cultura barocca
BEVERA-CALVO-TORRI-VARASE

BEVERA-CALVO-TORRI-VARASE

*-LA VALLE COL PONENTE LIGURE NELLA CARTOGRAFIA ANTICA

*-LA VALLE COL TERRITORIO INTEMELIO NELLA CARTOGRAFIA ODIERNA

1-VALLE DEL BEVERA IN GENERALE.

2-BEVERA.

3-CALVO.

4-SEALZA.

5-SEGLIA.

6-SAN LORENZO - S. LORENZO.

7-S. PANCRAZIO.

8-TORRI INFERIORE E TORRI SUPERIORE.






Le relazioni viarie, culturali e militari con la valle del Roia non potevano far a meno del controllo di quella del BEVERA che prende verosimilmente nome dall'omonimo TORRENTE BEVERA il cui nome od idronimo quasi certamente deriva dal latino "bibere", alludendosi in tal modo alla peculiarità del torrente che non solo è ricco d'acqua ma presenta alcune anse che dovettero risultare idonee all'abbeveraggio delle mandrie e greggi che in antico transitavano per queste zone.
La valletta, a parte il borgo che ne ripete il nome, presenta una successione di nuclei abitati quali CALVO (che si può anche vedere in qualche IMMAGINE D'EPOCA con la PARROCCHIALE che nomina la frazione di S. PANCRAZIO (a sua volta visibile in IMMAGINI D'EPOCA), TORRI (qui in un'immagine d'epoca ed il cui nome deriva dalla presenza di fortilizi minori, guardati da soldati armati di balestra o balestrarii: da cui presero cognome molte famiglie locali "Balestra-Ballestra": vedi Emidio De Felice, Dizionario dei Cognomi italiani, Mondadori, Milano, 1978, p. 68), VARASE e, più ad ovest, l'insediamento di SEGLIA, forse derivato dai fondi di una romana gens Coelia.
Costituisce un'importante e antica FRAZIONE DI VENTIMIGLIA il sito di BEVERA (che prende il toponimo dall'omonimo TORRENTE BEVERA) dove non son mancati recenti ritrovamenti murari di recinti e chiuse di tecnica romano imperiale, nasconde nel nome la sua antica tradizione zootecnica di CENTRO VALLIVO.
Il termine è da riferire alla forma latina "bibere" come luogo ottimale per il rifornimito idrico o l'abbeveraggio degli armenti.
Il dato più antico sulla località risale al 5-III-1259 quando Ugo Marnello vendette a Corrado di Perinaldo 6 pezze di terra in Bevera e, cosa abbastanza interessante per un abbozzo di inquadramento urbano, una di queste risultava impreziosita da una casa residenziale a due piani o domus (e non un modesto casale) con annesso cortile.
Dalla stessa documentazione si evince che si trattava di zone a tradizione agronomica in cui, ancor più della coltura della vite e dell'olivo, predominava la coltivazione dei FICHETI.

La zona comunque, per quanto poco documentata dalla storia maggiore, presenta luoghi di tale interesse da meritare un approfondimento e da essere trattati specificatamente visualizzando un TIPO CARTOGRAFICO DEL XVIII SECOLO custodito presso l'Archivio di Stato di Genova ma già pubblicato da E. Bernardini nel suo volume sulla PROVINCIA DI IMPERIA.


La località di SEALZA (il cui principale edificio pubblico è la CHIESA PARROCCHIALE) secondo i dati del notaio DI AMANDOLESIO a metà del XIII secolo (doc. n. 167 del 15-I-1260) sarebbe stata caratterizzata da terre gerbide e coltivate.
Il toponimo o nome della località viene scritto dal notaio come AD CELSAM e vi esistevano, tra altri, i beni di una famiglia Gallus, nome che potrebbe anche rimandare alla romanità potendo essere considerato un soprannome scherzoso od un etnico (cioè "uomo proveniente dalla Gallia") od ancora l'evoluzione come soprannome di un cognome latino appunto Gallus.
Di più recente sviluppo pare nella località il cognome "MOLINARI" che vi è tuttora alquanto diffuso.
La sua distribuzione pare connessa all'epoca medievale e deriva verisimilmente da un "MOLINARIUS" come nome-mestiere per indicare il gestore o il proprietario di un mulino.
Stando alla riflessione toponomastica di Renzo Villa (p.291, colonna II) nel volume del Catasto intemelio di metà XVI secolo, il nome ha avuto una sua evoluzione, per effetto dell'etimologia popolare, a partire dal XIII secolo: nel XVI compare scritto Seausa, che diventa in ulteriore censimento di beni immobili del 1655 Cealsa ed ancora, in atti consimili tra 1797-1860, compare come Seausa. Il toponimo dialettale risulta vivo tuttora nella forma int'a Séaussa. Lo stesso autore, alludendo un pò cripticamente ad un toponimo originato da un fitonimo, collegando cioè il significato del "gelso, moro bianco" con la voce dialettale seaussa cita poi N. Lamboglia, Seausa è il gelso a Ceriana..., in "Rivista Ingauna e Intemelia", IV (1928) - XVII (1939), n. 1 - 4, recuperando anche O. Penzig, Flora popolare italiana, I, Bologna, 1972, pp.304 - 305.

