Castrum Palodium nel XII secolo, mentre il cognome si scopre per la I volta a Savona nella forma di un Ansaleto Palodo (la trasformazione della -l- in -r- o rotacizzazione è poi fenomeno frequente in Liguria). Il cognome PARODI risulta comunque attestato anche nel Ponente ligure, specie nei centri costieri, come effetto del processo di conquista genovese con conseguenti nuove mete di emigrazione di massa.
Il cognome compare tardi (sono citati in Antonius Passamonte Iohannis e un Petrus Passamonte Iohannis nel cinquecentesco Catasto dell'agro intemelio: e verisimilmente si tratta di due fratelli): il cognome è quasi certamente frutto della cognominizzazione di un nome di mestiere alla stessa maniera di Passafiume, Passalacqua e il più generico Passatore (sostanzialmente "traghettatori"). Il raro Passamonte qui registrato può alludere ad una tradizione ligure occidentale antica come il tempo, quella cioè di guidare attraverso i monti impervi gli eventuali viandanti inesperti o quanti non amino attraversare le solite strade (in questo caso il francese Passeur, connesso alla guida tra le alture di Francia ed Italia di inesperti clandestini ora extracomunitari ma un tempo anche recente senza distinzione di Stato può essere un segnale per intendere lo sviluppo del cognome Passamonte riferendosi tanto ai tragitti costieri d'alture quanto alla professione di guide per "passare" l'oltregiogo ligure-piemontese, cosa sempre ardua).
Come nel caso del cognome Taggiasco anche in questa circostanza si tratta di un cognome originato dall'areale di provenienza delle famiglie (7 Peglaschus del quartiere Burgo di Ventimiglia) e precisamente la zona rurale di Peglia (antic. Pegla).
Queste due forme di cognome sono abbastanza diffuse da tempi remoti nel Ponente ligure (come nel resto del Nord Ovest italiano - il tipo PELLEGRINI è poi esclusivo del Nord Ovest italiano): Si tratta della cognominizzazione del termine PELLEGRINO(dal latino PEREGRINUS = "forestiero - straniero" che era già divenuto un cognomen nella tarda latinità). Il termine entrò in un uso ancora più assiduo per la cognominizzazione di quegli individui che a partire dall'aAlto Medio Evo si diedero all'impresa dei viaggi nei Luoghi santi della Cristianità: la prima attestazione del nome viene rimandata dal De Felice al 750 nella località di Farfa sabina.
Le forme PERRI [PERRA], PERRONE, PERRINO sono molto antiche ed alquanto documentate nel Ponente ligustico e fanno parte dei molti alterati, derivati e varianti della forma base PIETRI: come annota il De Felice "il nome PIETRO si è affermato sin dal primo cristianesimo per il prestigio e il culto di SAN PIETRO, il principe degli Apostoli martire a Roma sotto Nerone. L'apostolo secondo il Vangelo di Matteo ebbe questo nome da Gesù Cristo (si chiamava infatti Simone, figlio di Giona) che lo riconobbe e lo consacrò fondamento e capo della propria Chiesa con le parole tu sei Pietro e sopra questa pietra edificherò la mia Chiesa. Nel Vangelo di Matteo il nome è KEPHAS, dal medio ebraico e aramaico giudaico KEFA 'pietra, roccia', tradotto in greco con PETROS e poi in latino con PETRUS, derivati, sul modello dell'aramaico da pétra - petra = 'pietra, roccia'. Alcuni dei cognomi qui raccolti possono tuttavia riflettere anche a livello d'incrocio toponimi del tipo PIETRA, PEDRA, PEDRA, PERA".
E' un cognome che fu molto diffuso nell'estremo Ponente ligure e che ebbe riscontri in particolare a Bordighera (nella variante de Piana in particolare): deriva dal latino Plana nell'accezione generica di "colui che risiede in un'area piana, pianeggiante"(nel Catasto intemelio di metà XVI secolo sono conteggiati 10 proprietari Plana).
Si tratta della trasformazione in cognome di un etnico: "proveniente da Pisa, originario di Pisa, oriundo di Pisa".
Si tratta (come Piccaluga) di un cognome formatosi dal ligure pità + vin nel senso di "che ruba il vino" (Peitavino è una variante ligure occidentale).
