LAGO PIGO è l'evoluzione linguistica di un toponimo ligure-romano collegato ad una grossa sorgente, importante per l'allevamento.
E' da ritenere che il paleoligure *bormos abbia perso, nella romanità imperiale, il vecchio significato specifico di "caldo" per assumere l'accezione di "sorgente": il sito in cui sorge ha probabilmente costituito da sempre un punto nevralgico dei PERCORSI DI VAL NERVIA e l'importanza strategico-politica (ribadita attraverso i secoli e particolarmente in CARTE DEL 1600) fu tale che addirittura sul PONTE DI LAGOPIGO nel XIV secolo venne sancita l'omonima PACE grazie alla quale non solo la Valle ma tutto il vasto territorio tra Monaco e Bordighera conobbe un periodo di quiete e prosperità dopo anni di saccheggi.
Se si calcola che non lungi da tal sito si trova il toponimo *Lixe che risale ad un *in lucis (bosco sacro) ligure-romano, vien dato pensare che vi fosse stato qualcosa di simile al LUCUS BORMANI o bosco sacro di Diano Marina (vedi ALTRA CARTA CONSIMILE MA CON VARIANTI -SPECIE CARTOGRAFICHE- DI TRATTAZIONE), ove non è notizia di una fonte termale ma certamente stavano un Lucus ed una sorgente consacrati al dio Bormanus, poi assimilato dalla mitologia ligure-romana dell'Impero nell'aretalogia di Diana-Artemide: e dove si sarebbe evoluta l'importante
STAZIONE STRADALE del LUCUS BORMANI.
Il toponimo Luvaira (dialettale, da un collettivo in -aria derivato da lupus) prepara nel pignasco l'accesso alla gran fonte di Lagopigo (Ad Lacum Putidum.
Sotto il profilo linguistico tale toponimo latino, poi alterato in Lagu Pigu dall' etimologia popolare, non presenta difficoltà interpretative: indubbiamente era ed è il "Lago che puzza" o meglio ancora "quel punto del torrente ove esiste una sorgente termale solforosa" (Noi - i Celti - veneriamo la sorgente dei grandi fiumi: altari segnano il luogo dove il fiume è scaturito. Si onorano con un culto le sorgenti di acque termali. Il colore cupo e l'insondabile profondità delle loro acque hanno conferito ad alcuni stagni un carattere sacro = SENECA, Epistole morali a Lucilio, 41,3).
Sin dal XIII sec. l'area di LAGO PIGO costituì un punto di riferimento strategico, viario e quasi sicuramente culturale: è in un luogo ove l'acqua del Nervia rallenta il corso formando una sorta di lago, mentre nei pressi esiste una fonte termale di acqua solforosa.
Le proprietà terapeutiche della FONTE DI LAGO PIGO in val Nervia, nel territorio di PIGNA [che, pur attraverso l'altalenante fortuna nel mondo occidentale del CONCETTO DI ABLUZIONE ED IGIENE PUBBLICA / PRIVATA, è andata a costituire un sistema di TERME o COMPLESSO TERMALE piuttosto significativo ma non ESCLUSIVO del Ponente Ligure e comunque connesso con probabilità ad una più estesa CULTUALITA' DELLE ACQUE: per sua parte collegato alla tradizione cultuale pagana dell'ARETALOGIA e dell'INCUBATIO o SONNO SACRO il cui principale SANTUARIO era il TEMPIO DI ESCULAPIO a Roma sull'ISOLA TIBERINA] sono scientificamente attestate.
Per quanto concerne la zona ligure occidentale di LAGO PIGO è plausibile che, fiorendo il mondo conosciuto nell'Impero di Roma, tramite l'associazione a qualche orientale divinità guaritrice come Asclepio/Esculapio (di cui come qui si vede si son rinvenute tracce nel municipio di Albintimilium assieme al culto del Dio guaritore e di lui padre Apollo), si sia continuata la visitazione del luogo conservando gelosamente una radicata VENERAZIONE PER LE SORGENTI E LE ACQUE CURATIVE propria dei LIGURI INDIGENI E DI INDUBBIA INFLUENZA CULTURALE CELTICA: in ciò una conferma ed un approfondimento si potrebbe ottenere attraverso un confronto con aree sacre preromane disseminate nella Liguria storica senza trascurare quelle erette in ambiente celtico, come è il caso della SORGENTE-SANTUARIO dell'antica GLANUM, oggi Saint Remy de Provence, in PROVENZA o GALLIA NARBONESE antichissima cittadina resa prosperosa da Roma ed edificata non lungi dall'importante complesso cittadino di ARELATE (oggi Arles).
L'impressione è confortata da qualche reperto (una ventina di anni fa a lato dell' edificio si son rinvenute parecchie monete romane di peso modesto ma che coprono un discreto arco temporale) e dal principio di continuità insediativa cui si ispirarono i Benedettini.
Anche se è difficile individuarne la CASA MADRE DI PROVENIENZA è pressoché assodato che i BENEDETTINI eressero sulle rovine del presumibile complesso sacrale prossimo a LAGO PIGO la PRIMITIVA CHIESA DELL'ASSUNTA: qui avrebbero potuto sfruttare, oltre che l'evidente approvvigionamento idrico, le canalizzazioni antiche che quasi certamente portavano l'acqua a grandi vasche oggi praticamente scomparse sotto la vegetazione.