L'insediamento di SEGLIA [strettamente collegato a quello di SAN BERNARDO sì che è stato coniato il nuovo toponimo di SAN BERNARDO SEGLIA] cela probabilmente nell'antica denominazione l'origine prediale romana quale possedimento di una gens Coelia la cui presenza è peraltro attestata nel complesso con addirittura alcuni suoi ESPONENTI tra le massime cariche del Municipio imperiale di Albintimilium (molto prudente resta Andrea Capano nel pur dotto saggio Un toponimo di origine incerta: Seglia, presso Ventimiglia, in "Studi Genuensi", n. 6, 1988, pp. 65 - 68).
Verso il XIII secolo stando agli atti del notaio Di Amandolesio si apprende che a "SEGLIA" o meglio "UBI DICITUR CELIA" il 21-III-1261 veniva concessa in locazione una pezza diterra da Lanfranco Bulbonino de Turca a Guglielmo Calcia (doc.356).
Secondo la stessa fonte (doc. 505) il 7-XI-1262 vi esistevano delle proprietà di tali Guglielmo Crispino e Corrado Audeberto: da questo atto si apprende che nel luogo si trovava una "ROCHA" cioè una "rocca", un "fortilizio minore".
In base poi al documento 638 del 17 agosto 1264 si apprende che in questa contrada esisteva una terra gerbida cioè non coltivata di un certo Mauro Bonifacio, terra che confinava con le proprietà di Guglielmo Calcia e con quelle degli eredi del notaio Guglielmo Rafe e di Luchetus Medalie.
Per quanto si ricava dal manoscritto "Ordinanze sommarie del mese di marzo 1820 della Giudicatura di Ventimiglia" (archivio Tripodi, Museo della Canzone, Vallecrosia) la località TORRI (oggi TORRI INFERIORE e TORRI SUPERIORE che appunto sono FRAZIONI DI VENTIMIGLIA) tra fine XVIII e primi del XIX secolo era citata come DELLE TORRI.
Il toponimo, proprio per la sua struttura linguistica, induce a pensare che qui il luogo fosse stato caratterizzato dalle presenza da tempi remoti non di UNA ma di più TORRI come induce a pensare appunto il "DELLE" (cioè: "[il borgo] delle Torri", "[il borgo] noto per la presenza di Torri") attualmente scomparso.
Dalle carte del manoscritto citato si individuano i nominativi di alcuni residenti del borgo, tutti contadini: "Antonio Maccario detto Bauso" (carta 25 r, del 7-II-1820), "Francesco Ballestra fu Giovanni Antonio" (carta 34, 9-II-1820), "G.B.Ballestra fu Michele" (carta 35, stessa data), "Francesco Ballestra fu Giovanni Battista e Antonio Ballestra di Filippo" (c.46, 16-II-1820), "Antonio Maccario fu Luigi" (c.63, 25-II-1820), "G.B.Guglielmi fu Francesco e G.B.Guglielmi fu Agostino" (c.72, 25-II-1820).
Il cognome "BALLESTRA" tuttora molto testimoniato nella zona è un indicatore storico in forza del rimando alla celebre arma medievale, appunto la BALESTRA, cioè può contribuire a fornire qualche interpretazione sulla località di TORRI specie se coniugato con la specificità proprio del toponimo "TORRI".
I "BALLESTRA (variante "BALESTRA") nel XIX secolo erano dediti quasi tutti all'agricoltura ma il loro cognome era l'evoluzione di di un originario soprannome di mestiere, quello con cui univocamente si indicavano i componenti dei reparti genovesi di SOLDATI GENOVESI ARMATI CON LA BALESTRA": precisamente "BALESTRARII".
E' mediamente sfuggita la presenza nella località attraverso gli ultimi secoli (tenendo conto del poco materiale disponibile) di alcuni cognomi TORRE e dei loro derivati TORRESANI: entrambi possono rispettivamente essere collegati al toponimo TORRE ed a TURREXANI il termine con cui si indicavano i serventi non addetti alle balestre delle rocche, torri e castelli.
Di origine ancora più remota sono due altri cognomi storici della zona: quelli di GUGLIELMI e di MACCARIO.
MACCARIO, cognome comunque assai diffuso in tutto il Ponente ligure, potrebbe esser stato importato ai tempi della "Provincia Marittima" e della Dominazione bizantina.
GUGLIELMI, parimenti assai diffuso in tutto l'occidente ligure, è invece un nome di tradizione francone, adattamento da un WILLIHELM derivate da un WILLAHELM composto da WILIAN cioè "volontà" e da HELMA (cioè "elmo fatato"), nome molto diffuso in area intemelia dal 1000 per la grande rinomanza che vi avevano i vari "Guglielmi marchesi del Monferrato".
Pur non facendosi ipotesi si nota comunque che l'ONOMASTICA STORICA di "TORRI" rimanda costantemente a presunte funzioni militari dei portatori dei quattro-cinque cognomi base.
Onomastica militareggiante che peraltro è facilmente correlabile alla TOPONOMASTICA MILITAREGGIANTE DE SITO indicata appunto da quell'esito "DELLE TORRI" che nell'antichità era sempre coniato per indicare qualche insediamento fortificato alternativo al più grande "CASTRO" od alla "ROCCA".
In particolare il rapporto tra i cognomi BALLESTRA ed il toponimo TORRI/ "DELLE TORRI" induce a credere che nell'area di TORRI esistessero dei fortilizi custoditi da miliziani a guardia di un'area strategica, un'area, mai bisogna dimenticarlo, di straordinaria valenza strategica vista la possibilità di collegamento della VALLE DEL BEVERA con quella del ROIA, tramite il fondamentale PASSO DELLO STRAFORCO peraltro usato dai CONTRABBANDIERI DEL SALE.
Al proposito è interessante aggiungere che le "TORRI" si trovavano sulla sponda occidentale del TORRENTE BEVERA quasi di rimpetto al PASSO, e separato dalla sponda orientale per il tramite della dorsale fortificata il cui culmine stava sulla CIMA DEL BALADORE, pressochè in vista con altri siti strategici come il MONTE DI COLLABASSA ed ancora il PASSO DI COGORDA.
A questo punto può essere di una certa utilità analizzare la conformazione geomorfologica del complesso di TORRI.
Il borgo è polinuclerare e mentre quattro villaggi sono sopravvissuti nel complesso demico che conserva il toponimo di TORRI INFERIORE (la cui postazione principale era nella frazione detta "PIAZZA DELLA TORRE" quasi ad indicare il principale insediamento) il villaggio d'altura, appunto oggi detto TORRI SUPERIORE ha oggettivamento rischiato di scomparire in tempi recenti ed è stato salvato e recuperato dall'intensa attività di restauro e promozione condotta dall'ASSOCIAZIONE CULTURALE DI TORRI SUPERIORE.


