cultura barocca
Inf. di B. E. Durante I giudizi divergenti sul personaggio: vedi anche dall'esaltazione dei tanti seguaci alle salaci critiche dell'onorevole Pier Carlo Boggio

L'olio a tela [(cm.60 x 80), custodito presso la "Società Mutuo Soccorso Reduci Garibaldini", è stato riprodotto dal catalogo Garibaldi nella documentazione degli Archivi di Stato e delle Biblioteche Statali, Mostra storico documentaria a cura dell'Archivio Centrale dello Stato, Roma, Istituto Poligrafico dello Stato, 1982] rappresenta l' EROE DEI DUE MONDI nel vigore dell'avanzata maturità. Il futuro condottiero nasce a NIZZA il 4 luglio 1807 in una casa sulle sponde del mare come lui stesso scrive nelle sue Memorie. Delle sue gesta i libri di storia sono zeppi: qualche dato biografico in più merita forse la giovinezza, con le prime esperienze politiche, e il complesso periodo di soggiorno (e di imprese) in Sud America (imprese che congiuntamente a quelle italiane ed europee gli meriteranno l'appellativo di "eroe dei due mondi").
Nel 1825 il giovane GIUSEPPE segue a Roma il padre DOMENICO GARIBALDI sulla tartana "Santa Reparata" che trasporta verso lo Stato della Chiesa, come apprendiamo dai DOCUMENTI D'ARCHIVIO un certo quantitativo di VINO LIGURE PROVENZALE.
Per quanto nizzardo e quindi suddito sabaudo GIUSEPPE GARIBALDI appartiene alla tradizione marinaresca e commerciale tipicamente ligure: in tale contesto egli si segnala per lo svolgimento di un'attività tipica della marineria ligure come quello del
******************TRAFFICO MERCANTILE VIA MARE DEL VINO******************.
Contestualmente da siffatta esperienza matura una peculiare padronanza nell'arte marinara onde poter aspirare ad impegni propri della MARINA DA GUERRA o per esser precisi nella gestione dell'attività di CORSARO durante il suo soggiorno in SUD AMERICA, previa l'acquisizione di PATENTI DI CORSA (CORSARO - CORSARI) ad opera dell'AUTORITA' PER CUI OPERA.
GARIBALDI è stato qui assunto come esempio eclatante di uno stato sociale esplicitamente ligustico, connesso alla dipendenza della REGIONE STORICA LIGURE, attesa la mancanza di un VIA COSTIERA dai tempi della romana e distrutta VIA GIULIA AUGUSTA sino all'ottocentesca VIA DELLA CORNICE (futura AURELIA), anche per spostamenti di non grande rilievo dalla NAVIGAZIONE e specificatamente dalla NAVIGAZIONE DI CABOTAGGIO.
Sulla traccia di personaggi illustri e risalendo assai nel tempo, oltre GARIBALDI e lo stesso ANGELICO APROSIO, merita d'essere menzionato il
CASO DI FRANCESCO PETRARCA che appunto dà in sua LETTERA IL RENDICONTO DELLA DIFFICOLTA' DI VIAGGIARE PER L'AGRO LIGURE.
Il sostanziale disinteresse di GENOVA per la realizzazione di un significativo SISTEMA VIARIO ha inciso attraverso i secoli sulla deframmentazione culturale e scocio-economica della regione, determinando vere e proprie ISOLE SEMIAUTOCTONE: e per averne un esempio basti solo analizzare quanto potesse essere oneroso nel XVII secolo, in certe situazioni ambientali, il
BREVE TRATTO VIARIO VENTIMIGLIA - AGRO ORIENTALE DEGLI OTTO LUOGHI.
A comprendere la radice di tante difficoltà forse il contributo più polemico ed interessante fu dato proprio da ANGELICO APROSIO laddove nel suo REPERTORIO BIBLIOGRAFICO addebitò ai PUBBLICI AMMINISTRATORI la responsabilità di poca cura per interessi personali nella SALVAGUARDIA DELL'AMBIENTE DI VENTIMIGLIA E DINTORNI.
Senza nulla togliere al coraggioso appunto aprosiano giova però far cenno che, dopo la CADUTA DI ROMA E IL DEGRADO DEL SUO ORGANIZZATO SISTEMA SOCIO-AMBIENTALE E VIARIO, si ebbe in Europa occidentale un CROLLO DEL SISTEMA DI TUTELA IGIENICA DELLA CLASSICITA' IMPERIALE che anche in forza di un funzionale sistema di VIGILI E POMPIERI mirava alla SALVAGUARDIA PERIODICA degli smaltimenti fognari, al ripascimento delle spiagge, all'arginatura dei corsi d'acqua onde evitare perigliosi impaludamenti.
