cultura barocca
Questa opera, apparentemente adespota, fu frutto di Francesco Fulvio Frugoni autore di talento letterario ma altresì personaggio caratterizzato da molti comportamenti ambigui anche nel contesto dei rapporti con la natia Genova = il Frugoni fra altre cose fu assai legato alla duchessa del Valentinois, la genovese Aurelia Spinola, vedova del principe di Monaco Ercole II Grimaldi di maniera che il Frugoni partecipò ad una grande festa tenuta (1655) nel Principato di Monaco proprio in onore di Aurelia Spinola: festa che egli celebrò nell'opera di cui qui si propone il frontespizio Le Vittorie di Minerva o vero la Virtù Trionfante de Vitii, Gran Balletto di Madama la Duchessa di Valentinese ormai rarissima di cui un esemplare fu donato alla C.B.A. di Ventimiglia e che l'Aprosio esplicitamente menzionò (numero 12 -voci attive- di pagina 535 erroneamente stampata 435) nel suo repertorio bibliografico] dallo stampatore e libraio genovese Benedetto Guasco: pag. 532, XII) ma lasciando anonimo l'autore, cosa nemmeno plausibile nei momenti di burrasca fra Aurelia ed Onorato II, trattandosi di una festa in cui era citata la nobiltà della corte monegasca e per giunta da un letterato di fama = ad una prima indagine stupisce il fatto che Aprosio nonostante i suoi contatti epistolari con il Frugoni non lo abbia citato come autore della pubblicazione (cosa che il Guasco non poteva ignorare = pag. 435 errata per 535, numero 12 atteso anche quanto tuttora si legge come scritto sopra in calce alla dedica a c. A3v e nemmeno lo abbia elencato sotto la lettera F dei Fautori dell'Aprosiana nel repertorio edito del 1673 (e neppure nell'Indice generale dei cognomi De' Soggetti mentovati nell'opera: in cui quelli che vengono raccordati come Scrittori si notano di carattere corsivo (scorri qui i cognomi della lettera F) e men che mai almeno inserito (alla stregua di insignificanti letterati) in uno dei frequenti e interminabili elenchi di eruditi a lui graditi o con lui in scambio culturale: tutto ciò suggerisce l'impressione di un certo qual sospetto del frate verso il letterato genovese notoriamente sulla lama di intrighi vari, di politica interna ed estera, tanto antichi quanto recenti

Il 1600 è un secolo complesso di grandezze e miserie in cui feste e splendore di corti con grandi cortei e giuochi straordinari si coniugano con guerre, congiure e sangue versato = per quanto concerne l'occidente italiano son certo da segnalare, tra Piemonte Sabaudo e Repubblica di Genova, la Guerra del 1625 (dopo la quale nel 1628 fu sanguinosamente repressa la congiura filosabauda capeggiata da Giulio Cesare Vachero) e quindi la Guerra del 1672: direttamente segnata dalla congiura, parimenti filosabauda, del fuoriuscito genovese Raffaello della Torre (e nel contesto della quale altresì emerge l'ambigua posizione del letterato e pubblicista genovese Francesco Fulvio Frugoni -assunto per attestare le responsabilità dello Stato Sabaudo connivente con il della Torre- ma sul cui ondivago comportamento filosabaudo alcune cose si sanno anche in funzione di documenti vari tra cui quattro sue lettere all'Aprosio).
