cultura barocca
Scoperte archeologiche e collezionismo = la normativa della Restitutio (vedi) Vedi con integrazioni critiche moderne da testo antiquario del Casali = "l'abbigliamento in Roma Antica"

In questa sua celebre opera sull'antichità classica F. Lubker ha lasciato scritto: "Nella vita di città il romano usciva di casa a capo scoperto, e solo quando il tempo era cattivo, si copriva con la toga o con un cappuccio (cucullus). Si portava il cappello solamente per viaggio e in teatro, fatta eccezione de' marinai, dei pescatori, di artigiani, e altre persone del popolo minuto che lo portavano sempre. Il cappello, pileus, in greco petasos, era di feltro, con larghe tese".
Del Pileus o Cappello come elemento dell' abbigliamento romano (e non solo) ne parla però molto più diffusamente un "Fautore dell'Aprosiana" G. B. Casali antiquario e collezionista anche perché Francesco Vitelli Nunzio Apostolico di Venezia legato in modo tragicamente celebre al caso di Ferrante Pallavicino nel suo privato fu un valente collezionista di antichità e specificatamente un numismatico come qui scrive appunto il Casali = In merito al Pileus G. B. Casali ci porta comunque altre notizie tra cui quella quella [sulla base dell'analisi dell'esemplare da lui visto nella collezione del Vitelli (vedi immagine di sinistra e testo sottostante = segue, con testo, a destra l'immagine moderna a titolo esemplificativo di un copricapo analogo usato in "Batavia")] del significato iconico che aveva stando ad indicare lo schiavo che era stato dal padrone manomesso cioè liberato dal padrone e che quindi era divenuto liberto.
Giustamente il citato Casali ascrisse Francesco Vitelli a quel mondo di nascenti museologia, antiquariato, archeologia e collezionismo di cui tanto si occupò Aprosio.
Nel contesto del collezionismo antiquario seicentesco che costituì una svolta epocale nella raccolta di vario genere di reperti sorsero molti musei privati specie a Roma, dove i rinvenimenti erano eclatanti, come si legge in quell'opera irrinunciabile che è l'Eusevologio Romano del Piazza qui digitalizzato specie per quanto concerne la segnalazione di Accademie e Biblioteche/Musei; ma informazioni importanti si possono menzionare in relazione ad opere specifiche come le Observationes Novae de Unicornu del Bartholin molto attente sia alla numismatica che alla medaglistica ed anche, cosa più sorprendente, in rapporto agli scritti di G.B. Casali su Roma Antica e su varie raccolte di oggettistica varia, non escluse monete, sigilli, anelli e tessere = importante è altresì la monumentale opera di Ferrante Imperato ovvero la Historia Naturale che pure delucida anche su vari aspetti della rinvenuta repertazione classica: un discorso a parte potrebbe invece riguardare il Museo di Ovidio Montalbani di Bologna e soprattutto i reperti del Museo Cospiano annesso a quello del famoso Ulisse Aldrovandi. Il problema di fondo è che il curatore dell'opera destinata ad illustrare il Museo vale a dire l'erudito cremonese Lorenzo Legati morì nel 1675 lasciando incompiuta l'opera ripresa dal Bonfiglioli proprio in merito alla parte finale o Libro V dedicato alla repertazione dei ritrovamenti di simulacri di divinità di varie civiltà antiche (con grande spazio riservato poi ad oggettistica classica sempre concernente i culti e le divinità di Roma con i reperti catalogati dal Cospi ed anche se dello stesso Bonfiglioli può esser utile scorrere l'amplissimo Indice delle Cose, che s'ammirano nella Galleria Dimestica del Signor Marchese Ferdinando Cospi l'impressione è quella di una maggior prudenza espositiva a fronte del Legati specie in relazione a rinvenimenti dal contenuto inspiegabile o sospettato di blasfemia pagana : in siffatto contesto giunge forse più vantaggioso di tutto quanto scrisse ed editò il Legati a proposito del IV Libro In cui si descrivono le Medaglie antiche, e moderne, & i bassi rilievi sacri e profani di bronzo, che in esso Museo si conservano anche se a pagina 341 lo stesso Legati pur con garbo e cautela mette sull'avviso il lettore scrivendo che medaglie e monete Sarebbero tuttavolta assai più numerose, e forse non mancherebbe alcuna al compimento di tutta la serie de gl'Imperatori fino ad Eraclio, se quel genio riverente, che il Sig. Marchese professa a diversi Signori Grandi, che si dilettano di questa materia, e massime al Serenissimo Sig. Principe Card. Leopoldo de' Medici suo Padrone , non l'havesse portato a contribuirne loro non poche delle più rare, trascelte per singolari da gli Antiquari più eruditi [senza una legislazione adeguata gli antiquari si muovevano con estrema spregiudicatezza = la normativa da seguire in rapporto a rinvenimenti archeologici era alquanto vaga -e a lungo sarebbe rimasta tale favorendo il traffico illegale -: a voler essere il più precisi possibile la ben poco trattata casistica in merito ai ritrovamenti di oggettistica in quest'epoca (reperti di valore e non, antichi e non) -comunque assai lontano dalle moderne normative sui rinvenimenti archeologici- si poteva rimandare alla variegata generalità del concetto giuridico della "Restitutio" e specificatamente in merito all' articolo III qui interamente digitalizzato nelle sue varie voci].
*****
Come scrisse nella rara
opera qui digitalizzata l'erudito danese T. Bartholin Aprosio aveva da tempo interessi antiquari anche collegati ad un' oggettistica molto particolare cui eran attribuiti poteri magici e/o esoterici o comunque a reperti che comportavano discussioni sospese fra storia, leggenda e superstizione come nel caso di alcuni reperti effigianti Attila quale icona o anticipazione col nome di Canrac dell'Anticristo.
In funzione di tutto ciò Aprosio godeva già in ambito Veneziano di una fama notevole come "espertissimo di oggetti antichi sia sacri che profani": e del suo materiale in particolare era oggetto di studio e considerazione di tanti, ma da parte di molti altri autori anche di discussioni, questa "moneta" effigiante Didone.
Giovanni Battista Casali con le tante notizie che riportava nei suoi libri finì quindi per costituire un irrinunciabile punto di riferimento per chi come "il Ventimiglia" si stava qualificando quale antiquario e collezionista bisognoso di sempre costanti aggiornamenti. Di gran fascino -anche per quelle ricerche che poi Aprosio avrebbe distribuito nelle sue opere di varia erudizione come lo Scudo di Rinaldo e la Grillaia- nell' opera più celebre del Casali con altre notizie qui specificatamente proposte digitalizzate erano in particolare le investigazioni qui del pari leggibili sugli ANELLI e sugli SACRIFICI PAGANI E ICONOGRAFIA DI STRUMENTI SACRIFICALI degli Antichi sia in funzione delle tante immagini che proponevano sia per il fatto che queste immagini provenivano in gran parte dal MUSEO DEL CASALI (molto bella questa stampa che propone sequenza di ANELLI - CHIAVE proveniente dal "Museo del Casali" = la si può confrontare con questo REPERTO DI ANELLO CHIAVE RIPRESO DAL VIVO ed è comunque connessa sia alla grande CULTURA ROMANA DEGLI ANELLI E DEI SIGILLI sia a quella delle TESSERAE = PER CERTI VERSI ANTESIGNANE DELLE MODERNE "CARTE" ATTESI I VARI SERVIZI CHE POTEVANO GARANTIRE) od ancora giungevano dai "Musei" e dalle "Raccolte" di suoi amici e corrispondenti che spesso gli fornivano descrizione dei reperti che andavano scoprendo e raccogliendo = come qui si può leggere in merito alla DESCRIZIONE DI UN SACRIFICIO DA UN REPERTO ROMANO peraltro fornitagli dal celebre Cassiano dal Pozzo che fu collezionista e museologo oltre che corrispondente dell'Aprosio
*****
Lo stesso Girolamo Rossi in una lettera a T. Mommsen giudicò Aprosio il primo serio studioso della città romana e nel sito di Nervia l'erudito seicentesco esplorò importanti reperti della città romana sepolta dalla sabbia sì da potersi ascrivere nell'impressionante elenco delle sue opere ( che non di rado però assorbono nelle edizioni a stampa scritti incompiuti o parziali) un lavoro oggi ascritto fra le sue opere perdute cioè le Antichità di Ventimiglia ma di cui è possibile dire qualche cosa di interessante.
In forza di tutti questi intrecci culturali caratterizzti da una giovanile propensione per antiquariato ed archeologia occorre segnalare come Aprosio, della cui opera in questo campo emergono continui nuovi dati inediti, potrebbe costituire davvero una via incredibile di lettura nel contesto, non solo della biblioteconomia come è scontato ma anche di varie scienze comparate: infatti, appassionato della classicità, ancora ai tempi del soggiorno veneziano aveva mantenuto l' antiquariato tra i suoi primari campi di investigazione sì da poter egli collocarsi come tracciante per un'indagine su un campo sterminato di autori anche dimenticati tanto nel campo del
COLLEZIONISMO ANTIQUARIO E DELLA MUSEOLOGIA
quanto ancora in quello sempre fascinoso che rimanda alle
FORME DI SCRITTURA ANTICHE INTERAGENTI CON IMMAGINI E SEGNI, ALL'ICONOGRAFIA, ALLA SIMBOLOGIA, ALL'EPIGRAFIA
E ADDIRITTURA ALLE PRIMIGENIE
FORME DI COMUNICAZIONI DI MASSA

