Donne di Genova (e Dominio) giudicate tra le più belle e indipendenti d'Italia ed Europa: capaci di sfidare Inquisizione e Sant'Uffizio = da vari autori reputate addirittura le più spregiudicate in confronto di tutte le altre Donne italiane ma anche delle Donne europee, sostenendo non pochi che esse godevano di una superiore emancipazione sessuale dal '500 al '700 anchein considerazione del dal costume epocale della frequentazione per vari eventi mondani di Cicisbei e Cavalier Serventi: vari sono
come scritto gli autori che ne parlano anche se per prestigio val la pena di menzionare soprattutto
Silvio Enea Piccolomini (peraltro passato alla storia col titolo di papa Pio II) che presentò la Città di Genova come paradisum feminarum ubi mulieribus nihil desit voluptates" (paradiso delle femmine ove tutti i piaceri son concessi alle donne") ed ancor più in dettaglio trattando delle Donne genovesi un pò acremente le rappresentò sine lege mariturum atque imperio ("emancipate dall'autorità maritale e di conseguenza
particolarmente disinibite tanto nella vita di relazione che nel momento più eclatante delle feste e dei pubblici divertimenti"). Onde approfondire l'argomento qui trattato si possono poi consultare i collegamenti qui di seguito proposti=
Silvio Enea Piccolomini non ha certo comunque i toni severi sulla presunta liberalità sessuale e comportamentale delle donne genovesi di Francesco Bosio, vescovo di Novara, invitato a Genova in qualità di visitatore apostolico da papa Gregorio XIII che dalla sua sede di Milano scrisse (come ancora riporta il Belgrano a p. 449) in questi termini alla Signoria (che denunciò la sua severità come pubblicò il Semeria) il 4 dicembre del 1582:
Sarebbe molto espediente...moderare la troppo larga libertà delle donne...proibire le veglie.
Se vogliamo nel giudizio del futuro Papa Pio II v'è assai più sul tema di quanto scrisse Giambattista da Udine che nella sua Lacrimosa novella di due amanti genovesi annotò: "...di bellissime, gentili e cortesi donne, più che altra città d'Italia, era ed è oggi adornata... [Genova]" o comunque del Viaje de Turquia o Peregrinaciones de Pedro de Urdemalas che riprendendo un luogo abbastanza comune sul fascino della femmina genovese e, più estesamente, ligure scrisse que son muchas y hermosas e che oltre a ciò alludendo ad un' abitudine storica delle donne genovesi, specie popolane, annotò:
...los turcos son muy amygos des flores, como las damas de Génova quasi istituendo un parallelismo metastorico con una analoga osservazione che appartiene alle ricerche condotte dallo Staglieno (p. 53).
Vedi una "Moderna Popolana" = approfondisci qui una Rassegna di "Donne Liguri" di diverse estrazioni sociali = Nello Scudo di Rinaldo leggi la storia dell'abbigliamento nell' interpretazione di A. Aprosio (le voci evidenziate in rosso sono attive) = in senso panitaliano -quindi non solo genovese e ligure- analizza, con testo e stampe, i più variegati aspetti della condizione femminile
[Ad integrazione di quanto appena scritto ferma restando l'attestazione a lungo sostenuta della libertà comportamentele delle donne ligure è opportuno precisare che dal lato economico maggiormente autonome erano però, come qui si può leggere, le Donne della media e piccola borghesia a fronte delle aristocratiche pur sempre legate per motivazioni storiche ad interessi economici delle Casate di appartenenza e quindi in relazione alla gestione della loro dote
La moda e l'abbigliamento: varie stranezze e particolarità e per le donne che non potevano permettersi le portantine condotte da fidi servitori, in ligure e genovese megli dette seggette onde muoversi per strade che potevano spesso esser disagiate e impaludate l'uso di scarpe altissime oggetto di ironia moralistica
Analizza anche l'importanza attribuita alla cosmesi
Vedi qui in particolare = l' abbigliamento come rigida forma di identificazione sociale e sessuale ed ancora visualizza volto, fronte, guance, capelli, acconciature come forma di identificazione personale e giuridica ("sia libera la fronte da qualsivoglia frangia di capelli" ovvero i "segni distintivi imposti dall'autorità") in un'epoca carente di documenti ufficiali di identità
Segni distintivi dell'abbigliamento imposti agli Ebrei ((Roma = vari Editti riguardanti gli Ebrei e le Donne Ebree dalla Bibliotheca di P. L. Ferraris = vedi anche dalla stessa opera le voci: Zingaro - Zingara - Zingari - Zingare) - la difficile posizione degli Ebrei a fronte dell'Inquisizione Spagnola - il caso "Pietro d'Arbuys" - la dispersione di Marranos e Moriscos: ed ancora gli Ebrei in Italia ed in Europa - La "Questione ebraica nel Dominio di Genova e la postazione del Grande Inquisitore Cermelli
una Donna Ebrea Sposata di Livorno nel suo caratteristico abbigliamento: occorre dire che a Livorno ove non fu istituito alcun ghetto e la Comunità Ebraica fu agevolata dal Granducato di Toscana onde contrapporre Livorno alla Piazza di Genova
Il disegno è opera di Cesare Vecellio (Pieve di Cadore, 1521 – Venezia, 1601) un pittore italiano. Figlio di Ettore cugino del noto Tiziano, imparò l'arte pittorica nella bottega tizianesca. Sue opere sono presenti a Belluno, città nella quale si trova il suo capolavoro ovvero il San Sebastiano del duomo come pure in altre chiese del Cadore. Nel palazzo della Magnifica Comunità di Cadore si trova la bellissima Dedizione del Cadore a Venezia. Altre opere si trovano a Vallesella, a Padola, a Tarzo a Zoppè, a Vigo di Cadore, ecc. Opera sua è il soffitto a cassettoni interamente dipinto nella chiesa di Lentiai (BL). Fece studi approfonditi sull'abbigliamento dell'epoca con le relative descrizioni e disegni. Pubblicò diverse opere, tra le quali un'importante opera storica: "Degli habiti antichi e moderni" (prima edizione: Venezia, presso Damian Zenaro, 1590), illustrata con numerose xilografie. Alcune sue pitture, effettuate sui dorsi dei libri (collezione Piloni) sono molto valutate nelle aste d'arte.
testo e informatizzazione di B. E. Durante
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