Storicamente il cognome dovette avere (come ha tuttora) la sua area di concentrazione nell'attuale territorio di IMPERIA: non manca però di esser oggi testimoniato su tutto l'arco del Ponente ligure.
Il De Felice lo fa derivare dalla base ARMELLA: studiandola (p.61, col. 2) sostiene che l'ipotesi da privilegiare è che il cognome abbia alla base, come matronimico cioè quale cognome ereditato per via femminile, il nome femminile antico ARMELLA - ARMELLINA documentato in Piemonte, Lombardia e Liguria sin dal XII secolo quale prosecuzione del nome affettivo latino ANIMULA nel senso di "anima mia". Per la Liguria si può certo escludere, data l'antichità dell'esito, che questo possa invece avere delle relazioni col nome veneto dell'albicocca (ARMELLINA): risulta più interessante l'ultima ipotesi avanzata dal De Felice che alcuni di questi esiti per il Nord - Ovest italico siano da connettere con l'esito toponomastico ARMA. Sempre il De Felice, nello stesso luogo, ribadisce che l'esito tipicamente ligure ponentino RAMELLA (al pari delle consimili forme in RAM-) si sia evoluto quale un alterato di ARMELLA per effetto di una metatesi: la forma ARMELLA è molto rara nel ponente di Liguria, tuttavia a Sanremo si riscontrano diversi esiti ARMELA
La forma base è RANIERI ed è sostanzaialmente panitaliana anche se trova una certa prevalenza al sud: nel Nord - Ovest italiano dagli antichi documenti si apprende la prevalenza dell'esito RAINERI (comunque vi sono altri derivati, alterati e varianti).
Secondo il De Felice "la base è costituita dal nome di origine germanica e di tradizione francone e anche tedesca RANIERO - RANIERI".
Il nome comincia ad essere frequentemente documentato in Italia dal IX secolo con gli esiti REGHINARIUS e REGINERI, poi dal secolo X con le forme RAINERIUS, RANERIUS, RENERIUS.
E' un cognome medievale di mestiere che deriva dalla base RAPA [per quanto concerne l'area dal Nord-Ovest alla Toscana dalla variante RAVA]: come scrive il De Felice "E' la cognominizzazione di soprannomi di varia motivazione o di nomi di mestiere connessi con RAPA, con la variante settentrionale RAVA e con i rispettivi derivati e alterati che designano la pianta e la radice commestibile della rapa comune o altre piante simili, o luoghi e attività con queste connessi".
Si tratta della cognominizzazione di un nome e soprannome già testimoniati nel IX secolo sotto le forme latinizzate Rebaldus, Ribaldus, Ribaudus, Rubaldus: secondo il De Felice tutti questi esiti latini sarebbero derivati da un'unica sostanziale forma, cioè l'aggettivo ribaldo (in epoca più antica anche rubaldo o robaldo) usati per indicare i servi o i soldati più audaci, addetti a colpi di mano assai pericolosi [anche per questo, sotto il valore di sostantivo, col tempo il termine ribaldo prese ad indicare, con un senso nuovo e negativo, "il predone malvagio", appunto "il ribaldo" : è comunque da rammentare che tanto il nome comune, quanto nome e soprannome sono un prestito dal provenzale e dal francese antico (ribaud o ribaut da cui i cognomi Ribaud e Ribault) che a loro volta sono di ascendenza germanica].
Le forme Rebellus - Revellus (presumibilmente analoghe data l'alternanza in area ligure tra labiale e fricativa-linguodentale in siffatte positure linguistiche) compaiono nel Ponente ligure abbastanza tardi (verso il XV secolo): ciò induce a credere che si tratti di un cognome di provenienza, originatosi dalle località di spostamento appunto Revèllo e Revèlli nel vasto comprensorio del cuneese.
Si tratta di un composto dalla base cognominale Ricco: il senso potrebbe essere quindi "ricco e buono": comunque da *rikia- = "potente, signore" proviene, attraverso il longobardo rihi, anche l'italiano ricco.