-INSEDIAMENTI MINORI DI VENTIMIGLIA (LE ORIGINI STORICHE)

BEVERA

CALVO

NERVIA (DALLA PREBENDA EPISCOPALE ALLA CHIESA DI CRISTO RE: VEDI IL NODO VIARIO DI VERVIA - LA CASELLA DEL DAZIO - I SITI ARCHEOLOGICI ED ANCORA - COLLA SGARBA - IL PONTE SUL NERVIA)

ROVERINO

POSSEDIMENTI VARI DELL'AGRO INTEMELIO (PEDAIGO...).

S. PANCRAZIO

SEALZA

SEGLIA

S. SECONDO (IN RESANTELLO) = RIFLESSIONI SU SAN SECONDO PATRONO DI VENTIMIGLIA E SUL SUO MARTIRIO

TORRI INFERIORE E SUPERIORE







La località di ROVERINO ha avuto una lunga storia di relazioni con Ventimiglia di cui costituiva parte essenziale dell'agro a nord-est rispetto al fiume Roia: attualmente ha risentito di un elevato processo di insediamenti urbani tanto da poter esser ritenuta una prosecuzione demica del complesso residenziale di Ventimiglia.
E' ipotizzabile che in epoca romana questa località abbia offerto spazio a qualche insediamento agricolo.
Dati oggettivi si possono comunque proporre solo in merito all'età di mezzo e si ricavano, dal XIII secolo, grazie agli atti del genovese notaio di Amandolesio.
Costui registrò nei suoi cartulari come presenti in Rodolino le seguenti proprietà: terre agricole, trattate a viti e a ficheti di Ingeto Burono, degli eredi di Giordano Arbucius, di Iacopo Vallorie, di Raimondo Bonsignore, di Iacopo Curlo (documento 319 del 12 novembre 1260); terra a fichi, viti e orti di Iacopo Tagliatore figlio di Lanfranco (documento 373 del 30 aprile 1261) cum gratis decem et uno coacio, confinante con quella di Raimondo Bonsignore e colla proprietà di Iacopo Curlo; un orto affittato da Rainaldo Bulferio a Ugo Falchia confinate con le terre di Guglielmo Marocius e Giovanni Fulcardi (documento 419 del 23 ottobre 1261).
Renzo Villa (nel cinquecentesco Catasto intemelio registra un atto di proprietà in merito alla stessa località, segnalando una terram prativam e dei mollendina
Lo stesso studioso, nello stesso luogo, menziona poi una registrazione notarile del 1655: "Luiseta moglie del fu Gio Batta Gerio possiede un pezzo di terra aggregata loco detto Roirino con alberi, confina in piedi Matteo Balestra, in testa li balzi"