Oltre a ciò le condizioni di un sostanziale dissesto viario e delle fogne a cielo aperto finì per condizionare, soprattutto nel XVII secolo, la MODA che non sempre è come si crede espressione di semplice edonismo e narcisismo ma che risponde pure ad esigenze pratiche: come quelle di far sì che, avvalendosi di scarpe dagli altissimi tacchi (soprattutto di ENORMI ZOCCOLI), le dame potessere passeggiare per luoghi anche impaludati od insani.
Così, prescindendo dalle VIE MARENCHE (tragitti costa ligure - Piemonte), dalle VIE DEL SALE e dai non agevoli TRAGITTI ITALIA - FRANCIA - SPAGNA [dove i commerci avvenivano sfruttando più che i CAVALLI i ben robusti MULI assai idonei a superare percorsi impervi, non a caso detti poi (VIE) MULATTIERE], la LIGURIA per secoli dipese dalla MARINERIA con tutto uno straordinario corredo connesso all'arte della NAVIGAZIONE.
A prescindere dall'impressionante APPARATO DI SOVRASTRUTTUTURE NECESSARIO PER LA MARINERIA (APPRODI, CANTIERI, MAESTRI D'ASCIA, MAESTRI CALAFATI, ARTIGIANI VARI ECC.) oltre che dalla STRUMENTAZIONE NECESSARIA, e vagliando separatamente i due principali aspetti della
NAVIGAZIONE
[VEDI QUI INDICE TEMATICO SINCRONICO E DIACRONICO]

cioè la NAVIGAZIONE DA GUERRA (che alla fine, dopo epoche di splendore, in condizioni di estrema inferiorità dovette in qualche modo fronteggiare l'invasione della FLOTTA BARBARESCA O TURCHESCA) e dalla NAVIGAZIONE COMMERCIALE [che nel XVII secolo esperimentò anche l'avventura di una COMPAGNIA DELLE INDIE ORIENTALI e quindi di una COMPAGNIA MARITTIMA DI SAN GIORGIO ] con cui si trasportavano soprattutto VINI, OLIO, LEGNAME, AGRUMI, PALME), è anche inevitabile rammentare come la MARINERIA LIGURE e in dettaglio la MARINERIA DELLA LIGURIA DELL'ESTREMO PONENTE abbiano svolto per secoli una molteplicità di ruoli solo apparentemente SECONDARI: da quello tradizionale ma non semplice della
PESCA
[E' PER INCISO DA PRECISARE CHE LA CHIESA ROMANA SEMPRE ATTENTA AI PROBLEMI SOCIALI, OLTRE CHE AL SUO GOVERNO INTERNO, SI INTERESSO' SPESSO AI VARI ASPETTI DELL'ATTIVITA' VENATORIA; ALLA VOCE VENATIO DELLA BIBLIOTHECA CANONICA... DI LUCIO FERRARIS SONO AFFRONTATI VARI ASPETTI DI CACCIA E PESCA CONCERNENTI SIA LAICI CHE CHIERICI: IN MERITO AI CHIERICI POI, NELLA STESSA MONUMENTALE SILLOGE ALLA VOCE CLERICUS VENGONO TRATTATI GLI SPECIFICI RAPPORTI POSSIBILI O NON CON L'ATTIVITA' VENATORIA E CON LA PESCA SPECIFICATAMENTE PER I CHIERICI (VEDI QUI ARTICOLO VI)]
e poi all'attività di CORALLIERI/CORALLAI, al TRASPORTO DI OGGETTISTICA VARIA E SOPRATTUTTO DI POSTA alla conduzione di VIANDANTI ed in casi storicamente complessi anche di PROFUGHI E FUGGIASCHI.
L'animo avventuroso di Garibaldi non poteva però esser stato influenzato dalle gesta di navi corsare contro i Francesi, data la sua condizione di nizzardo e suddito sabaudo e nonostante le sue ancora in nuce ideee libertatarie: la leggenda aveva peralro contribuito ad esaltare le gesta dei CORSARI FILOSABAUDI DI ONEGLIA emblematicamente detti le TIGRI DI ONEGLIA impegnati contro i VASCELLI FRANCESI e parimenti il giovine marinaio destinato ad un futuro glorioso non poteva non esser stato affascinato dalla vita degli approdi di Nizza, precisamente quelli di VILLAFRANCA E LIMPIA, siti dai mille incontri dove i commercianti eran spesso mescolati agli avventurieri dediti alla GUERRA DI CORSA.