Nel Catasto intemelio del XVI secolo sono stati registrati 9 proprietari con il cognome Rituis: si tratta della latinizzazione dell'esito cognominale Risso che prende la sua origine in ambito ligure, stando al De Felice dal ligure rissu cioè da un originario soprannome di qualità fisica (nel senso di "uomo dai capelli ricci, fittamente ondulati, ricciuto").
Si tratta della trasformazione in cognome del nome di origine germanica Rolando (o Rollando esito di tipo provenzale) comprovato in Italia sin dal IX secolo (in Liguria particolarmente l'esito Rollandus). L'introduzione del nome è da attribuire ai Franchi e la sua "fortuna" deve essere connessa a quella dell'Impero di Carlo Magno oltre che dai suoi prodotti culturali tra cui la Chanson de Roland, la "canzone delle gesta di Rolando" primo paladino di Carlo (oltre a ciò in Liguria e Piemonte occidentale la diffusione del cognome è stata potenziata dall'influenza geopolitica di area, oltre che francese = Roland, anche provenzale = Rolland). Il personale germanico alla base di nome e cognome è composto da *hroth (nel senso di "fama, gloria") e *nanthaz nel valore di "audace, ardito": globalmente, secondo il De Felice il significato originale sarebbe quindi stato : "colui che ha fama di ardito" o "che è glorioso per il suo ardimento".
Diffusi sull'arco ligure, per quanto in modo non particolarmente consistente, i cognomi ROMAGNOLI e ROMAGNONE sono connessi alla base ROMAGNA: come scrive il De Felice si tratta di forme tutte connesse alla "cognominizzazione del nome della regione storica e moderna ROMAGNA e del suo patrionimico ROMAGNOLO = 'abitante della Romagna". Il nome geopolitico ROMAGNA sorse in età longobardica quando al dominio dei Longobardi nel Nord (fatta eccezione per la Liguria Maritima Italorum) si opponeva quello dei Bizantini cioè l'Esarcato e la Pentapoli: questo territorio fu chiamato ROMANIA in quanto i Bizantini, come i Latini, erano ROMANI (vedi qui il cognome ROMANO) in opposizione ai Germani e agli altri popoli non latini e non Greci.
Abbastanza diffuso nel Ponente ligustico costituisce la cognominizzazione di ROMANO etnico di ROMA. Per un verso continua il cognome etnico latino di epoca imperiale ROMANUS mentre per altri aspetti può risultare di formazione romanza medievale. In epoca medievale in senso esteso si usava per indicare tutti gli appartenenti all'IMPERO ROMANO D'OCCIDENTE tanto Latini che Greci in contrapposizione alle genti barbariche o di altri ceppi: anzi l'esito ROMANO in alcune aree e in determinati momenti storici risultò addirittura sinonimo di GRECO (vedi al proposito i cognomi ROMAGNA - ROMAGNOLI - ROMAGNONE).
Il cognome ROMEO, stando al De Felice, con le sue varianti ROMEI, ROMERO, ROMERIO, è panitaliano nonostante abbia la massima concentrazione nel meridione d'Italia. Nel Ponente ligure queste forme sono comunque tutte storicamente attestate e l'esito ROMEO è piuttosto diffuso. Esso (come le varianti) ha alla base il nome e soprannome o appellattivo medievale ROMEO che prosegue il greco e neogreco ROMAIOS etnico di ROMA nel senso quindi di "ROMANO, CITTADINO DI ROMA E DELL'IMPERO ROMANO oltre che di "GRECO, BIZANTINO": in questo senso è indubbia la correlazione con l'esito cognominale ROMANO.
Sempre il citato De Felice (p.215, col. 1) aggiunge però e significativamente: "...Ma nel Medio Evo più avanzato, dopo il Mille, ROMAEUS, e l'esito italiano ROMEO, ha assunto il nuovo significato di PELLEGRINO denominando chi andava o era stato in pellegrinaggio in Terrasanta e, più tardi, a Roma: con questa motivazione semantica sono sorti, in massima parte, i nomi e poi i cognomi dell'Italia settentrionale, centrale e anche meridionale, escluse la calabria e la Sicilia".