Per quanto concerne le guerra del 1672 come scrive Davide Conrieri (Quattro lettere di Francesco Fulvio Frugoni in "Studi Secenteschi", XXXII, 1991, pp.12 e seguenti): "Forte di prove documentarie concernenti la congiura filopiemontese del fuoriuscito da Genova Raffaello della Torre, il governo della Repubblica rivolse al Papa e a Francia e Spagna alte proteste contro la politica aggressiva di Carlo Emanuele II, mentre costui si difendeva senza molto successo negando l'autenticità del carteggio. Anche una volta conclusa una tregua che prevedeva la reciproca restituzione dei prigionieri presi e dei luoghi occupati durante la guerra (29 ottobre 1672), la Repubblica di Genova continuava ad avere forte interesse a denunciare pubblicamente il comportamento aggressivo e subdolo di Carlo Emanuele II nei suoi confronti. In particolare, intendeva far comporre, sfruttando anche i documenti sequestrati a Castelvecchio, una narrazione della congiura di Raffaello Della Torre e dei fatti d'arme dell'estate del 1672 dalla quale risultasse evidente la parte che vi aveva avuta il Duca di Savoia. Di questa intenzione si mostra a conoscenza lo storiografo ufficiale dello stato sabaudo Maurizio Bertone, che, scrivendo a Carlo Emanuele II il 30 gennaio 1673, si dichiara pronto a confutare la narrazione che i Genovesi si accingerebbero a produrre".
E' a questo punto che sarebbe scattata da parte delle Repubblica di Genova una scelta inaspettata assumendo come proprio pubblicista Francesco Fulvio Frugoni.
L'aggettivo "inaspettato" non dipende dal livello dell'autore (in effetti celebre e indiscutibilmente capace) ma da certe peculiarità comportamentali che lo avevano già posto in urto sin ad una condanna all'esilio, revocato o alla fine del 1672 o ai primi del 1673 con la stessa Genova per ricadere nella proscrizione verso la fine del 1673 (come si può anche evincere da una sua lettera al'Aprosio) seppur durata soli 12 giorni, essendosi rifiutato di aderire alla richiesta fattagli.
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Ritornando ai tempi anteriori all'esilio comminatogli nel 1661 è da dire che il Frugoni, dopo una serie di peregrinazioni nel 1652, tornato a Genova "venne accolto in casa Spinola come amico di famiglia con un prestigio in breve tempo sufficiente perché fosse invitato a occuparsi di Aurelia, vedova dal '51 del principe di Monaco Ercole II Grimaldi, e ad avviare nuove trattative di matrimonio, come voleva appunto per ragioni di prestigio l'ambiziosa madre della gentildonna. A poco a poco il nostro frate non senza contrasti con le direttive della famiglia, abbracciò la causa della giovane Aurelia, la duchessa di Valentinois, cui rimase poi fedele in mezzo a travagli d'ogni genere sino alla morte, dedicandole postuma una biografia prolissa ma appassionata, l' eroina intrepida...".
Per alcuni anni, fino a che le relazioni tra la vedova e il suocero Onorato II non precipitarono, il frate consigliere fece la spola tra Genova e Monaco....[ad es. il Frugoni nel 1655 partecipò ad una grande festa tenuta nel Principato di Monaco proprio in onore di Aurelia Spinola ora più ufficialmente Madama la duchessa di Valentinois, festa che egli celebrò in una sua opera ormai rarissima di cui un esemplare fu donato alla C.B.A. di Ventimiglia e che l'Aprosio esplicitamente menzionò (numero 12 -voci attive- di pagina 535 erroneamente stampata 435) nel suo repertorio bibliografico] dallo stampatore e libraio genovese Benedetto Guasco: pag. 532, XII) ma lasciando anonimo l'autore, cosa nemmeno plausibile nei momenti di burrasca fra Aurelia ed Onorato II, trattandosi di una festa in cui era citata la nobiltà della corte monegasca e per giunta da un letterato di fama: evento e pubblicazione che all'epoca dovevano aver avuto un riscontro eccezionale