cultura barocca
informatizz. a cura di B. Durante QUI SI POSSONO CONSULTARE DAL VOLUME DEL RICHIEDEI TANTO IL TESTO LATINO DELLA REGOLA QUANTO L'OPERA DI VOLGARIZZAZIONE IN ITALIANO FATTONE DALLO STESSO RELIGIOSO CHE POI FA SEGUIRE IL SUO CORPOSO COMMENTARIO, CON RELATIVA INTERPRETAZIONE DEI PASSI [ EDIZIONE ORIGINALE CUSTODITA IN BIBLIOTECA PRIVATA]

S. AGOSTINO non fondò alcun ORDINE RELIGIOSO tuttavia egli delineò nel 400 circa tanto nel De opere Monachorum quanto nei Sermoni 355 e 356 le regole generali di una vita religiosa per i chierici che facevano vita in comune con lui.
Inoltre nel 423, redigendo l'"Epistola 211", fece lo stesso scrivendo alle monache del convento di Ippona retto per un certo tempo da sua sorella Perpetua.
Successivamente i seguaci diedero a queste norme di vita comunitaria un assetto schematico tracciando quella regola di vita monastica che va sotto il nome di REGOLA DI S. AGOSTINO.
La REGOLA è caratterizzata dalla costante ricerca di equilibrio fra gli obblighi del ministero pastorale e del culto liturgico con un'evidente prevalenza dello "SPIRITO" sulla "LETTERA" nell'osservanza del Vangelo, con l'evidente rifiuto di rigorismi formali.
Rispetto alla REGOLA BENEDETTINA in quella AGOSTINIANA viene tuttavia conferita una valenza superiore del MOMENTO CONTEMPLATIVO.
Durante il regno di Carlo Magno la REGOLA AGOSTINIANA divenne tanto famosa da venir assunta quale codice di vita da numerosi
ORDINI E CONGREGAZIONI RELIGIOSE D'AMBO I SESSI
[al riguardo, anche per la modernità divulgativa, risulta la
REGOLA DATA DAL PADRE S. AGOSTINO ALLE MONACHE
tradotta e volgarizzata da
P. F. PAOLO RICHIEDEI
amico e corrispondente dell'agostiniano ventimigliese ANGELICO APROSIO].
Le indagini sul RICHIEDEI non sono però state facili ed il suo rapporto con l'Aprosio pare subire fluttuazioni imprevedibili.
L'erudito intemelio lo citò spesso nelle sue prime opere: basta per questo leggere la prima parte dello
Scudo di Rinaldo dove il RICHIEDEI viene variamente menzionato tramite anche la trascrizione di parti di suoi scritti (p. 116 - p. 125 - p. 152 - p.289 - p. 293).
Le citazioni aprosiane paiono esser però fatte sulla base delle opere poetiche giovanili del RICHIEDEI, che per quanto moralistiche e sostanzialmente misogine, non hanno certo la caratura dottrinale individuabile nella più tarda produzione di questo erudito bresciano che, non si è stati in grado di definire quando, si fece frate domenicano.
Non è stato dato di recuperare i dati biografici del personaggio ma è certo, scorrendo l'opera teologica di cui ci si è serviti (che è una ristampa aggiornata e migliorata della vera e propria I edizione del Volgarizzazione ed esplicazione della Regola di S. Agostino che è del 1675) che l'autore, già abbastanza adulto e colto da pubblicare opere nel lontano 1635, fosse molto avanti negli anni, come peraltro lui stesso sottolinea nella presentazione dell'opera dottrinale.
Atteso inoltre che la I edizione di questa data del 1675, quindi posteriormente di 2 anni alla Biblioteca Aprosiana, è plausibile che il frate intemelio, nonostante la sporadica (?) corrispondenza e data la mancanza materiale del libro dottrinale, non abbia ritenuto nel 1673 d'avvalersi delle dimenticate liriche di questo autore, sostanzialmente legate alla ormai sua vecchia e superata disputa antistiglianea e filomarinista. La
REGOLA DATA DAL PADRE S. AGOSTINO ALLE MONACHE=
l'Indice qui proposto della corposa opera permette di evidenziare i molteplici apetti che regolavano la vita in convento di queste monache in relazione ad aspetti meramenti culturali da esaminare in rapporto ad una figura come quella di Suor Arcangela Tarabotti, la suora protofemminista in contrasto con Angelico Aprosio può essere utile , tra tantissime voci analizzare quelle relative alla corrispondenza riconosciuta possibile per le suore agostiniane e soprattutto a quali libri esse potessero o non potessero leggere in particolare con una osservazione su libri vani, addirittura trattanti argomenti come scrive il Richiedei ad amorem