Angelico Aprosio prima ancora che bibliofilo fu stimato come antiquario e collezionista competente delle nascenti discipline dell'archeologia e dell'epigrafia. Essendo di conseguenza curioso ed attento osservatore già da giovane della conformazione del territorio del Ponente Ligure e del problema viario quanto ancora del tema su ponti, guadi, alluvionamenti e conseguenze di vario tipo e viste le conoscenze storiche che aveva, recenti e passate, legate all'ambiente di nascita comprendenti pure osservazioni sulle difese che nel XIII sec. il mare ed i corsi d'acqua avevano offerto alla sua Ventimiglia ma anche sulle protezioni offerte dai terrapieni e dal corso del Nervia contro reitarati assedi a danno del castello di Dolceacqua e, risalendo ai tempi più recenti, cioè quelli cinquecenteschi delle incursioni Turchesche, sulla storia della forte Taggia la cui difesa suggerì anche composizioni epiche di tipo dialettale fosse riuscita ad evitare la presa delle mura protette anche dal torrente Argentina (vedi qui una cartografia attiva su mappa del XVIII secolo rappresentante le interazioni tra corso d'acqua, città e territorio limitrofo) sì da andare a costituire un insieme difensivo che gli ammiragli turcheschi avevano pensato di annichilire facendo navigare nel torrente un "copano" carico di manufatti e da affondare onde deviare il corso d'acqua e quindi rendere più fattibile un assalto alle muraglie) alla fine, e per quanto avrebbe poi sottolineate le problematiche ambientali con conseguenze anche dannose alla salute dei residenti connesse a tale conformazione territoriale,
Angelico Aprosio "il Ventimiglia"
maturò una notevole attenzione anche in rapporto alle sinergie offensive e difensive offerte da quelle che in maniera un po' barocco definì le "città d'acqua" forse anche suggestionato dalla sua grande ammirazione, maturata nel contesto di un lungo soggiorno, per Venezia la potentissima Repubblica che dalla "Protezione del mare" aveva organizzata la sua secolare grandezza
Tutto questo insieme di osservazioni e ricostruzioni culturali lo indusse a farsi precocemente amico di
GIOVAN BATTISTA CASALI
il già celebre antiquario e classicista romano sì da farselo
FAUTORE DELLE PROPRIE INIZIATIVE CULTURALI
VENENDO DA LUI GRATIFICATO CON IL DONO DEI SUOI
PREZIOSI E DIFFICILMENTE REPERIBILI VOLUMI
AUTENTICA MINIERA DI DATI SULL'ANTICHITA'
ed in particolare di questa opera ascesa a rapida fama, seppur tra critiche ed estrema ammirazione, cioè il libro suo di massimo prestigio sulla
GRANDEZZA DI ROMA PAGANA E CRISTIANA
in cui, fra tante altre informazioni rare che interessavano all'erudito di Ventimiglia, spiccava sul tema di cui sopra si è parlato una serie di riflessioni su
**********PONTI, ARGINI E FORTIFICAZIONI**********
(DALL'ANTICHITA' AI TEMPI MODERNI)
ed all'interno della cui trattazione -a soddisfazione dei suoi interessi per tutte le "città d'acqua" antiche e moderna- egli poteva studiare un dramma di cui aveva sentito gli echi tremendi nella sua giovinezza vale a dire
una descrizione oculata con riproduzioni iconografiche sia delle vicende storiche che del muro marino e delle opere militari
realizzate contro i
"RIBELLI" UGONOTTI DI LA ROCHELLE
CONDOTTA DALLA FRANCIA SOTTO LA GUIDA DI LUIGI XIII E DEL CARDINALE DI RICHELIEU
(argomento che come si vede qui toccò a fondo la storia e la storiografia dell'epoca e che fu peraltro destinata a diventare celebre anche in narrativa per quanto ne scrisse Dumas nella saga dei "Quattro Moschettieri").
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