Il balletto venne rappresentato nel 1655 alla corte monegasca ed interpretato dai cortigiani, nominati esplicitamente nel testo " ( attualmente il Servisio Bibliotecario Nazionale segnala presenti di questo libro 8, 82, 2 p., 1 c. di tav. : antip. ; 4° - Il nome dell'Autore in calce alla dedica a c. A3v - esemplari in poche biblioteche pubbliche italiane e cioè = GE0038 LIG01 Biblioteca Universitaria - Genova - GE -
IM0001 LIG44 Biblioteca Clarence Bicknell dell'Istituto internazionale di studi liguri - Bordighera - IM -
MI0185 MILNB Biblioteca nazionale Braidense - Milano - MI - un esemplare mutilo dell'antiporta incisa -
TO1203 UTOBB Biblioteca Norberto Bobbio dell'Università degli Studi di Torino - Torino - TO - consistenza attestata 1 esemplare
= vedi anche = Università di Genova. Dipartimento di italianistica (Studi di filologia e letteratura: offerti a Franco Croce)
Bulzoni, 1997 - 719 pagine: in particolare il saggio di Ezia Gavazza, Le Vittorie di Minerva / Il Gran Balletto di Madama la Duchessa di Valentinese, da p. 231].
Stupisce che Aprosio nonostante i suoi contatti epistolari con il Frugoni non lo abbia citato come autore della pubblicazione (cosa che il Guasco non poteva ignorare = pag. 435 errata per 535, numero 12 atteso anche quanto tuttora si legge come scritto sopra in calce alla dedica a c. A3v e nemmeno, anche solo per l'importanza letteraria e un pò mistificando come in altri casi ipotizzando un suo donativo, lo abbia elencato
sotto la lettera F dei Fautori dell'Aprosiana
nel repertorio edito del 1673 (e nemmeno nell'Indice generale dei cognomi De' Soggetti mentovati nell'opera: in cui quelli che vengono raccordati come Scrittori si notano di carattere corsivo
= scorri qui i cognomi della lettera F) e men che mai almeno inserito (alla stregua di insignificanti letterati) in uno dei frequenti e interminabili elenchi di eruditi a lui graditi o con lui in scambio culturale: tutto ciò suggerisce l'impressione di un certo qual sospetto del frate verso il letterato genovese notoriamente sulla lama di intrighi vari, di politica interna ed estera, tanto antichi quanto recenti N.d.R.].
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Ed infatti sull'agire del Frugoni tanti erano i dubbi quanto le ambiguità comportamentali.
Carla Reale (Appunti per una biografia intellettuale di Francesco Fulvio Frugoni, in "Rendiconti dell'Accademia di archeologia, lettere e belle arti di Napoli", XLVIII, 1973, pp. 105-133)dall'epistolario dei corrispondenti aprosiani ha editato una delle lettere inviate dal Frugoni ad Angelico Aprosio, quella del 25 novembre 1673 in cui il letterato genovese scrisse all'erudito intemelio che era stato proscritto ancora una volta dalla patria, ma che era riuscito a far emergere rapidamente (per la precisione in 12 giorni, tanto durò la proscrizione) la sua innocenza.
Stando sempre a quanto Frugoni comunicò ad Aprosio la ragione di tanta avversione nei suoi confronti sarebbe stata "provocata e sostenuta dalla malignità di coloro, che non potean soffrire un Apollo nascente per esser tanti Marsi stravolti, e tanti Gufi storditi ".
Purtroppo non possediamo le lettere dell'Aprosio (ma solo quelle dei suoi corrispondenti) e sarebbe stato davvero interessante apprendere la ragione di questa lettera del Frugoni verisimilmente successiva a qualche richiesta epistolare dell'erudito intemelio: Aprosio fu sempre parco ad analizzare i fermenti più gravi della sua contemporaneità, ma da uomo attento li registrava, magari non ne discuteva apertamente per non sollevare polemiche cui non era preparato, ma cercava di essere informato e conoscere la ragione vera della temperie socio-economica in cui veniva di volta in volta coinvolto e, così, non pare un caso che il primo contatto epistolare con il discusso Frugoni lo abbia avuto nel 1673 proprio mentre si andava stampando il suo repertorio bibliografico, proprio quell'opera in cui, descrivendo Ventimiglia, la definì città fortificata e piena di soldati a causa dei tempi di turbolenze.
Ed indubbiamente, nonostante l' affettazione ostentata da Frugoni, l'invidia era una scusante non bastevole a giustificare una pena all'esilio; per intendere ciò basta ancora proseguire nella lettura del saggio di Davide Conrieri:
"Che tale intelligenza [accordi segreti fra il Frugoni e la Corte Sabauda] di fatto vi sia stata pare indubitabile: La Gloriosa ed Immortal Memoria di Sua Altezza Reale - ricorda il Frugoni nella lettera del dicembre 1678 a Madama Reale [Maria Giovanna Battista di Savoia Nemours, vedova dal 1675 del duca carlo Emanuele II e da allora reggente del Ducato sabaudo per i minorenne figlio Vittorio Amedeo II]- m'onorò della regia promessa d'una ricompensa...anche perché, richiesto, non m'ingagiassi a scriverle contro, chiarendo così che la promessa -fattagli nel 1673, come lo scrittore precisa (sei anni sono) nella lettera a Madama Reale del dicembre 1679- procedette, non seguì il suo rifiuto. Parrebbe, insomma, che il Frugoni, ricevuta la richiesta di stendere il resoconto delle azioni intraprese da Carlo Emanuele II in danno della Repubblica di Genova, non abbia subito risposto negativamente, informando poi di ciò il Duca di Savoia della richiesta ricevuta prima di respingerla e abbia in qualche modo contrattato con lui, fino a ricevere una promessa -come rileva nella lettera del dicembre 1679- così espressa, il compenso del rifiuto da opporre al suo principe Naturale [La Repubblica genovese]. Se, conforme l'ipotesi sopra avanzata, la seconda proscrizione del Frugoni è da porre in relazione con i sospetti che quel rifiuto potè destare nel governo genovese, restano oscuri i mezzi con i quali lo scrittore ottenne che fosse revocata dopo soli dodici giorni di efficacia. Egli, in ogni modo, nonostante la caduta della proscrizione, giudicò opportuno per allora tenersi fuori dei confini della Repubblica di Genova, e rimase come dichiara nella lettera del 12 dicembre 1679 a Madama Reale, in volontario esiglio di quattro anni. Prendendo per vera questa dichiarazione, il ritorno del Frugoni a Genova deve essere assegnato al 1677; ed è dunque da pensare che rimanesse inattuato il suo progetto esposto all'Aprosio...di rientrare in patria nella primavera del 1676 [lettera del Frugoni all'Aprosio del 7 marzo 1676 editata dalla citata C. Reale]. Non si può però escludere che il Frugoni trovasse vantaggioso scrivendo alla duchessa Maria Giovanna Battista, arrotondare per eccesso la durata del volontario esiglio da lui sopportato in conseguenza della sua devozione alla Casa di Savoia" [a titolo documentario si può comunque ribadire che il rifiuto del Frugoni ad intraprendere uno scritto di pubblicistica antisabauda rallentò non poco le operazioni genovesi, atteso che la narrazione dei discussi eventi del 1672 si ebbe parecchio tempo dopo con la pubblicazione de la congiura di Raffaello della Torre con le mosse della Savoia contra la Republica di Genova Libri due Descritta da Gioanni Paolo Marana, In Lione, Alle spese dell'Autore, MDCXXXII (la dedicatoria a Paolo Spinola Doria risulta però datata "In Monaco il primo Agosto 1681)]
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