G. Rossi, convinto che i Benedettini avessero edificato la
CHIESA DI MARIA ASSUNTA
su un tempio pagano, a proposito di alcuni resti archeologici reimpiegati nell' edificio scrisse che " avanzi erano questi di quei putei appellati Boires Dieu nelle primitive chiese cristiane della Gallia" (Storia del Marchesato..., cit., cap. II).
Nel caso di LAGO PIGO che era sito di grande importanza per le genti vallive i Benedettini non optarono, sulla scorta degli insegnamenti storici di Gregorio Magno, per una sconsacrazione ma attuarono una riconsacrazione [magari anche per la contestuale conversione di un sito cultuale pagano ad alta frequenza per esser stata anche sede delle celebrazioni della sentita ed assai radicata FESTA PAGANA DEL "FERRAGOSTO"] innestando il ciclo pagano entro un culto cristiano per l' ASSUNTA (ASSUNZIONE DI MARIA VERGINE) [alto momento della fede cristiana qui proposto dal Leggendario delle vite dei Santi di G. di Varagine...tradotto per il R.D. N. Manerbio] e più estesamente per le PIE DONNE DEL CALVARIO tra cui un ruolo centripeto ebbe non di rado il culto di SANTA MARIA MADDALENA: l'occhio ecclesiastico avrebbe così controllata la liturgia dell'abluzione, qui praticata per ragioni terapeutiche, con la facoltà di giustificare, come cedimento alla religione pagana delle "MADRI DELLE ACQUE", qualsiasi fallimento umano ed ogni inaridimento della fonte (in tempi neppure lontani si sparse la leggenda che la fonte sarebbe scomparsa, prima di ricomparire come è oggi in un punto più basso, per il gesto idolatrico di un pastore che, secondo il culto delle Madri durante le feste lustrali dell'abbondanza, avrebbe praticato su un agnello malato l' abluzione terapeutica).
Analoghi processi, magari diversamente rivisitati, sulla scia di una presumibile influenza celto-ligure per tutta la valle del Nervia dall'area del Convento di Dolceacqua, a quella della sorgente Gonteri di Isolabona e verisimilmente di S. Maria in Alba, in Apricale, ed ancora, al li là dei gioghi, nel territorio brigasco presso l'ancora enigmatica CHIESA DI NOSTRA SIGNORA DELLE FONTANE ed oltre ancora, quindi, in un corridoio di forti relazioni viarie fra Liguria e Piemonte, sin all'agro susino ed in particolare alle mitiche ACQUE DEL CENISCHIA in quel territorio dell'ABBAZIA DELLA NOVALESA i cui monaci tanta influenza esercitarono sull'area costiera della Liguria ponentina prima dell'anno 1000.
Il termine Ferragosto (festività del 15 agosto, tipicamente italiana, assente negli altri paesi europei) deriva dal latino feriae Augusti (riposo di Augusto) stante ad
indicare una festività istituita dall'imperatore Ottaviano Augusto nel 18 a.C. che si aggiungeva alle
festività che già cadevano nello stesso mese, come i Consualia, per celebrare i raccolti e la fine dei principali lavori agricoli.
L'antico Ferragosto, oltre agli evidenti fini di autopromozione politica, aveva lo scopo di collegare le principali festività agostane allo scopo di fornire un adeguato periodo di riposo, anche detto Augustali, pressoché vitale dopo le grandi fatiche profuse durante le settimane di indefesso lavoro.
Nel corso dei festeggiamenti, in tutto l'impero si organizzavano corse di cavalli e gli animali da tiro, asini e muli, venivano dispensati dal lavoro e agghindati con fiori. Tali antiche tradizioni rivivono oggi, pressoché immutate nella forma e nella partecipazione, durante il "Palio dell'Assunta" che si svolge a Siena il 16 agosto.
Durante il "Ferragosto" i lavoratori porgevano auguri ai padroni, ottenendone a loro volta dei doni economici: l'usanza si radicò al punto che in età rinascimentale fu resa obbligatoria dai decreti pontifici pur se già da tempo immemore
onde disinibire persistenze cultuali e folkloriche pagane che inducevano alla rivisitazione di antichi sacelli sede della festa romana sugli stessi si presero ad erigere strutture ecclesiali votate alla Vergine (ulteriori consonanze tra ritualità pagana e cristiana si intravedono
peraltro in ulteriori testimoni storici; ad esempio ed indubbiamente
la festa cattolica della dormizione e assunzione di Maria custodisce senza dubbio un parallelo tematico con il rapimento delle vergini sabine: in senso più pratico si nota anche il graduale procedere della
Chiesa di Roma -peraltro principale custode del tempo e della memoria del tempo attraverso una sua potente formazione culturale e strumentale come qui si può vedere- nel fissare quei necessari periodi di lavoro e di riposo che i governanti laici dell'età intermedia non avevano certo così presenti come Augusto Ottaviano.