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Nel 1833 si succedono comunque due fatti essenziali per le future opzioni di vita di GIUSEPPE GARIBALDI: Emile Barrault lo avvicina al socialismo utopistico di Saint-Simon, con tutte le sue valenze filosofiche e internazionalistiche basate sull'idea di progresso sociale e democratico, mentre colui che Garibaldi stesso, senza sbilanciarsi, mantiene nelle sue Memorie sotto un sorprendente anonimato (lo chiama soltanto il Credente) lo inizia alla conoscenza del pensiero di Mazzini. Assunto il nome di battaglia di Cleombroto il giovane si arruola quindi nella Marina Militare per essere di aiuto alla causa rivoluzionaria e repubblicana da lui pienamente condivisa: tanto che nel 1834 partecipa attivamente ad azioni cospirative. La spedizione nella Savoia ideata da Mazzini però fallisce e Garibaldi deve prendere presto la via dell'esilio, seguito dalla condanna a morte comminata ai contumaci. Si reca nella nativa Nizza, quindi a Marsiglia (dove sotto il falso nome di Borel riprende i collegamenti coi democratici) e poi ancora a Costantinopoli e Odessa.
La sua fuga dalla polizia sabauda si conclude in Brasile verso il 1835: si stabilisce infatti a Rio de Janeiro entrando a far parte della COLONIA MAZZINIANA capeggiata da GIOVANNI BATTISTA CUNEO DI ONEGLIA: ed a questo proposito è sempre da rammentare come il "NUOVO MONDO" od "AMERICA" costituì un punto di riferimento irrinunicabile per tanti Patrioti che vi trovarono riparo ed in particola per la GRANDE EMIGRAZIONE LIGURE quella dei GRINGOS GENOVESI come si soleva dire usando il termine in senso lato per LIGURI tra cui, come qui si vede tantissimi furono i LIGURI PONENTINI che (come si vede anche da questo CORPOSO INDICE DI VOCI E NOMI ILLUSTRI variamente operarono ora contribuendo al progresso ed alla civilizzazione di terre ancora inesplorate ora svolgendo un ruolo importante nella vita politica sudamericana portando un alto contributo ideologico e democratico a pro di
UNA TERRA CHE SI ANDAVA LENTAMENTE RICOSTRUENDO SUI RUDERI DEL CROLLATO IMPERO COLONIALE SPAGNOLO (COME QUI SI LEGGE DA UN LIBRO ANTIQUARIO DIGITALIZZATO DELL'EPOCA CON INDICI MODERNI E PRECISAMENTE:
"VIAGGIO NELL'AMERICA SPAGNUOLA (MESSICO, GUATEMALA, N. GRANATA, PERU', CHILI EC.) IN TEMPO DELLE GUERRE DELL'INDIPENDENZA"
di Gabriele Lafond, Capitano di nave e membro della Società Geografica di Parigi (1843)

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Riprendendo il discorso su GIUSEPPE GARIBALDI occorre adesso dire che con Mazzini i suoi rapporti non riescono mai a solidificare veramente: le "lettere di marca", in pratica le patenti di corsaro internazionale che lui desidera ardentemente cadono sempre nel buio.
Per vivere si dedica allora al commercio, utilizzando una barca originariamente destinata alla pesca.
Intanto il RIO GRANDE DO SUL, una provinca meridionale, si "pronuncia" nel 1835, cioè si ribella alle angherie dell'Impero brasiliano cui appartiene.
GARIBALDI dà subito il proprio appoggio ai ribelli: ottenuta la PATENTE DI CORSA combatte con la nave Mazzini.
Dopo il successo del pronunciamento del Rio Grande do Sul in Stato indipendente, Garibaldi resta coinvolto nel 1841 nella guerra civile dell'URUGUAY tra Oribe e Rivera.
Gli eventi bellici sconfinano in Argentina, coinvolgendo altri patrioti italiani colà rifugiatisi: sul mare Garibaldi continua quindi le sue gesta pur dovendo spesso impegnarsi in attracchi avventurosi e in dure fughe per terra.
Durante l'assedio di Montevideo (1842) egli dà prova delle sue capacità capeggiando la "Legione Italiana".