e grande pubblicizzazione [ nel fondamentale volume miscellaneo AA.VV., Il Gran Secolo di Angelico Aprosio - Atti delle Conversazioni Aprosiane: 29 agosto - 29 ottobre 1981 (curato oltre che dalla bibliotecaria dott.a Serena Leone Vatta anche dal giornalista Alberto Naso) in merito a tale opera ( Le Vittorie di Minerva o vero la Virtù Trionfante de Vitii, Gran Balletto di Madama la Duchessa di Valentinese ) è basilare nel saggio di Maria Maira Niri L'Aprosio e la stampa a Genova nel seicento la didascalia (pag. 41) dell'immagine sopra proposta ove leggesi "La descrizione del Gran Balletto (ideato da Antonino Craveana) è di Francesco Fulvio Frugoni (Genova, Guasco, 1655?). Il balletto venne rappresentato nel 1655 alla corte monegasca ed interpretato dai cortigiani, nominati esplicitamente nel testo " ( attualmente il Servisio Bibliotecario Nazionale segnala presenti di questo libro 8, 82, 2 p., 1 c. di tav. : antip. ; 4° - Il nome dell'Autore in calce alla dedica a c. A3v - esemplari in poche biblioteche pubbliche italiane e cioè = GE0038 LIG01 Biblioteca Universitaria - Genova - GE - IM0001 LIG44 Biblioteca Clarence Bicknell dell'Istituto internazionale di studi liguri - Bordighera - IM - MI0185 MILNB Biblioteca nazionale Braidense - Milano - MI - un esemplare mutilo dell'antiporta incisa - TO1203 UTOBB Biblioteca Norberto Bobbio dell'Università degli Studi di Torino - Torino - TO - consistenza attestata 1 esemplare = vedi anche = Università di Genova. Dipartimento di italianistica (Studi di filologia e letteratura: offerti a Franco Croce) Bulzoni, 1997 - 719 pagine: in particolare il saggio di Ezia Gavazza, Le Vittorie di Minerva / Il Gran Balletto di Madama la Duchessa di Valentinese, da p. 231].
Stupisce che Aprosio nonostante i suoi contatti epistolari con il Frugoni non lo abbia citato come autore della pubblicazione (cosa che il Guasco non poteva ignorare = pag. 435 errata per 535, numero 12 atteso anche quanto tuttora si legge come scritto sopra in calce alla dedica a c. A3v e nemmeno, anche solo per l'importanza letteraria e un pò mistificando come in altri casi ipotizzando un suo donativo, lo abbia elencato sotto la lettera F dei Fautori dell'Aprosiana nel repertorio edito del 1673 (e nemmeno nell'Indice generale dei cognomi De' Soggetti mentovati nell'opera: in cui quelli che vengono raccordati come Scrittori si notano di carattere corsivo = scorri qui i cognomi della lettera F) e men che mai almeno inserito (alla stregua di insignificanti letterati) in uno dei frequenti e interminabili elenchi di eruditi a lui graditi o con lui in scambio culturale: tutto ciò suggerisce l'impressione di un certo qual sospetto del frate verso il letterato genovese notoriamente sulla lama di intrighi vari, di politica interna ed estera, tanto antichi quanto recenti N.d.R.].
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Ed infatti sull'agire del Frugoni tanti erano i dubbi quanto le ambiguità comportamentali.
Carla Reale (Appunti per una biografia intellettuale di Francesco Fulvio Frugoni, in "Rendiconti dell'Accademia di archeologia, lettere e belle arti di Napoli", XLVIII, 1973, pp. 105-133)dall'epistolario dei corrispondenti aprosiani ha editato una delle lettere inviate dal Frugoni ad Angelico Aprosio, quella del 25 novembre 1673 in cui il letterato genovese scrisse all'erudito intemelio che era stato proscritto ancora una volta dalla patria, ma che era riuscito a far emergere rapidamente (per la precisione in 12 giorni, tanto durò la proscrizione) la sua innocenza.
Stando sempre a quanto Frugoni comunicò ad Aprosio la ragione di tanta avversione nei suoi confronti sarebbe stata "provocata e sostenuta dalla malignità di coloro, che non potean soffrire un Apollo nascente per esser tanti Marsi stravolti, e tanti Gufi storditi ".