RONDELLI: il cognome è piuttosto diffuso nel Ponente ligure: nel cinquecentesco Catasto intemelio sono registrati 7 capifamiglia Rondellus ma l'esito ha una valenza ancora superiore nella medio-alta valle del Nervia con punte massime a Rocchetta Nervina.
Alla base, secondo il De Felice starebbe un Rondello da giudicarsi adattamento dal francese Rondel, nome affermatosi durante l'epopea carolingia essendo, nel mito, Rondel lo straordinario cavallo di Buovo d'Antona eroe dell'omonima Chanson de geste: il cognome risulta documentato per la I volta come Rondellus a Bassano del Grappa (1247) e quindi a Ferrara (1248).
Nel Catasto intemelio di metà '500 sono registrati 7 proprietari Vianus tutti censiti nella villa di Bordighera: il De Felice scrive in merito a questo cognome che nella forma base è diffuso sporadicamente per tutto il Nord Italia avendo però valenza massima nelle Venezie a proposito della variante Vian e degli alterati Vianello e Vianelli.
Tale cognome documentato un pò ovunque nel ponente ligure (7 esiti Saccherius nel Catasto intemelio di metà XVI secolo) è un derivato della forma Sacco.
Si trovano due esiti Saccus nel Catasto intemelio di metà '500: il cognome, panitaliano, sia nella forma base "Sacchi" che nella variante "Sacco" ha verisimilmente alla base un nome o soprannome di mestiere formato e/o derivato da sacco quale contenitore (di canapa, iuta o tela nel senso di attrezzo usato da chie era preposto al carico e/o scarico di merci varie).
Nel Catasto intemelio di metà '500 si riscontra 1 esito SALLINERIUS che indubbiamente rimanda a SALINARI - SALINARO derivati di SALINA cognome formatosi sia dai toponimi SALINA sia dal soprannome di mestiere SALINARO che nell'italiano antico serviva a designare non soltanto i lavoratori delle saline ma anche l'ufficiale del SALE (o comunque il funzionario pubblico preposto al controllo sulla vendita del sale da cucina).
Il cognome (nel Catasto intemelio del '500 son stati contati 5 esiti Siccardus tutti di proprietari della villa di Borghetto) è di origine antica (VIII secolo) e di tradizione sia longobarda che francone.
Si collega a un Sichard costituito da *sigu (in tedesco odierno Sieg = "vittoria") e *hardu- (="duro, forte"): il senso originale sarebbe quindi quello di "forte nella vittoria".
Si tratta di un etnico di provenienza, con cui si indicavano gli "oriundi dell'isola di Sardegna" (8 proprietari in Catasto ventimigliese del XVI secolo.
E' la trasformazione in cognome di un tipo toponomastico dal significato di "sèrra [cioè] catena secondaria di montagne, costone montuoso, collina morenica, altura": il cognome, molto diffuso in Liguria e Sardegna meridionale nella forma base, è certamente collegato a determinate specificazioni toponomastiche locali (per esempio nel caso del Ponente ligustico vale la pena di ricordare il toponimo DIANO SERRETA.
SISMONDI - SISMONDO (6 esiti nel cinquecentesco Catasto intemelio) è una variante dell''esito SIGISMONDI; la forma SISMONDINI (1 esito nello stesso Catasto) ne è invece un alterato.
Base resta comunque il nome di origine germanica SIGISMUNDUS corrispondente al tedesco Sigismund o Siegmund. Secondo il De Felice "un principe dei Cherusci è già ricordato da Tacito con il nome Segimundus, ma le prime documentazioni in Italia risalgono al vescovo di Senigallia sigismundus cui si affiancano a Genova, dall'XI secolo, Sismundus e Simundus. Il personale germanico è formato da *sigu- o dal tema ampliato in -s, *sigis-, 'vittoria' e *munda-, 'protezione' o *mundaz-, 'protettore' e il significato originario potrebbe essere 'che assicura la protezione (del popolo) con la vittoria' ".
Si tratta di un cognome popolare abbastanza diffuso nell'estremo Ponente ligure. Come le consimili forme Squarcialupi, Squarciasacco, Squarciazatoga deriva dalla base "Squarcia" a sua volta derivata dal verbo "squarciare" nel senso di fare a pezzi. In un'area a forte coltura di fichi può essersi evoluto da un soprannome di mestiere nel senso di colui che "ripulisce gli alberi di fico dei frutti nel periodo della raccolta".