L'eco delle sue gesta di condottiero giungono però in Italia dopo la grande vittoria di Sant'Antonio del dicembre 1846: quindi gli si apre la via del ritorno in Italia, in cui i progressi democratici sono stati evidenti sin alla concessione degli "Statuti", specialmente con l'aggravarsi dell'instabilità politica nella turbolenta Montevideo.
Il dissidio con Mazzini cresce a fronte dell'avvicinarsi alla corrente del neoguelfismo e a Pio IX, il "Papa liberale": peraltro non sono buoni neppure i rapporti col re sabaudo Carlo Alberto che nell'incontro di Roverbella rifiuta la proposta di collaborazione avanzata da Garibaldi.
Così la partecipazione di Garibaldi nel 1848 alla I guerra di indipendenza è piuttosto periferica: egli viene tenuto lontano dal fronte, assieme alla sua "legione italiana", ed è incaricato di alimentare la guerriglia in Lombardia: tutto sommato il proclama di Castelletto, la successiva ritirata verso la Svizzera, resa possibile dal superamento dell'accerchiamento a Morazzone, sono i soli episodi significativi della partecipazione garibaldina alla guerra del 1848-'49. Fra le opzioni possibili successive alla drammatica situazione italiana, dopo il trionfo austriaco, a Garibaldi resta la pagina luminosa quanto ardua delle Repubblica Romana sempre nel biennio '48-'49. A Palestrina ed a Velletri ancora una volta egli conferma la sua sagacia di valente capo militare, che peraltro va rafforzando vieppiù la sua ideologia politica e il proprio bagaglio morale. In seguito alla ritirata da Roma verso Venezia Garibaldi conosce alcuni tra i momenti più difficili della sua vita di uomo e soldato: in particolare durante il peregrinare per le campagne di Ravenna assieme ai compagni superstiti e all'amata, morente moglie Anita. Corre quindi il drammatico rischio di cadere nelle mani degli austriaci capeggiati da Gorzkowsky. Si salva per l'innata astuzia ma anche per gli aiuti delle popolazioni della Romagna: riesce quindi a raggiungere la Toscana e da Cala Marittima, nella baia di Follonica, a tentare la via per Genova. L'arrivo a Portovenere e l'arresto a Chiavari lo pongono davanti ad un complicato rapporto col Regno Sardo che per via di legge (date anche irrinunciabili esigenze diplomatiche) ha chiuso la frontiera a tutti quanti si sono compromessi con la Repubblica Romana. Tuttavia lo stesso Regno Sardo, oramai guida verso la lotta patriottica italiana e l'Unità, gli concede uno spiraglio sotto forma di sussidi all'atto della sua inevitabile
ESPULSIONE preludio ad altre avventurose tappe di un'esistenza straordinaria






Il territorio, ondulato o pianeggiante, presenta come unici rilievi alcune catene collinose strette e allungate (cuchillas). Le coste presentano varie insenature sabbiose, spesso racchiudenti lagune interne. Il clima è temperato e moderatamente piovoso. Il principale corso d'acqua è il fiume Uruguay che segna il confine con l'Argentina. Vi confluiscono da sinistra il Cuareim, al confine con il Brasile, l'Arapey, il Daymán, il Río Negro. Al Río de la Plata tributa il Santa Lucía e all'Oceano Atlantico il Río Cebollati. La risorsa fondamentale è costituita dall'allevamento, soprattutto di ovini e bovini. In sviluppo l'agricoltura: cereali, piante oleifere, uva, frutta, agrumi, barbabietole da zucchero e patate. Scarsa la pesca. Il sottosuolo dà marmi e graniti. L'industria principale è quella della lavorazione della lana e della conservazione della carne; attiva anche l'industria saccarifera, dei tabacchi, della birra e dei pellami. Scoperto da J. Díaz de Solis nel 1516, il territorio uruguayano fu successivamente toccato, limitatamente alla costa, dalle spedizioni di Magellano (1520) e S. Caboto (1526). Anche dopo l'annessione al vicereame del Río de la Plata nel 1618, data la fiera ostilità delle tribù indios (Charrúa), molto lunga e difficile fu la penetrazione nelle regioni dell'interno, che rimasero precluse alla conquista spagnola sino alla metà del XVIII sec. Le guerre d'indipendenza sudamericane indussero anche gli orientales uruguayani a impugnare le armi. A partire dal 1811 li guidò José Gervasio Artigas , che