Purtroppo non possediamo le lettere dell'Aprosio (ma solo quelle dei suoi corrispondenti) e sarebbe stato davvero interessante apprendere la ragione di questa lettera del Frugoni verisimilmente successiva a qualche richiesta epistolare dell'erudito intemelio: Aprosio fu sempre parco ad analizzare i fermenti più gravi della sua contemporaneità, ma da uomo attento li registrava, magari non ne discuteva apertamente per non sollevare polemiche cui non era preparato, ma cercava di essere informato e conoscere la ragione vera della temperie socio-economica in cui veniva di volta in volta coinvolto e, così, non pare un caso che il primo contatto epistolare con il discusso Frugoni lo abbia avuto nel 1673 proprio mentre si andava stampando il suo repertorio bibliografico, proprio quell'opera in cui, descrivendo Ventimiglia, la definì città fortificata e piena di soldati a causa dei tempi di turbolenze.
Ed indubbiamente, nonostante l' affettazione ostentata da Frugoni, l'invidia era una scusante non bastevole a giustificare una pena all'esilio; per intendere ciò basta ancora proseguire nella lettura del saggio di Davide Conrieri:
"Che tale intelligenza [accordi segreti fra il Frugoni e la Corte Sabauda] di fatto vi sia stata pare indubitabile: La Gloriosa ed Immortal Memoria di Sua Altezza Reale - ricorda il Frugoni nella lettera del dicembre 1678 a Madama Reale [Maria Giovanna Battista di Savoia Nemours, vedova dal 1675 del duca carlo Emanuele II e da allora reggente del Ducato sabaudo per i minorenne figlio Vittorio Amedeo II]- m'onorò della regia promessa d'una ricompensa...anche perché, richiesto, non m'ingagiassi a scriverle contro, chiarendo così che la promessa -fattagli nel 1673, come lo scrittore precisa (sei anni sono) nella lettera a Madama Reale del dicembre 1679- procedette, non seguì il suo rifiuto. Parrebbe, insomma, che il Frugoni, ricevuta la richiesta di stendere il resoconto delle azioni intraprese da Carlo Emanuele II in danno della Repubblica di Genova, non abbia subito risposto negativamente, informando poi di ciò il Duca di Savoia della richiesta ricevuta prima di respingerla e abbia in qualche modo contrattato con lui, fino a ricevere una promessa -come rileva nella lettera del dicembre 1679- così espressa, il compenso del rifiuto da opporre al suo principe Naturale [La Repubblica genovese]. Se, conforme l'ipotesi sopra avanzata, la seconda proscrizione del Frugoni è da porre in relazione con i sospetti che quel rifiuto potè destare nel governo genovese, restano oscuri i mezzi con i quali lo scrittore ottenne che fosse revocata dopo soli dodici giorni di efficacia. Egli, in ogni modo, nonostante la caduta della proscrizione, giudicò opportuno per allora tenersi fuori dei confini della Repubblica di Genova, e rimase come dichiara nella lettera del 12 dicembre 1679 a Madama Reale, in volontario esiglio di quattro anni. Prendendo per vera questa dichiarazione, il ritorno del Frugoni a Genova deve essere assegnato al 1677; ed è dunque da pensare che rimanesse inattuato il suo progetto esposto all'Aprosio...di rientrare in patria nella primavera del 1676 [lettera del Frugoni all'Aprosio del 7 marzo 1676 editata dalla citata C. Reale]. Non si può però escludere che il Frugoni trovasse vantaggioso scrivendo alla duchessa Maria Giovanna Battista, arrotondare per eccesso la durata del volontario esiglio da lui sopportato in conseguenza della sua devozione alla Casa di Savoia" [a titolo documentario si può comunque ribadire che il rifiuto del Frugoni ad intraprendere uno scritto di pubblicistica antisabauda rallentò non poco le operazioni genovesi, atteso che la narrazione dei discussi eventi del 1672 si ebbe parecchio tempo dopo con la pubblicazione de la congiura di Raffaello della Torre con le mosse della Savoia contra la Republica di Genova Libri due Descritta da Gioanni Paolo Marana, In Lione, Alle spese dell'Autore, MDCXXXII (la dedicatoria a Paolo Spinola Doria risulta però datata "In Monaco il primo Agosto 1681)]

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