Ha una base che sembra riproporre il nomen latino MAGNUS che a sua volta potrebbe aver recuperato un supernomen o signum latino MAGNU dall'aggettivo qualificativo magnus cioè "grande in senso fisico e morale".
Il tipo cognominale TOMMASI è diffuso in tutta Italia ma nel ponente ligure si riscontra oggi anche la forma TOMASI originaria delle Venezie.
La forma base TOMMASI ha molte varianti, altrettanti derivati e numerosi alterati (per esempio TOMMASINI, TOMASELLI ecc.).
Il successo di questo cognome, stando al De Felice è da collegare alla crescita in Italia del culto per San Tommaso apostolo, che tra l'altro venne vivificata dalla comparsa sulla scena dell'agiografia sia del grande filosofo e Santo Tommaso d'Aquino sia del francescano S. Tommaso da Celano per non parlare di altri beati religiosi con simile onomastica.
L'etimologia del nome si giustifica riandando all'esito aramaico T'OMA' (="gemello): nel Nuovo Testamento il nome mediorientale viene poi adattato nella forma THOMAS (THOMA al genitivo) secondo la lingua greca e, successivamente, in THOMAS (THOMAE genitivo e successivamente anche TOMATIS) per quanto riguarda il mondo latino.
Da qui derivano quindi gli esiti TOMAS e TOMA che rimandano al caso nominativo latino: successivamente si sviluppano le forme TOMATO e/o TOMATE.
Il nome, variamente ridiffuso in epoca bizantina, nell'alto medioevo compare quindi sotto la forma THOMASUS e quindi TOMMASUS da cui hanno avuto origine le più diffuse forme in italiano, cioè TOMMASO e/o TOMASO
Con non alta frequenza ma con pari costanza nel Ponente ligure compare l'esito Tomatis (frequente nell'area di Imperia) - Tomati (per esempio un Johannes Tomatus fu registrato tra i proprietari intemeli verso la metà del XVI sec. in Catasto). La base è Tommasi di cui Tomati costituisce la variante propria delle Venezie: questi due esiti, come le altre numerose varianti (con derivati ed alterati) costituiscono la cognominizzazione di San Tommaso apostolo, ai primordi del cristianesimo, e quindi dal XIII secolo del grande teologo San Tommaso d'Aquino, del francescano Sam Tommaso da Celano e d'altri santi dal consimile nome (l'etimo di Tommaso deriva dall'aramaico t'oma nel significato di "gemello" variamente adattato a seconda delle lingue con cui venne a contatto).
Si tratta di un etnico di provenienza: "originario, oriundo della Toscana".
Si tratta, per quanto concerne il Ponente ligure, di un cognome soprattutto di importazione derivato dall'emigrazione e dallo stanziamento di residenti con tale onomastica, particolarmente originari di Genova, in epoche diverse: a Genova la forma TRAVERSO costituisce il quinto cognome in ordine di frequenza. Esso riflette, come sostiene il De Felice un originario soprannome travèrso (in dialetto genovese travèrsu) nel significato solito nell'etimologia ligure di "uomo tarchiato, largo di spalle".
ZANOLLA il cognome è uno dei numerosi derivati e alterati di ZANNI: è propriamente un cognome dell'Italia settentrionale del nord est ma compare anche nel nord ovest. Alla base sta il nome Zanni ipocoristico (accorciato e sincopato) da Giovanni: si tratta di una serie di nomi già comuni dopo l'anno Mille.
Si tratta di un cognome attestato nel presente ligure: attualmente la maggior concentrazione di esiti ZAPPA si riscontra a SANREMO con relative varianti, alterati e derivati. Si tratta della cognominizzazione di soprannome di mestiere riferita al mestiere di contadino e specificatamente di zappatore.
ZERBINI:si tratta di uno fra i diversi alterati e derivati dal cognome base ZERBI: secondo l'interpretazione del De Felice nel ligure antico (testimonianze a Genova nel 1158) l'esito ZERBI sarebbe da collegare a ZERBI da intendere come "abitante dell'isola di Gerba".
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