nemmeno soprassedendo in questo contesto variegato e multiforme da forme di comunicazione sempre al centro di complicate riflessioni e sospese talora anche fra teoremi di magia e magismo come
GEMATRIA, SOPSEFIA, NUMEROLOGIA, CABALA, CRITTORAFIE VARIE, ECC.
SENZA ESCLUDERE NEMMENO LA TANTO DISCUSSA
STEGANOGRAFIA DELL'ABATE TRITEMIO

Aprosio (buon conoscitore dell'umana sconsideratezza che facilmente avrebbe potuto alterare i sottili equilibri secondo cui aveva raccolto il materiale libresco e museale in Ventimiglia) aveva a suo modo pensato di proteggere contro vari tipi di guasti e furti quella sua splendida
BIBLIOTECA
che più propriamente come leggendo sopra ben si capisce e come anche qui si vede aveva realizzata alla stregua di una
WUNDERKAMMER o "CAMERA DELLE MERAVIGLIE"

e tutto ciò visto anche il crescendo di quelle operazioni militari che dai conflitti di Genova con il Piemonte del '600 si sarebbero estesi alla Guerra di Successione al Trono Imperiale d'Austria.
Ma fu quasi inevitabile che, con danno estremo e forse non ancora pienamente valutato per la cultura sia italiana quanto europea, il "Museo Aprosiano di Ventimiglia" entrasse in crisi con lo stesso Convento in cui era stato eretto anche se nessuno poteva immaginare la rovina che avrebbe causata la
Battaglia di S. Agostino o "del Convento" (13/14 - I - 1748) la quale danneggiò internamente la biblioteca comportando la distruzione di molti libri ma soprattutto la spoliazione della raccolta museale dell'Aprosio.






CLICCA INVECE QUI PER RITORNARE ALLA HOME PAGE DI "CULTURABAROCCA"