nel 1815 riuscì a strappare Montevideo al dominio argentino. Invaso (1816) ed assoggettato dai Portoghesi-Brasiliani, il territorio riacquistò l'indipendenza il 25 agosto 1828 e si eresse a Repubblica due anni dopo. Seguì un periodo di continua guerra civile fra i due Partiti dominanti: i colorados (liberali) e i blancos (conservatori), alla quale prese parte anche Garibaldi, accorso a difendere la libertà della piccola Repubblica, ponendosi al fianco dei colorados. La pace fu conclusa soltanto nel 1859. Contemporaneamente la nazione sostenne una lunga guerra contro l'Argentina del dittatore Rosas (1839-1852); dal 1864 al 1870 l'Uruguay combatté vittoriosamente contro il dittatore paraguayano Francisco Solano López. In seguito il Paese poté realizzare molti progressi sul piano economico e sociale, che si accentuarono nel XX sec., specie sotto l'impulso del presidente colorado José Battle y Ordóñez (1903-1907 e 1910-1911). Tale politica costruttiva fu continuata nei decenni successivi sino all'instaurazione (1931-1938) del governo dittatoriale di G. Terra, seguito da un periodo di instabilità politica, accentuatasi in seguito alla crisi economica del dopoguerra. A partire dal 1949 si tentò di avviare il Paese verso la modernizzazione e nel 1952 fu approvata una modifica della Costituzione che, per evitare i pericoli di una dittatura, introdusse un sistema collegiale di governo, con la partecipazione dei due partiti tradizionali. Il contrasto, mai spento, tra blancos e colorados, sfociato in una guerriglia urbana fomentata dai tupamaros, portò alla presidenza nel 1971 il colorado J. M. Bordaberry Arocenco. Due anni dopo le forze armate attuarono un golpe sciogliendo il Parlamento e abolendo i Partiti. Solo con le elezioni del novembre 1984 tornarono ad essere eletti sia i membri del Parlamento sia il nuovo presidente: vinse J. M. Sanguinetti che si insediò nel marzo del 1985, rimanendo in carica fino al 1989. Nel 1990 gli subentrò L. Lacalle Herrera, del partito conservatore blanco. Nel 1994 Sanguinetti ha rivinto le elezioni presidenziali. Asceso alla presidenza nel marzo 1995, dopo il successo elettorale precedente, J. M. Sanguinetti ha proposto un piano di risanamento economico che ha previsto la riduzione del deficit fiscale dal 2,8% all'1,5%, il contenimento dell'inflazione al 30%, il controllo della disoccupazione al di sotto dell'8% e un aumento delle tasse. Quest'ultimo punto ha sollevato le proteste dell'Unione delle confederazioni sindacali e delle forze politiche di centro sinistra. Tra il dicembre 1996 e il gennaio 1997 è stata approvata una riforma in materia elettorale. Nelle elezioni del 1999 è stato eletto alla presidenza J. Batlle, rappresentante dei colorados.







"Farrapos" o "Farroupilhas" (straccioni, pezzenti) sono i rivoltosi del Rio Grande do Sul, una regione tra le più povere del Brasile, che diedero vita nel 1835 ad una rivolta contro il potere imperiale e la sua politica fiscale. La Rivoluzione Farroupilha non nasce come movimento separatista ma esprime la necessità di un'impostazione diversa nella relazione tra il governo centrale e la provincia. Gli ideali democratici e repubblicani attecchiscono rapidamente in un contesto di forte insoddisfazione popolare e di richiesta di cambiamento, grazie anche al contributo delle idee carbonare e mazziniane diffuse da Zambeccari, che della rivolta diventerà un ideologo e capo riconosciuto. Nel 1835 la rivoluzione conosce un primo successo: viene occupata la città di Porto Alegre e viene proclamata una repubblica indipendente, la Repubblica do Rio Grande do Sul, con un presidente eletto, ministeri, organi pubblici, bandiera, esercito e polizia; i brasiliani sono considerati stranieri e, in quanto tali, devono essere provvisti di passaporti per trattenersi nel territorio. La rivoluzione, seppure in modo discontinuo, si trascinerà fino al 1845 in un susseguirsi di battaglie e brevi combattimenti, in cui si pensa che morirono da 3 a 5 mila uomini. Tra i combattenti farrapos, oltre a Livio Zambeccari, troviamo numerosi illustri rivoluzionari italiani fra i quali Giuseppe Garibaldi.